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SCIENZA DELLE FINANZE - CLASSIFICAZIONE DELLE IMPOSTE

finanze



SCIENZA DELLE FINANZE





IL SISTEMA TRIBUTARIO ITALIANO

Spiegazione di: prof.ssa Scabrosetti

Testo di riferimento: Paolo Bosi, M. Cecilia Guerra, I tributi nell'economia italiana, il Mulino (Ottava edizione 2007)

Capitolo: tutto il libro

Materiali aggiuntivi: slide presentate durante le lezioni sul sito www.unipv.it



CONCETTI INTRODUTTIVI


L'Irpef è la maggiore imposta del nostro sistema tributario.




Imposta = prelievo coattivo che non ha una corrispondenza diretta con la prestazione di un servizio. Sono i mezzi con i quali lo Stato finanzia i servizi pubblici, non esplicitamente richiesti dai cittadini. In questo l'imposta si differenzia dalla tassa.

Presupposto dell'imposta = situazione di fatto cui la legge collega l'obbligo di pagare un'imposta (Esempio: consumo di un certo bene, possesso di un patrimonio).

Base imponibile (BI) = traduce in termini quantitativi il presupposto dell'imposta, in termini monetari (imposta ad valorem) o in termini fisici (imposta specifica).

Aliquota = imposta che il contribuente deve versare per ogni unità di BI.

l    Imposte ad valorem: in termini percentuali.

l    Imposte specifiche: in termini monetari (Esempio: € 0,01 per l di benzina).

Aliquota media: quanto il contribuente deve pagare in media per ogni unità di BI.

Aliquota marginale: quanto varia il debito di imposta rispetto ad una variazione unitaria infinitesimale della base imponibile.


CLASSIFICAZIONE DELLE IMPOSTE


Imposte dirette: colpiscono una manifestazione diretta di capacità contributiva (percepire reddito o possedere un patrimonio).

Reali: l'ammontare è determinato in ragione dell'oggetto dell'imposta, si prescinde dalle caratteristiche soggettive del contribuente.

Personali: l'ammontare è determinato in ragione dell'oggetto dell'imposta e delle caratteristiche soggettive del contribuente.

Imposte indirette: colpiscono una manifestazione indiretta di capacità contributiva (consumo di  un bene).


Imposta progressiva: l'aliquota media cresce al crescere del reddito; in altre parole, il debito di imposta cresce più che proporzionalmente al crescere del reddito (e quindi aliquota media < aliquota marginale).

Imposta regressiva: l'aliquota media decresce al crescere del reddito; in altre parole, il debito di imposta cresce meno che proporzionalmente al crescere del reddito (e quindi aliquota media > aliquota marginale).

Imposta proporzionale: l'aliquota media non varia all'aumentare del reddito; in altre parole, all'aumentare del reddito il debito d'imposta cresce proporzionalmente (e quindi aliquota media = aliquota marginale).


IRPEF


CARATTERISTICHE


Irpef = imposta sul reddito delle persone fisiche. È diretta, personale e progressiva.

Presupposto dell'imposta: il possesso di redditi in denaro o in natura, compresi in almeno una delle sei categorie previste dalla normativa.

Soggetti passivi: tutti coloro che risiedono nel territorio nazionale, sia per redditi prodotti in Italia che all'estero; e coloro che risiedono all'estero nel caso in cui abbiano prodotto certi redditi in Italia.


COME SI CALCOLA


Calcolo del reddito complessivo (RC);

Determinazione del reddito  imponibile (RI) = RC – deduzioni tradizionali;

Calcolo dell'Irpef lorda = RI * scala delle aliquote;

Calcolo dell'Irpef netta (Irpef da versare) = Irpef lorda – detrazioni ( per fonti di reddito, per carichi familiari, oneri personali e con finalità incentivanti). A meno di trattenute già effettuate nel corso del periodo delle imposte rilevanti. 111g62b

Nota bene: le deduzioni (importi sottratti al RC per calcolare RI), gli scaglioni di reddito (per calcolare l'Irpef lorda) e le detrazioni (per calcolare l'Irpef netta) sono gli strumenti che rendono l'Irpef un'imposta progressiva (strumenti di progressività).


1. Calcolo del reddito complessivo (RC)

Si individua quali sono i redditi posseduti in riferimento alle sei categorie previste dalla normativa:

l    redditi fondiari

l    redditi di capitale

l    redditi diversi

l    redditi di lavoro dipendente

l    redditi di lavoro autonomo

l    redditi di impresa

Sono escluse alcune tipologie di reddito per le quali l'Irpef non deve essere pagata (Esempio: borse di studio, assegni di ricerca universitaria, alcuni tipi di pensioni di invalidità). Ci sono comunque redditi assoggettati a tassazione separata o sostitutiva e, in quanto tali, esclusi dal reddito complessivo ai fini Irpef.


Redditi fondiari

Sono redditi derivanti dal possesso di terreni e fabbricati.


Terreni:

l    dominicali: redditi fondiari;

l    agrari: utilizzo del fondo per impresa agricola.

Il problema della valutazione: i terreni vengono valutati attraverso le tariffe d'estimo catastale (registro: calcolo di dimensioni, localizzazione e uso); vengono perciò valutati come reddito normale e non effettivo. Il reddito che risulterà sarà infatti quello che otterremmo al di là di situazioni straordinarie che potrebbero compromettere la produttività del terreno, il che è ovviamente diverso dal reddito che invece otteniamo con l'utilizzo e il possesso. Sta alla personale efficienza del contribuente che il reddito effettivo sia poi maggiore, minore o uguale al reddito normale.

Questa tassazione per reddito normale è stata inserita perché più facile da determinare e inoltre con finalità incentivanti (si viene tassati per il reddito normale ma si può guadagnare un reddito effettivo più alto). Le tariffe d'estimo erano state introdotte al fine di trovare un reddito normale vicino a quello effettivo (1988) ma da allora non sono mai state cambiate: sono obsolete. Oggi il reddito normale è assolutamente più basso del reddito effettivo. La tassazione perciò è molto blanda.


Fabbricati

l    destinati all'abitazione del proprietario;

l    affittati a terzi;

l    tenuti ad uso del proprietario.

Non devono avere a che fare con attività agricola (reddito agrario) o imprese commerciali (reddito di impresa).

Anche in questo caso c'è il problema della valutazione, perché vengono applicate tariffe d'estimo obsolete.

La casa di proprietà viene tassata per la rendita catastale che va inserita nel reddito complessivo ai fini Irpef ma è totalmente deducibile dal reddito complessivo, non è reddito imponibile (deduzioni tradizionali); la casa è  un bisogno primario. Gli affittuari non vengono trattati nello stesso modo dei proprietari: possono detrarre una parte ma il loro trattamento non equipara la loro situazione a quella dei proprietari.


Redditi di capitale

Sono tutti i proventi derivati dall'impiego di capitale al di fuori dell'impresa:

l    interessi;

l    dividendi: utili distribuiti, che derivano dalla partecipazione in società ed enti soggetti ad Ires.

