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Studio sulle procedure di comunicazione e
bilancio delle imprese.
5.1. Introduzione.
Nel presente capitolo viene condotto uno studio sulle procedure di comunicazione e bilancio delle imprese riguardo alla responsabilità sociale aziendale. L'analisi viene condotta sulla base del lavoro svolto dal CSR Europe che ha ricevuto l'incarico dalla direzione Lavoro e Affari sociali della Commissione Europea. A tal fine è stato lanciato il programma "Comunicazione e Bilancio CSR" il quale dà alle imprese la possibilità di vedere come le loro pari comunicano su questioni sociali e ambientali. In questo contesto CSR Europe ha realizzato la "Matrice CSR sulle Comunicazioni e il Bilancio", un potente strumento interattivo finalizzato a:
agevolare le imprese nello sviluppo e nel miglioramento delle loro strategie di comunicazione;
fornire accesso diretto e informazioni riguardo alla linea programmatica di 45 imprese, alle loro procedure e al loro rendimento;
verificare come le imprese comunicano in materia di responsabilità sociale: i temi e gli strumenti più utilizzati.
L'analisi delle testimonianze incluse nella "Matrice CSR" fornisce una chiara immagine della vasta gamma di pratiche aziendali utilizzate 757b13h e trasmesse da 45 grosse imprese[3] a diffusione mondiale operanti in 10 settori.
Sulla base del contributo fornito dal CSR Europe, punteremo quindi la nostra attenzione su due aspetti fondamentali, e cioè:
Su cosa e in che modo comunicano le imprese e fanno un bilancio.[5]
Come le imprese misurano il loro andamento socio-ambientale.[6]
5.3. Su cosa e in che modo comunicano le imprese e fanno un bilancio
Tutte le imprese che formano oggetto di valutazione fanno un bilancio su molto altro in aggiunta al loro andamento commerciale; è questo un fatto significativo e probabilmente risalente a non più tardi i cinque anni fa. Ancor più precisamente è da notare il fatto che metà delle imprese fanno un bilancio su tutti i 9 temi CSR esaminati: missione, visione e valori; clima dell'ambiente di lavoro; dialogo sociale; diritti umani; coinvolgimento della comunità; sviluppo economico locale; ambiente; mercati; principi etici.
Fatta eccezione per i diritti umani e per il dialogo sociale che realizzano la percentuale più bassa fra gli argomenti trattati (44% e 53%), quasi il 70% delle imprese-campione include tutti temi della CSR. Inoltre, più del 90% delle imprese comunica sulla missione, visione e valori; sul clima del posto di lavoro; sul coinvolgimento della comunità; sullo sviluppo economico locale; sull'ambiente e sul mercato.
Di seguito presentiamo in dettaglio le percentuali dei temi sui quali più frequentemente vertono i bilanci:
Missione, visione, valori 98%
Clima dell'ambiente di lavoro 100%
Dialogo sociale 53%
Diritti umani 44%
Coinvolgimento della comunità 91%
Sviluppo economico 93%
Ambiente 100%
Mercato 100%
Etica 67%
Per quanto concerne invece i metodi di comunicazione, si assiste ad una forte diversificazione. Infatti quasi il 90% delle imprese comunicano usando sette dei dieci differenti metodi individuati nell'analisi. Andando ancor più nel dettaglio si nota come sei imprese (BP, BT, Danone, Rio Tinto, Shell e Telecom Italia) adottano tutti gli strumenti di comunicazione di cui ora diremo, mentre altre nove (Coop Italia, The Co-operative Bank, Johnson & Johnson, Levi Strass & Co., Norsk Hydro, Radobank, Siemens, Unilever e Volkswagen) utilizzano nove metodi su dieci.
Per quanto riguarda i nuovi sistemi di comunicazione è interessante notare come tutte le imprese si servono della rete web per comunicare sulle questioni precedentemente menzionate. Ciò costituisce una chiara risposta alla crescente richiesta, da parte degli stakeholder, di informazioni più facilmente accessibili e aggiornate.
