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Orda primitiva e inconscio

politica



Orda primitiva e inconscio







Il totalitarismo e il narcisismo sono entrambi fenomeni regres­sivi ; essi rappresentano il ritorno, rispettivamente, ad uno stadio primitivo sociale (filogenetico) e ad uno stadio primitivo psichico (ontogenetico). Prima di giungere ad un'analisi della loro interrela­zione è opportuno, quindi, definire il livello regressivo cui retroce­dono: nel primo caso, l'epoca della società patriarcale, nell'analisi effettuata da Marcuse , nel secondo, la fase dello sviluppo psicolo­gico dell'essere umano che precede quella dell'individuazione, presa in esame da Fromm



L'inconscio, nell'interpretazione di Fromm, può essere conside­rato come uno stato psichico caratterizzato dall'incomunicabilità con il mondo esterno e dalla rilevanza solo dell'azione riferita alla realtà individuale ; in questo senso appare evidente la connessione fra il concetto di inconscio e quello di orda primitiva, nell'ambito della quale ogni clan rappresentava una realt 343d35d à a sé stante rispetto all'ambiente esterno, le cui azioni non erano frenate da norme morali imposte a livello sociale, ma erano giustificate semplicemente dalle impellenti esigenze (impulsi istintuali) che derivavano da quella stessa autonoma realtà .


La prima infanzia dell'individuo è in qualche modo correlata alla preistoria dell'umanità: in essa si ripete un processo, avente co­me obiettivo la costruzione della struttura psichica, che sembra ri­percorrere ogni volta le tappe dell'evoluzione sociale della specie umana.

Per Marcuse , a partire dal feto nel ventre materno (la massima espressione di unione con la natura), fino ad arrivare all'individuo adulto, in possesso di una personalità definita e definitiva, e perfet­tamente integrato nella società, l'essere umano supera progressiva­mente una serie di fasi che rispecchiano esattamente il passaggio dell'uomo dallo stato animale a quello propriamente umano ed evo­luto. Si instaura così un legame fra la psicologia individuale dell'uomo moderno e lo sviluppo storico-sociale della civiltà, dal quale si può dedurre conseguentemente, come proiezione a livello del singolo, un rapporto (quasi deterministico) fra gli eventi che si verificano in età infantile e la personalità dell'adulto

Per quanto riguarda la filogenesi, Marcuse rielabora le teorie antropologiche di Freud , puntualizzando il loro valore simbolico, in assenza di qualsiasi tipo di scientificità . Secondo le ipotesi freu­diane, il primo stadio evolutivo può essere ricondotto ad una comu­nità arcaica nella quale un individuo assunse il dominio sugli altri (il dominio del padre primordiale).

L'organizzazione sociale dell'orda primitiva era caratterizzata dalla monopolizzazione della donna, quindi del piacere sessuale, da parte del padre, e dalla repressione violenta, fisica e psicologica, at­tuata nei confronti dei figli per imporre e mantenere il potere. I figli erano sottoposti in questo modo ad una notevole frustrazione causa­ta dalla soppressione dei loro istinti naturali e dalla conseguente ne­cessità di orientare i loro impulsi verso attività alternative (il lavoro).

L'equilibrio del gruppo era precario e si reggeva sull'ordine da­to dal rispetto della gerarchia e sul bisogno di protezione assicurato dal padre; un altro elemento stabilizzante era costituito dal fatto che il rancore provato dai figli veniva compensato dall'affetto biologico nei confronti di colui che li aveva generati e provvedeva alla loro di­fesa. La presenza di sentimenti di amore-odio per il padre, causava la coesistenza di tendenze contraddittorie insite nei componenti del gruppo: il desiderio di imitarlo e la volontà di eliminarlo

Il momento cruciale nella storia della società patriarcale, che segnò l'allontanamento dell'uomo dall'orda primitiva, fu la ribellione dei figli contro il padre (che venne ucciso e divorato ) e il senso di colpa che ne nacque. L'atto compiuto dai figli è il fondamento del sistema socio-psicologico e istituzionale della società moderna; l'uccisione del padre contribuisce a renderne la figura mitica (nasce la religione del padre), le regole e le proibizioni paterne, che prima erano imposte con la violenza, sono assorbite dai figli e diventano la morale sociale che si radica in ciascuno attraverso il senso di colpa, alla lotta per la conquista del potere interna al clan fraterno, fa se­guito il raggiungimento di un accordo ("una specie di contratto so­ciale"

Il crimine commesso nei confronti del padre è anche un crimine commesso nei confronti di se stessi e contro l'intera comunità; il pa­dre non solo rappresentava un legame biologico con la natura, ma incorporava in sé l'ordine e la stabilità, grazie al controllo esercitato sugli istinti, e contemporaneamente la sicurezza riproduttiva, che garantiva, la continuazione della specie . Il pentimento relativo al senso di colpa, accomuna gli assassini del padre e ristabilisce il dominio che è stato abolito, questa volta non in un unico soggetto, ma in tutti i membri del clan; il piacere viene redistribuito e nello stesso tempo anche la repressione è inglobata da ciascuno e diventa autoimposta.

