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Gli effetti dell'imposizione
Introduzione e cenni ad alcuni effetti primari quali evasione, elusione e rimozione
L'introduzione di un'imposta dà luogo ad un insieme di effetti che vanno sotto 424e49e il nome di "incidenza dell'imposta".
L'incidenza si considera pertanto, come l'impatto che il prelievo fiscale determina sui prezzi, sui profitti, sulla distribuzione del reddito e conseguentemente sul comportamento dell'individuo inciso dall'imposta (Brosio).
L'incidenza può essere presa in considerazione in relazione a vari elementi che alla stessa fanno riferimento quali:
- il periodo di tempo della durata dell'incidenza;
- l'impiego (se produttivo o di consumo) che l'ente pubblico effettua con la ricchezza che ha prelevato;
- gli strumenti utilizzati per il conseguimento di un equilibrio socialmente più giusto e frutto di una più equa redistribuzione della ricchezza .
Indubbiamente l'introduzione di un'imposta produce anche dei gli effetti psicologici al punto che gli studiosi si dividono in due categorie e cioè da un lato coloro che sostengono che l'introduzione di un'imposta costituisce uno stimolo all'incremento dell'attività produttiva(Wagner), dall'altro, al contrario quelli che invece la ritengono un freno allo sviluppo produttivo (Barone,Fasiani).
In ordine ad un esame pratico del problema appena accennato può dirsi che se il contribuente colpito ritiene, attraverso un incremento della sua attività produttiva, di poter superare il gravame impositivo, potranno verificarsi gli effetti previsti dai sostenitori della prima tesi. Qualora, al contrario, lo stesso contribuente non veda sbocchi di recupero, risulterà più fondata la seconda.
In ogni caso, sempre con riferimento a quanto sopra indicato, può dirsi che gli effetti immediati derivanti dall'introduzione di un'imposta risultano essere: l'evasione, la rimozione e l'elusione e magari anche la fuga dei capitali verso paesi più tolleranti dal punto di vista del prelievo fiscale.
L'evasione è la situazione che si verifica quando il contribuente, colpito da un'imposta, affronta il rischio derivante dal non pagarla, oppure di pagarla soltanto in parte con la conseguenza che può aversi un'evasione totale o parziale. Quello dell'evasione, comunque, costituisce un atteggiamento illegittimo e quindi perseguibile sia con sanzioni economiche sia, nei casi più gravi, anche con la reclusione. Tuttavia, quanto più le imposte risultino gravose, tanto maggiore risulterà lo stimolo che avverte il contribuente ad evadere con i rischi connessi. Nessuno infatti è stimolato ad correre dei rischi se il sacrificio che deve sostenere non risulta troppo pesante, in quanto incide in maniera limitata sulla sua economia; al contrario, se l'imposta risulta eccessivamente pesante, lo stimolo ad evadere aumenta, con la conseguenza che le entrate fiscali, anziché aumentare, rischiano di diminuire. L'evasione porta ad una inefficienza nell'allocazione delle risorse e ad una dispersione dello sviluppo. Tale tipo di comportamento determina delle conseguenze di tipo:
-giuridico = illecito;
-sociale = violazione dei doveri di solidarietà;
-economico = distorsione dell'equa distribuzione del carico fiscale.
La rimozione trova il suo fondamento nel fatto che il contribuente colpito, cerca di conservare, malgrado l'introduzione dell'imposta, lo stesso reddito di cui disponeva prima. L'imposta risulterebbe quindi rimossa attraverso la produzione di un maggior reddito. Naturalmente il soggetto colpito perseguirà tale risultato soltanto nel caso in cui intraveda la possibilità di produrre effettivamente un maggiore reddito, in misura tale da compensare l'ammontare dell'imposta. In caso contrario, nemmeno ci prova.