Di seguito presentiamo una visione dettagliata dei sistemi utilizzati dalle imprese per comunicare sui temi della responsabilità sociale d'impresa:
Bilancio tematico 89%
Bilancio sociale 40%
Informazioni in rete 100%
Standard ed etichette[7] 100%
Codici di condotta 69%
Marketing 40%
Riconoscimenti ed eventi 93%
Comunicazione interna[8] 96%
Comunicati stampa in rete 89%
Consultazione degli stakeholder[9] 89%
Considerando la varietà dei metodi di comunicazione adottati dalle imprese, si evince che alcuni sistemi sono chiaramente più efficaci allorquando si comunica su determinate questioni. Per esempio, le imprese preferiscono servirsi della consultazione degli stakeholder e degli standard ed etichette per comunicare circa l'ambiente, il mercato ed il clima dell'ambiente di lavoro; mentre la maggior parte dei codici di condotta vengono utilizzati per trattare questioni etiche, missione, visione e valori. Emerge inoltre che il marketing è strettamente legato ai programmi di sviluppo della comunità.
Vediamo di presentare adesso una analisi combinata dei sistemi utilizzati e delle questioni trattate:
Standard ed etichette (sistema usato da 45 imprese)
Codici di condotta (sistema usato da 31 imprese)
c. Ambiente 18/31
Comunicazione interna (sistema usato da 43 imprese)
Consultazione degli stakeholder ( sistema usato da 40 imprese)
Marketing ( sistema usato da 18 imprese)
Ed ancora risulta in modo chiaro come: le informazioni relative ai diritti umani vengano prevalentemente trasmesse attraverso i siti in rete, i codici di condotta e i bilanci sociali; il dialogo sociale risulta invece per lo più assicurato dai bilanci sociali e tematici come pure dalla consultazione degli stakeholder; mentre le questioni comunitarie vengono per lo più divulgate mediante siti web, bilanci tematici nonché attraverso riconoscimenti eenti.
Abbiamo così che:
Missione, visione e valori ( questione trattata da 44 imprese)
Comunità (questione trattata da 41 imprese)
Dialogo sociale (questione trattata da 24 imprese)
Diritti umani (questione trattata da 20 imprese)
Etica (questione trattata da 30 imprese)
Dai dati che abbiamo riportato, emerge come il bilancio sia tra i sistemi di comunicazione più diffusi. Tuttavia le imprese relazionano ancora solo su determinate questioni fra quelle che abbiamo enunciato; in sostanza sono poche quelle che valutano il loro impatto complessivo sulla società. A testimonianza di ciò risulta infatti che la maggior parte delle imprese (40 su 45) pubblica bilanci tematici, mentre soltanto 18 di esse si cimenta nella redazione di bilanci sociali. Come mai stanno così le cose? Una prima risposta plausibile potrebbe essere che è troppo difficile, troppo costoso e comporta un eccessivo impiego di tempo fare un bilancio su ciascun aspetto relativo all'impatto dell'impresa sulla società. Però è anche vero che sovente le imprese preferiscono prima sperimentare i bilanci tematici e solo successivamente procedere alla redazione di un bilancio sociale completo.
Di seguito focalizziamo l'attenzione sul tipo di bilanci tematici pubblicati dalle imprese:
bilancio su salute, sicurezza e ambiente 16%
Bilancio ambientale 34%
Bilancio per la comunità 18%
Altri bilanci[11] 21%
Documenti posizionali 11%
Riguardo agli interessi, l'ambiente è in cima alla lista; e a tal riguardo è interessante notare che soltanto l'11% delle imprese rientrano nel settore estrattivo o primario, quello cioè che per tradizione presenta una maggiore criticità dal punto di vista dell'impatto ambientale.
Come detto precedentemente, meno della metà delle imprese-campione (18 su 45) pubblica un bilancio sociale completo. E' importante sottolineare come di queste 18 imprese 10 siano inglesi, mentre 8 appartengono all'Europa continentale. Mettendo poi a confronto il campione, si evidenzia un indubbio divario fra il Regno Unito e il resto d'Europa: infatti 10 delle 12 imprese inglesi oggetto di analisi pubblicano un bilancio sociale, mentre nell'Europa continentale soltanto otto imprese su 26 hanno diffuso un bilancio sociale. Riguardo al settore, l'analisi mostra che esiste un discreto equilibrio settoriale fra le imprese che pubblicano bilanci sociali.
