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Aggressività e violenza

politica



Aggressività e violenza







Il totalitarismo, nella sua manifestazione esteriore più concreta ed elementare, riscontrabile negli studi effettuati da Fromm, è costituito da una mescolanza di aggressività e violenza



I due termini possono essere considerati sinonimi, ma tenendo presenti le loro diverse s 444j96e fumature si delinea in maniera più marcata la negatività dell'azione totalitaria: per quanto riguarda l'aggressività l'accento è posto sull'atto minaccioso del "muoversi (andare) verso" (contro) un altro individuo, invece nella violenza prevale il senso dell'utilizzo della forza e della brutalità. Avendo come punto di riferimento l'analisi di Fromm , è possibile associare alle differenti forme attraverso le quali l'aggressività e la violenza si esplicano (da quelle normali a quelle patologiche) numerosi aspetti psicologici del movimento totalitario osservati in precedenza.

L'aggressività, intesa da Fromm come tendenza a causare danni ad altri esseri viventi od oggetti inanimati, deve essere distinta, al pari di altre manifestazioni, in una tipologia benigna (biologicamente adattiva), volta alla tutela della vita, ed una tipologia maligna (biologicamente non-adattiva), tipicamente umana; l'aggressività adattiva è "programmata filogeneticamente" e serve ad eliminare le minacce contro l'esistenza biologica, mentre l'aggressività non-adattiva è data dalla distruttività fine a se stessa ed è "biologicamente dannosa", "non solo per la persona attaccata ma anche per l'aggressore"

Le varie forme di violenza attuate dall'uomo si differenziano a seconda delle motivazioni inconscie che sono alla loro origine

La fattispecie più normale di violenza è quella ludica, che ha come scopo (ideale) una dimostrazione di abilità. Spesso i giochi violenti nascondono impulsi distruttivi, controllati comunque dalle regole e dai limiti imposti dal gioco stesso; nel caso di Hitler si osserva che la passione per i giochi di guerra dell'infanzia è stata il preludio di un reale atteggiamento distruttivo in età adulta

Un'altra forma non patologica è la violenza reattiva, che viene attivata dal timore (reale o immaginario, conscio o inconscio) di perdere la propria vita, la libertà, l'onore, o il possesso di un bene; teoricamente essa dovrebbe essere guidata da sentimenti razionali, mai dalla distruttività, ma in particolari contingenze (come nel caso del contesto storico-sociale della Germania) possono prevalere fobie irrazionali, che rendono la reazione difensiva sproporzionata rispetto all'effettiva minaccia. La possibilità di manipolare gli individui in modo da farli sentire in pericolo, generando un'atmosfera di allarme sociale, rende la violenza reattiva (e quindi in un certo senso giustificata) una componente psico-sociologica basilare di ogni conflitto bellico.

Un ulteriore aspetto della violenza reattiva è quello derivante dalla frustrazione di bisogni o desideri collegato anche a sentimenti di invidia e gelosia, anche in questa ipotesi la reazione ha come obiettivo il raggiungimento della meta frustrata e non la distruttività

Un tipo di violenza collegato a quella reattiva, ma che non può più considerarsi normale, è la violenza vendicativa; in essa la funzione protettiva non ha più senso perché il danno è già stato subito, di conseguenza i suoi scopi sono totalmente irrazionali. Fromm nota che generalmente "il motivo della vendetta è inversamente proporzionale alla forza e alla produttività di un gruppo o di un individuo" , infatti la costruttività e la capacità, oltre che la maturità psichica sono antitetiche rispetto alla distruttività della vendetta, che invece diventa l'unico modo per "annullare magicamente ciò che è stato fatto nella realtà" . Sia a livello individuale che sociale l'arretratezza economica e sociale sono le condizioni ideali per lo sviluppo di un forte senso di vendetta, che si può scatenare anche per motivi legati al passato e che spesso si unisce a sentimenti razzistici e nazionalistici

