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LA SOCIOLOGIA DELLE EMOZIONI E DEI SENTIMENTI - Definizione

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LA SOCIOLOGIA DELLE EMOZIONI E DEI SENTIMENTI

Definizione

La differenza tra passioni, sentimenti, stati d'animo, emozioni sono sfumate. Il termine passione si configura come una tensione violenta e di una certa durata. A differenza dell' emozione, passeggera, la passione è cronica, acuta, complessa, che polarizza l'attenzione attorno ad un unico oggetto. L'idea di passione indica un cambiamento che subisce l'individuo (si è sopraffatti dal dolore, travolti dall'amare, ecc.); spesso si è usata la simbologia del fuoco (passione ardente, vecchia fiamma, ecc.). Gli stati d'animo sono definiti come sentimenti o emozioni di intensità bassa e durata relativamente lunga. I sentimenti sono più durevoli delle emozioni. Emozioni e sentimenti sono contigui; tuttavia l'emozione si distingue per la sua caratteristica di breve durata e maggiore intensità. Gordon distingue l'emozione, basata su un'attivazione fisiologica, dal sentimento, definito come un insieme di sensazioni fisiche, gesti e significati culturali. Le emozioni, secondo Gordon, si trasformano in sentimento attraverso tre processi: la differenziazione, che elabora l'emozione in moduli complessi e sfumati; la socializzazione, che implica processi sociali, del tipo ricompensa e punizione, e l'adozione di modelli dati dai membri della società; il controllo, che mantiene le emozioni in linea con le prescrizioni sociali.Secondo la Izard l'emozione è un processo che comprende aspetti neurofisiologici, espressivo-motori, e fenomenologici. Per lo psicologo olandese Frijda le emozioni, che hanno una base biologica, sono influenzate da fattori cognitivi come le norme, i valori e l'autoconsapevolezza. Per Plutchik le emozioni si innescano al verificarsi di eventi rilevanti rispetto ai normali bisogni e alle preferenze dell'organismo. Secondo Leventhal l'emozione è il risultato di un sistema di elaborazione che si sviluppa in tre fasi: una fase di ricezione e codifica dell'informazione; una fase di progettazione, in cui si esegue un piano di azione adattiva; una fase di valutazione dei risultati di questo sforzo di adattamento.



Le emozioni vengono considerate patologiche in quattro condizioni: quando sono eccessive e persistenti; quando sono assenti o troppo limitate; quando forti emozioni sono in conflitto; quando vi sono di sconnessioni fra elementi della catena emozionale quali cognizioni, sensazioni, fisiologia e comportamento.

Le passioni nella tradizione filosofica

Nell'antichità le passioni quasi sempre sono state condannate come elementi disturbanti. I filosofi definivano le emozioni come "passioni". Platone definisce le passioni come "malattia dell'anima". Tra queste forze interne (così venivano intese le passioni) il soggetto cerca un equilibrio che è sempre precario e instabile, e costituiscono una continua minaccia alla costruzione armonica del soggetto se non guidate e indirizzate verso fini razionali e moralmente validi. Nel Fedone l'anima era vista come impegnata in una lotta continua con i desideri, le pulsioni erotiche, le collere, le paure che il corpo produceva senza sosta. Nella Repubblica Platone sostiene che le passioni sono separate in due: da una parte vi sono le forme che si realizzano nei confronti dell'altro (collera, vendetta, ira, ecc.); dall'altra quelle che più appartengono alla corporeità (brama di cibo e di vino, eros sessuale, avidità di ricchezza). Nel Fedro Platone osserva che senza la forza dei cavalli passionali il carro della ragione non ha la forza di muoversi. Per gli Stoici la passione è una malattia che si impadronisce dell'anima intera in seguito al cedimento della ragione. Nell'Etica Nicomachea, Aristotele sviluppa il principio del giusto mezzo, giustapponendo nel mezzo di coppie di eccessi le rispettive virtù (p.e. tra intemperanza e freddezza, la moderazione; tra prodigalità e avarizia, la generosità; tra temerarietà e vigliaccheria, il coraggio; tra vanagloria e piccineria, la magnanimità; tra fasto e meschinità, la magnificenza; tra ira e insensibilità, il giusto sdegno; tra impudenza e timidezza, la verecondia). Cicerone definiva le passioni pertubationes animi.