Riguardo al contenuto dei bilanci sociali è possibile evidenziare come quasi tutte le imprese (90%) che presentano dei bilanci sociali, fanno ampia trattazione di sei temi fra i nove proposti nel presente studio; più in particolare:
Missione, visione e valori 94%
Clima nel posto di lavoro 94%
Dialogo sociale 67%
Diritti umani 50%
Coinvolgimento comunitario 100%
Sviluppo economico 89%
Ambiente 89%
Mercato 100%
Etica 50%
Sempre più imprese inoltre si servono dei siti web per divulgare i propri bilanci sociali e tematici.
Lo studio ha messo in evidenza che nel fare un bilancio diverse imprese adottano una impostazione a quattro livelli: viene dapprima catturato tutto il flusso a partire dall'insieme dei principi di un'impresa, per poi continuare con l'attuazione concreta di questi principi e per finire con la valutazione dei risultati diretti e indiretti. In particolare nella prima fase le imprese evidenziano i loro valori, i principi e la propria politica su temi generali o specifici di responsabilità sociale; nella seconda fase i principi enucleati verranno resi operativi mediante pratiche aziendali che risultino all'altezza degli impegni assunti. Tali pratiche potranno spaziare da singole iniziative a programmi sistematici; la terza fase coglie proprio questa differenza: le imprese danno il via a processi, inerenti le questioni di responsabilità sociale, che risultano integrati nelle strategie amministrative di base; infine, nella quarta fase, le imprese misurano e descrivono l'impatto diretto e indiretto della loro attività. A tal riguardo un elenco di indicatori frequentemente usati dalle imprese viene presentato nel paragrafo seguente.
5.3. Come le imprese misurano il loro impatto sulla società
Basandosi su un campione di 18 bilanci sociali e 64 bilanci tematici pubblicati dalle 45 imprese analizzate, è possibile evidenziare preliminarmente i seguenti aspetti:
al fine di misurare il proprio impatto socio-ambientale, le imprese si servono di numerosi indicatori di vario tipo;
mentre su questioni quali ambiente e comunità è stato raggiunto un implicito accordo su una serie di indicatori, per questioni quali etica e diritti umani il tentativo è ancora in fase sperimentale;
le imprese hanno ancora una bassa percezione dell'impatto sociale delle proprie attività sul mercato, o questa è scarsamente inclusa nel bilancio;
la maggior parte delle imprese adotta indicatori "assoluti". Termini di confronto attraverso il tempo, il settore, il paese delle operazioni o i concorrenti sono ancora rari.
Passiamo adesso ad esaminare distintamente gli indicatori di processo e gli indicatori di input, output e risultato.
Gli indicatori di processo hanno lo scopo di rilevare se un determinato processo esiste e se è efficiente. L'analisi dei bilanci delle imprese-campione ha individuato i seguenti processi applicabili a quasi tutte le questioni inerenti la responsabilità sociale aziendale:
Impegno a livello dirigenziale.
Sviluppo ed esame della politica, della strategia e del piano d'azione.
Ripartizione delle responsabilità e delle risorse.
Determinazione degli obiettivi e sviluppo di un sistema per valutare i miglioramenti (comprese, se opportune, verifiche esterne).
Sistemi interni di comunicazione.
Esistenza e miglioramento dei sistemi di gestione.
Consultazione e reazioni degli stakeholder.
Riconoscimenti di eccellenza.
Per quanto concerne invece gli indicatori di input, output e risultato, è consigliabile proporre una trattazione per argomento in considerazione della loro vasta articolazione.
A) CLIMA NEL POSTO DI LAVORO
Gli indicatori relativi a questo argomento possono essere suddivisi in cinque categorie principali, il cui ordine riflette il livello di frequenza e diffusione.
1) Condizioni di lavoro / salute e sicurezza.
