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CONTABILITA' NAZIONALE - PIL nominale e reale

economia politica



CAP. 1 - CONTABILITA' NAZIONALE


1 - PIL e PIN


Prodotto interno lordo (PIL) =valore di tutti i beni e servizi finali prodotti all'interno di un paese in un dato periodo.

Il valore di ognuno di questi è al suo prezzo di mercato e la loro somma è pari al PIL.

PROBLEMI nel calcolo PIL:

- Beni finali e valore aggiunto, escludiamo duplicazioni nei conti: le diverse parti di un'auto (pneumatici) vendute al produttore sono dette beni intermedi. Il doppio conteggio viene evitato avvalendosi del concetto di VALORE AGGIUNTO = ad ogni stadio 323e41d della produzione di un bene viene contabilizzato solo il valore aggiunto al bene in quello stadio della produzione.

- Produzione corrente, il PIL esclude transazioni di beni esistenti, si contabilizza nel PIL la costruzione di nuovi edifici, ma non si considera il commercio di case esistenti. Si contabilizza, invece, il valore dell'onorario percepito dagli agenti immobiliari per la vendita di case esistenti (forniscono un servizio corrente).

- Prezzi di mercato, nel PIL si valutano i beni ai prezzi di mercato, che quindi includono imposte indirette. Il prezzo al netto delle imposte indirette è il COSTO DEI FATTORI. Nella trattazione di casi difficili (casalinghe, forze di polizia) non esiste un principio unico, ma vengono utilizzate una serie di convenzioni.

- PIL e PNL (prodotto nazionale lordo), parte del PNL è percepito all'estero = rimesse, mentre gli utili di imprese straniere in Italia, benché rientrino nel PIL, non rientrano nel PNL = utili ibm).



- PIL e PIN (prodotto interno netto), il capitale si deprezza durante il suo impiego nell'attività produttiva, il PIN è pari al PIL, al netto degli ACCANTONAMENTI per il consumo di capitale, ossia dell'AMMORTAMENTO.


2 - PIL nominale e reale

- Il PIL NOMINALE misura il valore della produzione a lire correnti (prezzi di quel periodo). Il PIL NOMINALE varia ogni anno per due ragioni: primo, perché varia la produzione fisica di beni; secondo, perché variano i prezzi di mercato.

- Il PIL REALE è una misura che valuta tutti i beni prodotti nei due periodi agli stessi prezzi, cioè a lire costanti.

Modifiche del PIL NOMINALE in conseguenza di incrementi dei prezzi non forniscono informazioni sulla performance dell'economia nel produrre beni e servizi. Infatti, se si desidera una misura del prodotto del paese in anni diversi, bisogna utilizzare il PIL in termini reali.

In generale, con fasi di recessione, si intende periodi in cui il tasso di crescita del PIL reale è negativo o comunque molto basso.

I dati del PIL sono purtroppo lontani dall'essere un indicatore perfetto del prodotto e del benessere economico.

a) Alcune produzioni vengono misurate in modo estremamente impreciso, poiché non vengono scambiate sul mercato (servizi offerti dal settore pubblico, attività di volontariato, autoriparazioni ).

b) E' difficile tenere conto dei miglioramenti intervenuti nella qualità dei beni (es. per i computer la qualità è migliorata enormemente, mentre il prezzo è diminuito marcatamente).

c) Alcuni beni che non vengono scambiati sul mercato vengono parzialmente inclusi nella misura del PIL; un esempio di questi è costituito dalle attività svolte nella cosiddetta economia sommersa (attività legali che sfuggono al controllo pubblico per evadere il fisco, o attività illegali).

d) I conti nazionali non tengono conto dell'inquinamento e del degrado dell'ambiente (es. in Indonesia se si tenesse conto in modo adeguato del degrado ambientale, bisognerebbe ridurre il tasso di crescita registrato negli ultimi anni di circa il 3% all'anno).




3 - Indice dei prezzi

Il deflatore del PIL.

Il calcolo del PIL fornisce un'utile misura dell'inflazione, nota come deflatore del PIL = PIL nominale di un dato anno/PIL reale = misura la variazione dei prezzi intercorsa dal periodo cui si riferiscono i prezzi base usati nel calcolo del PIL reale fino al periodo corrente.


L'indice dei prezzi al consumo (IPC) misura il costo di acquisto di un determinato paniere di beni rappresentativo degli acquisti di un consumatore urbano medio. Il deflatore misura la variazione di prezzo di un gruppo di beni molto più ampio che non nel caso dell'IPC; quest'ultimo misura il costo di un dato paniere di beni immutato di anno in anno. Il paniere di beni cui si riferisce il deflatore del PIL cambia a seconda di cosa viene prodotto ogni anno nel sistema economico.

L'indice dei prezzi alla produzione (IPP) misura il costo di un particolare paniere di beni; però sono inclusi alcuni beni, quali quelli intermedi e i servizi, che non sono considerati nell'IPC. Un'altra importante differenza è che rileva i prezzi ad uno stadio che precede quello della commercializzazione al consumo e quindi è in grado di fornire indicazioni sull'inflazione in fasi precedenti a quella del consumo dei prodotti (anticipare le variazioni dell'IPC).


4 - Produzione e componenti della domanda

QUATTRO COMPONENTI:

1) Spesa per consumi delle famiglie

2) Spesa per investimenti delle imprese e delle famiglie: ossia l'aumento dello stock fisico del capitale, non comprendono l'acquisto di obbligazioni o di azioni. Gli investimenti vengono definiti lordi, nel senso che l'ammortamento non è dedotto dagli investimenti (ciò è logico visto che si parla di PIL, diverso se si fa riferimento al PIN).

