Caricare documenti e articoli online 
INFtub.com è un sito progettato per cercare i documenti in vari tipi di file e il caricamento di articoli online.


 
Non ricordi la password?  ››  Iscriviti gratis
 

La Prima Guerra Mondiale - L'economia di guerra

economia



La Prima Guerra Mondiale

Le cause

La causa principale dello scoppio della Prima Guerra Mondiale fu la rottura dell'equilibrio che si era fondato

sul primato della Gran Bretagna in campo internazionale, in quanto un numero crescente di Paesi

partecipava ormai in termini concorrenziali al mercato mondiale e sempre più agguerrita diventava la

competizione tra di essi per la ricerca di nuovi campi di investimenti di capitale e di sbocchi coloniali. In

particolar modo era pericolosa la posizione della Germania, che conobbe una forte ascesa economica e in cui

l'imperatore Guglielmo II (contro il pensiero di Bismarck, che fu costretto a dimettersi) decise di rafforzare

l'esercito e la marina militare, suscitando la diffidenza dell'Inghilterra, della Russia e della Francia. Questi tre



Stati si allearono nel 1907 nella Triplice Intesa, che si opponeva alla Triplice Alleanza del 1882 tra Germania,

Austria-Ungheria e Italia, anche se quest'ultima aveva motivi di attrito con l'Austria e di amicizia con la

Francia.

La causa che provocò lo scontro tra questi due blocchi fu l'assassinio dell'arciduca austriaco Francesco

Ferdinando nel 1914 da parte di un nazionalista serbo a Sarajevo. L'Austria dichiarò guerra alla Serbia, 636b16g al cui

fianco si schierò immediatamente la Russia, mentre l'Italia, temendo la potenza marittima inglese, si dichiarò

momentaneamente neutrale. La Germania si affiancò all'Austria mentre Francia, Gran Bretagna e Giappone

si dichiararono contro le potenze centrali. L'Italia decise per l'intervento ed entrò in guerra a fianco

dell'Intesa nel 1915.

L'intervento decisivo per l'esito della guerra fu l'intervento degli Stati Uniti nel 1917, che risolse il conflitto a

favore dell'Alleanza.

Il finanziamento della guerra fu affrontato seguendo quattro strade: il ricorso alle imposte e il loro

inasprimento, il ricorso al debito pubblico, l'emissione di prestiti all'estero (la Gran Bretagna e gli Stati Uniti

concedevano prestiti agli alleati, ma non alla Germania) e l'aumento della circolazione monetaria (anche se

fu necessario introdurre il corso forzoso). In particolare le riserve d'oro, a causa delle richieste di cambio da

parte dei cittadini spaventati, si stavano assottigliando, per cui esso veniva tesaurizzato o trovava rifugio

all'estero. Per evitare l'emorragia d'oro si vietò oppure si condizionò l'esportazione. In questo modo le riserve

si assottigliarono poco e l'oro venne meglio distribuito. Tuttavia l'aumento della circolazione fiduciaria

provocò inflazione, così come l'ampliamento della domanda da parte dei mobilitati e l'elevamento dei salari

dovuto alla scarsezza di manodopera. Essa fu poi accentuata anche dalla crescita dei prezzi, che

raddoppiarono, triplicarono o quadruplicarono.

L'effetto sociale dell'inflazione fu un disagio diffuso nelle grandi masse dei lavoratori che portò a fine guerra

a scioperi o anche a manifestazioni di rivolta.

L'economia di guerra

I governi dovettero intervenire acquistando i beni di prima necessità e redistribuendoli con il sistema del

tesseramento e calmierando i prezzi. La vita economica fu sconvolta in molti suoi settori.

La Borsa. In molti Paesi fu necessario chiudere le Borse, quindi le industrie, a corto di capitale, si

affrettarono a ritirare i loro depositi bancari. Per evitare i fallimenti delle banche i governi (Francia,

Inghilterra, Italia) ricorsero alle moratorie, cioè a limitazioni del ritiro dei depositi.

Le comunicazioni. Le ferrovie furono utilizzate a scopi militari a scapito delle industrie, mentre i blocchi navali

ridussero notevolmente gli scambi commerciali via mare.

Il lavoro. La mobilitazione costrinse molte imprese a chiudere per mancanza di manodopera, licenziando

inoltre la parte restante dei lavoratori occupati. I disagi causati dal conflitto sollecitarono i governi ad

organizzare la cosiddetta economia di guerra, in cui tutte le risorse venivano destinate alle esigenze di

guerra e collocate sotto il controllo statale. Il primo Paese ad attuare l'economia di guerra fu la Germania,

seguita da Austria, Francia, Inghilterra e Italia. In particolare, quando ci si rese conto che la guerra era

diventata di trincea, in Germania si passò al Piano Hindenburg, un programma di autarchia che destinava

tutte le risorse alla guerra, anche perché gli Alleati avevano bloccato i mari impedendo i rifornimenti.


