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La contabilità sociale - Il sistema informativo esterno d'impresa orientato alla socialità

economia



La contabilità sociale


Il sistema informativo esterno d'impresa orientato alla socialità.

Se si accetta che la responsabilità sociale diviene per l'impresa non solo e non tanto un comportamento eticamente apprezzabile, quanto piuttosto una mossa strategica di convenienza, allora bisognerà accettare anche la necessità che l'impresa renda conto del proprio operato sociale, oltre che economico, attraverso la redazione di documenti in grado di fornire, nel modo più chiaro ed esauriente possibile, tutte le informazioni riguardanti la molteplicità di relazioni esistenti tra impresa e ambiente circostante.

L'insufficienza delle informazioni che nella prassi sono divulgate tramite il bilancio ordinario d'esercizio induce all'esigenza di predisporre un sistema informativo in grado di dimostrare i live 414i83e lli di soddisfazione delle attese umanistico-ambientali.



Infatti, l'apparato delle rilevazioni e delle valutazioni che conduce al reddito d'esercizio si riferisce agli aspetti economici, finanziari e patrimoniali della realtà gestionale (desumibili dal sistema dei prezzi di mercato), trascurando o occupandosi parzialmente di quegli aspetti che attengono alla cosiddetta responsabilità sociale d'impresa. Attraverso questo tipo di informazioni si viene a conoscenza di una parte significativa, ma pur sempre incompleta delle vicende aziendali, visto che è stato assunto un approccio "globale" alla gestione d'impresa, comprensivo della dimensione economica e di quella sociale.

Un altro presupposto che sta alla base di un'informazione sociale è il legame esistente tra il sistema informativo dell'impresa e le esigenze manifestate dall'ambiente circostante; infatti, si avverte un crescente bisogno di socialità, intesa come conformità al bene comune; ciò non significa affatto legittimare un comportamento antieconomico ed inefficiente, quanto piuttosto implementare obiettivi di natura sociale coniugandoli con le condizioni economiche di sopravvivenza e di sviluppo, proprie di ogni impresa.

Detto questo, non bisogna, comunque, sottovalutare la funzione informativa svolta dal bilancio ordinario d'esercizio, cioè la misurazione dell'utile di competenza del periodo amministrativo come incremento del patrimonio netto, attraverso valutazioni "market oriented".

La constatazione che l'economicità e la socialità sono coinvolti simultaneamente nell'azione imprenditoriale, producendo risultati non coincidenti, stimola la ricerca di innovative metodologie di valutazione e di comunicazione delle performance dell'impresa. Così, il sistema delle rilevazioni e delle determinazioni quantitative d'azienda, finalizzato al processo decisionale e all'informativa esterna, si arricchisce di nuovi documenti di rendicontazione sociale, volti a rappresentare la dimensione sociale dell'impresa.

Trattandosi di documenti non obbligatori, la cui redazione comporta dei costi, l'azienda deciderà di utilizzare tali strumenti solamente se ne avrà un effettivo beneficio in termini economici, beneficio che si traduce in:

Sviluppo duraturo

Vantaggio competitivo

In particolare lo sviluppo duraturo è definito da Coda come " cammino di crescita in cui obiettivi economici e sociali sono perseguiti contemporaneamente ", un cammino che può essere validamente intrapreso attraverso un adeguato consenso. A tal proposito lo stesso Coda ritiene che " un consenso dalle solide basi si costruisce nel contesto di rapporti duraturi con gli interlocutori sociali, reciprocamente vantaggiosi e soddisfacenti, gestiti attivamente con continuità e coerenza, senza arroganza e senza cedimenti a pressioni lesive dell'interesse aziendale ".

Lo strumento chiave per la gestione del consenso è un'adeguata strategia comunicativa; a tal fine sarà opportuno predisporre un sistema contabile che indichi l'entità del contributo dell'impresa a favore della collettività di appartenenza.

Simon Zadek ha individuato tre motivazioni che spingono le imprese a dotarsi di un vero e proprio sistema di contabilità sociale: esse sono graficamente rappresentabili attraverso il cosiddetto "triangolo razionale".