Hanno modesta rilevanza nell'ambito dell'Irpef a causa dell'assoggettamento della maggior parte di essi a regimi di imposizione sostitutivi con ritenute alla fonte. Rientrano però nel RC ai fini Irpef:

l    i dividendi da partecipazione qualificata (40% del loro ammontare);

l    i dividendi da partecipazione in società residenti in paradisi fiscali (100% del loro ammontare).

Partecipazione qualificata: il possesso di più del 5 o 25% di capitale sociale a seconda che la società sia qualificata oppure no.


Redditi diversi

Sono redditi che riusciamo a distinguere solo in maniera sommaria da quelli di capitale (certi nella prestazione ma incerti nell'ammontare) perché sono incerti tanto nell'ammontare che nella prestazione. Incorporano diversi generi di reddito ma in generale parliamo di plusvalenze (: differenza tra quanto si introita quando si vende qualcosa e quanto si era precedentemente pagato per acquistarla. Si tratta di una differenza positiva). Se l'attività è un titolo si parla di plusvalenza azionaria (capital gaines). Se si vende un terreno o un immobile si parla di plusvalenza immobiliare. Hanno modesta rilevanza ai fini Irpef. Solo determinate plusvalenze entrano nel calcolo Irpef:

l    plusvalenze da partecipazione qualificata (RC 40%);

l    plusvalenza da partecipazione a società in paradisi fiscali (RC 100%).

Stesso trattamento dei dividendi.


Redditi di lavoro dipendente

Compensi in denaro o in natura percepiti in periodi di imposta rilevante in dipendenza del rapporto di lavoro; sono calcolati al netto dei contributi sociali (TAX DEFFERAL: tassati in un momento successivo, quella della percezione). Rientrano anche tutte le forme di pensione e gli assegni di previdenza equiparati alle pensioni e i redditi assimilati al reddito di lavoro dipendente (senza contratto di lavoro dipendente ma precario).

Il reddito imponibile è il reddito lordo delle spese eventualmente sostenute per la produzione del reddito (non sono deducibili); è valutato secondo criterio di cassa, ovvero verrà tassato solo ciò che è percepito in periodo d'imposta.


Esempio

Contratto di lavoro da giugno 2007 a giugno 2008 (12 mensilità).

Mensilità tassate per il 2007: da giugno 1007 a dicembre 2007 (6 mensilità).

Mensilità tassate per il 2008: da gennaio 2008 a giugno 2008 (6 mensilità).


Sostituiti d'imposta e ritenuta a titolo d'accordo: il lavoratore dipendente e pensionato ricevono al netto dell'imposta che devono pagare, che viene trattenuta come acconto d'imposta dal datore di lavoro o dall'ente previdenza. È vantaggioso per il fisco: non ci sono possibilità d'evasione ed è facile da accertare (studi di settore: stabiliscono dei ricavi presunti per settore, così da cercare di ammortizzare l'evasione).


Reddito di lavoro autonomo

Esercizio di arti e professioni o sfruttamento di brevetti e diritti d'autore (non nell'esercizio dell'impresa).

Tassazione del reddito netto: c'è la possibilità di dedurre le spese documentate di produzione del reddito. È una possibilità molto allettante, perciò c'è stato un ricorso eccessivo per cercare di scontare il massimo. Per cercare di dare un freno sono stati introdotti dei limiti e criteri forfettari (Esempio: utilizzo dell'automobile, deducibile solo al 50%); si evita così lo “svuotamento della base imponibile”.


Reddito d'impresa

Esercizio di imprese commerciali nella forma di impresa individuali, di società di persone o di capitali.

l    Se il reddito d'impresa ha a che fare con impresa individuale o società di persone (SS, SNC, SAS) e società di capitali per le quali è prevista l'opzione per il regime di “trasparenza” (non pagano l'Ires ma l'Irpef) allora si paga l'Irpef.

l    La società di capitali altrimenti pagano l'Ires.

Da un lato c'è l'intenzione del legislatore di assoggettare all'Irpef il reddito complessivo delle persone fisiche; ci sono però delle limitazioni:

l    redditi fondiari: su base catastale e non in termini di reddito effettivo;

l    redditi di capitale: tassazioni sostitutive;

l    redditi diversi: tassazioni sostitutive.


2. Calcolo del reddito imponibile (RI)

RC – deduzioni = RI

Deduzioni: importi sottratti al RC, uno degli strumenti che rendono l'Irpef un'imposta progressiva.

Le deduzioni variano, cambiano e si modificano. Alcuni esempi:

rendita catastale all'abitazione principale;

contributi destinati alle pensioni integrative;

altre...


3. Calcolo dell'Irpef lorda

Irpef lorda = RI * la scala delle aliquote


Scaglioni di reddito imponibile (€)

Aliquota legale (%)


Da 15'000 a 28'000

Da 28'000 a 55'000

Da 55'000 a 75'000








Esempio

X ha un RI = 20.000

Irpef lorda = ?

Non va inserito nel secondo scaglione (da 15'000 a 28'000), perché l'Irpef non è un'imposta per classi. Si “spalma” il RI sugli scaglioni e si applica l'aliquota corrispondente. I primi 15'000 li si tassa al primo scaglione al 23%; i restanti 5'000 li si tassa nello scaglione numero due al 27%.


4. Calcolo dell'Irpef netta

Irpef netta = Irpef lorda – detrazioni

Detrazioni: importi sottratti all'Irpef lorda. Sono per:

l    fonte del reddito;

l    carichi familiari;

l    oneri personali;

l    con finalità incentivanti.


Detrazioni per fonti di reddito

Strutturate in modo particolare per accentuare le caratteristiche di progressività dell'imposta; si distingue per lavoratore dipendente, pensione, pensione over75, altre. Gli importi sono differenziati, decrescenti al crescere del reddito complessivo (dall'importo massimo decrescono al crescere del RC).

NO TAX AREA = un'area del reddito non soggetta ad imposizione nel loro importo massimo.

Si annullano per RC maggiori a € 55'000, che siano lavoratori dipendenti, pensionati, etc.


Esempio

Detrazioni per lavoratore dipendente ed assimilato; no tax area = € 8'000

RC

DETRAZIONE

Fino a € 8'000

Non paga l'Irpef (importo massimo: € 1'840); se io ho un  importo complessivo di € 8'000 e non sono soggetto a deduzioni pagherei, applicando la scala delle aliquote, il 23%. 8'000 * 0,23 = 1'840. Il mio debito di imposta si riduce a zero.

Da € 8'001 a € 55'000

A scalare






Detrazioni per carichi di famiglia

Un familiare è a carico se il suo reddito è inferiore a € 2'840. Importi differenziati se si tratta di coniuge, figli o altro familiare. Si annullano in corrispondenza € 8'000 (coniuge), € 95'000 (figli con età inferiore ai 3 anni).

Problema aperto: incapienza. Può godere delle detrazioni chi ha un debito di imposta positivo (Irpef lorda > 0). Se Irpef lorda = 0, la detrazione non troverà applicazione. “Soggetti incapienti”: non possono usufruire della detrazione ma per rispettare il principio di equità bisognerebbe strutturare un programma di sussidi per soggetti incapienti con familiari a carico. Attualmente questo programma è molto debole.


