Caricare documenti e articoli online 
INFtub.com è un sito progettato per cercare i documenti in vari tipi di file e il caricamento di articoli online.


 
Non ricordi la password?  ››  Iscriviti gratis
 

L’IMPRESA NELLA CONCEZIONE SISTEMICA

economia



L’IMPRESA NELLA CONCEZIONE SISTEMICA

L’impresa come sistema

Al concetto di impresa si associa la qualifica di sistema per tre motivi:

1) la presenza di più componenti (sia materiali che immateriali)

2) l’interdipendenza e la comunicazione tra le componenti

3) l’attivazione delle relazioni per conseguire gli obiettivi e le finalità del sistema.

Zappa, considerato il fondatore dell’economia aziendale, riteneva che l’azienda non è una massa dissociata, ma che essa sia, invece, una realtà operante che si costruisce continuamente, sempre si trasforma e sempre si manifesta. L’impresa è considerata sistema poiché rappresenta un raggruppamento, un’insieme che la nostra mente immagina unitario grazie alle connessioni e alle interdipendenze che legano tutte le diverse componenti.


+ L’impresa come sistema meccanico

Intendere l’impresa come un sistema meccanico è una conseguenza riscontrabile principalmente nell’opera di Taylor, il quale proponeva una rappresentazione dell’impresa in un modello formale dal quale viene fuori una visione meccanicistica e deterministica della dinamica imprenditoriale. Di qui ne viene fuori una concezione che pone maggiore enfasi sulla struttura piuttosto che sulle relazioni con l’esterno.



Taylor sosteneva che fosse di estrema importanza osservare il comportamento produttivo della manodopera operaia ed impiegatizia, con lo scopo di suddividere i singoli movimenti da questi effettuati nello svolgere determinati compiti. Si passa poi a ricomporre questi movimenti dopo aver eliminato quelli che generano sprechi di tempo e diminuzione della produttività fisica.

Altri studiosi come Urwick e Gulick presero ispirazione da questo approccio per studiare l’attività direzionale dell’impresa.

Questi consideravano l’impresa come un sistema chiuso, come una macchina concepita e realizzata per operare secondo degli schemi chiusi e secondo procedure rigide e prestabilite, con dinamica e comportamento prevedibili, indipendentemente dagli stimoli che provengono dall’esterno.


+ L’impresa come sistema organico

Riferendoci alle caratteristiche organico-funzionali e al comportamento degli esseri viventi, l’impresa:

1) è caratterizzata da un ciclo di vita simile a quello degli esseri viventi (concepimento, nascita, sviluppo e stabilizzazione, declino e morte)

2) assorbe dall’ambiente tutte le risorse necessarie per sopravvivere.

3) la sua struttura è organizzata in diversi organi, ognuno con una propria funzione

4) si adatta all’ambiente attraverso una progressiva specializzazione dei suoi organi

5) riesce ad influenzare l’ambiente in cui opera

6) è in grado di riconoscere, apprendere e memorizzare le soluzioni di problemi avvenuti in passato ed applicarle a nuove situazioni che hanno similitudini con i precedenti

7) possiede componenti che possono auto-regolamentarsi ed auto-riprodursi .

La metafora biologica ha quindi posto le basi per realizzare assetti organizzativi più reattivi rispetto a quelli gerarchici e standardizzati dell’analogia meccanicistica.

Questa visione dell’impresa si discosta largamente da quella meccanicistica, in quanto focalizza una maggior attenzione sul sistema e non sulla struttura.


+ L’impresa come sistema cibernetico

La concezione dell’impresa come sistema cibernetico si afferma nell’ambito di una corrente di pensiero che intende trasferire al campo di studio dell’impresa i progressi realizzati nella cibernetica.

Come abbiamo detto, l’impresa possiede delle componenti di autoregolazione che svolgono un ruolo molto importante, ovvero consentono all’impresa di mantenere la rotta prestabilita. Il governo dell’impresa deve quindi:

1) ridurre al minimo gli scostamenti dai traguardi fissati attraverso meccanismi di autoregolazione basati sulla retroazione informativa che proviene dal mondo esterno

2) eventualmente cambiare rotta, mediante opportune azioni correttive.


+ L’impresa come sistema auto-poietico

Autopoietico deriva dal greco “poiesis”, cioè fare, capacità di fare, creare. L’autopoiesi si qualifica principalmente per i seguenti caratteri:

Individualità: capacità di esistere anche senza la presenza di un osservatore esterno

Autonomia: capacità del sistema di mantenere inalterata nel tempo la propria organizzazione indipendentemente dal contesto e dalle sue finalità

Unità: derivante dall’esistenza di precisi confini dovuti sia alla presenza di un osservatore esterno che dall’autonomia del sistema

Chiusura operazionale e Mancanza di finalismo

L’autopoiesi quindi qualifica quei sistemi che attuano una produzione in senso biologico, come le cellule e gli organismi viventi superiori.

Il concetto di autopoiesi esprime la capacità di un sistema di produrre i propri componenti rigenerando la propria organizzazione grazie a processi interni che lo rendono autonomo dal contesto. Questa autorganizzazione dell’impresa le consente di svilupparsi solo sulla base di quello che è indipendentemente dalla realtà in cui opera.


+ L’impresa come sistema cognitivo

Il denominatore comune di qualsiasi realtà imprenditoriale è la produzione ela diffusione di conoscenza. Il sistema impresa è quindi rappresentabile come un processore di dati.

Affinché la metafora dell’impresa come fenomeno cognitivo risulti efficace, bisogna osservare che:

la conoscenza presuppone sempre, come condizione necessaria, una semantica trasparente tra i simboli oggetto della transazione e le conclusioni a cui si arriva.

Il sistema ha la capacità di realizzare processi di generazione, trasferimento ed utilizzo della conoscenza.


+ Limiti di una eccessiva enfasi sull’approccio per metafore ed analogie

Abbiamo considerato l’impresa come una macchina, come un organismo vivente, questo tipo di metafore sono importanti per la comprensione della realtà e dei fenomeni, ma possono indurre a considerare solo alcuni aspetti di particolari fenomeni, ossia gli aspetti che si riferiscono al modello concettuale utilizzato per costruire la metafora stessa.

Osservando in particolare la metafora meccanicistica, i suoi limiti sono evidenti soprattutto in contesti complessi in cui è richiesto un minimo di flessibilità che è invece esclusa dalla teoria di Taylor.

La Ford è l’impresa che in passato è riuscita ad incarnare al meglio la visione meccanicistica applicata all’impresa. Alla teoria proposta da Taylor, Ford ha aggiunto la catena di montaggio; ma questo in altri contesti può risultare inadeguato. Per quanto riguarda la considerazione dell’impresa come sistema autopoietico, questa porta a sottostimare il ruolo che hanno i diversi portatori di interessi e più in generale i rischi connessi alle attese e alle pressioni del contesto.


I rapporti tra il sistema impresa e l’ambiente

I rapporti tra l’impresa e l’ambiente portano a considerare l’impresa come un sistema:

parzialmente aperto, perché è in grado di regolare il flusso di energia, materia ed informazione in ingresso nel sistema

immerso in altri sovra-sistemi, con i quali intrattiene relazioni per migliorare le proprie condizioni affinché garantiscano la sopravvivenza nel tempo

dinamico, in quanto nell’impresa ci sono interazioni tra le parti che la compongono, e tra queste e l’ambiente esterno. Queste interazioni, però, variano nel tempo determinando così la traiettoria evolutiva del sistema.



+ L’impresa come sistema aperto e la natura dei flussi di interscambio con l’ambiente

L’impresa è un sistema aperto, ed è stata quindi progettata in modo da consentire l’immissione di energia, informazioni e materia, e l’emissione dell’output risultante dai processi interni.

Il maggiore o minore grado di apertura dell’impresa nei confronti dell’esterno dipende da alcuni fattori; e chi determina tale grado di apertura è l’azione di governo, in relazione ad ogni sovra-sistema di riferimento.

I flussi in entrata permettono all’impresa di alimentare sempre la propria energia acquisendo risorse dall’esterno e trasformandole in capacità.

I flussi in uscita, invece, sono rappresentati dai prodotti che l’impresa colloca sul mercato.


+ L’impresa contestualizzata

Abbiamo detto che le organizzazioni imprenditoriali sono sistemi aperti.

In un’economia complessa, l’impresa trae la capacità di sviluppo e innovazione non solo grazie alle proprie forze, ma anche grazie alle interazioni con l’esterno. In questo momento consideriamo l’impresa come un sistema di livello L, la cui esistenza è motivata dalla consonanza e se è possible dalla risonanza con i sistemi di livello L+1.

Il richiamo al concetto di consonanza e risonanza rimanda al problema dell’adattamento dell’impresa (sistema L) all’ambiente esterno (sistema L+1).

Quindi l’impresa avrà possibilità di sopravvivenza nel tempo dipendente non solo dalla sua struttura ma anche dalle capacità di interazione che l’impres 454g69e a riesce a instaurare con l’esterno.


+ Concetto di ambiente: Ambiente generale e Ambiente transazionale

L’ambiente è considerato come quell’insieme di elementi che costituiscono l’ambito della vita dell’uomo determinandone alcune delle condizioni essenziali.

L’impresa deve qualificare e distinguere il contesto ambientale, identificando così gli impatti che questo determina sulla sua dinamica evolutiva.

E’ possibile fare una distinzione tra Ambiente Generale, che manifesta un impatto indiretto sull’impresa, e Ambiente Transazionale nel quale i vincoli, i condizionamenti e le opportunità hanno un impatto diretto.

Per quanto riguarda l’ambiente generale, i suoi elementi caratteristici si possono classificare in elementi geo-territoriali, culturali, socieo-economici, politici, ecc . che appunto identificano l’ambiente generale dell’impresa.

L’ambiente transazionale, invece, indica il contesto in cui l’impresa intrattiene rapporti di scambio con soggetti, entità e sistemi.


+ La responsabilità sociale dell’impresa

Il rapporto tra impresa e ambiente non deve trascurare il ruolo dell’impresa nel paradigma ecologico. L’impresa non è un’entità astratta, ma è un’organizzazione immersa in altri sovra-sistemi, e deve perciò essere in grado di conciliare aspetti sociali, politici, etici, senza snaturare però la sua natura economica.

L’imprenditore è attento alle finalità economiche, ma risulta anche sensibile all’acquisizione di uno status sociale. Ecco quindi che un miglior rispetto dei profili di interesse generale appaiono strumentali per le finalità da raggiungere.

All’esterno dell’impresa si è sentita una maggiore esigenza di cooperazione con una molteplicità di soggetti (fornitori, clienti, concorrenti, ecc . ) che hanno portato a considerare attentamente i bisogni, non solo economici, dei diversi interlocutori.


Le relazioni tra impresa e ambiente

In letteratura sono state formulate diverse teorie che ci fanno capire meglio il rapporto tra l’impresa e l’ambiente esterno:

teorie degli stakeholder

teorie delle contingenze

teorie della dipendenza dalle risorse esterne

Sono teorie che si preoccupano di evidenziare l’influenza che l’ambiente esterno ha sul sistema impresa.

L’ambiente è visto rispettivamente come:

un’insieme di interlocutori portatori di interessi

l’insieme dei fenomeni che emergono man mano e che determinano le attitudini reattive ed adattive dell’impresa al contesto esterno

l’insieme delle fonti presso cui l’impresa attinge le risorse per la propria sopravvivenza.


+ La teoria degli stakeholder

Questa teoria nasce dalla consapevolezza dell’importanza dell’ambiente e dei soggetti che la compongono al fine di raggiungere gli obiettivi dell’impresa.

Gli stakeholder sono portatori di interessi e ricercano a vario titolo la soddisfazione dei propri bisogni.

Con l’uso del termine stakeholder si vuole ampliare il concetto di categorie, singoli e gruppi di individui che possono sia influire sulla gestione di un’azienda andando a generare rischi, pressioni, stimoli, ecc . sia essere coinvolti direttamente o indirettamente da molteplici effetti (economici, tecnologici, ecc . ).

Le recenti evoluzioni della teoria hanno reso necessaria la ricerca della risonanza con gli interlocutori sociali. La risonanza dell’impresa va considerata sotto diversi punti di vista:

Economico, perché strumentale alla soddisfazione dei bisogni umani

Sociale, per gli effetti che l’attività d’impresa produce sulla dinamica evolutiva e sullo sviluppo della società

Culturale, poiché si ha un ampliamento del patrimonio di conoscenza della collettività.


+ La teoria delle contingenze

Tale teoria, a differenza di quella degli stakeholder, parte dal presupposto che sia valida la teoria dei sistemi aperti. La teoria delle contingenze stabilisce infatti che la sopravvivenza dell’impresa dipende dalla percezione degli eventi emergenti nell’ambiente e dalla capacità di adattamento a questi.

In quest’ottica l’impresa è vista come un sistema che attua un controllo delle dinamiche ambientali per adattarsi ai fenomeni di condizionamento emersi nel contesto con cui si deve rapportare.

Questa teoria però non è in grado di identificare le condizioni necessarie e sufficienti per poter attuare un cambiamento organizzativo.


+ La teoria della dipendenza dalle risorse esterne

In questo contesto, il problema del rapporto impresa-ambiente è incentrato sul presupposto che le imprese non sono indipendenti, ma attingono risorse dal contesto in cui operano. Questa dipendenza pone le imprese in competizione tra loro per l’acquisizione delle scarse risorse che si trovano nell’ambiente.

Non è detto però che sia necessariamente l’impresa a subire l’influenza dell’ambiente, può infatti accadere l’opposto, cioè che l’ambiente sia influenzato dall’impresa.

Per modificare la dipendenza dell’impresa dall’ambiente esterno ci sono varie strategie:

1) l’internalizzazione di altre organizzazioni

2) l’instaurazione di accordi di coordinamento e di interdipendenza con altre organizzazioni

3) la rotazione dei manager tra imprese anche in competizione tra loro










CAPITOLO 3

VERSO UN’INTERPRETAZIONE DELL’IMPRESA COME SISTEMA VITALE

- La necessità di una matrice concettuale

Dato che non possibile ottenere una rappresentazione oggettiva della realtà osservata, si incontrano limiti nella validità di modelli e teorie. Ecco perché si avverte la necessità di disporre una MATRICE CONCETTUALE CONDIVISA la quale consenta di sintetizzare le regolarità osservate nel tempo, nello studio di certi fenomeni, e che sia per lo studioso uno strumento utile per comprendere i fenomeni stessi.

Sappiamo che la scienza si evolve per cambiamenti di prospettiva;

Kuhn, in merito a tali cambiamenti, ha sostenuto che le teorie e le ipotesi della scienza, nel progredire sono condizionate sia dai risultati scientifici che derivano dall’applicazione del metodo scientifico, sia e soprattutto da cambiamenti di prospettiva.

Questo sta a significare che il sapere scientifico non è immutabile ne definitivo.


- Concetti portanti della matrice concettuale

La formalizzazione dell’approccio sistemico al governo dell’impresa richiede l’identificazione e la definizione di alcune categorie logiche. Dobbiamo introdurre pertanto due importanti concetti:

la struttura

lo schema organizzativo


+ La struttura

Prima di tutto occorre fare una distinzione tra il termine accolta e il termine insieme.

Accolta: serie di elementi caratterizzati dall’assenza di un qualsiasi principio di aggregazione

Insieme: collezione, aggregazione di elementi in cui si riscontra un nesso di omogeneità capace di dar vita ad una logica aggregativa. Es: supponiamo che per osservare meglio il funzionamento di una determinata macchina si decida di scomporla nelle sue parti elementari. Un ricercatore poco esperto di simili macchine potrebbe dedurre semplicemente un’accolta. Osservando meglio però si accorgerà di essere davanti ad un insieme in quanto è possibili individuare omogeneità tra gli oggetti. In questo modo gli elementi salgono al rango di componenti strutturali.

Le fasi necessarie per comprendere i passaggi che dal concetto di insieme giungono a quello di struttura, possono essere sintetizzate in quattro punti:

1) individuazione degli elementi strutturali e della presenza di nessi di omogeneità oggettivi

2) specificazione del ruolo assegnato ad ogni elemento, in relazione alle modalità di comportamento/funzionamento collegato ad un determinato obiettivo da raggiungere

3) distinzione delle relazioni strutturali

4) riconoscimento della struttura

A questo punto si giunge al concetto di struttura: ovvero un insieme di singoli elementi a cui si assegnano ruoli, compiti da svolgere nel rispetti di vincoli e regole.

Nell’ambito imprenditoriale possiamo intendere questi concetti in tal modo:

a) l’insieme, composto da elementi umani ed elementi tecnici, tangibili o intangibili, sarà definito nel momento in cui tali elementi risultano accomunati da fattori omologanti

b) a ciascun elemento sono assegnati dei ruolo in vista del raggiungimento di un obiettivo comune

c) ciascuna componente può essere teoricamente connessa con qualunque altra

d) comportamento e funzionamento sono soggetti a vincoli e regole

e) un’adeguata rete di comunicazione tra le componenti renderà possibile la loro interazione

f) l’impresa assume la sua tipica configurazione sistemica quando le componenti iniziano ad interagire tra loro e con l’ambiente esterno

g) lo scopo del sistema è individuato nella sopravvivenza

h) la perdita delle proprietà sistemiche conduce alla dissoluzione del sistema






+ Dalla struttura logica alla struttura fisica

Riferendoci alla struttura, ora è necessario distinguere tra:

struttura logica: insieme di componenti logiche idonee a svolgere un determinato ruolo, rispettando regole prefissate e sulla base di legami/relazioni con altre componenti. Con il disegno di struttura logica si definiscono i criteri e i principi di funzionamento del futuro sistema vitale

struttura fisica: struttura costituita da componenti aventi un ruolo, ma anche la capacità di raggiungere i fini preposti. Le componenti fisiche possono essere distinte, in base alla natura delle capacità, in: tecniche e finanziarie.


+ Dalla struttura al sistema

Definiamo sistema quella struttura fisica, dotata di componenti fisiche, intese come qualificazioni di predefinite componenti logiche, che interagiscono tra loro.

Per struttura, invece, intendiamo l’insieme di componenti e di relazioni tra componenti, che esprime la potenza di capacità di conseguire dei risultati, attraverso un comportamento emergente orientato ad uno scopo.

La struttura orientata al raggiungimento di un fine rappresenta il sistema.

L’emergere del sistema nei confronti della struttura si manifesta principalmente:

nell’individuare uno scopo e nella capacità della struttura di perseguirlo

nell’attribuire un ruolo alle diverse componenti

nell’emergenza di interazioni tra le componenti e tra la struttura e quella di altri sistemi con i quali il sistema considerato interagisce, oltre alla presenza di meccanismi di feedback.


+ Relazioni e interazioni

Partiamo col definire la relazione come una connessione logica tra componenti della struttura. Le riflessioni sul concetto di relazione risultano spesso disomogenee e ciò provoca diversi dubbi interpretativi. La relazione esistente tra componenti della struttura è diversa da quella che esiste tra le componenti di un sistema.


La rappresentazione della struttura fisica

La struttura, prima logica e poi fisica, deve essere concepita attraverso un insieme di elementi che si qualificano come componenti, essendo dotati di ruoli specifici.

Tra queste componenti devono esistere precise relazioni.

Quindi, se indichiamo con

C ≡ le componenti interne

Rij la relazione che esiste tra la componente interna c1 e la componente interna cj, allora possiamo rappresentare in una matrice l’esistenza o no di relazioni tra coppie di componenti interne:

SF ≡ (c1 ; cj) per ogni i,j €

c1 c2 cj cn

O

r1,2


O


r1,n

r2,1



r2,j


r2,n







rj,1

rj,2


rj,j


rj,n







rn,1

rn,2


rn,j


O

c1 Graficamente vediamo che non tutte le componenti

debbano necessariamente essere in relazione tra loro;

c2 ciò si indicherà con il simbolo O e si verificherà:

SF ≡ - quando sarà possibile formalizzare un legame tra le

due componenti

cj - quando l’osservatore e/o il soggetto decisore non

riuscirà ad individuare il potenziale legame tra le due

componenti.

cn Il passaggio dalla struttura al sistema implica lo spostamento da una visione statica, rappresentata dal Matrice “n*n” grafico, ad una visone dinamica.





- Dalla struttura fisica alla struttura ampliata e sua rappresentazione

Il sistema impresa è dotato di struttura fisica (SF) e deve considerare, nella sua dinamica di azione, la possibilità di interagire con altre organizzazioni esterne, anch’esse dotate di struttura fisica.

In tal senso consideriamo due condizioni fondamentali:

1) il sistema impresa considerato deve poter interagire con l’esterno, e deve quindi ammettere relazioni tra le componenti interne (comprese nell’insieme C ≡ ) e le componenti esterne.

2) una volta fissati gli obiettivi, deve essere possibile poter scegliere i percorsi che possano attivare le relazioni tra le componenti interne ed esterne.

La prima condizione considerata mostra l’incompletezza della matrice precedentemente rappresentata SF “n*n”, ed impone che la rappresentazione debba permettere la comprensione delle relazioni attivabili con l’esterno.

Così per adeguare la matrice SF “n*n” consideriamo un’ipotetica impresa che sia potenzialmente in grado di connettersi con componenti esterne (denominate C*) appartenenti alla struttura fisica di terze organizzazioni.

Per ognuna delle diverse tipologie di componenti esterne, sarà possibile qualificare relazioni con le componenti del sistema considerato.

Quindi, dati:

  • l’insieme delle componenti interne

C ≡

  • l’insieme delle componenti esterne

C*

  • l’insieme ottenuto dall’unione dei due tipi di componenti (C U C*) sarà

C(*) ≡

  • la relazione tra componenti interne con c1 € C e cj € C*

ri,j con i,j €

  • la relazione tra una componente interna ed una esterna

r*i,j con i € e j €

Osservando tali relazioni è possibile giungere ad una relazione ampliata della struttura fisica


c1 c2 cj cn cn+1 cn+2 cn+k

O

r1,2


O


r1,n




r1,n+k

r2,1



r2,j


r2,n


r2,n+2













rj,1

rj,2


rj,j


rj,n


ri,n+2













rn,1

rn,2


rn,j


O

rn,n+1



rn,n+k

c1


c2



ci




cn

matrice “n*(n+k)”

Questa nuova rappresentazione ha per righe le componenti dell’insieme C e per colonne le componenti dell’insieme C(*). N.B. questa rappresentazione qualifica una nuova categoria: la STRUTTURA AMPLIATA.


+ Dinamica evolutiva del sistema e stati della struttura ampliata

Abbiamo visto che la struttura orientata al raggiungimento di un obiettivo è il sistema. Non sarà quindi esatto parlare di sistema X in un istante t, in quanto in quel momento t ciò che si osserva è la sua struttura ampliata.

Per chiarire meglio cosa si intende per stato di struttura ampliata, è opportuno considerare la struttura ampliata come quella precedentemente disegnata nella matrice “n*(n+k)”.

