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L'Analisi Economica del Diritto
e
Il Teorema di Coase
Facoltà di Economia di Forlì
Università degli studi di Bologna
Con una breve premessa a questo lavoro voglio sottolineare la carenza di materiale sull'Analisi Economica del Diritto (d'ora in poi AED), indice della scarsa diffusione di tale dottrina nel nostro paese il quale, come si vedrà oltre, è rimasto legato a concezioni di istituti giuridici di tipo tradizionale, spesso inefficienti e troppo burocratizzati che non rispondono quindi al criterio base dell'efficienza.
Per tale motivo ho deciso di impostare questa trattazione soprattutto da un punto di vista economico tralasciando tuttavia le dimostrazioni più strettamente matematiche.
L'AED ("law and economics"), nasce tra gli anni '60 e '70 del nostro secolo, in U.S.A., grazie soprattutto ad autori quali Coase, Calabresi, Posner, si sviluppa più di recente in Italia grazie a Trimarchi, Alpa, Pardolesi, Mattei
L'AED può essere definita come l'applicazione dell'economia del benessere alle norme giuridiche; essa infatti concerne i modi in cui le norme giuridiche devono essere configurate (se introdotte dal legislatore) o interpretate dal giudice, al fine di ottenere la massima efficienza economica e quindi una situazione ottimale per un uso razionale delle risorse.
L'obiettivo è quindi quello di applicare gli strumenti tipici dell'analisi economica allo studio delle norme giuridiche di base, quali, quelle attinenti alla proprietà, ai contratti, alla responsabilità civile, alla tutela degli investitori ed alla applicazione della legge.
Uno dei punti innovativi dell'AED risiede nel termine stesso di "Analisi", che denota un modo di pensare diverso dalla concezione europea (infatti l'AED nasce in USA); con tale termine si vuole rappresentare il valore intrinseco delle idee, che si pone come un elemento più importante del prestigio di coloro che le esprimono, valore quindi opposto alla concezione europea per cui una teoria veniva considerata se era supportata da uno studioso già affermato. Nell'AED quindi contano le idee nuove originali e soprattutto l'analisi empirica cioè il confronto tra le teorie e il mondo reale.
Altro aspetto fondamentale dell'AED risiede nell'enfasi che essa pone nei concetti di proprietà e di efficienza. Nel valutare un istituto giuridico, secondo l'approccio dell'AED, ci si chiede se esso è efficiente o meno; in caso di risposta negativa, dovrà essere modificato. Questo approccio relativo all'analisi costi - benefici , ma anche a quello dei costi - efficienza, è dunque diametralmente opposto alla mentalità formalista dei giuristi italiani tradizionali, dove il formalismo prevaleva sulla logica; fatto che ha causato forti costi sulla capacità di sviluppo del nostro paese: per avere efficienza servirebbe infatti minore burocratizzazione.
L'importanza della AED risiede dunque nel contributo che essa da alla lotta contro l'inefficienza del sistema ed alla ricerca di nuove soluzioni tramite una ridefinizione del sistema giuridico più vicina alle esigenze della società civile e dei settori produttivi.
La letteratura infatti ha evidenziato i numerosi possibili benefici che potrebbero venire tanto agli studiosi di economia quanto a quelli di diritto da una maggiore comprensione dei relativi approcci all'analisi delle istituzioni; fra i quali il più importante vantaggio che deriverebbe ai giuristi è senza dubbio la possibilità di comprendere meglio gli effetti delle norme giuridiche sul comportamento dei soggetti destinatari.
L'AED parte per fare questa analisi dall'assunto che la scelta razionale dei soggetti è limitata da un insieme di vincoli, e che le norme giuridiche sono i prezzi impliciti che segnalano i costi e i benefici relativi di compiere una scelta piuttosto che un'altra, per cui una migliore comprensione degli effetti che le norme giuridiche hanno sui comportamenti dei singoli individui non può che contribuire ad una migliore valutazione da parte dei giuristi nel momento in cui essi pongono in essere le norme stesse. I giuristi non possono dunque sottrarsi dal compiere analisi di tipo valutativo sull'impatto delle norme giuridiche (e quindi sull'efficacia e l'efficienza) tramite l'analisi di tipo economico dei costi - benefici e dei costi - efficacia, nel raggiungere l'obiettivo a cui sono preposte.
L'importanza degli aspetti sopra descritti sono in un certo senso accettati da un certo numero di giuristi soprattutto nei paesi anglosassoni, cosa che non si può invece dire per gli economisti .
Altre importanti implicazioni dell'AED consistono nel fatto che essa aiuta a superare la visione restrittiva che interpreta l'ordinamento giuridico solo come strumento per il controllo degli aggregati macroeconomici come la leva fiscale, i prezzi, o la definizione di obblighi e divieti dei singoli; tale riduttiva visione non terrebbe infatti conto dell'importanza dell'ordinamento giuridico sul funzionamento dei sistemi economici, non c'è dubbio infatti che le norme sulla proprietà, sulla responsabilità civile, sui sistemi di repressione degli illeciti....concorrono in modo essenziale all'efficiente funzionamento dei mercati e della crescita dei sistemi economici
Sotto questo punto di vista l'AED ha operato una riflessione mirata sulle regole di base che vincolano le scelte degli individui, tale riflessione permette di comprendere meglio i possibili effetti dell'intervento diretto in economia. A sua volta una migliore comprensione porta a considerazioni e valutazioni sugli strumenti di intervento economico tradizionale e nel caso servissero anche ad eventuali revisioni dell'ordinamento che modifichino gli incentivi dei soggetto senza interferire sul sistema dei prezzi.