All'inizio dell'età moderna si sviluppa una concezione ambivalente nei confronti delle passioni che divengono oggetto ora di esaltazione ora di condanna.


Hobbes

considera le passioni come fenomeni naturali che spingono gli uomini a differenziarsi e a primeggiare;

Senault

le passioni possono costituire il seme dei vizi ma possono germogliare in virtù;

Spinosa

le passioni sono proprietà della natura umana così come caldo, freddo, bufera, appartengono alla natura dell'aria. La conoscenza delle passioni permette di vivere secondo ragione;

Pascal

attribuisce al sentimento una capacità cognitiva diversa da quella dell'intelletto, ma altrettanto efficace, quasi a riconoscere le "ragioni del cuore";

Mandeville

le passioni sono la fonte della prosperità della società. Se si vuole una società ricca e fiorente bisogna accettare il fatto che le passioni, i vizi ne sono il principale alimento.

Cabanis

contrappone al cogito cartesiano la "sensibilitè", intesa come forza fondante del vivere;

Rousseau

indica nel sentimento la facoltà cui affidarsi per recuperare la bontà, inquinata dai condizionamenti sociali;

Kant   

la passione è una malattia dell'anima che mina la volontà critico-razionale. Descrive l'emozione come uno stato passeggero e transitorio, paragonabile all'ebrezza, mentre la passione è assimilata alla pazzia e alla malattia;

Fourier 

esprime fiducia nelle forze impulsive proprie dell'uomo, cui assegna un ruolo coesivo e propulsivo;

Sartre

quando la mente non può tenere testa al mondo reagisce emotivamente;

Russel

desideri, passioni, emozioni costituiscono le sole cause possibili all'azione;

Franzini

i sentimenti stanno prendendo il posto delle ideologie, sono i nuovi punti di riferimento per orientarsi e aggregarsi (quel che si sente, che si prova, dà identità)
























Le ricerche di sociologia delle emozioni possono essere divise secondo due tipi di orientamento: positivista o antipositivista. Per i positivisti le emozioni hanno un'origine fisiologica (almeno quelle primarie - rabbia, paura, gioia -) immutabili ed universali.


Si ravvisano inizi di una sociologia delle emozioni nelle opere di Tonnies, Veblen e Scheler, ma anche in Durkheim, Pareto, Weber, Simmel. Parsons, McIver, Lynd, Wright Mills e Goffman

Tonnies

In Comunità e società dedica particolare attenzione al sentimento di appartenenza inteso come una sorta di guida all'azione.

Veblen

fondava il concetto di classe agiata su un complesso gioco di sentimenti (superiorità ed inferiorità, emulazione e imitazione) incidenti sui comportamenti collettivi.

Scheler

attraverso il fenomeno del risentimento, mostrava lo stretto intreccio tra la sfera dei sentimenti individuali e quellaa dei comportamenti collettivi.

Durkheim

emozioni come agenti e fattori di coesione nel formarsi della solidarietà e della morale.



Pareto

I sentimenti sono residui e le derivazioni i mascheramenti delle stesse. L'uomo si comporta raramente in modo logico, ma vuole sempre far credere di comportarsi logicamente. Distingue sei tipi di residui: 1) l'istinto delle combinazioni (stabilire relazioni tra idee e cose), 2) la persistenza degli aggregati (mantenere le combinazioni che si sono formate), 3) il bisogno di manifestare i sentimenti con atti esterni (, (4) i residui in rapporto con la socialità, (5) l'integrità dell'individuo e delle sue dipendenze, (6) i residui sessuali. Distingue le emozioni dagli interessi, ritenuti sentimenti freddi. 


Weber

L'azione che Weber chiama affettiva è dettata dallo stato d'animo o dall'umore. L'importanza del fattore emozionale è determinante nella formazione del carisma e dello spirito religioso e forse lo stesso spirito del capitalismo deriva dalla pressione di emozioni forti su cui si  fonda il calvinismo. In Weber l'affetto è considerato un parassita della ragione.

Rimmel

Le emozioni sono centrali nel pensiero di Simmel  (cita saggio sull'amore e le riflessioni sulla sociabilità). Gli individui interagiscono tra loro attraverso le emozioni e le relazioni sociali producono a loro volta nuove emozioni.

Parsone

Nella vita pubblica è molto apprezzato chi sa controllare i propri sentimenti, le proprie emozioni, i propri impulsi, visto che vi sono valori e norme che ne dettano le regole.

