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LA SOCIETA' PREINDUSTRIALE E LE RIVOLUZIONI INDUSTIALI

economia




STORIA ECONOMICA




CAPITOLO PRIMO LA SOCIETA' PREINDUSTRIALE E LE RIVOLUZIONI INDUSTIALI


Dalla seconda metà del '700 allo scoppio della prima guerra mondiale in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone si verificarono mutamenti economici e sociali di tale portata da essere definiti rivoluzione industriale. La Rivoluzione industriale, la si può definire come un processo, una trasformazione. Nel caso specifico la rivoluzione industriale si riferisce ai mutamenti che si ebbero nella vita economica e sociale di uno o più stati. Essa riguarda tutti i cambiamenti demografici, agricoli, industriali, commerciali, economici e monetari. Non è facile stabilire con precisione la data di avvio della rivoluzione. Si può parlare di rivoluzione solo quando le innovazioni tecniche della produzione e dell'organizzazione delle aziende coinvolsero più settori dell'economia.


Prima del 18° secolo vi era un'elevata natalità ed un'altrettanta elevata mortalità causata dalle frequenti epidemie. La popolazione era divisa in due parti: i ricchi, prevalentemente aristocratici, erano poco numerosi; i poveri, in larga parte contadini, costituivano la maggioranza. Come tra i ricchi vi erano i più o meno ricchi anche tra i poveri vi erano i più e i meno poveri, tra i meno poveri vi erano gli artigiani e gli esercenti le arti libere (medici, avvocati, mercanti, ecc.). La manodopera agricola e quella impiegata nell'artigianato percepiva compensi molto bassi, per la scarsa produttività del lavoro effettuato senza l'impiego di macchine, compensi che mantenevano il singolo artigiano o agricoltore al limite della sopravvivenza; il capofamiglia era infatti costretto a far lavorare moglie e figli. Nella società preindustriale i giovani cominciavano a produrre prima dei 15 anni, gli anziani lavoravano fino agli ultimi giorni di vita e le donne oltre ai lavori domestici dovevano dedicarsi anch'esse alla produzione. in una società industrializzata i giovani potevano iniziare a lavorare dopo i 20 anni, si ridussero le ore lavorative degli operai, crebbe il numero di pensionati e le donne potavano dedicarsi esclusivamente ai lavori domestici.




Nella società preindustriale il fattore produttivo fondamentale era il lavoro: la maggior parte della forza lavorativa era impiegata in agricoltura; i settori industriali più diffusi erano quelli dei prodotti alimentari, dei vestiti, e delle costruzioni edilizie.


Per quanto riguarda il capitale, va detto che nel settore agricolo era costituito dal bestiame e dai pochi mezzi disponibili, ed era quindi piuttosto scarso. Nel settore industriale invece iniziava ad aumentare anche se la quantità variava a seconda del tipo di attività svolta. Per capitale ci si riferisce in modo sottinteso al capitale fisico, costituito da beni reali, tangibili. Esso va distinto in capitale fisso e capitale circolante (composto prevalentemente dalle c.d. scorte). Il capitale circolante in una società preindustriale era maggiore di quello impiegato in una società industrializzata. Ciò lo si spiega dal fatto che nella società preindustriale la produzione era fortemente condizionata dai frequenti cambiamenti dei raccolti agricoli e pertanto era prudente avere un grande numero di scorte per riuscire a soddisfare la domanda anche in momenti si scarso raccolto. In una società industrializzata, invece, la scorte assunsero un'importanza meno rilevante ed essere venivano utilizzate solo in particolari ed eccezionali casi (come ad esempio guerre).


Nella società preindustriale le risorse naturali erano sfruttate senza controllo (ad esempio i boschi venivano tagliati senza preoccuparsi della riproduzione). Nella società industriale invece si passò all'utilizzo delle tecniche nell'agricoltura tra cui la più importante è sicuramente la tecnica della rotazione, che prevedeva di coltivare solo una parte del terreno per poi farla restare incolta per altri raccolti cosicché potesse rifertilizzarsi; alla concimazione delle terre e al rimboschimento, al fine di tardare quanto più possibile l'esaurimento delle risorse.


Nella società preindustriale la popolazione ricavava il necessario per il suo sostentamento dall'agricoltura, dall'allevamento del bestiame e dalla pesca. In Europa si affermò il feudalesimo, che consisteva nell'organizzazione amministrativa, giudiziaria ed economica data dalla nobiltà alle comunità di villaggio. I feudatari costituivano la classe dominante. I contadini coltivavano la terra per conto dei feudatari; in cambio di tali lavori al contadino era consentito coltivare una parte della terra per ricavare il necessario al sostentamento della propria famiglia. La parte maggiore del reddito derivante dall'agricoltura andava al feudatario, il quale raramente si adoperava per migliorare la produttività delle terre, ma era solo interessato al reddito c 525i84f he da esse ne derivava. Nella società industriale fu necessario accrescere la produttività con l'introduzione di attrezzature meccaniche e con l'impiego di fertilizzanti. Nella società preindustriale il limitato mercato di prodotti era destinato ai ricchi. I prodotti commerciati venivano lavorati dagli artigiani e concentrati nelle città; in tal modo si aveva il trasferimento di capitali dalle campagne alle città. Dopo il 13° sec. Le città medioevali sentirono il bisogno di difendere e rafforzare il loro potere amministrativo ed economico creando le corporazioni di artigiani e commercianti legalmente riconosciute. Esse svolgevano una funzione politica poiché nominavano propri rappresentanti per l'amministrazione delle città; avevano una funzione economica poiché regolavano la concorrenza tra i propri membri; svolgevano una funzione sociale poiché controllavano l'assunzione di nuovi lavoranti nelle aziende e mantenevano l'ordine pubblico per mezzo di vere e proprie milizie di soldati. Nella società industriale si ebbe il passaggio dalla manifattura domestica all'industria capitalistica e dal lavoro umano al lavoro delle macchine. Nella società moderna, per la rapidità dei mezzi di comunicazione, si è allargato il mercato di distribuzione dei prodotti, la concorrenza si è fatta più agguerrita e si controlla con difficoltà. Dalla seconda metà dell'Ottocento in poi si ha la trasformazione del capitalismo patrimoniale in capitalismo anonimo. Vengono costituite banche, le quali formano grossi capitali e li danno in prestito agli imprenditori. Il filo conduttore del progresso fu l'economia di mercato. La libertà delle iniziative economiche ha consentito la crescita della produzione e degli scambi di merci. Il progresso economico non si è diffuso uniformemente ma a chiazze nel senso che si sono create aree di maggiore vitalità economica che hanno sfruttato aree più arretrate.


La rivoluzione industriale ebbe inizio in Inghilterra nel sessantennio 1770-1830, interessò la Francia, il Belgio, la Germania e gli Stati Uniti nel quarantennio 1830-1870, coinvolse l'Italia, la Svezia, la Russia e il Giappone nel periodo 1870-1914, dalla seconda guerra mondiale ha cominciato ad interessare la Cina, l'India ed alcuni stati dell'Asia e del Medio Oriente.