Altro beneficio che possiamo attribuire all'AED è quello di consentire una informazione più affidabile sulla struttura delle istituzioni, cioè sulle regole che condizionano i comportamenti dei singoli soggetti economici soprattutto in relazione a quelle finalizzate ad agevolare le transizioni economiche, di modo che sulla base di una conoscenza più dettagliata degli assetti istituzionali propri del diritto, risulterebbe più agevole agli economisti effettuare l'analisi della efficienza relativa di tali istituti nel lungo periodo.
La tendenza più accentuata tra coloro che si occupano di AED è quindi quella di identificare l'efficienza come il criterio guida nella valutazione delle norme, prediligendo in misura maggiore gli interessi degli individui; secondo alcuni giuristi sarebbe addirittura l'efficienza relativa dei diversi assetti istituzionali il vero nucleo dell'AED!
Quanto finora detto porta a chiedersi quale sia l'ordinamento giuridico ottimale, in particolare in vista del fatto che i paesi dell'Europa Orientale, usciti dal sistema del collettivismo, stanno cercando un sistema giuridico che gli garantisca lo sviluppo economico.
A questo proposito molti economisti hanno suggerito l'adozione di ordinamenti di tipo anglosassone, ritenuti i migliori in grado di contribuire all'efficacia complessiva del sistema economico; tale applicazione si scontra però e trova profonde resistenze in concreto con le culture economiche orientali.
Nella visione di Posner (uno dei più grandi studiosi di AED) infatti sono le istituzioni che evolvono all'interno del sistema di common law che tendono a realizzare le allocazioni più efficienti; tale visione viene però fortemente criticata perché ipotizza che le norme di common law evolvono spontaneamente verso una maggiore efficienza senza subire interferenze da parte del legislatore, quindi questa tesi va a privilegiare sul piano normativo modalità di intervento pubblico moderate e spesso prive di rilevanti effetti distributivi.
Una critica esemplare alla impostazione posneriana, che conduce a blandi effetti redistributivi, è fatta da G. Stigler : mentre Posner sostiene che le norme dei sistemi di common law riguardano aree all'interno delle quali è difficile trasferire il reddito da un gruppo all'altro, per cui i gruppi favoriscono le norme che facilitano il raggiungimento di allocazioni efficienti, Stigler nel suo libro "Law and Economics" sostiene che sono i gruppi al potere nei sistemi di common law che mantengono solo quelle norme che non confliggono con i loro interessi.
In questo senso lo Statute law non differisce dal sistema di commo law perché il primo evolve nel tempo in risposta al modificarsi dei rapporti rappresentati all'interno del meccanismo decisionale collettivo.
Si raggiunge quindi alla nozione di efficienza utilizzata dagli economisti, perché le norme che si sviluppano all'interno del common law non sono tanto più efficienti quanto piuttosto sono quelle che meno confliggono con gli interessi prevalenti nel meccanismo politico. Sotto questo profilo anche i sussidi all'agricoltura mediante il meccanismo dei prezzi regolamentati possono essere considerati efficienti nel senso che sono in grado di assolvere le funzioni redistributive che sono considerate dal meccanismo politico come più rilevanti rispetto alla massimizzazione del reddito prodotto . In tal modo il meccanismo verrebbe a configurarsi come un sistema di compensazione alla Kaldor - Hicks[6].
Se affrontiato in questa prospettiva, il problema delle caratteristiche dei diversi insiemi di norme giuridiche, non può che lasciare il campo ad un'analisi degli effetti allocativi e redistributivi delle singole istituzioni, a prescindere dalla loro genesi in un contesto di common law piuttosto che di statute law.
Al contrario, il principale elemento distintivo dell'AED delle istituzioni diviene l'enfasi sulle caratteristiche di quelle regole preposte al funzionamento dei mercati che vincolano i comportamenti dei soggetti economici e che vengono spesso considerate come variabili esogene all'interno dei modelli economici.
In base ai più recenti studi il contributo dell'AED consiste quindi in uno spostamento di enfasi dall'analisi microeconomica dei vincoli di natura materiale e/o informativa ai vincoli di natura istituzionale posti dalle diverse regole che definiscono il contesto all'interno del quali li transizioni volontarie possono realizzarsi. La scelta degli individui razionali è condizionata non solo dalle risorse i dalle informazioni a disposizione delle parti coinvolte, ma anche dalle regole che si impongono al fine di ridurre i costi di transizione ed i rischi ad essi connessi.
