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Narcisismo individuale

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Narcisismo individuale







Per Fromm gli effetti del narcisismo non si limitano alla sfera dei fenomeni (patologici e non) che riguardano la personalità del singolo, ma si estendono in maniera rilenvante anche alla sfera so­ciale . Nella teoria di Fromm emerge una stretta relazione fra il di­sturbo narcisistico ed il fenomeno politico-sociale del nazismo, che si regge, non solo sull'intolleranza e sull'etnocentrismo manifestati dall'azione di tale regime, ma anche sulla dinamica della formazione del movimento stesso e della sua ascesa al potere



Narcisismo e totalitarismo, oltre ad avere fra loro una corri­spondenza che, secondo l'ottica di Fromm, può essere vista quasi come deterministica, si pongono entrambi quali risultati di una re­gressione rispettivamente psichica e sociale. Per comprendere le basi psicologiche del movimento totalitario è quindi necessario, in­nanzitutto, analizzare la genesi e le tendenze regressive del narcisi­smo.

Lo studio del fenomeno narcisistico, parte dall'osservazione del rapporto dell'individuo con gli oggetti esterni, considerato nella sua funzione di assorbimento degli impulsi libidici . Nel disturbo narcisi­stico gli impulsi libidici, invece di essere diretti all'esterno (amore oggettuale), sono orientati verso il proprio Io; questa forma di distri­buzione della libido è, probabilmente, quella "più primitiva" e "meno adattiva" (anche se Kohut attribuisce questa concezione al "sistema di valori altruistico della cultura occidentale")

Il narcisismo si manifesta in ogni individuo nella prima infanzia ("narcisismo primario" ), nella quale il bambino non ha un vero e proprio rapporto con il mondo esterno e non percepisce ancora gli oggetti al di fuori di se stesso come separati, l'unica realtà che cono­sce è quella delle sue esigenze fisiologiche (questa fase, estrema nel neonato, si attenua man mano che si completa il processo di indivi­duazione) ; ma anche successivamente, quando l'individuazione è avvenuta e si è già stabilita una relazione con gli oggetti, può verifi­carsi un'inversione della direzione degli impulsi libidici, dall'esterno (l'oggetto) all'interno (l'Io), dando vita ad un atteggiamento di "narcisismo secondario"

Il narcisismo primario del bambino, con la sua indifferenziazio­ne fra Io e tu (in particolare nel rapporto con la madre e nella per­cezione delle azioni che lei compie nei suoi confronti), rappresenta una sorta di 'prototipo', del quale rimagono tracce, a livello incon­scio, nella personalità futura ; ma, ciononostante, secondo Kohut, non appena si presentano le prime circostanze maturative o trauma­tiche, la sua stabilità si incrina, avviando un 858b14i a serie di trasformazio­ni . Il bambino affronta i disagi, che cominciano a manifestarsi a causa dell'ambiente esterno, attraverso la costruzione di due tipolo­gie alternative di apparato protettivo nell'ambito della sua organiz­zazione psichica: il "Sé narcisistico (Io-piacere)" e l'"imago paren­tale idealizzata"

Il Sé narcisistico può essere definito come uno stadio, nel quale tutto quello che è "piacevole, buono, e perfetto", appartiene ad un "Sé rudimentale" (che rappresenta un abbozzo della definitiva diffe­renziazione rispetto al mondo circostante), ed invece tutto quello che è "spiacevole, cattivo e imperfetto" è esterno ad esso ; in que­sto modo i confini del Sé sono variabili, nel senso che si espandono o si restringono, a seconda della convenienza, per il mantenimento di quell'equilibrio di perfezione da cui si proviene (narcisismo pri­mario). L'imago parentale idealizzata, d'altro canto, è il tentativo di attribuire "un potere e una perfezione assoluti" al "tu rudimentale" (un'iniziale presa di coscienza dell'esistenza dell'altro), idealizzando la figura dei genitori ; anche in questa fattispecie si riscontra una correlazione con l'orientamento libidico di carattere narcisistico, che si esprime nel meccanismo dell'identificazione . Parallelamente allo sviluppo psico-fisico del bambino e anche in relazione all'ambiente esterno, l'imago parentale idealizzata subisce delle modificazioni.

