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La Germania dalle rivoluzioni del 1848 alla nascita dell'Impero

economia



La Germania dalle rivoluzioni del 1848 alla nascita dell'Impero


Nel periodo tra il 1848 e il 1871 la Germania vide il trionfo del libero scambio (che pose le basi per lo

sviluppo economico tedesco) e l'affermazione della potenza prussiana alle spese dell'Austria.

Nel 1848 scoppiarono moti rivoluzionari fomentati dall'unione di tutte le correnti di malcontento che

serpeggiavano sotto la superficie apparentemente tranquilla della società tedesca, causate da fattori come le

difficoltà economiche degli anni '40, l'esempio dei moti esteri e le forze crescenti favorevoli all'unità

nazionale.

Il crescente malcontento nasceva da mutamenti economico-sociali che cominciavano a delinearsi



chiaramente. Il vecchio ordine sociale, for 212e45c mato da aristocrazia terriera, contadini liberi o servi e borghesia

urbana, entrò in crisi con l'inizio della rivoluzione industriale: le nuove classi rilevanti erano al vertice quella

dei grandi industriali, commercianti e finanzieri e in basso quella del proletariato urbano operaio. La nascita

di quest'ultima classe fu favorita anche dall'inurbamento e dalla creazione di una fitta rete ferroviaria

nazionale, che oltre ad essere indispensabile per gli scopi economici era utile anche per quelli militari. La

ferrovia tedesca fu fondamentale per l'espansione e l'unità economica dello Stato, inoltre per la sua

posizione geografica la ferrovia tedesca era il fulcro di quella europea e stimolava quindi sia i commerci

interni che quelli esteri.

Prima della rivoluzione, quindi, la Germania era un Paese diviso, povero, dalla vita sociale, economica e

politica arretrata, con una struttura classista con residui medioevali e feudali, ma al contempo era ricca di

risorse naturali, la sua popolazione era in continuo aumento, la burocrazia era efficiente e il sistema

educativo era in grado di fornire l'istruzione necessaria.

Questa situazione fu importante per lo scoppio della rivoluzione, che portò ad alcuni risultati di rilievo: in

molti Stati ebbero riforme costituzionali, i contadini furono emancipati e il governo prussiano e quello

austriaco cercarono di attuare una migliore unificazione economica. In particolare l'Austria voleva riavere un

ruolo di primo piano nella nuova economia tedesca, ma la Prussia ovviamente si oppose e riuscì a convincere

gli Stati dell'Unione Fiscale ad unirsi allo Zollverein escludendo l'Austria, che poté solo ottenere un trattato

commerciale con la Prussia. Ma ormai le due economie avevano caratteristiche troppo differenti: quella

tedesca era in forte espansione, mentre quella austriaca era ancora arretrata, con monopoli statali, regime

protezionistico, deficit in aumento per le spese militari della guerra di Crimea e contro il Piemonte.

Il trattato Francia-Zollverein previde riduzioni sui dazi per i prodotti in ferro e tessuti tedeschi e sui vini e

tessuti francesi e in più la clausola sulla nazione favorita che passò alla Zollverein. In questo modo l'Austria

non fu più la nazione più favorita e perse tale ruolo nei confronti della Zolleverein.

Negli anni 1850-70 la Germania conobbe il decollo industriale, con l'espansione dei principali settori

industriali che trasformarono il Paese da agricolo in industriale. I fattori causali di questa espansione (oltre

alle ferrovie e alla Zollverein) furono molteplici.

In primo luogo ricordiamo le banche, che erano le uniche a disporre dei capitali necessari e a poter

effettuare ingenti crediti a lungo termine per sostenere il capitalismo industriale. Dal 1860 esse ebbero un

ruolo attivo nella costituzione delle industrie e nel controllo su di esse mediante i loro rappresentanti nei

consigli di amministrazione.

In secondo luogo nacquero le società formate da banche che commerciavano in azioni industriali e fornivano

capitali e crediti alle industrie. Si sviluppò in questo modo uno stretto legame tra istituzioni finanziarie,

banche ed industria, inoltre si permetteva anche a modesti investitori di partecipare allo sviluppo industriale

con le società per azioni.

Infine l'adozione della politica economica del laissez faire comportò l'abolizione delle leggi restrittive e dei

privilegi delle corporazioni medioevali e l'introduzione del principio della libertà del lavoro e della circolazione

delle persone. Essa era però molto diversa da quella inglese in quanto il ruolo dello Stato fu decisivo.

