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Identificazione

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Identificazione







Il totalitarismo, che scaturisce dalle forme di narcisismo precedentemente esaminate, aveva bisogno, per sopravvivere e portare avanti i suoi intenti scellerati, di una massa compatta e fedele, costituita da uomini il cui spirito di abnegazione non avesse limiti, che si fidassero ciecamente e si lasciassero guidare senza la minima esitazione dal loro capo (una scorta di "materiale umano" ); secondo Arendt "il regime totalitario è infatti possibile soltanto dove c'è sovrabbondanza di masse umane sacrificabili senza disastrosi effetti demografici" . Questo non fu possibile se non attraverso un processo di 'impossessamento' emotivo dell'individuo, del quale la fase psicologica cruciale è stata costituita dalla cosiddetta identificazione , cioé l'idealizzazione dell'Io individuale e la sua fusione sia con quello comune del gruppo che con quello del leader



Nel contesto storico-sociale in cui si ambienta il movimento totalitario, l'identificazione rappresentò un compenso in positivo alla mancata considerazione di sé da parte dell'individuo, a causa dello stato di angoscia, alienazione e repressione in cui si trovava; il processo di identificazione costituì una valvola di sfogo psicologica, attraverso la quale chi si sentiva completamente vuoto e isolato poteva ritrovare un motivo di orgoglio e di aggregazione sociale, grazie all'unione spirituale con un gruppo, omogeneo nelle convinzioni e negli intenti.

Questo fenomeno, che fece recuperare un senso di sicurezza e di forza alla popolazione, avvenne a scapito della volontà personale, sostituita dalla volontà superiore della massa (o meglio dalla volontà superiore del manipolatore della massa), e della capacità personale di giudicare obiettivamente, sostituita da una serie di valori, convenzioni e caratteri comuni sui quali veniva fondata l'appartenenza alla comunità La comunione dei valori e dei caratteri deve essere intesa nella sua accezione più negativa, date le conseguenze di esclusione dalla comunità di tutto ciò che è diverso e di ostilità verso il mondo esterno, tipiche del narcisismo sociale

L'identificazione della massa in un leader e l'immagine di sé come un'unità indivisibile, trova una corrispondenza psicologica nel rapporto fra bambino e figura paterna e materna , e una corrispondenza antropologica nell'organizzazione sociale dell'orda primitiva durante la società patriarcale . In entrambi i casi la base del rapporto è costituita dai legami di sangue (primari), ed è proprio attraverso l'identificazione che si attua la sostituzione dei legami ormai sciolti con nuovi legami (secondari) di carattere reg 636j97g ressivo, secondo l'accezione presa in considerazione da Fromm . Tuttavia, se si considera che la semplice identificazione in un gruppo è un evento estremamente ricorrente e normale da un punto di vista sociologico, occorre individuare quella particolare tipologia che denoti la presenza di un vero e proprio processo di regressione, con la pericolosità ad esso connessa.

Non si può non associare alla massa una visione degradante dell'uomo che vi appartiene, caratterizzata da una mancanza di personalità e da una primitivizzazione dei comportamenti; ma potrebbe essere una considerazione piuttosto superficiale, attribuire a qualsiasi moltitudine organizzata una capacità e una volontà distruttiva o addirittura autodistruttiva, al pari di quella del movimento nazista , come allo stesso modo, ritenere che lo sviluppo individuale si fissi inevitabilemente sulla fase narcisistica.

Un aiuto terminologico per la definizione del tipo di identificazione che riguarda in particolare il regime totalitario ce lo fornisce Neumann , il quale riprende alcuni concetti della teoria freudiana sull'identificazione della massa nel leader. Neumann effettua una doppia distinzione: innanzitutto contrappone l'identificazione alibidica (o non affettiva), cioè guidata da interessi utilitaristici e razionali, a quella libidica (o affettiva), che invece funge da collettore di istinti libidici repressi; quest'ultima poi potrebbe ancora essere divisa in identificazione cooperativa, nella quale i singoli Io si fondono con l'Io del gruppo, e identificazione cesaristica, nella quale all'Io di ogni individuo si sostituisce l'Io del leader.