Da ciò segue la necessità di concentrare l'attenzione proprio sull'evoluzione della normativa che, incidendo sugli incentivi per i soggetti coinvolti, hanno rilevanti effetti allocativi e redistributivi
Come già richiamato parlando del significato di efficienza in senso paretiano, l'economia del benessere ci dice che in condizioni di concorrenza perfetta il mercato assicura non solo un coordinamento delle decisioni individuali attraverso il solo meccanismo dei prezzi, ma anche che il risultato di tale coordinamento (detto equilibrio competitivo) gode della proprietà di ottimalità in senso paretiano. Tale risultato è però stato ottenuto ipotizzando due fondamentali assunti:
ciascun individuo compie le sue scelte di consumo o di produzione senza tenere conto di quelle degli altri;
non esistono esternalità di produzione e di consumo.
Se analizziamo come opera in concreto il mercato dobbiamo eliminare queste restrittive ipotesi e studiare quelli che sono stati definiti i "fallimenti del mercato"; laddove cioè il mercato anche se lasciato operare in libera concorrenza non conduce a situazioni di pareto ottimalità, non è cioè efficiente, per cui sono giustificati interventi di carattere privato, come fusioni, oppure di carattere pubblico, come l'imposizione di tasse e sussidi, le manovre per ridurre i costi di transazione, o ancora la fornitura di beni pubblici e di beni meritori.
Le cause di fallimento del mercato sono molteplici e peculiari in ogni luogo, tempo e settore di attività, tuttavia quelle più frequenti e comuni sono dovute a:
esistenza di costi di transazione;
esistenza di effetti esterni (o esternalità).
Le esternalità possono essere definite come gli effetti - svantaggiosi o vantaggiosi - provocati sull'attività di produzione e/o di consumo ( o semplicemente sul benessere) di un individuo, dall'attività di produzione o consumo di un altro individuo, che non si riflettono nei prezzi di scambio.
Un esempio di esternalità di questo tipo può essere in concreto data dalle piogge acide, ossia dal fatto che nel Midwest degli USA molte fabbriche di acciaio emettono ossidi di zolfo e di azoto, tali sostanze in contatto con l'atmosfera reagiscono con il vapore acqueo, formando degli acidi che ricadranno al suolo con la pioggia o con la neve; coloro che vengono danneggiati in modo più diretto da questo fenomeno sono per esempio i pescatori che vedono morire i pesci.
Possiamo distinguere le esternalità in due sottotipi che sono:
le esternalità positive o economie esterne;
le esternalità negative o diseconomie esterne.
Nel caso delle piogge acide abbiamo un fenomeno di esternalità negativa, perché a causa di esse le imprese di pesca vedranno diminuire il loro volume di produzione; si ricava da questo esempio che il costo marginale di ogni unità di anidride solforosa emessa è pari al danno aggiuntivo provocato da quella unità alle imprese di pesca. Ipotizzando che l'aumentare della quantità di fumi emessa dalla fabbrica i danni provocati alle imprese di pesca aumentino in modo crescente (vale a dire che assumiamo che le prime emissioni di anidride solforosa non fanno tanti danni, mentre via via che la sostanza inquinante si accumula il numero di pesci uccisi aumenta in modo più che proporzionale) analizzeremo più avanti come si comporta l'impresa che massimizza il suo profitto e calcoliamo il livello di inquinamento che sarebbe invece ottimale.
Le esternalità possono poi essere distinte in:
- esternalità di consumo, che si verificano quando un consumatore è interessato direttamente alla produzione o al consumo di un altro individuo, ad esempio si possono avere preferenze sul fatto che il nostro vicino ascolti la musica ad alto volume a notte inoltrata, o che qualcuno accanto a noi al ristorante fumi...
- esternalità di produzione, che si hanno invece quando le possibilità di produzione di un'impresa vengono influenzate dalle scelte di un'altra impresa o di un altro consumatore; questo si verifica ad esempio quando un frutteto si trova adiacente alle arnie di un apicoltore in questo caso infatti ne derivano benefici per entrambe le attività economiche, oppure quando un pescatore che è interessato al livello di inquinamento nella sua zona di pesca.
In aggiunta alle esternalità classiche che operano "fuori mercato", ed influenzano le funzioni di utilità (se esternalità di consumo) o di profitto (se esternalità di produzione), esistono delle esternalità che operano "attraverso il mercato" distorcendo il processo di scelta ottimale degli agenti alterando il vincolo di bilancio (ossia la quantità di reddito disponibile) o i vincoli istituzionali (le norme cioè che regolano o proibiscono certi comportamenti economici); un esempio di tale tipologia di esternalità è rappresentata dalle "asimmetrie informative" ovvero all'informazione imperfetta degli agenti.
Dopo questa definizione delle tipologie di esternalità presenti nel mondo reale conviene ribadire le loro cinque fondamentali caratteristiche:
1) la mancanza della definizione dei diritti di proprietà su determinati beni, o addirittura la mancanza di un mercato delle esternalità: se infatti l'aria pulita fosse un normale prodotto di scambio in un mercato concorrenziale, il suo prezzo sarebbe determinato dalla domanda e dall'offerta (il cui prezzo potrebbe essere fissato in modo da rendere il livello di inquinamento ottimale), e secondo l'economia del benessere sapremmo che verrebbe impiegata, come ogni altra risorsa, in modo ottimale; tuttavia non esiste un mercato del bene "aria pulita" e quindi è come se avesse prezzo pari a zero.