Chiameremo stato della struttura Ss il vettore dimensioni “n*(n+k)”

Ss = vettore che comprende tutte le relazioni

Nel generico istante t alcune delle relazioni che esistono potrebbero risultare attive o inattive; ecco perché è possibile definire stato della struttura ampliata al tempo t, indicato con Sst, il vettore Ss che riassume la condizione tabellare delle relazioni tra elementi della matrice al tempo t:

Sst =

Se l’esistenza delle relazioni è attivata, allora assume valore 1;

se invece è inattiva, assume valore 0;

se è inesistente assume il valore 0


+ Lo schema organizzativo

In genere viene inteso come un disegno di processi e di attività da realizzare attraverso una specifica successione di relazioni tra le componenti interne, che interagiscono tra loro e con le componenti esterne.

Comportamenti dell’organo di governo: * l’organo di governo dell’impresa in questo contesto, dopo aver programmato gli obiettivi, disegna una mappa di possibili interazioni tra componenti interne e tra alcune di esse con componenti esterne * e, prima nel predisporre e poi nell’adeguare lo schema organizzativo, l’organo di governo consente al sistema impresa di emergere attraverso la dinamica degli stati della struttura ampliata.

Per comprendere meglio il concetto di sistema organizzativo, bisogna individuare 2 qualificazioni:

1) schema organizzativo di massima: consiste nell’individuare i macro processi dopo averli scelti. Questa scelta dei processi da inserire dipende dalle impostazioni alla base dell’idea imprenditoriale, dal bagaglio conoscitivo e dalla lungimiranza del decisore, ed infine dalle caratteristiche del contesto.

2) schema organizzativo definito: con questo schema vengono rappresentate una mappa di possibili relazioni. Questa seconda fase si attiva quando bisogna consentire l’emergere del sistema e abilitarne la struttura fisica all’interazione esterna.

Queste due qualificazioni sono due distinti momenti nell’ambito del percorso che dall’idea imprenditoriale diventa sistema impresa.

Nell’andare ad identificare la struttura ampliata, molti sono i fattori che bisogna tener presenti:

intanto l’organo di governo deve tener presente la struttura fisica realizzata, ma dovrà anche considerare le caratteristiche relative agli interlocutori esterni con cui il sistema impresa si troverà in relazione.


+ La matrice concettuale e l’impresa

Affinché venga data forma, sviluppo e consistenza al sistema impresa, è necessaria una continua attività progettuale condotta e organizzata dall’organo di governo.

Il primo passaggio logico consiste nella specificazione dell’idea imprenditoriale: è un processo attraverso il quale si da vita all’impresa e si individuano i lineamenti che distingueranno l’impresa stessa. L’idea imprenditoriale può modificarsi, ed è condizionata dalla storia del decisore e dell’impresa. Il processo costitutivo che conduce al sistema impresa ha origine dalla predisposizione di un progetto che deve considerare:

- i prodotti da realizzare, - i mercati geografici da servire, - le tecnologie da impiegare per lo svolgimento dei processi produttivi, - i canali distributivi che verranno utilizzati per collocare i prodotti sul mercato.

Il secondo passaggio consiste nella definizione dello schema organizzativo di massima: questo contiene una prima ed astratta definizione del disegno o dello schema in base al quale determinate componenti logiche dovranno tra loro connettersi, per arrivare così alla definizione di struttura logica. Il passaggio concettuale che chiarisce la definizione di struttura ampliata, implica l’assunzione di una prospettiva che consente di intuire la dinamica della struttura fisica in azione.

A differenza della struttura fisica, la struttura ampliata contiene in se i presupposti della flessibilità.

La possibilità di miglioramenti deriva dal disporre di una completa formalizzazione del problema analizzato e dalla capacità di analizzare tutte le alternative possibili. Se le variabili in gioco non sono completamente esplicitate, l’ottimo non è perseguibile in concreto. L’organo di governo può procedere a ritroso, riconsiderando il percorso formalizzato, o può proiettare in avanti la propria azione di governo.


+ Il concetto di sistema vitale

il concetto di sistema vitale è stato introdotto in passato da Beer. Esso è riferibile a qualsiasi organizzazione, e quindi anche all’impresa, identificando la finalità che un’organizzazione come l’impresa deve essere in grado di perseguire. Quindi possiamo definire il sistema vitale come quel sistema che sopravvive, rimane unito ed è integrale, è omeostaticamente equilibrato sia internamente che esternamente ed inoltre possiede meccanismi e opportunità per crescere e apprendere e divenire così sempre più efficace nel suo ambiente.

E’ opportuno però chiarire la differenza tra sistema vivente e sistema vitale:

Sistema Vivente è quel sistema biologico che gode di una serie di proprietà, dotato di particolari funzionalità e attiva reazioni fisico-chimiche che non possono qualificare un’organizzazione imprenditoriale (es. l’organismo di un essere umano).

Sistema Vitale pone sempre in essere relazioni ed interazioni con il contesto per assicurarsi la sopravvivenza e lo sviluppo, ma non è in grado di riprodurre i propri componenti e di prolungare la propria specie con processi di sola natura biologica.


+ I postulati della teoria dei sistemi vitali

1° postulato: un sistema è vitale se può sopravvivere in un determinato ambiente.

Ciò vuol dire che un sistema è capace di sopravvivere in un particolare contesto ambientale grazie ai continui processi di adattamento resi possibili dagli scambi con l’ambiente.

2° postulato: il sistema vitale possiede la proprietà dell’isotropia.

In questo caso l’isotropia si intende come invarianza di forma in qualsiasi prospettiva venga osservata. L’invarianza della forma è considerata nel fatto che tutte le organizzazioni sono composte di due aree: quella del decidere, che generalmente spetta all’organo di governo, e quella dell’agire che spetta alla struttura che costituisce l’oggetto delle decisioni dell’organo di governo. Questa scissione tra l’area del decidere e quella dell’agire ha senso solo ai fini analitici e per lo studio del sistema vitale. In realtà queste due aree non possono vivere di vita autonoma, ne consegue che un sistema vitale si caratterizza per la coesistenza interagente tra le due aree. Tra queste compaiono 2 simboli (il diodo amplificatore e la resistenza) che rappresentano l’esigenza di adeguare le conoscenze disponibili e riconducibili alle singole aree per consentire un adeguato flusso comunicativo tra le stesse.

3° postulato: il sistema vitale è proiettato verso il perseguimento di finalità e il raggiungimento di obiettivi e risulta essere connesso a sovrasistemi a e subsistemi da cui e a cui trae e fornisce indirizzi e regole. Da questo postulato deduciamo che l’attività svolta da un sistema vitale X di livello L è condizionata dall’esigenza di dover soddisfare le esigenze del sovrasistema L+1.

Allo stesso modo i subsistemi svolgeranno le proprie attività realizzando risultati in linea con esigenze, regole ed indirizzi del sistema vitale X di livello L.

Conseguenze di questo postulato sono che - gli obiettivi attraverso i quali l’impresa realizza le proprie finalità derivano dall’influenza e dalle pressioni esercitate dal singolo sovrasistema o da più sovrasistemi; - non è rilevante studiare le caratteristiche sistemiche di una organizzazione X in modo isolato senza osservare contemporaneamente il sovrasistema in cui è inclusa l’organizzazione stessa e i subsistemi che essa contiene.

4° postulato: un sistema vitale ha la possibilità di dissolvere se stesso nel sovrasistema a cui riferisce, in uno specifico periodo temporale. Questo postulato intende formalizzare la condizione in cui un sistema vitale ha inizialmente qualificato la propria struttura ampliata per essere perfettamente integrato nella struttura ampliata del sovrasistema di riferimento (condizione di consonanza). Poi, dopo progressivi aggiustamenti dello schema organizzativo, migliora la propria prestazione realizzando una sintonia di finalità con il sovrasistema (condizione di risonanza).


+ L’area delle decisioni di governo e l’area delle operazioni di gestione

Per dare una specifica definizione dell’impresa sistema vitale, attraverso una rappresentazione isomorfa dei sistemi vitali, occorre individuare i tipi di adattamenti che rendano la rappresentazione tale da consentire di:

1- ricondurre ad essa le elaborazioni concettuali tipiche dell’economia d’impresa

2- formalizzare la prospettiva d’impresa propria dell’organo di governo che tende ad indirizzare il sistema al raggiungimento delle proprie finalità, attraverso attività e processi svolti da una struttura dotata di conoscenze tacite e di autonomie rispetto a decisioni di routine.

E’ opportuno soffermarsi su questo punto per indagare il comportamento delle organizzazioni imprenditoriali; consideriamo quindi che nell’attività imprenditoriale sono distinti 2 momenti rilevanti, ovvero quello del governo e quello della gestione.

3- porre l’enfasi sulla concezione d’impresa quale sistema aperto.

Distinguiamo qui l’area delle decisioni tese a garantire all’impresa uno schema organizzativo flessibile e funzionale alle finalità e agli obiettivi da perseguire.

Sappiamo che un sistema per essere qualificato vitale deve poter sopravvivere in un contesto attivando processi di adattamento al contesto stesso per garantire il mantenimento della tendenza per perseguire le finalità.

Ipotizziamo che l’insieme residuato delle operazioni gestionali vada a sommarsi all’area delle operazioni formando così la cosiddetta STRUTTURA OPERATIVA. Questa conterrà sia le scelte gestionali, sia il momento operativo vero e proprio, quindi andrà a coincidere con l’area di gestione.


+ La struttura operativa

Nella struttura ampliata si identificano le relazioni tra componenti interne e tra queste e le componenti esterne, ma tale struttura non esprime nulla sulla capacità e sulle competenze che caratterizzano le componenti relazionate. Infatti gli stati della struttura ampliata non esplicitano il percorso storico evolutivo che da una struttura iniziale conduce, attraverso modificazioni, alla struttura osservata in un secondo momento. Queste capacità sono invece presenti implicitamente nella struttura operativa. Osserviamo a questo proposito le seguenti relazioni:

1) la struttura operativa non contiene la componente organo di governo

2) la struttura operativa si colloca su un piano concettuale diverso da quello della Struttura Ampliata. Infatti quest’ultima fornisce una visione istantanea delle componenti e delle relazioni attivate in un certo momento. La struttura operativa, invece, ci permette di focalizzare l’attenzione sui caratteri quali-quantitativi delle stesse componenti e relazioni.

3) la struttura operativa contiene un nucleo centrale pro-tempore invariante, rappresentato da componenti e relazioni che non variano nel breve periodo.

4) la struttura operativa recepisce dalla Struttura Ampliata il concetto di stati della struttura con riferimento al complesso di relazioni che si attivano effettivamente in un certo istante.











CAPITOLO 4

L’IMPRESA SISTEMA VITALE E LA COMPLESSITA

L’azione di governo in un contesto complesso

Le vie imprenditoriali identificabile e perseguibili dall’organo di governo sono influenzate dalla capacità di interpretazione della realtà in cui l’impresa opera. Questa interpretazione risulta non agevole a causa della molteplicità dei soggetti coinvolti. Ecco quindi che definiamo il contesto come dinamico e turbolento.

C’è quindi la necessità di voler formalizzare un processo che riesca a consentire all’organo di governo di fronteggiare tale complessità; è opportuno quindi identificare una serie di elementi:

fenomeni rilevanti per l’impresa

gli eventi che contraddistinguono tali fenomeni

le interdipendenze tra tali eventi

la probabilità che ciascun evento possa manifestarsi

il rischio attribuibile al manifestarsi di ciascun evento

E’ fondamentale per l’organo di governo valutare e determinare l’entità del rischio connesso a ciascun evento. Ma tali rischi non sono sempre determinabili e valutabili. Rispetto a tali eventi la scelta può essere duplice: o ignorare il fenomeno perché lo si ritiene non rilevante, oppure approfondire il fenomeno perché si ritiene possa diventare rilevante in futuro.


Le dimensioni della complessità: varietà, variabilità ed indeterminatezza

La complessità è un concetto relativo, non definibile in senso assoluto, infatti deve essere contestualizzata considerando le seguenti premesse:

1- posizione e caratteristiche del soggetto osservante rispetto alla realtà

2- rapporti di interazione e di relazione tra gli eventi che vanno a definire il fenomeno osservato e la loro interpretazione da parte di chi osserva

3- il fenomeno inteso come un tutto unitario

La complessità può essere descritta andando a scomporla in parti o considerandola sulla base di tre dimensioni: Varietà, Variabilità, Indeterminatezza.

Varietà

La varietà, ossia le possibili varianti con cui il fenomeno si presenta agli occhi di un osservatore, è identificabile attraverso diversi elementi:

Caratteri di differenziazione del fenomeno

Aspetti che identificano la varietà con la quale si manifesta un carattere di un fenomeno

Attributi attraverso i quali è possibile suddividere e classificare gli aspetti di un fenomeno

Interdipendenze e relazioni tra gli elementi del fenomeno osservato e tra questo e altri fenomeni

Esempio: osserviamo l’oggetto impresa e presentiamo i caratteri salienti di questa quali la dimensione, il settore d’appartenenza, ecc .

Identifichiamo nel carattere della dimensione fattori di identificazione come: piccola impresa, media impresa, grande impresa.

A questi attributi appena individuati, aggiungiamo ulteriori caratteri di identificazione: fatturato, dipendenti, capitale investito ecc .

Procediamo con ulteriore scomposizione: per i dipendenti possiamo avere operai, quadri, dipendenti a tempo indeterminato, dipendenti a tempo determinato; per il capitale investito avremo per unità produttiva e per gruppi d’imprese.

Ai vari livelli di descrizione del fenomeno ogni osservatore può avere un grado di conoscenza diverso da un altro. E così alcune volte si parlerà di conoscenza completa, altre di conoscenza sufficiente e altre ancora di conoscenza insufficiente o poco significativa.

Variabilità

La variabilità, ovvero un’ulteriore varietà che può emergere con il trascorrere del tempo, può essere rilevata dall’osservatore andandosi a sommare a quella precedente. Si manifesta con l’apparire di elementi innovativi che possono andare a modificare le caratteristiche degli attributi.

Distinguiamo le modifiche in due categorie:

Modifiche derivanti dall’introduzione di nuovi attributi; questo comporta un ripensamento dello schema descrittivo del fenomeno.

Modifiche che riguardano variazioni quantitative di un attributo, questo non comporta necessariamente un ripensamento dello schema descrittivo del fenomeno.

L’organo di governo deve così continuamente adeguare strumenti, tecniche e metodi per osservare e anticipare le tendenze di contesto. Infatti, data una determinata dotazione di varietà, l’organo di governo indaga sui fenomeni che interessano, o che potrebbero interessare, aspetti come sopravvivenza, vantaggio competitivo ecc .

Indeterminatezza

Si riferisce alla capacità di comprensione del fenomeno.

Esempio: supponiamo di mostrare ad un’osservatore non esperto del campo le parti smontate di una radiolina portatile, senza informarlo di cosa si tratta ma dicendogli semplicemente che le parti ricomposte andranno a formare un oggetto avente una specifica funzione d’uso.

Ad un primo approccio l’osservatore può trovarsi davanti ad un insieme di oggetti che in precedenza gli erano sconosciuti, capendo però i materiali di cui sono costituiti, oppure può trovarsi davanti a questi oggetti senza capire cosa potrebbero formare insieme.

Ciò significa che l’osservatore non dispone di uno schema interpretativo dell’insieme degli oggetti osservati; in questo caso avremo INDETERMINATEZZA con VALORE NULLO.

In un secondo momento l’osservatore approfondisce la conoscenza degli oggetti disponibili, e scopre la loro natura di componenti elettronici e inizia a capire che dal collegamento di tali componenti possono nascere particolari effetti. Aumenta così il livello di indeterminatezza.

Successivamente l’osservatore andrà a consultare e a studiare diversi manuali di elettronica aumentando nuovamente il livello di indeterminatezza.

A questo punto l’esempio potrebbe sfociare in due alternative:

L’osservatore rimane nello stato confusionario, continuando ad aumentare le conoscenze e la propria varietà dal punto di vista quantitativo aumentando di conseguenza anche il livello di indeterminatezza, senza però riuscire ad intuire lo schema di composizione dei vari elementi.

L’osservatore ha un intuizione che lo indirizza verso la soluzione. Si attiva così un circolo virtuoso in cui migliora il livello di comprensione della varietà.

L’indeterminatezza si qualifica come spartiacque e ponte tra consapevolezza della complessità e avvio di schemi razionali di analisi per il governo della stessa. Esprime la consapevolezza del problema e la difficoltà della sua comprensione in relazione alla varietà che lo caratterizza. Esprime anche la possibilità di attivare un processo razionale capace di dominare la realtà così da comprendere l’intero fenomeno.


Verso il governo della complessità

Dopo aver esaminato la varietà, la variabilità e l’indeterminatezza, l’osservatore arriva alla lettura della complessità stessa. Per tale lettura bisogna analizzare due aspetti:

il risultato percettivo che può essere diverso in relazione a fattori quali gli schemi interpretativi e cognitivi di cui è dotato l’osservatore; gli strumenti e il tempo che ha a disposizione .

la lettura deve avere alla base la distinzione tra i diversi livelli sui quali si articola il fenomeno.

Quando un fenomeno si presenta all’attenzione di un osservatore, esso potrà manifestare caratteri che possono essere ricondotti ad una classificazione in:

Elementi noti: sono quegli elementi di varietà riferibili al fenomeno osservato che si riscontrano nella varietà che possiede l’osservatore. Possiamo qui fare una distinzione tra

Elementi comprensibili: sono gli aspetti del fenomeno che ricadono nel campo di esperienza dell’osservatore perché riconducibili alle conoscenze che egli possiede.

Elementi non comprensibili: qui l’osservatore prende coscienza del fatto che vi sono caratteri o modalità con cui si manifesta la realtà, per cui egli ritiene si ritiene incapace a ricondurli immediatamente alla categoria del comprensibile.

Elementi ignoti: sono aspetti e caratteri del fenomeno che l’osservatore non è in grado di classificare e di percepire correttamente perché non rientrano nel suo campo di esperienza e nelle sue conoscenze. Nel momento successivo in cui è percepito, l’elemento ignoto non sarà più definito tale e si andrà a qualificare per la sua comprensibilità o incomprensibilità.



+ Grado di comprensione soggettivo della varietà del fenomeno

Dobbiamo premettere che un fenomeno risulta noto ma non conoscibile se in base alla varietà posseduta dall’osservatore, in base agli strumenti e al tempo che ha a disposizione non è in grado di decifrarne il contenuto; mentre risulta complicato ma determinabile se il fenomeno in oggetto può essere ricondotto alla conoscenza effettiva di cui dispone l’osservatore.

Una realtà fenomenica o un oggetto osservato sono definiti complicati se l’osservatore ha la capacità di ricondurli ad un modello interpretativo. Rispetto al fenomeno, l’osservatore procede con il calarlo all’interno della varietà di cui dispone e gli attribuisce una posizione stimata, intermedia tra il comprensibile e il non comprensibile.

Sostanzialmente l’osservatore effettua inizialmente una valutazione, anche quantitativa, rilevando la varietà manifestata dal fenomeno in esame attribuendo ad ogni elemento di varietà un punteggio che esprime il grado di conoscenza per quell’elemento.


+ Grado di conoscenza del fenomeno nella sua interezza

Con riferimento all’indeterminatezza emerge la capacità dell’osservatore di attribuire un significato al fenomeno in quanto tale e quindi di comprendere come gli elementi di varietà individuati operino insieme.

Il fenomeno è qualificato attraverso un duplice approccio atto da una parte a definire come è fatto, e da un’altra a definire come funziona. L’espressione “come è fatto” deriva dall’indagine sulle varietà possedute dal soggetto osservante; il “come funzione”, invece, attiene alla percezione del fenomeno nella sua interezza e alle relative interazioni che vi sono tra gli elementi.

Quando il soggetto decisore riesce a ridurre l’indeterminatezza, attraverso circoli virtuosi che consentono di intuire un nuovo schema concettuale rappresentativo del fenomeno, allora sarà in grado di governare la complessità.

Possiamo rappresentare l’indeterminatezza sull’asse orientato (y), che esprime il grado di comprensione di un fenomeno con valori che vanno da 0 a 1. con indeterminatezza avente valore prossimo allo 0 si presentano due situazioni: o lo schema è individuato e ben definito, oppure al momento risulta immaginabile in quanto le conoscenze sugli elementi di varietà sono vaghi e approssimativi tanto da non consentire all’osservatore neanche di ipotizzare l’esistenza di una qualsiasi connessione tra gli elementi.

L’indeterminatezza cresce in maniera esponenziale quando, nonostante aumenti la varietà posseduta dal soggetto osservante, egli non riesce a configurare un modello rappresentativo delle interazioni che vi sono tra gli elementi del fenomeno identificati.






















CAPITOLO 5

RAPPORTI INTERSISTEMICI

Percezione e interpretazione soggettiva del contesto

Non esiste una realtà oggettiva, ma una realtà che risulta da un processo di percezione che presuppone la presenza contemporanea dei seguenti elementi:

soggetto osservatore

una o più finalità d’indagine

uno specifico contesto

un periodo temporale relativo all’indagine

supponiamo di osservare una specifica impresa operante in Italia; in questa vi saranno soggetti interessati alla sua sopravvivenza da punti di osservazione differenti, e soggetti che osservano la struttura, non perché interessati alla sua sopravvivenza, bensì interessati alla struttura e alle dinamiche comportamentali del sistema vitale ad esempio per scopi di ricerca statistica, documentale ecc . L’organo di governo ha la finalità di raccogliere un’insieme di informazioni, qualitativamente e quantitativamente rilevanti che possono confluire in un modello di rappresentazione del contesto utile per assumere decisioni funzionali alla sopravvivenza del sistema governativo.


Il sistema vitale impresa e il suo ambiente nella prospettiva dell’organo di governo

Dal momento che si concepisce l’impresa come sistema vitale, si sceglie l’organo di governo come soggetto osservatore. La definizione di impresa come sistema vitale è importante per comprendere le dinamiche interne del sistema ma anche i rapporti tra sistema impresa e le entità (sistemiche o meno) che lo circondano. La vitalità di un sistema è collegata direttamente al suo grado di percezione dei mutamenti del contesto e alla sua capacità di assumere decisioni di governo per recuperare, mantenere e migliorare le condizioni di sopravvivenza (richiamo 1° Postulato).

Vediamo quindi che un sistema è vitale se riesce a sopravvivere in un determinato contesto ambientale perseguendo una propria finalità (richiamo 3° Postulato).

E’ fondamentale in ciò, il ruolo svolto dall’organo di governo nel percepire, descrivere ed interpretare le finalità e le aspettative manifestate dalle entità che lo circondano, per delineare percorsi di sviluppo dell’impresa consonanti e al limite risonanti con il contesto (richiamo 4° Postulato).

Conseguire tali finalità per uno specifico sistema vitale impresa è strettamente legato alle capacità dell’organo di governo di impostare un processo razionale di descrizione e interpretazione del contesto, realizzando una mappa che rappresenti le entità che caratterizzano contesto stesso e ricostruendo per ognuna di esse le possibili dinamiche comportamentali.


Alcune categorie concettuali utili per la rappresentazione dell’ambiente nell’ottica del sistema vitale impresa

Il sistema vitale impresa, grazie al suo organo di governo eletto a osservare, riesce ad individuare nell’ambiente altre entità. L’identificazione e la classificazione delle entità osservate rappresentano due momenti fondamentali per capire la loro importanza nel condizionare la sopravvivenza e lo sviluppo del sistema vitale. L’importanza rappresenta il primo carattere di differenziazione delle entità che si trovano nel contesto del sistema vitale.