Il ruolo che ha avuto la repressione degli istinti, sia provocata all'ambiente esterno, sia derivante dallo stato di angoscia dell'individuo, e il carattere fortemente irrazionale ed alienante della partecipazione al movimento totalitario, porta a concludere che, secondo le distinzioni pocanzi espresse, l'identificazione fra leader e massa verificatasi al suo interno, fu del tipo affettivo-cesaristico

Il fenomeno psicologico dell'identificazione, che porta l'individuo a sentirsi parte integrante di un'entità più grande e più forte, è quello che concretamente ed in una forma estrema si è verificato in Germania fra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, e ha contribuito alla formazione di una massa compatta e spregiudicata capace di mettersi contro il mondo intero

È evidente che il completo annullamento dell'Io individuale non coinvolse senza discriminazioni l'intera popolazione tedesca, e l'identificazione nel regime nazista o nel suo capo non fu sempre così inconscia e guidata da impulsi irrazionali; infatti, secondo Arendt, dove finiva la credulità e la vera partecipazione emotiva della gente, iniziava il cinismo e la rilevanza degli interessi personali. Ma, nonostante ciò, il fatto importantissimo che la partecipazione al movimento totalitario deve attribuirsi pressoché ad individui appartenenti a tutte le classi sociali (tanto da far intravedere una sorta di alleanza fra plebe ed elite ) e a tutti gli strati culturali, implica la necessità di fornirne una spiegazione socio-psicologica che abbia un valore generale.


Quello che risulta, dall'analisi fatta dalla Arendt , come uno dei componenti principali del successo del totalitarismo è il livello abnorme, e per questo sconcertante, di abnegazione dei suoi seguaci, che già potrebbe da sé rappresentare un sintomo del carattere patologico di questo tipo di coinvolgimento. All'origine della disponibilità a compiere azioni contro l'avversario talmente efferate da non poterle considerare umane , ma soprattutto dell'essere capaci di comportamenti masochistici o addirittura di giungere ad un eventuale suicidio collettivo, non può esistere un sentimento idealistico, perché "l'idealismo folle od eroico che sia, scaturisce sempre da una decisione individuale e conduce a una convinzione che rimane soggetta all'esperienza e al ragionamento" , il che esclude il caso nazista.

La stessa struttura organizzativa del sistema totalitario, quasi impenetrabile dall'esterno, sembra essere stata disegnata appositamente per impedire ai membri fanatizzati di avere la possibilità di adoperare la propria 'ragione', o raggiungere la consapevolezza data dalla sperimentazione della realtà: "l'identificazione col movimento ed il conformismo assoluto sembrano aver distrutto la stessa capacità di esperienza, anche se estrema come la tortura o la paura della morte" . In questo senso il totalitarismo contribuisce a livello sociale alla definitiva separazione dell'individuo dall'oggetto esterno, e dunque dalla realtà esistente al di fuori dell'universo narcisistico.

Sebbene si possa pensare che il tipo di persona che favorì l'ascesa al potere del nazismo e ne appoggiò l'operato fosse brutale e rozza, la caratteristica che invece la contraddistingue (conseguenza anche del modello borghese, concorrenziale e acquisitivo che dominò la società di quel periodo), è l'isolamento e l'assenza di una normale vita relazionale. L'individuo solo, spaventato ed incerto per il suo fututo, come lo era gran parte della popolazione tedesca alla fine del primo conflitto mondiale, veduti sciogliersi i legami primari con la famiglia, e non potendo più contare sul rapporto con gli amici, i compagni o i conoscenti, aveva come unico obiettivo quello di ritrovare il proprio posto nel mondo . Il movimento totalitario garantiva quel posto sùbito e per sempre (perchè esso non ha né un inizio né una fine) ; in cambio, la fedeltà che l'individuo offriva era incondizionata e illimitata, come quella che si può avere nei confronti di una madre; a tutti gli effetti, il regime diventava donatore di una nuova vita e assumeva le vesti di un nuovo genitore.