E' evidente che se un determinato prodotto non ha mercato, non ci si può aspettare che le forze di mercato lo distribuiscano in modo efficiente. Se vogliamo dunque essere rigorosi, le inefficienze che derivano dall'esistenza di esternalità non sono dovute ad un fallimento del mercato quanto piuttosto alla mancanza di un mercato; e cioè la mancanza della definizione dei diritti di proprietà su questi beni: se qualcuno possedesse l'aria pura e fissasse un prezzo per il suo utilizzo nascerebbe un mercato per questo bene e non ci sarebbero più problemi di inefficienze; se ad esempio l'aria pulita fosse di proprietà dell'impresa di pesca essa potrebbe far pagare alle fabbriche che inquinano un prezzo che rifletta il danno provocato alla fauna ittica. Da parte loro, i proprietari delle acciaierie terrebbero conto di questo prezzo al momento di decidere il volume di produzione, e non userebbero più l'aria pulita in modo inefficiente. Se invece l'aria pulita appartenesse ai produttori di acciaio essi potrebbero fare pagare ai pescatori il privilegio di godere di questo bene; in questo caso i proprietari delle acciaierie sarebbero incentivati a non inquinare troppo l'aria, altrimenti non potrebbero più vendere ad altri il diritto di usufruirne, comportandosi quindi non come se l'aria pulita non avesse un costo ma come se essa avesse un costo opportunità.
Punto cruciale di questo discorso è che se una risorsa appartiene a qualcuno, essa ha un prezzo che riflette il valore che avrebbe in qualche impiego alternativo, e quindi viene utilizzata in modo efficiente.
Viceversa, i beni posseduti in comune vengono sprecati, perché nessuno è incentivato ad usarli con parsimonia.
In assenza di restrizioni l'impresa che massimizza il suo profitto, in modo razionale, in un regime di concorrenza perfetta, produrrà fino a quando il costo marginale dell'ultimo pezzo eguaglia il suo ricavo marginale marginale , (ovvero il prezzo a cui il prodotto verrà venduto;
Non solo le imprese, ma anche gli individui possono produrre esternalità, le cosiddette "esternalità di consumo";
3) Le esternalità hanno carattere reciproco: non è ovvio a chi dovrebbero andare i diritti di proprietà. Ad esempio in Pennsylvania, nel 1905, venne posto il veto su una legge che vietava di sputare nei luoghi pubblici, sostenendo che tra i diritti di un gentiluomo c'era anche quello di sputare. Oggigiorno è invece fuori discussione che vanno salvaguardarti i diritti di coloro che non hanno l'abitudine di sputare; tuttavia se i diritti di proprietà sui luoghi aperti al pubblico, spettino ai fumatori o ai non fumatori è ancora una questione piuttosto controversa;
4) Le esternalità possono essere negative o positive;
Di norma un livello di inquinamento pari a zero, non è auspicabile dal punto di vista della collettività. Dal momento che praticamente tutte le attività produttive sono in qualche misura inquinanti, porsi come obiettivo un livello di inquinamento pari a zero vorrebbe dire cessare qualunque forma di produzione, soluzione che sarebbe senza dubbio inefficiente.
Sinora abbiamo considerato il mercato dalla cui assenza ha origine l'esternalità, ora passiamo a considerare il mercato del bene la cui produzione genera l'esternalità.
Il problema della divergenza tra costi privati e costi
1) Il rimedio (pubblico) di Pigou delle tasse e dei sussidi
Nell'esempio delle piogge acide in pratica l'aria pulita è uno de fattori produttivi che le acciaierie utilizzano nel processo produttivo, tuttavia, a differenza degli altri input, le imprese possono utilizzarla senza sostenere nessun costo.
L'impresa, che opera in concorrenza perfetta, è in equilibrio quando realizza l'uguaglianza fra costo marginale dell'input e prezzo, cioè quando c=p dove c rappresenta il costo privato evidentemente c non comprende il costo dell'inquinamento dell'ambiente che l'impresa produce a seguito della propria attività, poiché quest'ultimo è un costo esterno dell'impresa.
Supponiamo invece che il ministero dell'Ambiente riesca a stimare il costo marginale dell'inquinamento che le acciaierie producono, in tale evenienza il costo marginale sociale cs (costo totale della produzione che comprende il costo privato e quello dell'inquinamento) è dato dalla somma del costo marginale privato c e del suo costo marginale esterno ce (cioè il costo dell'inquinamento), ossia:
cs = c + ce
Se vale questa relazione si ha che p < cs, perché l'acciaieria nel determinare il prezzo di mercato dell'acciaio non considera il costo esterno dell'inquinamento, (p indica il prezzo a cui verrà venduto l'acciaio sul mercato) e quindi l'allocazione delle risorse non è ottimale, in quanto l'impresa non internalizza il costo esterno dell'inquinamento: la produzione si sposta oltre il livello ottimale, con conseguente eccesso di inquinamento. Se invece le acciaierie programmassero la produzione sulla base del costo marginale sociale (che considera anche il costo dell'inquinamento), e non solo quello privato, si avrebbe un minore ammontare di inquinamento.