L'elusione è un altro metodo attraverso il quale il contribuente cerca di evitare il pagamento dell'imposta, ma in una maniera completamente diversa dalla precedente: facendo cioè venir meno le condizioni per le quali avrebbe dovuto pagare l'imposta. Effettua così l'elusione colui che, all'aumento del prezzo delle sigarette, smette di fumare, oppure fuma di meno attuando così un'elusione che può essere totale o parziale. Mentre la rimozione va considerata positivamente in quanto costituisce uno stimolo alla produzione e quindi determina un miglioramento economico generale, l'elusione, al contrario, dà luogo ad una contrazione dei consumi e conseguentemente, della produzione, con conseguenti effetti negativi sia per l'occupazione che per l'economia nazionale in generale. Può quindi affermarsi che rimozione ed elusione rappresentano due fenomeni contrastanti e con effetti del tutto opposti. Il verificarsi dell'uno o dell'altro, tuttavia, è connesso alle possibilità, riscontrabili sul mercato, di riuscire a rimuovere oppure no. Nell'ipotesi in cui l'imposta superi certi limiti e diventi quindi troppo gravosa il contribuente è indotto all'elusione, quando non addirittura all'evasione.
Altro effetto dell'introduzione di un'imposta o dell'aumento della sua aliquota, è il trasferimento dei capitali all'estero, cioè verso paesi dove è possibile sfuggire al fisco oppure essere colpiti in maniera meno gravosa. Ciò può avvenire sia creando società di capitali all'estero, sia trasferendo la sede della società, sia portando direttamente i capitali presso banche estere. La fuga di capitali all'estero costituisce un grave danno per un paese in quanto lo priva della possibilità di effettuare degli investimenti, con gravi ripercussioni su tutta l'economia del paese stesso.
La traslazione e l'incidenza dell'imposta
Dicesì traslazione dell'imposta il processo economico per cui il contribuente, giovandosi di una situazione di privilegio, tende a trasferire su un altro contribuente, in tutto o in parte, il tributo pagato (Pantaleoni). A differenza di quanto avviene con l'evasione, quindi, la traslazione non produce alcun effetto nei confronti dell'economia di uno Stato il quale incasserà quanto previsto. Tuttavia, mentre in alcuni casi è lo Stato stesso che prevede la traslazione (es. l'importatore di caffè paga il dazio doganale che, dopo vari passaggi, va a colpire il consumatore finale), in altri ciò si verifica in maniera autonoma (es. l'introduzione di un'imposta sui fabbricati può dà luogo ad un aumento del canone di locazione). La traslazione, pertanto, da luogo alla formazione di due categorie di contribuenti: il contribuente di diritto , detto anche percosso, che è sempre uno solo e cioè colui che è chiamato a pagamento dell'imposta in forza di quanto stabilito dalla legge; il contribuente di fatto, detto anche inciso, che è colui che sostiene effettivamente il peso dell'imposta. I contribuenti incisi possono essere anche più di uno, nei casi in cui la traslazione dell'imposta avvenga parzialmente, un poco all'uno, un poco ad altri fra coloro che sono interessati ai vari passaggi del bene colpito.
Perché possa essere realizzata la traslazione si risiedono delle condizioni preliminari e cioè:
- che il bene colpito dall'imposta deve essere destinato allo scambio e quindi uscire dalla sfera giuridica del soggetto percosso;
- che il prezzo del bene colpito dall'imposta possa essere aumentato.