Bisogna dividere il periodo in tre parti:

1770-1870 prima rivoluzione industriale durante la quale si ebbe il decollo dello sviluppo economico. I mutamenti più significativi riguardarono la crescita della popolazione, dovuta al diradarsi delle carestie e delle malattie infettive, aumentò la produttività della terra, le attività domestiche furono superate dal lavoro svolto nelle fabbriche, migliorarono la vie di comunicazione.

1871-1914 seconda rivoluzione industriale allorché si passò al consumo di massa. Si registrò un notevole movimento di emigrati dal vecchio al nuovo continente, furono messe a coltura nuove terre, i cui prodotti, ricavati a bassi costi, mossero concorrenza alla produzione agricola europea, si accelerò il passaggio dal capitalismo patrimoniale a quello anonimo, iniziò l'impiego dell'automobile e dell'aereo, si ridussero i dazi doganali per mezzo dei trattati commerciali.

1914-oggi terza rivoluzione industriale allorché si ebbe un ulteriore accelerazione delle innovazioni e dei consumi. Rallentò la crescita demografica, diminuì notevolmente l'impiego del lavoro dell'uomo per la diffusione dell'automazione, migliorarono i servizi, crebbe il processo di concentrazione delle aziende, si diffusero le multinazionali, accanto alle grandi aziende continuarono a vivere e si rafforzarono quelle medie e piccole. Negli ultimi anni si sono compiuti i primi passi verso una nuova rivoluzione, definita del terziario, dovuta alle innovazioni attuate nel settore dei servizi avanzati.

Oggi quarta rivoluzione industriale è quella che stiamo vivendo oggigiorno, ed è definita anche rivoluzione del quaternario, dal momento che prevede lo sviluppo del settore terziario avanzato (detto anche quaternario) come la telematica.


Dall'inizio dei tempi sino alla prima rivoluzione industriale l'evoluzione erano state lentissime e l'agricoltura era stata per tutto questo periodo la principale occupazione degli uomini.

La rivoluzione industriale fu un miglioramento della tecnica che sostituì il lavoro manuale con la macchina e la produzione in piccole quantità con la produzione in massa che comportava anche meno costi. La prima rivoluzione industriale ebbe avvio in Gran Bretagna durante la metà del XVIII secolo grazie ad una serie di innovazioni che portarono al decollo industriale le cui basi erano date principalmente dalle conoscenze messe in pratica. Il cambiamento decisivo fu la scoperta del vapore come forza motrice ma la cosa importante fu l'utilizzo di esso nelle produzioni tessili, nella nascente industria siderurgica, nelle miniere e nei trasporti dove trasformo radicalmente i sistemi di comunicazione (ferrovie e navi a vapore). Il vapore assunse quindi un valore sconosciuto sino ad allora. La seconda rivoluzione industriale, all'inizio del '900, si fondò sull'impiego dell'energia elettrica che svincolò le industrie dal problema della localizzazione. La terza rivoluzione industriale, intorno al 1950, prese il via con la scoperta dell'elettronica nonché con l'applicazione dell'informatica nei processi comunicativi e produttivi.

La rivoluzione industriale cambiò completamente i rapporti che c'erano tra produzione e territorio; infatti fu notevole l'aumento dello sfruttamento del territorio e dell'estrazione delle materie prime dal sottosuolo. Ciò perché con il passaggio dalla società agricola a quella industriale, il fabbisogno energetico era notevolmente aumentato. L'elevata domanda energetica portò le società alla ricerca di nuove fonti: oltre all'energia elettrica, fu utilizzata anche quella termica e quella idroelettrica (la dove le condizioni territoriali lo permettessero).

Il fenomeno dell'imprese si è poi autoalimentato: le industrie che nascono si localizzano vicino a quelle che possono offrire materie prime, tecnologie ecc. ;la presenza di imprese fa nascere le attività terziarie (banche, assicurazioni, società di trasporto ecc..); la crescente domanda di lavoro attrae in queste aree flussi di manodopera esterna; la popolazione urbana aumenta e quindi aumenta la domanda di beni che da modo di formare nuove imprese.

Per tutta la durata della prima rivoluzione industriale, la localizzazione veniva effettuata in base a criteri di vicinanza alle materie prime e alle fonti di energia; con la scoperta dell'energia elettrica non si badava più alla disponibilità energetica, ma alla vicinanza ai mercati di sbocco, alla presenza di lavoro forte e qualificato.





CAPITOLO SECONDO LE CARATTERISTICHE DEL SECOLO DEI LUMI


L'uomo oltre ad essere un fattore della produzione, è anche un destinatario di essa, in quanto l'uomo è anche consumatore. Proprio per l'importanza che esso occupa all'interno dell'economia occorre studiare il numero di persone che vivono in un continente, in una nazione, in un'area, un una regione. Tale studio è conosciuto anche come demografia storica. La d.s. è quella disciplina che ha per oggetto lo studio della popolazione (mortalità, sesso, età, stato civile, ecc..). In Europa e nell'America del Nord si ebbero i primi censimenti nazionali che si compilarono dalla prima metà del XIX secolo in poi.

E' molto difficile calcolare esattamente la popolazione mondiale dall'inizio del '700 ai primi dell'800, ma diversi demografi hanno rilevato un aumento da 700 ad oltre 900 milioni di persone. La crescita non interessò tutti i continenti. Registrarono la maggiore crescita l'America del Nord, l'Asia e la Cina. In Europa la maggiore crescita si ebbe in Inghilterra, dove la popolazione quasi raddoppiò, e in Irlanda dove quasi triplicò. Per gli adulti la vita media era di circa 45 anni; elevato era il tasso di mortalità dei bambini nei primi anni di vita ed era consistente la mortalità degli adulti causata spesso da carestie, dalla peste e dal vaiolo.

Sulle ragioni della crescita demografica gli studiosi sostengono due tesi: alcuni fanno appello ai progressi della medicina (alla fine del '700 fu scoperto il siero antivaioloso), altri al miglioramento delle condizioni economiche.


L'aumento delle popolazioni intorno al Settecento, causò una sovrappopolazione nelle campagne dove nonostante vi fu una messa a coltura di molte terre, l'offerta di lavoro era eccedente rispetto alla domanda. Viceversa invece nelle città vi era maggiore richiesta di lavoro dal momento che la nuova classe borghese costituita da piccoli e gradi imprenditori, stava dando vita alle attività secondarie ed in parte anche terziarie che rappresentavano un forte richiamo per i contadini, per gli artigiani e per tutti coloro che offrivano lavoro. Tale fenomeno, che fu diretta conseguenza dell'aumento demografico è conosciuto come urbanizzazione, un movimento che partì nel Settecento e si accentuò nell'Ottocento e nel Novecento.