L'acquisto effettuato dal singolo individuo è considerato come una spesa per consumi privati, mentre l'acquisto effettuato da un negozio è considerato come un investimento nella forma di investimento in scorte (anche l'acquisto di automobili da parte di una famiglia, che potrebbe essere considerato un investimento, per convenzione lo consideriamo un consumo).

3) Spesa pubblica in beni e servizi, ossia i cd consumi collettivi che includono i beni e servizi offerti senza un atto di compravendita alla collettività dalla pubblica amministrazione e da enti privati senza fine di lucro (partiti, sindacati, enti religiosi, ecc.).

4) Domanda estera netta, ossia il saldo tra esportazioni (la spesa estera in beni nazionali) e importazioni (la spesa nazionale in beni esteri).

Detti aggregati danno vita al conto delle risorse e degli impieghi:

PIL+importazioni = consumi privati e pubblici +investimenti lordi + esportazioni


5 - Dal PIL al reddito disponibile delle famiglie

Abbiamo visto come dal PIL, valutando l'entità dei redditi prodotti da lavoratori stranieri in Itali e da lavoratori italiani all'estero, si possa determinare il PNL (in Italia queste grandezze hanno valori assai simili), che a sua volta è composto da:

Ammortamenti

Redditi nazionali da lavoro

Altri redditi nazionali

Imposte indirette nette

Ciò è importante per valutare l'entità del reddito delle famiglie (indica l'andamento dei consumi privati):

PNL

- Ammortamenti

= PNN

- Imposte indirette nette

= Reddito netto al costo dei fattori

+ Trasferimento dalle Ap

- Imposte pagate alle Ap

+ Trasferimenti netti dalle imprese e altro

= Reddito netto disponibile delle famiglie

SPIEGAZIONE:

a) Gli ammortamenti vengono calcolati come quella parte del prodotto che deve essere accantonata alla scopo di mantenere inalterata la capacità produttiva del sistema economico.

b) Il prodotto è misurato ai prezzi di mercato che contengono le imposte indirette nette; quindi sarà necessario sottrarre dal PIN l'ammontare delle imposte indirette nette in quanto non costituiscono reddito delle famiglie.

c) Le Amministrazioni pubbliche (Ap) intervengono prelevando imposte ed effettuando trasferimenti (comprendi corrisposti non per attività produttiva svolta, es. = pensioni, sussidi di disoccupazione).

d) Le imprese non distribuiscono l'intero ammontare dei profitti da esse realizzati, mentre effettuano anche trasferimenti a favore delle famiglie.


Reddito disponibile delle famiglie =

PNL - Ammortamenti + Trasferimenti netti dalle Imprese + Trasferimenti dalle Ap - Imposte

Per ciò che concerne l'allocazione del reddito disp. famiglie è per l'80% ca. destinato ai consumi e per il 20% ca. destinato al risparmio (% elevata che si riferisce all'Italia).


6 - Alcune importanti identità

LEGENDA: per simboleggiare un'identità (ossia relazioni sempre verificate in quanto espressioni di come le variabili sono definite, esse quindi non riflettono un ragionamento economico, ma sono comunque imp. nell'organizzazione dei ragionamenti) utilizzeremo id. invece dei tre trattini.

Grazie ad una serie di convenzioni chiameremo il reddito nazionale e il PIL indifferentemente reddito o prodotto.


Un'economia semplificata

a) Indichiamo con Y il valore della produzione e con C il consumo e con I la spesa per gli investimenti.

(2) Y id. C+I

Le imprese producono talvolta beni che non sono in grado di vendere e che si accumulano nei loro magazzini, tuttavia noi contabilizziamo questa accumulazione di scorte come una componente degli investimenti effettivi, che comprendono investimenti in scorte che le imprese potrebbero non desiderare affatto di fare.

b)Se per convenzione ignoriamo l'esistenza del settore delle imprese, il settore privato percepisce, come reddito personale disponibile, l'intero ammontare del reddito Y

(3) Y id S+C

Dove S indica il risparmio del settore privato

(4) C+I id Y id C+S

L'identità sottolinea che la produzione offerta è uguale alla produzione venduta.

Sottraendo il consumo C da tutti e tre i membri dell'identità (4), abbiamo:

(5) I id Y-C id S

Ciò indica che in un'economia semplificata l'investimento è uguale al risparmio (considerando investimenti anche le scorte non desiderate).


Reintroduzione del settore pubblico e del commercio estero

(6) Y id C+I+G+NX

G = spesa per beni e servizi pubblici

NX = esportazioni nette (export-import)

TA = tutte le imposte

TR = trasferimenti al settore privato

Dobbiamo osservare che una parte del reddito è ora assorbita dalle imposte e che il settore privato riceve in aggiunta al reddito nazionale i trasferimenti netti TR. Il reddito disponibile (YD) è allora uguale al reddito meno le imposte più i trasferimenti:

(7) YD id Y+TR-TA

YD a sua volta è suddiviso tra consumi e risparmi:

(8) YD id C+S

Combinando le identità (7) e (8)

(9) C+S id YD id Y+TR-TA oppure togliendo a tutti i membri S

(9a) C id YD-S id Y+TR-TA-S

Usando la parte destra dell'identità (9a) per sostituire C nell'identità (6)

(10) S-I (G+TR-TA)+NX

Il primo gruppo di termini della parte destra (G+TR+TA) costituisce il disavanzo del bilancio pubblico, G+TR=acquisti pubblici di beni e servizi e TA=ammontare del prelievo fiscale.

Il secondo termine della parte destra costituisce l'eccesso di esportazioni sulle importazioni ovvero l'avanzo commerciale con l'estero.

L'identità stabilisce che l'eccesso di risparmio sugli investimenti del settore privato (S-I) è uguale al disavanzo pubblico più l'avanzo commerciale.

