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DEVOLUZIONE E FEDERALISMO

politica



DEVOLUZIONE E FEDERALISMO

La "devolution" è compatibile con l'idea democratica di federalismo?

Tipologia D: tema di ordine generale


Nell'ambito delle riforme istituzionali del nostro Paese, al centro del dibattito poli­tico attual 212b14c e c'è la proposta federali sta. Una legge di riforma in senso federali sta del Ti­tolo V della Costituzione era già stata ap­provata nella precedente legislatura e poi ra­tificata da un successivo referendum popo­lare "confermativo". Quella riforma ha di­stinto la potestà legislativa delle Regioni da quella dello Stato, aumentando le prerogati­ve delle prime e allargando notevolmente il campo della legislazione concorrente, cioè le materie in cui possono legiferare sia lo Stato sia le Regioni.

La Lega, che è parte dell'attuale gover­no di centrodestra, ha contrapposto, a quella riforma voluta dal governo dell'Ulivo, un'altra ancora più marcatamente federali­sta: la devolution. Il termine inglese è stato ripreso dalla riforma, proposta qualche anno fa dal governo britannico e approvata dal Parlamento di Londra, che ha "devoluto" alla Scozia alcune competenze legislative.



Il progetto di devoluzione, che l'attuale governo di centro-destra ha fatto proprio, prevede di affidare alle Regioni una compe­tenza esclusiva in materia di sanità, istruzio­ne e polizia locale. Molte sono le perplessitàsollevate da quest'iniziativa legislativa che affiderebbe alle Regioni il diritto di legifera­re in modo esclusivo su materie così impor­tanti e delicate. Pensiamo, ad esempio, al­ l'istruzione: si correrebbe il rischio di pro­muovere venti sistemi scolastici differenti, quante sono le Regioni in Italia, con pro­grammi, titoli di studio e percorsi scolastici diversi da Regione a Regione, magari privi­legiando Manzoni e Fogazzaro in Lombardia e Verga e Tomasi di Lampedusa in Sicilia.Pensiamo anche all'impossibilità, per lo Stato, d'intervenire in materia di sanità, dato che la proposta di legge sulla devolu­zione prevede la competenza "esclusiva" delle Regioni. A queste ultime, pertanto, verrebbe lasciata la gestione di un servizio pubblico di grande importanza, con il ri­schio di suddividere l'attuale sistema sanita­rio nazionale in tanti servizi regionali i qua­li, a seconda delle disponibilità finanziarie di ogni amministrazione locale, potrebbero diversamente garantire ai cittadini italiani il diritto alla salute. In pratica, un cittadino ita­liano residente a Milano potrebbe fruire di servizi sanitari più efficienti e più ampi ri­spetto ad un cittadino italiano residente in Basilicata o in Calabria. Il fondamentale di­ritto alla salute, sancito dalla Costituzione, verrebbe cosÌ esercitato diversamente dai cittadini della Repubblica.

Anche per quanto riguarda la polizia, la diversa disponibilità finanziaria delle Re­gioni potrebbe provocare ripercussioni mol­to gravi, magari con una pubblica sicurezza più efficiente in alcune Regioni e meno in altre, con il prevedibile rischio di trovare tra queste ultime quelle più infestate dalla cri­minalità organizzata, notoriamente presente soprattutto in alcune aree del Mezzogiorno.

L'iter che la legge di devoluzione dovrà seguire per essere promulgata è molto lungo poiché, come per tutte le leggi di riforma ço­stituziona1e, è prevista la doppia approva­zione di ciascun ramo del Parlamento a di­stanza di tre mesi l'una dall'altra, quindi la necessità di un referendum popolare "con­fermativo" nel caso le ratifiche parlamentari avvengano a maggioranza semplice e non con quella speciale dei due terzi come pre­vede il dettato costituzionale.

Il dibattito sulle riforme istituzionali è molto importante ed il federalismo può rap­presentare anche un salto di qualità della de­mocrazia nel nostro Paese, nella misura in cui concede alle istituzioni locali maggiori possibilità di gestione delle risorse. Ma que­sto non deve avvenire a discapito dell'unitànazionale e soprattutto non deve creare di­scriminazioni fra le Regioni più e meno ric­che della Penisola.

Bisogna ricordare che furono federali­sti alcuni grandi spiriti democratici del pas­sato, a cominciare da Carlo Cattaneo il qua­le, durante il Risorgimento, rappresentòl'opzione federalista repubblicana nella cau­sa nazionale.

La battaglia per il federalismo deve quindi essere combattuta all'interno di una maggiore democratizzazione dello Stato e della vita politica italiana, nel senso di dare una più larga autonomia decisionale alle istituzioni locali, ma sempre nel manteni­mento dell 'unità nazionale e nella prospetti­va di una maggiore integrazione europea. Qualsiasi ipotesi federalista che, invece, vo­lesse favorire la fruizione separata delle ri­sorse da parte delle Regioni più ricche ed economicamente sviluppate, andrebbe nella direzione opposta e sarebbe soltanto frutto di un egoismo localistico e, in ultima anali­si, antidemocratico.





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