Detrazioni per oneri personali

Al 19% di particolari spese con determinate finalità:

spese mediche (importo > € 129,11);

interessi passivi a mutui ipotecari per abitazione principale (limite € 3'615);

premi assicurativi;

altre.


Detrazioni con finalità incentivanti

Alcuni esempi:

detrazioni a favore degli inquilini di case destinate all'abitazione, con contratto conforme ai “contratti convenzionali”;

detrazioni per incentivare la mobilità dei lavoratori dipendenti;

detrazioni per ristrutturazione edilizia.


LA SCELTA DELLA BASE IMPONIBILE: LE NOZIONI DI REDDITO


Reddito: indicatore di capacità contributiva, BI dell'imposta personale.

Distinguendo tra fonti ed usi del reddito, è possibile individuare tre nozioni di reddito potenzialmente rilevanti per l'applicazione delle fonti personali.

reddito prodotto

reddito entrata

reddito consumo

Reddito prodotto e reddito entrata sono collegati alle fonti,  il reddito consumo fa riferimento all'uso del reddito.

Fonti: redditi di lavoro, redditi di capitale, plusvalenza (minusvalenza), entrate occasionali o straordinarie.

Usi: consumi, donazioni effettuate.


1. Reddito prodotto (RP)

BI dell'imposta personale = somma dei corrispettivi che derivano dalla partecipazione ad un'attività produttiva.

RP = redditi di lavoro + redditi di capitale (K)[1]

Fondi del reddito:lavoro e capitale (alcune delle fonti, escluse le plusvalenze e le donazioni).

Escludere plusvalenze e donazioni vuol dire tassare solo alcune fonti di reddito; allora l'esenzione delle donazioni viene risolta con una specifica imposta sulle donazioni/successioni. Per l'esenzione delle plusvalenze il problema è diverso: problemi di carattere equitativo ed elusivo.

Se consideriamo il contribuente A, con reddito di lavoro e capitale, e il contribuente B, con reddito di lavoro e capitale più le plusvalenze, notiamo come A e B siano tassati nello stesso modo, perché il reddito di lavoro e capitale è uguale; ma B ha anche le plusvalenze. Dal punto di vista equitativo (progressività) questo non va bene.

Se io so che una particolare fonte di R (vedi: plusvalenze) non è tassata in sede Irpef il contribuente può essere tentato di trasformare fonti di reddito diverse in quelle non tassate approfittando delle smagliature del sistema tributario.


2. Reddito entrata (RE)

BI dell'imposta personale = ciò che un individuo può consumare nel periodo fiscalmente rilevante senza intaccare il valore del patrimonio iniziale.

RE = reddito di lavoro + reddito di capitale + plusvalenze nette (di eventuali minusvalenze) + donazioni e successioni.

Problemi:

in realtà, dove si adotta il reddito entrata, le donazioni e le successioni non sono realmente tassate in sede Irpef ma con una imposizione a parte molto blanda;

si tassano le plusvalenze ma si deve decidere quando farlo; le plusvalenze sono caratterizzate da due momenti:

Maturazione: la plusvalenza si trova nel patrimonio (possiedo X acquistato a 100; lo posso vendere a 200).

Realizzazione: vendita dell'attività nel riferimento alla maturazione della plusvalenza (vendo X che avevo comprato a 100 per 200).

L'idea è che la cosa migliore sarebbe tassare la plusvalenza al momento della maturazione per questioni di equità. Ma ci sono problemi di accertamento perciò si ripiega ad una tassazione al momento della realizzazione; in questo modo si ottiene un effetto disincentivante (“lock in” = “immobilizzazione”), si tende a non vendere (realizzare) ma ad aspettare. In Italia si segue un regime misto: non c'è un momento unico di tassazione.


3. Reddito consumo (RCon)

BI dell'imposta personale = consumo annuo del contribuente.

RCon = RE – variazione del patrimonio (variazione del risparmio).

Con = consumo potenziale – risparmio.

Rispetto al reddito entrata, il reddito consumo esenta il risparmio; si elimina la discriminazione a danno dei late spenders[2]. Se si tassa il consumo potenziale si penalizza chi risparmia perché li si tasserebbe nel momento in cui il risparmio viene effettuato e dà i suoi frutti; se si adotta il reddito consumo si tassa solo nel momento in cui dà i frutti. I risparmiatori non sono più tassati due volte. Però bisogna considerare i consumi necessari e di formazione.


Esempio

Sanità ed istruzione producono esternalità positive. Queste forme di consumo dovrebbero essere deducibili.


BASE IMPONIBILE IRPEF E NOZIONI DI REDDITO


La BI Irpef si fonda sulla nozione di reddito prodotto, perché lavoro e capitale sono tassati in sede Irpef.

C'è avvicinamento alla nozione di reddito consumo perché si esenta  il risparmio:

risparmio con finalità previdenziali (contributi previdenziali = deduzioni);

trattamento agevolato RK (reddito capitale: frutti del risparmio), tassato con imposte sostitutive.

C'è avvicinamento al reddito entrata perché si tassano le plusvalenze:

le plusvalenze qualificate (40%);

le plusvalenze da paradiso fiscale (100%).


PROBLEMI APPLICATIVI DELL'IRPEF


Scelta dell'unità impositiva: è meglio tassare l'individuo o la famiglia? Problema che sorge nelle imposte di tipo progressivo:

A: reddito con tot di aliquota marginale;

famiglia di A: cumulo di redditi con aliquote marginali molto più grandi.

n    Tassazione su base individuale

non incide sulla scelta di avere o no una famiglia;

non produce distorsioni sulla scelta professionale dei componenti del nucleo familiare.

n    Tassazione su base familiare

disincentiva la formazione di una famiglia e opera distorsioni sulla scelta professionale dei componenti;

le famiglie non sono tutte uguali e il sistema impositivo dovrebbe tener conto di tutto quanto.

In Italia si tassano gli individui dal '76; nonostante tutto non si prescinde la realtà familiare del contribuente (detrazione).

In Francia si tassa la famiglia; il metodo del “quoziente familiare” serve a tenere a bada gli inconvenienti.


Scelta tra imponibile reale o nominale: i sistemi tributari moderni sono fondati su un principio nominalistico. In questo modo però si rischia il problema del “fiscal drag”.


Esempio

Reddito: 100

Inflazione: 10%


Se il R aumentasse del 10% non saremmo più ricchi; conserveremmo invariato il nostro potere d'acquisto. Questa è una crescita in termini nominali (il reddito è aumentato del 10%, a prescindere dalla condizione di inflazione) e non in termini reali (il potere d'acquisto non è variato).

I sistemi tributari tengono conto della situazione nominale. In un'imposta progressiva come l'Irpef, allora, se il R è aumentato (in termini nominali) si paga di più.

Non abbiamo maggiore capacità contributiva ma dobbiamo pagare di più lo stesso: fiscal drag = aumento delle imposte a causa dell'inflazione.

