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Teorie normative della giustizia distributiva. Utilitarismo e teoria del benessere. Le teorie dei diritti (Nozick, Von Hayek).

economia politica



ECONOMIA POLITICA (corso monografico), a.a. 2006/2007

Povertà, disuguaglianza e distribuzione del reddito.

(Prof. Renata Targetti Lenti)


12/10, Lezione 4, Teorie normative della giustizia distributiva. Utilitarismo e teoria del benessere. Le teorie dei diritti (Nozick, Von Hayek).



Testi di riferimento.

- Granaglia E.(1990), Efficienza ed equità nelle politiche pubbliche, Angeli, 1990, pp. 23-71.





Teorie alternative della giustizia distributiva


Il punto di partenza, ed in un certo senso discriminante, delle diverse teorie della giustizia distributiva è costituito dall'utilitarismo classico. Le diverse teorie sono classificate in due classi in relazione ad "alcuni aspetti della nozione di bene cui fanno riferimento" e cioè a seconda che il bene sia identificato nell'utilità o nel benessere dei soggetti od invece nelle "possibilità o libertà di cui essi dispongono". "L'utilitarismo rappresenta ancora il termine di confronto naturale per tutte le teorie della giustizia e gode dell'adesione implicita di un rilevante numero di autori". Diverse sono le ragioni per cui l'utilitarismo riveste ancora una posizione centrale sottolineando come il riferimento alla nozione di utilità consenta "di dare alle teorie etiche una portata generale e onnicomprensiva". Se in una prima istanza potrebbe sembrare che l'utilitarismo rappresenti "per molti versi un'espressione alta dell'individualismo" un'osservazione più attenta rivela come in taluni casi il perseguimento dell'utilità richieda "il sacrificio di alcune libertà o che il benessere di una minoranza sia sacrificato in vista di quello della maggioranza".

Una delle principali difficoltà dell'utilitarismo nelle due versioni (cardinale ed ordinale), com'è noto, consiste nell 444g63e a impossibilità di effettuare confronti interpersonali di utilità. Questa impossibilità, com'è noto, è rivelata dal teorema di Arrow. che mina la validità della teoria alla radice. Il problema è ben più radicale e finisce con il riguardare la gran parte delle teorie della giustizia. Qualunque sia, infatti, la nozione di "bene" di riferimento è necessario che "una serie di elementi eterogenei siano ridotti ad un'unica dimensione quantitativa (un indice) valida per tutti gli individui, combinandoli secondo regole che devono tenere conto dell'importanza che viene loro attribuita da soggetti diversi e in circostanze diverse". Tuttavia il dichiarare illegittimi i confronti interpersonali in termini di utilità, di beni primari, di risorse o di capacità fondamentali (che rispettivamente Rawls, Dworkin e Sen hanno posto a fondamento delle loro teorie) "rischierebbe di fare piazza pulita di gran parte dei problemi e delle teorie della giustizia".

L'utilitarismo può essere criticato per ragioni diverse da quelle tradizionali ed in particolare per la tendenza di questa teoria a privilegiare gusti e preferenze della maggioranza, senza tenere sufficientemente conto delle minoranze. "Come tutte le teorie che hanno una base di riferimento onnicomprensiva e che applicano ad essa norme assolute (siano esse di massimizzazione o di uguaglianza), l'utilitarismo incarna una logica totalizzante...le valutazioni e i doveri di intervento che esso prevede per le autorità investite della sua missione si estendono, in linea di principio, ad ogni aspetto della realtà".

Si possono contrapporre all'utilitarismo altre teorie della giustizia accomunate dal fatto di basarsi su di una nozione di ciò che ha valore differente da quella di utilità come principio guida per le norme distributive. Questa nozione si traduce nel concetto di "beni primari" per Rawls, di "capacità di funzionamento" per Sen, di "risorse" per Dworkin, di "libertà reale" per Van Parijs. Il principio che accomuna queste teorie, secondo Somaini, è nel fare riferimento alla "nozione di libertà, nel fare cioè riferimento non a ciò che gli individui effettivamente provano (o si attendono di provare), ma alla gamma delle opzioni entro le quali essi possono liberamente scegliere" (Somaini).