Il settore privato ha a disposizione tre possibilità per impiegare il proprio risparmio. Può concedere prestiti al settore pubblico, può concedere prestiti agli stranieri ( in questo caso gli stranieri ricavano dalla vendita delle loro merci redditi insufficienti per pagare le merci acquistate e devono pertanto ricorrere a prestiti), può concedere prestiti alle imprese.

Se il settore pubblico spende più di quanto riceve, è costretto a indebitarsi, sia all'interno del paese (il risparmio privato eccede gli investimenti), sia all'estero (l'ammontare delle importazioni supera quello delle esportazioni).


Una visione dell'insieme

(11) C+G+I+NX id Y id YD+(TA-TR) id C+S+(TA-TR)


1) Indice di LASPEYRES (o di prezzo) = S P1i × Q0i × 100 P1i = prezzo corrente

S P0i × Q0i Q0i =quantità dell'anno preso a riferimento

2) Indice di PAASCE= S P1i × Q1i × 100 P0i = prezzo dell'anno preso a riferimento

S P0i × Q1i

Q1i = quantità dell'anno corrente


3) DEFLATORE del PIL= PIL prezzi correnti

PIL normale (anno base).


CAP. 2 - REDDITO E SPESA


In questo capitolo si spiega il motivo per cui il prodotto reale oscilli intorno al trend potenziale.


Si illustra il modello Keynesiano di determinazione del reddito in modo piuttosto semplificato; la principale semplificazione consiste nell'ipotizzare la totale mancanza di variazione dei prezzi nel periodo corrente e che le imprese siano in grado di vendere qualsiasi ammontare di prodotto desiderino, a quel dato livello di prezzi (la curva di offerta aggregata è completamente piatta).


1 - Domanda aggregata e prodotto d' equilibrio


- La domanda aggregata è l'insieme totale di beni domandati nel sistema economico.


(1) AD= C+I+G+NX


In generale, la quantità di domanda aggregata (quantità di beni domanda), dipende dal livello del reddito del sistema economico. Per ora assumiamo che la quantità di beni domandati sia costante, cioè indipendente dal livello del reddito.


- Produzione d'equilibrio. Quindi cosa determina l'attuale livello del reddito? Bisogna rifarsi al concetto di produzione d'equilibrio: la produzione è al suo valore d'equilibrio quando la quantità della produzione offerta è uguale alla quantità domandata(grafico pag. 71). Ciò è importante perché, se le imprese producessero una quantità maggiore di beni parte della produzione rimarrebbe invenduta(=scorte), mentre se ne producessero una quantità minore non riuscirebbero a soddisfare totalmente la domanda. Non c'è quindi alcuna forza che spinge a modificare il livello di produzione. A qualsiasi altro livello la pressione derivante da una quantità di scorte in aumento o in diminuzione spingerebbe le imprese a modificare la quantità prodotta.


- La produzione d'equilibrio e l' identità del reddito nazionale:


AD=(C+I+G+NX)=Y


Però in contabilità nazionale, l'investimento e il consumo sono dati dall'ammontare di beni effettivamente acquistati. In particolare, l'investimento, include le variazioni involontarie (o non desiderate)delle scorte di magazzino che si verificano quando le imprese si trovano a vendere i beni maggiori o minori di quelle pianificate. Effettuiamo, quindi, un distinzione tra domanda aggregata effettiva, misurata nel contesto della contabilità nazionale e il concetto economico di domanda aggregata programmata(desiderata, intenzionale) che non necessariamente coincide con la prima.Quindi quando la domanda aggregata, ovvero la quantità di beni che il pubblico desidera acquistare, non è uguale alla produzione, si ha un investimento non programmato in scorte.


IU=Y-AD


Il livello di equilibrio del reddito è quel livello di reddito(o prodotto) in corrispondenza del quale la spesa programmata è uguale alla produzione effettiva, cosicché non vi è aumento o diminuzione involontaria delle scorte.



2 - Funzione del consumo e domanda aggregata




LEGENDA: variabile soprassegnata ossia indipendente


- La funzione del consumo. Abbiamo sempre considerato i consumi come autonomi da altre grandezze. In realtà la domanda per consumi non è totalmente autonoma, ma aumenta con l'aumentare del reddito.


C=C'+cY C'>0 0<c<1


C' rappresenta il livello di consumo quando il reddito è zero il coefficiente c indica la propensione marginale al consumo, ossia l'incremento della domanda di beni di consumo che si verifica in seguito a un incremento unitario nel livello del reddito. Questa è inferiore a 1 ciò significa che nel momento in cui il reddito aumenta di 100 lire, solo una frazione (pari a c) di tali lire verrà spesa in beni di consumo.


- Consumo e risparmio. La parte di risparmio (1-c) che non viene consumata, viene risparmiata.


S id Y-C


La combinazione dell' equazione (4) con la (5), che chiamiamo (vincoli di bilancio), determina una funzione di risparmio.


S id Y-C=Y-C-cY=-C'+(1-c)Y


Quindi, il risparmio è una funzione crescente del reddito, poiché la propensione marginale al risparmio, s=1-c, è positiva.


- Investimento programmato e domanda aggregata. Per completare la descrizione della domanda aggregata dobbiamo considerare anche la funzione degli investimenti; ipotizzando per semplicità che la spesa programmata per investimenti sia costante ad un livello I'


AD id C'+I'


Id C'+cY+I'


Id A'+cY


Parte della domanda aggregata è indipendente dal livello del reddito (A'=C'+I'), cioè autonoma. Ma la domanda aggregata dipende anche dal livello del reddito; più precisamente aumenta all'aumentare del reddito grazie al legame tra consumo e reddito.