Il problema si pone per le imposte progressive. Nel nostro sistema esistono anche detrazioni che diminuiscono al crescere del reddito (doppio effetto).


IRES


CARATTERISTICHE


Ires = imposta proporzionale ad aliquota unica (33%).

Presupposto dell'imposta: possesso di redditi in denaro o in natura da parte dei soggetti passivi.

Soggetti passivi: società di capitale (spa, srl), società cooperative in Italia, enti in attività commerciale, società o enti che producono reddito nel nostro paese.

Viene tassato il reddito di impresa, in sede Irpef se società di persone o di capitali in opzione di trasparenza, in sede Ires per le restanti società di capitali; la BI è determinata nello stesso modo. Il reddito imponibile viene determinato più o meno nello stesso modo, dipende se d'impresa o di capitale. I dividendi percepiti e le plusvalenze azionarie infatti entrano diversamente in Irpef e in Ires.

Se il reddito d'impresa è negativo non verrà tassato; potrà essere usato per compensare eventuali utili successivi.  Il cosiddetto “riporto delle perdite” non può essere fatto oltre il quinto esercizio consecutivo.


Esempio

2007, società in perdita (- 50). 2008, utile di 100 tassato solo di 50.


CALCOLO DEL REDDITO D'IMPRESA


Reddito di impresa:

R – L – M – F – A + αD ± ΔS ± ΔW → differenza tra componenti positive e negative.


(+) R (ricavi) = vendita di beni e servizi, vendita di azioni e obbligazioni.


(-) L (costi di lavoro) = costi per lavoro al lordo degli oneri contributivi.


(-) M (costi per le materie) = “variabili”; per materie prime, comunque per arrivare alla produzione.


(-) F (oneri finanziari netti) = interessi passivi – interessi attivi (F = IP – IA) → (- F = - IP + IA)

(+) IA = maturano nel corso dell'esercizio. Formano RI (reddito d'impresa), senza imposte sostitutive.

(-) IP = sono deducibili al reddito d'impresa. Costi del finanziamento tramite debito. Deducibili a meno che non ci sia “thin capitalization”, altrimenti deducibili 100%.


(-) A (ammortamenti) = processo tramite il quale il costo storico di un bene strumentale per l'impresa viene ammortizzato in tutti quegli esercizi in cui l'impianto/macchinario è utilizzato, attraverso dei coefficienti stabiliti dal Ministero dell'Economia e delle Finanze.

  • Ammortamento ordinario: normale utilizzo del bene;
  • ammortamento accelerato: utilizzo intenso del bene (documentazione dell'uso intensivo);
  • ammortamento anticipato: quote di A doppio di quelle che avremmo calcolato se fosse stato un ammortamento ordinario (valido per 3 esercizi). Tolgo dal reddito d'impresa di più di quanto avrei fatto nell'ordinario, per ottenere meno imposte. Adatto per le società di nuova costituzione; però finisco di ammortizzare prima (problema relativo).

(+) αD (dividenti percepiti) = la società ha una partecipazione di un altro ente soggetto ad Ires, perciò potrebbe percepire dei dividenti.

Elemento di discriminazione:

Società di capitali: α = 5% (i dividendi interverranno nel RI solo per 5%);

Società di persone: α = 40% (i dividendi interverranno nel RI solo per il 40%).

A condizione che la società partecipata non risieda in un paradiso fiscale (no doppia tassazione). Per limitare la doppia tassazione dei dividendi: utile netto, su cui è già stata pagata l'Ires, perciò lo si tassa nuovamente in maniera ridotta.

Nella società di persone si tassa per il 40% perché siamo in sede Irpef.


(±) ΔS (variazione delle rimanenze) = finali – iniziali. Diversi modi di valutazione.


(±) ΔW (variazione plusvalenze patrimoniali) =

l    plusvalenze dell'impresa: imponibile vengono realizzate. Ciò che viene inserito è la differenza tra prezzo di vendita, prezzo d'acquisto e quote di ammortamento non realizzato.

Plusvalenza = prezzo vendita – costo non ammortizzato.

l    Plusvalenze azionarie: vendita di partecipazione in altre società.

La partecipazione soddisfa i criteri della partecipation exemption?

La società è di persone o di capitale?


Poniamo che soddisfi i criteri

Società di persone (Irpef): 40% dell'importo delle plusvalenze

Società di capitale: 16% dell'importo delle plusvalenze

Sempre per il controllo della doppia tassazione.

Poniamo che non soddisfi i criteri:

  • Società di persone: 100%
  • Società di capitale: 100%

(Pex) Partecipation exempion: “esenzione”, la tassazione sarà in qualche modo agevolata (60% e 82% a seconda se società di persone o di capitale).

Società non in paradiso fiscale;

esercizio di un'attività commerciale;

la maturazione deve durare almeno un anno e mezzo.

Le minusvalenze azionarie sono:

indeducibili se riferite a società di capitali per le quali vale la Pex (tasso poco in positivo, non garantisco la deducibilità del negativo);



deducibili se riferite a società di persone per le quali vale la Pex (40%);

deducibili se riferita a società per le quali non vale la Pex (100%).


CALCOLO DELL'IMPOSTA


Società di capitali:

Ires (imposta proporzionale):

- reddito d'impresa (BI Ires) per aliquota Ires;

- reddito d'impresa per 0,33.

Società di persone:

reddito d'impresa imputato ai soci che tasseranno la propria percentuale in sede Irpef (imposta progressiva).


IRES E SCELTE DI FINANZIAMENTO


Le società realizzano investimenti e hanno bisogno di reperire risorse da utilizzare come finanziamento dei propri investimenti:

la società si indebita;

la società emette azioni utilizzando capitale di rischio (capitali propri).

Fonti costose perché non sono gratuite. Nel primo caso la società dovrà corrispondere degli interessi (passivi) a color che si dispongono a prestare soldi; nel secondo caso il costo è rappresentato dai dividendi e plusvalenze, che sono le remunerazioni degli azionisti. In sede Ires, di questi due risultano deducibili soltanto gli interessi passivi, non i dividendi né le plusvalenze. Dedurre = diminuire il reddito d'impresa = diminuire il carico d'imposta. Le società perciò preferiscono la fonte del debito, perché gli IP sono deducibili. La conseguenza è che le società portano delle spese indebitorie eccessive e sottodecapitalizzazione (thin capitalization) disincentivo del capitale proprio e delle azioni. Gli IP sono deducibili a meno che non facciano riferimento ad un finanziamento di ammontare rilevante e fatto da un socio qualificato; perché così si tiene sotto controllo il fenomeno della thin capitalization.

Il socio qualificato farebbe altrimenti passare per debito ciò che è invece capitale proprio per convenienza di deducibilità e per gli interessi da obbligazionista tassati più agevolmente dei dividendi.


IRES E DIT


DIT (dual income tax): dato che il debito è preferito alle azioni si tassa mediante la DIT per diminuire questa discriminazione. La DIT garantisce la neutralità delle scelte di finanziamento perché le società che si finanziano per azioni saranno tassate per una certa percentuale di utili in maniera agevolata, nello stesso modo delle società che si finanziano con debito. Dal 1997 al 2004 si tassò per DIT e ci fu equiparazione tra le due fonti; dal 2004 la DIT è stata eliminata dal nostro ordinamento perciò non c'è più equiparazione e si preferisce il debito.