+ I vincoli e le regole

La distinzione tra vincoli e regole è molto importante perchè permette di differenziare gli eventuali condizionamenti che le diverse entità possono esercitare sul sistema vitale impresa.

I vincoli

Hanno natura cogente (che costringe) e valenza generale.

Con riferimento all’impresa, i vincoli realizzano la fissazione (da parte di organi pubblici) di requisiti tecnici per tutelare interessi collettivi (attività di regolation). Possiamo fare esempi di vincoli imposti al sistema impresa, con riferimento al sistema bancario, prendendo in considerazione i requisiti per la quotazione in borsa.

Le entità esterne al sistema vitale impresa in grado di imporre vincoli sono relazionate con esso.

Quindi il Rispetto dei Vincoli è fondamentale per impostare, con le entità di contesto, condizioni di consonanza.

La dinamica del sistema impresa non è influenzata solo dai vincoli derivanti dall’attività di regolation di entità rilevanti e/o influenti, ma anche di attività self regulatin promosse dall’organo di governo. Queste attività di self regulation non riguardano soltanto aspetti di carattere tecnico; infatti anche i codici comportamentali riferiti all’organo di governo e ai dipendenti sono manifestazioni del self regulation.

I vincoli determinano inoltre le caratteristiche dei rapporti tra due entità, perché comportano una limitazione della singola sfera di comportamento.

Infine vediamo che il vincolo attiene alla relazione e quindi ala struttura.

Le regole

La regola risulta un condizionamento sistemico connesso all’agire e al perseguire un determinato scopo. Identificano la volontà di due o più entità sistemiche indipendenti di perseguire comportamenti improntati alla collaborazione per stabilire un ordine comunemente condiviso.

La regola riguarda i processi caratterizzanti di diversi livelli di dinamicità nei quali risultano evidenziati l’azione e i risultati delle azioni.


+ I rapporti come risultato di relazioni e interazioni

Il rapporto tra sistema vitale impresa e le diverse entità presenti nel contesto, determina le cosiddette Interazioni Sistemiche. L’interazione è il risultato dell’attivazione di una o più relazioni tra le componenti della struttura dei sistemi che interagiscono.

Una stessa relazione, se attivata, può produrre diverse interazioni, a seconda delle finalità delle parti interagenti, del contesto, e dell’arco temporale al quale la relazione fa riferimento.

Esempio: ipotizziamo una relazione attivata tra fornitore e distributore commerciale. Questa relazione può favorire diversi tipi di interazione: in un caso il distributore commerciale emette gli ordini di acquisto sulla base delle uscite e del suo livello di scorta, in un altro caso il fornitore decide la quantità da inviare in base agli ordini precedentemente acquisiti.


+ La capacità e il grado di apertura

La possibilità di rapportarsi con entità esterne è collegata alla possibilità che ha il sistema impresa di aprirsi a relazioni ed interazioni con l’esterno. Quindi è opportuno distinguere tra:

Possibilità di apertura, intesa come potenziale capacità di collegarsi con l’esterno

Capacità di apertura, intesa come potenzialità che ha il sistema, grazie ad una dotazione strutturale, di potersi rapportare con l’esterno.

Livello di dotazione verso l’apertura, è definito in sede di definizione dello schema organizzativo di massima.

Modalità con cui si realizza l’apertura, si stabilisce in fase di schema organizzativo definito.

Grado di apertura, questo concetto si riferisce ad un atto inflessibile dell’organo di governo che decide come modulare l’utilizzo e l’intensità di utilizzo della capacità di apertura insita nella struttura.


+ La consonanza e la risonanza

Il concetto di consonanza può essere inteso come una sorta di compatibilità tra sistemi, capace di consentire che essi possano rapportarsi raccordandosi.

Due o più imprese che decidono di sviluppare un’attività congiunta, devono anzitutto ricercare la consonanza. Le imprese interagenti devono tarare le proprie impostazioni produttive, amministrative, ecc . per determinare un range di consonanza.

La risonanza, invece, riguarda lo sviluppo ideale della consonanza; è una condivisione accompagnata da appartenenza e sintonia, un progressivo attenuarsi dei confini strutturali per effetto di un grado massimo d’apertura con raggiungimento di livelli sempre maggiori di fiducia e condivisione di orientamenti e prospettive tra i sistemi interagenti, da cui emerge una nuova realtà sistemica.

Se un’impresa industriale persegue e consegue la risonanza con il sovra sistema finanziario, questa si traduce in situazioni di consonanza, e in alcuni casi di risonanza con i singoli sub-sistemi banca.

Infatti avere consonanza, e dov’è possibile risonanza con un determinato sovra-sistema, significa avere adeguato la propria struttura e i propri comportamenti alle esigenze del sovra-sistema stesso.


Analisi della complessità ambientale e la scelta dei rapporti da instaurare

L’organo di governo, che è responsabile per le performance dell’impresa, ha il compito di verificare sempre che i percorsi di sopravvivenza progettati non vengano invalidati da nuove condizioni di contesto. L’attività di governo richiede perciò un’elevata capacità e competenza.


+ I fenomeni osservati ed i criteri di indagine utilizzati

L’organo di governo, per analizzare e classificare le entità inserite nel contesto, può utilizzare due diversi approcci:

sul “come sono fatte” tali entità, ovvero la struttura, le parti, le relazioni tra queste, ecc .

sul “come si comportano”, ossia la verifica del grado di comprensione delle entità osservate.

Tali entità osservate, acquisiscono una determinata connotazione attraverso due dimensioni:

Statica non può che ricondurre ad elementi già noti nella cultura imprenditoriale. Questi elementi si riferiscono alla struttura delle entità osservate; tale dimensione non soddisfa un osservatore interessato a scegliere quale sia l’organo di governo.

Dinamica la quale rileva le modalità di funzionamento e la capacità d’impatto delle entità esterne sulla performance e sulla sopravvivenza d’impresa.


+ Il contesto quale reticolo di entità sistemiche

Il contesto esterno è stato inteso come complesso indistinto di entità. Queste entità si configurano come sistemi che ricevono input di risorse e danno origine ad output di beni e servizi.

L’organo di governo deve stabilire un carattere di differenziazione per contraddistinguere gli aspetti che caratterizzano le diverse entità. Sulla base di tale differenziazione, riconosciamo che i sistemi vitali esterni all’impresa possono assumere i seguenti aspetti:

Sistemi embrionali: ciò si può ricondurre ad organizzazioni riconosciute in letteratura come mercati. Con la loro struttura operativa, questi sistemi, costuìituiscono un potenziale insieme di sistemi vitali che possono emergere progressivamente.

Sistemi in via di compimento: questa categoria è da ricondurre ad entità presenti nello scenario che hanno la caratteristica di essere composte da due o più entità componenti

Sistemi vitali: questa categoria di sistemi possiede tutte le caratteristiche e risponde a tutti i postulati e a tutte le leggi di tale categoria di sistemi


+ Dalla tassonomia alla dinamica del contesto

L’approccio utilizzato per analizzare i rapporti intersistemici, si basa sulle seguenti ipotesi:

l’organo di governo dell’impresa sistema vitale considerata, è il soggetto osservatore che indaga il contesto

il contesto agli occhi dell’osservatore appare costellato dalle seguenti entità, classificate in sistemi embrionali, sistemi in via di compimento e sistemi vitali; tutti e tre questi sistemi interagiscono con l’impresa.

La percezione delle entità di contesto da parte dell’organo di governo può variare nel tempo perché possono variare le condizioni di organizzazione industriale che emergono nel contesto stesso.

Esempio: l’impresa interagisce con un determinato fornitore; l’organo di governo percepisce che al di la della singola impresa con cui si rapporta in un determinato momento, esista un’entità esclusiva delle imprese fornitrici con cui è possibile collegarsi. Quindi l’organo di governo percepisce l’esistenza di un mercato inteso come struttura di un sovra-sistema non vitale. E questo mercato è un sistema embrionale perché progressivamente nel mercato potranno affermarsi imprese in grado di influenzare altre imprese. Diventa così possibile la formazione di Organizzazioni a Rete, le quali rappresentano il tentativo di dare vita a forme di organizzazione industriale flessibili.

A questo punto occorre distinguere due possibili percorsi di formazione dei sistemi che si qualificano come in via di compimento:

1) Bottom Up (reti dal basso): all’interno di un mercato è possibile assistere all’emergere di reti d’impresa. Non è detto che da tali aggregati si caratterizzino per la presenza di un determinato organo di governo, ma può anche capitare di trovarsi di fronte ad organi di governo atipici per il fatto di avere una durata limitata nel tempo (in relazione alla capacità di leadership tecnologica).

2) Top Down ( reti dall’alto): si caratterizza per la presenza di un organo di governo che permane nel tempo perché si riferisce ad un’impresa che si assume il ruolo di “sponsor technology”, ossia è in grado di stabilire gli standard tecnici di compatibilità a cui dovranno adeguarsi le imprese che vogliono entrare a far parte della rete come sub-fornitrici.

Questi due percorsi non sono necessariamente alternativi, poiché si possono integrare e rafforzarsi a vicenda. La fase in cui un sistema vitale in via di compimento evolve verso un sistema vitale o collassa nuovamente nel mercato, è molto delicata ed è connessa a molteplici fattori:

il permanere di condizioni di consonanza e se opportuno di risonanza all’interno dei sub-sistemi

la direzione della genesi evolutiva (dal basso all’alto)

il permanere di condizioni di consonanza con il contesto

la volontà, positiva o meno, dei sistemi rilevanti di favorire od ostacolare lo sviluppo.


Il concetto di rilevanza sistemica

La rilevanza, carattere fondamentale di differenziazione, è qui intesa come capacità che ha il sistema esterno di condizionare le prospettive di sopravvivenza del sistema vitale impresa.

Se si assume la rilevanza come carattere di differenziazione delle entità presenti nel contesto, definiamo due distinti attributi significativi:

Criticità della risorsa detenuta e conferita dal sistema: la tipologia della risorsa costituisce un primo attributo di qualifica per stabilire che tipo di attenzione deve avere l’organo di governo nel valutare il peso delle interazioni.

Influenza del sistema sulle modalità di impiego, acquisizione e riappropriazione delle risorse: a prescindere dalla criticità della risorsa detenuta e conferita dal sistema, l’organo di governo valuta e misura il grado di influenza che può avere il sistema nel dettare regole comportamentali nei confronti dell’impresa.

Possiamo avere alta e bassa criticità e alta e bassa influenza; se si combinano tali attributi, ci sarà la costruzione di una matrice i cui elementi forniranno interessanti indicazioni riguardo ai comportamenti che l’organo di governo eventualmente dovrebbe adottare per garantire la sopravvivenza dell’impresa nel contesto.

I caratteri specifici saranno:

a) in ordine alla criticità della risorsa

- numero di alternative possibili per l’acquisizione della risorsa

- costo unitario medio di acquisizione della risorsa

- probabilità di perdite in caso di fuori-scorta

b) in ordine all’influenza delle entità sistemiche

- potere contrattuale

- capacità di fissazione di regole

- qualità e quantità delle sanzioni legate alla non osservazione di vincoli e regole da parte   dell’impresa

La composizione delle entità che popolano il contesto, consente all’organo di governo di qualificare la singola entità sistemica ed il contesto nel suo complesso, oltre a graduare le diverse entità sistemiche in base alla loro rilevanza per l’impresa, ed infine indirizzare la dinamica evolutiva del sistema impresa in condizioni di consonanza e se opportuno di risonanza.











CAPITOLO 6

L’ORGANO DI GOVERNO

Considerazioni introduttive

Il sistema impresa ha la capacità di conseguire il proprio fine di sopravvivenza se riesce a soddisfare sue condizioni specifiche:

1) di consonanza, e se l’organo di governo lo ritiene opportuno di risonanza con i sovra-sistemi

2) di consonanza e se possibile di risonanza tra i sub-sistemi

Questo vuol dire che l’impresa può sopravvivere nel tempo, se è in grado di recepire correttamente e soddisfare le aspettative che i sovra-sistemi di livello L+1 proiettano su di essa. Ma deve contemporaneamente garantire un adeguato soddisfacimento alle attese e alle aspettative dei diversi sub-sistemi di ordine L-i (con i=1,2) che lo compongono. Tra le due condizioni, c’è quindi, una stretta relazione.

Il grado complessivo di risonanza ha origine dall’ordinata configurazione e dalla corretta dinamica delle relazioni che si instaurano tra il sistema impresa e i sovra-sistemi e tra i vari sub-sistemi. La realizzazione di un elevato grado complessivo di risonanza, dipende da due condizioni:

a) efficacia dei processi di governo che consiste nella capacità di selezionare tra i sovra-sistemi di riferimento, quelli le cui aspettative sono prioritari e quelli le cui aspettative sono incompatibili con le finalità del sistema impresa.

b) efficacia della struttura operativa che consiste nella capacità delle componenti dell’impresa di svolgere ciò che è stato stabilito dall’organo di governo.


L’organo di governo e le condizioni di efficacia della sua azione

Nell’ottica del sistema impresa, l’organo di governo è identificato come la componente logica dell’area decisionale. La validità e l’efficacia dell’azione di governo dipendono da diverse variabili:

* la loro estensione ed ampiezza evidenzia l’elevata complessità dell’attività di governo dell’impresa.

* la loro interrelazione dimostra quanto sia complicato poter stabilire semplici nessi di casualità lineare tra variabili.

Vi sono degli elementi che sono tra loro interconnessi, e che sono in grado di influenzare l’efficacia dell’azione di governo, e sono: gli spazi di manovra che la proprietà concede agli organi di governo, l’esistenza esercitata dagli altri sovra-sistemi, composizione, quantità, qualità dell’organo di governo ecc . Questi elementi svolgono un ruolo centrale per la qualità delle relazioni tra organo di governo e struttura operativa dalle quali dipende l’efficacia sistemica. Vediamo che l’organo di governo recepisce gli stimoli che provengono dalla struttura operativa, compone, valorizzandole, le risorse e le competenze presenti nella struttura operativa; questa asseconda le impostazioni di governo, traducendole in azioni caratterizzate da gradi elevati di efficienza.

Per meglio capire il processo attraverso il quale si produce l’azione di governo, dobbiamo considerare diversi aspetti:

a) l’organo di governo è espressione decisa della proprietà; quindi l’efficacia dell’azione di governo dipende dalla capacità di selezionare manager competenti.

b) il tipo di relazione tra proprietà e organo di governo influenza la struttura di quest’ultimo

c) dinamica e comportamento dell’organo di governo sono influenzate dalle pressioni esercitate anche da sovra-sistemi di ordine L+1 e sub-sistemi di ordine L-i; se il sistema impresa non riesce a soddisfare le esigenze espresse da questi, essi possono mettere in atto azioni regolatrici capaci di condizionare i processi decisionali dell’organo di governo.

d) l’organo di governo può stabilire, con la struttura operativa, diverse relazioni che condizionano la capacità a realizzare maggiori o minori gradi di indipendenza con la struttura operativa oltre a coordinare la varietà che la struttura operativa è in grado di esprimere.

L’efficacia dei processi decisionali dell’azione dell’organo di governo è condizionata dai rapporti tra tale organo e la proprietà, dalla sua composizione e dinamica interna, dalle attese, dalle pressioni e dall’influenza regolatrice dei sovra-sistemi, ed infine da particolari relazioni instaurate con la struttura operativa.



- Ruolo, linee di azione, assetti strutturali e logiche di comportamento dell’organo di governo

La centralità del governo nel sistema impresa emerge quando si considera che questo è in grado di assicurare all’impresa una capacità progettuale di tipo strategico. Al ruolo attribuito all’organo di governo è associato un complesso di capacità che prescindono dalle specifiche modalità di composizione dell’organo stesso. Queste capacità caratterizzano il ruolo del governo in quanto tale.


+ Ruolo e linee di azione nell’ottica dell’impresa sistema vitale

Il ruolo dell’organo di governo consiste nell’assicurare che il sistema evolva unitariamente verso il conseguimento di vantaggi competitivi. Questo deve conservare nei confronti della struttura operativa una posizione di indipendenza affinché possa conferire al sistema una direzione unitaria.

L’efficacia sistemica è perseguita rendendo l’impresa un sistema “consapevole”, cioè capace di percepire gli stimoli che condizionano il suo divenire. Questi stimoli possono provenire dall’ambiente esterno o prodursi all’interno del sistema. Quindi affinché ci sia un buon governo del sistema, è necessario che alla varietà di stimoli corrisponda un’adeguata capacità delle sue componenti di percepirli e valutarli correttamente.

Per assicurare la sopravvivenza e lo sviluppo dell’impresa attraverso la modulazione della varietà, l’organo di governo cerca di generare qualità differenziali per costruire vantaggi competitivi difendibili.

Capacità di governo è, in questo contesto, la capacità di costruire le condizioni che rendono possibili la sopravvivenza e lo sviluppo dell’impresa.

Molto importante, in proposito, è il pensiero di Ceccanti, il quale distingueva il concetto di Casualità Neutrale secondo cui l’evoluzione dell’impresa è condizionata da vicende ambientali che sfuggono al dominio dell’organo di governo, e quello di Casualità Creativa secondo cui la dinamica segue un disegno preciso predisposto dall’organo di governo, nonostante vi possa essere un elevato grado di complessità ambientale.

Da queste affermazioni ricaviamo che è sempre necessaria la presenza dell’organo di governo (dotato di adeguate capacità imprenditoriali) per affermare la propria leadership. Da ciò discende che l’organo di governo deve possedere caratteristiche tali da limitare i condizionamenti causati dalle pressioni delle componenti strutturali. L’organo di governo deve inoltre avere la capacità di esplicare la casualità creativa e di portare a termine i progetti e i disegni prestabiliti. Di contro la proprietà deve avere la capacità di considerare in maniera distinta le proprie finalità da quelle dell’impresa.

Quindi l’organo di governo occupa una posizione centrale e deve garantire una guida sicura dell’evoluzione e dello sviluppo dell’impresa.


+ Assetti strutturali e caratteri qualificanti: prime considerazioni

Quando si considerano le organizzazioni imprenditoriali istituite e governate da un solo soggetto, si nota che le prerogative del governo si concentrano nelle sole mani dell’imprenditore. Ciò accade quando si formano imprese con dimensioni tecnico-finanziarie contenute e semplici. E se le dimensioni si presentano abbastanza limitate, nella figura dell’imprenditore si trovano una molteplicità di ruoli: innovatore e creatore di nuove combinazioni produttive, portatore e diffusore di valori di cultura aziendale, esecutore del contratto e prestatore della propria opera.

Questa visione dell’imprenditore-proprietario si avvicina all’impostazione economica classica e neo-classica, teorizzata da Schumpeter, il quale attribuiva alla figura dell’imprenditore, creatività, innovazione e impulso per lo sviluppo del capitalismo.

Di contro c’è stato lo sviluppo della grande impresa a conduzione manageriale in cui c’è la comparsa dell’azionista finanziatore, che rende necessaria una rilettura del contenuto e del concetto di imprenditorialità. In ogni caso le capacità imprenditoriali devono essere assicurate; tali capacità possono essere sintetizzate in questo modo:

capacità di individuare i sovra-sistemi di riferimento, e percepire correttamente le aspettative

sensibilità nel percepire e interpretare bisogni ancora latenti del sistema di consumo

capacità di inventare nuove tecnologie

capacità di impostare, plasmare e reimpostare strategie d’impresa

capacità di gestire la struttura operativa

capacità di assicurare al sistema impresa una propria autonomia vitale.

La capacità che deve qualificare l’organo di governo è il rischio d’impresa; infatti mentre la proprietà rischia il capitale investito, i manager rischiano tutto ciò che conseguela loro attività (reputazione, stipendio, carriera, ecc . )


+ La logica soggettiva e quella sistemica

La logica soggettiva e quella sistemica informano l’attività di governo dell’impresa:

la Logica Soggettiva fa dipendere l’impresa da un soggetto di comando

la Logica Sistemica considera l’impresa come un organizzazione fondata su se stessa, sottratta in sostanza al potere di soggetti esterni.

L’impresa agli occhi dei soggetti e di coloro che sono titolari del capitale di rischio, assume le vesti di uno strumento attraverso il quale gli stakebraker perseguono i loro scopi e i loro interessi. E in tal caso l’impresa è considerata come una macchina allopoietica (una macchina che immessi particolari input, è in grado di realizzare determinati output, valutati in relazione all’accrescimento di valore dell’investimento effettuato)

L’organo di governo, indipendentemente dalla sua composizione, non può perdere di vista il fine sistemico, il che rende necessario considerare l’impresa nella sua autonomia finalistica ed agire secondo logiche indipendenti dagli interessi e dagli scopi dei soggetti.


+ L’azione di governo tra istanze sistemiche e pressioni soggettive: verso la risonanza

L’azione di governo si manifesta secondo una logica sistemica. Questo non vuol dire che la logica soggettiva deve essere accantonata, ma che è semplicemente subordinata alla prima. Infatti le due logiche non devono apparire come alternative bensì come integrabili.

Il governo in ottica sistemica è tale se assicura nel tempo all’impresa la costanza di afflusso di risorse, che possono risultare determinanti ai fini della sopravvivenza del sistema, attraverso processi di scambio, affinché vi sia soddisfacimento delle aspettative di tali soggetti.

Risulta però complesso il soddisfacimento contemporaneo di tutti gli interessi, ecco perché compito dell’organo di governo diventa quello di individuare i sovra-sistemi di riferimento prioritari, e di selezionare interessi ed aspettative che risultano prevalenti.

Tale processo decisionale è condizionato dalla rilevanza delle specifiche categorie dei portatori d’interesse che dipende dalla consapevolezza di ciascun soggetto della criticità delle risorse apportate e dalla capacità di pressione e regolazione che ciascun soggetto è in grado di realizzare.

Quindi nella prospettiva dell’organo di governo, assume importanza la distinzione tra soggetti e sistema.

Anche nel caso in cui l’organo di governo sia costituito da soggetti proprietari, questo deve assumere la consapevolezza che l’impresa deve risultare autonoma dalla proprietà. Ciò significa comprendere che l’impresa evolve secondo logiche di funzionamento e di sviluppo che trascendono dagli interessi dei molteplici soggetti.

Principale compito dell’organo di governo è quello di far comprendere che la logica della sopravvivenza dell’impresa deve essere anteposta agli interessi particolari.


- Proprietà, organo di governo, struttura operativa: ruolo e relazioni

La proprietà costituisce un sovra-sistema rispetto al sistema impresa, si tratta di un sovra sistema prioritario perché in grado di esercitare pressioni sul sistema impresa che non possono essere ignorate dal suo organo di governo.

La specifica configurazione tra le relazioni che si instaurano tra proprietà e il sistema impresa e tra proprietà e organo di governo, è in grado di condizionare le decisioni di governo dell’impresa.

Nella fase di costituzione dell’impresa e nella progettazione della sua struttura, è la proprietà che di norma stabilisce l’assetto strumentale dell’organo di governo, riservandosi la scelta di farne parte o no. Gli interessi della proprietà possono essere esercitati direttamente ponendosi all’interno dell’organo di governo e influenzando ex ante le decisioni da questo assunte, oppure se la proprietà esprime la volontà di non partecipare all’organo di governo, potrebbero esservi relazioni tra la stessa proprietà e l’organo.