Sempre seguendo la costruzione teorica freudiana presa in considerazione da Marcuse , nel periodo immediatamente succes­sivo all'abolizione della società patriarcale, si ha l'accrescersi dell'importanza della donna e l'ampliarsi della comunità, a seguito delle unioni che avvengono fra le orde. La conseguente diminuzione del potere detenuto da ciascun uomo, per effetto di una maggiore razionalizzazione del dominio sociale, comporta il sorgere di una società matriarcale, contraddistinta, all'opposto del patriarcato, da una scarsa repressione e da una maggiore libertà sessuale

Dal punto di vista di Fromm, sebbene la società matriarcale può essere considerata più positivamente rispetto a quella patriarcale, la condizione psicologicamente e socialmente ottimale è data dall'unione dei principi che reggono i due sistemi, e non dalla loro contrapposizione ; quest'ultima si ricollega al conflitto uomo-donna originato dall'avvenuta separazione dei due sessi, che ha comportato la "perdita di una parte di sé, di quella parte che ci rendeva andro­gini perfetti e narcisisticamente compiuti, in quella perfetta totalità espressa nei miti"

In questo periodo l'interiorizzazione delle costrizioni del prece­dente dominio, avvenuta con la misticizzazione della figura paterna, si trasforma in politeismo, nel quale, gran parte delle divinità sono idealizzate in immagini femminili e sensuali, e si realizzano, a tutti gli effetti, quelle intenzioni di liberalizzazione degli istinti, sottese alla precedente azione ribelle dei figli.

Secondo Freud , il matriarcato ha durata assai breve, infatti il potere torna nelle mani dell'uomo con il ripristino della religione del padre, che relega la donna ad un ruolo sempre più marginale nell'ambito della società. La spiegazione di questo, va ricercata all'interno del rapporto esistente fra istinto di vita (Eros) e istinto di morte (Thanatos), e fra principio del piacere e principio della rea­ltà

L'ipotesi della successione del sistema matriarcale a quello pa­triarcale, e la relativa brevità del periodo in cui la comunità fu retta dalla nuova organizzazione sociale, per Marcuse , ha un significato particolarmente importante, che chiarisce gli sviluppi futuri della struttura della società e degli archetipi dell'inconscio collettivo.

In Fromm i ruoli che svolgono le figure paterna e materna, sia per quanto riguarda la psicologia individuale, sia per quanto riguarda quella della sfera sociale, sono alla base del rapporto che il singolo e la massa stabilisce con il potere nell'ambito del regime totalitario. Esiste una stretta correlazione fra padre e leader, e fra madre e na­zione, che si intensifica al crescere del grado regressivo del contesto psichico, storico e culturale

Marcuse rileva che il ricorso al dominio, cioé all'instaurazione di un sistema repressivo (che sia, indifferentemente, del padre o dei figli), può essere visto come uno strumento di sopravvivenza e di sviluppo della civiltà, la quale non si regge sulla soddisfazione degli impulsi istintuali, tipica del principio del piacere, bensì su regole economiche, politiche e sociali, che derivano dal principio della rea­ltà, e che sono idonee a permettere la convivenza degli uomini . Con l'assorbimento da parte degli individui della struttura morale del vecchio dominio patriarcale, radicata attraverso il senso di colpa, il piacere smarrisce il suo significato liberatorio e positivo, in quanto l'abbandonarsi agli istinti naturali assume una valenza destabilizzan­te nel delicato equilibrio psichico dell'uomo, frutto della sua essenza ambigua (umana e animale)

La donna diviene la 'materializzazione del principio del piace­re', in quanto fonte del principale piacere (quello sessuale) per l'uomo, e quindi pericolosa per la stabilità della società, essa nella sua doppia valenza di madre e amante, incarna la fusione di istinto di vita e istinto di morte : da un lato, infatti, costituisce la meta degli impulsi erotici della riproduzione e dall'altro rappresenta, at­traverso quello stato di benessere assoluto che si prova prima della nascita, l'ideale di pace eterna verso la quale ogni figlio desidera re­gredire: il "Nirvana" del ventre materno. La repressione attuata dal padre prima, e dai figli poi, è forse il tentativo di proteggersi dalla madre e dall'attrazione sessuale che lei esercita, per evitare la mi­naccia dell'incesto (nocivo, sia socialmente che biologicamente, per la continuazione della specie)

La ribellione contro il dominio e la sua ricostituzione, avvenute al tempo dell'orda primitiva, si ripetono nuovamente nel corso della storia della civiltà ed il padre primordiale, si ricostituisce nelle isti­tuzioni e nelle regole che sono, di volta in volta, alla base dell'orga­nizzazione della società. Il conflitto perde il suo carattere personale, ma il risultato socio-psicologico non varia: il senso di colpa, origi­nato non solamente dal crimine commesso contro la comunità e la sua struttura morale, ma anche dal fallimento nel compimento del crimine stesso.