TASSAZIONE DEI DIVIDENDI: INTEGRAZIONE TRA IMPOSTA PERSONALE E SOCIETARIA


Le società hanno capacità contributiva autonoma rispetto a quella dei soci?

SI' = se le due società hanno capacità contributiva autonoma è giustificabile un'imposta sulle società.

NO = non si giustifica assistenza di una imposta sulle società.

Sono quattro le risposte possibile, che danno luogo a quattro tassazioni dei dividendi, quattro forme di integrazione tra imposta personale e imposta societaria.

SI' = capacità contributiva autonoma e addizionale rispetto a quella dei soci.

Sistema classico di tassazione dei dividendi: imposta sulle società giustificata più un'imposta personale che andrà a colpire i dividendi distribuiti (doppia tassazione).

SI' = capacità contributiva autonoma e sostitutiva rispetto a quella dei soci.

Sistema di esenzione totale: imposta sulle società giustificata che tasserà il reddito d'impresa e i dividendi sono totalmente esenti dall'imposta personale.

NO = niente capacità contributiva autonoma.

Sistema di integrazione completa/partnership approach/tassazione per trasparenza: reddito d'impresa imputato ai soci tassato con imposta personale.

SI' = capacità contributiva autonoma ma limitata agli utili non distribuiti.

Sistema del credito d'imposta: l'imposta pagata dalla società sugli utili distribuiti è restituita ai soci come credito d'imposta da detrarre dall'imposta personale, al fine di evitare la doppia tassazione dei dividendi.


ITALIA


Società di capitali:

dividendi da partecipazione qualificata: sistema classico ma il 60% dei dividendi sfugge alla tassazione;

dividendi da partecipazione non qualificata: sistema classico (Ires + imposta sostitutiva).

Società di persone (particolari società di capitali):

sistema di integrazione completa: RI tassato unicamente in sede Irpef, tassazione per trasparenza.

Dal punto di vista pratico i redditi di capitale e i redditi diversi hanno pochissima incidenza ai fini Irpef perché si riducono a dividendi o plusvalenze da partecipazione qualificata (40%) o da partecipazione a società residenti in paradiso fiscale (100%). Tutte le altre tipologie di reddito capitale e redditi diversi in realtà vengono tassati con imposte sostitutive; questa tassazione con imposte sostitutive è una tassazione proporzionale e avviene sulla base di aliquote molto contenute. Tassazione molto più leggera di quella che si realizzerebbe in sede Irpef, sempre al di sotto degli scaglioni di reddito considerati in sede Irpef. Perché determinate categorie di RC e RD vengono tassati con imposte sostitutive?

Redditi di cui è difficile accertare sia l'esistenza che l'ammontare; in questo modo li si tassa alla fonte, così evitando di dover eseguire un accertamento successivo, altrimenti difficile se non impossibile;

esigenza di tutelare il risparmio, che si ritiene debba essere tassato in maniera agevolata in quanto attività meritoria. Se si tassa in maniera agevolata il risparmio si favorirà lo sviluppo dei mercati finanziari dove il risparmio trova collocazione. Lo tassiamo in maniera più agevolata: non lo tasseremo con imposte progressive ma con imposte sostitutive (aliquote contenute e differenziate secondo la tipologia del risparmio, ancora più agevolate di altro scopo incentivante; esempio: risparmio a lungo termine, un anno e mezzo);

capitali = fattore produttivo più mobile rispetto al lavoro: liberalizzazione dei movimenti dei capitali, che possono essere spostati al di fuori del paese di residenza. Se il capitale è libero di muoversi si pagano delle esigenze di armonizzazione: il paese con troppe agevolazioni attirerebbe tutti i capitali.


Il sistema di imposizione delle rendite finanziarie si deve alla riforma Visco del 1998, che colpisce in maniera simultanea il reddito di capitale e le plusvalenze (principale categorie dei redditi diversi); questo per contenere ed evitare i comportamenti elusivi. Se il sistema di tassazione colpisse o solo il reddito o solo le plusvalenze ci sarebbero delle convenienze a trasformare il reddito tassato in reddito non tassato; sfruttando le smagliature del sistema si cerca un escamotage per ridurre l'onere impositivo.


Il sistema tassa anche tutti i proventi da operazioni finanziarie: connotazione di generalità, tutto ciò che ha a che fare con i movimenti di capitali; questo completerebbe le due categorie già tassate per evitare fenomeni di erosione della BI. Continuamente vengono prodotti nuovi strumenti di risparmio, nuovi prodotti di investimento... al quale si associano nuovi redditi. Questa generalità permette di tassare anche ciò che è nuovo e che al momento dell'entrata in vigore della normativa non c'era.


Prima della riforma Visco i redditi di capitale e i redditi diversi erano tassati con grande eterogeneità: tassazione agevolata delle plusvalenze e inoltre ci si trovava di fronte ad una totale impotenza per l'innovazione finanziaria (situazione confusa). La riforma sostituisce l'eterogeneità con omogeneità (maggior omogeneità): solo 3 aliquote (11%, 12.5%, 27%) + intervento più uniforme della tassazione sui generi dei redditi diversi + superamento del problema dell'impotenza finanziaria. L'idea è che si potrebbe cambiare ancora: modificare il metodo di tassazione con un'unica aliquota (20%) per una maggiore armonizzazione con il comportamento degli altri paesi europei (legge delega).


REDDITI DI CAPITALE E IMPOSTE SOSTITUTIVE


Interessi: diverse categorie, diverse imposte sostitutive, diverse aliquote (11%, 12.5%, 27%).

l    Da titoli di Stato e obbligazioni di una durata superiore ai 18 mesi: l'imposta è trattenuta direttamente alla fonte (12.5%);

l    da conti correnti, conti bancari e obbligazioni inferiori ai 18 mesi (27%);

l    da obbligazioni di società non quotate in Borsa: a seconda del tasso di rendimento all'emissione al 12.5% o al 27%.

Ritenuta alla fonte a titolo d'imposta (percepisco al netto).

Ritenuta alla fonte a titolo di acconto (per persona giuridica): l'interesse percepito rientra nel reddito d'impresa (Ires 33%).

Dividendi: da partecipazione non qualificata, imposta sostitutiva (“cedolare secca”) al 12.5%.

Proventi: imposta sostitutiva al 12.5%.


REDDITI DIVERSI E IMPOSTE SOSTITUTIVE


Plusvalenze immobiliari e azionarie (capital gains): imposta sostitutiva al 12.5%. la tassazione delle plusvalenze a sistema misto: alla maturazione come alla realizzazione.

Proventi (da eventi incerti): imposta al 12.5%.


REGIMI DI IMPOSIZIONE


Sistema di tassazione misto, giustificato da tre diversi regimi di imposizione che il risparmiatore può scegliere a seconda del rapporto intrattenuto con l'intermediario finanziario.