Malattie professionali e infortuni (% dei dipendenti)
Percentuale delle assenze / giorni perduti
Spese per la salute e la sicurezza, numero dei dipendenti che frequentano l'addestramento HS[13]
Rotazione del personale e mantenimento dei dipendenti
Sondaggio sui dipendenti (numero dei dipendenti intervistati / % dei risultati)
Gli indicatori che registrano effettivi negativi come quelli relativi a malattie professionali e infortuni, percentuale delle assenze, giorni perduti, sono più diffusi rispetto alle metriche impiegate per valutare le misure di prevenzione attuate dalle imprese. Esempi di quest'ultime sono: spese per la salute e la sicurezza e numero dei dipendenti che frequentano l'addestramento HS. In particolare l'ultima metrica viene impiegata prevalentemente in termini assoluti; mentre acquisterebbe una maggiore capacità segnaletica se si riferisse alla percentuale della forza lavoro complessiva o al totale delle ore di lavoro.
2) Uguali opportunità.
Analisi stratificata della forza lavoro in base al sesso, l'etnia, l'invalidità e l'età
Analisi stratificata della forza lavoro in base alla funzione, tempo pieno o part-time e lavoro temporaneo
Percentuale delle donne / background etnico nelle posizioni dirigenziali
Sondaggi sul personale (numero dei dipendenti intervistati / % dei risultati)
Soltanto poche imprese riportano un'analisi dettagliata della forza lavoro, facendo una distinzione in base allo stato contrattuale (dipendenti, consulenti, ecc.). Inoltre sono poche le imprese che riportano informazioni dettagliate sulle donne che occupano posizioni dirigenziali e sul background etnico dei dirigenti.
3) Addestramento e sviluppo professionale.
Spese per l'addestramento
Numero delle ore di addestramento / numero dei dipendenti che frequentano corsi di addestramento
Sondaggi sul personale (numero dei dipendenti intervistati / % dei risultati)
In linea di massima questi indicatori sono espressi in termini assoluti con la conseguente difficoltà di valutare l'impatto effettivo delle pratiche di addestramento attuate dalle imprese. Inoltre tali indicatori non illustrano le prospettive a lungo termine della formazione (training) offerta dall'impresa.
4) Retribuzioni e indennità.
Diversificazione dei salari
Sondaggio sul personale (numero dei dipendenti intervistati / % dei risultati)
Questo campo relativo alle retribuzioni e indennità è di soldo scarsamente riportato nei bilanci: sono dunque pochi gli indicatori utilizzati da un numero comunque ridotto di imprese.
5) Relazioni industriali.
Numero e nome dei sindacati riconosciuti
Numero dei lavoratori in esubero, tipo e ubicazione (in un determinato stabilimento)
Numero dei giorni perduti per l'azione industriale
Sono pochissime fino ad oggi le imprese che divulgano o hanno sviluppato indicatori per le relazioni industriali e la gestione del cambiamento industriale.
B) MERCATO
Se il mercato risulta essere da un lato una delle questioni sulle quali le imprese comunicano maggiormente (con una percentuale del 100%), gli indicatori che valutano il rendimento dell'impresa in questo campo non sono ampiamente sviluppati. Per il mercato gli indicatori usati dalle imprese sono comunque stati classificati come segue:
1) Amministrazione del prodotto.
Sondaggi sulla clientela (numero dei clienti intervistati e risultati)
Numero dei reclami dei clienti
Gli indicatori relativi ai reclami dei clienti e al mantenimento della clientela sono raramente descritti. Questo potrebbe essere dovuto alla bassa percezione e consapevolezza dell'effetto sociale legato alla politica dell'azienda nel mercato; un'altra possibile ragione potrebbe essere che queste questioni appartengono all'area di osservanza legale e di conseguenza possono essere riferite mediante altri mezzi che non siano bilanci sociali o tematici. Sarebbe poi interessante introdurre degli indicatori che evidenzino il numero di reclami relativi alla pubblicità.