La traslazione avviene, generalmente, in avanti, vale a dire col trasferimento dal soggetto percosso (produttore, importatore ecc.) a quello/i inciso/i che vengono dopo di lui nella filiera produttiva; e quindi con un aumento del prezzo. In alcuni casi, tuttavia, si può avere anche una traslazione all'indietro (dal consumatore al produttore) con una diminuzione della domanda del bene o con una riduzione del prezzo di acquisto; oppure laterale quando un bene colpito da imposta viene meno richiesto a favore di un altro affine a quello colpito (es. nell’ipotesi di un’imposta sul vino, diminuisce il consumo di questo ed aumenta quello della birra). La traslazione è quindi fondata sui rapporti di scambio e variazione dei prezzi, ma dipende anche dal regime di mercato esistente per il bene colpito, mercato che può essere di concorrenza o di monopolio, da come è applicata l'imposta (e cioè se in maniera generale o speciale), dall'elasticità della domanda e dell'offerta del bene. Così un'imposta generale proprio perché colpisce tutti i beni con la stessa aliquota non può essere traslata in quanto non stimola il trasferimento di capitali da un settore produttivo ad un altro in quanto non se ne trarrebbe alcuna convenienza. Un'imposta speciale, invece, può spingere chi opera in un settore colpito da un'imposta, a spostare i suoi capitali in un altro che non è colpito e, pertanto, consente la traslazione. Ugualmente si registrano delle differenze a seconda che il bene sul quale viene applicata l'imposta sia a domanda rigida oppure a domanda elastica.
Infatti, nel primo caso, anche se il prezzo del bene, a causa dell'introduzione dell'imposta, aumenta, questo sarà acquistato ugualmente, proprio perché è a domanda rigida (es. l'acquisto di casse funebri); a conclusioni diverse si giunge invece nella seconda ipotesi in quanto molti consumatori o rinunciano completamente a quel bene, oppure si rivolgono verso prodotti similari non colpiti da imposta. Come si vede, pertanto, molto differenti fra di loro risultano le varie situazioni con la conseguenza che l'imposta potrà, oppure no, essere traslata, oppure la sua traslazione sarà soltanto parziale. Ma considerazioni molto più complesse scaturiscono, in ordine alla traslazione, se si fa riferimento al regime di mercato del bene colpito. Si esamina, pertanto, l'ipotesi che l'imposta venga introdotta su di un bene in regime di concorrenza oppure in regime di monopolio.
A) La traslazione in concorrenza
Si affronta, in termini generali, il tema della concorrenza senza scendere nel dettaglio dei vari tipi che la caratterizzano anche perché, ai fini dello studio della traslazione non riveste alcuna rilevanza che si tratti di concorrenza perfetta o imperfetta. In regime di concorrenza, quindi, la traslazione risulta possibile se ci troviamo di fronte ad un'imposta speciale in quanto, con un'imposta generale, come già osservato, non risulta di nessuna convenienza lo spostamento di capitali da un settore produttivo ad un altro. Anche nel caso ci si trovi di fronte all'imposta speciale, non sempre la possibilità di attuare la traslazione viene conseguita alla stessa maniera. Influenzano infatti il movimento traslativo un insieme di fattori quali:
-l’elasticità della domanda,come si è cercato di spiegare proprio sopra;
-la mobilità dei capitali, che risulta tanto più difficile quanto più grande sia la dimensione dell'impresa colpita da imposta. In tal caso, infatti, l'impresa, a fronte dei grossi investimenti effettuati, troverà delle difficoltà a disinvestire cioè a trasferire i propri capitali in un altro settore. Pertanto, pur essendo possibile, la traslazione è difficile;
-l'andamento dei costi di produzione che possono essere crescenti, costanti o decrescenti e, proprio perché tali, possono dare luogo, con l'introduzione dell'imposta, ad effetti diversi che si concretizzano in una traslazione totale o parziale dell'imposta stessa. La regola generale però, in regime di concorrenza, siccome il prezzo viene determinato dall'incontro della domanda con l'offerta, è che le imprese, non avendo potere, debbono adattarsi alla legge di mercato. In tale regime, l'introduzione di un'imposta, rappresentando un ulteriore elemento di costo, fa sì che le imprese marginali siano costrette ad abbandonare il mercato perché l'introduzione dell'imposta, se non si riesce a spostare i capitali in altri settori, le fa diventare extra marginali. Se ne conclude che spesso l'ipotesi di trasferimento in altre attività non gravate dall'imposta speciale, da parte delle imprese marginali, è soprattutto teorica perché la traslazione agisce in breve tempo mentre nella gran parte delle industrie la messa in liquidazione dell'attività ed il reinvestimento in altre richiede molto tempo.