La violenza compensativa, che si pone cioé come sostituto di attività produttive, è il risultato di una vera e propria patologia ricollegabile a disturbi quali il sadismo e la necrofilia. L'uomo oppresso dalla vita, impotente, incapace di realizzare la sua volontà, incapace di raggiungere un traguardo o cambiare l'ambiente che lo circonda, superandone l'ostilità, può scegliere fra le possibili vie di fuga da questo disagio quella della pura violenza, che diventa un modo per sentirsi vivo, per esprimersi, e forse anche per sentirsi un essere umano . Se non si possono usare le facoltà umane per costruire, per conservare ed amare la vita (biofilia-istinto di vita), la loro utilizzazione sostitutiva potrà essere della distruzione e del disprezzo della vita (necrofilia-istinto di morte).

La forma più arcaica e regressiva di violenza è la cosiddetta "sete di sangue" , in questo caso l'uomo, non ancora emerso dalla sua natura animale, sostituisce la ragione con l'istinto primario, nel quale "il sangue diventa l'essenza della vita" ; per dimostrare di essere vivo, forte, unico e superiore, l'individuo deve uccidere, o, come unica altra alternativa, essere ucciso. Questa tendenza può esplodere anche all'interno della società moderna ed assumere persino un carattere sociale nelle guerre, durante le quali cadono tutte le inibizioni che reggono la civile convivenza.

Tralasciando le manifestazioni benigne dell'aggressività (aggressività difensiva e pseudo-aggressività, cioè non intenzionale), oltre all'aggressività derivante dalle ferite narcisistiche, osservata in precedenza , Fromm individua altre tipologie di atteggiamento aggressivo, che si situano a metà strada fra il carattere benigno e quello maligno

Nell'aggressione conformista, non è la volontà distruttiva che guida gli atteggiamenti di violenza, ma è la concezione dell'obbedienza come virtù o la paura della punizione per la disobbedienza, che sono profondamente radicate "in tutte le società strutturate gerarchicamente" (è questo il caso dei regimi totalitari).

L'aggressione strumentale, che si caratterizza per la sua utilizzazione come mezzo per ottenere l'appagamento di un desiderio o di una necessità, potrebbe definirsi completamente benigna, se i suoi scopi fossero effettivamente vitali (come accadeva nella preistoria o comunque in epoche remote); in verità nella società moderna l'aggressività finisce per essere strumentale per il raggiungimento di obiettivi tutt'altro che vitali (brama di potere nazionale o addirittura solo del suo leader)

La giustificazione dell'aggressività strumentale dipende dalle effettive 'necessità fisiologiche' di una società, ma soprattutto dai valori culturali e morali che determinano il significato di bisogno. Nella nostra cultura, dominata dall'avidità, i desideri non corrispondono alle reali necessità; la spinta insaziabile e mai soddisfacente all'accaparramento è inculcata negli individui da pressioni esterne e può diventare una delle principali fonti di violenza

A proposito Arendt fa notare che, essendo la mancanza di un fine politico vero e proprio da raggiungere una delle caratteristiche del totalitarismo, la violenza non cessa con la conquista del potere o con la vittoria sui nemici esterni, ma si ripete, in quanto elemento di quel meccanismo in perenne movimento verso nessuna direzione, o meglio, verso l'autodistruzione


L'aggressività maligna coincide con le forme patologiche di violenza, cioé quelle motivate esclusivamente da impulsi distruttivi, in particolare con le tendenze sadiche, e nell'ipotesi più estrema con la necrofilia. Nelle premesse allo studio dell'aggressività umana di Fromm, è interessante osservare la presenza di elementi ricorrenti che, quali cause principali dei fenomeni psicologici regressivi (in modo specifico nel narcisismo), sono in stretto rapporto con il totalitarismo

Un fattore che Fromm considera essenziale nelle tendenze regressive, è costituito dagli effetti del primo trauma psico-fisiologico in assoluto che subisce l'uomo: la nascita, l'inizio della sua vita. Già con il dolore derivante dalla separazione dal ventre materno, l'individuo è 'avvertito' su ciò che lo aspetta nel mondo esterno, e al tempo stesso viene stimolato a reagire al primo cambiamento (sofferenza) della sua esistenza; l'impulso del bambino è quello di ritornare nel grembo, di sentirsi parte della madre (la sicurezza, la protezione), la spinta regressiva ontogenetica corrisponde a quella filogenetica dell'uomo e del suo ritorno alla sua natura animale. Il conflitto che inevitabilmente si instaura non ha sempre una soluzione favorevole al processo di 'umanizzazione' (sindrome di crescita ), spesso vi sono rimedi alternativi più semplici da attuare o resi obbligatori od ineluttabili da determinate cause esterne.