Agli aspetti più significativi dei mutamenti demografici rileviamo lo spostamento della popolazione dalle campagne verso la città. L'urbanizzazione ebbe maggiori proporzioni in Inghilterra. Con la crescita della popolazione si ebbe anche il trasferimento di un gran numero di europei verso l 'America e da una nazione all'altra dell'Europa. Il maggior movimento di popolazione si ebbe dagli stati dell'Europa Occidentale verso gli stati meno popolati dell'Est (Federico II ritenendo che la ricchezza di una nazione dipendesse dal numero degli abitanti richiamò in Prussia oltre 300mila persone dall'Europa Occidentale). Al di fuori dell'Europa il più consistente movimento della popolazione si ebbe con la tratta degli schiavi; gli schiavi neri venivano impiegati nelle piantagioni di canna da zucchero dell'America Centrale. Con l'insurrezione ad Haiti, alla fine del '700, finì il regime schiavista in quelle terre. Nei tre sec. compresi tra il 500 e il 700, la politica economica dei governanti europei fu ispirata al mercantilismo. Il termine mercantilismo è improprio, esso ebbe significati diversi a seconda dei paesi in cui fu applicata. Le caratteristiche principali della dottrina mercantilistica furono tre: nazionalistica e mercantilistica, poiché prevedeva l'intervento dello stato per promuovere lo sviluppo economico; monetaristica e metallica, poiché riteneva che la ricchezza di una nazione dipendesse dalla quantità di metallo prezioso immesso in uno stato; protezionistica poiché sosteneva che per accumulare la maggiore quantità di oro e di argento bisognasse sviluppare le esportazioni e porre ostacoli alle importazioni. In Inghilterra e in Francia, i governanti diedero maggiore peso allo sviluppo della produzione. Dure critiche al mercantilismo vennero dai fisiocratici per i quali la produzione è quella che da il prodotto netto; le altre attività umane danno solo l'illusione di produrre. Le classi sociali erano, secondo i fisiocratici, tre: classe produttiva, costituita da coloro che coltivano la terra; classe dei proprietari comprende i proprietari che godono dei frutti della terra; e la classe sterile costituita da artigiani e mercanti. Nonostante le critiche dei fisiocratici, la politica mercantilistica fu attuata in Francia nel 700. quelle critiche, però riuscirono ad attenuare l'intervento del governo sull'economia. Anche in Inghilterra il mercantilismo fu duramente criticato, le maggiori critiche partirono da Adam Smith; egli sostenne che la ricchezza è costituita dai beni e dai servizi che si producono con il lavoro e il commercio, per aumentare la produttività del lavoro bisogna attuare la divisione del lavoro; la divisione e la specializzazione del lavoro devono attuarsi anche a livello internazionale. Le sue idee furono accettate subito dagli studiosi ma per la loro attuazione pratica bisognerà attendere i primi decenni del XIX sec.

CAPITOLO TERZO

L'ECONOMIA DEGLI STATI EUROPEI

Il mercantilismo inglese fu imperniato sulla crescita della produzione agricola e industriale e sullo sviluppo del commercio. Fin dal Cinquecento, durante il regno della regina Elisabetta, si diede importanza allo sviluppo delle industrie; si favorì la costituzione di aziende industriali con capitali inglesi. Nel Seicento si continuò a puntare sullo sviluppo della produzione industriale e sulla crescita degli scambi con l'estero. La politica doganale fu informata ad un maggiore protezionismo, le industrie crebbero di dimensioni. Aumentarono gli scambi commerciali, grazie all'atto di navigazione emanato da Cromwell nel 1651, il quale vietò alle navi straniere di effettuare la navigazione di cabotaggio lungo le coste del regno; per le merci importate in Inghilterra con navi straniere furono stabiliti dazi più elevati, le merci europee potevano trasportarsi in Inghilterra solo su navi inglesi e su navi di paesi di origine. La popolazione inglese, nel corso del XVIII° sec., quasi raddoppiò e ciò comportò la concentrazione della popolazione nelle città. Le operazioni monetarie e bancarie venivano effettuate dalla Banca d'Inghilterra, dai banchieri privati londinesi, dalle banche di provincia e dai bill brockers.

La Banca d'Inghilterra fu costituita, nel 1694, sotto forma di società con lo scopo di aiutare lo stato che aveva urgenti bisogni di finanziamenti. La solidità della Banca d'Inghilterra derivava dal fatto di essere l'unica autorizzata dallo stato ad emettere biglietti e dai suoi legami con le finanze dello stato.

I banchieri privati londinesi cominciarono ad operare intorno alla metà del '600 custodendo fondi e svolgendo un'importante funzione di collegamento del sistema finanziario fra le zone agricole e quelle industriali.

Le banche di provincia sopperirono alla scarsezza di moneta metallica emettendo biglietti e favorendo la circolazione di cambiali ed assegni.

I bill brockers sorsero nella seconda metà del XVIII° sec., essi erano intermediari in titoli: raccoglievano cambiali dalle banche che operavano nelle zone industriali affamate di disponibilità finanziarie e le inviavano alle banche delle province.

All'inizio del '700 la città di Londra aveva acquisito una posizione di dominio nell'economia inglese. Questa intensa attività consentì la formazione di un'aristocrazia borghese.


Il mercantilismo attuato dai governi francesi fu più simile al mercantilismo inglese che a quello portoghese e olandese. I francesi sostenevano che la ricchezza di una nazione dipendeva dall'accumulazione di oro e dalla bilancia commerciale in attivo. I governi per sostenere la crescita elargirono esenzioni fiscali, prestiti e sussidi agli artigiani. Particolarmente significativa fu l'opera di Enrico IV e dei suoi collaboratori nel far bonificare le terre e per favorire la commercializzazione dei prodotti agricoli. Il sostenitore del mercantilismo fu Colbert ministro delle finanze di Luigi XIV. Egli mise ordine nell'amministrazione delle finanze, ripartendo il carico tributario in modo più equo ed accrescendo le entrate dello stato, concesse sussidi ed esenzioni fiscali a coloro che costituivano nuove industrie, vietò l'emigrazione all'estero di operai francesi. Colbert aveva posto le basi per lo sviluppo dell'economia francese; tale sviluppo fu frenato ma non annullato:

dalle guerre di conquista volute da Luigi XIV

dal lento aumento della popolazione

dalla tendenza al frazionamento della proprietà e della conduzione delle aziende agricole che costituivano ostacoli all'introduzione di nuove tecniche colturali.