B) La traslazione il regime di monopolio
Se si considera l'effetto dell'introduzione di un'imposta in regime di monopolio, le situazioni che vengono a determinarsi sono diverse. Premesso che per monopolio s'intende quella forma di mercato in cui l'intera quantità di un determinato bene o servizio viene offerta o domandata esclusivamente da un'unica impresa, il monopolista può determinare alternativamente , o il prezzo del prodotto oppure la quantità da commerciare lasciando quindi in tale ultima ipotesi, che il prezzo si adegui alla quantità trattata.
Anche se la posizione dell'imprenditore monopolista risulta essere migliore rispetto a quella di colui che opera in concorrenza, proprio perché il monopolista può fissare, attraverso vari tentativi, quello che è il punto di massimo guadagno (punto di Cournot), nell'ipotesi in cui venga introdotta un'imposta, le sue condizioni risultano molto più deboli proprio perché solo raramente egli si trova in grado di trasferire l'imposta applicata sul bene che tratta. Questo perché egli fissa quel prezzo che, in confronto ad una determinata quantità di merce da lui prodotta ad un costo determinato, gli dia il massimo vantaggio economico, cioè il maggiore guadagno netto. Più precisamente il monopolista produce quella quantità di prodotto in corrispondenza della quale il costo marginale è uguale al ricavo marginale (condizione di massimo profitto).
Nel caso dell'introduzione di una nuova imposta, si considera che il monopolista produca già a quel certo prezzo, che è appunto quello che gli lascia il massimo guadagno netto. E perciò, se al monopolista sopravviene un'imposta sul profitto dell'impresa, che può egli fare? Essendo, per ciò che si è detto, il prezzo antecedente all'imposta quello determinato dalla domanda cui corrisponde già il guadagno netto massimo, non può ora elevare tale prezzo, perché è chiaro che, se ciò gli fosse consentito, lo avrebbe fatto già prima. Infatti una elevazione qualsiasi di prezzo non può che restringere la domanda e ricondurre il monopolista a quel punto di minore beneficio, dal quale prima aveva stimato conveniente scostarsi. Soltanto in situazioni particolari si può verificare la possibilità di trasferire l'imposta, come appresso viene specificato.
La possibilità di traslare dipende dal tipo di imposta , vale a dire dalle modalità attraverso le quali l'imposta è applicata. Si possono così avere i seguenti casi:
Imposta fissa, cioè determinata secondo un ammontare fisso, vale a dire un'imposta il cui ammontare non varia né in relazione al numero delle dosi vendute ne all' ammontare di profitto che l' imprenditore consegue. In tal caso ,tenendo conto che il monopolista ha già conseguito il punto di massimo guadagno (punto di Cournot), essendo l'imposta fissa, qualunque sia il profitto che egli consegue, non troverà conveniente spostarsi da quel punto, con la conseguenza che, pertanto, l'imposta non potrà essere traslata, ma rimarrà a suo carico.
Imposta proporzionale al profitto, cioè applicata con un'aliquota fissa al profitto conseguito (es. nella misura del 15%), non consente spostamenti dal livello in cui il monopolista si trovava prima dell'introduzione dell'imposta. Diminuendo infatti la quantità prodotta, diminuirebbe il suo reddito. È vero che pagherebbe il 15% in meno di imposta, ma perderebbe il restante 85% di reddito sulla quantità che ha rinunciato a produrre, con la conseguenza di subire una diminuzione globale di reddito superiore a quella che avrebbe col solo pagamento dell'imposta. Anche in tal caso, quindi, l'imposta non può essere traslata.