La pressione esterna: è la società civile nella sua interezza che con "voce" sempre maggiore richiede alle imprese di agire in maniera socialmente responsabile e render conto del proprio operato;

Il cambiamento culturale: si assiste a un progressivo cambiamento nel modo di concepire il tradizionale ruolo dell'impresa; questa deve ricercare il proprio successo guardando oltre che ai risultati economici anche alla "sostenibilità delle strategie": l'impresa assume sempre più uno spessore globale.[5]

La gestione degli stakeholder: individuare i bisogni e le aspettative degli stakeholder significa mettere il management d'impresa nelle condizioni di riuscire a prevedere e quindi anticipare le loro richieste e poter così governare efficacemente le transazioni con tali interlocutori sociali. L'acquisizione di una simile capacità rappresenta un innegabile fattore di successo.


2.2. La contabilità come artefatto sociale.

L'idea di far apparire dei dati sociali nei documenti contabili pubblicati dalle imprese risale a più di 30 anni fa. Ha suscitato, nel migliore dei casi, interesse in certi ambienti accademici e da parte delle associazioni o organismi direttamente interessati alle questioni sociali; ha invece destato un certo disprezzo soprattutto da parte della professione contabile.

Bisogna riconoscere che gli sviluppi reali non sono stati all'altezza di ciò che si poteva aspettare. All' inizio di questo nuovo millennio può essere interessante sapere se la contabilità sociale non sarà stata che un fenomeno puramente passeggero, o se invece bisogna attendersi ulteriori sviluppi, e quale, in tal caso, potrebbe esserne la forma.

Abbiamo forse il torto di parlare della contabilità come se si trattasse di una disciplina scientifica. Le leggi dell'ottica, dell'acustica, o dell' elettricità sono universali per tutti i fenomeni spiegabili fino ad oggi. Per ciò che attiene la contabilità, quando parliamo di patrimonio, risultato, ragioniamo su un'idea generale comune, ben sapendo che però è veramente impossibile poggiare queste nozioni su delle definizioni rigorose e universalmente ammesse: cioè nella prassi delle determinazioni quantitative di azienda è frequente il ricorso a soluzioni approssimative. In buona sostanza si potrebbe dire che la contabilità è già sociale in quanto i modi di calcolo che hanno permesso di elaborarla vengono predisposti in funzione delle esigenze informative dei diversi gruppi sociali interessati alla qualità dei documenti contabili.

La contabilità è tipicamente un artefatto sociale. E' dunque contingente di un modo di pensare dominante in un certo paese e in un momento preciso della sua storia. I suoi contenuti, i suoi metodi di elaborazione e di presentazione dipendono strettamente da ciò che i gruppi sociali desiderano.

Per essere molto schematici, si può dire che la contabilità ha sempre il "colore di un certo potere",[7] e si possono comprenderne gli aspetti a condizione di analizzare anche gli interessi in gioco e le forze che rappresentano.

Il documento più antico scritto dall'umanità che si sia saputo decifrare proviene dalla Mesopotamia: si tratta dell'inventario di un saldo..... Se si osservano gli affreschi dell'antico Egitto si vedono gli scribi occupati a numerare le ricchezze agrarie del faraone; la contabilità allora era solo quella del proprietario e non era destinata che a lui. Successivamente anche per le grandi spedizioni (Vasco de Gama, Cristoforo Colombo) una delle preoccupazioni maggiori era quella di sapere quanto costava armare delle navi e, se ritornavano, i profitti che se ne sarebbero tratti. La novità è che individui diversi dai proprietari di un' impresa possono essere interessati alla contabilità; ciò scaturisce dalla necessità di disporre di uno strumento di prova delle relazioni con i terzi, debitori o creditori del commerciante. In sostanza si fa strada il convincimento che pubblicare un risultato non presenta un vero interesse se non deve servire di base per una ripartizione. Determinare con una certa precisione tale risultato diventa sempre più interessante se esso appartiene congiuntamente a più persone (questo e' il caso di tutte le imprese che adottano la forma di una società). Da qui compare la nozione di partners dell'impresa. I tre soci veramente riconosciuti nella maggior parte dei paesi sono:



1) i creditori la cui garanzia è costituita dal patrimonio dell'impresa (da qui l'importanza della nozione di bilancio e delle modalità di valutazione degli utili).