McIver

Ha individuato il sentimento di comunità costituito da tre elementi principali: 1) il sentimento del noi, 2) il sentimento dei ruoli, 3) il sentimento di dipendenza. Un sentimento della comunità allargato è quello di nazionalità.

Mills

Nello studio sui colletti bianchi si nota come ad essi viene richiesto un continuo controllo con costi emozionali elevati.

Lynd

Ha individuato l'importanza del senso di vergogna nelle complesse dinamiche dei crescita dell'identità.

Goffman

Il controllo delle impressioni è essenzialmente una strategia per evitare l'imbarazzo o la vergogna.

Gli approcci contemporanei

La sociologia delle emozioni si fonda su alcuni assunti: 1) le emozioni si costituiscono socialmente; 2) le emozioni sono attivate dalle relazioni che si instaurano; 3) Ogni società ha proprie regole su quali emozioni siano accettabili e come esse debbano manifestarsi; 4) le emozioni e le loro espressioni cambiano nel corso della storia; 6) le emozioni hanno un'importante azione cognitiva. Le ricerche di sociologia delle emozioni si dividono secondo due orientamenti: positivista o antipositivista. Il primo considera le emozioni, almeno quelle primarie (rabbia, paura, gioia) fisiologiche, immutabili, universali e prevedibili in quanto evocate da stimoli sociali precisi. Per gli antipositivisti le emozioni si costituiscono differentemente secondo i mondi sociali e culturali di appartenenzae sono in continuo mutamento. In genere si individuano sei approcci sociologici allo studio delle emozioni e dei sentimenti.


APPROCCIO

FUNZIONALISTA

Secondo le teorie funzionaliste le emozioni sono meccanismi utili al soddisfacimento degli interessi. Per Darwin tre principi hanno presieduto allo sviluppo delle emozioni: 1) il principio di utilità (trasformazione in abitudine); 2) il principio di opposizione (emozioni antagoniste inducono comportamenti opposti), 3) il principio dell'azione diretta (comportamenti precostituiti dal punto di vista nervoso). Per Elias le emozioni sono fortemente correlate ai contesti sociali in cui si manifestano.


APPROCCIO

POSITIVISTA

Secondo l'approccio positivista di Kemper le emozioni hanno un'origine filogenetica e sono evocate universalmente da due dimensioni dei rapporti sociali: il potere e lo status. Un potere adeguato genera sicurezza, inadeguato sviluppa ansia, un potere eccessivo sensi di colpa. La rabbia emerge quando uno status atteso viene negato o ritirato. La depressione è legata ad una perdita di status quando il soggetto si sente responsabile della perdita.

APPROCCIO

DELLO SCAMBIO SOCIALE

Questo approccio assume che stimoli sociali particolari sviluppano specifiche emozioni, escludendo l'emozione spontanea. Questo modello di emozione è stato delineato nelle opere di Homans e Blau.

APPROCCIO

CONFLITTUALE

La teoria conflittuale delle emozioni è presente nelle opere di Cooper e Collins, secondo i quali le emozioni scaturiscono all'interno di gruppi sociali in competizione

APPROCCIO

INTERAZIONISTICO

Le emozioni sarebbero insiemi di risposte prescritte socialmente, a cui le persone devono adeguarsi. Goffman sostiene che amministrando le impressioni che gli altri si fanno di noi, facilitiamo i nostri fini. Spesso però ciò implica sentimenti non autentici.


APPROCCIO

COSTRUTTIVISTA

Per il costruttivismo le emozioni non sono risposte naturali, ma schemi di determinati dal contesto siciale. Averill definisce le emozioni come sindromi socialmente costituite  o anche ruoli sociali transitori. Secondo i costruttivisti le emozioni sono funzionali in quanto vengono costruite e prescritte ai fini del mantenimento e sostegno di un certo sistema di valori. Esempi di come un'emozione possa essere promossa e prescritta da determinati gruppi sociali sono la Germania nazista e la setta del Ku Klux Klan. (odio generalizzato nei confronti degli ebrei e dei negri).