- Reddito e produzione d'equilibrio


- Formula del livello d'equilibrio del reddito


Y=AD


Il livello di AD è specificato in (7)




Y=A'+cY=A'


Poiché Y appare in entrambi i lati della condizione d'equilibrio rappresentata dall'equazione (9), la soluzione di quest'ultima ci dà il livello di equilibrio del reddito e della produzione, indicato con Y°


Yo = (1/1-C) A (che è uguale a Yo = A'/(1-C)


Se aumenta c la curva di domanda sarà più inclinata (maggiori saranno consumi legati al reddito, maggiore sarà la richiesta di beni) e più alto sarà il livello d'equilibrio del reddito, stesso risultato abbiamo se aumentano di valore le variabili autonome.


- Risparmio e investimento. In equilibrio l'investimento programmato eguaglia il risparmio.


Questa situazione si riferisce ad una economia senza settore pubblico e rapporti commerciali con l'estero.


Possiamo rendercene conto anche partendo dalla condizione fondamentale dell'equilibrio, Y=AD. Se sottraiamo il consumo sia da Y che da AD, vediamo che (Y-C) è il risparmio e (AD-C) è l'investimento programmato.


Y=AD


Y-C=AD-C


S=I'


Questa condizione è soltanto un altro modo di affermare la condizione fondamentale di equilibrio.


3 - Il moltiplicatore


Domanda: di quale ammontare un aumento di una lira della spesa autonoma accresce il livello di equilibrio del reddito?


Supponiamo in primo luogo che per compensare l'accresciuto livello di spesa autonoma la produzione aumenti e con essa il reddito, ciò fa sì che aumenti anche la domanda di beni (nella dimensione della prop. Marginale al consumo=c), ciò fa aumentare ancora più la domanda di beni e quindi anche la produzione e poi ancora il reddito e ancora i consumi.


(12) DAD = DA'+cDA'+c2+c3DA'+ ..= DA'(1+c+c2+c3+ ..)




Per c<I, i termini successivi della serie diventano progressivamente più piccoli. Abbiamo infatti a che fare con una serie geometrica la cui somma è


(13) DAD = 1 DA' = DYo


1 - c


La variazione cumulativa della domanda aggregata è dunque uguale, in base all'equazione (13), ad un multiplo dell'aumento della spesa autonoma. Il multiplo l/(l-c) è chiamato moltiplicatore. La definizione generale di moltiplicatore è / , la variazione della produzione di equilibrio in seguito all'aumento della spesa autonoma di una unità. Denominando alfa il moltiplicatore


a @ 1


1 - c


Ciò mostra che, quanto più grande è la propensione marginale al consumo, tanto maggiore è il moltiplicatore. Un'elevata propensione a consumare implica che una cospicua parte di una lira addizionale di reddito verrà consumata, provocando così un più ampio incremento indotto della domanda.  


- Un'analisi grafica del moltiplicatore


OSSERVAZIONE: L'ampiezza della variazione del reddito richiesta per ripristinare l'equilibrio dipende da due fattori. Quanto maggiore è l'aumento della spesa autonoma (spostamento dell'intercetta), quanto maggiore è la propensione marginale al consumo (pendenza della curva di domanda), tanto maggiore è la variazione richiesta del reddito.


- Un altro metodo


Da una situazione di equilibrio all'altra la variazione di reddito DY deve essere uguale alla variazione di domanda aggregata (DAD)


(15) DYo = DAD


Scindendo la variazione di domanda aggregata nella variazione della spesa autonoma e nella variazione della spesa indotta dalla conseguente variazione del reddito


(16) DAD = DA' + cDYo


Combinando le equazioni (15) e (16)


(17) DYo = DA' + cDYo


ovvero


(18) DYo = 1 DA'


1 - c


4 - Il settore pubblico


Il settore pubblico influenza il livello d'equilibrio del reddito in due distinti modi. Innanzitutto la spesa pubblica (G) in beni e servizi è una componente della domanda aggregata (AD). In secondo luogo, le imposte e i trasferimenti incidono sulla relazione tra il reddito Y e il reddito disponibile YD e quindi sulla quantità che è disponibile per il C e il S dei privati.


La definizione di domanda aggregata si allarga a comprendere la spesa pubblica in beni e servizi:


(7 a) AD @ C+I'+G


Il consumo non dipenderà più dal reddito Y, bensì dal reddito disponibile YD, che è dato da Y+TR-TA;


(4 a) C = C'+cYD = C'+c(Y+TR-TA)




L'ultimo passo è la specificazione della politica fiscale, ipotizziamo che:


(19) G=G' TR=TR' TA=tY


e quindi l'equazione (4) diventa:


C=C'+c (Y+TR'-tY)


C=C'+c TR'+c (1-t)Y


La propensione marginale a consumare il reddito è ora c(l-t), dove (l-t) è la frazione del reddito che resta dopo aver pagato le imposte.


Combinando le equazioni (7a), (19) e (20):


(21) AD = (C'+c TR' +I+G') + c(1-t)Y


= A'+c (1-t)Y




- Reddito d'equilibrio. Cosa avviene tenendo conto del ruolo del settore pubblico se Y=AD


Y = A'+c (1-t)Y




Raccogliendo Y:


Y = [1-c(1-t)] = A'


(22) Yo = 1 (c'+cTR'+I'+G)


1-c (1-t)


Yo = A


1-c(1-t)


-Imposte e moltiplicatore. Le imposte sul reddito riducono il moltiplicatore. Ciò avviene poiché riducono l'aumento di consumo indotto da variazioni del reddito.


-Imposte sul reddito e moltiplicatore. Un'imposta proporzionale sul reddito costituisce un esempio di stabilizzatore automatico. Ossia, un meccanismo all'interno del sistema economico che riduce la variazione del reddito determinata da una variazione delle componenti autonome della domanda.


In presenza di stabilizzatori automatici le oscillazioni della domanda di investimenti (livello elevato se investitori ottimisti, basso se pessimisti) hanno effetti minori sulla produzione.


