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L'economia mondiale tra il 1850 e il 1870
Dal 1850 al 1873 la vita economica mondiale conobbe un periodo di espansione. In Europa occidentale e
negli USA iniziò la costruzione di una grande rete ferroviaria (in Italia solo in Piemonte), con evidenti
vantaggi per la vita economica e per il movimento commerciale: era possibile avere regolarmente e
facilmente le materie prime, si potevano localizzare nella maniera più opportuna le ind 626h73g ustrie, si potevano
sfruttare mercati più ampi, l'industria mineraria guadagnò nuovi mercati a causa della crescita nei trasporti,
l'industria tessile poteva procurarsi materie prime e combustibile a basso costo, le industrie metallurgiche e
meccaniche fornivano rotaie e materiale rotabile.
I nuovi metodi produttivi (come il metodo Bessemer) garantirono una forte espansione nel campo
dell'acciaio. L'aumentata domanda a causa della crescita della popolazione, del miglioramento delle
condizioni di vita e dell'incremento della produzione cittadina causò una aumento marcato in tutti i rami della
produzione. Questo incremento della domanda era facile da soddisfare grazie all'agevolazione nei trasporti e
alla riduzione o all'abolizione dei dazi.
Se analizziamo il panorama industriale europeo troviamo una situazione variegata. In Gran Bretagna si
svilupparono i grandi stabilimenti industriali della Clyde, insieme all'industria cotoniera; in Francia l'industria
moderna si sviluppò a partire dal 1840; in Germania c'erano le miniere della Saar e le prime industrie
cotoniere, metallurgiche e chimiche; in Austria si sviluppò l'industria cotoniera, della carta, metallurgica e
dello zucchero, mentre l'Ungheria non vide progredire iniziative industriali; in Italia sopravvivevano le
industrie degli Stati preunitari. Gli USA conobbero un rapido sviluppo industriale grazie alla forte protezione
doganale assicurata alle industrie, che principalmente si occupavano di trasformazione e conservazione dei
prodotti alimentari, di metallurgia, di cotone e delle ferrovie e delle navi a vapore. Queste ultime permisero
l'intensificarsi delle relazioni commerciali tra i diversi Paesi e il continente.
Anche l'Estremo Oriente divenne un mercato per gli Stati europei: la Cina fu costretta nel 1842 a rinunciare
alla sua tradizionale politica di chiusura per divenire un campo di espansione per l'Europa e gli USA attirati
dal suo enorme mercato, mentre il Giappone dopo l'apertura dei porti alla marina americana abbandonò la
sua struttura feudale e con la rivoluzione Meiji (1868) si diede un assetto occidentale.
I trasporti mondiali aumentarono con rapidità e favorirono un'economia internazionale su scala mondiale,
con movimenti di capitali tra Europa occidentale e America. Gli USA avevano il ruolo di grandi esportatori di
cereali e prodotti agricoli.
Dal 1850 al 1870 in Europa ci fu un forte sviluppo della produzione e degli scambi e una espansione del
grande capitalismo. Lo sviluppo fu dovuto ai progressi tecnici, all'evoluzione dei trasporti ferroviari,
all'organizzazione del credito e all'aumento dei mezzi monetari.
Nel settore bancario gli istituti di credito si dedicarono al finanziamento delle attività industriali, ferroviarie,
edilizie e dei servizi. Lo sfruttamento dei nuovi giacimenti d'oro californiani e australiani causò un aumento
della sua produzione e quindi dei prezzi, stimolando la produzione industriale e il commercio.
La Gran Bretagna rimase il leader, ma negli altri Paesi rimasti finora al margine dello sviluppo ci furono
novità che cambiarono le loro strutture economiche: in Svezia si scoprirono giacimenti di ferro, in Spagna si
sfruttarono le zone minerarie e in Russia si rinvennero dei giacimenti di petrolio; si iniziò a concimare i campi
con fertilizzanti chimici; le macchine agricole si diffusero un po' ovunque.
I progressi nella vita economica influenzarono anche le relazioni tra i Paesi: le nuove industrie cercavano
mercati di riferimento e di sbocco oltre confine, le banche usavano i loro capitali per investire all'estero e
anche l'agricoltura si rivolgeva all'estero (Cile) per i concimi.
La concentrazione economica e finanziaria (trusts, cartelli, unioni bancarie) permise ai grandi capitalisti di
organizzare a loro piacimento la produzione e gli scambi e di avere influenza sulla stampa e sulla politica; in
questo modo le preoccupazioni economico-finanziarie si legarono profondamente all'azione diplomatica dei
governi.
Fino al 1860 lo sviluppo dei traffici internazionali era ostacolato dal protezionismo, ma per iniziativa di
Napoleone III si stipulò il trattato franco-inglese che riduceva i dazi e che fu presto imitato dagli altri Paesi,
liberalizzando in pratica gli scambi. Gli intenti di Napoleone III erano sia economici che politici: da una parte
c'era il desiderio di aumentare le esportazioni francesi e di forzare l'ammodernamento degli impianti grazie
alla concorrenza, dall'altra intendeva dissipare il malumore inglese per l'annessione della Savoia e rinsaldare
l'intesa con Londra.
Il miglioramento dei mezzi di comunicazione ebbe conseguenze molto importanti negli scambi internazionali.
Il telegrafò abolì l'attesa e permise la nascita del mercato mondiale per i titoli e per i principali generi di
consumo.
Anche nel movimento di capitali internazionali vi furono notevoli cambiamenti: la Gran Bretagna investì in
altre zone del mondo lasciando spazio a Francia e Belgio per gli investimenti europei.
L'intrecciarsi dei mercati a livello internazionale grazie al libero scambio poteva sembrare utile per il
rafforzamento della pace, ma in realtà la competizione per assicurarsi i mercati migliori portò alla nascita di
accese rivalità.
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