Il fatto di non aver conseguito il ripristino del principio del pia­cere, che è l'obiettivo fondamentale della ribellione nei confronti delle coercizioni del potere sociale, comporta la presenza continua nell'individuo di istinti aggressivi, privi di una via di sfogo (alternativa a quella della distruttività) sufficientemente efficace. Questi impulsi, perciò, per poter essere controllati dal sistema, ven­gono controbilanciati dalla creazione di un sempre maggiore senso di colpa


Nell'evoluzione del pensiero freudiano rielaborata da Marcuse, in cui è sempre presente una visione dualistica dell'universo psichi­co dell'uomo (conscio-inconscio, istinto di vita-istinto di morte, forze ereditate-forze acquisite), l'orda primitiva può essere assimi­lata all'apparato istintuale dell'inconscio, il quale preme per "restaurare uno stato di cose precedente" (governato dal principio del piacere), "che l'entità vivente è stata costretta ad abbandonare sotto la pressione di forze perturbanti esterne" (il dominio sociale con il principio della realtà).

Il processo che porta alla formazione della struttura psicologica dell'uomo, ha come base primaria, proprio quel complesso di istinti (regnanti in una fase primitiva della storia dell'umanità), che non vengono affatto intaccati dalle mutazioni dell'ambiente esterno, e che si sono stanziati nell'Es. Questa è la zona della psiche più estesa e profonda, e si trova sospesa in un mondo senza tempo, senza bene né male, senza costrizioni sociali e senza moralità, il suo unico obiettivo è l'assecondamento degli impulsi istintuali

Si potrebbe assimilare l'Es alla componente animale dell'uomo, una forza che viene ereditata geneticamente e non acquisita dall'esterno, e che rimane perciò inalterata nel tempo. L'Es non è sottoposto ad alcuna limitazione razionale, non conosce l'incertezza della decisione né la tensione data dalla responsabilità, ma sola­mente la spinta della necessità e la strada più breve per soddisfarla.

La dimensione regressiva nella psicologia del totalitarismo, nelle sue manifestazioni più arcaiche, abbraccia integralmente il mondo istintuale dell'Es, che emerge con le sue esigenze impellenti dall'inconscio collettivo, e trova nella nuova realtà plasmata dal movimento un maggiore appagamento

L'occhio filtrante dell'Es sul mondo è costituito dall'Io, una sorta di recettore di stimoli e, al tempo stesso, uno scudo contro le possibili perturbazioni che potrebbero colpire l'inconscio; l'Io costi­tuitosi come appendice protettiva e contemporaneamente autore­pressiva dell'Es, cerca continuamente di raggiungere un compro­messo fra le esigenze dell'Es e la realtà esterna sopprimendo o de­viando verso altre direzioni gli impulsi: è il sostenitore, interno all'individuo, del principio della realtà

Nonostante l'apparente indipendenza del ruolo svolto dall'Io, esso rimane perennemente legato alla sua origine (l'Es), mediante quella parte arcaica e non cosciente della memoria, che contiene il "ricordo della soddisfazione" ottenuta in passato, ma che è ancora l'input di ogni processo mentale. L'Io è sottoposto ad una notevole sollecitazione, causata dall'azione sia del principio della realtà (deve provvedere all'adattamento dell'individuo alle regole imposte dal pa­dre-comunità), che del principio del piacere (deve superare la ten­denza a ritornare allo stadio che ha preceduto quello del dominio sociale).

Nel passaggio dalla libertà alla repressione degli istinti, la so­cietà deve istituire canali di soddisfazione sostitutivi, come il lavoro e l'alterazione della natura (che tuttavia non hanno l'efficacia volu­ta) , per evitare il ripristino del principio del piacere. Anche nei confronti dell'individuo, il principio della realtà, cercando di modifi­care il corso dei processi del pensiero (per distoglierlo dagli obiettivi indicati dall'Es), non fa altro che crearne "una serie senza fine di strade più lunghe" , ma che conducono sempre verso la stessa di­rezione: la soddisfazione degli impulsi libidici naturali.