Come si può notare dalla figura sottoriportata la curva di costo marginale sociale si trova al di sopra di quella del costo marginale privato, e, la defferenza verticale tra le due curve rappresenta il costo marginale esterno dell'inquinamento che risulta dalla produzione di acciaio.
Se le acciaierie non sostengono monetariamente il costo esterno dell'inquinamento, il livello di produzione che realizza il loro massimo profitto è dato da qo, mentre se il governo obbliga le imprese a pagare per questi costi esterni portandole a un livello di costi pari al costo sociale, il livello ottimale di produzione sarà q , con evidente minor inquinamento per l'ambiente.
La soluzione portata da Pigou nel 1920 risiede nell'introduzione di appositi correttivi che sono tasse e sussidi alle imprese.
Come già evidenziato la tassa da imporre all'acciaieria che produce inquinamento dovrebbe essere uguale al costo marginale esterno dell'inquinamento.
Pigou suggerisce di utilizzare il gettito derivante dalla riscossione di questa imposta per indennizzare coloro che sono stati danneggiati (nel nostro caso in particolare i pescatori della zona), oppure per finanziare la costruzione di impianti di disinquinamento.
Principale punto debole della soluzione piguoviana risiede nelle difficoltà di quantificare il valore del danno (inquinamento) connesso alle esternalità.
2) Il rimedio (privato) di Coase dei costi di transazione
La giustificazione dell'intervento pubblico, nell'approccio di Pigou, risiede nella presenza di fallimenti del meccanismo di mercato (o se vogliamo per la mancanza di un mercato di certi beni); un diverso correttivo viene suggerito nel 1960 da Coase nel suo contributo "The Problem of Social Costs", tale rimedio, a differenza di quello pigouviano è una risposta del settore privato alle esternalità, il quale sostiene che a certe condizioni le loro conseguenze possono essere corrette a mezzo del meccanismo di mercato stesso.
Secondo Coase se la principale ragione per cui le esternalità producono inefficienze è la mancata assegnazione dei diritti di proprietà, il modo più semplice per risolvere il problema sembra esssere quello di assegnare ai privati la proprietà della risorsa in questione.
Se ipotizziamo, ancora nell'esempio delle piogge acide, che ci sia un'unica acciaieria ed un'unica impresa di pesca, che l'aria pulita appartenga all'impresa di pesca, che ci sia informazione completa da parte dei due operatori ed assenza di costi di transazione (cioè che la contrattazione fra le due imprese non comporti alcun costo), Coase dimostra che è possibile che le parti raggiungano un accordo che assicuri un esito efficiente correggendo le conseguenze negative delle esternalità per mezzo del solo meccanismo di mercato.
Si consideri la figura n.°2 :
- con MR indichiamo la curva di domanda dell'unica acciaieria sul mercato.
L'acciaieria che massimizza il profitto, in modo razionale, deciderà di non compiere un'azione se il beneficio marginale che ne ricava è almeno uguale al suo costo marginale; quindi il proprietario dell'acciaieria sarà disposto a non produrre una certa unità di acciaio, se riceve in cambio una somma di denaro almeno pari al profitto netto che otterrebbe producendo quell'unità;
- MR - PMC indichiamo il profitto netto aggiuntivo, cioè la differenza tra il ricavo e il costo marginale privato.
Da parte sua il titolare dell'impresa di pesca sarà disposto a pagare il proprietario dell'acciaieria affinchè non produca una certa unità, a patto che la cifra da versare sia inferiore al danno marginale che quell'unità gli procurerebbe, che indichiamo con MD;
- con MD indichiamo quindi il danno marginale che l'impresa di pesca subirebbe dalla produzione di una certa unità di acciaio.
fintanto che la somma che l'impresa di pesca è disposta a pagare all'acciaieria (MD) è superiore al profitto che questa perderebbe non producendo una data unità di pesce (MR - PMC), è possibile che le due parti trovino un accordo.
- nella figura la distanza verticale tra MR ed S indica la cifra minima che il proprietario dell'acciaieria richiede per rinunciare a produrre la corrispondente unità di acciaio;
- la distanza verticale fra SMC ed S indica la somma massima che il titolare dell'impresa di pesca sarebbe disposto a pagare per convincere il proprietario dell'acciaieria a non produrre la corrispondente unità di acciaio.
Dal grafico risulta che in corrispondenza di qualunque volume di produzione inferiore a x*, la cifra che l'impresa di pesca è disposta a pagare, per evitare che venga prodotta un'ulteriore unità è inferiore a quella richiesta dall'acciaieria. Ne consegue che la quantità di acciaio prodotta sarà almeno pari a x*; viceversa in corrispondenza di qualunque volume di produzione superiore a x*, la somma che l'impresa di pesca è disposta a versare è superiore a quella minima richiesta dall'acciaieria.