( Turgot, ministro delle finanze, durante il regno di Luigi XVI, nel 1776 riuscì a far firmare al re un decreto che proclamava la piena libertà del lavoro, tale decreto fu, dopo pesanti proteste, revocato)

dalla prevalenza di prodotti di lusso e artistici che avevano un mercato limitato

dalla perdita di alcune colonie(Arcadia, Louisiana, Canada, Haiti)

dal fatto che i progressi nel settore commerciale furono largamente inferiori a quelli della Gran Bretagna (le strade costruite collegavano principalmente le maggiori città mentre molti piccoli centri rimanevano isolati;nonostante ciò le merci esportate dalla Francia rappresentavano ¼ di quelle esportate da tutti i paesi europei. Il periodo di crescita maggiore del commercio estero fu il decennio che precedette la Rivoluzione grazie al trattato di commercio stipulato con l'Inghilterra nel 1786 che stabilì la reciproca libertà di navigazione e di commercio; dopo la firma del trattato crebbero rapidamente gli scambi tra i due paesi, però i vantaggi per l'Inghilterra furono maggiori)

dalla svalutazione della moneta

dal dissesto delle pubbliche finanze

dalla scarsa disponibilità di capitali e dalla sfiducia che si venne a creare nei confronti delle banche

Il legame tra finanze dello stato e banche si rafforzò con la creazione del cosiddetto sistema del Law. Il reggente, Filippo d'Orléans, che governava in nome di Luigi XV ancora fanciullo, si affidò a John Law, il quale sosteneva che la ricchezza di una nazione dipendeva dalla quantità di moneta in circolazione. Filippo d'Orléans affascinato dalle idee del Law, nel 1716, lo autorizzò a costituire una Banca Generale. Essa fu autorizzata dal re ad emettere biglietti, dietro versamento di monete d'oro o d'argento; i nuovi biglietti furono ben accolti dal pubblico, anzi furono preferiti alle monete metalliche. In breve tempo le monete d'oro e d'argento affluirono alla Banca Generale per essere cambiate in biglietti: la circolazione si rianimò. Nel 1717, per iniziativa del Law, fu creata la Compagnia d'Occidente con lo scopo di valorizzare il bacino del Mississippi. L'anno successivo il Law ottenne il passaggio della banca allo stato, che divenne Banca Reale, con la possibilità di emettere una quantità di biglietti anche superiore ai depositi di oro e di argento. Nel biennio 1718-1719 la Compagnia d'Occidente prese il nome di Compagnia delle Indie ed estese la sua attività assorbendo altre compagnie. Crescendo i compiti della Compagnia aumentò il capitale e l'emissione di azioni sulle quali si scatenò una sfrenata speculazione al rialzo delle quotazioni. Intanto il sistema cominciava a vacillare, alcuni azionisti non soddisfatti dei dividendi vendettero le azioni e le quotazioni cominciarono a scendere. Per porre un freno al ribasso il Law fuse la Banca con la Compagnia, ma il provvedimento non diede i risultati sperati. La Banca fu costretta a chiudere e Law dovette fuggire all'estero. Solo nel 1776 il Turgot riuscì a sostenere la creazione di un istituto di credito che prese il nome di Caisse d'escompte.

Nell'ultimo ventennio che precedette la Rivoluzione si ebbe un notevole sviluppo dell'economia francese che favorì la crescita delle ricchezze nelle mani della classe borghese. Crebbero gli affari sotto l'influenza dell'aumento della popolazione, salirono i prezzi per l'aumento della domanda che portò al miglioramento dei profitti della classe borghese. La borghesia, divenuta più ricca, più numerosa e più colta, prese coscienza della posizione che occupava nella società. Essa possedeva solo il potere economico, mentre gli altri poteri erano nelle mani dell'aristocrazia. Il malcontento della borghesia cresceva ancor di più quando si evidenziò che parte del dissesto delle finanze dello stato era dovuto al lusso e agli sprechi della corte. Il malcontento del proletariato urbano derivava dall'aumento dei prezzi che faceva crescere il costo della vita. La scintilla che provocò la ribellione fu la crisi economica del 1788-1789 allorché si ebbe sottoproduzione in agricoltura e sottoconsumo di prodotti industriali. Si dimezzò la produzione, la disoccupazione dilagò, i profitti diminuirono.

La crisi fu particolarmente avvertita, poiché si inserì in un periodo di sviluppo economico del paese che durava dall'inizio del secolo. Essa favorì la coalizione della borghesia con i poveri per lo scontro con il governo. Allorché Luigi XVI convocò gli Stati Generali per trovare una soluzione al dissesto finanziario dello stato, i rappresentanti del terzo stato ne approfittarono per far scoppiare la Rivoluzione. Nel giro di pochi giorni, venne letteralmente abbattuto l'antico regime. Nella famosa notte del 4 agosto del 1789 venne abbattuta la feudalità, fu proclamata l'uguaglianza civile e fiscale. Così rapidamente gli impieghi pubblici furono conquistati dalla nuova borghesia. Il 28 agosto l'Assemblea Costituente approvò la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, che sancì il diritto dell'uomo alla libertà e il diritto del cittadino alla sovranità. La maggior parte delle terre confiscate furono acquistate da agricoltori, fittavoli, mezzadri; i contadini poveri rimasero delusi, poiché speravano nella ripartizione gratuita dei beni nazionali. Nel settore industriale la proclamazione del laissez faire(rottura di qualsiasi vincolo che impedisse la crescita della produzione e degli scambi)da parte dell'Assemblea Costituente, comportava la caduta del monopolio delle corporazioni grazie al quale tutti i francesi potevano esercitare liberamente qualsiasi attività professionale. Per rafforzare la libertà del lavoro, nel 1791, venne approvata la legge Le Chapelier che vietò la formazione di qualsiasi associazione di mestiere. Si trattava di un regime di proibizioni che colpiva soltanto apparentemente ugualmente imprenditori ed operai, poiché mentre gli industriali si potevano facilmente intendere senza accordo, gli operai vennero privati delle sole armi di difesa, l'associazione e lo sciopero. Connessa alla guerra e al dissesto delle finanze pubbliche fu l'emissione degli assegnati e l'imposizione del maximum dei prezzi. Il governo mise in vendita le terre demaniali e contemporaneamente, avendo urgente bisogno di capitali, emise dei buoni fruttiferi all'interesse del 5% e garantiti dal valore delle terre messe in vendita, perciò chiamati assegnati. Dopo 6 mesi dalla prima emissione i buoni furono ammessi in circolazione come moneta e si accrebbe la quantità di titoli emessi, non più in relazione alle terre disponibili, ma all'accresciuto fabbisogno dell'erario. La conseguenza dell'inflazione di carta moneta fu l'aumento rapido dei prezzi, che provocò sommosse popolari che sfociarono in gravi incidenti a Parigi. La dittatura di Robespierre e il Terrore(1793-1794) imposero grossi sacrifici alla popolazione imposero il maximum dei prezzi e in breve tempo si arrivò al terrore economico, la chiusura della borsa e il controllo dei cambi. Nel 1796 il Direttorio emise nuova carta moneta che chiamò mandati, i quali furono visti dai francesi come un nuovo espediente dello stato per far fronte ai bisogni dell'erario; più tardi il Direttorio privò di valore legale i mandati e riconobbe 1/3 dei suoi debiti. Nel 1799 il generale Bonaparte, con un colpo di stato, abbatté il Direttorio e instaurò un governo forte che ristabilì l'ordine interno e assestò le finanze.