Se si accentua la distanza tra la proprietà e l’organo di governo, possono generarsi divergenze tra gli interessi dell’uno e dell’altro. La proprietà ha la facoltà di destituire i membri dell’organo di governo nel momento in cui i risultati conseguiti dall’impresa non siano in linea con le aspettative della proprietà.

Diversi sono gli elementi che incidono sulla capacità di pressione della proprietà:

- conformazione dell’assetto proprietario

- modo in cui, all’interno di questo, prendono forma i relativi interessi

- i canali attraverso i quali la proprietà può far pervenire al sistema impresa i segnali che si riferiscono alle proprie aspettative e preferenza.


+ La proprietà come sovra sistema L+1: teorie a supporto di tale impostazione

Come accennato in precedenza, la proprietà è un sovra-sistema di ordine L+1 rispetto al sistema impresa. Concettualmente possiamo considerare una distinzione tra:

Proprietà come centro di interessi, insieme di scopi, aspettative che essa proietta sul sistema impresa: qui la proprietà si configura come centro di interessi istituzionali.

Proprietà intesa sotto il profilo soggettivo, ci si riferisce alla volontà effettiva e alla capacità dei soggetti proprietari di esercitare un controllo immediato sulla dinamica del sistema impresa.

Ciò ci porta a concludere che la proprietà come centro di interessi, si colloca in una posizione esterna rispetto al sistema impresa.


- L’impresa come instiution

L’impresa è istituzione perché su di essa si proiettano le aspettative di molti interlocutori e perché è espressione di soggettività e culture presenti in essa. Questo è un concetto intrinsecamente connesso ala realtà della grande impresa; è infatti evidente che maggiori sono le dimensioni dell’impresa, e quanto più questa sia rilevante nell’ambiente esterno, maggiori saranno gli interessi e le attese circa i risultati, non solo di natura economica e finanziaria.


- L’impresa come “nesso di contratti”

Secondo tale prospettiva, l’impresa si pone come un luogo astratto in cui i diversi soggetti si scambiano risorse ponendo in essere una serie di contratti.

Dagli studi di Coase, si deduce che l’impresa non ha proprietari, ma costituisce un semplice artificio giuridico che svolge il ruolo di impostare una serie di contratti fra tutti i proprietari dei fattori di produzione, i quali partecipano così ad un processo comune e duraturo. L’organo di governo si configura così come il gestore dei diversi contratti tra gli stakeholder , perseguendo in questo modo l’obiettivo del valore (che è condizione per la sopravvivenza del sistema impresa).

L’esito del progetto dipende quindi non solo dalla capacità di adeguare gli interessi che in tal modo si uniscono, ma anche dalla capacità di messa a punto delle competenze distintive secondo percorsi strategici.


- Le residualità del profitto

La proprietà come centro di interessi si colloca all’esterno del sistema impresa. Ciò è rinvenibile nella concezione della Residualità del Profitto, che è una grandezza economica che rappresenta la tipica espressione cui hanno diritto i titolari del capitale di rischio.

Infatti il concetto di residualità del profitto deriva dalla natura intrinseca del contratto che i titolari del capitale di rischio sottoscrivono nel momento in cui decidono di investire il capitale in una iniziativa imprenditoriale.


- Il ruolo della proprietà

L’impresa è istituita per volontà di un soggetto o di un insieme di soggetti, i quali assumono la veste di proprietari. Nella fase che precede la costituzione dell’impresa, la proprietà svolge un ruolo creativo, il quale si qualifica per un significativo contenuto di imprenditorialità; questo ruolo prevede la capacità di individuazione di bisogni che non hanno trovato ancora una specifica modalità di soddisfacimento.

A questo ruolo creativo-imprenditoriale si associa quello dell’apporto del capitale di rischio, la cui corretta quantificazione è legata all’individuazione e determinazione del rischio imprenditoriale.

Da una parte il capitale di rischio contribuisce alla dotazione iniziale di mezzi finanziari, e dall’altra forma la prima fascia di protezione degli interessi patrimoniali di coloro che intrattengono rapporti economici con l’impresa. A tale capitale di rischio corrisponde un’adeguata remunerazione, attraverso appropriati livelli di profitto.

Tra i ruoli che svolge la proprietà, è opportuno ricordare quello svolto nella progettazione dello schema organizzativo e della struttura che consiste nella scelta della suddivisione del lavoro, nella modalità di coordinamento e integrazione. La proprietà, inoltre, in particolare attraverso il capitale di comando stabilisce gli indirizzi generali dell’impresa. Nel caso di un imprenditore unico proprietario, il ruolo della proprietà risulta poco chiaro, mentre risulta caratterizzato da particolarità laddove è possibile distinguere il capitale di controllo da quello controllato.


+ Assetto strutturale, cultura e valori della proprietà

Gli interessi della proprietà possono variamente configurarsi ed evolvere nel tempo.

Gli stessi interessi che la proprietà esprime ed intende proiettare sul sistema sono condizionati da due fattori: 1) l’assetto strutturale della proprietà, 2) la cultura dei valori che la proprietà esprime.

Per quanto riguarda il primo, l’esame del ruolo che la proprietà svolge nei confronti del sistema impresa ha consentito di definire quali sono gli interessi che la stessa è in grado di esprimere.

In merito al secondo fattore, questo pone in evidenza che la cultura e i valori espressi dalla proprietà possono influenzare gli interessi da questa manifestati e proiettati sul sistema impresa.

Ne deriva che la cultura della proprietà e i valori che questa esprime possono essere più inclini ad assecondare le istanze sistemiche di sopravvivenza e di sviluppo dell’impresa, oppure più sensibili al rispetto dei valori sociali ed ambientali.


- I riflessi della struttura proprietaria e dei relativi interessi sui caratteri qualificanti del sistema impresa

Rispetto all’assetto strutturale della società, distinguiamo dei caratteri che qualificano diversamente il sistema impresa. E’ così possibile distinguere due diverse fattispecie:

a) impresa a controllo proprietario forte caratterizzata dalla presenza di una proprietà stabile, intenzionata a svolgere un ruolo significativo nel governo dell’impresa.

b) impresa a controllo proprietario debole, possiamo qui distinguere 2 fattispecie: la prima è contraddistinta dall’assenza del capitale di controllo, mentre la seconda è caratterizzata dalla presenza nella proprietà dei cosiddetti investitori istituzionali.


- Impresa a controllo proprietario forte

Questo modello vede la presenza di un nucleo stabile e forte e vede come scopo della proprietà quello di conseguire un livello di profitto tale da ripagarla del rischio corso nello svolgimento dell’attività imprenditoriale. Specialmente nelle imprese individuali, dove il patrimonio personale dell’imprenditore si confonde spesso con quello riguardante l’impresa, è utile notare come, in determinati periodi, ci sia un reinvestimento nell’impresa dei profitti ottenuti.

Con riferimento a ciò si sviluppata la Teoria Del Successo Sociale, la quale va alla ricerca delle motivazioni, rispetto a quelle del profitto, che spingono individui dotati di particolari capacità imprenditoriali a promuovere la costituzione di un’impresa e a sviluppare nel tempo l’attività. Secondo tale teoria le motivazioni risiedono nella volontà di conseguire scopi attinenti alla sfera sociale. Scopi dell’imprenditore sono quindi:

- assicurare la sopravvivenza dell’impresa

- affermarsi nell’ambito della classe sociale di appartenenza

- assumere posizioni di preminenza nella società

In questo contesto rilevante è la distinzione tra Capitale di Comando e Capitale Controllato.

Il primo può assumere diverse forme in relazione al possesso della maggioranza assoluta con diritto di voto e al possesso di azioni che conferiscono maggioranza relativa. Scopo principale di questo tipo di capitale è vedere crescere, nel medio e nel lungo termine, il valore dell’investimento effettuato.

Per quanto riguarda invece il Capitale Controllato, diciamo che questo si leva spesso al ruolo di finanziatore dell’attività imprenditoriale. Gli interessi del capitale controllato si concentravano nella distribuzione dei dividendi periodici; oggi però questo aspetto è stato sorpassato in relazione allo sviluppo e all’integrazione del mercato dei capitali e all’evoluzione del sistema finanziario nei suoi centri di governo.


- Impresa a controllo proprietario debole

Questo modello d’impresa si determina:

nell’Impresa Manageriale Perfetta: tipica delle grandi realtà imprenditoriali che si sono affermate nel grande capitalismo anglosassone in cui i titolari del capitale di rischio non esercitano poteri di iniziativa, decisione e controllo. Infatti la polverizzazione del capitale fa si che non ci sia la formazione di una volontà maggioritaria. Sarà quindi il management a svolgere un ruolo predominante di indirizzo della dinamica imprenditoriale, vista l’incapacità e l’impossibilità degli azionisti di esercitare il controllo. E proprio agli azionisti resterà il finanziamento e l’assunzione del rischio, mentre il capitale è controllato interamente dal management.

Nonostante ciò ci sarà la possibilità di esercitare influenze sul sistema impresa e sull’organo di governo. Tale possibilità dipende dalla capacità di aggregazione degli azionisti e dalle azioni regolatrici dell’operato dell’organo di governo poste in essere dal sistema finanziario.

nell’Impresa Manageriale in cui vi sono Significative Aggregazioni di Azionisti che non Qualificano Significativamente l’organo di Governo: questo modello è simile all’impresa manageriale perfetta, le grandi dimensioni , un azionato diffuso, il potere di indirizzo affidato al management. Se ne distacca per la presenza degli investitori istituzionali (fondi pensione, merchant bank, compagnie assicurative, ecc . ).

Gli investitori istituzionali sono soggetti importanti in quanto svolgono un ruolo centrale nell’attività intermediatrice dei capitali esterni. Fungono da collettori del piccolo risparmio, che è investito successivamente nel capitale di rischio di particolari imprese. Inoltre agiscono come mandatori degli investitori individuali i quali sono poco propensi ad intervenire nelle vicende gestionali dell’impresa perché considerano quest’ultima all’interno di un portafoglio di investimenti, che comprende molte possibilità di allocazione dei capitali.

Oggi gli investitori istituzionali tendono ad esercitare poteri di controllo e di influenza sulla dinamica evolutiva del sistema impresa. Sono poi in grado di spostare masse monetarie verso il capitale di rischio di quelle imprese che al momento offrono più garanzie.


+ Pressioni della proprietà e le modalità del loro esercizio sul sistema impresa e sull’organo di governo

Il ruolo della proprietà è prioritario nelle vicende dell’impresa, e perciò questa si qualifica rispetto all’impresa come particolare portatore di interessi, in grado di instaurare con l’organo di governo connessioni e relazioni privilegiate.

Alcuni fattori, come l’evoluzione del mercato finanziario e la tendenza di coloro che vi operano a comportarsi secondo la formazione del mercato finanziario, la maggiore presenza di investitori istituzionali nel capitale di rischio delle imprese, l’appartenenza della proprietà a sistemi più ampi dei quali costituisce una componente ed infine la capacità dei soggetti titolari del capitale di rischio di minoranza a dare vita a forme di aggregazione in grado di conferire loro un maggiore potere contrattuale, ci portano a considerare che l’organo di governo, costituito o no da soggetti proprietari, deve possedere adeguate capacità a percepire e ad assecondare le pressioni e le attese che provengono da una proprietà forte o dalla minoranza.

La proprietà esercita i suoi diritti di indirizzo e controllo della dinamica evolutiva del sistema impresa secondo una di queste due modalità:

1) Insediamento totale o parziale di membri che la rappresentano nell’organo di governo. In questo caso la proprietà esercita un controllo significativo e diretto sulla dinamica evolutiva del sistema impresa. Controllo ex ante (da prima)

2) Nominando nell’organo di governo soggetti ad essa estranei che governano per suo conto l’impresa: in tal caso la proprietà si riserva il diritto di controllo ex post (da dopo) sui risultati dell’impresa, e il diritto di destituire i management qualora i risultati non fossero in linea con quelli attesi. Ma la proprietà può anche conservare la capacità di condizionare ex ante il comportamento dell’organo di governo.

In entrambe le situazioni, parte della proprietà (espressione della minoranza del captale di rischio) rimane esterna al sistema impresa sia sotto il profilo oggettivo, sia sotto quello soggettivo.

La sua capacità di pressione ex ante è correlata alla minore o maggiore capacità di aggregazione e all’appartenenza al sistema finanziario.


+ La struttura dell’organo di governo

L’organo di governo può avere diversi assetti strutturali:

con presenza dominante di una proprietà forte

con poteri equilibrati tra proprietà e management

manageriale perfetto

manageriale ampliato, con la presenza di altri riskholder

In base alla diversa struttura si determina la dinamica decisionale e l’efficacia d’azione.

Organo di governo con presenza dominante di una proprietà forte

Se un organo di governo vede la presenza dominante di membri appartenenti alla compagine della proprietà, ci sarà una coincidenza tra ruolo imprenditoriale e ruolo proprietario.

La presenza nell’organo di governo di una proprietà dotata sotto il profilo delle capacità imprenditoriali ed attenta alle aspettative e alle istanze sia dei sovra-sistemi che dei sub-sistemi, consente il raggiungimento di particolari vantaggi competitivi.

Nel caso delle grandi realtà industriali, una proprietà forte ed accentratrice può condizionare in modo negativo le prospettive di crescita e sviluppo in ottica sistemica, nel momento in cui gli scopi della proprietà siano anteposti a quelli di una coerente ed equilibrata crescita di tutte le componenti del sistema. In questi casi l’organo di governo può integrare le proprie capacità imprenditoriali con capacità direzionali esterne, ampliando così l’assetto dell’organo di governo comprendendo al suo interno anche figure di manager professionali.

Organo di governo con presenza equilibrata di poteri tra proprietà e management

Nell’impresa manageriale imperfetta, la proprietà partecipa all’organo di governo e quindi si pone all’interno del sistema impresa sotto il profilo soggettivo.

L’organo di governo è qui caratterizzato dal fatto che i membri proprietari e quelli manageriali condividono con equità le responsabilità del governo dell’impresa. Quando le caratteristiche dell’imprenditorialità si fondono con le capacità analitiche del management, si determina un rapporto equilibrato tra le due componenti dell’organo di governo originando condizioni di risonanza. In questo caso la proprietà esercita pressioni sul sistema impresa, realizzando un controllo sia ex ante che ex post della sua dinamica evolutiva.

Una componente manageriale qualificata e capace di far valere le proprie idee, è in grado di svolgere un ruolo di rilievo quando induce la proprietà a rinunciare al soddisfacimento di aspettative immediate, per beneficiare di risultati più di lungo termine conseguenti alla potenzialità di crescita e sviluppo de sistema.

La componente proprietaria, partecipando all’organo di governo, può esercitare un controllo più stretto sulle decisioni e sulle azioni manageriali, riducendo il rischio di comportamenti opportunistici aventi lo scopo unico del raggiungimento esclusivo di interessi manageriali. La logica della sopravvivenza e dello sviluppo sistemico rende possibile l’allineamento degli interessi delle due componenti e la crescita equilibrata di entrambe.

Organo di governo manageriale perfetto

L’organo di governo formato da manager non proprietari risale alla nascita dell’impresa manageriale. Nel caso della grande impresa ad azionato diffuso, la proprietà non riesce ad esercitare, ne ex ante ne ex post, un controllo pressante sull’organo di governo. Ecco quindi che i management assumono grandi poteri di indirizzo e di governo che può portarli anche ad impostare processi decisionali tali da poter indirizzare la dinamica evolutiva dell’impresa verso il soddisfacimento di propri particolari interessi. Si andranno così a delineare traiettorie evolutive del sistema impresa contrastanti con gli interessi della proprietà.



Gli studi che hanno analizzato tale fenomeno si sono indirizzati verso due direttrici:

1) la necessità di comprendere più a fondo le motivazioni del management e l’influenza di tali motivazioni sulle scelte decisionali di governo; per analizzare meglio questo aspetto è opportuno segnalare le teorie manageriali dell’impresa che hanno evidenziato come i processi decisionali, attraverso i quali il management orienta la dinamica evolutiva del sistema impresa, risentano degli interessi di cui sono portatori gli stessi manager.

2) la necessità di individuare ,meccanismi in grado di circoscrivere il potere del management

Per conseguire gli interessi di cui i manager sono portatori, il management pone in essere politiche di crescita dei ricavi, spinta delle attività anche in campi differenti dal core business originario, aumento di spese difficilmente valutabili sotto il profilo del rendimento ma che permettono di incrementare lo status dei dirigenti ed infine finanziamenti di progetti che favoriscono l’immagine dei manager.

L’estrema libertà con cui il management procede all’allocazione delle risorse nelle varie unità organizzative è pericolosa perché conduce alla distruzione di valore e non alla sua generazione.

Proprio per questo è necessario individuare dei meccanismi in grado di circoscrivere i poteri del management. Tali strumenti si configurano in:

strumenti che mirano ad allineare gli interessi del management con quelli della proprietà e delle esigenze sistemiche, come per esempio le stock option (parte della retribuzione dei manager viene corrisposta in titoli del capitale di rischio dell’impresa).

strumenti di controllo individuabili nella capacità dei mercati di porre in atto azioni di regolazione che sanzionano i comportamenti del management che non perseguono obiettivi di generazione di valore

rivalutazione della proprietà forte

ampliamento della base sociale dell’organo di governo, estesa ad altri soggetti portatori di interessi particolarmente significativi.

Analizziamo i primi due punti: scopo dello strumento è quello di indurre i manager ad intraprendere decisioni che indirizzino la dinamica evolutiva dell’impresa verso obiettivi di generazione del valore. Ciò è coerente con la finalità del sistema impresa, ovvero la sopravvivenza con generazione di valore.

Lo strumento delle stock option consiste nel corrispondere parte della retribuzione dei manager in titoli del k di rischio dell’impresa, realizzando un ampliamento della base sociale della proprietà e costituendo un forte impulso all’azione manageriale volta alla creazione e/o all’incremento di valor economico del sistema impresa. Questo strumento però presuppone la capacità dei mercati finanziari di recepire tempestivamente l’aumento del valore di mercato dei titoli del capitale di rischio, associati alla variazione del capitale economico dell’impresa.

Nell’ottica della teoria dell’agenzia, e quindi dei rapporti tra Principale (proprietà) e Agente (management), lo stock option rappresenta il tentativo di minimizzare i costi di agenzia, così classificabili:

- Costi di Controllo: sono costi che il principale sostiene per valutare il comportamento dell’agente

- Costi di Rassicurazione: costi che l’agente sostiene per convincere il principale della validità e correttezza del proprio comportamento.

- Costi Residuali di agenzia: costi connessi alle ulteriori divergenze tra principale ed agente

Se il mercato del lavoro manageriale funziona efficacemente, i manager operanti con successo nell’ottica di generazione di valore, vedranno salire la loro quotazione, e quindi la loro remunerazione. Ecco perché i manager, in tal caso, sono motivati affinché sia conseguito l’obiettivo valore. Ma anche il management sopporta dei rischi, quelli derivanti da un mercato del lavoro caratterizzato da elevata concorrenza e competizione.

Organo di governo ampliato con la presenza di riskholder

A tal proposito, riflessioni di notevole interesse scaturiscono dalle opere di studiosi tedeschi; tra i principali esponenti del pensiero economico tedesco troviamo Ratherau, il quale affermava che il problema della distribuzione della ricchezza generata dall’impresa fosse un problema di interesse collettivo. Il pensiero di Rotherau si sviluppò in Germania a cavallo tra il capitalismo familiare e il capitalismo fondato sulla grande impresa controllata da banche ed istituzioni finanziarie.

Di qui nasce e si sviluppa quella corrente di pensiero che concepisce l’impresa come institution, come bene pubblico da tutelare per la grande quantità di interessi che questa coinvolge ed aggrega. Il fatto che i proprietari del capitale delle imprese (da intendere sia il k di controllo che di rischio) non siano gli unici portatori di interessi a sopportare il rischio, ha spinto alcuni economisti studiosi di impresa a considerare l’ipotesi di un ampliamento dell’assetto strutturale dell’organo di governo.

In caso di fallimento ogni stakeholder rischia:

i proprietari rischiano la perdita del capitale investito

i finanziatori di capitale di credito rischiano la restituzione del k e la sua remunerazione

i dipendenti rischiano il posto di lavoro e la retribuzione

i manager potrebbero compromettere le loro prospettive di carriera

i fornitori rischiano per quanto riguarda le dilazioni concesse


- Le relazioni tra l’organo di governo e la struttura operativa

Da quanto detto possiamo sentenziare che l’efficacia dell’azione di governo, finalizzata a realizzare il più alto grado complessivo di risonanza, è condizionata dai rapporti che si instaurano tra sistema impresa e sovra-sistemi, e dalle relazioni tra la proprietà e l’organo di governo.

Abbiamo visto che queste relazioni danno luogo:

ad un complesso di pressioni che ciascun sovra-sistema di ordine L+1 esercita con maggiore o minore intensità sul sistema impresa per influenzare la sua dinamica evolutiva in relazione agli scopi che il sovra-sistema si prefigge di realizzare

a particolari conformazioni strutturali, di funzionamento e di comportamento dell’organo di governo.

Per realizzare il più elevato grado di risonanza con i sovra-sistemi di ordine L+1, l’organo di governo deve considerare la capacità di ciascun sovra-sistema ad esercitare pressioni; i rischi a cui andrebbe in contro il sistema impresa se le aspettative dei sovra-sistemi non siano soddisfatte.


- Le relazioni tra l’organo di governo e la struttura operativa nell’impresa moderna

La grande impresa capitalistica si sviluppò nei primi decenni del ventesimo secolo; in questo contesto l’impresa scopre gli enormi vantaggi legati alla specializzazione del lavoro e la possibilità di realizzare vantaggi economici. Di qui la tendenza alla Crescita Dimensionale dell’impresa per incrementare i vantaggi derivanti dalle economie di scala. Ciò rende necessario adattare forme di organizzazione facilmente controllabili e governabili.

L’integrazione e il coordinamento delle attività svolte dalle componenti della struttura operativa sono assicurati 1) dalla pianificazione, realizzata e gestita in maniera centralizzata al vertice della struttura piramidale organizzativa; 2) dalla standardizzazione attraverso regole e procedure rigidamente codificate e formalizzate; 3) dal principio dell’autorità gerarchica ripartita ed articolata lungo i vari livelli della struttura organizzativa.

Grazie all’applicazione dei principi Tayloriani possiamo separare l’attività decisionale (i cui processi si determinano ai vertici dell’impresa) e quella prettamente esecutiva e operativa.

L’attività dei manager collocati nelle posizioni intermedie della gerarchia ha un’autonomia decisionale praticamente nulla. E allora questi manager si configurano come trasduttori all’interno di un impianto informativo che fluisce verso il basso gli ordini impartiti dall’organo di governo, e fa fluire verso l’alto i risultati delle operazioni gestionali poste in essere.

Vi sono quindi due momenti, uno decisionale e uno operativo, che coincidono con una separazione fisica dei due sub-sistemi. Questo schema evidenzia che l’organo di governo domina la dinamica evolutiva del sistema impresa attraverso una compressione della varietà potenziale presente nella struttura operativa. E lo stesso organo di governo si mostra chiuso alle influenze e alle pressioni delle diverse componenti strutturali (ciò è evidenziato dalla linea tratteggiata).