Il terzo momento ed elemento dello sviluppo psichico dell'uomo è il Super-Io, che può essere visto come il frutto della so­cializzazione dell'individuo. Il Super-Io rappresenta un ulteriore sviluppo dell'Io verso l'esterno, che avviene in un primo momento in seno alla famiglia, e successivamente all'interno della comunità; at­traverso l'assorbimento di valori socio-culturali, si forma nell'indivi­duo una struttura morale che rispecchia quella della società in cui vive

Per mezzo dell'introiezione nel Super-Io (che condiziona l'ope­rato dell'Io) delle restrizioni imposte dalla famiglia e dalla società (coscienza), il bisogno di punizione che deriva dalla trasgressione o dal solo desiderio di commettere una trasgressione (senso di colpa), si insedia stabilmente nella mente fino a diventare inconscio . Da un punto di vista filogenetico, questo è il momento in cui avviene l'incorporazione da parte dei figli delle regole e del potere del padre (che è stato ucciso), e che permette la pacifica convivenza nella co­munità.

Quello che Marcuse mette in evidenza, e che avrà un grosso peso per quanto riguarda la tendenza alla sottomissione nei con­fronti del dominio totalitario, è che l'interiorizzazione della repres­sione durante la formazione del Super-Io provoca l'interruzione dello sviluppo istintuale, che si blocca ad uno stadio infantile (primitivo)

Il risultato di questa eventualità, è che l'attività inibitoria degli istinti del Super-Io sarà legata, non solo al contesto attuale, ma in­consciamente anche al contesto arcaico del passato (ed ai relativi impulsi), e quindi l'autorepressione e il senso di colpa tendono a di­venire, col passare del tempo, sempre più rilevanti. Il Super-Io mette "l'Io contro il suo Es, indirizzando una parte degli istinti distruttivi contro una parte della personalità"



Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; F. Neumann The democratic and the authoritarian state, New York, 1957, trad. it. Lo stato democratico e lo stato autoritario, Bologna, 1973.

Cfr. H. Marcuse Eros and civilisation. A philosophical inquiry into Freud, New York, 1966, trad. it. Eros e civiltà, Torino, 1967.

Cfr. E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.; H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Cfr. A. Cresti Il simbolismo in Erich Fromm, in Saggi sull'opera di Erich Fromm, cit.

Cfr. H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Cfr. Ibidem.

Cfr. S. Freud Das Unbehagen in der Kultur, 1929, trad. it. Il disagio della civiltà, Roma, 1949.

Cfr. H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Cfr. H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Questo gesto è il simbolo dell'incorporazione del potere del padre in ciascuno dei figli, della sovranità che passa dalle mani del despota a quelle della società nella sua in­terezza, e del potere che da unità diventa divisione (caratteristica della struttura sociale e politica della società moderna); cfr. R. Esposito Nove pensieri sulla politica, Bologna, 1993.

H. Marcuse Eros e civiltà, cit., p. 103.

Cfr. Ibidem.

Cfr. Ibidem.

Cfr. S. Freud Gesammelte Werke, 1938, trad. it. Mosé e il monoteismo, in Opere, Milano, 1952.

Cfr. R. Funk Erich Fromm Lesebuch, 1985, trad. it. Il meglio di Erich Fromm, Milano, 1990.

A. Cresti Il simbolismo in Erich Fromm, in Saggi sull'opera di Erich Fromm, cit, p. 59.

Cfr. S. Freud Mosé e il monoteismo, in Opere, cit.

Questi concetti verranno approfonditi successivamente; cfr. Parte seconda e Parte terza.

Cfr. H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Cfr. E. Fromm Fuga dalla libertà, cit; E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Fromm ritiene che l'individuo nevrotico è proprio colui che non è riuscito ad adattarsi psichicamente alla realtà; cfr. R. Funk Il meglio di Erich Fromm, cit.

Cfr. H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Ibidem, p. 113.

Cfr. Ibidem.

Cfr. H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Ibidem, p. 70.

Cfr. Ibidem.

Il totalitarismo recepisce il malessere interiore degli individui e lo traduce in azione, superando il controllo esercitato dalla ragione e alterando il rapporto esistente fra con­scio e inconscio; cfr. F. Neumann Lo stato democratico e lo stato autoritario, cit.; H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit.; E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Ibidem, p. 76.

Vedremo meglio successivamante, in merito alla repressione degli istinti, le conse­guenze della creazione di questi canali artificiali; cfr. Parte terza cap. X.

H. Marcuse Eros e civiltà, cit., p. 76.

Cfr. Ibidem.

Cfr. Ibidem.

Cfr. H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Ibidem, p. 94.




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