1) Orientate al risultato

- Teleologiche o consequenzialistiche bene della collettività.

- Benesserismo bene coincide con utilità.

Ordinamento per somma: cardinalismo non contano preferenze individuali, ma solo risultato della aggregazione (fig.1);

ordinalismo (Pareto) contano preferenze individuali

L'efficienza è l'obiettivo prioritario, l'equità divente un obiettivo subordinato (vincolo).

2) Orientate al processo ovvero deontologiche.

Teorie basate sui diritti ovvero come espressione del contrattualismo.




Determinazione della FBS

Si definisce S come un insieme di configurazioni sociali dove x ed y sono due stati sociali che appartengono a S. La relazione che esiste tra i diversi elementi di S (e quindi tra i diversi stati x, y e z) configura un vero e proprio "ordinamento" nel caso in cui valgano le seguenti proprietà:

1)"completezza": per ogni x ed y si ha x R y, oppure y R x, oppure entrambe (R=conta tanto quanto)

2)"transitività": se x R y, e se y R z, allora x R z.

3)"riflessività": per ogni stato deve valere x R x.

Si assume di poter costruire una funzione del benessere sociale FBS, tale per cui è possibile istituire un ordinamento R tra i diversi stati che appartengono ad S, e cioè è possibile associare ad ogni stato un numero


W: S R

Il benessere sociale corrispondente allo stato x è pari, superiore od inferiore a quello corrispondente allo stato y.

W(x) = W(y) se e solo se x I y

W(x) W(y) se e solo se x R y (preferenza debole)

W(x) > W(y) se e solo se x P y.



Statuto ordinalista

Con lo statuto ordinalista nasce l'esigenza di determinare una FBS che sia compatibile con le preferenze individuali. Nel processo di trasmissione "dalle preferenze individuali alle scelte collettive" svolge un ruolo cruciale il criterio di ottimo Paretiano.

Pareto ha elaborato un concetto di efficienza che non richiede confronti interpersonali di utilità, ma solo delle preferenze. L'ordinamento paretiano non gode della proprietà di completezza. Consente di risolvere questioni di efficienza e non di equità.

Una situazione x* è efficiente ovvero ottima in senso paretiano se non esiste un altro stato dell'economia x, tecnicamente realizzabile, date le risorse tale per cui x* Rkp x per ogni k= 1,....(n-1) e che x* Pkp x per almeno un j=k.


Arrow nel 1951 ha dimostrato:

- 1° teorema fondamentale dell'economia del benessere: un equilibrio competitivo (price-takers, insieme completo di mercati, perfetta informazione) non è dominato in senso paretiano da nessuna allocazione socialmente fattibile. Se l'equilibrio competitivo esiste è efficiente in senso paretiano.


I tre criteri dell'ottimo paretiano

1) Ottimo del consumo   

px

SMSAx,y = ------ = SMSBx,y    

py


2) Ottimo della produzione

pl

SMSxl,k = ----- = SMSyl,k    

pk


3) Ottimo generale della produzione e del consumo

px  C'x

SMSAx,y = ------ = ------ = SMTx,y    

py  C'y

Se s'accetta solo lo statuto ordinalista la funzione W può essere rappresentata da una mappa di curve di indifferenza. Combinando la funzione di trasformazione del prodotto e la scatola di Edgworth per lo scambio si ottiene la funzione delle possibili utilità (fig. 2, 3, 4). Infine mettendo a confronto la curva delle possibili utilità e una mappa di curve di indifferenza che rappresenti la funzione di benessere sociale del benessere sociale «well behaved» si determina il punto di ottimo sociale (punto a nella fig. 5).






La configurazione di EEG finale (che si troverà sulla linea dei contratti) dipenderà dalla distribuzione iniziale delle risorse tra i due individui, e dunque potrebbe corrispondere ad una distribuzione efficiente, ma molto diseguale.

- 2° teorema fondamentale dell'economia del benessere: data una qualsiasi allocazione ottimale in senso paretiano, caratterizzata da curve di indifferenza e curve ed isoquanti convessi, è sempre possibile, sotto certe condizioni, trovare un modo di redistribuzione delle risorse tra gli individui tale che l'allocazione di equilibrio walrasiano relativa a quella distribuzione (più egualitaria) coincida con l'allocazione data.