Un altro esempio può essere l'indennità di disoccupazione, la quale garantisce a coloro che in fasi di recessione cessano di avere lavoro e quindi un reddito, la possibilità di mantenere un certo livello di consumi. Ciò implica che la domanda aggregata diminuisce in misura minore che in assenza di indennità.


Si possono distinguere tre possibili variazioni degli strumenti di politica fiscale:


a)   Variazione degli acquisti del settore pubblico;


b)   Variazione delle imposte sul reddito;


c)   Effetti dell'aumento dei pagamenti per trasferimenti.


- Effetti di una variazione degli acquisti del settore pubblico. L'aumento della spesa pubblica aumenta il reddito pari al moltiplicatore per l'incremento della spesa pubblica.


DYo=DG'+c (1-t) DYO




(23) DYO= ______1______ DG'=aGDG'


1-c (1-t)




(24) aG = ______1______


1-c (1-t)


- Gli effetti di una variazione dell'imposta del reddito. Consideriamo gli effetti di una riduzione dell'aliquota dell'imposta sul reddito. La variazione (in questo caso aumento, contrario sarebbe il discorso se si operasse un aumento dell'imposta) della AD risulta da due componenti.


(25) DYo=cYO Dt + c (1-t) DYO




(26) DYo= cYo Dt


1-c (1-t)




- Effetti di un aumento dei pagamenti per trasferimenti. Come si può vedere dall'equazione (21) ciò provoca un incremento dei trasferimenti che aumenta la domanda autonoma di c volte. Il moltiplicatore dei trasferimenti è più piccolo di quello per la spesa pubblica perché una parte dell'aumento di TR viene risparmiato.


5 - Il bilancio pubblico


Qual è il motivo di tanta attenzione nei confronti del disavanzo pubblico? Il timore è che l'indebitamento pubblico renda difficoltoso per le imprese prendere a prestito e investire, e pertanto rallenti la crescita economica. L'avanzo di bilancio (BS) è la differenza tra le entrate del settore pubblico, costituite dalle imposte, e le spese totali, costituite dagli acquisti di beni e servizi e dai trasferimenti.


(27) BS = TA - G' - TR'




Un avanzo di bilancio negativo - un eccesso delle spese sulle entrate - è un disavanzo di bilancio.


Se TA = tY


(27/a) BS = TY - G' - TR'




- Effetti di variazioni degli acquisti del settore pubblico e delle imposte sull'avanzo di bilancio.


Vogliamo, ora, appurare se un aumento degli acquisti del settore pubblico debba necessariamente ridurre l'avanzo di bilancio. A prima vista ciò sembrerebbe ovvio. Riflettendo meglio, ci si rende conto che gli aumenti di tali acquisti determineranno un incremento (più che proporzionale) del reddito e, perciò, un aumento del gettito delle imposte sul reddito. Quindi una scelta di tal genere darebbe luogo a due conseguenze evidenziate dalla seguente equazione:


DBS = DTA - DG'


= t aG DG' - DG'




= [ t - 1] DG'


1-c (1-t)




= (1-c) (1-t) DG'


(1-c) (1-t)




Abbiamo così dimostrato che un aumento degli acquisti del settore pubblico riduce l'avanzo di bilancio, sebbene in una misura considerevolmente inferiore all'aumento di tali acquisti.


6 - L'avanzo di bilancio di piena occupazione




Misura l'avanzo non al livello effettivo del reddito, ma al livello del reddito di piena occupazione, o prodotto potenziale. Indichiamo con Y* il livello del reddito di piena occupazione.


(29) BS* = tY* - G' - TR'




Sottraendo l'equazione (27/a) dall'equazione (29), otteniamo la differenza fra bilancio effettivo e bilancio di piena occupazione.


(30) BS* - BS = t (Y*-Y)


Economia aperta


Y = 1 .


1-c (1-t) + m Þ proporzione marginale.


CAP 3 -MONETA, INTERESSE E REDDITO


La moneta gioca un ruolo importante nella determinazione del reddito e dell'occupazione. Rispetto al Cap. 3 si assume ancora che la AD determini il livello di equilibrio della produzione. Il modello viene ampliato introducendo il tasso d'interesse (i) come ulteriore determinante della AD.

L'analisi dei tassi d'interesse e del mercato delle attività ha tre importanti motivazioni:

a) Comprendere in che modo agisce la politica monetaria

b) L'inclusione dei mercati delle attività - domanda e offerta di moneta - introduce un canale ulteriore attraverso cui è influenzato il reddito di equilibrio

c) La ripartizione della AD fra I e C dipenderà da i


N.B. - Una tesi accreditata è quella secondo cui la politica fiscale non dovrebbe essere utilizzata come strumento di governo della domanda, poiché l'aumento di G avviene a spesa degli I privati, poiché tende ad accrescere i.


1 - Il mercato dei beni e la curva IS


Ora determiniamo la curva di equilibrio del mercato dei beni, o curva IS, la quale indica la combinazione dei tassi di interesse a livello di produzione in corrispondenza dei quali la spesa programmata è uguale al livello di Y.

Da ciò deriva:


(1) Yo = A'

1-c


Dove definiamo c' - c (1-t) e A'=G'+I'+C'

Finora I è stata considerata completamente esogena. Ora anche I diventa endogena dal momento che completiamo il nostro macromodello con l'introduzione di i.

E' facile dimostrare che quanto è più alto i più basso è il livello desiderato o programmato di I.

Supponiamo che le imprese prendano denaro in prestito per acquistare il capitale che occorre (macchinari, fabbricati, ecc.). Ne consegue che quanto più alto è i tanto maggiore sarà la parte dei loro profitti che essi dovranno impiegare ogni anno per il pagamento degli interessi.

La curva di domanda di investimento. Specifichiamo la funzione di spese di investimento:


(2) I = I' - bi b>0

Dove i è il tasso di interesse e b misura la sensibilità dell'investimento al tasso di interesse.