Quando l'oggetto esterno idealizzato non fornisce più una sod­disfazione agli impulsi libidici, la psiche, per porre rimedio alla nuova situazione frustrante, introietta l'immagine ideale dell'oggetto al proprio interno, questa introiezione è tanto più intensa quanto più forte è stata la delusione o la perdita subita (un esempio emblema­tico può essere la morte di un genitore, ma uno stato di malessere potrebbe anche ricondursi, fatte le dovute proporzioni, alle costri­zioni dell'adattamento alla realtà, impartite durante l'educazione).

La graduale e non traumatica (ma inevitabile) scoperta dei di­fetti dei genitori o di quelli propri, ed il conseguente disinvestimento libidico (cioé l'abbandono di oggetti esterni idealizzati, come 'serba­toi' in cui scaricare le pulsioni), attraverso l'acquisizione di un mag­giore senso della realtà e di una coscienza di sé, permettono la for­mazione del Super-Io, il quale costituisce la struttura psichica di au­toregolazione delle pulsioni ed evita l'eccessiva interiorizzazione degli oggetti, in particolare in concomitanza con l'aumento della vulnerabilità psichica propria della fase edipica

Se alla perdita degli oggetti caratteristica della fase edipica, non corrisponde un sufficiente disinvestimento spontaneo, a seguito di una "massiccia introiezione", è possibile che il Super-Io che si sta costituendo, assorba le "qualità idealizzate dell'oggetto", e diventi l'"esponente dell'ideale dell'Io" , perciò esso finisce per rappresen­tare una specie di ponte di collegamento fra il narcisismo infantile e l'organizzazione psichica adulta: l'onnipotenza e la perfezione del genitore (imago parentale idealizzata) viene trasferita nel Super-Io, e per riflesso sull'Io, che ne è l'emulatore.

La conformazione dell'ideale dell'Io è determinata, non tanto dal tipo di valori o dalla modalità con la quale essi entrano a fare parte del Super-Io, quanto dal coinvolgimento emotivo nell'indivi­duo, circa le richieste che gli pervengono dall'esterno; la spiega­zione sta nel fatto che nell'idealizzazione della figura del genitore, la spinta libidica, prima di essere nuovamente interiorizzata, viene ri­versata in un effettivo amore oggettuale, che influenzerà, positiva­mente o negativamente, la fase di riorganizzazione psicologica suc­cessiva

Per quanto riguarda il Sé narcisistico, l'"investimento narcisi­stico" non è rivolto verso oggetti esterni, ma rimane concentrato sul Sé, e paradossalmente è meno accessibile a livello conscio; inol­tre al contrario dell'ideale dell'Io, che si pone come regolatore delle pulsioni istintuali, questa forma di organizzazione psichica è condi­zionata dalle pulsioni stesse alla base della struttura; perciò mentre nel caso dell'ideale dell'Io il sentimento di onnipotenza viene recepi­to dall'esterno attraverso il Super-Io, che perde in tal modo la sua funzione di filtro, nel caso del Sé narcisistico esso nasce all'interno e non è soggetto alla censura del Super-Io. Kohut osserva che "contrariamente all'imago parentale idealizzata che viene guardata con reverenza, ammirazione, venerazione e come ciò che si vorreb­be diventare, il Sé narcisistico esige per sé venerazione e ammira­zione"

Sia che non si riesca a raggiungere i propri ideali (forniti dall'ideale dell'Io), sia che non si realizzino le proprie ambizioni (fornite dal Sé narcisistico), l'individuo incorre in "tensioni e vulne­rabilità narcisistiche" ; i danni più rilevanti si manifestano, nel caso di frustrazione degli ideali (se al momento della loro formazione, gli istinti che ne facevano capo non erano completamente desessualiz­zati), con uno stato di umiliazione dell'Io causato da una sorta di "masochismo morale" (eccessiva severità del Super-Io); nel caso di frustrazione delle ambizioni, la delusione dell'Io dovuta all'im­possibilità di scaricare le tensioni narcisistiche, conduce, inevitabil­mente, sempre ad un sentimento di vergogna e, se la "grandiosità del Sé narcisistico" non viene ridimensionata in età infantile, nell'adulto si potranno manifestare congiuntamente, una "sopravvalutazione irrazionale del Sé" ed un senso di inferiorità