Per Arendt, il processo regressivo psicologico, in atto durante una crisi sociale, economica e culturale come quella verificatasi in Germania, ha come risultati immediati l'attenuarsi del senso della realtà, contrastato da un mondo (infantile) fatto di illusioni e credulità, nel quale niente esiste e tutto è possibile, ed inoltre la diminuzione o addirittura la perdita della coscienza di sé; tutto questo rese facile il compito della propaganda nazista di creare una massa, monolitica all'esterno, ma fortemente atomizzata al suo interno, pronta ad obbedire ad un solo comando.

Qual'è la soluzione al fallimento individuale ed alla mancanza di un'identità? Per Fromm la risposta è in quello che realmente cercarono di fare le persone che si lasciarono guidare dall'ideologia nazista: la costruzione di una nuova identità e di nuovi motivi di orgoglio e soddisfazione, non basati sulla 'costruttività' bensì sulla 'proprietà' , attraverso l'affermazione dell'"assoluta eguaglianza di tutti i tedeschi, non di diritti, ma di natura" e della "loro radicale diversità da ogni altro popolo"

Si propone dunque un ritorno all'epoca dell'orda primitiva, con il gruppo (in cui dominano legami di sangue) che lotta per la sopravvivenza contro tutto quello che è esterno ad esso, e con un uso della forza e della violenza senza limiti o inibizioni di alcun genere: "l'umanità è divisa in due giganteschi campi ostili, uno dei quali è il movimento destinato a combattere il mondo intero (una dicotomia che prepara il terreno all'indiscriminata aggressività dei regimi totalitari, una volta insidiatisi al potere)"

Se il movimento toalitario rappresenta la 'famiglia', che protegge dall'ostilità, dall'imperfezione e dalla diversità dell'ambiente che circonda l'individuo, il leader rappresenta il 'padre', incarnazione dell'autorità, dell'ordine, della legge, ma anche il simbolo del successo, della forza e del potere, che sono da sempre le mete agognate.

Tutto il sistema si regge su un solo personaggio, leader indiscusso, che ne costituisce il cuore, e sugli ordini che lui impartisce, fondamentali per il funzionamento della complicata struttura organizzativa. Il capo è una figura idealizzata e mitica; essa definisce tutto ciò che un uomo qualsiasi vorrebbe essere , ma al tempo stesso il suo predominio e la sua severità incutono a chiunque un senso di rispetto, nonché di timore

Il mantenimento della superiorità e quindi della leadership sulle masse, presuppone la dote dell'infallibilità, l'essere immuni da errori; essendo il rapporto fra capo e subordinati di tipo simbiotico (il primo si identifica con ogni suo seguace e viceversa), le critiche rivolte a questi ultimi (che agiscono sempre in nome del leader), costituiscono attacchi contro il leader stesso, e di conseguenza sono intollerabili. Altre due sono le conseguenze collegate a questa identificazione, rilevate da Arendt : la correzione degli errori implica l'eliminazione materiale di chi li ha commessi, il ripristino della perfezione (un comportamento molto simile a quello indotto da una struttura psichica di carattere narcisistico nel rifiuto di accettare le proprie deficienze); inoltre, sentendosi ogni subordinato un'estensione fisica del capo, nessuno si ritiene in dovere di spiegare le ragioni delle azioni compiute, e perciò tutta la responsabilità viene automaticamente scaricata sul vertice del comando

Secondo la prospettiva di Reich , nel meccanismo di identificazione dell'individuo nel regime nazista e nel suo capo, ha una rilevanza determinante il ruolo della piccola borghesia (la classe trascinante del nazionalsocialismo), e del suo carattere sessualmente repressivo, sia nell'ambito sociale che in quello prettamente psichico.