2) i soci (e principalmente gli azionisti).

3) lo Stato che, come gli azionisti, è essenzialmente interessato agli elementi del risultato.

Le contabilità moderne sono dunque ancora essenzialmente giuridiche e finanziarie, e si potrebbe mostrare facilmente che i principi e le norme che utilizziamo sia in Europa che nella maggior parte dei paesi industrializzati sono stati elaborati in modo da proteggere o da soddisfare uno di questi 3 partners dell'impresa. Il nostro diritto è ancora quello della proprietà e del potere pubblico; la nostra contabilità è ancora ampiamente una contabilità della proprietà e una contabilità di cittadini soggetti all'imposta.


2.3. La contabilità deve tradurre i fenomeni sociali.

Le conquiste sociali della rivoluzione industriale e la presa di coscienza più recente della necessità di proteggere le risorse umane dell'impresa, i suoi consumatori, il suo ambiente, non hanno avuto, bisogna riconoscerlo, che un impatto limitato sulla contabilità.

Gli specialisti della finanza ritengono che se i mercati sono "efficienti", tutte le informazioni riguardanti l'impresa si troveranno integrate per gli investitori: i fenomeni sociali, ambientali, e altro si tradurranno inevitabilmente nei corsi borsistici. Le pratiche contabili non hanno - dicono - alcuna influenza sul mercato, e dunque a seguire la contabilità sarà ridotta ad una semplice memoria dell'impresa. Se già la contabilità finanziaria è oggetto di una visione così distorta da parte di costoro, si immagina facilmente ciò che ne potrebbe essere di una contabilità sociale.[10]

Attualmente lo scopo dell'impresa operante in economia liberale è considerato il profitto. L'impresa ovviamente deve conformarsi alle diverse leggi del suo paese, comportarsi da buon cittadino, ma non deve sostituirsi allo stato né in ciò che riguarda la strategia sociale né per ciò che concerne l'informazione sociale. Lo stato e le collettività pubbliche sono conseguentemente responsabili del potenziale umano di una nazione, della protezione dei consumatori e della salvaguardia dell'ambiente. Agli uomini politici spettano le decisioni inerenti al sociale, alle imprese spetta di contribuire alla creazione della ricchezza.

Una parte importante del dibattito politico attuale, soprattutto in Francia, ruota sui rispettivi ruoli dello stato e dell'impresa. I partiti di sinistra desiderano far giocare ai responsabili di impresa un ruolo sociale, la destra privilegia il ruolo economico dell'impresa.

Se invece ci si pone la domanda di sapere perché i prospetti pubblicati dalle imprese svedesi svolgono un ruolo importante per la protezione dei consumatori, ciò è dovuto al fatto che le associazioni dei consumatori di questo paese sono particolarmente potenti e largamente rappresentate negli organismi governativi. Se le imprese olandesi e tedesche, ed in parte anche quelle belga, pubblicano delle informazioni riguardanti l'ambiente, ciò è dovuto al potere che hanno acquisito i "verdi" in questi paesi. I "verdi" sono rappresentati al Bundestag dall'inizio degli anni 80 (5% di rappresentanza dal 1983), quando in Francia la camera dei deputati conta appena più dell' 1% dei rappresentanti ecologisti e hanno fatto la loro entrata per la prima volta alle ultime elezioni del maggio '97.

Si può comunque constatare che le imprese negli ultimi anni pubblicano delle informazioni di carattere sociale essenzialmente in due casi:[13]

1) quando viene imposto un obbligo attraverso un testo a carattere legale (è il caso della Francia per il bilancio sociale, che contiene una lunga lista di cifre e di "ratio" riguardanti il personale, ma che non desta particolare interesse).