Un elemento caratteristico, oltre che una manifestazione este­riore del funzionamento del meccanismo psicologico istintuale del Sé narcisistico, è la tendenza esibizionistica. Attraverso l'esibizioni­smo, la pulsione dell'individuo trova la sua soddisfazione non tanto nell'interazione con un oggetto esterno, quanto nel semplice com­pimento dell'azione, "l'oggetto è importante solo in quanto è invitato a partecipare al piacere narcisistico del bambino e quindi a confer­marlo" . Per Kohut, anche in questo caso il comportamento degli educatori non deve essere né eccessivamente indulgente né eccessi­vamente repressivo, in modo da evitare successive tensioni narcisi­stiche; tali squilibri sono sempre connessi ad un sentimento di ver­gogna, che si ha quando l'Io non riesce a fornire un mezzo efficace per assorbire le esigenze esibizionistiche del Sè narcisistico, del quale contenuto svolge un ruolo determinante la fantasia gran­diosa

È possibile individuare già un primo elemento di contatto fra narcisismo e totalitarismo, costituito dalla eccessiva e ingiustificata esaltazione di tutto quello che è inteso come proprio (razza, na­zione, etc.), la quale sfocia in un vera e propria forma di esibizioni­smo, sia individuale che sociale, ma che ha alle spalle un forte senso di frustrazione

A questo punto è importante considerare un fattore, evidenziato da Fromm, che riporta il narcisismo sotto una luce decisamente più naturale e per certi versi positiva: la sua "funzione biologica"

Nell'uomo, il cui apparato istintuale è notevolmente ridotto ri­spetto agli altri animali, parte dell'energia impiegata per la tutela della sua sopravvivenza, deve essere fornita dall'attribuzione "a se stesso di un'importanza di gran lunga superiore a quella che dà a chiunque altro" , perciò se l'individuo non fosse narcisista, non sa­rebbe in grado di lottare per la propria vita. Il paradosso che ne deri­va, cioè che il narcisismo possa essere insieme benefico e pericoloso per l'essere umano, è risolto da Fromm grazie ad ulteriori constata­zioni: innanzi tutto è necessario distinguere fra un "narcisismo otti­male", cioé il livello minimo socialmente accettabile, e un "narcisismo massimale", cioé quello estremo e dannoso per la co­munità ; inoltre bisogna tenere conto del fatto che il narcisismo in­dividuale di ciascuno si fonde nel narcisismo del gruppo, che viene a costituire l'oggetto degll'investimento libidico narcisistico (nella terminologia di Kohut: l'oggetto-Sé onnipotente

Quanto appena osservato da un punto di vista esclusivamente psicologico, è messo in relazione con alcuni aspetti della cultura occidentale, in cui il narcisismo ha solitamente una valenza negati­va. In particolare, tenendo in considerazione l'analisi di Kohut, si possono rilevare due modelli antitetici di controllo esterno delle strutture psichiche del Sé narcisistico e dell'ideale dell'Io: da un lato la religione cristiana, che attua una forte repressione all'azione del Sé grandioso, alla quale si sostituisce invece un incoraggiamento della fusione narcisistica con l'oggetto (oggetto-Sé onnipotente) rappresentato da Dio; dall'altro lato il razionalismo materialistico, nel quale al rifiuto delle forme di idealizzazione dell'oggetto esterno, corrisponde una liberalizzazione delle tendenze di sviluppo del Sé

Inevitabilmente però, ogni forma di controllo dell'organizza­zione psichica di carattere narcisistico proveniente dal di fuori, che non riesce a trasformarla in modo da permetterne l'adattamento al mondo esterno, porta all'intensificarsi delle reazioni volte a scaval­care l'ostacolo posto al libero appagamento istintuale; questo si tra­duce, sia per quanto riguarda il singolo, sia per quanto riguarda il contesto sociale, con l'incremento della fantasia grandiosa e del bi­sogno di identificazione con oggetti-Sé onnipotenti


Il narcisismo individuale può essere descritto, in maniera forse un po' semplicistica, ma efficace, come uno stato in cui domina un disinteresse verso tutto ciò che non riguarda se stessi; come afferma Fromm , se questo è un fenomeno naturale nel primo periodo di vita del bambino, successivamente questo stato psicologico rischia di essere il preludio di disturbi mentali gravi di tipo nevrotico, in cui avvengono alterazioni della percezione della realtà, o di tipo para­noico, in cui addirittura la percezione stessa della realtà è rimpiaz­zata dai processi mentali dell'individuo.