1. Regime della dichiarazione (risparmio individuale)

Può essere scelto dai contribuenti che scelgono di non ricorrere ad intermediari né per la custodia né per la amministrazione né per la gestione del patrimonio; dai contribuenti che pur avendo altri regimi scelgono espressamente questo regime di tassazione. Il risparmiatore del RI non si avvale di un intermediario nemmeno per assolvere obblighi impositivi: resteranno a carico suo.

I redditi di capitali da tassare in sede Irpef sono i dividendi da partecipazione qualificata e da paradiso fiscale; tutti gli altri non devono essere dichiarati in sede Irpef perché verranno tassati con imposta sostitutiva.

I redditi diversi devono essere tutti dichiarati analiticamente in sede Irpef, tanto le plusvalenze poi tassate effettivamente quanto quelle tassate con imposta sostitutive: violazione dell'anonimato, esporrò completamente al fisco tutti i miei redditi diversi. Le plusvalenze sono tassate alla realizzazione. La compensazione è limitata alla sola categoria dei redditi diversi, nessuna minusvalenza o provento negativo potrà essere compensato da un interesse. L'insieme dei redditi diversi netti è tassato al 12.5%. il saldo negativo può essere portato avanti per quattro anni. Al pari delle plusvalenze tassate con imposta sostituiva anche quelle tassate in sede Irpef sono compensate coerentemente alla percentuale (40% o 100%).


2. Regime del risparmio amministrato

Scelto da chi ha deciso di avvalersi  dell'intermediario per custodia e amministrazione, mantengono personalmente la gestione del risparmio. Non riguarda le plusvalenze qualificate o residenti in paradisi fiscali (tassate in sede Irpef, vale il regime della dichiarazione).

Redditi di capitale: vedi regime della dichiarazione.

Redditi diversi: l'esposizione al fisco non è al 100%, si passa anonimi per azioni, obbligazioni e prodotti amministrati dall'intermediario che avrà già trattenuto le imposte; questa volta l'intermediario applicherà l'imposta sostitutiva al 12,5% su ogni plusvalenza e su ogni provento realizzato. La compensazione sarà possibile, ma le minusvalenze o i proventi negativi realizzati potranno essere compensati successivamente in cui si realizzi eventualmente una plusvalenza per tassare la differenza al 12.5% (tempo 4 anni).


3. Risparmio gestito

Può essere scelto dai contribuenti che optano per gestioni patrimoniali. Non ammesso per le plusvalenze e dividendi da partecipazioni qualificate o da società residenti in paradisi fiscali.

Il risparmio gestito è caratterizzato dal fatto che con esso viene effettuata una tassazione unitaria e contestuale di tutti i redditi di capitale e tutti i redditi diversi che vengono assoggettati ad imposte sostitutive;  si andrà a determinare un risultato della gestione in cui confluiranno contemporaneamente redditi di capitale e redditi diversi e il risultato della gestione verrà tassato al 12.5%. Il risultato della gestione potrebbe essere minore di zero; il risultato potrà essere utilizzato per compensare un risultato della gestione positivo non oltre però il trascorso di quattro anni. Se ho una tassazione e una minusvalenza posso comunque effettuare una compensazione.

La tassazione delle plusvalenze avviene alla maturazione, indipendentemente se questa sia stata realizzata o meno.

È chiaro che prenda vita il sistema di tassazione misto delle plusvalenze.

L'anonimato è garantito perché tutto passa attraverso l'intermediario, perciò non ci sono obblighi di dichiarazione.


ANALOGIE TRA I TRE REGIMI


u  Il prelievo in tutt'e tre i regimi si effettua allo stesso modo, attraverso le due aliquote al 12.5% e al 27%;

u  la possibilità di compensazione è individuabile in tutt'e tre i regimi (deducibilità delle minusvalenze e dei proventi negativi da proventi positivi della stessa natura; il risparmio gestito è un'eccezione);

u  c'è la possibilità di riportare le perdite entro quattro anni.


DIFFERENZE TRA I TRE REGIMI


u  La garanzia di anonimato si ha soltanto con la presenza di intermediari (regime amministrato e gestito);

u  la tassazione unitaria e contestuale avviene solo nel caso del risparmio gestito;

u  il momento di tassazione delle plusvalenze: nei primi due anni avviene alla realizzazione, nel risparmio gestito invece alla maturazione.

Disegno di legge delega (Prodi): introduzione di un'aliquota unica al 20%. Propone anche di riordinare il sistema di tassazione alla luce della differenze esistenti dei tre regimi che i contribuenti possono scegliere.


RISPARMIO PREVIDENZIALE E RISPARMIO ASSICURATIVO


Tutela del risparmio: applicare due aliquote diverse a seconda della lunghezza dell'orizzonte temporale del risparmio; garantire una tassazione assolutamente agevolata a particolari categorie di risparmio: risparmio previdenziale e risparmio assicurativo (“ottica pluriperiodale”). Per poter godere di una prestazione assicurativa o previdenziale bisogna passare attraverso tre fasi:

la contribuzione;

l'accumulazione;

l'erogazione della prestazione.

Bisogna versare dei contributi che verranno investiti da qualche parte, in modo da accumularli aggiungendovi interessi; a partire da questo gruzzolo calcolerò man mano le prestazioni a cui si può accedere. Anche questo sistema di interesserà tutte e tre le fasi; avremo sitemi di tassazione che colpiranno in maniera diversa la fase di contribuzione, di accumulazione e di erogazione.


Risparmio previdenziale

fondi pensione aperti (accessibili a qualsiasi tipologia di lavoratori);

fondi pensione chiusi (accessibili solo ad alcune categorie di lavoratori);

TFR.

I fondi pensione servono a costruire una pensione integrativa a quella pubblica (+ Trattamento di Fine Rapporto, per i lavoratori dipendenti); occorre però che valgano alcune condizioni:

la tassazione agevolata sarà godibile quando la prestazione verrà erogata all'età pensionabile (sotto forma di capitale o di rendita)

e non eccederà il 50% dell'importo (nel caso del capitale).

L'alternativa è una rendita (vitalizio: tot al mese fino alla morte). Eccetto TFR: unico tipo di prestazione sotto forma di capitale al 100%.



Fondi pensione: la tassazione si articola sulle tre fasi.

Nella fase della contribuzione: tutti i contributi destinati alla fase contributiva sono considerati deducibili entro un limite di € 5'165 in sede Irpef. Se destiniamo di più alla fase contributiva non importa, possiamo dedurre solo entro quel limite.

Nella fase di accumulazione: i contributi che abbiamo versato vengono investiti da qualche parte e su questi contributi maturano rendimenti. Questi rendimenti vengono tassati alla maturazione per imposta sostitutiva, aliquota 11%.