2) quando la pubblicazione di tali informazioni riveste una sorta di carattere "pubblicitario". Il problema di ciò è che verosimilmente certi tratti vantaggiosi per l'impresa verranno forzati, e certi fatti poco vantaggiosi verranno passati sotto silenzio. Tutte le imprese messe al banco delle accuse (industrie inquinanti, pericolose per il personale o i consumatori......) avranno, per evidenti ragioni economiche, la tendenza a fare un'operazione di "window dressing" per attirarsi il compiacimento sia degli investitori che dell'opinione pubblica.

Va prendendo sempre più corpo l'idea che il consenso e la legittimazione sociale favoriscano il raggiungimento e l'implementazione di vantaggi reddituali e competitivi.

Come è possibile notare, nei vari Paesi (anche se con tempi e intensità differenti, sicuramente migliori in quelli anglosassoni) va risolvendosi un equivoco di fondo: se è vero che l'obiettivo primario dell'impresa rimane quello di creare ricchezza, è altrettanto vero che occorre valutare il comportamento di un'impresa considerando congiuntamente gli aspetti economici e sociali della sua attività, aspetti che, come più volte rammentato, sono legati fra loro ma non sono coincidenti. Il giudizio basato su uno soltanto di essi dà inevitabilmente una visione distorta e incompleta. "Sempre più chiaramente appare che l'approccio contabile-informativo tradizionale, limitato agli aspetti economico-finanziari e patrimoniali è riduttivo ed insufficiente per una valutazione di un sì complesso operare d'azienda ed un sì complesso sistema relazionale. In tal senso si può parlare di una evoluzione della contabilità: da tradizionale a sociale". Da qui nasce la necessità di dover misurare, in una qualche maniera, i fenomeni sociali d'impresa.

Il primo aspetto da considerare riguarda la relazione tra il fenomeno misurato e lo strumento di questa misura. La moneta, unità di riferimento della contabilità, può essere usata per la misura dei fenomeni sociali? E' molto importante constatare che solo le conseguenze economiche dei fenomeni sociali possono essere espressi sotto forma di unità monetarie, non il fenomeno in sé.[15] Una contabilità di tipo analitico sarà forse più idonea.

E' infatti difficile immaginare a priori, un documento di tipo contabile che possa render conto senza contraddizioni apparenti, di obiettivi sociali e di obiettivi economici. Un tentativo interessante è stato fatto negli USA negli anni 70. Molto valido concettualmente, questo approccio è risultato fortemente limitato (ABT Associates, 1973. Il modello verrà analizzato nella parte relativa all'analisi costi-benefici).

Bisogna altresì considerare che la gestione congiunta degli aspetti economico-sociali dell'impresa pone dei problemi di non poco conto.

Infatti attraverso abili artifici di presentazione sono sovente messi prima gli aspetti dell'informazione che si vogliono privilegiare. Ad esempio, anche il cambiamento di una macchina effettuata allo scopo di migliorare la produttività , rischia di essere presentata come un'azione sociale se, com' è probabile, i nuovi investimenti hanno come secondo vantaggio di proteggere meglio il personale e l'ambiente.

O ancora le ricerche intraprese da una industria chimica o un laboratorio farmaceutico per creare una nuova molecola, saranno presentate più volentieri come la manifestazione di una virtù sociale piuttosto che come il tentativo di togliere un mercato ad un concorrente.

Analogamente ciò che può essere un vantaggio economico per un'impresa - e presentato onestamente come tale - può determinare conseguenze sociali negative. L'esempio della gestione delle riserve è a tal fine illuminante: con il pretesto che la detenzione permanente di una riserva di precauzione a debole rotazione costa cara all'impresa, si preferisce dover pagare in modo aleatorio, anche caro, un approvvigionamento d'urgenza. La conseguenza è un maggior traffico stradale, dunque un più alto livello di inquinamento dell'atmosfera. La performance migliorata dell'impresa si fa in questo caso a danneggiando la performance della collettività nazionale. Questo fenomeno non può che apparire nel medio-lungo termine: ed allora si noterà che il famoso principio della separazione degli esercizi che applichiamo in contabilità finanziaria dovrebbe essere rivisto in ciò che riguarda il sociale.[17]

Nonostante le difficoltà e i problemi che possono emergere i fenomeni sociali attinenti l'impresa vanno comunque "tradotti", senza forzature ma nella consapevolezza che bisogna necessariamente render conto di tali aspetti.