La patologia più pericolosa riguardante il rapporto fra l'indivi­duo e l'ambiente esterno (potenzialmente dannosa sia per il malato che per gli altri), è data dalla psicosi ("uno stato di assoluto narcisi­smo" ), che rappresenta la sostituzione della realtà con la propria persona, la quale diviene "dio e il mondo per se stessa" . Si pos­sono verificare così dei veri e propri casi di follia narcisistica (di esempi eclatanti ne è ricca la storia recente e passata), la cui dia­gnosi, basata su manifestazioni oggettive, spesso dipende non tanto dal grado di deformazione della realtà operata dalla mente del sog­getto, quanto dalla sua capacità di far diventare reali le proprie "fantasie narcisistiche"

Generalmente il narcisismo che si riscontra nella gente 'norma­le', viene ricondotto soltanto ad un amore per il proprio corpo e tutto ciò che si riferisce ad esso ; questa concezione deriva direttamente dalla leggenda greca di Narciso (da cui risale, ovviamente, anche l'origine etimologica), nella quale il nostro protagonista, giovane e bello, rifiuta l'amore della ninfa Eco, che muore di dolore, e per que­sto viene punito dalla dea Nemesis, che lo fa innamorare della pro­pria immagine riflessa nell'acqua di un lago, la quale lo attrarrà a tal punto da farvelo cadere ed annegare.

Dietro l'eccesiva ammirazione per la propria bellezza, si cela un fattore più importante, l'incapacità di amare e tenere conto dei sen­timenti degli altri, che si riflette su se stessi e che porta all'autodi­struzione . Questa visione 'poetica' del narcisismo, pur se non chiarisce del tutto il significato del fenomeno, ne riassume il conte­nuto e soprattutto ne presagisce l'epilogo, che, come vedremo, avrà un riscontro sia a livello psicologico che sociologico.

L'ossessione per il proprio aspetto fisico, l'espressione più evi­dente e conosciuta del narcisismo, ne è solo una delle innumerevoli modalità di esternazione. Secondo Fromm, simile alla preoccupazio­ne per il corpo è l'eccessivo e costante timore di essere colpiti da malattie ("ipocondria fisica"), e l'ossessione causata da un perenne senso di colpa e dal mantenimento dell'integrità della propria co­scienza ("ipocondria morale"), queste sono due forme del cosiddetto "narcisismo negativo" , caratterizzato dalla presenza di sentimenti negativi nei confronti di se stessi.

Le sfumature comportamentali che possono tradire la presenza di un'organizzazione psichica di natura narcisistica sono molteplici; spesso l'individuo sceglie come oggetto del suo narcisismo solo un aspetto parziale della propria persona, come una parte del corpo, una sua qualità o qualcosa che gli appartiene, che lo rende orgo­glioso e che ha solitamente un carattere positivo (ma che può essere anche negativo); egli si identifica in quell'oggetto e metterlo in di­scussione significa mettere in discussione la sua stessa vita. Da que­sto fatto discende un'ipersensibilità ai fallimenti personali e alle cri­tiche da parte degli altri, che può sfociare in depressione o aggres­sività; è frequente che l'attaccamento narcisistico sia esteso a tutto ciò (materiale e non, esterno o interno) che l'individuo associa all'immagine di Sé e che perciò, in quanto appendice del proprio corpo, diviene soggetto ai suoi istinti protettivi

Dell'attaccamento narcisistico, è da temere particolarmente la "distorsione del giudizio razionale" , con la quale si perviene sem­pre al pregiudizio, secondo cui tutto ciò che riguarda l'oggetto idea­lizzato è giusto, bello e buono mentre il resto è sbagliato, brutto e cattivo (nel narcisismo negativo avviene il contrario), ciò si rag­giunge con un processo di razionalizzazione, spesso reso talmente oggettivo, da sostituirsi alla realtà fino a poter influenzare il giudizio degli altri.

Partendo da una posizione di presunta superiorità e correttezza nei confronti del mondo esterno, il narcisista si sente attaccato in­giustamente ogni volta che si muove una critica, seppur obiettiva, contro di lui; non solo egli non comprende i motivi per i quali si mette in dubbio la sua perfezione, ma reagisce come se si mettesse a rischio la sua stessa esistenza. La spiegazione sta nel fatto che l'isolamento rispetto all'ambiente circostante provoca nell'individuo un'intensa angoscia, che viene superata ricostruendo il mondo attor­no a sé, un mondo a sua immagine ("se egli è il mondo, non c'è mondo esterno che possa spaventarlo" ); ma se quel mondo viene incrinato, e il suo narcisismo ferito, anche la sua vita è a rischio.