CAPITOLO 7

STRUTTURA OPERATIVA: COSTRUZIONE CONCETTUALE PER L’ANALISI SISTEMICA DEI PROCESSI DI GOVERNO DELL’IMPRESA

- La struttura negli studi d’impresa

Diverse modalità di rappresentazione della struttura hanno condotto a visioni parziali della stessa:

Struttura tecnica: si riferisce alle caratteristiche dell’apparato produttivo e mercatistica

Struttura finanziaria-patrimoniale: in questo contesto il concetto di struttura è ricondotto alle grandezze di derivazione contabile e alle relative relazioni

Struttura organizzativa: l’aspetto organizzativo della struttura è manifestazione delle relazioni tra le diverse componenti e delle relazioni che queste devono realizzare affinché individui e gruppi sociali siano in grado di produrre un comportamento sistemico per il conseguimento delle finalità e degli obiettivi d’impresa.


+ Le dimensioni della struttura operativa

Le diverse modalità di rappresentazione della struttura operativa si considerano in relazione alle diverse dimensioni sulle quali questa risulta articolata; possiamo avere infatti:

- dimensioni reale: determina in modo significativo l’aspetto strutturale e qualifica tutti gli elementi necessari per gestire una determinata attività. La sua manifestazione contabile è nel conto economico attraverso costi e ricavi.

- dimensione finanziaria-partimoniale: si manifesta nelle entità e nella composizione di mezzi monetari e finanziari caratterizzanti l’assetto strutturale. Questo variegato comporsi di flussi monetari e finanziari connessi all’attività d’impresa, condiziona i percorsi evolutivi del sistema concretamente perseguibili. Così, la configurazione finanziaria caratterizza il carattere dinamico degli stati di equilibrio del sistema. Sotto il profilo patrimoniale assumono importanza gli aspetti relativi al livello di capitalizzazione dell’impresa.

- dimensione sociale: riflette particolare attenzione alla definizione di ruoli, posizioni e mansioni, dai quali dipendono le relazioni e gli scambi sociali che si determinano con l’interazione tra individui e gruppi operanti nell’impresa e tra questi e l’impresa stessa. L’azione di governo, nella fase della progettazione e modificazione della struttura operativa, tiene conto delle condizioni che portano alla formazione di un clima sociale-relazionale adeguato a garantire che lo svolgimento delle attività e dei processi sia caratterizzati dall’apporto di contributi il più possibile qualificati.

- dimensione cognitiva: si riferisce al patrimonio di conoscenze che sono presenti nella struttura in un determinato istante. E’ compito dell’organo di governo preservare e se possibile incrementare il patrimonio cognitivo immettendo nella struttura operativa adeguate capacità di combinazione e di ri-combinazione della conoscenza incorporata.

- dimensione temporale: trova manifestazione nella struttura dei tempi; con questa espressione indichiamo il complesso di interdipendenze e di interrelazioni tra i diversi tempi, che influenzano le relazioni e le interazioni tra gli elementi e le componenti della struttura operativa.


- La progettazione della struttura operativa

L’azione di governo dell’impresa si esplica in due direzioni:

a) impostazione degli indirizzi strategici: questo ha particolare riguardo alle relazioni tra sistema impresa ed ambiente esterno

b) progettazione e governo della struttura operativa: ciò si concretizza nella definizione della struttura stessa e nelle azioni volte a modificarla per renderla in ogni istante conforme e adatta a soddisfare le esigenze che il contesto richiede.

Queste due direzioni rappresentano campi distinti ma complementari, entrambe devono considerare le attese e le aspettative dei sovra-sistemi ed i fabbisogni di capacità/competenze necessari per realizzare output sistemici in grado di generare vantaggi competitivi.






- L’idea imprenditoriale e i suoi riflessi sulla progettazione della struttura operativa

Il processo di formazione della struttura operativa ha origine nel processo di business, nel quale sono specificati i seguenti aspetti:

- prodotti da realizzare – mercati geografici da servire – tecnologie da impiegare per i processo produttivi – canali distributivi per la collocazione dei prodotti sul mercato

Queste decisioni evidenziano che l’ente istituzionale del sistema impresa dispone di margini di libertà, seppure parziali, nella scelta di un definito ambiente.

Questo processo decisionale richiede scelte di indole quantitativa e qualitativa che esprime diversi gradi di complessità con riferimento alla molteplicità di elementi ed aspetti da considerare e all’entità dei rischi. Tra gli aspetti più rilevanti da considerare nella definizione del corretto dimensionamento della struttura operativa si segnalano:

Determinazione dell’entità della domanda per l’impresa e il flusso di ricavi che derivano dal collocamento dei prodotti

Determinazione del complesso di investimenti da effettuare

Grado di integrazione verticale a monte e a valle

La dislocazione delle unità produttive

La corretta definizione del fabbisogno finanziario

Queste categorie di dimensioni investono principalmente la dimensione reale e finanziaria della struttura operativa; sono per lo più decisioni a carattere irreversibile perché una volta assunte condizionano la dinamica evolutiva del sistema impresa. Le decisioni in oggetto richiedono la soluzione di una serie di problematiche di progettazione, tra cui segnaliamo:

In relazione alla dimensione reale

- capacità produttiva degli impianti; - caratteristiche tecniche dei macchinari; - il layout delle macchine; - ampiezza e organizzazione della rete di vendita; - apparato logistico.

Le decisioni che riguardano questi aspetti si basano su:

cambiamenti quantitativi e qualitativi della domanda

caratteristiche dei fornitori e degli intermediari commerciali con le relative condizioni

qualità dei materiali e del personale impiegato nei processi produttivi e distributivi

vincoli di capacità ed eventuale elasticità/rigidità dei fattori produttivi

le economie (di scala, di ampiezza e gestionali)

la struttura del costo di produzione rispetto ai prezzi praticabili sul mercato

ritmo di rinnovamento degli impianti connesso al grado di obsolescenza tecnica e tecnologica

la manifestazione dinamica di questa dimensione, attraverso l’identificazione dei flussi di costi e di ricavi, condiziona la capacità del sistema impresa di operare in condizioni di equilibrio economico.

In relazione alla dimensione finanziaria-patrimoniale

-individuazione di adeguati rapporti tra variabili finanziarie patrimoniali; - determinazione di un rapporto equilibrato tra capitale di rischio e capitale di credito; - determinazione e copertura di fabbisogni di capitale circolante; - individuazione e definizione di relazioni con il sistema finanziario.

Queste decisioni richiedono la considerazione di diversi aspetti:

possibilità di ricorso al capitale di rischio e/o di credito

capacità di credito di cui dispone l’impresa

costo del capitale sia a titolo di rischio che di credito

durata dei finanziamenti ottenuti


- Lo schema organizzativo e i suoi riflessi nella struttura operativa

Lo schema organizzativo, di massima e definito, influenza la formazione della struttura operativa attraverso le seguenti attività decisionali:

individuazione dei processi operativi; definizione delle componenti che devono realizzarli; specificazione delle relazioni fra componenti; identificazione delle modalità di interazioni tra componenti, specificazione del grado di apertura e le modalità di interazione tra componenti strutturali e organizzazioni esterne.

Queste attività decisionali sono svolte nel rispetto dei principi che mirano a realizzare la più elevata efficienza operativa ed incidono principalmente sulle configurazioni sociale, cognitiva e temporale.

In relazione alla dimensione sociale

- identificazione delle posizioni, definizione delle mansioni e assegnazione dei ruoli; - definizione dei livelli di responsabilità/autorità; - definizione dell’ampiezza di controllo; - identificazione degli stili direzionali e il grado di partecipazione ai processi decisionali; - definizione delle modalità di composizione dei conflitti.

Le decisioni in relazione a tale dimensione evidenziano la capacità del sistema impresa di operare in condizioni di equilibrio organizzativo.

In relazione alla dimensione cognitiva

- acquisizione e presenza di risorse umane e tecniche dotate di capacità e competenza a svolgere le attività e processi operativi; - eventuale definizione di accordi di collaborazione e cooperazione con entità e organizzazioni per l’acquisizione di conoscenze all’esterno; - predisposizione di strumenti e meccanismi per favorire il trasferimento delle conoscenze all’interno del sistema impresa; - predisposizione di attività e processi di ricerca e sviluppo di nuova conoscenza.

Questi elementi richiedono una costante verifica dell’adeguatezza del patrimonio di conoscenza con quelli necessari per raggiungere obiettivi di consonanza e risonanza con i sovra-sistemi.

In relazione alla dimensione temporale

- definizione di adeguati codici temporali proporzionatamente omogenei; - definizione delle interdipendenze temporali tra unità organizzative per lo svolgimento delle attività e dei processi operativi.

La struttura dei tempi ordina tutte le attività della struttura operativa secondo cadenze temporali che devono essere coerenti internamente e dotate di un potere in grado di farle attuare tempestivamente.


- I processi operativi

I processi operativi tipicamente svolti dalla struttura operativa possono così classificarsi:

a) Processi decisionali: in cui vengono prese le decisioni di governo. Tali decisioni servono a promuovere azioni riguardanti il raggiungimento di traguardi parziali rispetto a quelli dell’impresa intesa nella sua unitarietà.

b) Processi gestionali o di esecuzione delle decisioni: sono svolti per mettere in atto le decisioni prese dal vertice imprenditoriale. Tra questi processi, i principali sono quelli realizzati dal nucleo tecnico-produttivo e mercatistica che riguardano l’acquisizione dei fattori produttivi, l’ottenimento del prodotto e la sua allocazione sul mercato.

c) Processi connessi alla gestione e al trattamento dei dati: sono processi attraverso i quali l’elemento umano percepisce e misura cambiamenti nello stato della struttura con riferimento sia all’interno che all’esterno. In questo ambito è possibile distinguere dei sottoprocessi:

c1) Processo sensorio: è anche detto processo di raccolta dati e può avvenire secondo due modalità, o attraverso sistemi contabili, o attraverso ricerche di mercato. Dall’ambiente esterno vengono percepiti dati che servono per determinare il grado di soddisfazione degli interlocutori interni ed esterni.

c2) Processo di elaborazione e comunicazione: dall’esterno si ricevono i dati già selezionati e ritenuti rilevanti che devono essere poi composti ed elaborati per essere trasmessi alle rispettive unità organizzative.

c3) Processo di memoria: i dati sono tradotti in documenti , manuali, procedure, programmi per gli elaboratori.

d) Processi sociali e relazionali: investono le dimensioni sociale e cognitiva della struttura operativa. (es: processi di apprendimento e sviluppo di competenze, cambiamento organizzativo e scambio sociale tra i membri dell’organizzazione imprenditoriale)

i processi operativi presentano gradi di complessità differenti da impresa a impresa.






+ Le unità organizzative e le interdipendenze

Rilevanti per l’individuazione delle unità organizzative sono: 1- il grado di specializzazione 2-le interdipendenze e i meccanismi di coordinamento.


Grado di specializzazione

Le unità organizzative vengono definite sulla base delle competenze di speciali richieste per lo svolgimento di determinate attività. Il principio della specializzazione non può però essere spinto troppo in avanti perché si arriverebbe ad una eccessiva parcellizzazione dei processi operativi e la maggiore efficienza della specializzazione sarebbe superata dall’inefficienza determinata da una eccessiva frammentazione.

Interdipendenze e coordinamento

Dal concetto di interdipendenza discendono significative considerazioni sulla tipologia dei meccanismi necessari a coordinare l’attività delle unità organizzative.

Le interdipendenze possono essere:

Generiche: in queste non sussistono relazioni dirette. L’interdipendenza deriva dal fatto che vi sono componenti dello stesso sistema impresa, con obiettivo finale comune. Il coordinamento di queste attività avviene tramite regole e norme a valenza generale.

Sequenziali: le interazioni qui sono lineari e unilaterali. Il coordinamento avviene tramite la pianificazione dei tempi e delle modalità di esecuzione. E’ una interdipendenza di tipo unidirezionale: una unità fornisce e l’altra utilizza l’imput.

Reciproche: l’interazione è circolare, multilaterale e bidirezionale. Il coordinamento avviene tramite un mutuo aggiustamento per far prevalere l’obiettivo comune.

L’assenza di interdipendenza impedisce all’insieme di elementi di configurarsi come sistema; così come la sopravvenuta mancanza di interdipendenza provoca la dissoluzione del sistema e la sua riduzione ad insieme di elementi.


- L’apertura come carattere strutturale quali-quantitativo

La progettazione e la realizzazione dell’apertura del sistema sono finalizzate all’ingresso e all’uscita di flussi di materia, energia ed informazione, che consentono l’evoluzione del sistema in armonia con l’assetto strutturale realizzato, rigenerando così le capacità competitive dell’impresa.

L’apertura del sistema deve consentire adeguati flussi di conoscenza e a permettere l’ingresso di tali flussi contribuiscono l’immissione di nuove professionalità e competenze e l’attuazione di processi di decentramento.

Se ci riferiamo ai flussi informativi, l’apertura del sistema deve consentire la percezione e la corretta valutazione di tendenze di contesto, che a volte rendono non più valide e non più rigenerabili le capacità incorporate. E’ quindi necessario, in tal caso, mettere in discussione lo schema del sistema e quindi la sua struttura.

Se è vero che il sistema impresa è un sistema aperto e l’apertura è un carattere strutturale quali-quantitativo, è anche vero che l’organo imprenditoriale governa l’utilizzo di tale apertura.


- L’identità dell’impresa tra caratteri strutturali

Nell’ambito dei sistemi sociali (particolare categoria dei sistemi vitali) le imprese affermano la propria identità con riferimento alla presenza di:

finalità di sopravvivenza, raggiunta attraverso la creazione di regole o la generazione di vantaggi competitivi.

un organo di governo e una struttura creativa, come derivazione logica dell’area del decidere e di quella del divenire.

svolgimento della dinamica evolutiva in linea con i principi di economicità ed efficienza, rispettando le condizioni di equilibrio.

Ciò comporta l’individuazione di una regione di sopravvivenza, intesa come il complesso dei possibili sentieri potenzialmente percorribili dall’impresa per il conseguimento della propria attività.

Ogni singola impresa possiede una propria identità specifica conseguente alle diverse scelte degli elementi che concorrono a definire l’idea imprenditoriale, gli schemi organizzativi, la struttura operativa e le modalità del suo relazionarsi al contesto. Ed è proprio questa identità specifica che consente di distinguere un’impresa da un’altra.

L’identità specifica dell’impresa si caratterizza per la presenza di un complesso di fattori firm specific sui quali questa costituisce il proprio vantaggio competitivo, la propria vitalità e la propria capacità di sopravvivenza nel tempo.


- Le condizioni strutturali a base dell’equilibrata dinamica evolutiva del sistema imrpesa

Aver messo in evidenza i concetti di: 1- Schema di organizzazione universale (insieme di relazioni tra componenti necessarie a realizzare i processi in base ai quali l’impresa trae dal mercato i mezzi per operare) 2- Struttura universale (insieme di definizione dei suoi elementi descrittivi e le relazioni che intercorrono tra le loro determinazioni), ha permesso di arrivare alla definizione del concetto di identità di specie.

La struttura universale non è un oggetto di decisione, bensì un’insieme di regole che gli operatori trovano precostituite nelle istruzioni del loro tempo.

Le considerazioni fatte, soprattutto quelle riguardanti la struttura universale e quella operativa, assumono particolare importanza perché la struttura universale consente di specificare una regione di equilibrio di sopravvivenza, dalla quale l’impresa può persino sconfinare senza pregiudicare la continuazione del sistema; mentre la struttura operativa consente di individuare, riferendosi al sistema impresa, una concreta regione di equilibrio di sopravvivenza.


- La regione di equilibrio di sopravvivenza

L’equilibrio trova i suoi presupposti nella dotazione strutturale; dato che il fine a cui tende l’impresa è la sopravvivenza, condizione necessaria per il suo conseguimento è il raggiungimento di adeguati livelli di consonanza, e dove ritenuto opportuno, anche di risonanza sia con i sub-sistemi che con i sovra-sistemi. Il raggiungimento di un elevato grado di consonanza (in un determinato istante temporale) non assicura che questa capacità resti così inalterata. Affinché questo sia possibile la consonanza deve poggiare su solide basi. Ne deriva la necessità di una verifica continua delle condizioni che strutturalmente consentono il prolungamento della strada intrapresa dal sistema impresa all’interno della regione di sopravvivenza.

Le caratteristiche del tema dell’equilibrio devono essere oggetto di definizione da parte dell’organo di governo.



- Le condizioni di equilibrio

L’equilibrio del sistema impresa può raggiungere una posizione relativamente stabile quando i valori assunti dai diversi parametri, con i quali tali condizioni possono essere espressi, si mantengono relativamente costanti. Ma l’equilibrio che il sistema impresa deve ricercare è conseguibile solo tendenzialmente vista la sua intrinseca mobilità e instabilità.

Affinché la struttura ed il sistema emergente possano operare in condizione potenzialmente di equilibrio, questa deve rispettare determinate condizioni che si riferiscono alle dimensioni:

a) Dimensione reale: qui la regione di equilibrio di sopravvivenza ha alla base la necessità di conseguire, in un determinato arco temporale, livelli di ricavi tali da coprire i costi e lasciare un margine equo per la remunerazione dei portatori di capitale di rischio. E’ questo un equilibrio tendenziale e dinamico. Assume inoltre connotazioni soggettive in quanto l’equità del margine derivante dalla differenza tra cisti e ricavi è percepita e stimata in modo differente da ogni particolare portatore di capitale di rischio.

b) Dimensione finanziaria-patrimoniale: in questa dimensione le condizioni di equilibrio riflettono la capacità dell’impresa di mantenere una corrispondenza sincronica tra disponibilità di risorse monetarie e fabbisogni conseguenti agli impegni assunti.

c) Dimensione sociale, cognitiva e temporale: nella dimensione sociale, le condizioni di equilibrio si riferiscono alla instaurazione di corretti rapporti e alla ricerca di elevati gradi di consonanza e risonanza con le risorse umane di cui dispone l’impresa. L’equilibrio in tale dimensione si manifesta nell’adeguatezza del complesso del patrimonio intellettuale e della struttura dei tempi, rispetto alle necessità imposte dai vincoli e dalle condizioni operative.


+ Processi di cambiamento, tra rigidità strutturali e flessibilità sistemica

L’organo di governo promuove l’azione di cambiamento che tende a modificare la varietà della struttura operativa, immettendo in essa nuovi elementi, come componenti e capacità, e modificando le relazioni interne e con l’esterno.

In un ambiente economico stabile gli elementi che lo caratterizzano variano lentamente. La struttura operativa, in questo caso, non necessita di rilevanti modificazioni nel breve e nel medio periodo, ma solo di parziali e graduali aggiustamenti che consentono di sfruttare al meglio le capacità incorporate. La curva di esperienza e le conseguenti economie di scala sono favorite da periodi di stabilizzazione abbastanza ampi.

In un ambiente economico con elevata velocità di cambiamento degli elementi le scelte che mirano a realizzare un’adeguata consonanza con i sovra-sistemi, esauriscono la loro validità in periodi sempre più ristretti. Quindi l’azione di governo è qui orientata al cambiamento e all’evoluzione della struttura operativa per renderla consonante sia all’interno che all’esterno del sistema.

I processi di cambiamento dipendono in misura rilevante dalla capacità di innovazione che riguarda gli aspetti che caratterizzano la forma imprenditoriale per assecondare o anticipare le tendenze evolutive. Il cambiamento non avviene con uguale forza e intensità per tutte le componenti della struttura operativa, ciò significa che vi è la consapevolezza dell’esigenza di una sincronizzazione dei tempi e delle modalità del processo di cambiamento.


- Il cambiamento strutturale attraverso i processi di auto-organizzazione

Le profonde ristrutturazioni, anche in quei casi in cui non producono modifiche sostanziali dal business idea, richiedono comunque rivisitazioni dello schema organizzativo e di massima.

L’auto-organizzazione è definita come un modello di comportamento e di organizzazione basato sulla capacità dei soggetti sociali di organizzare risposte efficaci senza derogarle ai macro-meccanismi. Nel campo specifico dei fenomeni imprenditoriali indica la capacità di individui e di unità organizzative ad originare relazioni ed interazioni senza l’intervento progettuale dell’organo di governo; il quale deve essere in grado di fornire gli stimoli necessari a porre in essere tali processi oltre a governare opportunamente le pressioni auto-organizzative che potrebbero destabilizzare il sistema e mettere a rischio la sua sopravvivenza.

Ora possiamo affermare che il fenomeno dell’auto organizzazione discende da:

- l’esigenza di contrastare la crescente complessità gestionale, connessa a quella ambientale

- l’esigenza di contrastare la crescente competizione imprenditoriale.

Per poter funzionare con efficienza, i processi richiedono cambiamenti nelle modalità di gestione delle risorse umane. Sono così introdotti nuovi meccanismi:

1- rafforzamento di regole di riferimento comuni e di valori culturali ed etico-sociali condivisi

2- riprogettazione delle mansioni che dia agli individui e alle unità organizzative maggiore autonomia e discrezionalità decisionale

3- l’adozione del lavoro di gruppo e la presenza di alti gradi di fiducia interni

4- stili direzionali orientati al coinvolgimento, alla cooperazione e ad una elevata condivisione delle informazioni

5- forme di riconoscimento oltre che di natura economica, anche di rilevanza morale/sociale

6- ricorso a processi e meccanismi di negoziazione per problemi interni

7- capacità di porre in essere meccanismi di auto-controllo delle attività dei singoli individui e delle unità produttive

8- elevata disponibilità e condivisione delle informazioni

L’auto-organizzazione è in grado di produrre effetti sulla capacità del sistema impresa di anticipare le tendenze evolutive del contesto e do fornire a queste adeguate risposte.

Ricapitolando: l’auto-organizzazione è indotta quindi dall’organo di governo, ma se quest’ultimo lo ritiene opportuno può ridimensionare tale fenomeno. Può condurre nel tempo alla formazione di centri di potere in grado di mettere in pericolo la leadership dell’organo di governo. E’ un fenomeno parziale e richiede contesti e meccanismi che consentono di mantenere le condizioni per la sua funzionalità.


+ I modelli di rappresentazione della struttura operativa

L’organo di governo deve poter individuare opportune leve di azione, per conferire alla struttura e al sistema impresa capacità e potenzialità per acquisire vantaggi competitivi e per generare valore (questo manifesta il grado di consonanza conseguito e favorisce indicazioni utili per il futuro). Oltre a questo deve poter apprezzare gli effetti dell’azione di governo con riferimento al grado di soddisfacimento delle attese dei sovra-sistemi prioritari (ciò rivela la capacità del sistema impresa di essere in risonanza con i sovra-sistemi).

La formazione di un adeguato modello di rappresentazione della struttura operativa deve quindi considerare che questa si articola sua più dimensioni (reale, finanziario-patrimoniale, temporale, sociale e cognitiva) tra loro correlate e difficilmente separabili.


- I limiti della rappresentazione contabile

Al tempo T la struttura operativa ST è la risultante del complesso di capacità in essa incorporate fino a T, capacità che conferiscono al sistema impresa un complesso di potenzialità che danno origine alla Capacità Competitiva.