Il mercantilismo negli stati tedeschi fu molto simile a quello attuato in Francia. L'economia della Germania si basava sull'agricoltura che era scarsamente produttiva. Circa le condizioni economiche e sociali dei contadini bisogna distinguere la Germania Occidentale da quella Orientale. Nella parte Occidentale al vertice della piramide sociale vi erano i contadini fittavoli, che possedevano terra per diritto ereditario, al gradino più basso vi erano i contadini che possedevano la terra, ma non potevano trasmetterla in eredità. In generale nella parte Occidentale della Germania, il contadino era libero. Nella Germania Orientale, al vertice della piramide sociale vi era il grosso contadino, lo junker, nella parte più bassa vi erano i contadini servi. Successivamente l'aumento della popolazione comportò un aumento della domanda, accompagnato da una maggiore offerta di lavoro. Ad eccezione del settore minerario non era sorta ancora la grande industria con notevoli capitali e un gran numero di operai. La Prussica divenne stato, alla fine del '500, dall'unione di due territori non confinanti: il Ducato di Prussica e la Marca di Brandeburgo. La politica mercantilistica fu iniziata dal Grande Elettore(1640-1688), fornendo capitali per la costruzione di industrie, migliorando le vie di comunicazione. La sua opera fu proseguita da Federico Guglielmo I e con ancora maggiori sforzi da Federico II. Tuttavia gli sforzi di Federico II per fare della Prussia un paese industrializzato furono vani perché trascuro le regioni dove l'ambiente era più favorevole allo sviluppo dell'industria e invece concentrò i suoi sforzi dove non vi erano le condizioni per lo sviluppo industriale. Mentre nella Germania del Nord si costituiva il regno di Prussia nel sud-est(Austria)governavano gli Asburgo, i quali promossero iniziative industriali e favorirono gli scambi tra le diverse parti del territorio; per le relazioni con l'estero crearono compagnie commerciali. Questi obiettivi non furono coronati da successo per mancanza di capitali. Nel settore industriale, il 1° ostacolo allo sviluppo veniva dalla sopravvivenza del monopolio delle corporazioni, e le iniziative di rompere tale monopolio non ebbero successo. Altro ostacolo alla crescita industriale derivava dall'esistenza delle divisioni doganali interne che furono soppresse solo nel 1775. Per la crescita degli scambi con l'estero si creò la Compagnia austriaca delle Indie Orientali (1722)la quale, per l'ostilità degli inglesi e degli olandesi,nel 1731 fallì. Per scambi con il Levante fu creata la Compagnia Orientale che pure fallì. Le iniziative degli Asburgo riuscirono comunque ad aumentare la popolazione e a fare di Vienna una delle più famose città europee per eleganza , lusso e musica. La Borsa cominciò ad operare dal 1771 ed ebbe un notevole movimento di affari.


All'inizio del '700, in Russia, vi era una società quasi medioevale. La maggioranza della popolazione era costituita da contadini. Questa situazione subì qualche cambiamento nel corso del XVIII sec., per merito di Pietro il Grande e Caterina II, che tentarono di avvicinare la Russia alla Civiltà degli stati dell'Europa Occidentale. Lo zar Pietro il Grande riformò lo stato imitando idee e forme di governo dei paesi europei. Questo però comportò la perdita di vite umane per guerre e lo indusse a servirsi dei nobili, e in cambio fu costretto a soddisfare le loro richieste. Quasi tutti i contadini divennero servi. Gli ostacoli che si opponevano allo sviluppo delle industrie erano tre: la mancanza di manodopera specializzata, la mancanza di capitali e l'assenza di un mercato. La politica mercantilistica fu continuata da Caterina II. I nobili ricevettero dalla zarina ulteriori privilegi a danno dei contadini. Anche Caterina II sostenne lo sviluppo industriale del paese concedendo monopoli e privilegi. Gli ostacoli allo sviluppo industriale furono in gran parte rimossi poiché si ebbe un aumento della popolazione, una maggiore disponibilità di capitali per la vendita dei prodotti della terra e la formazione di manodopera specializzata; il numero delle fabbriche crebbe ma le grandi fabbriche erano poche, il commercio interno non migliorò ma vi furono rapidi progressi negli scambi commerciali con l'estero.


La prima metà del XVIII sec. per l'Italia fu un periodo di decadenza economica con il ristagno del commercio internazionale nel Mediterraneo. Nella seconda metà del '700, sull'onda di un generale miglioramento dell'economia europea, anche gli stati italiani ne avvertirono i benefici. La ripresa fu dovuta ad una maggiore produzione agricola dipendente dall'aumento della domanda, da un maggiore interessamento dei governanti e degli studiosi per i problemi della terra. Ciò portò all'introduzione di numerose innovazioni. Nel settore industriale, l'abolizione delle corporazioni si ebbe nella seconda metà del '700, ristabilendo così un certo equilibrio fra città e campagna. In Lombardia, accanto all'artigianato e alle industrie a domicilio, cominciarono a sorgere le prime fabbriche che assunsero proporzioni notevoli. Nel Veneto le condizioni dell'agricoltura erano peggiori di quelle della Lombardia e del Piemonte, era diffusa la grande proprietà accentrata nelle mani dei patrizi veneziani, della chiesa che affidavano le colture a fattori restii ad introdurre innovazioni. Al ristagno nell'attività agricola si contrapponevano buoni progressi nel settore industriale. La Toscana ricavava la maggiore ricchezza dall'agricoltura. Ostacoli al miglioramento delle colture derivavano dall'accentramento della proprietà nelle mani di pochi ricchi e della chiesa contrari all'introduzione di innovazioni per il timore di perdere i modesti redditi che ricavavano. Quasi tutti questi freni alle innovazioni furono gradualmente rimossi in particolare dal granduca Pietro Leopoldo. Diversa era la situazione economica dello Stato Pontificio; esso era nel '700 uno dei più arretrati nella penisola, poiché il governo della chiesa era restio a qualsiasi rinnovamento, il malcontento veniva tacitato con larga distribuzione di viveri ed elemosine. Anche nel Regno di Napoli vi erano differenze profonde fra una provincia e l'altra. Alle fertili terre della Campania e della costa orientale della Sicilia si opponevano le povere terre interne del Molise, della Basilicata, della Calabria, della Puglia dove era diffuso il latifondo appartenente ai rappresentanti della nobiltà e del clero che si disinteressavano di migliorare le colture. La grande industria sorse per iniziativa di Ferdinando IV, che creò la colonia di S. Leucio per la tessitura della seta e una filanda a Reggio Calabria. Anche in Itali vi era un fervore di studi economici. A Napoli molto ascoltate furono le idee di Antonio Genovesi. Essi studiarono i problemi economici del Regno, e in primo luogo la perequazione tributaria e l'abolizione della feudalità assieme ai privilegi ecclesiastici. A Milano non mancarono tentativi di trattazione teorica dell'economia, come si rileva dalle Lezioni di Cesare Beccarla e dalle Meditazioni di Pietro Verri L'interesse di questi intellettuali che facevano capo al giornale fondato da Verri; il Caffè, fu rivolto ai problemi concreti in cui vivevano: disordine monetario, bilancia commerciale, ecc...