La reazione a questo tipo di minaccia non può che essere irra­zionale, perché irrazionale è la costruzione mentale che ne costitui­sce la causa, e ha unicamente lo scopo di eliminare la fonte della rot­tura dell'equilibrio narcisistico: il critico o se stessi. Alla rabbia violenta e distruttiva contro l'esterno, l'alternativa è la depressione e l'autodistruzione: se non può esserne ricostituita l'integrità, l'Io crolla; secondo l'opinione di Fromm "la componente di cordoglio nella melanconia si riferisce all'immagine narcisistica del meravi­glioso io che è morto, per cui la persona depressa è in lutto"

Un modo per evitare questi traumi consiste, paradossalmente, nell'esasperare a tal punto il proprio distacco dalla realtà e lo spes­sore dello scudo narcisistico, da restare insensibili a qualsiasi inter­ferenza esterna: in poche parole procedere verso una vera e propria psicosi. L'altra soluzione al problema, fornita da Fromm, è riuscire a cambiare la realtà esterna in funzione delle proprie esigenze egocen­triche . L'appagamento dato dall'appoggio e dalla stima da parte della gente, il successo raggiunto per l'esistenza di un effettivo valo­re della persona, oppure la conquista di una posizione di potere dalla quale è anche possibile distruggere ogni critica, sono tutte circo­stanze che permettono, nonostante l'esistenza di alto grado di nar­cisismo, di evitare conseguenze psichiche dannose


Prima di passare ad approfondire l'analisi delle possibili rea­zioni dell'individuo ad una ferita narcisistica (un fattore determinate dell'aggregazione della massa e della sua distruttività, sfruttato dal nazionalsocialismo) , è bene definire, anche da un punto di vista terminologico, quale sia la forma narcisistica che Fromm ritiene rap­presenti, a tutti gli effetti, una regressione e sia perciò uno dei fattori che danno vita alla sindrome di decadimento

Secondo la teoria di Fromm si deve distinguere fra un "narcisismo benigno" e un "narcisismo maligno" : il primo si esplica per quanto riguarda il suo investimento oggettuale, con la soddisfazione prodotta dal lavoro e dalla creatività, ed è auto-limi­tante, nel senso che permette l'assorbimento di energia libidica e contemporaneamente mantiene ancorato l'individuo alla realtà alla quale il lavoro è sempre connesso ; il secondo (regressivo), non ha come oggetto l'attività dell'individuo, ma una parte di sé o una quali­tà innata, o qualsiasi altro motivo d'orgoglio che gli appartiene senza che sia stato fatto uno sforzo per acquisirlo, in questo caso non c'è nessun elemento auto-repressivo, la separazione e l'incomprensione rispetto al mondo esterno sono accentuate, e la fantasia grandiosa è in grado di svilupparsi senza doversi rapportare a contesti reali

Una premessa particolarmente interessante, che introduce la questione dell'aggressività narcisistica, riguarda il concetto di "inferiorità d'organo" , evidenziato da Kohut, per cui si riscontra un certo nesso fra l'aggressività e l'ostilità dimostrata da alcune per­sone nei confronti del mondo esterno e la presenza di un sentimento di inferiorità, dovuto a difetti fisici o malattie sofferte, anche solo limitatamente al periodo dell'infanzia . In particolare, tenendo pre­senti le teorie di Adler , un bambino che percepisca una sua diver­sità rispetto agli altri, causata da uno stato di inferiorità dei suoi or­gani, tende a non sviluppare il naturale senso sociale ed a concen­trare l'attenzione quasi esclusivamente su se stesso e sulla conside­razione che di lui hanno le persone attorno.

Lo stato di malessere in cui si trova, che è caratterizzato da una visione pessimistica e crudele del mondo, e dall'incomunicabilità, spinge il bambino a costruire un fine da raggiungere che possa sosti­tuire quella sensazione di sicurezza che gli manca; spesso però le ambizioni che vengono a formarsi non si limitano al ripristino della parità di condizioni fra sé e gli altri, ma si estendono al desiderio di rovesciare la situazione di inferiorità che si sta subendo, e dunque raggiungere una condizione di supremazia ("tendenza al potere" ). L'impulso di dominio sull'ambiente esterno non è mai espresso ma­nifestamente in età infantile, la sua latenza accompagna il processo di formazione della struttura psichica e, conseguentemente, come quest'ultimo, può essere modificato durante l'educazione, prima del suo consolidamento