La struttura contabile, al tempo T, trova rappresentazione nello stato patrimoniale opportunamente riclassificato, per renderlo adatto ad essere nominato capitale investito dall’impresa (KT).

KT esprime solo una parte delle capacità dell’impresa al tempo T.

La caratteristica che contraddistingue le rilevazioni contabili è quella di rilevare grandezze che traggono origine da transazioni realizzate con soggetti esterni al sistema impresa; sfuggono a queste rilevazioni tutte le capacità generate internamente e dalle quali dipendono le potenzialità competitive del sistema impresa.

Il valore del capitale k investito al tempo T è derivabile dallo stato patrimoniale e rappresenta soltanto un valore indicativo ed insufficiente ad esprimere le capacità incorporate nella struttura.

Ne consegue che KT si qualifica come contropartita della totalità dei mezzi finanziari acquisiti dal sistema impresa in T a titolo di credito o di capitale proprio.

Se indichiamo con MPT i mezzi propri, e con DT l’indebitamento al tempo T otteniamo:

KT = MPT + DT

La rappresentazione contabile della struttura operativa al tempo T si qualifica così come rappresentazione della dimensione finanziaria-partimoniale della stessa struttura.

A tal proposito è opportuno osservare che viene definito l’indicatore finanziario di sintesi, il quoziente di indebitamento qt = Dt/Kt.


CAPITOLO 8

DINAMICA EVOLUTIVA DELL’IMPRESA

+ Considerazioni introduttive

L’organo di governo si colloca in una posizione di centralità, la sua attività di progettazione, di indirizzo e di controllo deve essere di guida all’allocazione e allo sviluppo dell’impresa, fissando già in sede di progettazione della struttura operativa le leggi che ne determinano il comportamento e l’evoluzione.

La capacità evolutiva dell’impresa come sistema dipende dalle capacità delle componenti strutturali ad assecondare e a tradurre in azioni efficaci le indicazioni e i percorsi che emergono dalle decisioni di governo.

La consonanza tra organizzazioni sociali si realizza attraverso un adeguato accoppiamento strutturale, con la consonanza di linguaggi e trattamento dei simboli. La risonanza si qualifica per la condivisione di obiettivi e per la finalità comuni.

L’impresa ha la necessità di creare canali di comunicazione e di transazione che le rendano accessibile la conoscenza e le risorse di altre imprese e sovra-sistemi. In tal modo l’azione di governo dell’impresa si configurerà come modifica in senso evolutivo della struttura operativa. Ciò significa rifiuto dell’invarianza di tale struttura rispetto al tempo e l’esigenza di guidarne l’evoluzione facendo si che le strutture specifiche che si susseguono nel tempo, siano caratterizzate da condizioni di consonanza e se opportuno di risonanza tra le componenti interne e elle relazioni che uniscono il sistema impresa ad altri sistemi.


+ L’evoluzione della struttura e cambiamenti di stato nel contesto dell’azione di governo

L’evoluzione della struttura d’impresa si manifesta attraverso una successione di stati di equilibrio dinamico, che è da intendersi non in senso assoluto, ma in chiave relativa; assume infatti la connotazione di dinamicità perché ciascun punto di arrivo è il punto di partenza per successivi interventi sulla struttura operativa da parte dell’organo di governo. Viene definito dinamico quindi perché ogni stato è la premessa per successivi cambiamenti (infatti l’impresa non è un sistema immobile).

Questo equilibrio dinamico è la conseguenza di:

a) Decisioni preliminari: relative alla graduale configurazione e progettazione dello schema organizzativo, relative alla scelta degli elementi, delle componenti e delle relazioni di interdipendenza.

b) Decisioni di configurazione della struttura ampliata, della struttura organizzativa e del campo delle possibili interazioni mirate alla concretizzazione dello schema organizzativo. Si realizzano interazioni tra l’organo di governo e la struttura operativa; il primo agisce sulla seconda indirizzandola, trasformandola, ecc .

c) Decisioni operative delegate dall’organo di governo ad organi direzionali.

I primi caratteri distintivi progettati a livello di schema organizzativo e concretizzati a livello di struttura sono:

Elasticità: capacità sistemica di operare con efficienza in stati diversi (attiene al breve periodo).

Flessibilità: attitudine dell’organo di governo a variare la struttura nel tempo (attiene a spazi temporali relativamente ampi).

Consideriamo un’impresa al tempo T con una propria struttura, che definiamo struttura specifica perché riferita al tempo T, e la indichiamo con ST. questa struttura è caratterizzata da costi di struttura CST e rappresenta al tempo T l’insieme di opportunità e vincoli che determinano la legge dei possibili cambiamenti di stato ad essa associata. Questa legge delinea la possibile traiettoria evolutiva del sistema nell’intervallo di tempo ΔT di sostanziale invarianza di St.

L’azione di governo dell’impresa si esterna: * nell’indirizzare il sistema a sfruttare le opportunità connesse alle capacità incorporate in St, rispettando i vincoli e i condizionamenti che caratterizzano la stessa St. Questo significa indirizzare il sistema, attraverso la successione degli stati di equilibrio dinamico si,j compatibile con la legge dei possibili cambiamenti di stato associata a St, verso quegli stati con più alto livello di efficienza, efficacia e redditività. * nel progettare e realizzare nuove strutture specifiche, caratterizzate da diversi costi di struttura. Nel far ciò si deve tener conto della preesistente struttura e delle pressioni dei sovra-sistemi.

La variabile T(1,2, . ,i, . ,n) viene riferita alla successione delle strutture specifiche che si susseguono nel tempo (S1,S2, . ,SJ, . Sn)

La variabile t(1,2, . ,j, . ,k) viene riferita alla successione degli stati che si susseguono nel tempo con riferimento ad una specifica struttura nell’intervallo di tempo ΔT di sua sostanziale invarianza.

La successione di stati sarà così indicata: si1, si2, si3, . ,sij, . ,sik

Modificazioni strutturali di rilevante entità, in condizioni di contesto non favorevoli al cambiamento richiedono tempi lunghi; mentre Modificazioni strutturali che investono solo le componenti più provvisorie e in condizioni di contesto favorevoli richiedono tempi brevi. Ne deriva una distinzione tra: Adeguamenti sono espressione dell’attitudine della struttura St alla varianza di stato nel tempo. Le componenti della struttura tendenzialmente non cambiano e le eventuali modifiche interesserebbero solo le componenti più facilmente modificabili (per natura o per situazioni di contesto) in limitati intervalli di tempo. Trasformazioni modificazioni della struttura che interessano anche componenti più permanenti (per loro natura o per situazioni di contesto) meno facilmente modificabili. Richiedono in genere tempi lunghi.

Quindi vediamo che il tempo è un fattore determinante nel governo dell’impresa.


- I costi di struttura: loro significato nel processo di sviluppo

La struttura specifica St è caratterizzata da determinati costi di struttura ed è manifestazione e sintesi di un insieme di opportunità e condizionamenti che determinano nell’intervallo di tempo ΔT di relativa invarianza, gli spazi di manovra per l’azione di governo.

I costi di struttura sono quei costi che l’impresa andrà a sostenere in un intervallo temporale ΔT, in relazione alle capacità incorporate dalla struttura e allo spazio/opportunità per l’azione di governo che si è ritenuto di realizzare.

Esempio: consideriamo un’impresa impegnata nell’azione di sviluppo, prendendo a riferimento il breve periodo.


esercizio T-1~ T | esercizio T ~ T+1


Si-1j | | |

T-1 t T T+1


T rappresenta il tempo di fine dell’esercizio (T-1~ T) e il tempo di inizio dell’esercizio (T ~ T+1). Detto ciò possiamo affermare che, considerando l’impresa al tempo t, compreso nell’intervallo

ΔT( T – T-1), questa affronta nell’esercizio T-1 ~ T la predisposizione del piano relativo all’esercizio T ~ T+1.

Qualora vi fosse un cambiamento di stato compatibile con la legge di cambiamenti di stato associata a St-1, ciò determinerebbe anche il comportamento nell’esercizio T ~ T+1. Questo cambiamento sarà la risultante di azioni di governo, dette adeguamenti, che investono prevalentemente le relazioni tra i componenti della struttura.

Al tempo t l’impresa può avvertire l’esigenza di modificazioni strutturali di una portata più ampia: le Trasformazioni. Queste sono modificazioni strutturali che comportano l’individuazione di nuovi spazi di azione.Nell’intervallo di tempo T-t si dovrà quindi realizzare una nuova struttura specifica St caratterizzata da nuovi costi di struttura.

Adeguamenti e trasformazioni sono manifestazioni della continua azione di governo imprenditoriale tese alla ricerca, definizione e realizzazione di linee di sviluppo con cambiamenti di stato della struttura.

Lo stato strutturale di un’impresa, che è manifestazione della dinamica evolutiva del sistema, è la risultante sia degli adeguamenti che delle trasformazioni avviate precedentemente.

Ora, * più elevato è il dinamismo imprenditoriale e più alti sono i saggi di sviluppo assunti come obiettivi, più rilevanti saranno l’entità e l’intensità delle modificazioni strutturali e quindi l’ammontare dei costi per le attività di ricerca. * l’ammontare dei finanziamenti reperibili dipende dai flussi di reddito accumulati in epoche anteriori.



+ Il modello costi, ricavi, contribuzione, profitto

L’azione di indirizzo, concreta manifestazione dell’azione dell’organo di governo, si propone di modificare i diversi elementi quali-quantitativi che determinano il flusso dei costi, ricavi e profitto, per raggiungere livelli più elevati di efficienza. Questa azione risulta essere complicata perché:

- il conseguimento di un flusso reddituale di maggiore intensità può essere ottenuto agendo sul flusso dei ricavi, sul flusso dei costi o su entrambi.

- per modificare le caratteristiche dei flussi possiamo agire con diverse grandezze.

- vi sono interazioni tra le diverse grandezze che determinano tale flusso.

Da qui parte la ricerca di strumenti utili a facilitare l’analisi delle diverse alternative di sviluppo e quindi le modificazioni che possono essere apportate nel tempo alla struttura.


- La distinzione tra costi di struttura e costi di utilizzo della struttura

Costi di struttura (CS): sono la conseguenza delle decisioni dell’organo di governo in merito alle capacità che devono caratterizzare la struttura specifica. Vanno quindi a qualificare i flussi di servizi connessi a capacità a forte specificità che l’impresa ritiene di mantenere e remunerare indipendentemente dal livello di attività .

Tali costi si qualificano per la valenza strategica in merito al conseguimento di obiettivi d’impresa, indipendentemente dalle scelte in materia di acquisizione, cessione, negoziazione e/o remunerazione. Si manterranno, quindi, invariati per i diversi stati si,j che riflettono la dinamica strutturale connessa alla struttura specifica Si.

Costi di utilizzo della struttura (cu): quando una struttura decide di produrre un determinato output, ciò comporta l’acquisizione, l’impiego e il consumo di risorse. Questo consumo trova quantificazione nei costi di utilizzo della struttura, e variano in base ai diversi stati che caratterizzano una data struttura specifica.

Si qualificano sulla base di scelte specifiche, poste in essere in vista dell’efficiente utilizzo di una determinata risorsa. E’ proprio in relazione a questo tipo di costi che le scelte relative alle acquisizioni, negoziazioni e remunerazione delle risorse acquisiscono un’importanza rilevante.


- Rapporti di negoziazione, impostazioni gestionali e rigidità dei costi

La qualificazione del costo di struttura è influenzata sia da situazioni interne all’azienda che da situazioni esterne di contesto.

Esempio: prendiamo in considerazione il fattore manodopera, e supponiamo che l’impresa disponga di un nucleo di risorse umane molto qualificato in determinate mansioni. Questo nucleo sarà considerato costo di struttura qualora vi fossero situazioni che non ne consentano il loro completo utilizzo anche per non brevi periodi di tempo.

Costi tipicamente qualificabili come costi di utilizzo della struttura possono essere considerati, in relazione ad una determinata alternativa di sviluppo, come costi di struttura.

Esempio: supponiamo di essere di fronte ad un’impresa di trasformazione di prodotti agricoli, tale impresa, per una strategia di sviluppo, acquista rilevanti quantitativi di materia prima agricola a prezzi prefissati. Supponiamo poi che abbia la necessità di stipulare con i coltivatori contratti preventivi di coltivazione, con i quali si impegna ad acquistare quantità prefissate di prodotto a determinati prezzi e per consegne scadenzate. L’organo di governo qualifica il costo di acquisto della materia prima agricola come costo di struttura.

L’azione di governo è condizionata dalla presenza delle categorie di costo, di struttura e di utilizzo della struttura oltre che dall’incertezza e dalla variabilità delle possibilità di collocamento del proprio output.








- Impianto metodologico del modello di analisi: stati della struttura e relative leggi di funzionamento

Supponiamo un’impresa al tempo T con una struttura specifica ST dalla quale, nel periodo ΔT di prodotti con il sostenimento dei costi della struttura, e di utilizzo della struttura ed il collocamento dei prodotti sul mercato a determinati prezzi. Possiamo avere:

portafoglio di prodotti 1,2,3, . ,n

costo di utilizzo della struttura in cu1, cu2, cu3, . ,cun

riferimento ai singoli prodotti  

prezzi dei singoli prodotti p1,p2,p3, . ,pn

costi di struttura CS

partecipazione dei singoli    q1,q2,q3, . ,qn

prodotti al mix

ricavo medio ponderato di una p = p1q1 + p2q2 + p3q3 + . + pnqn

unità di mix (ricavo unitario)

costo medio ponderato unitario cu = cu1q1 + cu2q2 + cu3q3 + . + cunqn

di utilizzo della struttura per unità di mix

rapporto tra costo unitario di utilizzo cu/p

della struttura e ricavo unitario di una unità di mix

margine di contribuzione MC = p - cu

tasso di contribuzione   TC = (p – cu)/p = 1 – cu/p


Il tasso di contribuzione esprime il quantum disponibile per ogni lira di ricavo per la copertura dei costi di struttura.

La composizione del mix ed i costi e ricavi unitari restano invariati nell’intervallo ΔT. E’ quindi possibile, in tale intervallo, esprimere analiticamente le linee di comportamento dell’impresa individuando le funzioni di ricavo totale, costo di utilizzo della struttura, costo totale e profitto al variare dei livelli di attività.

Le imprese multiprodotto rappresentano un caso particolare: il problema che si pone è quello di individuare il parametro in relazione al quale esprimere i diversi livelli di attività aziendale. A tal proposito si introduce una nuova grandezza, l’unità di mix, che rappresenta la combinazione dei diversi prodotti dell’impresa, che si caratterizza per la presenza dei prodotti stessi in proporzione alla loro incidenza sulla produzione globale.


Esempio:

portafoglio prodotti





Costo utilizzo unitario struttura

L/prezzo




Ricavo unitario

L/prezzo




Costi struttura

L




Produz. prevista a budget

N° pezzi




Produz. prevista a budget






L’unità di mix è quindi la combinazione dei due prodotti nella proporzione rispettivamente del 25% e del 75%. Ad essa associamo il costo di utilizzo della struttura ( Cu = 120*0.25 + 80*0.75 = 90) e il ricavo unitario ( p = 200*0.25 + 100.0.75 = 125).

Possiamo a questo punto esprimere le leggi di comportamento dell’impresa, valide nell’intervallo di tempo ΔT di supposta invarianza dello stato strutturale. Indicando con q il numero di unità di mix, le funzioni del ricavo totale R(q), il costo di utilizzo della struttura Cu(q), il costo totale Ct(q) e il profitto P(q), saranno così espresse in funzione di q:

R(q) = p*q

Cu(q) = cu*q

Ct(q) = CS + cu*q

P(q) = R(q) - Ct(q) = p*q – CS-cuq = q*(p-cu)-CS


Graficamente:   R(q)

R(q) Ct(q)

Ct(q)

Cu(q)

P(q) Cu(q)



P(q)

CS CS


β

α γ

q



-CS



Questa è la rappresentazione dello stato Sij connesso alla struttura specifica Si attraverso le leggi di comportamento valide per l’intervallo di tempo ΔT, nel quale non intervengono cambiamenti di stato o modificazioni strutturali, in funzione del numero di unità di mix prodotte e vendute.

A questo punto è possibile determinare il numero di unità di mix in relazione al quale si ha l’uguaglianza tra ricavi e costi totali e quindi profitto nullo.

Ricordando che P(q) = (p-cu)*q-CS e imponendo che P(q^)=0 per q=q^ avremo che

(p-cu)*q-CS=0 q^ = CS/p-cu

Queste osservazioni ci permettono di osservare che il margine di contribuzione MC=p-cu (differenza tra ricavo e costo unitario di utilizzo della struttura) e il costo di utilizzo sono le due caratteristiche strutturali dell’impresa.

La grandezza q^ è un indicatore della validità delle coordinazioni economiche in atto, o previste. E’ quindi necessario ed opportuno utilizzare questa grandezza come indicatore della validità della struttura dell’impresa, anche attraverso confronti nel tempo e nello spazio.

Ricordando la funzione P(q) = (p-cu)*q-CS

e dato che CS = q^*(p-cu)

si ha P(q) = (p-cu)*q – q^*(p-cu)

e quindi P(q) = (p-cu)*(q-q^)

Questo ci permette di chiarire che il profitto è la risultante del prodotto tra MC e la differenza tra produzione prevista e di equilibrio.

Le espressioni q^ = CS/p-cu, e P(q) = (p-cu)*(q-q^), evidenziano l’importanza del MC come determinante le possibilità di profitto dell’impresa. Il ruolo del MC può dirsi duplice: concorre alla formazione del profitto direttamente, concorre alla formazione del profitto determinando q^.

Le funzioni di ricavo, costo di utilizzo della struttura, costo totale e profitto, che rappresentano le leggi di comportamento dell’impresa in ΔT, sono stati espressi attraverso l’unità di mix.

Adesso esprimiamo ciò in funzione del volume dei ricavi.

Indichiamo con R il volume dei ricavi, ricordando che R=p*q q=R/p avremo:

R(R) = p*R/p

Cu(R) = cu R/p = R* cu/p

Ct(R) = CS + cu* R/p

P(R) = R - CtCR = R – CS – Cu/p * R = R*(1-cu/p) – CS







Graficamente: R

R

Ct(R) Ct(R)

Cu(R)

P(R) P(R)

Cu(R)



CS CS

β

γ

α

R



-CS



Vediamo che la funzione dei ricavi è rappresentata dalla bisettrice del primo quadrante, invece la funzione dei costi di utilizzo della struttura è lineare e il coefficiente angolare è dato dal rapporto tra costo di utilizzo della struttura e prezzo dell’unità di mix. Ma anche le funzioni dei costi totali e del profitto sono anch’esse di tipo lineare. Il coefficiente angolare della retta P(R) è rappresentato dal tasso di contribuzione TC = 1- cu/p che esprime il quantum disponibile per ogni lira di ricavo per la copertura dei costi di struttura.

Possiamo adesso determinare quel particolare volume di ricavi R^ in relazione al quale si ha l’uguaglianza tra ricavi e costi totali e quindi profitto nullo.

Ricordando che P(R) = R*(1-cu/p) – CS

ed imponendo che per R=R^ sia P(R^)=0 abbiamo

P(R^) = R*(1-cu/p) – CS = 0

R^ = CS/1-cu/p = CS/TS

Possiamo così esprimere diversamente la funzione profitto: CS = R^*(1- cu/p) e quindi

P(R^) = R*(1-cu/p) – R^*(1-cu/p) = (1-cu/p) * (R-R^)

P(R) = TC * (R-R^)

Esprimere le leggi di comportamento dell’impresa in funzione delle unità di mix o del volume dei ricavi è la stessa cosa. In funzione delle unità di mix gli adeguamenti strutturali che comportano modifiche nel mix e/o nel sistema dei prezzi-costo e/o nel sistema dei prezzi ricavo, comportano riflessi più esprimibili nella rappresentazione grafica. Con il secondo approccio, invece, ogni modifica alla struttura viene filtrata attraverso il rapporto tra costo di utilizzo della struttura e ricavo unitario.


- Grandezze caratteristiche dello stato della struttura d’impresa

Per un determinato livello dei costi di struttura CS, il ricavo di equilibrio R^, il tasso di contribuzione TC e quindi il profitto P(R) rappresentano le grandezze caratteristiche dello stato della struttura, attraverso le quali è possibile seguire la dinamica evolutiva del sistema impresa in relazione sia all’azione di governo, sia ai processi di auto-organizzazione propri della struttura operativa. Dobbiamo ora ricordare che:

Ricavo di equilibrio R^: rapporto tra costi di struttura e tasso di contribuzione. E’ la più sintetica rappresentazione dello stato Sij dell’impresa, connesso alla struttura specifica Si al tempo Ti.

Tasso di contribuzione TC: è l’indicatore di efficacia dei processi tecnici e delle impostazioni negoziali utilizzate nell’acquisizione dei fattori.

Costi di struttura CS: sono costi di capacità che l’organo di governo considera strategici in relazione allo scopo di garantire elevate probabilità di sopravvivenza del sistema.



- La curva di isocosto di struttura quale legge dei cambiamenti di stato della struttura

La relazione R^ = CS/TC e la sua rappresentazione grafica con la curva che chiamiamo isocosto di struttura, rappresenta la legge dei cambiamenti di stato associata alla struttura specifica S1 caratterizzata dai costi di struttura CS1.


R^,CS

Curva di isocosto di

struttura e adeguamento

strutturale



R^1 1


R^1 2

CS

__________ ______ ____ __________

TC11 TC12 1 TC


La curva di isocosto S1 rappresenta la successione degli stati compatibili con le capacità che trovano rappresentazione contabile nei costi di struttura CS1 che qualificano la struttura specifica S1. Questa compatibilità è conseguenza della mutazione strutturale che si manifesta nella successione dei cambiamenti di stato e consegue ad azioni e processi di autoregolamentazione della struttura operativa.

Ricordando che TC = 1-Cu/p

Ponendo che 0≤Cu≤p, si ottiene che 0≤TC≤1. Questo ci porterà ad assumere che la curva di isocosto di struttura è una iperbole equilatera avente per asintoti gli assi delle coordinate e delle ascisse e che passa per il punto di coordinate R^=CS1 e TC=1; che rappresentano (in tale contesto) il luogo dei punti che qualificano gli stati di equilibrio dinamico della struttura d’impresa, caratterizzati dallo stesso livello dei costi di struttura e da diversi TC e R^ (tasso di contribuzione, ricavo di equilibrio).

Consideriamo nel grafico i punti

s11 ≡ (R^11 ; TC11)

s12 ≡ (R^12 ; TC12)

rappresentano il primo e l’ultimo stato di equilibrio conseguenti all’utilizzo delle capacità incorporate in S1. Ad s12 segue uno stato, che indichiamo con s21 che rappresenta il primo stato che deriva dall’utilizzo delle capacità incorporate in una nuova struttura S2. Nel passaggio dallo stato di equilibrio 1 allo stato di equilibrio 2 si manifesta un processo evolutivo, che è il risultato congiunto delle azioni di governo imprenditoriale e dei processi di autorganizzazione che consentono un maggiore utilizzo delle capacità incorporate nell’impresa.Nel periodo ΔT, di sostanziale invarianza dei costi di struttura, il confronto tra R^ e TC assume il significato di indicatore dell’efficacia dell’azione esercitata dall’organo di governo e/o dai processi di autorganizzazione sulla struttura.