In generale il successo di un capo o dell'esponente di un'idea dipende dalla corrispondenza che la sua proposta o le sue concezioni personali hanno in un largo strato della massa, ma un completo asservimento degli individui verso un'altra persona, come quello avvenuto nei confronti del Führer, necessita di una intensa relazione psicologica ("solo quando la struttura della personalità di un capo coincide con le strutture individuali a livello di massa di vasti strati della popolazione il Führer riesce a fare la storia")

Il funzionario pubblico, che è un rappresentante tipico della classe medio bassa, si identifica completamente con il potere dello stato, dal quale si sente protetto moralmente, e assume un atteggiamento, che potremmo definire come il 'comportamento standard del nazista' (che rispecchia quello caratteristico dell'individuo represso e con un complesso di inferiorità): sottomissione verso i superiori, autoritarismo verso i sottoposti

L'identificazione con il padre nell'ambito della famiglia autoritaria è strettamente correlata all'identificazione dell'individuo con il potere nell'ambito dello stato autoritario; il padre costituisce il punto di connessione fra la famiglia e lo stato, egli assume di conseguenza anche un ruolo politico: si sottomette all'autorità e contemporaneamente riproduce sui figli quello stesso dominio. Lo strumento attraverso il quale si esplica il potere del padre (e di riflesso del leader) è la più rigorosa limitazione sessuale , così facendo "le donne svilupperanno un atteggiamento rassegnato, i figli una forte identificazione col padre che in seguito diventerà identificazione sentimentale con qualunque autorità"

Secondo Reich la repressione sessuale, che è causa e non conseguenza del complesso edipico , provoca da un lato la tendenza degli individui a sottomettersi all'autorità, a causa della formazione di un Super-Io particolarmente 'severo' e della sua successiva introiezione , e dall'altro la tendenza a dipendere da quei legami incestuosi che hanno come oggetto la madre e che vengono poi traslati su altre entità . Il sentimento nazionalistico può essere considerato come "la diretta continuazione del legame familiare e affonda in ultima analisi le sue radici, esattamente come essa, nel legame fissato alla madre"

La debolezza sessuale derivante da uno sviluppo psichico alterato dalla repressione, provoca nell'individuo adulto una diminuzione della coscienza di sé , il persistente bisogno di affermare il proprio status e la propria integrità e di difendere l'onore personale; la compensazione di un eventuale sentimento di frustrazione potrà essere fornita dall'esaltazione e dalla tutela fanatizzata dell'onore della stirpe, dell'onore della razza o dell'onore del popolo

Le limitazioni sessuali imposte socialmente ostacolano il processo di maturazione e rafforzano il legame alla famiglia autoritaria e il legame biologico originario del bambino alla madre, fino al punto da renderlo morboso; la chiusura alla realtà sessuale cronicizza la dipendenza verso le fonti primarie di soddisfazione libidica e preclude la capacità di stabilire rapporti affettivi di tipo normale. I legami primari vengono proiettati sul rapporto fra individuo e gruppo di appartenenza, cosicché "le idee di patria e nazione sono nella loro essenza soggettivo-sentimentale le idee di madre e famiglia"


Il rapporto fra leader e masse ha come struttura portante l'organizzazione psichica da una parte del narcisismo individuale, e dall'altra del narcisismo sociale; la forte instabilità e vulnerabilità di tale nucleo determina a sua volta una sorta di mutabilità e fragilità, e la presenza contemporanea dei sentimenti di amore e di odio che caratterizzano questo tipo di relazione

Kohut osserva che la sensibilità del leader nella conprensione degli stati emotivi del gruppo rende intenso lo scambio affettivo che essi hanno, ma questo avviene soltanto nella situazione in cui vi è coincidenza fra le loro fantasie e i loro desideri narcisistici; infatti, il leader non solo è incapace di stabilire un rapporto con altri gruppi diversi dal suo, ma quando mutano le esigenze e gli obiettivi grandiosi all'interno del gruppo che guida, egli non è più in grado di comprendere nemmeno quello, la stima e l'affinità si tramutano in disprezzo