2.4. I due modi di intendere la contabilità sociale.

Ciascun partners dell'impresa desidererebbe trovare nella contabilità le informazioni più adatte ai propri interessi:[18]

- gli azionisti, la valutazione della loro ricchezza e della sua evoluzione (profitto);

- i creditori, la situazione della liquidità dell'impresa e nel caso di serie difficoltà le eventuali garanzie;

- lo stato, la base d'imposta, alcune grandezze utili per la contabilità nazionale, nonché l'orientamento economico prevalente;

- i salariati, il loro ruolo nella creazione di ricchezza, le condizioni e la sicurezza del loro lavoro;

- i consumatori, la sicurezza dei prodotti e dei servizi resi dall'impresa;

- i cittadini, l' impatto dell'attività dell'impresa sull'ambiente e sulle generazioni future.

Se alcuni di questi interessi possono essere convergenti, il più delle volte sono contrastanti.

Ad esempio, in sede di distribuzione degli utili, mentre i conferenti di capitale di controllo esercitano sovente pressioni sul management per promuovere il reinvestimento di parte del risultato economico, essendo interessati soprattutto allo sviluppo duraturo della combinazione aziendale, i conferenti di capitale controllato si attendono la massimizzazione dei dividendi.[19]

Come si capisce il management deve sviluppare la capacità politica di armonizzare differenti istanze ed interessi, al fine di perseguire nel tempo posizioni di equilibrio dinamico. In considerazione di ciò "le decisioni non devono derivare da una razionalità unica, quella appunto del top management, bensì da una "razionalità dialettica", che cioè scaturisce da mediazioni e rapporti di forza, da compromessi e conflitti tra soggetti che sono mossi da obiettivi diversi e di difficile composizione"[20] quantomeno nel breve periodo, dato che invece nel lungo termine è possibile perseguire un profitto "lungimirante", fondato su una forte competitività e coesione sociale.



Si può allora predisporre un documento relativamente sintetico dove tutti gli interessi saranno congiuntamente rappresentati? In altre parole si può assimilare a una contabilità un insieme di informazioni, alcune delle quali saranno quantificate e avranno per denominatore comune la moneta, altre saranno sì quantificate ma per mezzo di unità loro proprie, ed infine altre ancora non saranno quantificabili? [21]

A nostro avviso sembra utopistico. In ogni caso nell'ambito dei prevalenti indirizzi dottrinali è possibile distinguere fra due differenti modi di intendere la contabilità sociale, in senso stretto e in senso ampio (fermo restando la nostra intenzione di propendere nettamente per quest'ultima modalità).

Secondo la prima accezione per contabilità sociale dovrebbe quindi intendersi il modo attraverso cui giungere ad un risultato sociale in termini monetari, contrapponendo a tal fine costi e ricavi sociali. Per procedere in tal senso sarà necessario quantificare monetariamente tutti gli effetti sociali, positivi e negativi, che scaturiscono dall'attività dell'impresa. Ma quale prezzo si dovrà attribuire al danno ambientale causato dall'impresa? Come procedere ad una sua attendibile quantificazione? Ed ancora, come valutare il beneficio sociale derivante dalla maggiore occupazione locale garantita da una data impresa? Sicuramente una contabilità che fosse in grado di misurare questi aspetti rappresenterebbe uno strumento dalle enormi potenzialità. Si tratta però di una metodologia che non tiene conto dei notevoli problemi di valutazione che la caratterizzano e che mira, quasi forzatamente, a pervenire ad un risultato unitario molto spesso privo di un reale significato. Per questo motivo è preferibile intendere la contabilità sociale in modo più ampio e quindi più consono ai caratteri peculiari dei fenomeni che è chiamata a valutare. Bisogna infatti considerare che i fenomeni sociali presentano caratteristiche profondamente differenti da quelle che caratterizzano i fenomeni economici e finanziari, onde per cui non appare corretto voler necessariamente utilizzare le metriche di valutazione tipiche della contabilità ordinaria anche per la contabilità sociale. Quest'ultima dovrà dunque essere intesa come quel vasto sistema informativo aziendale volto a rappresentare, attraverso i metodi ad essa più congeniali, tutti gli aspetti che derivano dalla costante interazione fra impresa e società.