2) Relazioni con la catena di fornitura.
numero dei fornitori selezionati
Sondaggio sui fornitori (numero dei fornitori intervistati e risultati)
Un altro aspetto che sembra essere scarsamente descritto nei bilanci è quello delle relazioni con la catena di fornitura. In particolare emergono poche informazioni su come le imprese scelgono, gestiscono e si collegano con i propri fornitori e partner d'affari. A tal riguardo sarebbe importante prendere in considerazione i reclami dovuti a ritardi sui pagamenti delle fatture. In quest'ottica Co-operative Bank è un ottimo esempio di impresa che tiene d'occhio l'andamento del tempo medio impiegato per il pagamento delle fatture.
3) Ricerca e sviluppo.
Numero e tipo di nuovi prodotti e servizi
Investimenti nella ricerca e sviluppo (assoluto o in rapporto alle spese annuali di gestione)
Fondo per i clienti con esigenze particolari
Sebbene ampiamente descritto, l'investimento nella ricerca e sviluppo è un indicatore ambiguo dal momento che non fornisce un approfondimento sul tipo di ricerca svolta dall'impresa.
C) AMBIENTE
Sono state individuate tre categorie principali nell'analisi degli indicatori ambientali:
1) Sostenibilità.
Quantità di acqua utilizzata
Quantità di energia utilizzata
Gas a effetto serra / emissioni di CO
Altre emissioni nell'aria / acqua
Uso di materie prime
Numero dei reclami / azioni penali / multe per reati ambientali
Quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili
2) Gestione degli scarti (rifiuti).
Quantità di scarti prodotti
Quantità di rifiuti riciclati
Impiego di materiali riciclati
3) Attività ecologiche.
Numero e tipo dei programmi di addestramento ambientale / % dei dipendenti coinvolti
Numero dei controlli ambientali interni / esterni (% dei siti)
Come anticipato inizialmente, l'analisi ha confermato un alto grado di uniformità negli indicatori sviluppati dalle imprese per misurare l'impatto ambientale. Non solo la grandissima maggioranza delle imprese-campione adotta indicatori ambientali, ma questi vengono spesso rapportati ai risultati degli anni precedenti. Ciò indica che le imprese hanno accumulato una tale esperienza sulle questioni ambientali, da far sperare che lo stesso livello di accordo e standardizzazione si possa raggiungere anche per gli altri indicatori sociali. Volendo comunque apportare dei miglioramenti a questa classe di indicatori, si potrebbe far riferimento ad eventuali commenti positivi o negativi dei mezzi di comunicazione riguardo alle attività ambientali.
D) COMUNITA' E SVILUPPO ECONOMICO LOCALE
I risultati dell'analisi mostrano un alto grado di uniformità e omogeneità di quel numero limitato di indicatori che le imprese utilizzano per valutare l'impatto delle proprie attività sulla comunità e lo sviluppo economico locale. Gli indicatori che misurano l'andamento di un'impresa nella comunità, sono stati suddivisi in tre categorie:
1) Donazioni alla comunità e società istituite.
Valore del denaro, orario del personale, donazioni anche in natura
Aree di aiuti benefici
Numero e genere degli enti di beneficenza che vengono finanziati
Numero e genere di organismi comunitari cui l'impresa si associa
Numero delle persone coinvolte nelle attività comunitarie; eventi organizzati dall'impresa (con particolare attenzione ai bambini)
2) Coinvolgimento dei dipendenti.
Coinvolgimento del personale nelle attività sociali (numero di dipendenti e delle ore)
Fondi raccolti dai dipendenti per scopi benefici
È sorprendente come tutti gli indicatori siano indicatori di input adatti ad illustrare l'ammontare delle risorse (tempo, denaro, beni in natura) che le imprese immettono nella comunità. Gli indicatori che riportano gli effetti e i benefici a lungo termine degli investimenti delle imprese (indicatori di output e di risultato) sono ancora scarsamente utilizzati.
3) Imprenditoria e Impiegabilità.