Nella fase di erogazione della prestazione: somma dei contributi versati e dei rendimenti. Bisogna distinguere, nella prestazione, questi due componenti perché quando la prestazione è erogata sotto forma di capitale non più del 50% o sotto forma di vitalizio la parte relativa ai contributi è tassata con imposta sostitutiva, aliquota massima 15% e minima 9%. I rendimenti sui contributi li ho già tassati durante la maturazione, per cui quando mi ritornano non devo pagarci più niente. Se la prestazione è erogata sotto forma di capitale il 50% me lo prendo subito,  il resto più tardi; i rendimenti che maturano nella giacenza saranno tassati a loro volta con imposta sostitutiva, aliquota 12,5%.

TFR

Nella fase di contribuzione: i contributi sono non imponibili, totalmente esenti da imposta personale.

Nella fase di accumulazione: imposta sostitutiva, aliquota 11%.

Nella fase di erogazione della prestazione: la parte relativa agli accantonamenti è soggetta a tassazione separata (aliquota pari alla media delle aliquote. Irpef degli ultimi 5 anni). La parte finanziaria è esente dalla tassazione personale.


Risparmio assicurativo

contratti di assicurazioni sulla vita aventi come oggetto l'invalidità, la morte e la non autosufficienza. La tassazione interesserà comunque le tre fasi del risparmio previdenziale.

Nella fase di contribuzione: premi detraibili al 19% in sede Irpef per un massimo di € 1'291.14.

Nella fase di accumulazione: esente da tassazione.

Nella fase di erogazione della prestazione: se sotto forma di capitale, la prestazione si considera in alcuni casi esente o comunque con tassazione limitata ai soli interessi maturati sui premi e che sono stati considerati esenti in fase di accumulazione (aliquota 12.5%). Se la prestazione fosse erogata come vitalizio, la tassazione avverrà in sede Irpef.


IVA


IMPOSTE INDIRETTE


Colpiscono una manifestazione indiretta (mediata) nella capacità contributiva, quale lo scambio di beni o la prestazione di un servizio. Si distinguono in:

imposte sugli affari;

imposte di produzione;

proventi dei monopoli e del lotto.

La prima macrocategoria e quella che raggruppa le imposte indirette per eccellenza, al momento di scambio di bene o di prestazione di un servizio; troviamo quindi l'Iva (imposta sugli scambi ad valorem, che grava sui consumatori finali) e le imposte legate agli atti e negozi giuridici di trasferimento patrimoniale.

La seconda macrocategoria raggruppa le imposte accise; sugli oli, ad esempio, o sugli alcolici.

L'ultima macrocategoria raggruppa i proventi del monopolio, ad esempio, sul tabacco oppure dal gioco del lotto; c'è una sorta di propensione al rischio legato al gioco.


IMPOSTA GENERALE SUGLI SCAMBI E IMPOSTA SUL VA (VALORE AGGIUNTO)


E' un'imposta che realizza una tassazione indiretta e generale sugli scambi; questa imposta generale sugli scambi può trovare tecnicamente tre diverse modalità di applicazione.


Imposta monofase sul valore pieno: scambi legati alla produzione, alla vendita all'ingrosso, alla vendita al dettaglio; di tutte le tre fasi ne colpirà solo una e siccome è un valore pieno, l'imposta sarà applicata su una sola fase e su quella determinata fase colpirà  il suo valore pieno. Bisognerà individuare la fase di produzione e distribuzione alla quale l'imposta dovrà essere applicata.

Imposta plurifase cumulativa (a cascata): si applicherà su tutte le fasi e siccome è una cumulativa (a cascata) di fase in fase andrà a cumularsi, ad applicarsi al valore pieno del bene o servizio. Per tre volte verrà calcolata un'imposta e per tre volte verrà calcolata al valore pieno; ridurre i passaggi sui quali si articola il processo di produzione e di distribuzione del bene per tentare di ridurre l'onere di imposta (integrazione verticale). Il problema della scelta della fase qui non c'è,perché si occupa di tutte le fasi e al loro valore pieno.

Imposta plurifase non cumulativa (sul valore aggiunto): si applicherà su tutte le fasi ma non andrà a cumularsi perché non colpirà il valore pieno ma solo il valore aggiunto. Qui occorre individuare come tassare il valore aggiunto perché è plurifase, d'accordo, però se nella cumulativa si colpiva il valore pieno qui ci dobbiamo chiedere come tassare l'incremento di valore che il bene ha subito da una fase a quella successiva.


In base al riferimento economico, l'imposta generale sugli scambi può essere sul valore pieno o sul valore aggiunto, mentre in base alla modalità di applicazione può essere monofase o plurifase. Le diverse combinazioni creano le tre imposte; manca la monofase sul valore aggiunto, ma è totalmente irrilevante, perché dedicata ad una sola fase e si occuperebbe solo del valore aggiunto.


I METODI DI TASSAZIONE DEL VALORE AGGIUNTO


I metodi sono essenzialmente due:


Metodo imposta da imposta: l'imposta da versare sarà calcolata versando la differenza tra l'Iva a debito (sulle vendite, V) e l'Iva a credito (sugli acquisti, A) e a questa differenza calcolo l'aliquota d'imposta (t1, t2).

Iva da versare = t1Vi – t2Ai

Metodo base da base: l'imposta da versare sarà calcolata versando la differenza tra il valore delle vendite (V) e il valore degli acquisti (A), applicando poi l'aliquota unica (τ).

Iva da versare = τ (Vi – Ai)


Se l'aliquota unica ( τ) fosse uguale a  t1 e t2, i due metodi di calcolo portano allo stesso risultato.


Esempio

Impresa A produce un bene intermedio (10% Iva) il cui prezzo è 500 (VA = 500).

Impresa B acquista il bene intermedio (10% Iva) da A e produce bene finale (20% Iva) il cui prezzo netto è 700 (VA = 200).


Metodo imposta da imposta

A versa 0,1 * 500 (vendite) – 0 (acquisti) = 50

B versa 0,2 * 700 (vendite) – 0,1 * 500 (acquisti) = 90


A + B = 50 + 90 = 140 = 0,2 *700

Prezzo finale = 700 * 1 + 0,2*700 = 840


Metodo base da base

A versa 0,1 * (500 – 0) = 50

B versa 0,2 * (700 – 500) = 40


A + B = 50 + 40 = 90

Prezzo finale = 700 + 90 = 790


Nel metodo base da base, l'aliquota effettiva è diversa da quella prefissata. L'aliquota effettiva risulta essere, nell'esempio, del 13%, mentre l'aliquota prefissata era del 20%. Non si opera più il meccanismo di rimborsi del metodo imposta da imposta; si determina un'aliquota effettiva diversa da quella di base. Per avere 90, come nell'esempio, significa che stiamo effettuando un'aliquota del 13% e non del 20%.


CONFRONTO POSSIBILE TRA I DUE METODI


Imposta da imposta: solo l'aliquota applicata nell'ultimo stadio concorre alla formazione del prezzo finale; le imposte pagate negli stadi precedenti sono rimborsate, l'Iva delle vendite dell'impresa a monte diventa l'Iva degli acquisti dell'impresa a valle. Non è importante il numero degli scambi. Il processo di formazione del prezzo è un processo assolutamente trasparente. Sono immediatamente in grado di determinare il prezzo finale conoscendo l'aliquota della fase finale di produzione, senza ricostruire la storia passata di quello stesso bene e di quello stesso servizio.