Il fattore che incide maggiormente sul meccanismo dell'identificazione, cioé l'indifferenziazione fra sé e l'altro, se può essere visto come un presupposto dell'amore che lega i componenti del gruppo, diventa una fonte di odio nel momento in cui viene a mancare . Chi non rispetta il modello imposto dall'identificazione e mette così in discussione la sua perfezione ed armonia, rappresenta una minaccia per le fantasie di onnipotenza (e la concreta possibilità di realizzarle) relative alla forza e all'invicibilità della nazione e del suo capo, le quali costituiscono una compensazione agli squilibri narcisistici che si possono verificare nella sfera sociale in particolari contesti storici

Fra le cause psicologiche della tendenza all'identificazione, nell'analisi fatta da Kohut , ha una rilevanza fondamentale la ferita narcisistica e l'impellente necessità di 'riscossa' che ne deriva . Le difficili condizioni storico-sociali nelle quali si trovarono i tedeschi prima e durante l'avvento del movimento nazista (perdita dell'orgoglio nazionale, declassamenti sociali, disagi economici, crisi dei valori cristiani), hanno contribuito ad incrementare la loro vulnerabilità narcisistica e a favorire la regressione di gruppo.

Il processo regressivo si esplica "lungo i due assi del Sé grandioso e dell'oggetto-Sé onnipotente" : nella prima direzione regressiva, l'individuo ricerca all'esterno un oggetto-Sé onnipotente con cui fondersi, che facilmente si può trovare nei gruppi uniti da orientamenti mistico-religiosi ; nella seconda direzione regressiva, l'espansione della grandiosità del Sé e la conseguente arcaicità ed aggressività delle sue manifestazioni esteriori ottiene il suo spazio vitale grazie all'identificazione con la potenza e la gloria della nazione, la sua combinazione con la sfera dell'oggetto-Sé onnipotente sarà data dall'incarnazione di quest'ultimo in un capo carismatico.

In concreto, il partito nazionalsocialista e Hitler hanno costituito la possibilità di soddisfare le mete narcisistiche di potere e dominio della massa, che furono celate (ma non completamente) dietro ad un sistema di ideali altissimi, costruito per mezzo di un'efficace propaganda; le illusioni e le promesse allettanti, il miraggio del successo per qualche tempo divenuto realtà, hanno permesso al Sé grandioso comune di soppiantare l'Io razionale della popolazione: le spinte regressive arcaiche hanno sconfitto gli autentici ideali sociali

L'elemento che completa il processo di identificazione è rappresentato dal senso di colpa : la colpa rafforza il legame fra leader e masse e la compattezza di queste ultime, unendo gli individui nell'angoscia originata dalla responsabilità per i crimini commessi insieme . Per Fromm il senso di colpa è un fattore fondamentale nell'acquisizione di una coscienza autoritaria, e di conseguenza dell'interiorizzazione dell'autorità esterna (e dell'identificazione con essa), ciò ha origine nel rapporto del bambino con l'autorità rappresentata dai genitori

Un ruolo ancora più determinante di quello della formazione di un senso di colpa, secondo Neumann, spetta alla repressione dello stesso, che passa così da uno stadio conscio ad uno inconsio, tramutando l'angoscia in un sentimento ancora più irrazionale: il panico . La rimozione, sia a livello del singolo che a livello della collettività, della consapevolezza del compimento di atti criminosi (che altrimenti incontrerebbe l'ostacolo, man mano sempre più grande, del comune senso morale) spazza via gli ultimi residui di coscienza e le ultime speranze dell'Io individuale e sociale di controllare gli impulsi narcisistici




H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit., p. 429.