Quindi le due parti possono concludere un accordo in base al quale l'acciaieria si impegna a non produrre una unità maggiore di x*, in cambio di una determinata somma di denaro.
In mancanza di ulteriori informazioni non sappiamo dire altro sulla cifra che l'impresa di pesca verserà all'acciaieria, essa dipenderà dalla forza contrattuale delle due parti, in ogni caso però sappiamo che la quantità di acciaio prodotta sarà x*.
Se invece i diritti di proprietà sull'aria pulita spettano all'impresa di pesca, allora sarà l'acciaieria a dovere pagare l'impresa di pesca per potere inquinare l'aria pulita. In questo caso il proprietario dell'impresa di pesca sarà disposto a tollerare una crescita del livello di inquinamento, in cambio di una cifra superiore al danno marginale (MD) che dovrà sopportare. Al titolare dell'acciaieria per contro converrà pagare per avere il diritto di inquinare l'aria fintantochè la cifra che deve versare per potere produrre un'unità in più è inferiore alla differenza MR - PMC per quell'unità.
Con un ragionamento analogo a quello fatto in precedenza si giunge a concludere che le due imprese raggiungeranno un accordo in base al quale l'impresa di pesca autorizzerà l'acciaieria a produrre la quantità x* in cambio di una certa somma di denaro.
Ne concludiamo quindi che verrà raggiunto un esito efficiente indipendentemente da chi detiene i diritti di proprietà sulla risorsa "aria ulita", a patto che la risorsa appartenga a qualcuno e quindi possa avere un mercato di scambio.
Questa tesi nota come Teorema di Coase[8], implica che se qualcuno detiene i diritti di proprietà sulla risorsa, le esternalità non danno origine ad inefficienze perché la contrattazione tra le parti porterà ad un esito efficiente; ciò deriva dal fatto che se esiste una inefficienza le parti possono mettersi d'accordo per eliminarla ottenendo così entrambe un guadagno.
Per esempio supponiamo che l'incremento di sovrappiù totale conseguente allo spostamento da x a x* (area annerita) sia pari a cento miliardi all'anno, il teorema di Coase ci dice che le parti coinvolte non lo getteranno via, ma raggiungeranno un accordo per spartirselo , anche se non sappiamo dire secondo quali porzioni.
Un importante esempio della validità del teorema di Coase nella realtà si ricava dai produttori di mele e dagli apicoltori: le api impollinano i meli ed i meli forniscono alle api il nettare necessario per produrre il miele.
Siamo dunque di fronte ad una esternalità positiva: se infatti il proprietario dei frutteti pianta un numero maggiore di meli, accresce il benessere dell'apicoltore, e se l'apicoltore alleva più api, fa aumentare il benessere del frutticoltore; secondo una ricerca di Cheung (1973) nello stato di Washington i produttori di mele e gli apicoltori pagano per i benefici che si procurano a vicenda, e i termini dell'accordo che hanno raggiunto sono stati formalizzati in un contratto, proprio come previsto dal teorema di Coase, perché entrambe le parti possono trarre vantaggio da una collaborazione, esse collaborano e le esternalità non danno origine ad inefficienze.
Purtroppo però la soluzione trovata da Coase non è efficace in molti casi, perché esistono motivi per cui le contrattazioni tra le parti possono fallire, ed in generale anche in assenza di tali motivi, la soluzione di Coase vale solo nel caso in cui ci sia un numero modesto di agenti, e in assenza di assimmetrie informative, ovvero in assenza di costi di transazione.
Le principali critiche alla soluzione di Coase riguardo ai motivi di fallimento delle contrattazioni, sono dovuti a:
costi di transazione alti[9]; se il costo delle trattative di contrattazione fra le parti sono da queste percepiti come eccessivi rispetto ai benefici ottenibili dalla collaborazione gli agenti non si accordano;
difficoltà di individuare la causa dei danni; spesso risulta difficile anche per i proprietari della risorsa, capire quale sia, tra i tanti potenziali responsabili, chi provoca realmente il danno, e soprattutto quantificare tale danno;
asimmetrie informative; se le preferenze (e quindi le disponibilità a pagare) e le opportunità sono note a tutti i soggetti coinvolti nella trattativa ci si può aspettare che esse portino ad un risultato efficiente, altrimenti la contrattazione può essere lunga e costosa e concludersi in un insuccesso.
Conclusioni
Per concludere questa breve trattazione, vogliom ribadire che l'ampiezza e la complessità di quest'argomento richiederebbero un'analisi più esaustiva, introducendo anche problemi collegati quali quello dei beni pubblici (che al pari delle esternalità mancano di un mercato), delle fusioni tra imprese per internalizzare i costi delle esternalità ( ad es. una fusione tra l'acciaieria e l'impresa di pesca)..
Voglio poi richiamare l'attenzione sul fatto che il problema delle inefficienze dovute all'esistenza di esternalità è un problema tuttora aperto ed attuale che attende una soluzione da parte di qualche economista che potrebbe quindi essere il motivo trainante del nuovo picco di scienza straordinaria (come amano definire gli storici del pensiero economico), che è stato calcolato doversi presentare proprio alla fine del nostro secolo.