Due sottoproblemi sono: 1) la scelta del punto di ottimo sulla frontiera delle possibilità produttive (cui corrisponde l'allocazione iniziale desiderata V=VA,VB) grazie alla determinazione di una FBS. 2) la scelta di una particolare combinazione di tasse o trasferimenti (Si>0, Si<0) a somma fissa che garantiscono che l'allocazione iniziale (wA,wB) sia appropriata per raggiungere attraverso il meccanismo di mercato l'obiettivo socialmente desiderabile.


Dato il valore delle dotazioni iniziali di ciascun individuo, e un'allocazione desiderata:

px wix + py wiy i= A, B


Il vincolo di bilancio dell'individuo i diventa:   

px Vix + py Viy < px wix + py wiy + Si


Esiste almeno un vettore dei traferimenti S = (SA, SB) ed un vettore dei prezzi p = (px, py), tali che ciascun individuo i massimizzando la sua funzione di utilità (monotona crescente, caratterizzata da curve di indifferenza convesse) rispetti il vincolo di bilancio con il segno di eguaglianza, e cioè spenda tutto il suo reddito, raggiungendo V sul sentiero dei contratti (Fig. 7).

L'ente superiore (Stato) dovrebbe conoscere tutti i dati del problema per raggiungere V, e nello stesso tempo affidarsi al mercato.


La funzione Bergson-Samuelson.

W (rappresentazione numerica dell'ordinamento sociale delle preferenze) viene a dipendere dall'esatta specificazione delle coppie di utilità (ua, ub) e dai pesi impiegati per l'aggregazione. E' necessario porre i seguenti postulati: 1) continuità nelle preferenze (per escludere ordinamenti di tipo lessicografico), 2) differenziabilità, 3) concavità

La FBS (W) ha le stesse caratteristiche di una normale funzione d'utilità U con la differenza che ha come dominio le coppie di valori d'utilità dei due soggetti al posto dei beni .

Gli stati del mondo altro non sono che i panieri dei beni 1 e 2 consumati da A e da B, dove h = A, B

1) le preferenze individuali "contano", 2) l'ordinamento sociale è transitivo, riflessivo e completo, 3) uno stato del mondo s1 in cui un soggetto ottiene un paniere che preferisce e gli altri soggetti ottengono panieri che non sono inferiori rispetto a quelli dello stato s2, sarà sempre socialmente preferito a s2 (proprietà di Pareto).

W = W [ua(xA1, xA2), ub(xB1, xB2)] = W (uA, uB)

La funzione W è' isoelastica, è simmetrica (anonimità).


dW

W'= ------ > 0, h = A, B

d uh


d W d W  d uh  d uh

------ / ------ = ------- / -------

d xh1   d xh2    d xh1 d xh2


La funzione di scelta sociale FSS ed il teorema di impossibilità di Arrow

La FSS non è altro che una trasformazione (o mappa dell'insieme) di tutte le n-ple logicamente possibili di ordinamenti individuali Ri all'insieme di tutti i possibili ordinamenti di preferenza sociale R sui vari stati sociali. L'unica informazione che abbiamo è che il soggetto i preferisce x ad y, ed j preferisce y ad x, ma nulla circa il fatto che qualcuno preferirebbe trovarsi nei panni di i in y anziché di j in x.


R = F (R1, R2,... Rn)

Gli argomenti della FSS sono gli ordinamenti individuali di preferenza qualora cada l'ipotesi di confrontabilità. Essa dovrebbe sostituire alla FBS un funzione che ha valenza esclusivamente procedurale, e cioè come processo di scelta. In realtà Arrow (nel 1951) dimostra che non vi è nessuna FSS che sia in grado di soddisfare requisiti minimali di coerenza e di moralità quali:

1) dominio universale (l'aggregazione deve avere valenza universale e cioè valere per qualunque combinazione di preferenze individuali coerenti. Tutte sono ammissibili).

2) indipendenza delle alternative irrilevanti (la scelta sulle alternative in Z deve dipendere solo dalle preferenze individuali sulle alternative in Z).