La contabilità sociale come parte del bilancio sociale.

Le informazioni che provengono dai tradizionali strumenti informativi contabili non sono in grado di fornire sufficienti indicazioni per cogliere le complesse e variegate relazioni di scambio che le moderne organizzazioni intrattengono con l'ambiente.

Infatti le aziende ricevono dall' ambiente una serie di "input" e cedono allo stesso un insieme di "output", fra cui bisogna ricomprendere anche quelli che non scaturiscono da uno scambio di mercato e non sono quindi legati, tanto in entrata quanto in uscita, al processo produttivo inteso in senso stretto.

"gli input del sistema aziendale sono costituiti da:

- fattori produttivi;

- influssi ambientali;

I fattori produttivi sono acquisiti dall'impresa per mezzo dello scambio di mercato. L'impresa ottiene un determinato volume di beni o di servizi dietro un corrispettivo ("rationem" ) misurato con la moneta ( prezzo-costo ).

Gli influssi ambientali, invece, si acquisiscono senza scambio di mercato, non sono misurati da uno specifico corrispettivo, e quindi a seconda delle modalità con cui si riflettono sull'amministrazione dell'impresa, possono alternativamente rappresentare:

a) opportunità fornite dall'ambiente, che permettono di trarre dei vantaggi, specie dal   punto di vista economico ( ad esempio fruizione di infrastrutture pubbliche ).

b) vincoli posti dall'ambiente alla libera esplicazione dell'attività aziendale (ad esempio osservanza di norme legislative ).

2) Gli output del sistema di impresa comprendono:

- i beni o i servizi prodotti dall'impresa;

- altri "output";

I beni o i servizi prodotti dall'impresa conformemente all'oggetto che ne caratterizza l'attività economica, sono distribuiti, attraverso lo scambio di mercato, dietro ricevimento di un corrispettivo ("rationem") misurato con la moneta (prezzo-ricavo).

Gli altri "output" devono essere intesi come condizionamenti (c.d. esternalità positive o negative) che l'impresa diffonde in un dato ambiente esterno, senza scambio di mercato, attraverso il generale comportamento dell'impresa"[22] (un esempio di esternalità positiva è dato dalla riduzione del tasso di disoccupazione in una zona del Mezzogiorno d'Italia a seguito dell'insediamento di un nuovo stabilimento industriale; un esempio di esternalità negativa è dato invece dall'aumento del livello di inquinamento a causa di detto insediamento).

Con il termine contabilità sociale, secondo la suddetta impostazione, si dovrebbe quindi "fare riferimento alla metodologia con cui rilevare i costi che gli interlocutori sociali subiscono e i benefici che gli stessi acquisiscono per effetto dell'attività economica svolta dalle aziende. Si tratta, dunque, di una rappresentazione quantitativo-monetaria dei costi e dei benefici che derivano dagli output che le aziende trasferiscono all'esterno. L'esperienza operativa evidenzia quindi che la contabilità sociale rappresenta una parte in cui si articola il bilancio sociale, nella quale le aziende dovrebbero calcolare e rappresentare i costi sostenuti che hanno valenza sociale e i vantaggi sociali che derivano dalla loro attività". In realtà le aziende vi includono informazioni che utilizzano parametri quantitativi e informazioni di altra natura, informazioni che tuttavia non hanno il carattere di rispondenza aritmetica e quadratura che il termine contabilità richiama. Nel più dei casi le informazioni sociali vengono presentate dalle imprese attraverso semplici rendiconti descrittivi che quindi nulla hanno a che vedere con la quantificazione di costi e ricavi sociali. A modelli prettamente contabili le imprese preferiscono utilizzare altri metodi, più o meno efficaci. Il numero non riesce e non può catturare tutti i connessi aspetti sociali, pur mantenendo una notevole capacità segnaletica di sintesi.