I indica ora la spesa autonoma per investimenti, cioè la spesa per investimenti indipendente sia dal reddito e sia dal tasso di interesse.

In base all'equazione (2) quanto è minore i tanto è più alto l'investimento programmato, secondo una relazione espressa dal coefficiente b che misura la reattività di I a i.


La posizione della curva di I è determinata dall'inclinazione - il termine b dell'equazione (2) - e dal livello di spesa autonoma per I.

Se I è molto sensibile a i la curva è molto piatta (una piccola riduzione di i causerà un notevole aumento di I). Viceversa se I è poco sensibile a i la curva sarà molto inclinata.

Un aumento di I comporta che, per ogni livello di i, le imprese programmano un valore più elevato di I; ciò viene rappresentato da uno spostamento verso destra della curva.


- Il tasso di interesse e la domanda aggregata: la curva IS. Ora la spesa per investimenti dipende dal tasso di interesse. Abbiamo:

AD @ C+I+G

(3) @ C'+cTR'+c (1-t)Y+I'-bi+G'

@ A'+cY-bi id. A'-bi+cY


dove:

A' = C'+cTR+I+G



Dall'equazione (3) appare chiaro che, per un dato livello di reddito, un aumento del tasso di interesse riduce la AD, in quanto riduce la spesa per I. I apostrofato indica, come già visto, la spesa per investimenti autonoma sia dal reddito che dal tasso di interesse.

La relazione che ora otterremo fra tasso di interesse e livello di equilibrio del reddito sul mercato dei beni è la curva IS.

I vari punti che costituiscono la curva IS hanno in comune la proprietà di rappresentare combinazioni dei tassi di interesse e del reddito (produzione) tali che il mercato dei beni è in equilibrio. Ci riferiamo quindi alla curva IS come alla curva di equilibrio del mercato dei beni.

Se la curva IS è inclinata negativamente ciò dipende dal fatto che aumenti della domanda aggregata e quindi del reddito sono associati a una riduzione del tasso di interesse. Possiamo ottenere la curva IS anche facendo uno della condizione di equilibrio del mercato dei beni: il reddito è uguale alla spesa programmata. In simboli:


(5) Y = AD = A'+cY-bi

che può essere semplificata in:

(6) Y = aG (A'-bi) aG = 1

1 - C'

dove alfa G è il moltiplicatore della spesa pubblica.


- L'inclinazione della curva IS. Se una data variazione del i determina un'ampia variazione del reddito, la curva IS è molto piatta. Quindi, la curva IS è piatta se l'investimento è molto sensibile al i , cioè se b ha un valore elevato. Viceversa, con b piccolo, cioè una spesa per investimenti non molto sensibile al tasso di interesse, la curva IS è relativamente inclinata.

Per ciò che concerne il moltiplicatore, tanto questo è più elevato, tanto maggiore è l'inclinazione della curva di AD e tanto è meno inclinata (+piatta) la curva IS, ciò nel suo insieme determina un aumento del reddito.

Possiamo confermare questa conclusione utilizzando l'equazione (6), modificando in modo da esprimere il tasso di interesse come una funzione del livello del reddito:


(6 a) i = A' - Y

b aGb


N.B. - Tanto più elevata è l'aliquota di imposta, tanto più è inclinata la curva IS, dato che ciò diminuisce gli effetti del moltiplicatore.


- Posizione della curva IS. Cosa determina uno spostamento della curva IS verso destra? Un aumento del livello spesa autonoma (A=C+I+G+cTR), viceversa con la diminuzione di questa la curva IS si sposta verso sinistra.

Di quanto si sposta la curva? Come si vede dal riquadro superiore, la variazione del reddito che segue la variazione della spesa autonoma, è esattamente pari al prodotto del moltiplicatore per la variazione della spesa autonoma.

Cioè DY = aDA'


- Punti al di fuori della curva IS.

I punti al di sopra e a destra della curva IS, sono punti di eccesso di offerta dei beni; i punti al di sotto e a sinistra della curva IS sono punti di eccesso di domanda di beni.


2 - I mercati delle attività e la curva LM


I mercati delle attività finanziarie e reali sono i mercati in cui vengono scambiati moneta, obbligazioni, azioni, abitazioni e altre forme di ricchezza. Semplificheremo le cose raggruppando tutte le attività finanziarie esistenti in due gruppi: moneta e attività che fruttano interessi (obbligazioni, ossia un impegno di pagamento futuro al suo possessore di certe quantità di moneta in date prestabilite).


- Il vincolo della ricchezza. In ogni dato momento una persona deve decidere come ripartire la propria ricchezza fra obbligazioni e quantità di moneta che possiede. Chiamiamo le decisioni relative alla forma in cui detenere attività, decisioni di portafoglio, che concernono quindi sia le obbligazioni che la moneta. Esiste, dunque, un vincolo di bilancio patrimoniale per cui la somma delle domanda di moneta e di obbligazioni di una persona deve essere pari alla sua ricchezza globale.


- Domanda di moneta reale e nominale. La domanda nominale di moneta è la domanda di un certo numero di lire da parte delle persone, e la domanda nominale di obbligazioni è rappresentata da obbligazioni aventi un certo valore in lire.La domanda reale di moneta è pari alla domanda nominale di MONETA rapportata al livello dei prezzi (se la domanda nominale di moneta è pari a 100.000 lire e il livello dei prezzi è 2000 lire la domanda reale di moneta è pari a 50 unità di bene). Stesso discorso può essere fatto per le obbligazioni in termini reali, le quali risultano dalla quantità nominale divisa per il livello dei prezzi.