CAPITOLO QUARTO

LA CINA, IL GIAPPONE E L'AMERICA

Il potere politico, in Giappone dal 1603 al 1868, fu nelle mani della famiglia dei feudatari Tokugana detenne lo shogunato. Nel Settecento un quarto delle terre coltivabili apparteneva alla potente famiglia dei governatori, la parte rimanente era assegnata ai feudatari, fedeli vassalli della famiglia dei Tokugana. La coltura principale era il riso, seguivano altri cereali, il tè, la canapa; alla fine del Settecento si cominciò a coltivare anche il cotone. Furono contate ben 12 carestie accompagnato della mortalità per fame e dalle malattie infettive. I governanti arano incapaci di eliminare le cause e le conseguenze delle carestie. Come le corporazioni europee, anche quelle nipponiche stabilivano l'organizzazione del lavoro, le materie prime da impiegare, la quantità dei prodotti da lavorare, salari da pagare. I giapponesi vissero isolati dal resto del mondo, poiché si limitarono a scambiare pochi prodotti con i cinesi. Successivamente, con l'arrivo in Giappone di navi europee, i governanti compresero l'utilità di rompere l'isolamento e consentirono ai portoghesi e agli olandesi di commerciare nel paese. La propaganda religiosa effettuata nel paese dagli spagnoli e dai portoghesi, non fu gradita ai governanti, e alla fine, gli europei furono cacciati dal Giappone. La colonizzazione dell'America Settentrionale fu iniziata dagli spagnoli dagli inglesi e dagli olandesi. I governanti francesi non opprimevano gli indigeni, anzi cercavano di assimilarli. Le colonie inglesi differivano da quelle francesi, perché più popolate e più attive per produzione e commercio. Il nuovo continente attraeva gli europei per il basso costo delle terre. L'avanzata dei coloni inglesi verso le terre dell'Ovest trovò l'opposizione dei coloni francesi, che vedevano minacciato il loro monopolio. Nella prima metà del Settecento fra i coloni inglesi e i coloni francesi vi furono frequenti scontri armati, che si trasformarono in una vera e propria guerra nel 1756. La Francia impegnata in Europa nella guerra dei Sette Anni, non potette inviare ingenti forze militari in America per difendere le colonie. Nel 1763, con il trattato di Parigi, la Francia abbandonò L'america Settentrionale, e l'Inghilterra estese il suo dominio su un vasto territorio. Crescendo la popolazione, si era venuto a formare un nuovo popolo, quello americano. Nel 1774 i rappresentanti delle 13 colonie si riunirono a Filadelfia, costituirono un Associazione continentale ed emanarono una dichiarazione nella quale affermarono i diritti di uguaglianza e di libertà degli uomini. Per difendere questi diritti, i coloni si armarono e nel 1775 cominciò la guerra civile tra coloni e le milizie inglesi. Essa fu vinta dai coloni con l'aiuto dei francesi. Nel 1783 a Parigi fu firmato il trattato anglo-americano con il quale venne riconosciuta l'indipendenza degli Stati Uniti. Nei primi anni i singoli stati emanarono proprie costituzioni ed erano in guerra economica tra loro.la politica e l'economia cominciarono a migliorare solo quando nel 1788, entrò in vigore la nuova costituzione federale, che affidò il potere esecutivo ad un presidente eletto dal popolo.

PARTE SECONDA : IL SECOLO DELL'INDUSTRIALIZZAZIONE

CAPITOLO PRIMO

I MUTAMENTI NELLA POPOLAZIONE, NEL PENSIERO ECONOMICO E

La crescita della popolazione ebbe tale accelerazione nell'Ottocento che si parla di vera e propria rivoluzione demografica. La crescita maggiore si ebbe negli stati dell'America del Nord e del Centro. Le cause e le modalità della crescita furono spesso diverse non solo all'interno dei continenti, ma anche nell'ambito di uno stato o regione, ma in via generale furono dovute ad una riduzione della mortalità che fu a sua volta dovuta al miglioramento dell'alimentazione e dell'igiene assieme ai progressi della medicina(Louis Pasteur scoprì sieri e vaccini per combattere diverse malattie infettive). La caratteristica di maggiore rilievo della rivoluzione demografica, fu il movimento della popolazione, che assunse due aspetti: spostamento da una nazione ad un'altra(emigrazione)e trasferimento dalla campagna nella città(urbanizzazione). Il movimento degli europei fu 5 volte superiore a quello degli asiatici. Alcuni paesi furono interessati da un movimento di immigrazione e di emigrazione come la Francia. Il fiume degli espatri dall'Europa cominciò con la crisi economica e politica del 1845-48. le cause generali furono la forte crescita della popolazione in Europa, l'esistenza di vaste aree ancora disabitate in America, in Australia , in Africa, la crisi dell'agricoltura europea e la conseguente disoccupazione dei contadini, lo sviluppo industriale e la coltivazione di nuove terre negli Stati Uniti. Le conseguenze positive furono il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie rimaste in patria, grazie ai risparmi effettuati dagli emigrati e l'aumento dei salari per la minore offerta di lavoro. Gli stessi risparmi depositati per mezzo della Cassa depositi e prestiti, furono impiegati per le spese dello stato e furono concessi in prestito agli enti locali. L'urbanizzazione comportò la crescita geografica della città che avvenne in tre modi: con l'occupazione delle terre circostanti, ossia attraverso la dilatazione di cerchi concentrici sempre più ampi che incorporavano i borghi periferici; con la costruzione di grattacieli; con la formazione di costellazioni per cui crebbero più centri vicini, ciascuno separatamente.

Contemporaneamente allo svolgersi della prima e della seconda rivoluzione industriale si ebbe l'evoluzione del pensiero economico. Alcuni studiosi esaminarono gli aspetti positivi del capitalismo e sono noti come economisti liberisti, altri come socialisti che misero in luce i difetti del capitalismo. Gli economisti liberisti basarono le loro idee sull'equilibrio economico di Smith e derivante dal rapporto tra offerta, domanda e competizione del mercato. Essi sostennero la piena libertà di movimento delle merci e dei capitali. I maggiori esponenti dell'economia liberista furono Malthus, Ricardo, Mill. Malthus scrisse un Saggio sul principio della popolazione, nel quale constatò che la popolazione cresceva più rapidamente dei mezzi di sussistenza. Ricardo formulò tre teorie rendita, del salario e dei costi comparati. La rendita ricardiana è costituita dalla differenza tra il guadagno delle terre più fertili e quello delle terre meno fertili. La teoria del salario si enuncia dicendo che il salario tende a raggiungere il minimo di sussistenza dell'operaio. Con la terza teoria Ricardo sostenne la convenienza alla specializzazione e alla divisione del lavoro su scala internazionale. Mill fu estremo sostenitore della libera concorrenza e del libero gioco delle leggi naturali. La dottrina liberale fu criticata dai seguaci della scuola storica, da Owen, dai socialisti francesi e da Karl Marx. Essi respinsero l'ipotesi che l'economia fosse soggetta alle leggi naturali, ritenevano necessario l'intervento dello stato nell'economia e maggiormente nella vita sociale per migliorare le condizioni materiali e morali degli operai. Owen iniziò come garzone e divenne proprietario di alcune manifatture in Scozia; egli tentò nelle sue fabbriche di migliorare le condizioni degli operai e tentò la strada del sindacalismo. Purtroppo il padronato, sostenuto dal governo, fece fallire le iniziative di Owen. Esse però lasciarono il segno sullo stato d'animo degli operai e certamente influirono sul movimento cartista. Il gruppo più folto di socialisti si ebbe in Francia. Sismondi sostenne che la lotta fra imprenditore e l'operaio sarà permanente ed ineguale perché il primo domanda lavoro per guadagnare(e potrebbe farne a meno) il secondo chiede lavoro per vivere(e non può farne a meno). Saint-Simon e i suoi seguaci sostennero la soppressione della proprietà perché permetteva lo sfruttamento dei più deboli, lo stato doveva divenire proprietario delle terre e dei capitali. Fourier propose la costituzione di tanti gruppi detti falangi, organizzati come società per azioni autosufficienti. Le idee del Fourier fallirono per la mancanza di finanziatori. Blanc propose la creazione di associazioni, gli ateliers sociaux dove i lavoratori dovevano muovere concorrenza alle imprese capitalistiche. Le idee di Blanc furono attuate ma si rivelarono un fallimento. Il massimo esponente del socialismo critico fu Karl Marx il quale sostenne che dovessero essere gli stessi operai ad emanciparsi dalla stato di servitù. Il suo pensiero può essere sintetizzato in tre punti:determinismo economico e lotta di classe/teoria del valore-lavoro e del plus-valore/ la concentrazione della ricchezza e la miseria crescente.