La necessità dell'individuo di mantenere un legame affettivo per superare l'angoscia della coscienza di sé, può trasformarsi in dipendenza patologica, verso la madre biologica o verso dei sostituti simbolici, con la sostituzione di una simbiosi artificiale (inglobando sadicamente o facendosi inglobare masochisticamente) alla simbiosi naturale fra feto e madre, oppure coll'ampliamento del legame con ciò che è esterno alla propria individualità, fino ad identificarsi con il mondo stesso (attraverso un rapporto narcisistico), non distinguendolo più dalla propria immagine di sé (la percezione del mondo diventa solipsistica)

Il secondo fattore che può portare, se distorto, all'aggressività è il continuo tentativo dell'uomo di ripristinare l'"unità" , con la natura, con gli altri uomini e con se stesso. Secondo Fromm la religione ha cercato di sanare le fratture che si sono venute a creare nella coscienza degli individui, offrendo una strada che portasse ad una nuova unione (che si riassume nella condivisione della fede), ma l'umanità ha scelto spesso un'altra via, quella di "anestetizzare la propria ragione": "nella trance e nell'ebrezza" oppure "nelle passioni di odio o di potenza"

Il totalitarismo rappresenta la trasposizione in campo politico e sociale dell'anelito e della ricerca di quell'unità, che si propone alla società a seguito del fallimento delle 'strade della ragione'. L'unità che si vuole raggiungere con il movimento totalitario non è costituita però dalla positiva unità nell'eterogeneità, ma dalla negativa unità nell'omogeneità (identità).

Il terzo elemento determinante nello sviluppo della propensione all'aggressività nell'individuo, per Fromm è il non essere "efficace" , cioé l'incapacità di ottenere risultati, la sensazione di inutilità, l'improduttività personale. La frustrazione derivante dalla consapevolezza della propria impotenza e vulnerabilità rispetto al mondo, viene acuita se non si ha la possibilità di dare la propria impronta all'ambiente circostante, ciò significa la capacità di non essere più passivi ma attivi, di vivere la propria vita senza subirla, di essere utili, di avere una funzione

La mancanza di un proprio posto e di un proprio ruolo nella società rappresenta un ennesimo varco nella struttura psicologica dell'uomo, in cui si insinua il condizionamento totalitario, il quale per un verso sfrutta la diffusione fra la popolazione di un sentimento di impotenza, quale mezzo per amplificare il suo potere manipolativo, per un altro si pone esso stesso come la soluzione a quel problema, dando l'opportunità di essere nuovamente 'efficaci' (identificandosi con esso), se non attraverso la produttività, perlomeno attraverso la distruttività




Cfr. E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

Ibidem, p. 242.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit., p. 239.

Ibidem, p. 239.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

Cfr. F. Neumann Lo stato democratico e lo stato autoritario, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Ibidem, p. 30.

Ibidem, p. 30.

La violenza vendicativa è fortemente regressiva, essa riconduce ad atteggiamenti tipici delle organizzazioni sociali primitive; cfr. Ibidem.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Ibidem, p. 36.

Ibidem, p. 36.

Cfr. Parte seconda cap. IV e cap. V.

Cfr. E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

Ibidem, p. 261.

Cfr. E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

Cfr. Ibidem.

Cfr. H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit.

Cfr. E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Il movimento totalitario si è nutrito dell'isolamento e dello smarrimento dell'uomo e della sua predisposizione alla dipendenza; cfr. E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.; E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.

E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit., p. 295.

Ibidem, p. 295.

Ibidem, p. 297.

Cfr. E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

Cfr. Ibidem.




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