Gli Stati Uniti

L'effetto immediato dello scoppio della guerra fu una profonda crisi nell'economia statunitense, dovuta

all'insufficienza dei mezzi di trasporto marittimi che non erano in grado di sostenere il traffico civile e militare

e per la liquidazione di moltissimi valori americani in Europa.

Ma già dall'ottobre del 1914 Francia e Inghilterra furono costrette a chiedere armi e generi di prima

necessità al mercato statunitense, indebitandosi con le banche americane. Gli Stati Uniti quindi entrarono in

guerra a favore degli Alleati anche per difendere i propri interessi economici, oltre che per motivi ideologici e

politici. I valori liberali e democratici erano infatti condivisi dagli Stati Uniti e dagli Alleati e inoltre gli

americani non vedevano di buon occhio un'eventuale egemonia prussiana. A seguito dell'affondamento della

nave inglese Lusitania (1917) e di quella americana Vigilentia (1917) da parte dei tedeschi, il presidente

americano Wilson decise di intervenire attivamente nel conflitto. Dal punto di vista economico, gli americani

concedettero prestiti e potenziarono la marina mercantile per trasportare le merci in Europa e presero il

posto della Germania nei settori industriali di sua pertinenza (acciaio, chimica, ferrovie e cantieri navali). Gli

Stati Uniti diventarono così i principali fornitori di merci e i soli creditori dell'Europa.

Anche negli Stati Uniti si organizzò un'economia di guerra in cui lo Stato intervenne nel sistema economico e

sociale. Si creò il Consiglio della Difesa Nazionale, con il compito di organizzare le risorse fondamentali,

mentre lo Stato prese il controllo dei mezzi di comunicazione e dei trasporti. La scarsità di manodopera

costrinse le industrie a ricorrere al lavoro femminile, mentre per sostenere il costo della guerra il governo

fece ricorso a prestiti interni, all'aumento delle imposte e all'emissione di carta moneta, che provocò una

decisa inflazione. Tuttavia non venne sospesa la convertibilità a causa delle grandi quantità di oro che

affluivano dall'Europa.

L'Estremo Oriente: il Giappone

Il Giappone allo scoppio della Prima Guerra Mondiale era la maggiore potenza industriale asiatica, anche se

ancora a livelli inferiori rispetto a quelli europei. Le sue industrie si stavano sviluppando, ma il problema

maggiore restava quello della mancanza di materie prime che era costretto ad importare. Inoltre il governo

giapponese, geloso della propria autonomia, evitava accuratamente gli investimenti stranieri.

Dopo la dichiarazione di guerra alla Germania il Giappone non partecipò direttamente al conflitto sul

territorio europeo, ma si concentrò maggiormente sull'espansione economica e politica in Asia, in particolare

verso la Cina. Nel 1915 fu firmato un trattato con il quale il Giappone si assicurò particolari vantaggi nel

territorio cinese, soppiantando il potere tedesco in questa zona.

Dopo aver risolto i suoi problemi sul fronte orientale, il Giappone si rivolse al mercato occidentale,

esportando grandi quantità di prodotti finiti e semilavorati, sia in Europa che negli Stati Uniti. La bilancia

commerciale andò quindi in attivo e l'eccedenza fu utilizzata per ripagare i debiti esteri e in investimenti

all'estero: in questo modo il Giappone si trasformò in Paese creditore sul mercato finanziario internazionale.

L'America Latina

In America Latina l'inizio della guerra segnò il disimpegno delle esportazioni e degli investimenti degli Stati

europei, che uniti all'incremento della domanda e dei prezzi incoraggiarono la produzione locale.

Dell'indebolimento dei rapporti tra America Latina e Europa approfittarono gli Stati Uniti, che strinsero legami

commerciali sempre più saldi con i Paesi dell'America centro-meridionale. Significativa di questo

avvicinamento fu l'apertura del canale di Panama da parte degli statunitensi a conflitto appena iniziato. In

questo modo si realizzò una tappa importante nella storia della colonizzazione da parte del commercio e dei

capitali nordamericani. Anche i governi sudamericani iniziarono a collocare i propri prestiti non più a Londra

ma a New York.

Gli statunitensi intendevano però accrescere anche la loro influenza politica in Sudamerica per difendere i

loro interessi, quindi intervennero militarmente sia in Messico (ma furono frenati dalla resistenza locale) che

ad Haiti, dove riuscirono ad imporre un semi-protettorato.

