Caricare documenti e articoli online 
INFtub.com è un sito progettato per cercare i documenti in vari tipi di file e il caricamento di articoli online.


 
Non ricordi la password?  ››  Iscriviti gratis
 

L'inflazione e le politiche anti-inflazionistiche

economia politica



L'inflazione e le politiche anti-inflazionistiche (cap. XX°)


L'inflazione è una situazione caratterizzata da un aumento continuo e generalizzato del livello dei prezzi. Questo tasso si può presentare sia con valori molto contenuti, sia con valori più elevati, ma può raggiungere valori anche molto più elevati. Quando il tasso d'inflazione mensile supera il 50% si parla di iperinflazione. Viceversa una situazione nella quale l'indice generale dei prezzi mostra tassi di crescita negativi, i prezzi stanno diminuendo, viene connotata come deflazione.

I costi dell'inflazione.

L'inflazione comporta un costo generalizzato che la determina come un'inefficienza di ordine macroeconomico da combattere: un tasso di inflazione positivo non vuol dire che i prezzi di tutti i beni aumentano allo stesso tasso; i prezzi di alcuni beni aumenteranno in misura più rilevante di altri e questo significa che l'inflazione si accompagna tipicamente a modificazioni nella struttura dei prezzi relativi. L'inflazione quindi porta una redi 959h77j stribuzione di risorse con effetti rilevanti, determinando, altresì, un'indesiderata modifica nella composizione strutturale e/o settoriale dell'economia o nel modo in cui il reddito si ripartisce fra salari, profitti e rendite.

I motivi dell'inefficienza sono:



Costi comportati dall'inflazione prevista (o anticipata): se gli operatori si attendono inflazione, la incorporeranno nei propri comportamenti e gli effetti negativi sul benessere degli individui saranno limitati proprio perché preventivati;

Costi comportati dall'inflazione non-prevista (o non-anticipata): ciò rappresenta una situazione di incertezza che rende i segnali informativi dei prezzi meno chiari e gli operatori si trovano al di fuori del punto per essi ottimale;

Allocazione dei consumi non-ottimale: gli operatori osservano l'aumento del prezzo di un bene, ma non conoscendo l'aumento del livello generale dei prezzi, non sono in grado di stabilire quale sia il prezzo reale del bene.

L'inflazione, inoltre, ha ripercussioni nelle relazioni internazionali, in quanto rende la merce di un Paese meno competitiva rispetto a quella di altri.

Le politiche di controllo dell'inflazione.

o Le politiche sull'inflazione secondo la tradizione della scuola della teoria quantitativa della moneta

Sino all'inizio del XX secolo, la spiegazione a fenomeni inflazionistici derivava dalla Teoria quantitativa della moneta che ci offre una spiegazione dell'inflazione molto semplice: l'aumento dell'indice generale dei prezzi è da attribuire al fatto che la massa di moneta cresce più velocemente della crescita della produzione reale; è una crescita eccessiva della moneta che genera inflazione. Per avere inflazione nulla è necessario e sufficiente che la moneta cresca allo stesso tasso a cui cresce la produzione reale.

Il punto di partenza è una identità, l'equazione degli scambi, essa stabilisce che, in un arco di tempo, il valore degli acquisti è pari al valore delle vendite ed entrambi sono pari al valore degli scambi: Mv = Py [il valore nominale degli acquisti (Moneta per la sua Velocità di circolazione) è uguale al valore nominale della produzione (livello generale dei Prezzi per la Produzione in termini reali)]. Successivamente è stata interpretata come un'equazione comportamentale: M = 1/v Py (funzione di domanda di moneta).

Queste equazioni possono essere differenziate nel tempo e a tal proposito prenderemo in considerazione il tasso di variazione percentuale della variabile: M +v =P +y ; e mantenendo v costante nel tempo, si avrà: P =M -y

Se il reddito reale è costante (y ), si avrà: P =M , vi può essere inflazione se vi è un aumento della quantità di moneta;

Se P allora M =y (se la produzione reale varia nel tempo, allora l'aumento di moneta non causerà inflazione se essa avviene allo stesso tasso in cui aumenta la produzione reale).

o La scuola Keynesiana: l'inflazione da domanda

I keynesiani accolgono l'idea che l'eccesso di domanda aggregata, quando non sia accompagnato da espansione monetaria, possa causare inflazione; infatti la curva di domanda si sposta verso destra e ciò genera un aumento dei prezzi (se non fosse così si avrebbe un eccesso di domanda che causerebbe inflazione, quindi l'aumento dei prezzi è necessario per ristabilire il nuovo equilibrio).

o L'inflazione secondo i monetaristi

Quest'idea è stata contestata dai monetaristi, in quanto stabiliscono che l'aumento dell'offerta di moneta è l'unica vera causa dell'inflazione. Si immagini che abbia luogo un incremento di spesa pubblica, finanziata in deficit, senza che aumenti l'offerta di moneta; l'aumento di una componente della domanda aggregata (la spesa pubblica, in questo caso) determina una diminuzione di un'altra componente di domanda aggregata (ad esempio: gli investimenti fissi delle imprese) causata dall'aumento del tasso d'interesse. Se la politica fiscale espansiva è accompagnata da un aumento di offerta di moneta, quest'ultimo contrasterà innalzamento del tasso d'interesse, ma la domanda aggregata aumenterà provocando tensioni inflazionistiche.

o La scuola della spinta da costi

Secondo la scuola della pinta da costi le cause principali dell'inflazione sono:

L'aumento dei margini di profitto cercati dalle imprese

L'aumento dei costi medi di produzione che dipende da:

Il costo delle materie prime: Infatti, un aumento del costo delle materie prime avrà ripercussione sui prezzi. In un sistema di cambi fissi, una decisione politica delle Autorità di fissare un tasso di cambio nel quale diventa più costoso acquistare valuta estera per l'acquisto di input importato, comporta maggiori costi medi di produzione e si traduce quindi in inflazione. Perciò un deprezzamento (o una svalutazione) della moneta nazionale è una delle cause di inflazione.