3) principio di Pareto (fondamento individualistico del criterio di scelta se tutti preferiscono X ad Y, X deve risultare lo stato socialmente preferito).

4) non dittatorialità (non deve esistere un dittatore che possa imporre la sua volontà sugli altri).


Il tentativo di soddisfare questi requisiti genera configurazioni (almeno qualcuna) che non rispettano la proprietà di transitività (paradosso della maggioranza di Condorcet) ed il criterio di Pareto.



Dati i soggetti A, B, C caratterizzati da preferenze che rispettano la transitività:


A: xPyPz

B: yPzPx

C: zPxPy   


Con la regola della maggioranza la società preferisce x ad y (x ha due voti a favore); preferisce anche y a z, ma preferisce z a x, invece che x a z. Le preferenze della collettività non sono dunque transitive.

Se poi si ipotizza il criterio paretiano forte (almeno un soggetto preferisce lo stato sociale x) si giunge ad ammettere la dittatura. Le preferenze sociali finiscono con il coincidere con quelle dell'unico individuo che preferisce x ad y.

E dunque: 1) La funzione welfarista alla Bergson-Samuelson richiede requisiti molto stringenti (confrontabilità delle preferenze); 2) In assenza di confrontabilità delle preferenze non è possibile rispettare la transitività; 3) Le preferenze ordinali insieme al criterio paretiano sono inconciliabili con la democrazia.


Paradosso del liberale paretiano.

Sen (in un contributo del 1970 "Scelte collettive e benessere sociale") estende il risultato di Arrow e, introducendo il principio del rispetto di alcuni diritti minimali come quello di libertà giunge anch'egli ad un risultato di "impossibilità". In base al "paradosso del liberale paretiano" si dimostra che non esiste alcuna regola di scelta collettiva che soddisfi contemporaneamente la condizione di: 1) dominio universale, 2) condizione di Pareto, 3) libertà minimale.


x: individuo A (pudico) legge libro scabroso

y: individuo B (lassista) legge libro scabroso

z: nessuno legge il libro


Ordinamento preferenziale di A è: z PA x PA y

Ordinamento preferenziale di B è: x PB y PB z


Per entrambi gli individui, considerati singolarmente, x sarebbe preferito ad y. Tuttavia, se la scelta è tra x e z l'adesione al codice etico impone che siano le preferenze di A a contare (lo stato y non è direttamente rilevante) e dunque z dovrebbe essere socialmente preferito. Se invece la scelta è tra y e z l'adesione al codice etico (lo stato x non è direttamente rilevante) impone che siano le preferenze di B a contare e dunque y dovrebbe essere socialmente preferito. Ne risulta che in questo secondo caso: y P z P x che è Pareto-inferiore dal momento che entrambi preferiscono x ad y. Se il confronto fosse tra x ed y nulla potremmo dire poichè entrambi i soggetti sono implicati con le loro preferenze morali individuali.

Il rispetto della libertà di scelta individuale ("one men one vote") può portare a preferire uno stato sociale che è Pareto inferiore. Impossibilità di conciliare il principio liberale (informazioni di natura morale od etica, extrautilitarie) con il principio di Pareto che impone di fondare decisioni di scelta sociale solo su informazioni utilitaristiche (oggetto di scambio sul mercato).

Caratteristiche, limiti e difficoltà dell'utilitarismo classico.


Può essere impiegato a fondamento di politiche redistributive egualitarie in base all'assunto che si massimizza l'utilità complessiva (utilità marginale decrescente) disincentivi alla produzione.

Difficoltà ad effettuare confronti interpersonali (comune anche ad altre teorie della giustizia).

Potrebbe condurre ad una sorta di dittatura della maggioranza. Privilegia il benessere individuale. Quello collettivo è ottenuto come aggregazione e non come soddisfacimento di bisogni collettivi.

Potrebbe favorire il soddisfacimento di bisogni voluttuari se accrescono l'utilità dei più ricchi. Non discrimina tra preferenze endogene ed adattive ovvero indotte dalle abitudini e/o da assuefazione e manipolazione. I diritti distributivi individuali sarebbero dipendenti dai gusti e potrebbero essere manipolati opportunisticamente.