Con il determinismo economico Marx sostenne che i fatti economici avevano un'importanza prevalente nello svolgimento della storia. La conseguenza del determinismo economico è la lotta di classe, cioè la lotta tra la classe dominante, che possiede i mezzi di produzione, e la classe dominata, che possiede il lavoro.

la teoria del valore-lavoro si riallaccia alla teoria di Smith, per cui il valore di un bene è dato dal lavoro che in esso è stato accumulato, ossia dal lavoro che è stato necessario per produrlo. La teoria del plus-valore deriva dalla teoria del salario di Ricardo, in base alla quale l'offerta di lavoro era superiore alla domanda e il salario tendeva al minimo di sussistenza dell'operaio. E conclude che l'imprenditore non paga tutto il lavoro che svolge l'operaio ma solo una parte, la parte restante si chiama plus-valore e costituirebbe il profitto dell'imprenditore rubato.

questo sfruttamento degli operai porterebbe alla concentrazione della ricchezza nelle mani della borghesia e alla miseria crescente degli operai.

La teoria di Marx prevedeva la rivoluzione sociale per cui gli espropriatori sarebbero stati espropriati dagli operai e lo stato sarebbe divenuto proprietario di tutti i mezzi di produzione.

Per rivoluzione agraria('700)si intende l'insieme delle innovazioni introdotte in agricoltura per aumentare la produttività e la produzione. Tuttavia possiamo parlare di rivoluzione agraria solo quando le innovazioni per aumentare la produzione furono largamente diffuse. Si misero a coltura nuove terre, si accrebbe la produttività introducendo nuove tecnologie agrarie. I più celebri innovatori furono Tull(diffuse la seminatrice a solchi), Coke(combinò e perfezionò le tecniche dei suoi predecessori), Young(propagandò le innovazioni introdotte nell'agricoltura inglese), Bakewell(creò una fattoria modello dove introdusse nuove tecniche agricole). La crescita della popolazione europea fece lievitare la domanda dei prodotti alimentari. Si scoprì la composizione delle piante e ciò mise in grado i chimici di produrre concimi artificiali necessari alla fertilizzazione dei terreni; di qui lo sviluppo dell'industria chimica. L'impiego del vapore, che rivoluzionò il settore dei trasporti e delle industrie, non ebbe grande applicazione in agricoltura. Nell'Ottocento, nelle zone equatoriali e tropicali dell'America crebbero le coltivazioni di cacao, caffè e tè. Nell'America settentrionale era molto diffusa la coltura del tabacco. La pianta che rivoluzionò la produzione agricola fu quella del cotone che veniva quasi esclusivamente coltivata negli Stati Uniti. L'aumento maggiore della produzione si ebbe allorché Whitney scoprì la sgranatrice che lavorava il cotone a fibra corta. L'alta produttività dell'agricoltura del nuovo continente consentivano di vendere i prodotti a prezzi inferiori di quelli praticati in Europa; ciò comportò un periodo di grande depressione dei prezzi.

Come la rivoluzione agraria, anche la rivoluzione industriale iniziò in Inghilterra, e si propagò in altri paesi occidentali e in Giappone. Con i perfezionamenti tecnologici si passò dall'utensile a mano alla macchina e al vapore; dalla lavorazione artigianale, alla realizzazione di grandi quantità di prodotti uguali con conseguente riduzione dei costi. Le industrie tessili e del ferro sono definite industrie traenti, il loro tasso di sviluppo è superiore al tasso di incremento del prodotto totale di una nazione. Le novità di maggior rilievo furono introdotte nelle macchine per la filatura, per la tessitura, per la stampa e la colorazione delle stoffe. Per la costruzione delle macchine, prima fu impiegato il legno, poi la ghisa e poi il ferro e l'acciaio. Oltre al ferro furono utilizzati numerosi altri metalli: il rame, il piombo, lo stagno. James Watt inventò la macchina a vapore, che si diffuse grazie a Boulton. L'industria edilizia subì grandi rinnovamenti con l'impiego delle macchine a vapore e altri apparecchi per il sollevamento dei materiali necessari alle costruzioni. Con la seconda rivoluzione industriale furono sfruttate nuove fonti di energia come l'elettricità e il petrolio, e si affermarono industrie che prima erano solo appendici minori di altre industrie come quelle chimiche e quelle alimentari. L'utilizzazione dell'energia elettrica iniziò su vasta scala dopo che il belga Gramme, nel 1872, inventò la dinamo. L'impulso maggiore a produrre energia elettrica su vasta scala si ebbe con l'invenzione da parte dell'americano Edison, nel 1881, della lampadina elettrica. Il consumo del petrolio aumentò notevolmente nei primi anni del Novecento, dopo l'invenzione del motore a nafta, da parte dell'ingegnere Diesel. Un notevole impulso all'industria chimica fu dato, con la seconda rivoluzione. Si ricavò l'acido cloridrico, il bicarbonato di sodio; si produssero concimi minerali. Un'altra industria che fece rapidi progressi fu quella della produzione della gomma, dopo che, nel 1839, Goodyear inventò una serie di procedimenti per rendere dura la gomma.

Con l'invenzione delle macchine, durante la prima rivoluzione industriale, crebbe la dimensione delle aziende. I prodotti delle fabbriche mossero concorrenza ai prodotti lavorati a mano. Non potendo resistere a tale concorrenza numerosi artigiani furono costretti ad abbandonare il lavoro in proprio. Crescendo il fabbisogno di capitali, i patrimoni delle famiglie bastarono sempre meno e cominciarono a diffondersi prima le società in accomandita e poi le società per azioni. Fin dal 1720 il parlamento inglese manifestò ostilità nei confronti delle società per azioni approvando il Bubble Act che sottopose la loro costituzione alla preventiva autorizzazione della corona. Tale disposizione fu abrogata nel 1825. Nel 1855 il parlamento introdusse nelle società per azioni la responsabilità limitata alla propria quota di capitale.