Base da base: si caratterizza per elementi diversi nel senso che non l'aliquota applicata nell'ultimo stadio risulterà rilevante nel prezzo lordo ma tutte le aliquote concorrono. Non si operano meccanismi di rimborso. L'onore di imposta è la funzione della ripartizione del VA tra le diverse fasi: nel prezzo finale abbiamo il prezzo netto di 700 più gli oneri di imposta 50 e 40 sui valori aggiunti prima ripartito per 500 e poi per 200. l'aliquota effettiva diversa da quella prefissata.

Confronto: preferiamo il metodo imposta da imposta, perché il processo è trasparente.


IVA ED OBBLIGO DI RIVALSA


Il venditore è obbligato ad aggiungere al prezzo di vendita il valore dell'imposta, così facendo trasla in avanti l'onere di imposta “facendo pagare” l'imposta all'acquirente. Sarà effettivamente inciso il consumatore finale, colui che non ha la possibilità di detrarre l'Iva che ha pagato sugli acquisti. Se io acquisto un bene sul cui prezzo finale viene aggiunto il prezzo dell'Iva, nel momento in cui sono un soggetto passivo Iva potrò scaricare l'Iva sugli acquisti avendo già l'Iva sulle vendite.

Possibilità di evasione: prezzo con fattura (caricato dell'Iva) oppure non fatturare l'acquisto (senza Iva).


IVA: CLASSIFICAZIONE DELLE OPERAZIONI


Operazioni imponibili: assoggettate per legge al pagamento dell'Iva, con eventuale possibilità di differenziare le aliquote.

Operazioni non imponibili: effettuate senza il pagamento dell'Iva sulle vendite (niente Iva a debito) ma si ottiene di ricevere il rimborso dell'Iva a credito (Iva sugli acquisti). Se l'Iva da versare è negativa si ha il rimborso, l'Iva a credito.

Operazioni esenti: anche nell'operazione esente non c'è Iva a debito ma non c'è nemmeno garantito il rimborso dell'Iva a credito. Iva da versare = 0.


IVA ITALIANA


Introdotta nel 1973 e si dice che sia l'imposta più “europea”, perché voluta esplicitamente dall'UE. Una parte del gettito va a finanziare l'UE. È stata inserita ed ha sostituito imposte indirette precedenti, tra le quali la più importante è l'Ige (imposta generale sulle entrate plurifase cumulativa).

Si applica a:

prestazione di beni e cessione di servizi;

importazioni extra europee (ex UE);

acquisti intracomunitari (in UE).

È calcolata con il metodo  imposta da imposta (aliquota effettiva = aliquota prefissata). Esistono operazioni non imponibili: esportazioni extra europee. Esistono operazioni esenti: servizi creditizi, assicurativi, trasporto pubblico, servizi sanitari e previdenziali, istruzione.


IMPOSTE LOCALI


Forma di finanziamento degli enti locali che si affianca ad altre forme di finanziamento come tasse e tariffe e trasferimenti dal governo centrale. Le imposte locali sono sempre più importanti mentre il trasferimento sempre meno: questo per cercare di affiancare ad una maggiore responsabilità degli enti locali nelle decisioni di spesa una maggiore responsabilità nelle fonti di spesa. Processo di decentramento: molte delle funzioni di competenza del governo centrale sono diventate di competenza degli enti locali. Tutto ciò che riguarda l'ambito sanitario, ad esempio, ora riguarda la regione.


Classificazione

sovraimposte il livello di governo locale fissa un'aliquota da applicarsi al gettito di un tributo di un livello di governo superiore;

addizionali: il governo locale fissa un'aliquota da applicarsi all'imponibile di un'imposta di un livello di governo superiore;

compartecipazioni: una parte del gettito che è riscossa da un livello di governo superiore viene ripartito sulla base di determinati criteri ai livelli di governo inferiori;

tributi propri: l'ente locale ne percepisce la maggior parte del gettito e interviene su alcuni aspetti applicativi dell'imposta che normalmente sono le aliquote.


Le entrate tributarie dei governi locali:

Irap: imposta regionale sulle attività produttive;

Ici: imposta comunale sugli immobili;

addizionali all'Irpef.


IRAP


Introdotta nel 1998 ma molti filoni teorici ne vorrebbero l'abolizione.

Presupposto: esercizio abituale che risulti diretta alla produzione o allo scambio di beni e servizi.

Soggetti passivi: soggetti passivi Ires; società di persone; esercenti arti e professioni; organi e amministrazioni dello Stato, Regioni, Province, Comuni ed enti pubblici.

Aliquota: 4.25%, modificabile dalle regioni ma sono rari i casi di aumento perché darebbe una perdita di competitività di attività produttive.

Finalità generali dell'imposta:

semplificare e rendere più razionale il sistema di tassazione delle imprese (sono tassate tanto le società di capitali che le società di persone); ha permesso di abolire tutta una serie di piccole imposte che le società erano portate a pagare, l'organizzazione è migliorata;

modificare il finanziamento della spesa sanitaria (funzione decentrata);

dotare le regioni di un tributo proprio in modo da responsabilizzarle maggiormente nelle decisioni di spesa e migliorare l'efficienza nella fornitura dei servizi.

Ma la base imponibile è sperequata; in alcune regioni il gettito dell'Irap è molto forte, in altre assolutamente irrisorio; rende necessario accompagnare all'Irap dei meccanismi di perequazione.


ICI


Tributo proprio comunale, introdotto nel 1993.

Presupposto: possesso di fabbricati, aree fabbricabili e terreni agricoli.

Soggetti passivi: i proprietari o i titolari di altro diritto reale (usufrutto, uso, abitazione).

Aliquote: comprese tra il 4 e il 7‰. Se il comune non delibera altrimenti, viene applicata automaticamente la più bassa.

Il comune può introdurre delle aliquote differenziate, di agevolare ad esempio la tassazione di determinati immobili e penalizzare quella di altri. Ad essere incentivata solitamente è quella della prima casa mentre aliquote più elevate colpiscono immobili non locati, seconde case, etc.

Esistono dei sistemi di esenzioni che riguardano quegli immobili di proprietà pubblica, destinati a specifiche attività come assistenza sanitaria e sociale. Sono esenti al pagamento dell'Ici anche tutti quegli immobili appartenenti alla Santa Sede.


ADDIZIONALI DELL'IRPEF


Le addizionali sono riferite alle Province, Regioni e Comuni e sono strutturate su due componenti:

Obbligatoria: aliquota di base, stabilita dal governo centrale e per ora stabilita solo quella riferita alle regioni (0.9%). Quella per Province e Comuni per ora si garantisce alle Province ed ai Comuni una compartecipazione al gettito dell'Irpef.

Facoltativa: aliquota dell'addizionale che si andrà a sommare all'aliquota di base può essere introdotta a discrezione di regioni e comuni entro i limiti prefissati (0.5 e 0.8%); il tutto è fissato dal governo centrale.



Tipici fattori di produzione.

Late spenders = risparmiatori; early spenders = consumatori.






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