Ibidem, p. 431.

Una fase di regressione psicologica e sociale che come abbiamo visto accomuna la simbiosi incestuosa fra figlio e madre e parallelamente fra membro del gruppo ed entità idealizzata, e l'interiorizzazione dell'oggetto onnipotente nel narcisismo, sia individuale che della massa; cfr. Parte seconda cap. IV e cap. VI.

Cfr. E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.; E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

Fromm parla anche di conformismo da automi, definendolo come uno dei meccanismi di fuga dell'individuo dalla 'libertà'; cfr. E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.

Cfr. Parte seconda cap. V.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

Cfr. H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Cfr. E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.; E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. F. Neumann Lo stato democratico e lo stato autoritario, cit.

Cfr. Ibidem.

Le conclusioni di Neumann rispecchiano le tesi di Fromm sul legame libidico fra leader e massa; cfr. F. Neumann Lo stato democratico e lo stato autoritario, cit.; E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.

Cfr. Parte seconda cap. IV, cap. V e cap. VI.

Cfr. H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit.

Cfr. Ibidem.

Cfr. Parte seconda cap. VII.

H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit., p. 426.

Ibidem, p. 427.

Cfr. H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit.

Cfr. Ibidem.

Una propaganda di cui le "madornali bugie con cui il Führer intratteneva i suoi ospiti nel tentativo di conquistarli" potevano essere un modello; Ibidem, p. 473.

Sarebbe più corretto se ci domandassimo quale sia la soluzione più primitiva da un punto di vista psico-sociologico.

Un 'carattere maligno' secondo la terminologia di Fromm; cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit., p. 497.

H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit., p. 507.

Göbbels, figura di spicco del nazismo e stretto collaboratore di Hitler, riteneva "la massima felicità che un contemporaneo possa provare, essere un genio o servirne uno"; Ibidem, p. 460.

Il rapporto di amore e odio, di paura e dipendenza e di indispensabilità reciproca, ricalca fedelmente i caratteri principali della simbiosi incestuosa; cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit.

Cfr. Ibidem.

Cfr. W. Reich Psicologia di massa del fascismo, cit.

Ibidem, p. 46.

Cfr. W. Reich Psicologia di massa del fascismo, cit.

Il collegamento con la repressione e successivamente con l'identificazione nel padre della società patriarcale è chiaro; cfr. H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

W. Reich Psicologia di massa del fascismo, cit., p. 59.

Cfr. Ibidem.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

Nonostante la radicalità del pensiero di Reich, i contatti con le tesi di Fromm sono evidenti; cfr. W. Reich Psicologia di massa del fascismo, cit.; E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

W. Reich Psicologia di massa del fascismo, cit., p. 62.

È ricorrente nell'analisi degli aspetti psicologici del totalitarismo il concetto di perdita della coscienza di sé, il quale rappresenta, d'altro canto, un elemento fondamentale della patologia narcisistica.

Cfr. Ibidem.

Ibidem, p. 61.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

Cfr. Ibidem.

Cfr. Ibidem.

Cfr. Ibidem.

Cfr. Ibidem.

Cfr. Parte prima cap. IV e cap. V.

H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit., p. 83.

È possibile osservare nel cerimoniale nazista elementi di tipo religioso, ma, anche in questo caso, al di là delle apparenti convinzioni inculcate dall'indottrinamento ideologico, "gli idoli sono semplici espedienti organizzativi", creati dal regime per necessità legate alla sua stessa sopravvivenza; H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit., p. 520.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

Cfr. F. Neumann Lo stato democratico e lo stato autoritario, cit.

Cfr. F. Neumann Lo stato democratico e lo stato autoritario, cit.; H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Cfr. M. Bacciagaluppi Guilt according to Erich Fromm, in Incontro con Erich Fromm. Atti del simposio internazionale su Erich Fromm, cit.

Cfr. F. Neumann Lo stato democratico e lo stato autoritario, cit.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.




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