Si possono sostanzialmente seguire due strade:


A) Si indebolisce l'insieme delle condizioni imposte da Arrow, considerando le ipotesi di non misurabilità e di non confrontabilità delle preferenze individuali troppo vincolanti, ed ipotizzando invece che lo Stato possa in realtà disporre di informazioni adeguate per arrivare ad una FSS, e cioé di ammettere che lo Stato possa in qualche modo interpretare i bisogni dei cittadini (dibattito sul "paternalismo"). Il problema centrale è comunque quello di individuare i criteri che lo Stato può seguire per effettuare interventi di natura redistributiva.

In particolare si riconsiderano alcune ipotesi abbandonando:


1) Transitività. Vengono via via eliminate le alternative sconfitte la scelta collettiva non è più indipendente dall'ordine di presentazione. Un sufficiente grado di coesione o accordo sociale è la condizione per arrivare ad un ordinamento sociale (Consenso per intersezione di Rawls).

2) Indipendenza dalle alternative irrilevanti. Indebolimento della condizione ammettendo la confrontabilità (metodo di Borda) ed introducendo l'intensità delle preferenze (Fig. 6).

B) Si modifica il quadro informativo in modo di andare al di là della pura coerenza delle preferenze individuali ed oltre la mera aggregazione di ordinamenti individuali in una FSS introducendo informazioni extra-utilitarie come quelle che concernono i diritti.


1) Un tentativo per superare i limiti dell'impostazione utilitarista, pur sempre restando nell'ambito dell'utilitarismo, viene fatto da Harsanji che endogenizza il principio morale alla base del confronto delle preferenze personali e lo riconduce alla razionalità individuale. In tal modo si riesce a far emergere una funzione di benessere sociale di tipo utilitarista classico accettando "postulati di comportamento razionale individuale", ed introducendo il concetto di "preferenze morali".

2) Rawls ipotizza che lo Stato sia il risultato di un contratto sociale. (Come si vedrà il principio di differenza di Rawls soddisfa il principio del welfarismo ed il criterio paretiano debole).

3) Si modifica il quadro informativo in modo andare al di là della pura coerenza delle preferenze individuali ed oltre la mera aggregazione di ordinamenti individuali in una FSS, introducendo informazioni extra-utilitarie come quelle che concernono i diritti. L'esponente più radicale è Nozick, ma anche von Hayek, che considera come principio fondamentale la tutela dei diritti acquisiti (le libertà negative) degli individui. Si finisce così con l'accettare solo la presenza di uno Stato minimale, ed invece ipotizzare la presenza di un libero mercato.

4) Particolare attenzione merita anche una posizione mediana come quella di Sen, che introduce il concetto di libertà positive, accanto a quelle di libertà negative, intese come capacità di realizzazione di determinati "functionings" da parte degli individui.


Neo - Utilitarismo ovvero Utilitarismo della regola (Harsanji).

All'utilitarismo dell'atto, ovvero all'obiettivo di individuare separatamente la soluzione ottimale di ogni singolo caso (consequenzalismo) Harsanji sostituisce l'utilitarismo delle regole. In quest'ultimo caso quello che conta è il rispetto di regole generali. Harsanji riesce a far emergere una FBS di tipo utilitarista classico accettando "postulati di comportamento razionale individuale".

Per ogni individuo i valgono i seguenti postulati:

- Distinzione tra preferenze "morali" (non condizionate dalle informazioni dell'individuo sulla propria situazione) e "personali" (autointeressate).

- In condizioni d'incertezza ogni individuo sceglierà lo stato sociale che gli consente di massimizzare l'utilità attesa.

- La somma ponderata (con pesi pari a 1/N = probabilità di essere un individuo qualsiasi) delle utilità individuali (identiche, perfettamente sostituibili) di un individuo "razionale astratto" conduce alla scelta ottima.

Wi = 1/N S Ui

Limite principale consiste nel fatto che non è spiegato il principio su cui si basano le "preferenze morali".

Le "Teorie dei diritti" (Nozick, von Hayeck)

Le teorie dei diritti (Nozick, von Hayeck) identificano la giustizia come rispetto delle regole e delle procedure con cui i soggetti acquisiscono risorse e diritti.