Imposta proporzionale alla quantità venduta è quella che si applica sul numero di dosi vendute di un certo bene. Nel momento dell'introduzione di un'imposta, il monopolista può trovare conveniente diminuire il numero delle dosi prodotte e vendute. In tal caso infatti, diminuendo l'offerta del bene, ne consegue un aumento del prezzo. Il monopolista, quindi, da un lato guadagnerà di più su ogni dose prodotta e venduta, dall'altro sosterrà un minor peso per il pagamento delle imposte che gli consentiranno di recuperare, almeno in parte, l'ammontare dell'imposta pagata. Questa possibilità è maggiore nel caso in cui la produzione avvenga a costi decrescenti in quanto, diminuendo il numero delle dosi prodotte, diminuisce anche il costo unitario medio.
Imposta progressiva sul profitto è quella che aumenta in misura più che proporzionale rispetto al profitto. Anche in questo caso, analogamente al precedente, il monopolista può trovare conveniente diminuire il numero delle dosi prodotte. Da ciò deriverebbe infatti, una diminuzione dell'offerta con il conseguente aumento del prezzo di vendita che può consentire un parziale recupero dell'imposta applicata.
L'ammortamento dell'imposta
Consiste nella diminuzione del valore di un bene, generalmente immobile (terreni e fabbricati, ma anche imprese) sul quale viene applicata un'imposta che colpisce il reddito di un capitale durevolmente investito. La perdita di valore è pari alla capitalizzazione del tributo al saggio di interesse corrente. La decurtazione del valore capitale si verifica al momento della vendita del bene, successivamente alla introduzione dell'imposta, in base al saggio corrente d’ interesse. Deve inoltre trattarsi di una imposta speciale(Steve) perché se la variazione derivasse da una imposta generale sui redditi, diminuirebbe il reddito medio di tutti gli investimenti e la generalizzazione dell'imposta eviterebbe il fenomeno dell'ammortamento in quanto non esisterebbe la possibilità di investimenti alternativi in beni o attività diversi. Risultando, di fatto, tutti i beni colpiti, l'imposta farà diminuire il valore di tutti i capitali. A ben considerare l'ammortamento consiste in una traslazione all’ indietro, nel senso che il peso dell'imposta va a ricadere nei confronti di colui che era titolare del bene nel momento in cui l'imposta è stata introdotta e ciò perché egli si trova nella impossibilità di trasferire l'imposta nei confronti dei successivi acquirenti del bene. Procediamo con un esempio: se, supponiamo, un fabbricato dia un reddito pari a euro 200.000 e che il tasso di rendimento di investimento sul mercato, ovvero il tasso medio di interesse, nello stesso momento sia del 5%, la formula di capitalizzazione sarà:
200.000 x 100
----- ----- ---------- = 4.000.000 (valore del bene)
5
Tale situazione la si può considerare statica. Se a questo punto interviene lo Stato istituendo un'imposta sul reddito, ad esempio nella misura del 10%, ne deriverà un reddito netto pari al € (200.000 - 20.000) = 180.000. Considerando che tale importo diviene il rendimento effettivo del bene, si avrà una nuova determinazione del valore dello stesso e cioè:
180.000 x 100
----- ----- --------- =3.600.000
5
. Le condizioni affinché ciò avvenga sono:
- il soggetto non deve aver trasferito l'imposta;
- il tasso di interesse deve rimanere invariato, poiché se diminuisce nella stessa misura dell'ammontare dell'imposta introdotta, il valore del bene rimane invariato.