Il vincolo di bilancio patrimoniale stabilisce che la domanda reale di moneta L, più la domanda di obbligazioni in termini reali DB, deve essere pari alla ricchezza finanziaria reale W che non è altro che la ricchezza nominale WN, divisa per il livello dei prezzi P.


(7) L+DB = WN/P


¯


domanda di moneta


L'ammontare totale della ricchezza finanziaria è dunque pari a:


(8) WN/P = (M/P)+SB


¯


offerta di moneta


Dove M è lo stock nominale di moneta e SB è il valore reale dell'offerta di obbligazioni.

L'equazione (7) è un vincolo all'ammontare delle attività che gli individui nel complesso desiderano detenere, mentre l'equazione (8) è una mera relazione contabile che ci dice l'ammontare della ricchezza finanziaria esistente nel sistema economico.


Unendo (7) e (8)


L+DB = (M/P)+SB


(9) [L - (M/P)] + (DB-SB) = 0


Il vincolo sulle attività totali implica che quando il mercato della moneta è in equilibrio (L=M/P), anche il mercato delle obbligazioni è in equilibrio (DB=SB).


- La domanda di moneta. La domanda reale di moneta dipende dal livello del reddito reale e dal tasso di interesse; la quantità di moneta detenuta dipende dai consumi che a loro volta dipendono dal reddito e tanto più alto è il tasso di interesse, tanto meno contante verrà detenuto.

La domanda di moneta in termini reali aumenta al crescere del livello del reddito reale e si riduce al crescere del livello del reddito reale e si riduce al crescere del tasso di interesse.


(10) L = KY-hi k,h>0


I parametri k e h esprimono la sensibilità della domanda di moneta in termini reali, rispettivamente al livello del reddito reale e al tasso di interesse. La quantità nominale di moneta M è controllata dalla banca centrale e l'assumeremo come data al livello M. Supponendo che il livello dei prezzi sia costante al livello P, l'offerta reale di moneta risulta data e costante al livello M/P.

La curva LM può essere ottenuta anche direttamente combinando la curva di domanda di moneta in termini reali, equazione (10), e l'offerta (data) di moneta in termini reali. Perché il mercato monetario sia in equilibrio è necessario che la domanda eguagli l'offerta, ovvero:


(11) M'/P = ky-hi


Risolvendo in termini del tasso di interesse, abbiamo:


(11 a) i = 1/h [KY - (M'/P)]


- L'inclinazione della curva LM. Quanto maggiore è la sensibilità della domanda di moneta al reddito, misurata da k, e quanto minore è la sensibilità della domanda di moneta al tasso di interesse, misurata da b, tanto più inclinata è la curva di LM.

Una data variazione del reddito delta Y ha tanto più effetto sul tasso di interesse, quanto più grande è k e quanto più piccolo è h. Se h è prossimo a zero, la curva LM è quasi verticale, se h è grande, la curva LM è quasi orizzontale.


- La posizione della curva LM. Lungo la curva LM l'offerta reale di moneta si mantiene costante. Ne consegue che una variazione dell'offerta reale di moneta sposterà la curva LM, in particolare un aumento dell'offerta di moneta sposta la curva LM verso destra, ecc.


- Punti al di fuori della curva LM. Ogni punto a destra e al di sotto della curva LM è un punto di eccesso di offerta di moneta.


3 - Equilibrio del mercato dei beni e delle attività


L'aumento della spesa autonoma tende ad accrescere il livello del reddito, ma un aumento del reddito accresce la domanda di moneta. Se l'offerta di moneta è costante, il tasso di interesse deve aumentare per assicurare che la domanda di moneta eguagli quel livello dato di offerta. All'aumentare del tasso di interesse, si riduce la spesa per investimenti, poiché quest'ultima è collegata negativamente al tasso di interesse. Ciò significa che la variazione del reddito di equilibrio è minore.


4 - L'aggiustamento verso l'equilibrio

La produzione aumenta ogni qualvolta c'è un eccesso di domanda di beni (EDG) e si riduce ogni qualvolta c'è un eccesso di offerta di beni (ESG) = decumulo e accumulo involontario di scorte.

Il tasso di interesse aumenta ogni qualvolta c'è un eccesso di domanda di moneta (EDM) e diminuisce ogni qualvolta c'è un eccesso di offerta di moneta (ESM).


- Il rapido aggiustamento del mercato delle attività. L'aggiustamento sul mercato della moneta è molto rapido, mentre su quello dei beni è relativamente lento, ciò perché le imprese devono modificare i loro piani di produzione, il che richiede tempo.


5 - Una trattazione formale del modelloIS-LM


Ricordiamo che l'equazione dell'equilibrio del mercato dei beni è:

(6) Curva IS Y = aG (A'-bi)


e l'equazione del mercato della moneta:

(11 a) Curva LM i = 1/h [KY-(M'/P')]

Sostituendo il tasso di interesse dell'equazione LM (11 a) nell'equazione IS (6)

(12) Y = aG [A' - b (KY - M')]

h P'

Yo = YA' + Yb M'

h P'


Il tasso di interesse di equilibrio i è ottenuto sostituendo il livello d'equilibrio del reddito y della (12) nell'equazione (11 a) della curva LM.

(13) io = K yA' - 1 M'

h h+KbaG P'


- Il moltiplicatore della politica fiscale. Stabilisce di quanto un aumento della spesa pubblica influenzi il livello di equilibrio del reddito, a parità di offerta reale di moneta.

(14) DYo =Y Y= aG .

DG 1+KaG b

k


Il termine è il moltiplicatore della spesa pubblica (o fiscale). E' da notare come questo moltiplicatore, letteragreca differisca dal termine più semplice moltiplicatoreG, che non considera i movimenti dei tassi di interesse. Una verifica dimostra che letteragreca è minore di moltiplicatoreG.


- Il moltiplicatore della politica monetaria. Indica di quanto si modifica il livello del reddito d'equilibrio in risposta a un aumento dell'offerta di moneta, a parità di politica fiscale.