Bibliografia di riferimento
DELBONO-ZAMAGNI, Microeconomia, Il Mulino, 1997.
VARIAN, Microeconmia, Cafoscarina, 1993.
KATZ-ROSEN, Microeconomia, McGraw-Hill, 1996.
FABBRI-FIORENTINI-FRANZONI, L'analisi economica del diritto, NIS, 1997.
PEARSON, Origin of law and economics, Cambridge University Press, 1997.
BUR RIZZOLI, Dizionario dei termini economici, 1992.
NORTH, Istituzioni, cambiamento istituzionale, evoluzione dell'economia, Il Mulino, 1994.
Coase è un economista di stampo liberista tuttora vivente.
Calabresi è un economista italiano nato a Faenza (Forlì) immigrato in America durante il periodo fascista, egli sostiene l'esigenza redistributiva da parte dello stato perché il mercato non basta da solo a raggiungere un equilibrio di equità.
Posner era un giudice di stampo ultra - liberista, che proponeva la liberalazzazione estrema di droga, adozioni, armi, prostituzione, secondo il principio per cui ogni individuo è responsabile per sé stesso.
L'AED è stata ampiamente criticata per essersi fidata troppo del concetto di efficienza che, come da molti evidenziato, non ha un significato univoco perché può essere fatto riferimento tanto al significato classico paretiano secondo cui una situazione è efficiente se non è possibile trovarne un'altra in cui tutti gli operatori economici simultaneamente, con il stesso livello di input stanno meglio, quanto a quello derivante dall'analisi costi - benefici, quanto a quello di Kaldor - Hicks del principio di compensazione, tanto quello che si basa sull'analisi dei costi - efficienza.
Il criterio di efficienza costi - benefici postula che un progetto (spesso un'opera pubblica) è efficiente se il totale dei benefici sociali, valutati monetariamente, che questo produce sono superiori al totale dei costi sociali che esso comporta. La differenza principale, quindi, tra l'analisi costi - benefici ed una normale valutazione valida per il settore privato consiste essenzialmente nel fatto che nel settore privato si tiene conto esclusivamente degli effetti "interni" della spesa, riguardanti cioè solo la sfera dell'azienda o della persona che l'effettua; nel settore pubblico, invece, la valutazione si allarga sino a ricomprendere gli effetti "esterni" o "sociali" di un determinato intervento, tali sono definiti gli effetti (positivi o negativi ) che ricadono su soggetti diversi da quelli che decidono e attuano l'intervento. Esempio tipico di esternalità negativa (= effetto esterno negativo) è l'inquinamento prodotto da un inceneritore; esempio simmetrico di esternalità positiva è la rivalutazione degli immobili siti in prossimità di un nuovo servizio di trasporto pubblico
L'essenza dell'analisi costi - benefici risiede, dunque, nella identificazione e valutazione quanto più precisa di tutti i costi e benefici, immediati e differiti, diretti e indiretti, tangibili e intangibili, di uno o più programmi alternativi o complementari, di spesa pubblica.
Se invece in gioco è solo un progetto e quindi la decisione se sia o meno conveniente realizzarlo allora si verificherà se la differenza costi - benefici è maggiore di zero, cioè se i benefici sono maggiori dei costi che comporta.
Il suddetto criterio pone però il problema della valutazione monetaria di quantità che monetarie non sempre sono, e cioè dei costi e benefici sociali, i quali, inoltre non hanno tutti una manifestazione istantanea ma dilazionata nel tempo. Questo tipo di valutazione, inoltre, spesso non rispetta il criterio paretiano di efficienza, infatti quand'anche i costi superino largamente i costi è perfettamente possibile che alcuni soggetti vengano danneggiati: costi e benefici sono infatti grandezze aggregate e non riceve alcun peso nel processo di accettazione o rifiuto del progetto pubblico all'esame.
L'analisi dei costi - benefici sembra invece essere compatibile con l'altro criterio di efficienza elencato, il principio di compensazione di Kaldor - Hicks secondo il quale un progetto pubblico è giustificato qualora il maggior benessere goduto da alcuni individui permetta una compensazione monetaria del danno patito dagli altri, cioè se coloro che ottengono dei vantaggi dal progetto sono in grado di compensare coloro che dallo stesso subiscono degli svantaggi (anche se la compensazione è del tutto virtuale). Ad es. la normativa untitrust è in questa visione efficiente se il guadagno che apporta ai consumatori è maggiore della perdita del monopolista.
Se si assume che l'utilità marginale del reddito (ossia l'utilità che ad un generico individuo deriva dall'aggiunta di una unità monetaria in più al suo reddito) sia costante e uguale per tutti gli individui, tale criterio coincide esattamente con quello suggerito dall'analisi costi - benefici.