Il costo del lavoro: (CLUP = WL/Y) esso sarà dato dalla spesa per retribuire i lavoratori diviso il volume di produzione; in termini di tassi percentuali di variazione, avremo: P = g +W

Da ciò la regola aurea della politica economica (se g , margini di profitto costanti) non ci sarà inflazione se i salari nominali cresceranno allo stesso tasso al quale cresce la produttività media del lavoro (P =W ). Ancora oggi, nelle trattative sui rinnovi contrattuali, si è soliti agganciare la dinamica dei salari nominali alla produttività del lavoro.

Un ulteriore conseguenza della regola aurea della politica economica:

se i margini di profitto delle imprese non variano (g ) e se il salario nominale cresce allo stesso tasso della produttività media del lavoro (W ), allora la quota di reddito che va al fattore lavoro rimane inalterata (SL=0); infatti se: SL = W/ Pπ, consideriamo la variazione percentuale: SL = W -P

o L'inflazione strutturale e il morbo di Baumol

L'inflazione strutturale

aumenti salariali che sarebbero giustificati in un settore (poiché in questo settore la dinamica della produttività è cresciuta altrettanto), quando sono applicati ad altri settori (nei quali la produttività del lavoro è cresciuta a un tasso minore) sono causa di inflazione.

Morbo dei costi di Baumol

si verifica quando aumentano i costi di produzione in quei settori nei quali la produttività del lavoro è costante nel tempo; per esempio, nel settore delle arti dal vivo, Baumol osserva che per suonare un quartetto di Mozart occorrono oggi gli stessi quattro musicisti che servivano quando Mozart lo ha composto, i tempi di esecuzione e di studio sono rimasti invariati.

La politica dei redditi.

La politica dei redditi rappresenta un tentativo di influenzare, tramite un accordo fra le parti sociali, la dinamica delle variabili macroeconomiche; esistono diversi tipi di politica dei redditi, tra cui:

Politiche dei redditi "dirigiste": nel caso che il policy-maker intervenga con atto autoritativo per imporre tetti ai prezzi fissati dagli operatori, si tratta di atti di politica economica che limitano il libero volere degli operatori;

Politiche dei redditi "istituzionali": nel caso che il policy-maker partecipi a incontri "triangolari", insieme ai rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori;

Politiche dei redditi "di mercato": nel caso che il policy-maker rimanga esterno alle trattative fra i rappresentanti dei lavoratori e delle imprese, e si limiti a fissare schemi di sussidi e incentivi a quei soggetti che hanno raggiunto e applicano accordi coerenti con l'obiettivo di lotta dell'inflazione.

Inoltre l'inflazione può essere vista come un'esternalità negativa e per correggerla, l'Autorità di politica economica può intervenire applicando vincoli sulle quantità (politiche dei redditi dirigistiche), fissando appropriate tasse e incentivi (politiche dei redditi di mercato); oppure può attribuire i diritti di proprietà (secondo quanto argomentato dal teorema di Coase): si attribuisce alle imprese e alle associazioni dei lavoratori un diritto a ottenere incrementi di prezzo e poi consentendo a questi soggetti di scambiarsi tali "diritti" sul mercato dei diritti ad aumentare i prezzi.

I vantaggi dell'inflazione e la tragedia della deflazione.

L'inflazione danneggia chi si trova in posizione creditoria, nei moderni sistemi capitalistici, le imprese si trovano in posizione debitoria, mentre le famiglie si trovano in posizione creditoria, l'inflazione produce una redistribuzione in favore delle imprese e a danno delle famiglie.

Un altro soggetto che si trova in posizione debitoria è il settore pubblico (è evidente che l'inflazione rende meno gravoso l'onere del debito pubblico), ma nessun Governo responsabile può mai pensare di dichiarare che intende risolvere il problema del debito pubblico generando inflazione perché l'inflazione causerebbe una perdita di valore reale ai risparmi delle famiglie.

Viceversa, effetti di deflazione hanno effetti opposti, infatti una riduzione generalizzata del livello dei prezzi rende più gravosa la posizione di chi ha contratto un debito. Solitamente episodi di deflazione si sono verificati in momenti in cui la domanda aggregata è risultata "troppo bassa" o da un eccesso di offerta.






Privacy




Articolo informazione


Hits: 4401
Apprezzato: scheda appunto

Commentare questo articolo:

Non sei registrato
Devi essere registrato per commentare

ISCRIVITI



Copiare il codice

nella pagina web del tuo sito.


Copyright InfTub.com 2024