(15) DYO = b Y

D(M/P) h.


CAP. 4 - LA POLITICA MONETARIA E LA POLITICA FISCALE


1 - La politica monetaria


Con un'operazione di mercato aperto la banca centrale acquista titoli in cambio di moneta, aumentandone così la quantità in circolazione. Quando la banca centrale compra titoli, essa ne riduce l'offerta disponibile sul mercato e tende, perciò, ad aumentarne il prezzo, ovvero ad abbassare il rendimento (il tasso diminuisce).Il livello del reddito aumenta perché l'acquisto sul mercato aperto riduce il tasso di interesse e accresce, perciò, gli investimenti.


- Il meccanismo di trasmissione. E' il processo con cui le variazioni nella politica monetaria influiscono sulla domanda aggregata, dato che la variazione dell'offerta di moneta modifica i tassi di interesse. La variazione della moneta, causando uno squilibrio di portafoglio, conduce ad una variazione nei tassi di interesse; in secondo luogo la variazione dei tassi di interesse modifica la domanda aggregata. Mediante questi due legami, le variazioni nella quantità reale di moneta influiscono sul livello del reddito.


- La trappola della liquidità. E' la situazione in cui il pubblico è disposto, per un certo livello del tasso di interesse, a detenere qualsiasi ammontare di moneta sia offerta. Ciò implica che la curva LM è orizzontale; in questo caso una politica monetaria attuata con operazioni sul mercato aperto non esercita alcun effetto né sul tasso di interesse, né sul livello del reddito. Ad un interesse pari a zero corrisponde una situazione di trappola di liquidità.La convinzione che vi fosse una trappola della liquidità in presenza di tassi di interesse molto bassi (invece che pari a zero) era proprio di Keynes, benché ancor oggi non si sappia se ciò sia vero. Però, se avviene che le aziende di credito non concedono prestiti alle imprese, per i rischi a cui vanno incontro in un periodo di recessione, perché non vogliono abbassare i tassi di interesse, ecc., allora non si realizza una parte importante del meccanismo di trasmissione che ha per oggetto l'incremento della domanda aggregata e del prodotto.


- Il caso classico. Il caso opposto è rappresentato dalla curva LM verticale. Ossia quando la domanda di moneta è totalmente insensibile al tasso di interesse.


(1) M'/P' = kY-hi


Ponendo h pari a zero e portando a destra P, otteniamo:


(2) M' = kP'y


Osserviamo che il caso classico implica che il PIL nominale, pari a PxY, dipende solo dalla quantità di moneta. Questa è la classica teoria quantitativa della moneta.


Quando la curva LM è verticale, l'effetto della politica monetaria sul livello del reddito è massimo, mentre la politica non ha alcun effetto sul reddito.


Una politica fiscale espansiva sposta la curva IS verso destra:


(3) Y =aG(A'-bi) aG = 1/ [1-c(1-t)]


- Un aumento della spesa pubblica. Una politica fiscale espansiva fa aumentare il reddito d'equilibrio e il tasso di interesse; ma un aumento del reddito aumenta la disponibilità di moneta, ciò comporta un aumento del tasso di interesse che a sua volta "smorza" gli investimenti riducendo il reddito-produzione (l'aumento della spesa pubblica "spiazza" la spesa per investimenti). Però, in un sistema economico con risorse inutilizzate non potrà verificarsi uno piazzamento completo in quanto può escludersi che la LM sia effettivamente verticale. Un'espansione fiscale farà aumentare i tassi di interesse, ma si verificherà anche un aumento del reddito e mediante questo indurrà un aumento del risparmio. L'incremento di risparmio, a sua volta, permetterà di finanziare un più elevato disavanzo pubblico senza spiazzare la domanda di prestiti del settore privato, cioè la spesa per investimenti.


(4) S = I+(G+TR-TA)


Poi, in presenza di disoccupazione e quindi con la possibilità di un'espansione della produzione, i tassi d'interesse non devono necessariamente crescere quando aumenta la spesa pubblica e non deve esserci necessariamente un effetto di piazzamento. Invece, l'accomodamento monetario è anche definito monetizzazione del disavanzo di bilancio, intendendo con ciò che le autorità monetarie stampano moneta per acquistare titoli che il governo emette per finanziare il suo disavanzo. La produzione aumenta ma i tassi di interesse non crescono e quindi non si realizzano gli effetti depressivi sugli investimenti.


2 - La composizione della produzione e le combinazioni di politica economica


Sia l'espansione monetaria che fiscale determinano l'incremento del reddito (mentre il tasso di interesse diminuisce con la prima e aumenta con la seconda). Però, vi è una profonda differenza, difatti, la politica monetaria opera stimolando le componenti della domanda aggregata sensibili al tasso di interesse, essenzialmente la spesa per investimenti; il modo con cui opera la politica fiscale dipende dalla sua natura: un sussidio all'investimento stimola la spesa per investimenti. Una riduzione dell'imposta sul reddito ha invece un effetto immediato sulla spesa per consumi.


- Un sussidio all'investimento. Si realizza attraverso il pagamento da parte dello Stato di una quota del costo dell'investimento sostenuto dall'impresa (tramite detrazioni fiscali), quindi la domanda aggregata sarà più elevata. Abbiamo così un esempio di intervento fiscale che espande tanto il consumo, mediante l'aumento del reddito, quanto gli investimenti.


NEWS

- Il tasso di interesse reale è pari al tasso di interesse nominale meno il tasso di inflazione.

R = i - p


- La politica che un governo adotta dipende sempre dal colore politico di tale esecutivo: i conservatori vorranno sempre diminuire le tasse e la spesa pubblica; i progressisti prenderanno misure che possano garantire un certo intervento, ai vari livelli, dello stato.




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