La contabilità sociale intesa in senso allargato.

In definitiva, concordando pienamente con il pensiero del Marques, riteniamo che una contabilità unica che persegua degli obiettivi multipli e adatta a soddisfare i bisogni di informazione di tutti i partners sociali, appaia più come un esercizio di stile che come una possibile realtà; per contro introdurre progressivamente la preoccupazione sociale nei documenti finanziari pubblicati ci sembra un punto di vista promettente e altamente significativo.

Anche perché bisogna intendersi su un punto: il termine "contabilità" richiama il concetto di conto che, com' è noto, è un prospetto bilanciante. Tuttavia in campo sociale la nozione di bilanciamento deve essere esclusa per due ordini di motivi:[25]

Non è possibile, almeno nel breve periodo, cogliere tutti i riflessi sociali dell'attività aziendale; mentre infatti la responsabilità economica viene ad essere più fortemente condizionata al tempo breve ( esigenza di chiudere il bilancio di esercizio in utile o di poter distribuire i dividendi ), la responsabilità sociale produce effetti nel medio-lungo termine.

Ma soprattutto bisogna considerare, come più volte ripetuto, che i fenomeni sociali non sempre possono essere tradotti in termini quantitativi-monetari e inseriti in un prospetto bilanciante. Per riferire sugli effetti sociali è opportuno utilizzare sia espressione quantitative - dati, tabelle, quozienti o rappresentazioni grafiche (istogrammi, sistemi di assi cartesiani, ecc.) - sia espressioni di natura qualitativa.

Soltanto attraverso un adeguato utilizzo delle due categorie di dati è possibile predisporre un opportuno sistema informativo sociale.

Restano da definire le tecniche più appropriate affinché l'informazione sociale risulti pertinente e affinché il messaggio che veicola sia ben ricevuto e compreso. In quest'inizio di nuovo millennio si cerca ancora di rendere la contabilità finanziaria tradizionale più pertinente. Le contabilità sociali sono ancora allo stato embrionale. Bisogna cioè dare tempo al tempo: tutti i primi tentativi di introduzione nella contabilità d'impresa dei dati riguardanti le risorse umane, l'ambiente o la protezione dei consumatori, risalgono agli anni '60. La storia della contabilità sociale nel senso stretto ha dunque meno di 40 anni.

La contabilità è sicuramente in grado di render conto dei fenomeni sociali; nulla si oppone davvero a che le imprese, a poco a poco, rendano conto a tutti i partners della loro azione sia economica che sociale. L' errore è quello di voler applicare sistematicamente e forzatamente i principi e i metodi della contabilità finanziaria a dei fenomeni molto diversi dai fatti economici e giuridici che attualmente traduce: per rappresentare l'immagine fedele dei fenomeni sociali, la contabilità sociale dovrà sviluppare i suoi principi, definire le sue modalità di presentazione, così come la periodicità dei suoi rendiconti.

"La contabilità sociale può in definitiva intendersi come il più vasto sistema informativo sociale volto a rappresentare la complessa e variegata realtà aziendale e a fornire informazioni - di natura economico-sociale - a tutti coloro che, direttamente o indirettamente sono coinvolti nell'esercizio dell'attività" ( Marques).



Secondo questa impostazione si intuisce facilmente come il bilancio sociale non comprende la contabilità sociale ma bensì è in essa compreso; anzi rappresenta lo strumento principe attorno al quale qualsiasi impresa dovrebbe articolare, in modo coerente e unitario, la propria contabilità sociale.