In questo periodo, il fattore tempo è molto importante, infatti:

più breve sarà ΔT, che consente di passare da s11 a s12, migliore sarà il risultato dell’azione di governo, a parità di condizioni

maggiore sarà il ΔT di vigenza di s12, con più profitto sarà utilizzato il complesso delle capacità incorporate dalla struttura S1.

Quindi, il passaggio dallo stato di equilibrio s11 allo stato di equilibrio s12, rappresenta un adeguamento strutturale.

L’insieme dei processi di autorganizzazione per tali adeguamenti è stimolata e guidata dall’organo di governo. Il modello impostato permette di quantizzare ex ante, e verificare ex post, i risultati attesi dall’azione di governo.

La curva di isocosto di struttura evidenzia anche il ruolo di R^ nella formazione del profitto. Infatti:

P(R) = TC (R-R^)

La variazione del profitto atteso con l’adeguamento dallo stato s11 allo stato s12, in costanza dei ricavi attesi, può essere così rappresentato:




R^,R,CS

a b e ricavi attesi



R^1 1 d c


s11

R^1 2 g f

s12


CS



TC11 TC12 1 TC


Il grafico evidenzia l’impatto del percorso evolutivo stimolato dall’organo imprenditoriale. Possiamo osservare il passaggio ad un nuovo stato di equilibrio dinamico, attraverso il quale le due grandezze caratteristiche R^ e TC subiscono, la prima un decremento e la seconda un incremento.

Nella situazione di equilibrio s11 il profitto dell’impresa è rappresentato dall’area del rettangolo abcd data da TC11 (R-R^11).

Nella situazione di equilibrio s12 il profitto dell’impresa è rappresentato dall’area del rettangolo aefg data da TC12 (R-R^12).

Accanto a R^ e TC c’è un’altra variabile che assume un significato notevole in relazione ai processi evolutivi del sistema impresa e cioè R. Per quanto riguarda questa grandezza, ricordiamo che vale la relazione R = p*q.

Riferendoci ai mercati di collocamento ed in relazione alla loro dinamica, le capacità oggetto di studio sono:

elasticità di prodotto possibilità di inserire o eliminare un prodotto dal mix

elasticità di mix capacità di variare il peso relativo dei singoli prodotti

elasticità di prezzo capacità di governare nel tempo la differenza tra valore percepito dal cliente e prezzo praticato.


- Trasformazioni strutturali

L’azione di governo può manifestarsi, oltre che con gli adeguamenti strutturali, anche con trasformazioni strutturali, che incidono sui costi di struttura. A differenza di ciò che accade nel caso degli adeguamenti, l’azione di governo investe significativamente anche le componenti fisico-tecniche e finanziarie della struttura e porta alla realizzazione di una nuova struttura specifica S2 che qualifica l’impresa nel tempo T=2. in questo contesto, lo schema organizzativo di massima non cambia, ma si modifica la struttura specifica e l’insieme di capacità incorporate che determinano la varietà gestibile dall’impresa.

Ne segue che l’azione dell’organo di governo tende a produrre e sedimentare varietà gestibile nella struttura operativa.







Questa azione è così rappresentata:

R^,CS




s11

R^11


R^21

s21 s22

R^22





TC

TC11=TC21 TC22 1

L’organo di governo progetta una trasformazione strutturale. Con questa trasformazione l’impresa è in grado di operare con minori oneri finanziari o, alla struttura S2 è associata una nuova legge dei cambiamenti di stato qualificata da una minore entità dei costi di struttura.

Questa trasformazione si manifesta sotto il profilo contabile con un passaggio dai costi di struttura da CS1 a CS2 con CS2≤ CS1.

Realizzare una nuova struttura specifica S2, caratterizzata da costi di struttura minori rispetto a S1, comporta la possibilità di una dinamica evolutiva del sistema con stati di equilibrio dinamico caratterizzati da ricavi di equilibrio più contenuti. Nel caso delle trasformazioni, vi è una mutazione tendenziale delle relazioni tra le componenti della struttura in costanza dello schema organizzativo di massima. Queste modificazioni, relative alle componenti strutturali, modificando il livello dei costi di struttura CS, comportano l’istaurarsi di una nuova legge dei cambiamenti di stato che si caratterizza per un nuovo e più basso livello di CS. Questo a contrazione di CS può essere perseguita in diversi modi tra cui ricordiamo:

a) lo sfruttamento delle economie di specializzazione connesse al ricorso all’outsourcing. Questo processo permette all’impresa di migliorare l’efficacia e l’efficienza grazie all’utilizzo di beni e servizi che provengono da imprese terze, specializzate su singole fasi della produzione.

b) la modificazione delle fonti di provvista con l’utilizzo di nuovi strumenti di finanziamento.

Nel caso degli adeguamenti, si assiste ad una rilevanza sia dell’organo di governo, che dei processi di autorganizzazione. Invece, nel caso delle trasformazioni, si assiste alla centralità dell’organo di governo, anche se la struttura operativa può stimolare l’assunzione delle opportune decisioni.


- Le ristrutturazioni

Nella sua dinamica evolutiva, il sistema impresa, può operare una flessione nella capacità competitiva. Nasce, a volte, l’esigenza di modificare, ripensare, rinnovare, sostituire le componenti fondanti dell’impostazione competitiva dell’impresa, e quindi impostare e realizzare progetti di ristrutturazione. L’organo di governo, attraverso questi processi, mette in discussione lo schema organizzativo di massima.

La ristrutturazione può anche non assumere i caratteri di una operazione di gestione straordinaria da compiersi in concomitanza di una situazione di dissesto o di crisi dell’impresa, ma come leva volontaria e deliberata, finalizzata al conseguimento di obiettivi strategici.








CAPITOLO 9

DINAMICA EVOLUTIVA E CREAZIONE DI VALORE:

MODELLI DI ANALISI E AZIONE DI GOVERNO

+ Grandezze caratteristiche di stato, vantaggio competitivo e valore

Il perseguimento del vantaggio competitivo e la creazione di valore sono condizioni che assicurano l’elevata probabilità di sopravvivenza al sistema.

Lo sviluppo del prodotto non è necessariamente sinonimo di creazione di valore; esistono in proposito due tipologie di sviluppo reddituale:

sviluppo reddituale che crea valore

sviluppo reddituale che non crea valore, o che distrugge valore

Possiamo formulare giudizi in merito alla natura dello sviluppo reddituale:

1) Con riferimento al modello, le grandezze significative per l’analisi della dinamica evolutiva del sistema sono:

A livello di struttura specifica CS costo di struttura che rappresenta contabilmente le capacità    

incorporate nella struttura specifica

A livello di stato della struttura TC tasso di contribuzione, che è espressione dell’efficacia

sistemica

R^ ricavo di equilibrio, che è espressione della vulnerabilità

strutturale

R ricavo di vendita, che è espressione della capacità di

Collocamento della produzione in termini di quantità

Queste grandezze sono legate dalle relazioni:

isocosto di struttura R = CS/TC

equazione del profitto P(R) = TC (R-R^)

2) Con riferimento alle relazioni tra sviluppo reddituale e dinamica di contesto.

Per quanto riguarda il primo aspetto, supponiamo di avere una situazione caratterizzata da:

abbassamenti del ricavo di equilibrio R^↓

incrementi del tasso di contribuzione TC↑

incrementi dei ricavi attesi R↑

Questa situazione manifesta la miglior forma di sviluppo reddituale possibile, perché generato dall’incremento delle vendite, da un migliore sfruttamento delle capacità incorporate nella struttura, da una ridotta vulnerabilità dell’impresa e da un suo efficace rapportarsi con i mercati di consumo e/o di approvvigionamento. E’ ovvio che la capacità di produrre valore è legata alla capacità di produrre reddito, ma questa capacità deve mantenersi nel tempo. Un incremento del profitto è infatti condizione non sufficiente per la creazione di valore.


R^,CS  ricerca di efficienza interna

attraverso la saturazione

delle capacità produttive









TC

ristrutturazione attraverso

outsourcing


Questa figura si riferisce al fatto che il non usufruire del vantaggio connesso all’acquisto da terzi comporta un incremento(↑) del profitto, connesso al passaggio dallo stato s11 allo stato s12 superiore a quello conseguibile con il passaggio dallo stato s12 allo stato s21, ma anche un decremento(↓) di valore conseguente al maggio rischio che deriva da possibili ritardi a rispondere alle istanze del sistema distributivo.

La variabile strutturale assume, quindi, valenza strategica; infatti, un ritardo nell’avvio di necessarie modificazioni strutturali può influenzare negativamente il processo di creazione del valore.

Per quanto riguarda il secondo aspetto vediamo che in tal caso l’organo di governo ha la priorità di perseguire, mantenere e implementare la consonanza del sistema impresa con altri sistemi ad essa esterni, per il perseguimento di condizioni di risonanza. Così l’impresa deve perseguire una particolare forma di equilibrio: l’equilibrio intersistemico. Emerge così il ruolo fondamentale dell’organo di governo che si configura come il regolatore delle modificazioni strutturali, anticipandole o ritardandole in funzione di:

sfruttamento ottimale delle potenzialità interne ad S1

mantenimento/implementazione del vantaggio competitivo



R^,CS

Adeguamento peggiorativo sotto

il profilo del profitto

ma migliorativo per l’attitudine

a creare valore

R^12


R^11 s12


CS s11

__________ ______ ____ _________

TC12 TC11 1 TC


Vediamo graficamente che nel caso di un adeguamento che comporta uno spostamento verso l’alto lungo la curva di isocosto di struttura, siamo in presenza di un peggioramento nell’utilizzo delle capacità strutturali in vista dell’obiettivo di incrementare il profitto. Se questo adeguamento avviene in vista dell’equilibrio intra e/o inter-sistemico, allora esso agirà positivamente sul perseguimento del vantaggio competitivo e quindi influenzerà positivamente il percorso/processo di produzione del valore.

Davanti ad una trasformazione che porta ad una nuova struttura specifica S2, caratterizzata da un aumento dei costi di struttura, dove la dinamica evolutiva del sistema è espressa dal passaggio dallo stato s11 allo stato s21, con aumento di R(ricavo di vendita) e decremento di TC (tasso di contribuz.).

S1 S2

R^,CS


R^12 s21




R^11 s11

CS2

CS1

TC12 TC11 1 TC



Queste variazioni delle grandezze caratteristiche influenzano negativamente la capacità a produrre reddito almeno nel breve periodo.

Il cambiamento di stato, reso possibile dalla nuova struttura specifica S2, può essere positivo nell’obiettivo della creazione di valore con il perseguimento del vantaggio competitivo attraverso un miglioramento dell’equilibrio inter-sistemico.

Le opzioni di adeguamento e trasformazione possono attirare l’attenzione dell’organo di governo perché possono incidere sulla finalità di sopravvivenza del sistema impresa. Questo aspetto discende dalla condizione che la creazione di valore nel tempo, richiede come condizione di base il mantenimento della consonanza intersistemica.

Il sistema impresa crea valore con relativa certezza quando allo sviluppo del profitto, perseguito con le condizioni di efficacia ed efficienza, si accompagna anche il perseguimento continuo del vantaggio competitivo nell’ambito del quale è centrale la costante ricerca di consonanza tra il sistema impresa ed i sistemi ad essa esterni, cioè la ricerca di un equilibrio inter-sistemico come rappresentato di seguito:

Lo studio delle possibili traiettorie evolutive del sistema impresa può essere realizzato anche attraverso approcci di carattere economico e/o finanziario in grado di guidare l’organo di governo alla scelta tra diverse alternative.

Faremo riferimento a modelli di analisi quali:

la leva operativa: data da (ΔP/P) / (ΔR/R) che esprime l’elasticità dei profitti al variare dei ricavi e quindi consente valutazioni in ordine di risultati attesi in relazione alle azioni di governo tese ad aumentare i ricavi e/o modificare l’utilizzo delle capacità incorporate.

La leva di contribuzione: data da (ΔTC/TC) / (ΔCS/CS) che esprime l’elasticità dei tassi di contribuzione al variare dei costi di struttura

La leva delle vendite profittevoli: data da [(ΔR-R^)/(R-R^)] / [ΔR/R] che esprime l’elasticità delle vendite profittevoli al variare dei ricavi.


+ La leva operativa: modalità di determinazione e significato

Significato rilevante, in relazione al processo evolutivo del sistema impresa, assumono le grandezze del tasso di contribuzione (TC), del ricavo di equilibrio (R^) e del volume dei ricavi attesi (R). ne deriva il significato del modello leva operativa attraverso il quale si indaga, per un determinato stato della struttura, l’elasticità del profitto in relazione ai ricavi di vendita. Questa elasticità si esprime:

LO(R) = (ΔP/P) / (ΔR/R) = ΔP/ΔR * R/P

Questa indica la variazione relativa in termini di risultato economico conseguente ad una data variazione, sempre in termini relativi, dei ricavi di vendita.

Questo indicatore misura la reattività dell’impresa alle variazioni delle vendite. Il concetto di reattività del risultato economico alle variazioni dei ricavi che la leva operativa esprime, assume significati diversi rispetto a condizioni interne o esterne, e precisamente:

vulnerabilità dell’azienda in presenza di mercati in contrazione

attitudine potenziale dell’impresa a tradurre in vantaggi economici gli aumenti delle vendite.




Stato, ricavi attesi e leva operativa

Ricordando che la funzione P(R) è lineare, e di conseguenza ΔP/ ΔR = TCij, la funzione leva operativa, relativa allo stato sij, LOij(R), sarà:

LOij(R) = TCij * R/Pij(R)

Facendo riferimento allo stato generico sij, e alle relative equazioni del profitto:

Pij(R) = TCij (R-R^ij)

Avremo:

LOij(R) = TCij R = R = 1

TCij(R-R^ij) (R-R^ij) 1-(R^ij/R)


A differenza di TCij e R^ij, che qualificano lo stato sij, la leva operativa è funzione dei ricavi attesi. Quindi, ad ogni stato sarà associata una funzione della leva operativa.

La funzione leva operativa relativa alo stato sij consente di analizzare meglio l’effetto della variazione dei ricavi attesi per l’impresa, la cui dinamica evolutiva si concretizza nello stato sij.

Se supponiamo che il volume dei ricavi attesi R≥R^ij l’andamento della funzione LOij(R) sarà:


LOij(R)

Per R = R^ij LOij(R) = ∞

Per R = ∞ LOij(R) = 1   








Rij R

Questo grafico evidenzia che l’impresa, al crescere dei ricavi, e quindi della quantità venduta, mantiene un’attitudine a tradurre in vantaggi economici gli incrementi delle vendite.

L’avere legato lo sviluppo dei ricavi all’incremento delle quantità vendute, è conseguenza del fatto che: R = p*q dove con q si indica l’unità di mix.

La leva operativa sarà quindi rappresentata anche in funzione di q con la relazione:

LOij(q) = ____1____

1- (q^ij/q)

Possiamo però rappresentare la funzione della levaoperativa anche in funzione del rapporto R^ij/R

Rappresentiamo l’andamento di tale relazione mantenendo R≥R^ij


LOij(R)







1



1 R^ij/R

L’esprimere la leva operativa in funzione di R^ij/R o di q^ij/q assume significato se si assume tale quoziente come indicatore del divario tra capacità strutturale minima da utilizzare per raggiungere l’equilibrio economico (R^ij o q^ij) e la capacità strutturale usata o che si prevede di usare (R o q).

Il significato del rapporto R^ij/R riferito allo stato sij, va colto con riferimento alle condizioni interne di impresa o esterne di mercato. Un valore elevato di tale rapporto è indice di elasticità o rigidezza in relazione alle possibilità dell’impresa di espandere le proprie vendite.

Un valore elevato di R^ij/R è interpretato positivamente in un mercato in via di sviluppo

Un valore basso di R^ij/R può essere interpretato positivamente in un mercato maturo.

La leva operativa si qualifica così come indicatore di possibili indirizzi gestionali.


- La leva operativa nell’ambito dell’azione di governo


LOij(R) LO11(R) LO21(R)



LO11(R1)



LO11(R2)=

LO21(R2)



1



R^11 R1 R^21 R2 R2*


Questo grafico evidenzia l’andamento della curva LO(R) per due stati strutturali s11 e s21 che trovano espressione nel ricavo di equilibrio. Quindi a parità di tasso di contribuzione (TC), avremo:

R^21 > R^11.

Definiamo LO11(R1) il valore della leva operativa per l’impresa caratterizzata dallo stato s1, manifestazione della struttura S1, al quale è associato un volume di ricavi R1 e un ricavo di equilibrio R^11.

Supponiamo di aumentare le vendite fino a che si arrivi ad un valore più basso della leva operativa pari a LO11(R2). L’incremento ΔR delle vendite sarà dato da R2-R1.

Supponiamo inoltre che si renda necessario un aumento del ricavo di equilibrio R^21, connesso ad un nuovo stato strutturale s21 manifestazione della struttura S2. Il grafico evidenzia che il conseguimento del pianificato decremento della leva operativa, in presenza di questa modificazione, richiede un incremento delle vendite ΔR* = R2*-R1 con ΔR*> ΔR..

Nel caso di un adeguamento strutturale, con il passaggio dallo stato s11 allo stato s12 con una contrazione del ricavo di equilibrio da R^11 a R^12, avrà, a parità di ricavo, una riduzione della leva operativa.

Ricordando che:

LOij(R) = TCij * R/Pij(R)

E che

Pij(R) = TCij *(R-R^ij)

Possiamo esprimere R in funzione di P e ottenere:

LOij(P) = TCij R^ij +1

P

A dimostrazione del fatto che la leva operativa decresce all’aumentare del profitto, c’è questo grafico:


LOij(P)







P


+ Analisi sistematica del processo di sviluppo strutturale

Le problematiche della dinamica evolutiva presentano aspetti diversi, a seconda che ci si riferisca a brevi o a più ampi spazi temporali.

Questa diversità di problematiche è dovuta al fatto che le situazioni di settore e di mercato, e la struttura specifica dell’impresa influenzano le possibili alternative di sviluppo.

Al tempo T la struttura specifica ST si manifesta come un complesso di capacità incorporate la cui formazione e accumulazione dipende anche dalla storia dell’impresa.

Questo complesso concorre anche a conferire all’impresa un carattere di rigidezza più o meno marcato.

Mentre nel breve periodo le capacità connesse alle componenti fisico-tecniche condizionano lo spettro delle alternative praticabili, nel lungo periodo le capacità dinamiche dell’organo di governo e della struttura operativa determinano le linee di sviluppo percorribili.


- Analisi del processo di sviluppo strutturale nel breve periodo

Consideriamo l’impresa al tempo T con la sua struttura specifica costituita da un complesso di capacità incorporate, a loro volta formate da capacità tangibili, esperienze e competenze maturate nel tempo.

Nel breve periodo risultano limitate le possibili alternative di sviluppo da perseguire.

La struttura specifica condiziona le scelte di sviluppo di breve termine che trovano manifestazione nella successione di stati di equilibrio dinamico che riflette la legge dei cambiamenti di stato associata a ST. questo perché l’organo di governo, almeno nel breve periodo, ricerca quelle alternative compatibili con la struttura esistente.

Lo sviluppo dell’impresa nel breve periodo sconta l’esistenza di una determinata struttura specifica con la legge dei cambiamenti di stato della quale si tende ad utilizzare meglio le potenzialità.

Consideriamo l’impresa che nel breve periodo decide di lasciare sostanzialmente invariate le capacità incorporate, andando solo a valorizzarle meglio. Per tale studio è opportuno ricordare:

Pij(R) = TCij*(R-R^ij)

Questa evidenzia che il profitto è dato dalle cosiddette vendite profittevoli R-R^ij per il tasso di contribuzione. L’incremento del profitto si può ottenere agendo sul tasso di contribuzione (TC), sull’entità delle vendite profittevoli, o su entrambi i fattori.

Aumentando il tasso di contribuzione (TC) si può ottenere attraverso migliori impostazioni negoziali nell’acquisto dei fattori produttivi. Quindi, se si aumenta il tasso di contribuzione, ne consegue che si abbassa il ricavo di equilibrio.

Consideriamo adesso l’impresa che per la modificazione strutturale prevede anche l’inserimento, anche se contenuto, di nuove capacità con i conseguenti riflessi sui costi di struttura.


R^,R,CS

R



R^21



R^22


R^23


CS+ΔCS1


CS1



| ΔTC2 | 1 TC

| ΔTC3 |

Il grafico evidenzia che la validità di questa nuova struttura dipende strettamente dagli effetti che l’inserimento di nuove capacità si manifestano sul tasso di contribuzione (TC) e quindi anche sul ricavo di equilibrio (R^).

Se TC rimane costante, nonostante l’inserimento di nuove capacità (s21), allora si avrà un aumento del ricavo di equilibrio R^, e quindi a parità di volume di ricavi ci sarà una contrazione delle vendite profittevoli e quindi del profitto atteso:

TC costante R^↑ R-R^↓ P(R)↓

Se TC aumenta pari a ΔTC2 tale che il ricavo di equilibrio resta costante a s22, il profitto atteso aumenta, a parità di ricavi, proporzionalmente all’incremento di TC:

TC↑ = ΔTC2 → R^ = costante

R-R^

P(R)↑ prop. a ΔTC

Se TC aumenta pari a ΔTC3 tale da far diminuire il ricavo di equilibrio a s23, il profitto atteso aumenta sia in conseguenza all’aumento del tasso di contribuzione, sia per l’aumento delle vendite profittevoli (R-R^23).

TC↑ = ΔTC3 → R^↓

R-R^ ↑

P(R)↑


Consideriamo il caso più generale

supponiamo un’impresa con una curva isocosto di struttura, associata alla struttura specifica S1, e supponiamo di voler modificare la stessa attraverso l’inserimento di nuove capacità, con l’obiettivo di aumentare il tasso di contribuzione e di incrementare il volume delle vendite. Sia s11 lo stato di partenza, e s21 lo stato obiettivo.


s11

s21

Ricavi

R1

ΔR+R1

Ricavo di equilibrio

R^11 = CS1/TC11

R^21= (CS1+ CS) / (TC11+ TC)

Profitto atteso

P11= TC11* (R1-R^11)

P11= TC11* (R1- CS1/TC11)

P21= (TC11+ TC)*(R1+ R-R^21)

P21= (TC11+ TC)*(R1+ R)- (CS1+ CS)/(TC11+ TC)

Sviluppiamo ora l’espressione del profitto P21 relativo allo stato s21 così:


P21= (TC11+ΔTC) * [R1+ΔR - (CS1+ΔCS)] =

(TC11+ΔTC)


= (TC11+ΔTC) * (R1+ΔR)- (TC11+ΔTC)*(CS1+ΔCS) =

(TC11+ΔTC)


P21= (TC11+ΔTC) * (R1+ΔR) – (CS1+ΔCS)


A questo punto sottraiamo P11 a P21:


P21 - P11= TC11R1 + TC11ΔR + ΔTCR1 + ΔTCΔR – CS1 – ΔCS – TC11R1 + CS1


P21 - P11= ΔP= R1*ΔTC + TC11*ΔR + ΔTC*ΔR – ΔCS


L’espressione consente di quantificare i riflessi di alternative di sviluppo diverse con riferimento ad una configurazione strutturale di base, e consente inoltre di valutare se la variazione di profitto atteso è adeguata ai costi e alle difficoltà che seguono i cambiamenti strutturali.