Si può paragonare lo stato di inferiorità d'organo del bambino, studiato da Adler , alla situazione di estrema difficoltà in cui si trovò la popolazione tedesca all'indomani della fine della Prima Guerra Mondiale, analizzata da Fromm

Secondo la teoria di Kohut, l'intenso sentimento di vergogna e di rabbia che permane in età adulta, è provocato dal mantenimento a livello psicologico di un "investimento narcisistico arcaico del Sé corporeo del bambino" , che rimane inalterato per via di una man­cata o insoddisfacente attenzione da parte del genitore: l'impulso esibizionistico-grandioso legato alla fisicità (e quindi condizionato da eventuali malattie o menomazioni) del bambino, che non viene appagato, viene introiettato perdendo il suo contatto con la realtà, e si distacca dal processo maturativo psichico ; in questo modo l'in­dividuo è soggetto anche da adulto ad esigenze esibizionistiche-narcisistiche che, se deluse, generano comportamenti di carattere paranoico-persecutorio o depressivo.

All'interno del termine rabbia narcisistica si possono collocare una serie di reazioni, dalla più controllata e transitoria alla più esa­sperata e distruttiva, che hanno come causa comune lo sconvolgi­mento dell'equilibrio narcisistico provocato dall'esterno. La sua di­namica può essere ricondotta alla risposta ad un attacco (le cui al­ternative sono la lotta o la fuga), tipica degli organismi biologici, in cui emerge la predisposizione umana all'aggressività , caratterizza­ta da un susseguirsi di manifestazioni psichiche conscie (che nelle personalità narcisiste e paranoiche sono quasi sempre molto affina­te) ed inconscie. Tutte le possibili forme di reazione dell'individuo collimano in una unica direzione: sanare (con qualunque mezzo) la ferita che è stata inferta e vendicarsi del torto subito; spesso chi è incline al sentimento della vergogna mira proprio a suscitare la stes­sa sensazione negli altri, e solitamente la sua migliore difesa contro situazioni pericolose, consiste nell'anticipare l'attacco.

L'intensità e la violenza della rabbia narcisistica non è tanto connessa alla gravità dell'offesa subita, quanto all'incrinatura dello scudo protettivo narcisistico, con le conseguenze della lesione dell'immagine del Sé grandioso e della messa in discussione della perfezione (o della sua disponibilità incondizionata) dell'oggetto-Sé onnipotente. In questo modo l'aggressività, espressa in tale conte­sto, scavalca "gli obiettivi maturi dell'Io" (che diventa strumento della rabbia narcisistica) e si orienta verso le sensazioni e gli impulsi della struttura arcaica della personalità, conseguentemente, la sua ir­razionalità dipende dal percepire la fonte del disagio come interna all'individuo stesso.

Mentre nel caso di difesa da pericoli concreti, l'azione conse­guente ha come obiettivo il ripristino della situazione precedente, nel contesto della ferita narcisistica, la meta da raggiungere assolu­tamente è l'eliminazione completa del nemico, che non viene identi­ficato come entità separata, ma come "un difetto in una realtà per­cepita narcisisticamente" , e dunque parte dell'estensione del pro­prio Sé, sulla quale si pretende di avere il controllo totale

Muovendo da queste considerazioni, Kohut mostra come la reazione del narcisista sia inevitabilmente sempre sproporzionata ri­spetto all'effettivo rischio connesso all'attacco ricevuto, infatti per il soggetto affetto da narcisismo non c'è in gioco solo il mantenimento di un equilibrio dato dalla protezione del 'mondo narcisistico', ma anche della sicurezza che deriva dalla sensazione di potere nei con­fronti di quell'ambiente, concepito con una visione arcaica, nonché di dominio sul Sé. Tutto questo è il frutto della mancata trasforma­zione e perciò della conservazione (nonostante il completamento del processo di sviluppo) dell'organizzazione psichica primitiva del Sé narcisistico, dovuta all'interiorizzazione dell'oggetto idealizzato o allo sviluppo della fantasia grandiosa non contrastata correttamente durante la fase esibizionistica

La vergogna e la rabbia rappresentano rispettivamente le con­seguenze dell'esistenza di un'esigenza di esibizionismo e di un'esi­genza di onnipotenza che vengono disattese; queste ultime, come abbiamo visto, alimentano le ambizioni del Sé grandioso e ne ri­specchiano pienamente la sua fragile stabilità



Per Fromm l'importanza del concetto di narcisismo, che emerge dalle teorie freudiane, non è stata recepita dalla maggiorparte degli studi successivi (persino dalla stessa scuola freudiana ortodossa), forse perché esso è troppo legato alla teoria della libido; cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.