Siccome vivremo l'internazionalizzazione delle imprese e l'Europa diviene sempre più una realtà, considerati anche gli sforzi fatti dalla commissione europea, sarà utile fronteggiare una riflessione comune su delle norme internazionali di contabilità sociale.



Bartolomeo, La contabilità ambientale d'impresa, p.350

Ivi, p.351

Zadek, Pruzan, Evans, Building corporate accountability, p.20

Si pensi per esempio al caso Levi's: la chiusura di alcuni impianti in Nord America e in Europa, benché giustificata dall'azienda con la necessità di far fronte a una diminuzione della domanda, ha destato non poche critiche perché da più parti si ritiene che la reale motivazione sia stata quella di voler attuare un processo di delocalizzazione degli impianti produttivi verso Paesi a più basso costo del lavoro.

Come correttamente afferma Di Toro (l'etica nella gestione d'impresa, p.144) quando si parla di globalizzazione si deve fare riferimento non solo e non tanto ad un processo di espansione geografica, quanto bensì all'assunzione da parte delle imprese di una multi-dimensionalità della gestione; ossia la consapevolezza che i vari aspetti della loro vita operativa hanno al tempo stesso natura economica, legale, politica, sociologica, etica ed in generale sociale. A conferma di quanto detto Gabrovec Mei afferma che "la globalità è un orientamento: una logica di approccio ai problemi.ed è anche principio di sensibilità sociale nei riguardi di interlocutori di terzo livello (interlocutori passivi)".

Marques, E' possibile una contabilità sociale? In nuovi strumenti di comunicazione aziendale. Confronto di esperienze in tema di bilancio sociale; atti del seminario internazionale svoltosi a Taormina il 27 e 28 Giugno 1997 (in corso di pubblicazione, p.74).

Ivi

Ivi, p.75

Ivi

Ivi, p.78

Ivi

Ivi, p.79

Ivi

Gabrovec Mei, Il linguaggio contabile, p.172

Marques, E' possibile una contabilità sociale? In nuovi strumenti di comunicazione aziendale. Confronto di esperienze in tema di bilancio sociale; atti del seminario internazionale svoltosi a Taormina il 27 e 28 Giugno 1997 (in corso di pubblicazione, p.76).

Paragrafo 4.2.3

Marques, E' possibile una contabilità sociale? In nuovi strumenti di comunicazione aziendale. Confronto di esperienze in tema di bilancio sociale; atti del seminario internazionale svoltosi a Taormina il 27 e 28 Giugno 1997 (in corso di pubblicazione, p.81).

Ivi, p.83-84

Nicolò, Il ruolo del bilancio sociale e della strategia sociale nel governo delle imprese cooperative, in: il bilancio sociale come strumento di comunicazione per le imprese cooperative, p.34

Ivi, p.31

Marques, E' possibile una contabilità sociale? In nuovi strumenti di comunicazione aziendale. Confronto di esperienze in tema di bilancio sociale; atti del seminario internazionale svoltosi a Taormina il 27 e 28 Giugno 1997 (in corso di pubblicazione, p.82).


Puddu, Gli strumenti contabili tradizionali e le decisioni, in: Strumenti informativo-contabili per le decisioni aziendali, pp.34-35

Pulejo, I caratteri dell'accountability in Italia, in: il bilancio sociale come strumento di comunicazione per le imprese cooperative, p.58

Marques, E' possibile una contabilità sociale? In nuovi strumenti di comunicazione aziendale. Confronto di esperienze in tema di bilancio sociale; atti del seminario internazionale svoltosi a Taormina il 27 e 28 Giugno 1997 (in corso di pubblicazione, p.84).


Pulejo, I caratteri dell'accountability in Italia, in: il bilancio sociale come strumento di comunicazione per le imprese cooperative, p.57


Marques, E' possibile una contabilità sociale? In nuovi strumenti di comunicazione aziendale. Confronto di esperienze in tema di bilancio sociale; atti del seminario internazionale svoltosi a Taormina il 27 e 28 Giugno 1997 (in corso di pubblicazione, p.95).







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