1. Per Nozick (Teoria del titolo valido, 1981) gli individui rappresentano spazi morali inviolabili i cui confini coincidono con la sfera dei diritti negativi (area di discontinuità, uno-zero). "Ogni uomo entra nel mondo dotato di un insieme di diritti fondamentali, inalienabili ed assoluti".

La libertà ed i diritti sono la variabile costitutiva lo spazio di riferimento.

La giustizia è il rispetto delle regole e delle procedure con cui i soggetti acquisiscono risorse e diritti. E' definito a partire da un principio esterno.

Non è consequenzalistica. Non tiene conto di eventuali risultati negativi. (E' una teoria politica e non una vera "teoria della giustizia").

Principi di equità alla base della teoria del titolo valido: 1) La persona che acquisisce una proprietà deve rispettare il principio di giustizia nell'acquisizione (rispetto delle regole del gioco, volontarietà dello scambio) 2) La persona che acquisisce una proprietà deve rispettare il principio di giustizia nel trasferimento (passaggio di proprietà deve avvenire sulla base di un titolo valido) 3) Nessuno ha diritto alla proprietà se non rispettando i principi 1) e 2).

La violazione di un diritto fondamentale (di proprietà, di avere il pieno controllo sulle risorse iniziali, di non dover subire trasferimenti) costituisce una violazione della giustizia.

Il mercato non deve essere difeso in nome dell'efficienza oppure della libertà di scelta, bensì come parte integrante dell'esercizio dei diritti individuali (di proprietà, di avere il pieno controllo sulle risorse iniziali, di non dover subire trasferimenti, di appropriarsi dei frutti del lavoro).

Non esiste «trade-off » tra equità ed efficienza.

Lo scambio deve essere volontario.

Gli interventi redistributivi sono considerati illegittimi, in quanto lesivi dei diritti di proprietà e costituirebbero delle continue interferenze (circoli viziosi di interferenze pubbliche per ripristinare condizioni di eguaglianza che vengono continuamente violate)

Lo Stato deve essere "minimo" (agenzie per tutelare i diritti individuali). Giustificazione dello status-quo.

Equivalenza tra imposizione fiscale e schiavitù.

Manca, a differenza di Locke, un limite al diritto di proprietà.

La povertà è assimilata al possesso o meno di doti fisiche naturali come la bellezza.


Differenze con l'utilitarismo:

1) rifiuto dell'utilità come titolo di merito. Rifiuto della produttività marginale come base distributiva e della concorrenza.

2) il problema dell'aggregazione non esiste nel senso che tutti i diritti giudicati rilevanti devono essere rispettati.

Critica: La difesa dei diritti e delle libertà negative senza alcuna preoccupazione di garantire un livello minimo di libertà positive.

La difesa delle libertà negative non può esonerare dal tutelare le libertà positive (un livello minimo di benessere).


2. Per Von Hayek le azioni individuali saranno da giudicare giuste od ingiuste solo con riferimento al fatto che siano in accordo ovvero non lo siano con quelle regole volte a garantire l'efficienza (Teoria procedurale).

Il mercato (inteso come ordine spontaneo) ha un ruolo non solo allocativo ma anche di crescita e progresso sociale in quanto sviluppa regole di condotta, meccanismi istituzionali, ordine politico.

Il mercato promuove la diffusione delle informazioni (limitate a livello individuale) con effetti benefici per l'intera collettività (efficienza dinamica, concetto evolutivo).

Il mercato è considerato più efficiente nel produrre ricchezza di quanto non lo sia una società organizzata caratterizzata da istituzioni che si dovrebbero preoccupare anche di problemi di giustizia.

Il mercato come meccanismo efficiente in un regime di incertezza non può che produrre diseguaglianze, in un processo simile a quello naturale dove diseguale è la distribuzione degli attributi e delle capacità.


Limiti: 1) Presenta significative somiglianze con un evoluzionismo di natura biologica, privo di adeguati elementi di razionalità. 2) Non prevede alcuna prospettiva di "stato-finale" da giudicare sulla base di criteri etici prestabiliti (garanzia di un reddito minimo). 3) Non prevede eguaglianza di opportunità (istruzione, risorse).








Fig.1



Fig. 2




Fig.3





Fig.4





Fig.5

Fig.6

Fig.7




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