Fromm ritiene che per allargare la portata del pensiero di Freud, sia necessario non limitare il concetto di libido, associandolo puramente a spinte di carattere sessuale, ma considerarlo nella sua accezione più generale di "energia psichica"; E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit., p. 65.

H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit., p. 115.

E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit., p. 64.

Cfr. E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.

Anche "in caso di sviluppo normale, l'uomo rimane in qualche modo narcisista per tutta la vita"; E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit., p. 64.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.; H. Kohut Narcisismo e analisi del Sé, Torino, 1971.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

Ibidem, p. 118.

Ibidem, p. 118.

Ibidem, p. 118.

Secondo Kohut, tuttavia, dietro al processo di idealizzazione dell'oggetto, si possono celare contemporaneamente, sia la presenza di una libido narcisistica, che quella di un amore oggettuale; cfr. Ibidem.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

Ibidem, p. 120.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

Ibidem, p. 121.

Ibidem, p. 121.

H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit., p. 122.

Ibidem, p. 123.

Ibidem, p. 123.

Ibidem, p. 123.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

Osserveremo questi caratteri successivamente in maniera più approfondita; cfr. Parte terza.

Si potrebbe leggere in questa parte una sorta di provocazione da parte di Fromm, che infatti evidenzia, poco dopo, la contraddizione insita nelle sue stesse affermazioni: il narcisismo se da un lato può essere considerato come uno strumento di sopravvivenza del singolo, dall'altro  rappresenta un ostacolo alla vita sociale e perciò alla sopravvi­venza della specie; E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit., p. 73.

Ibidem, p. 73.

Ibidem, p. 74.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

Cfr. Ibidem.

Kohut si riferisce esplicitamente al caso delle "ambizioni sconfinate della Germania nazista e la resa totale della popolazione tedesca alla volontà del Führer"; Ibidem, p. 144.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Ibidem, p. 67

Ibidem, p. 67.

Ibidem, p. 67.

Cfr. Ibidem.

Il narcisista non ama gli altri perché non ama se stesso; cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. V. Volterra L'incapacità di amare, in Incontro con Erich Fromm. Atti del simposio internazionale su Erich Fromm, Firenze, 1988.

E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit., p. 70.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Ibidem, p. 74.

E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit., p. 75.

Ibidem, p. 76.

Il caso di Hitler, che conquistò milioni di persone e realizzò parte delle sue fantasie megalomani con la creazione del Terzo Reich, è calzante; cfr. Ibidem.

Cfr. Ibidem.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.; E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.; E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Ibidem, p. 77.

Ibidem, p. 78.

Attraverso il lavoro si consolida la supremazia del principio della realtà sul principio del piacere nella società moderna, e questo trova concordi sia Marcuse che Fromm; ma il punto che vede differenziarsi il pensiero dei due autori (e delle correnti a cui appar­tengono), riguarda la scetticità del primo, rispetto alla fiducia del secondo nel conside­rare il lavoro come mezzo alternativo efficace per l'appagamento istintuale; cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Il narcisismo maligno è contraddistinto da un carattere marcatamente "solipsistico e xenofobo"; E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit., p. 78.

H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit., p. 150.

Spesso la malattia del bambino costituisce anche un trauma per quanto riguarda la sua idealizzazione dell'immagine dei genitori, condizionata dalla loro reazione allo stato del figlio; cfr. Ibidem.

Cfr. A. Adler Menschenkenntnis, New York, 1926, trad. it. La conoscenza dell'uomo nella psicologia individuale, Roma, 1975.

Ibidem, p. 72.

Cfr. A. Adler La conoscenza dell'uomo nella psicologia individuale, cit.

Cfr. Ibidem.

Cfr. E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.

H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit., p. 151.

Cfr. Ibidem.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.; E. Fromm Anatomia della distrutti­vità umana, cit.

H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit., p. 162.

Ibidem, p. 162.

Per Kohut "il fatto stesso che l'altra persona sia indipendente o diversa è sentito come un'offesa"; H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit., p. 163.

Cfr. Ibidem.

Cfr. Ibidem.




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