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L'economia francese durante l'impero
Una volta conquistato il potere, Napoleone dovette risolvere non pochi problemi. Egli era sempre interessato
(anche se da un suo punto di vista) ai progressi dell'economia, che riteneva importanti non tanto in quanto
strumento per migliorare la condizione umana, ma per motivi politici 757f58h : una economia fiorente avrebbe
garantito un aumento della popolazione che a sua volta avrebbe fornito numerose reclute per l'esercito;
inoltre il basso prezzo delle derrate avrebbe contribuito a mantenere l'ordine nel Paese.
La questione preminente era quella monetaria. La Francia era legata al numerario che veniva in gran parte
tesaurizzato e mancava di contante; da ciò derivava un alto costo dei capitali. La Banca di Francia ottenne
quindi nel 1803 il monopolio di emissione. Ma la cattiva esperienza con gli assegnati consigliava cautela a
Napoleone per quanto riguarda la carta moneta, quindi fu giocoforza adottare una politica mercantilista: la
Francia doveva difendere il suo metallo limitando al massimo le importazioni e aumentando le esportazioni
con un politica di conquista. A questo scopo si incoraggiò la produzione di beni di lusso, si completò
l'unificazione del mercato nazionale imponendo il sistema metrico e fissando il sistema monetario sulla base
di un rapporto fisso tra oro e argento (1:15,5), si stabilizzò la moneta fissando il valore del franco ad un
peso d'argento e si resero identiche moneta reale e moneta di conio.
Per sviluppare l'innovazione tecnologica si istituì nel 1801 la Società Per l'Incoraggiamento dell'Industria
Nazionale, con il compito di stimolare il progresso tecnico offrendo premi per l'invenzione di nuove macchine
e per il perfezionamento di quelle esistenti.
Le associazioni dei lavoratori furono dichiarate illegali così come le contrattazioni collettive e gli scioperi, si
procedette alla riforma legislativa con il nuovo Codice Civile (1803) e si sviluppò il sistema stradale.
Per quanto riguarda la lotta con l'Inghilterra, con il decreto di Berlino del 1806 si attuò il blocco continentale
per escludere l'Inghilterra dal mercato europeo. Questa decisione derivava dalla tradizionale politica
commerciale francese, che aveva il fine di raggiungere l'autosufficienza economica, e dalla consapevolezza di
Napoleone che egli non era in grado di attaccare gli inglesi nella loro isola. Gli obiettivi non furono raggiunti,
ma l'azione ebbe effetti considerevoli: l'industria inglese per non soccombere fu costretta a ricorrere al
contrabbando dei propri prodotti nel continente e a lanciarsi alla ricerca di nuovi mercati di sbocco nel Centro
e Sud America. Tuttavia nonostante i danni sofferti l'espansione inglese non si arrestò.
Il blocco ebbe importanti conseguenze anche sull'economia dell'Europa continentale: grandi porti videro
svanire i loro traffici, si verificò una carenza di materie prime necessarie all'espansione delle industrie e il
forte rincaro dei prezzi spinse a cercare beni succedanei e nuovi modi di produzione. I danni maggiori furono
quelli subiti dal commercio coloniale, perché il blocco della flotta britannica lo fece quasi scomparire e molte
industrie francesi del levante decaddero o chiusero. Al contrario nel nord-est della Francia si verificò
un'espansione dell'attività economica poiché in seguito alle conquiste napoleoniche si creò un nuovo polo
commerciale grazie alle vie di comunicazione che lo univano all'Europa continentale e all'Italia.
Il periodo napoleonico vide un certo progresso in alcuni settori industriali, con l'introduzione delle macchine
e l'inizio del processo di concentrazione, anche se lo sviluppo fu in gran parte non dovuto allo spirito
d'iniziativa degli industriali inglesi quanto alla politica protezionistica che assicurava loro il mercato interno e
quelli dei Paesi in cui l'influenza francese era molto forte.
Anche nel mercato agricolo il blocco delle importazioni, la forte domanda dell'esercito, l'estendersi del
mercato grazie alle conquiste, il rialzo dei prezzi stimolarono la produzione, ma lo stato dell'agricoltura restò
arretrato. Inoltre il continuo stato di guerra sottraeva uomini dai campi con risultati negativi per
l'occupazione nell'agricoltura.
L'economia francese nel periodo napoleonico fu quindi un'economia di guerra, finalizzata agli scopi che la
politica di Napoleone si era preposta.
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