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L'euro
Gli italiani hanno accolto l'euro con sostanziale ottimismo. Qualche perplessità nei consumatori all'interno di negozi e supermercati, qualche coda di troppo negli uffici pubblici e nelle banche, sintomo di alcuni cronici problemi organizzativi, qualche incertezza nelle quattro operazioni aritmetiche f 858h79i ondamentali necessarie per convertire le lire in euro e viceversa, dovute alla mancanza dei necessari automatismi mentali; gli anziani che faticano, come è giusto alla loro età, ad assorbire cambiamenti e a mutare abitudini, ma possiamo dire che ce l'abbiamo fatta, che l'ingresso del nostro paese in Europa è un fatto ormai consolidato, alla faccia di tutti gli scettici e i profeti di sventura. L'avvento dell'euro sancisce, di fatto, l'unione dell'Europa dei mercanti, dell'economia e del commercio. Su questo fatto sono stati in molti a polemizzare, a scuotere la testa, a considerare troppo deboli le fondamenta su cui l'unione di nazioni così diverse si basa. E' altresì evidente a tutti e sicuramente positivo che gli scambi commerciali traggono, dall'avvento della moneta unica, un beneficio in termini di facilità e sicurezza. Ma l'introduzione dell'euro va ben al di là, anche nelle
intenzioni di chi ne ha preparato l'avvento, dei puri benefici commerciali. Sancisce,
di fatto, l'esistenza di una comunità che usa una sola moneta, dove l'enfasi
non va posta sul secondo termine, ma sulla costruzione di una comunità forte,
autorevole, influente, capace di far sentire la propria voce e i propri
interessi nel consesso mondiale, al di là degli interessi particolaristici di
ogni singola nazione. Quello che stiamo vivendo non è, dunque, un mero cambiamento
economico; si tratta, invece, di un profondo rivolgimento storico, politico,
sociale. Noi italiani, abituati nei secoli passati alle dominazioni
straniere, abbiamo poi , finalmente, la possibilità di confrontarci in
maniera più stretta con paesi molto evoluti, come la Francia, la Germania, i
Paesi Scandinavi e adeguare le nostre istituzioni a modelli migliori. I più
sarcastici fanno notare che ancora una volta cerchiamo la nostra salvezza in
una dominazione straniera. Ma non è propriamente così. L'introduzione di usi, consuetudini, prassi operative, originarie di altre nazioni, ma rispondenti maggiormente alle sfide poste dal mondo contemporaneo e al grado di evoluzione del genere umano, non possono che accelerare il progresso già significativo e vorticoso in atto nella nostra comunità nazionale, con ripercussioni positive sul benessere, il tenore e la qualità di vita di tutti i cittadini che ne fanno parte. Deriva sicuramente da queste promesse di prosperità, di pace e benessere, il sostanziale entusiasmo con cui l'euro è stato accolto dagli italiani. |
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