Anche questo tipo di valutazione ha però dei limiti, perché, seppure ammettiamo che sia i costi che i benefici siano perfettamente valutabili (ipotesi non rispettata quasi mai nella realtà soprattutto per quanto riguarda i benefici derivanti dall'intervento pubblico che sono spesso di tipo qualitativo, relativi ad un miglioramento della vita della popolazione, e proprio per questo difficilmente valutabili in termini monetari) e che abbiano un valore certo e non probabilistico (come spesso si ama imporre nei modelli matematici), resta comunque da decidere il tasso di preferenza intertemporale, cioè quanto dobbiamo dare peso ai costi e benefici derivanti in un periodo più vicino alla realizzazione dell'opera rispetto a quelli più dilazionati nel tempo. Supponendo una distribuzione uniforme di costi e benefici nel tempo giungiamo a dire che se il tasso di rendimento interno calcolato nel progetto è superiore a quello di preferenza intertemporale il progetto è approvato.
L'analisi normativa delle diverse forme di intervento pubblico solo di recente ha cominciato a prendere in considerazione seriamente il problema della compatibilità di tali interventi rispetto agli incentivi dei soggetti privati e di come essa possa condizionarne l'efficacia. Nel caso in cui l'intervento pubblico sia perseguibile utilizzando una serie di progetti alternativi o complementari, la strategia da utilizzare è rappresentata da quel progetto che massimizza la differenza fra benefici e costi, ammesso che tale differenza sia positiva.
La difficoltà di valutare con rigore i benefici sopra menzionati, ha fatto sì che accanto all'analisi costi - benefici si sia sviluppato il criterio dell'analisi costi - efficacia: posto che l'autorità pubblica decida che è assolutamente necessario fornire alla collettività un dato servizio, posto inoltre che sia possibile fornirlo utilizzando un insieme di strumenti alternativi o complementari, la strategia migliore è quella di minimizzare il valore attuale dei costi sociali.
Il metodo di analisi costi - benefici, è stato utilizzato solo a partire dagli anni della seconda metà di questo secolo soprattutto negli Stati Uniti (per massicci investimenti in risorse idriche) e nel Regno Unito (nei progetti per l'estensione della metropolitana londinese e nella costruzione ed ubicazione del nuovo aeroporto di Londra); in Italia si può citare la recente istituzione, presso il Ministero del Bilancio, di un Nucleo di Valutazione incaricato di selezionare i programmi di intervento pubblico meritevoli di finanziamento.
L'analisi costi - efficacia è invece un metodo utilizzato per individuare la strategia meno costosa per perseguire un obiettivo (in generale la fornitura di un pubblico servizio) fissato a priori. Pur presentando alcuni medesimi problemi dell'analisi costi - benefici, inerenti alla difficoltà di valutare quantitativamente i costi e i benefici ed il tasso di preferenza intertemporale, l'analisi costi - efficacia ne differisce profondamente per quanto riguarda la logica sottostante: mentre l'analisi costi - benefici è concepita come criterio per giudicare se la realizzazione di un progetto pubblico è socialmente utile, nell'analisi costi - efficacia, stante la decisione di realizzare un dato obiettivo si ricerca la strategia che consenta di minimizzare il valore attuale dei costi.
Nell'analisi costi - efficacia, la non valutazione dei benefici associati alla realizzazione del progetto può essere interpretata in due modi:
i benefici sono talmente vasti da essere in ogni caso superiori ai costi,
i benefici non sono valutabili in termini monetari, sono quindi una grandezza incommensurabile rispetto ai costi.
Se si accoglie la prima interpretazione, l'analisi costi - efficacia è semplicemente un caso particolare di quella costi - benefici; se invece si accoglie la seconda interpretazione, ne segue che i benefici associati alla realizzazione del progetto sono da considerarsi superiori ai costi da un punto di vista non monetario ma qualitativo. In altre parole, esistono motivi politici, etici, religiosi, per cui i benefici sono da considerarsi primari rispetto a qualunque ragionevole spesa per ottenerli.
Tipicamente l'analisi costi - efficacia, è applicata a progetti il cui obiettivo è costituito da un miglioramento della qualità o quantità della vita, come ad esempio la diminuzione della mortalità infantile nei paesi del Terzo Mondo, o la creazione di centri di accoglienza per i tossicodipendenti.
Secondo D. North ad es. il mancato sviluppo del terzo mondo sarebbe da attribuire alla mancata articolazione di sistemi di governo in grado di ridurre i costi di transazione
5 Questo teorema è formalizzato da G. Becker il quale sostiene che l'interazione tra gruppi di potere che finanziano i partiti politici di fatto realizzano un sistema efficiente di rappresentazione dell'intensità delle preferenze dei diversi gruppi nei confronti di modalità alternative di intervento legislativo.
Questa regola si ricava dalla teoria della produzione di equilibrio, che si può ricavare da ogni libro di microeconomia.
Dal nome dell'economista che la formulò per primo, Ronald Coase, premio Nobel nel 1991 per l'economia.
Purtroppo nella realtà i costi non sono né nulli né bassi, come ha ipotizzato Coase nel suo teorema, quindi il mercato non è efficiente se lasciato operare liberamente; già Coase ammette questa falla nella sua teoria, però saranno solo dopo di lui Calabresi e Melamed ad approfondire il problema, auspicando l'intervento del pubblico per ridurli e per assicurare la protezione dei vari diritti di proprietà, che però siano i meno costosi possibile.
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