Considerazione opportuna però è che, se il tasso ufficiale di interesse e scende di molto cioè in misura superiore alla percentuale dell'imposta applicata, il valore del bene non può diminuire poiché i compratori troveranno conveniente investire in quel settore medesimo comprando così al valore antemposta e magari anche superiore. In base agli esempi numerici sopra indicati nel caso in cui il soggetto si trovi nella necessità di disporre di contanti e quindi deve vendere il bene, sempre considerando le sue condizioni sopra indicate, venderà al prezzo indicato nella seconda impostazione cioè a 3.600.000. Colui invece che lo acquisterà pagandolo tale somma otterrà un reddito netto pari a euro 180.000
(cioè 200.000 -20.000 di imposta) che gli consente di avere un rendimento del 5%, con la conseguenza che egli non avverte il peso dell'imposta perché, anche se è lui che la paga, sia in veste di contribuente di diritto che di fatto, dopo aver effettuato il pagamento gli rimane quel 5% di reddito netto che corrisponde a quanto -in quel momento- rendono gli investimenti sul mercato.
Siccome, però, il fenomeno dell'ammortamento è subordinato a numerose condizioni restrittive quali l' intrasferibilità dell'imposta, la sua generalità, che si verifichi la vendita del bene, che il saggio di interesse resti immutato, la sua rilevanza pratica è limitata nel tempo. Anche se temporaneo, tuttavia gli effetti che produce sono tali da determinare turbative, anche di rilievo, in campo economico.
La diffusione
L’ introduzione di un'imposta non limita i suoi effetti quelli sin qui indicati, ma va oltre, diffondendosi a macchia d'olio. Si pensi ad uno stagno nel quale venga gettato un sasso. Si formeranno, intorno al punto di caduta, tanti cerchi concentrici che risulteranno sempre più tenui, ma nel contempo sempre più ampi. Ad un certo punto questi anelli saranno molti e si intersecheranno tanto da creare un movimento su tutta la superficie. Considerazioni analoghe possono farsi per quanto concerne l'introduzione di un'imposta la quale non limita i suoi effetti al settore colpito, ma si propaga in tutto il mercato, con una rete di effetti che si ripercuotono su tutti i settori economici.
Possiamo così definire la diffusione come il fenomeno per cui l'introduzione di un'imposta in un settore economico, determina degli effetti prima nei confronti di quelli più vicini e poi negli altri, determinando così un nuovo equilibrio come conseguenza di una variazione sia dei consumi che dell'offerta e dei prezzi. Trattasi quindi di un fenomeno i cui effetti si diffondono molto più ampiamente di quanto avviene con la traslazione e le altre conseguenze derivanti dall'introduzione di un'imposta. Ad esempio se il soggetto inciso è un produttore, questi, a sua volta cercherà di traslare il peso impositivo aumentando il prezzo dei prodotti che mette in vendita. Si verificherà così una diminuzione della domanda con una conseguente contrazione della produzione. Questo fatto si ripercorrerà sui fattori produttivi impiegati i quali, a loro volta, subiranno una contrazione, cui farà seguito una diminuzione del prezzo, come effetto della diminuzione della domanda. Poiché la traslazione e l'ulteriore diffusione non si verificano generalmente che per una parte dell'ammontare dell'imposta, avviene che questa si ripartisce come gravame tra i contribuenti di diritto, tra quelli incisi e poi si diffonde sul mercato su oggetti che direttamente non hanno a che fare con l'imposta in questione, in quanto non colpiti direttamente da questa. Dall'analisi del fenomeno della diffusione delle imposte consegue l'osservazione che tutti gli oneri fiscali, complessivamente e distintamente, finiscono col gravare su tutti i contribuenti, considerati nella totalità di coloro che sono chiamati a versare direttamente il tributo al fisco e di coloro che, pur senza versare imposte direttamente al fisco, tuttavia sostengono indirettamente il peso impositivo derivante dall'aumento del prezzo del bene acquistato. Può quindi concludersi rilevando che, l'introduzione di un'imposta determina una rete di effetti di carattere economico. E' dal momento in cui l'imposta diventa un elemento economico del mercato, essa si inserisce in una serie sempre più ampia di azioni e di reazioni, ossia di iniziali squilibri che si ricompongono in nuovi equilibri (Morselli). Il tutto in un continuo divenire perché il sistema economico si presenta in un continuo divenire al quale si adegua il sistema fiscale.
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