L'industria più importante tra il 1848 e il 1870 fu quella tessile (solo l'agricoltura aveva un maggior numero

di addetti), anche se l'applicazione del vapore e delle macchine non avvenne molto rapidamente.

L'industria cotoniera era la più meccanizzata tra le industrie tessili. La crisi causata dalla guerra di secessione

arrestò la fase espansiva e provocò chiusure e licenziamenti, ma ebbe anche un risvolto positivo perché

portò all'impiego su vasta scala del vapore e alle altre innovazioni per contrastare gli effetti della crisi.

L'industria laniera era più sparsa della cotoniera, ma la sua produzione era di prima qualità ed aveva un

facile commercio all'estero.


L'industria del lino mantenne il carattere domestico ed entrò in crisi alla metà del 1800, cedendo il passo alle

concorrenti belghe e irlandese.

L'industria serica era abbastanza diffusa, ma era basata su un'organizzazione arretrata, dominata da

mercanti-imprenditori che fornivano materia prima e finanziamenti ai piccoli fabbricanti.

La base del grande sviluppo tedesco furono le industrie pesanti, estrattiva, siderurgica e meccanica.

Nell'industria estrattiva, i capitali per le miniere furono forniti dal governo per le miniere nazionalizzate e

dall'aristocrazia terriera e dagli stranieri per quelle di proprietà. Nel 1871 la Germania era già il secondo

produttore mondiale di carbone dopo la Gran Bretagna.

Nell'industria siderurgica avevano grande importanza il ferro (indispensabile per lo sviluppo economico della

Germania), la ghisa e l'acciaio (la cui produzione ebbe un grande incremento in questi anni).

Nell'industria meccanica nacquero imprese per la costruzione di locomotive, rotaie e macchinari. Ricordiamo

personaggi come Alfred Krupp per il materiale per le ferrovie e cannoni, Johann Borsig per le locomotive e i

fratelli Siemens che idearono un nuovo metodo per produrre l'acciaio e furono leader nelle comunicazioni.

Resistette comunque una forte industria artigianale per attrezzi agricoli, utensili, coltelleria, armi leggere,

ecc.

L'agricoltura godette dei vantaggi di un periodo di prezzi crescenti e dell'espansione del mercato, anche

estero. Anche in questo campo si applicarono le nuove conoscenze scientifiche.

Il progresso industriale tedesco ebbe come conseguenza numerosi problemi sociali. Gli operai lamentavano i

lunghi orari di lavoro, le donne e i bambini erano sfruttati, i salari erano bassi, le condizioni di lavoro pessime

e le abitazioni insalubri. Una serie di leggi cercò di porvi rimedio, ma senza riuscirci completamente. In

questo modo si favorì lo sviluppo del socialismo tedesco, che inizialmente era legato all'esperienza

rivoluzionaria del 1848 ed alla propaganda di Marx ed Engels che si rifugiarono a Londra dove fondarono la

Prima Internazionale (1864) e dove fu pubblicato "Il Capitale" (1867), ma la loro opera ebbe scarsi effetti

sugli operai tedeschi.

L'uomo che diede ai lavoratori tedeschi una coscienza di classe fu Ferdinand Lassalle. Egli fu l'artefice della

dottrina e del partito socialista e sosteneva la legge dello sviluppo storico, che portava al trionfo dei

lavoratori perché essi costituivano lo Stato moderno ed erano indispensabili per la produzione. Ma sotto il

regime capitalista borghese, la legge di ferro dei salari impediva che i lavoratori ricevessero una giusta parte

del prodotto del loro lavoro. Lassalle si batteva per il suffragio universale maschile: in questo modo i

lavoratori avrebbero conquistato la maggioranza in parlamento e le forze e le risorse dello Stato sarebbero

state poste al servizio dell'industria organizzata dai lavoratori in cooperative di produzione.

Il socialismo di Lassalle era diverso da quello di Marx: quest'ultimo propugnava un movimento mondiale, e

credeva che lo Stato fosse destinato a dissolversi e che i lavoratori avrebbero preso il potere con la

rivoluzione. Lassalle invece credeva che lo Stato prussiano fosse troppo forte e quindi il socialismo doveva

svilupparsi al suo interno. Alla morte di Lassalle i suoi successori si unirono ai marxisti nel Partito Sociale dei

Lavoratori, che sintetizzò le idee dei due schieramenti.




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