L’incremento del profitto atteso è funzione dell’incremento del tasso di contribuzione (TC) e dell’incremento dei ricavi.



R^,CS attitudine al profitto sulla base dello

stato strutturale di partenza

R^11




R^12

CS




TC11 TC12 1 TC

Questo grafico mostra che la capacità a conseguire più elevate livelli di redditività è diversa per I vari stati della struttura. Tale capacità, con riferimento alla curva isocosto di struttura, è misurata dalla pendenza della tangente nei vari punti della curva che rappresentano i vari stati strutturali.

Ricordando l’equazione della curva di isocosto di struttura R^= CS/TC avremo che l’attitudine della struttura ad aumentare la sua potenziale capacità di profitto in relazione ad un incremento del tasso di contribuzione, risulta da tale relazione:

R^= dR^/dTC = -CS/TC2

L’impresa caratterizzata dallo stato strutturale s11 ha possibilità maggiori di conseguire politiche che, con costi di struttura invarianti, consentano contemporaneamente di incrementare il tasso di contribuzione (TC) e diminuire il ricavo di equilibrio (R^).

Invece l’impresa caratterizzata dallo stato strutturale s12, esaurisce le possibilità insite nell’affinamento dell’utilizzo delle capacità incorporate.


- L’analisi del processo di sviluppo strutturale di più lungo periodo

Un processo di sviluppo da realizzare in un arco di tempo reale sufficientemente esteso, può essere visto come una successione di stati strutturali conseguenti e compatibili con la successione delle strutture specifiche, stati caratterizzati da ricavi di equilibrio e tassi di contribuzione diversi.

R^,CS


Dallo stato iniziale allo stato obiettivo

R^11=R^21  attraverso trasformazioni ed

adeguamenti pianificati


R^11


R^22

R^23

R^24


CS3

CS2

CS1


TC01=TC11 TC21 TC22 TC23 TC24 1 TC


Graficamente vediamo che l’incremento del ricavo di equilibrio, nel passaggio da s01 a s11, con sostanziale invarianza di TC, può essere spiegato con la realizzazione, nell’intervallo di tempo ΔT=T1-T0, di investimenti che si prevede non saranno sufficientemente utilizzati.

Così l’impresa prospetta il più completo e razionale utilizzo delle capacità incorporate, attraverso decremento del ricavo di equilibrio e progressivo aumento del tasso di contribuzione. Quindi, sia ricavo di equilibrio che tasso di contribuzione si configurano come indicatori della validità di strategie di sviluppo.

Il processo di sviluppo dell’impresa appare quindi come una continua successione di fasi di trasformazione e di adeguamento.


+ Sviluppo e crescita dimensionale: la matrice delle alternative di sviluppo

Il fatto che la domanda possa vivere periodi di stagnazione, ha indotto il management aziendale a fare attenzione ai limiti e ai rischi propri di quelle strategie che hanno alla base la continua ricerca della conquista di maggiori quote di domanda.

Infatti in condizioni di prevista crescita della domanda, l’impresa:

- si preoccupa di impostare le strategie che possano privilegiare la crescita dei volumi di vendita e quindi di produzione.

- non si preoccupa di prestare attenzione ai riflessi di queste impostazioni sul ricavo di equilibrio, sulla formazione del profitto, sulla vulnerabilità dell’impresa.

R Ct11

R Ct21

Ct

P P21

CS P11


CS2


CS1






R11 R^21 R* R

Rappresentazione della

variazione nel TC per effetto di

una trasformazione

-CS1

-CS2



E’ qui rappresentato il passaggio dallo stato s11 allo stato s21 attraverso una trasformazione caratterizzata da un aumento dei costi di struttura.

Avremo quindi:

CS2>CS1

R^21>R^11

TC21=tang > TC11=tang

Il grafico mette in risalto che lo stato s21 comporta maggiori profitti rispetto allo stato s11 solo per R>R*. Definiamo R* volume di ricavi di indifferenza, poiché in corrispondenza di esso, le due configurazioni strutturali generano lo stesso profitto. Questo volume è ricavabile immediatamente, infatti ricordando l’equazione del profitto, scriviamo:

P11(R*)= TC11 (R*-R^11)

P21(R*)= TC21 (R*-R^21)

Dovendo essere P11(R*)=P21(R*) abbiamo:

TC11 (R*-R^11) = TC21 (R*-R^21)

TC11R* - TC11R^11 = TC21R* - TC21R^21

TC11R* - TC11R^11 - TC21R* - TC21R^21 = 0

R* (TC11 TC21) – (CS2-CS1) = 0

R*= CS2-CS1 = CS

TC21-TC11 TC


Per valutare correttamente l’eventualità di una modificazione strutturale che comporti, pur in presenza di un aumento di TC, un incremento del ricavo di equilibrio (R^), è necessario tener presente che l’incremento del profitto è possibile solo in presenza di un volume di ricavi R* che risulta funzione del rapporto tra l’incremento dei costi di struttura (CS) e del tasso di contribuzione (TC). Questo legame tra ricavo di equilibrio e il tasso di contribuzione fa si che un aumento dei costi di struttura non comporti necessariamente anche un aumento del ricavo di equilibrio e quindi maggiore vulnerabilità per l’impresa.  R

Ct11

R^,TC R,C

P,CS Ct21

R^11

CS2 CS2

R^21

CS1 CS1


CS2

CS1


TC11 TC21 1 TC R* R^21 R^11 R

Questi due grafici rappresentano una modificazione strutturale che comporta, in relazione al rilevante incremento del tasso di contribuzione (TC), un incremento dei costi di struttura (CS) ed un decremento nel ricavo di equilibrio (R^).

Quindi il grado di vulnerabilità potenziale associato ad una determinata modificazione strutturale, dipende dall’azione combinata dei costi di struttura e del tasso di contribuzione. Questo spiega perché, anche in presenza di mercato in condizioni cedenti, vengono realizzate modificazioni strutturali che comportano un aumento dei costi di struttura e anche adeguati aumenti del tasso di contribuzione.

La contrazione del ricavo di equilibrio significa, oltre ad una minore vulnerabilità di fronte a possibili contrazioni delle vendite, anche maggiori capacità a cogliere le opportunità connesse a possibili sviluppi delle vendite stesse. Infatti, la contrazione anticipa l’entrata dell’impresa nella zona delle vendite profittevoli, e raggiunta tale zona si amplifica anche la redditività della gestione.

Per valutare una determinata alternativa di sviluppo è necessario considerare bene gli effetti di questa sul ricavo di equilibrio. Necessaria a questo punto la distinzione tra strategia di sviluppo e strategia di sviluppo dimensionale.; quest’ultima si caratterizza par la stretta correlazione tra l’incremento dei costi di struttura e l’aumento del ricavo di equilibrio. Tale correlazione si affievolisce sempre più, man mano che la strategia tende a qualificarsi di sviluppo, tale affievolimento è conseguenza dell’incremento del tasso di contribuzione.

Queste considerazioni ci portano a considerare la possibilità di utilizzare il modello a matrice come modello di analisi dei processi di sviluppo. Questo modello si basa sull’incrocio di due fattori rilevanti per una valutazione del processo di sviluppo stesso.



Consideriamo il processo di sviluppo che comporta il passaggio dallo stato s11 allo stato s21 con il volume dei ricavi attesi che passa da R1 a R2.


(R2-R^21)-(R1-R^11)= R- R^

R^,R,CS S1 S2

R2

R1 R2-R1= R

R2-R^21

R^21 s21

R1-R^11

R^21-R^11= R^

R^11 s11




CS2

CS1


TC11 TC11+ΔTC 1 TC


Il profitto atteso, associato agli stati s11 e s21 è dato da:

P11 = TC11 (R1-R^11)

P21 = TC21 (R2-R^21)

Dal momento che l’ampiezza delle vendite profittevoli può essere espressa anche così:

R2-R^21 = R1-R^11+ΔR-ΔR^

Allora l’incremento atteso delle vendite profittevoli sarà:

(R2-R^21) - (R1-R^11) = ΔR-ΔR^


A questo punto sottraendo P11 da P21 otteniamo l’incremento del profitto atteso:

P21-P11 = ΔP = ΔTC (R1-R^11) + (TC11+ΔTC) (ΔR-ΔR^)

ΔP è funzione, oltre che della situazione di partenza, anche di ΔTC e dell’aumento delle vendite profittevoli.

L’incremento atteso nel tasso di contribuzione dipende sia dalle caratteristiche delle modificazione strutturale progettata sia dal contributo delle nuove capacità che vengono incorporate. Questo contributo può essere espresso in questo modo: ΔTC/TC

ΔCS/CS

Riferendoci alla situazione di partenza s11 qualificato da CS1 e TC11 e proiettati verso lo stato s21 qualificata da CS2=CS1+ΔCS e TC21=TC11+ΔTC, la variazione attesa del ricavo di equilibrio risulta


ΔR^ = CS1 + ΔCS - CS1 = (CS1+ ΔCS)TC11 – (TC11+ ΔTC)CS1 =

TC11 + ΔTC TC11 (TC11 + ΔTC) TC11


= (CS1TC11)+(ΔCS TC11) – (TC11CS1)-(ΔTCCS1)

(TC11 + ΔTC) TC11






Dividendo ora numeratore e denominatore per TC CS1 avremo:


ΔCS TC11 - ΔTC CS1 ΔCS - ΔTC

ΔR^= TC11 CS1 TC11 CS1 otteniamo ΔR^= CS1 TC11

(TC11+ΔTC) TC11 TC11+ΔTC

TC11 CS1 CS1


ΔR^>0 se ΔCS > ΔTC

Per cui: CS1 TC11

ΔR^<0 se ΔCS < ΔTC

CS1 TC11

Se il rapporto ΔTC/TC assume valore elevato, ci sarà una riduzione del ricavo d’equilibrio.

ΔCS/CS

Se assume valore basso, viceversa, ci sarà un aumento del ricavo d’equlibrio.
per considerare l’influenza dei ricavi attesi consideriamo:

ΔR- ΔR^

R – R^ questo quoziente è definito Leva delle Vendite Profittevoli ed esprime in che

ΔR misura l’incremento dei ricavi si trasforma o meno in incremento delle vendite

R profittevoli.

Il modello presentato per la valutazione delle caratteristiche dei processi di sviluppo dell’impresa consiste nella combinazione a matrice di due quozienti:

ΔTC/TC e Δ(R-R^) / R-R^

ΔCS/CS ΔR/R

Il modello intende fornire elementi di valutazione in merito ad opzioni di sviluppo dell’impresa per le quali sono verificate il rispetto delle condizioni ΔTC≥0; ΔCS≥0; ΔR≥0.


ΔTC/TC

ΔCS/CS

Basso

Alto

Azioni di crescita

ΔR^>0

ΔP>0

Azioni di sviluppo

ΔR^<0

ΔP>0

Azioni di mera crescita dimensionale

ΔR^>0

ΔP><0

Azioni di razionalizzazione

ΔR^<0

ΔP>0



Alto


Δ(R-R^) / R-R^

ΔR/R



Basso




Individuiamo così quattro classi di azioni di governo:

1) Azioni di sviluppo: si caratterizzano per il raggiungimento di significativi miglioramenti nell’impiego delle capacità incorporate. L’elevato valore dell’elasticità delle vendite profittevoli, rispetto alle vendite attese indica che l’aumento delle vendite profittevoli è il risultato dell’effetto della diminuzione del ricavo di equilibrio e dello sviluppo dei ricavi. Ne deriva un aumento di profitto per effetto congiunto di un incremento sia del tasso di contribuzione che delle vendite profittevoli.

2) Azioni di crescita: si caratterizzano per il conseguimento di incrementi di ricavi di vendita conseguenti ad un aumento delle quantità vendute. Questi incrementi possono essere accompagnati anche da un aumento del ricavo di equilibrio, infatti l’effetto positivo sul profitto dipende dalla variazione delle vendite profittevoli Δ(R-R^).

3) Azioni di mera crescita dimensionale: si caratterizzano per l’aumento dei costi di struttura non accompagnato da un adeguato aumento del tasso di contribuzione. A differenza dell’azione di crescita, vediamo che anche elevati incrementi dei volumi di vendita non assicurano elevati valori dell’elasticità delle vendite profittevoli rispetto alle vendite attese in conseguenza di aumenti del ricavo di equilibrio.

4) Azioni di razionalizzazione: sono caratterizzate da un decremento del ricavo di equilibrio per miglioramenti nell’impiego delle capacità incorporate. Queste azioni possono essere accompagnate da decrementi di ricavi di vendita. L’aumento significativo del tasso di contribuzione consente un incremento del profitto anche in presenza di un basso valore della leva delle vendite profittevoli.
















































CAPITOLO 1

DALLA STRUTTURA AL SISTEMA

+ Dalla struttura al sistema

Al tutto

















Dalle parti

Dall’astratto al concreto


Idea imprenditoriale: rappresentazione dei lineamenti distintivi dell’impresa

Schema Organizzativo di massima: rappresentazione di massima del ciclo input-trasformazione-output

Struttura logica: rappresentazione delle componenti logiche idonee a svolgere un determinato ruolo

Struttura fisica: rappresentazione delle componenti fisiche con le sottese capacità di base a carattere elementare, più o meno determinate.

Schema organizzativo definito: rappresentazione della mappa di possibili relazioni e quindi di interazioni tra le componenti della struttura ampliata.

Struttura ampliata: rappresentazione delle componenti fisiche e delle connessioni tra loro e con le componenti sottese dalle entità esterne.

Struttura specifica: rappresentazione del set di capacità con cui il sistema affronta la sua dinamica evolutiva.

Sistema impresa: rappresentazione del complesso di competenze che emergono dal reticolo di relazioni ed interazioni tra le componenti della sua struttura specifica.

Questo percorso ci permette di cogliere il significato di:

Dimensione strutturale che consente di sentire l’impresa con le sue componenti fisiche a carattere tecnico, umano e finanziario che si relaziona con le entità esterne.

Dimensione sistemica si manifesta con l’emergere del sistema dalla struttura, e consente di sentire l’impresa quale momento portante della produzione industriale.

Queste due dimensioni ci consentono di approfondire il concetto di Flessibilità ed Elasticità: la prima è la capacità a carattere sistemico connessa alla disponibilità di spazi di manovra adeguati a guidare la dinamica evolutiva del sistema in un contesto caratterizzato da complessità crescente. La seconda, l’elasticità, è la capacità a carattere sistemico utilizzabile nel contesto dell’azione di governo.






- L’idea imprenditoriale

E’ espressione dei lineamenti distintivi sui quali il soggetto decisore ritiene di fondare la posizione di vantaggio competitivo dell’impresa.

Sotto un profilo generale si può dire che essa è il prodotto della riflessione del soggetto decisore.

Si compone di una parte Esplicita, caratterizzata da un chiaro disegno strategico, ed una Implicita, la quale si riferisce al decisore ed alla sua identità profonda.

E’ condizionata dalla storia del decisore e dell’impresa, dalle vie imprenditoriali percorse e dai risultati conseguiti nel passato. Si manifesta così, da una parte come stimolo per la nascita dell’impresa, e dall’altra come portatrice dei valori, dei processi di apprendimento e di disapprendimento, dei successi e dei fallimenti registrati dall’impresa nel corso del tempo.

L’idea imprenditoriale può modificarsi a causa dei risultati conseguiti e delle dinamiche di contesto che inducono a ripensamenti di prodotti, servizi offerti ecc .


- Lo schema organizzativo di massima

Lo schema organizzativo di massima è espressione del ciclo input-trasformazione-output che qualifica l’impresa in un certo arco temporale. Il suo elemento caratterizzante sono i processi che esprimono una sequenza logica ordinata di più attività che, partendo da determinati input, vengono considerati qualificanti in ordine alla generazione di un output complessivo.

La scelta dei processi da inserire nello schema discende dalle impostazioni a base dell’idea imprenditoriale, dal bagaglio conoscitivo e dalla lungimiranza del decisore, oltre che dalle caratteristiche del contesto.

Questo schema si mostra come il risultato di una serie di attività previste o di fasi di lavoro; quindi le attività descrivono quello che fa l’impresa ed in che modo questa utilizza le risorse, conseguentemente anche il suo output.

I processi sono costituiti da un certo numero di attività correlate che generano output globale e unico e normalmente sono trasversali all’organizzazione gerarchica.

Lo schema organizzativo di massima pone il problema dei confini dell’impresa; questo problema può essere affrontato riferendoci a due dimensioni di analisi:

a livello strutturale: il confine si qualifica come linea di demarcazione tra i processi che dovrebbero qualificare l’impresa e quelli che si pensa possano essere implementati da entità sistemiche terze.

a livello sistemico: il confine è il portato dell’azione di governo e dei processi di autorganizzazione della struttura operativa nella ricerca di condizioni di consonanza e, ove possibile di risonanza nei rapporti tra l’impresa e i sovra-sistemi. In questo caso l’attenzione del decisore si concentra sul governo dei confini del sistema impresa.


- La struttura logica

La struttura logica è espressione di un insieme di componenti logiche idonee a svolgere un determinato ruolo, rispettando regole prefissate e sulla base di legami/relazioni con altre componenti. Le componenti logiche rappresentano quindi una prima individuazione delle unità organizzative preposte a svolgere i diversi processi con le sottese attività.

A volte è possibile sentire l’esigenza di individuare le componenti logiche che assumono il ruolo di coordinamento. La formalizzazione di tali componenti consente di creare, a livello sistemico, le giuste condizioni di consonanza e risonanza tra unità organizzative, attraverso la formazione di un contesto organizzativo e sociale che privilegi la cooperazione nei rapporti tra unità organizzative.

Nella definizione di struttura logica sono previste componenti che hanno come ruolo prevalente quello di gestire i rapporti con le entità sistemiche terze, e componenti chiamate ad assicurare il rispetto di vincoli e regole.

Bisogna considerare i possibili legami tra le diverse componenti, che possono essere distinti in possibili ed impossibili:

1) Possibili: sono essenzialmente reciproci e possono qualificarsi per una più o meno rilevante asimmetria. Questa asimmetria si riferisce a due dimensioni:

Intensità, la quale è riferibile alla frequenza media di attivazione del legame tra una componente logica ed un’altra.

Pressione, la quale si riferisce alla capacità di una componente di esercitare un’influenza, più o meno forte, sullo svolgimento del ruolo proprio di un’altra componente.

2) Impossibili: possono conseguire oltre che ad una impossibilità logica di concepirla, anche una ad una volontà precisa di escluderla, nonché ad un’incapacità di percepirla, leggerla ed interpretarla da parte del decisore.


- La struttura fisica

Il disegno della struttura logica è il presupposto per qualificare la struttura fisica. Questa rappresenta l’impresa come complesso di componenti fisiche dotate di capacità che permettono di supportare, attraverso la loro connessione, lo svolgimento dei ruoli previsti nella struttura logica.

La qualificazione della struttura fisica può essere affrontata facendo riferimento alle diverse tipologie di capacità che caratterizzano le sue componenti. Occorre così distinguere tali componenti in base alla natura in:

1) Componenti fisiche a carattere Tecnico: queste designano le specifiche caratteristiche di un minimo di aggregati a carattere sia materiale che immateriale, in grado di svolgere o supportare almeno una fase di lavorazione.

2) Componenti fisiche a carattere Umano: definiscono l’intensità ideale dei tratti tipici della personalità, istruzione, abilità e qualità relazionali del lavoratore. Assumono rilievo le capacità che qualificano il saper fare e il saper essere.

3) Componenti fisiche a carattere Finanziario: indicano le qualità e la composizione dei fondi che l’impresa ritiene necessari per svolgere i processi indicati nello schema organizzativo di massima.

Le componenti umane presentano un carattere più o meno indeterminato visto che le capacità individuali sono sempre espressione di conoscenze tacite.

In relazione alla classificazione delle componenti fisiche, possono esserci connessioni tra:

Due componenti fisiche a carattere tecnico: es. macchina pelatrice e inscatolatrice. Tra le due componenti si prospetta uno scambio di beni e un collegamento informativo.

Due componenti fisiche a carattere umano: es. direttore marketing e responsabile filiale. Tra le due componenti vi è un collegamento a carattere informativo, attraverso videoconferenza remota e si fissa un contenuto minimo di informazioni, che i soggetti devono periodicamente scambiarsi.

Una componente fisica a carattere umano e una a carattere tecnico: es. addetto alla qualità e macchina produttrice. Tra le due componenti vi è un collegamento informativo attraverso il quale l’addetto rileva i dati sulla qualità del concentrato e se lo ritiene opportuno comunica il fermo della macchina.

Il disegno della struttura logica e la qualificazione della struttura fisica, oltre al corretto svolgimento dei processi evidenziati nello schema organizzativo di massima, consentono di creare le premesse per il mantenimento e l’implementazione di condizioni di equilibrio organizzativo.


La struttura ampliata

Una volta definita la struttura fisica, il soggetto decisore, per creare i presupposti per l’emergere del sistema, ha bisogno della struttura ampliata.

La sua composizione richiede:

l’individuazione delle entità esterne, potenzialmente fornitrici di input e acquirenti degli output. Il processo di individuazione e selezione ha alla base i caratteri di tali entità, i quali risultano facendo riferimento a due dimensioni: 1) strutturale, che fa riferimento alle componenti e alle relazioni che qualificano una data entità; 2) sistemico-comportamentale, che considera l’entità unitariamente considerata.

evidenziare le relazioni tra le componenti della struttura fisica e tali entità, questo richiede che le componenti della struttura logica delle entità esterne siano esplicitate. Perciò bisogna considerare la possibilità di relazioni articolate tra l’impresa e le entità esterne. Ci riferiamo ad esempio alle relazioni tra una componente fisica e diverse componenti che qualificano una data entità di contesto, alle relazioni tra diverse componenti fisiche ed una componente che qualifica un’entità di contesto, e alle relazioni tra diverse componenti fisiche e diverse componenti logiche dell’entità esterna.

La rappresentazione dell’impresa attraverso la struttura ampliata, permette un approfondimento circa i riflessi che le articolate relazioni possono comportare.

La struttura ampliata, attraverso le capacità relazionali che qualificano le componenti fisiche e le relazioni tra componenti fisiche ed entità sistemiche esterne, va a concretizzare la capacità di apertura che esprime la potenzialità dell’emergente sistema a rapportarsi con l’esterno.

La struttura ampliata definisce una varietà di componenti e di relazioni utilizzabili, per supportare lo svolgimento dei ruoli indicati dalla struttura logica, consentendo così l’emergere del sistema. Questa varietà può risultare eccedente o ridondante rispetto ai fabbisogni correnti connessi all’emergere del sistema,in relazione alla storia del sistema.




Privacy




Articolo informazione


Hits: 27155
Apprezzato: scheda appunto

Commentare questo articolo:

Non sei registrato
Devi essere registrato per commentare

ISCRIVITI



Copiare il codice

nella pagina web del tuo sito.


Copyright InfTub.com 2024