Ammontare degli investimenti nei progetti economici
Numero dei posti di lavoro creati
Numero delle nuove imprese avviate
Numero delle piccole e medie imprese finanziate o coinvolte nei programmi
Numero delle persone coinvolte in progetti economici / formativi
Numero delle persone che hanno trovato lavoro (o hanno migliorato la propria posizione) dopo aver preso parte a processi di addestramento
Numero delle donne reintegrate nel mercato del lavoro
Questi sistemi metrici non illustrano l'impatto della politica aziendale in uno specifico contesto, né come questa abbia cambiato o migliorato le precedenti condizioni. Per esempio il numero delle donne reinserite nel mercato lavoro mostra che la politica di addestramento dell'impresa ha avuto successo, ma i risultati non vengono valutati in prospettiva (in rapporto al totale delle donne che invece dal mercato del lavoro sono escluse).
E) DIRITTI UMANI
Le testimonianze mostrano chiaramente che questo campo è strettamente legato al settore di appartenenza delle imprese. Inoltre la valutazione dei risultati nell'ambito dei diritti umani, è limitata alle operazioni proprie dell'impresa e non include la valutazione dei fornitori e appaltatori.
Gli indicatori più frequentemente utilizzati sono:
1) Numero dei casi riportati relativi ad abusi dei diritti umani.
2) Età e numero dei dipendenti più giovani.
3) Salari più bassi in rapporto al minimo nazionale consentito.
4) Numero degli appaltatori / fornitori controllati.
Le poche imprese che adottano indicatori per misurare i propri risultati in questo campo, si concentrano soprattutto sul lavoro minorile e sui salari iniqui. Solo un ristretto numero di imprese include nel bilancio la valutazione relativa alle operazioni di appaltatori e fornitori (per esempio percentuale dei fornitori che soddisfano gli standard sui diritti umani voluti dall'impresa). Sarebbe poi opportuno introdurre degli indicatori in grado di accertare l'osservanza o meno della legge internazionale sui diritti umani e degli standard internazionali inerenti i diritti del personale e degli altri stakeholder, nonché indicatori che evidenzino la presenza o meno di casi contro l'impresa. Si dovrebbero poi introdurre procedure riservate di rimostranza per i lavoratori.
F) ETICA
Gli indicatori individuati dall'analisi sono stati suddivisi in due categorie:
1) Corruzione.
Numero ed entità dei casi di corruzione riportati (proposti e/o pagati)
2) Condotta etica.
Numero dei contratti annullati per la non conformità con la politica etica dell'impresa (e motivi del contrasto)
Numero dei rinvii all'unità di politica etica
L'analisi ha evidenziato un graduale aumento della trasparenza delle imprese e della comunicazione riguardo alle questioni di etica; ciononostante sono ancora poche le imprese che relazionano su di esse. Inoltre c'è da considerare che gli indicatori relativi alla corruzione sono più sensibili al paese dell'operazione. Onde per cui essi dovrebbero far riferimento a termini di confronto esterni: misure medie per il paese, concorrenti migliori, ecc.
L'analisi condotta mostra come vi sia ancora molta confusione in tema di comunicazione sociale, soprattutto con riferimento agli strumenti utilizzati dalle imprese per render conto del loro operato. I maggiori passi in avanti sono stati comunque compiuti in tema di ambiente: qui infatti è possibile constatare una certa uniformità per quel che attiene agli indicatori adottati dalle imprese e volti a misurare l'impatto ambientale dovuto all'estrinsecarsi dell'attività aziendale. Viceversa viene colpevolmente trascurato l'ambito dei diritti umani; solo ultimamente sta infatti emergendo una maggiore consapevolezza della criticità di questo importante tema.
In questo contesto non è un caso se fra gli strumenti di comunicazione il bilancio sociale registri le percentuali più basse. Infatti una sua corretta predisposizione presupporrebbe un adeguato livello di analisi di tutti i temi che ad esso afferiscono; ed invece soltanto un limitato numero di imprese, per lo più di grandi dimensioni o addirittura multinazionali, possono pregiarsi di redigere annualmente un bilancio sociale.
La maggior parte di esse invece preferisce o è costretta ad adottate altri sistemi: semplice consultazione degli stakeholder,[14] informazioni in rete, standard ed etichette e bilanci tematici sono quelli maggiormente diffusi.