Grazie all'aumento della domanda europea durante la guerra crebbero le esportazioni di derrate alimentari,

mentre l'industria iniziava a muovere i primi passi nei campi alimentari, tessile, petrolifera e del cuoio.


I Paesi del Commonwealth

I dominions, assurti al ruolo di Stati autonomi, diedero alla loro economia un ruolo più efficace.

In Australia e Nuova Zelanda il settore primario, agricolo e minerario ricevettero una particolare espansione,

grazie al massiccio intervento dei capitali britannici e alla domanda mondiale. Aumentarono in particolare le

produzioni di grano, lana, ferro, argento, piombo e zinco.

In Canada gli investimenti statunitensi si sostituirono a quelli europei nella promozione del settore primario

oltre che delle attività industriali. In particolare aumentarono le produzioni di grano, di pasta di legno, di

metalli, di prodotti metallurgici e cartacei. Ai più stretti rapporti finanziari con gli Stati Uniti si aggiunsero

maggiori legami economici, con aumenti sia delle importazioni che delle esportazioni.

In India le difficoltà economiche, agricole e demografiche diedero vita al movimento nazionalista e all'acuirsi

delle ostilità verso l'Inghilterra. In particolare iniziò l'apostolato di Gandhi, che predicava l'indipendenza

dell'India da realizzarsi attraverso alcuni principi fondamentali come la non-cooperazione e la non-violenza.

La conclusione della guerra e le sue conseguenze economiche

L'intervento degli Stati Uniti fu decisivo per le sorti del conflitto anche in campo militare, perché essi

fornirono i mezzi per paralizzare la guerra sottomarina. Con la conferenza di Parigi del 1919 si avviarono i

trattatati di pace. La Germania dovette restituire alla Francia l'Alsazia e la Lorena e alla Danimarca lo

Schleswig settentrionale, cedette alla Polonia parte dell'alta Slesia, la Posnania e parte della Pomerania fino a

Danzica, che fu eletta "città libera", finendo per essere attraversata da un "corridoio" polacco; le sue colonie

di oltremare furono divise tra Gran Bretagna, dominions, Francia e Giappone, con il sistema dei mandati.

La Germania e i suoi alleati furono ritenuti responsabili di tutti i danni e le perdite subite dai governi alleati e

quindi fu costretta a pagare una pesantissima indennità di guerra, in denaro e in natura.

Per iniziativa del presidente americano Wilson fu istituita nel 1919 la Società delle Nazioni, un organismo

internazionale che si proponeva di mantenere la pace nel mondo e di promuovere la cooperazione

internazionale in campo economico e sociale. Ma in realtà questo organismo non riuscì a mantenere le sue

promesse (soprattutto per l'assenza degli Stati Uniti) per cui fu abrogato nel 1946.

Il trattato di Versailles e successivi sancirono il crollo degli Imperi centrali e la nascita di nuovi Stati

indipendenti, che si sarebbero trincerati dietro esasperati nazionalismi.

La conseguenza più rilevante dalla Prima Guerra Mondiale fu l'indebolimento economico e politico dell'Europa

nel contesto internazionale. Innanzitutto essa era in posizione fortemente debitoria verso gli Stati Uniti,

mentre aveva perso oltre 8 milioni e mezzo di uomini e la gran parte dei mezzi di produzione, sia agricoli che

industriali. La crisi finanziaria era molto grave e mancavano i capitali e le possibilità di investimento per

un'opera di ricostruzione. Le classi minori quindi entrarono in agitazione accrescendo la protesta sociale.

Gli Stati Uniti e il Giappone invece avevano accresciuto il loro potenziale economico e finanziario, i primi

grazie alle loro riserve d'oro, ai loro crediti in Europa e agli investimenti in Sudamerica, i secondi grazie al

dominio del mercato orientale.

Infine la rivoluzione russa segnò il distacco dell'Europa orientale da quella occidentale e l'inizio di un

profondo scisma nell'economia e nella società contemporanea.

Ma il cambiamento più importante causato dalla Prima Guerra Mondiale fu quello di mentalità. Ormai ci si

rese conto che il capitalismo e la libertà economica incontrastati non potevano essere la giusta via e che

l'intervento dello Stato nell'economia era indispensabile. Questa concezione ebbe il suo pieno sviluppo dopo

la crisi del 1929, in cui solo i correttivi della dottrina keynesiana riuscirono a salvare il capitalismo da un

crollo che sembrava inevitabile.





Privacy




Articolo informazione


Hits: 12091
Apprezzato: scheda appunto

Commentare questo articolo:

Non sei registrato
Devi essere registrato per commentare

ISCRIVITI



Copiare il codice

nella pagina web del tuo sito.


Copyright InfTub.com 2024