Le aree dei sentimenti


IL SE'

Egoismo

L'uomo è essenzialmente egoista, tendente a fare di se stesso il punto di riferimento di tutti valori. Tra i fautori dell'individualismo egoistico citiamo Macchiavelli, Hobbes, Stirner, Freud, Dawkins (il gene egoista) e Le Dantec (L'egoismo: l'unica base di ogni società)

Narcisismo


Avarizia


Orgoglio


Superbia

Orgoglio esasperato, eccesso di fiducia in se stessi che può sconfinare nella megalomania o nel narcisismo. Sinonimi sono: arroganza, insolenza, presunzione. E' un ostacolo ai rapporti interpersonali

Ambizione

Connessa direttamente all'orgoglio per i propri meriti riconosciuti. E' accettabile se attivata con mezzi onesti e onorevoli (Guicciardini)

Coraggio

Per Jankelevitch il coraggio permette all'umanità di avanzare. Al temerario manca del tutto la paura, il coraggioso ha la consapevolezza del rischio e vive la paura. E' una reazione alla paura che ci dà la capacità di superarla. E' un valore morale

Onore


IL MALESSERE

Accidia

Deriva dal greco Akédia che significa noncuranza. Per gli antichi non era una colpa ma un modo di essere. La morale cattolica (storico Delumeau)la considera un vizio capitale, l'omissione di praticare del bene (Dante colloca gli accidiosi a sprofondare nella palude Stigia. Nella società moderna si insinua sotto forma di depressione; come riluttanza ad affrontare i problemi. Una sorte di pigrazia, una vocazione al letargo. 

Indifferenza

E' la mancanza di emozioni. Si nota spesso in personalità narcisistiche.

Noia


Malinconia


Tristezza


Depressione


Nostalgia


Solitudine


Lutto


Frustrazione


Burnout


L'EUDEMONIA

Gioia


Felicità


Umorismo


L'INADEGUATEZZA

Timidezza


Pudore


Imbarazzo


Vergogna


Colpa


IL TIMORE

Ansia


Paura


LA PROSOCIALITA'

Tenerezza


Simpatia


Socialità


Pena


Pietà


Amicizia


Amore


Fiducia


LA RIVALITA'

Risentimento


Invidia


Gelosia


L'OSTILITA'

Disgusto


Disprezzo


Indignazione


Misantropia


Odio

Freud considera l'odio una pulsione di base, parallela all'amore. Comporta rifiuto, disprezzo e desiderio di male.

Fanatismo


Cattiveria


Crudeltà

Espressione della malvagità estrema

Collera, ira, rabbia


METODOLOGIA NELLO STUDIO DELLE EMOZIONI E DEI SENTIMENTI

Misure fisiologiche usate negli studi delle emozioni sono la pressione arteriosa, il ritmo cardiaco e della respirazione la temperatura e la sudorazione cutanea, la secrezione salivare e la risposta pupillare. E' tuttavia difficile stabilire relazioni nette tra stati emozionali e risposte fisiologiche. Anche il metodo psicoanalitico può servire, tramite lo studio terapeutico delle libere associazioni, i sogni e la storia passata. Un altro metodo è lo studio delle espressioni facciali. Alcuni ricercatori usano il FAST (acronimo di Facial Affect Scoring Tecnique) basato sulla divisione di tre aree del volto: esistono 8 per le sopracciglia e la fronte, 17 per gli occhi e le palpebre e 45 per la parte inferiore del volto. Un altro strumento, sempre inventato da Ekman, è il FACS (acronimo di Facial Action Coding System), anch'esso basato su piccoli movimenti facciali. Consente una classificazione delle espressioni osservate direttamente o fotografate. Esistono poi test proiettivi, come il Rorschach e il TAT di Murray, in cui vengono descritte scene di vita quotidiana in modo da generare emozioni da parte di chi affronta il test. Altro modo per misurare le emozioni in soggetti adulti è l'uso di liste di aggettivi che i soggetti stessi identificano come pertinenti al proprio stato emozionale. Unoo dei problemi di queste liste è che molte delle parole sono vaghe e poco chiare. Il numero degli aggettivi varia dai 300 della scala di Gough ai 20 della scal di Watson, Clark e Tellegen, ai 132 della MAACL ( Multiple Affect Adjective Check List) di Zuckerman e Lubin, ai 65 aggettivi del POMS (Profile Of Mood States). La più breve è la lista di Plutchik composta da 8 aggettivi (felice, impaurito, ben disposto, arrabbiato, interessato, disgustato, triste, sorpreso) valutati su una scala di intensità a cinque punti: per nulla, leggermente, moderatamente, fortemente, moltissimo.















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