In definitiva ogni impresa potrà operare in diversi modi; l'importante è che la scelta effettuata sia quella più rispondente alle esigenze degli stakeholder.
Fino al Novembre 2000 la denominazione era European Business Network for Social Cohesion (EBNSC) (www.csreurope.org)
La sigla CSR indica le iniziali di Corporate Social Responsibility (Responsabilità sociale aziendale)
Si tratta delle seguenti imprese: Sabena (Belgio); Danfoss, Novo Nordisk (Danimarca); Nokia, Nokian Tyres (Finlandia); Danone, EDF, Suez Lyonnaise des Eaux, Vivendi (Francia); Bayer, Deutche Telekom, Henkel, Siemens, Volkswagen (Germania); ENI, Coop Italia, Telecom Italia (Italia); Rabobank, Unilever (Olanda); Norsk Hydro (Norvegia); ASG, Electrolux, Ikea (Svezia); Endesa (Spagna); ABB, Nestlé, Novartis (Svizzera); Barclays, BP,British Airways, BT, The Co-operative Bank, Diageo, Procter & Gamble, Rio Tinto, Shell, TXU, Sainsbury's, United Utilities (Regno Unito); DuPont, General Motors, IBM, Johnson & Johnson, Levi Strass & Co., Nike (Stati Uniti).
I settori presi in considerazione sono: Petrolchimico/Energia (11%); Tecnologia informatica (11%); Beni di consumo (26%); Banca/Finanza/Investimento (7%); Produttori di alimenti (7%); Pubblici servizi (13%); Cura della salute, industrie chimiche/farmaceutiche (11%); Industria mineraria/estrattiva (2%); Trasporti aerei/trasporti (7%); Industria automobilistica (5%);
Rientrano in questa categoria: sistemi di gestione ambientale; sistema di gestione HSE (iniziali di Health, Safety ed Environment, ossia salute, sicurezza ed ambiente); altri sistemi di gestione; standard d'azienda; standard esterni (ISO, EMAS); SA 8000; standard di processo; standard di verifica; standard per fornitori.
Le strategie seguite dalle imprese per la comunicazione interna sono: Intranet (attraverso quindi la creazione di appositi database). Codici di procedure (per mezzo dei quali si definiscono i valori accettati dall'impresa. Per garantirne la piena divulgazione all'interno dell'impresa può anche essere istituito, come avviene nel caso dell'ENI, un "Garante del codice professionale" con il quale i dipendenti possono entrare in contatto diretto). Processi di assicurazione (che certificano, per mezzo di firme annuali apposte dai dirigenti dei vari reparti aziendali, il perseguimento di una linea di condotta etica). Commissioni interne (ad esempio: "Gruppo di azione razziale", "Gruppo affari ambientali", "Comitato di uguaglianza", ecc.).
Le imprese dialogano con i propri stakeholder nei seguenti modi: schede di reazione/forum on line; sondaggi d'opinione; corrispondenza; rappresentanza/politica pubblica; coinvolgimento di intermediari; dialogo con i consumatori; dialogo con i dipendenti; consultazione con stakeholder locali; corpo permanente e procedure fisse di consultazione.
Sorprendentemente soltanto il 47% delle imprese ha quindi comunicato in modo chiaro missione, visione e valori ai propri dipendenti. Ciò rappresenta una grave lacuna, dal momento che soltanto attraverso una capillare diffusione della mission all'interno dell'impresa, sarà possibile gettare le basi per il conseguimento anche all'esterno di una autentica e consapevole coscienza sociale. In mancanza di ciò non sarà possibile ottenere quel consenso e quella legittimazione sociale che costituiscono un importante fattore strategico.
Le 18 imprese, fra quelle che rientrano nel campione, che pubblicano un bilancio sociale sono: ASG, Barclays, BP, British Airways, BT, Coop Italia, The Co-operative Bank, Danone group, EDF, Norsk Hydro, Novo Nordisk, Procter & Gamble, Rabobank, Rio Tinto, Shell, Telecom Italia, TXU, United Utilities.
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