Nella seconda metà dell'Ottocento le macchine cominciarono a diffondersi anche in altri paesi e la produzione mosse concorrenza alle industrie inglesi. Molte aziende stipularono accordi con i quali monopolizzarono interi settori produttivi. Nella seconda metà del Settecento cominciarono i miglioramenti nella rete viaria. La rete viaria inglese crebbe più rapidamente perché si introdusse il sistema di concedere ai privati la possibilità di costruire le strade con barriere al fine di riscuotere il pedaggio delle persone. Le innovazioni che maggiormente rivoluzionarono i trasporti furono l'impiego del vapore nella navigazione e la diffusione delle ferrovie. Il maggiore impulso della marina a vapore si ebbe dopo il 1869, ossia dopo la costruzione del canale di Suez, attraverso cui si accorciò la navigazione tra l'Europa e l'Australia o l'Asia. In America le ferrovie si distinsero in ferrovie di penetrazione che dalla costa si snodano verso l'interno, le reti trasversali che collegano più ferrovie di penetrazione e le vie transcontinentale che attraversano un intero continente. La Transiberiana è la ferrovia più lunga del mondo. Un altro mezzo che, all'inizio del '900, rivoluzionò i trasporti fu l'aereo. Il primo aereo a motore fu costruito, nel 1903, dai fratelli Wright. Fu inventato e si diffuse il telegrafo elettrico, fu ampliato il servizio postale, si diffuse la stampa quotidiana. In Francia, nel 1790, si abbandonò la politica doganale protezionistica e fu stabilita la completa libertà del commercio interno. Questo provvedimento svanì prima per la guerra con l'Austria e la Prussica e poi per il blocco continentale(*), deciso, nel 1807, dalla Francia e dalla Gran Bretagna, che prevedeva il divieto di commercio fra i due paesi in guerra. Ciò portò una crisi di tale portata per la Francia che lo stesso Napoleone, instaurò il sistema delle licenze con cui autorizzò le esportazioni di partite di merci in Gran Bretagna. Ciò evidenziò il fallimento del blocco continentale. Nel ventennio centrale dell'Ottocento in Europa e negli Stati Uniti, fu attuata una politica doganale liberistica, riducendo le tariffe doganali e stipulando trattati internazionali di commercio. Contrari erano gli agricoltori e gli industriali. Favorevoli erano i commercianti, i banchieri, gli addetti ai trasporti. Negli anni Settanta si tornò alla politica protezionistica e si ebbero anni di grande depressione. Dal 1896 allo scoppio della prima guerra mondiale, nonostante la continuazione della politica protezionistica, si ebbe un notevole aumento del commercio internazionale a causa di una serie di trattati che annullarono l'efficacia degli alti dazi introdotti dalla politica protezionistica.

I sistemi nazionali monetari, nella prima metà dell'800, erano basati sul monometallismo(gold standard) o sul bimetallismo aureo; quest'ultimo successivamente abbandonato a favore del primo. Il monometallismo aureo fu attentamente studiato dalla Commissione Cunliffe nominata, nel 1918, dal governo inglese. Il sistema prevedeva l'equilibrio automatico della bilancia dei pagamenti: allorché si sarebbe registrato un eccesso di esportazioni di merci di un paese, l'oro vi sarebbe arrivato abbondante, provocando il rialzo dei prezzi. Tale aumento avrebbe scoraggiato gli acquisti all'interno ed incoraggiato le importazioni dall'estero, con la conseguenza di provocare una fuoriuscita di oro e quindi il riequilibrio della bilancia dei pagamenti. Contrario a tale sistema fu Keynes, il quale osservava che l'obiettivo principale di un governo non è la stabilità nella quotazione delle monete sui mercati monetari, bensì il benessere economico interno, da realizzare con la stabilità dei prezzi e il pieno impiego della manodopera. Questo funzionamento del monometallismo aureo, in effetti, fu solo teorico, poiché, in pratica, accanto all'oro, all'interno degli stati, circolava la moneta bancaria. In conclusione la sterlina sostituiva benissimo l'oro.

Con la formazione della grandi fabbriche si cominciarono a chiedere prestiti con scadenza a medio e lungo termine. In Gran Bretagna i primi prestiti a lungo termine alle imprese non furono concessi dalle banche, ma dalla nobiltà e dalla ricca borghesia. Solo poche banche private facevano grossi investimenti nelle imprese e partecipavano all'emissione di titoli pubblici. La situazione cominciò a cambiare nel ventennio 1850-1870, allorché sorsero le prime banche di credito mobiliare che favorirono l'emissione di azioni ed obbligazioni e la concessione di prestiti a lungo termine.   Sorsero banche di credito fondiario e di credito agricolo, banche cooperative.

La crescita del benessere economico dei paesi occidentali non fu continua, ma si verificarono periodi di accelerata espansione seguiti da periodi di depressione dell'economia. Le due fasi prendono il nome di ciclo. I cicli si cominciarono a studiare nella prima metà dell'Ottocento tra i più attendibili furono quelli di Kondrat'ev e quelli di Juglar, si individuarono una serie di cicli: cicli di lungo periodo della durata approssimativa di 50 anni; cicli maggiori di durata di 8 anni; ipercicli della durata di 18-22 anni; trend secolare che stabilisce i prezzi per un periodo superiore a 50 anni. Nello studio dei cicli il momento più difficile da studiare è quello dell'inversione della tendenza. Si individuarono all'interno di un ciclo 4 fasi: espansione(i prezzi lievitano, la produzione aumenta, i salari sono elevati ed i consumi crescono); recessione(aumentano i bisogni, i costi aumentano, la gestione diviene meno efficiente, si riducono i consumi); contrazione(maggiore offerta rispetto alla domanda, calo dei prezzi, diminuzione dei profitti, riduzione degli investimenti, disoccupazione); ripresa(gli imprenditori cercano di ridurre i costi, rinnovano le attrezzature, i prezzi cominciano a risalire, aumenta la domanda, la fiducia ritorna). Durante l'800 si possono individuare due cicli, il primo che va dal 1790 al 1849 e il secondo che arriva al 1896 entrambi dividibili in due fasi( quella di espansione e quella di recessione). I cicli Juglar tra la fine del '700 e l'800 furono 10:

1789-1800 depressione del vecchio regime

1801-1818 contrazione(blocco continentale*)

1819-1832 nei primi 7 anni l'economia inglese si sviluppò per la vendita dei prodotti industriali in

America Latina, successivamente per le speculazioni sul cotone degli Stati Uniti la

bilancia commerciale accusò un forte disavanzo e si entrò in un periodo di depressione

1832-1842 nella fase A del ciclo la rapida diffusione delle costruzioni ferroviarie portò

conseguenze positive per l'estrazione del carbone. Successivamente si passò ad una

situazione economica molto critica per cui la Banca d'Inghilterra aumentò il saggio di

di sconto mettendo in difficoltà gli imprenditori.







CAPITOLO SECONDO

LA RAPIDA CRESCITA DELL'ECONOMIA INGLESE

La rivoluzione agraria, sappiamo ebbe la sua prima manifestazione in Inghilterra. Le innovazioni di maggior rilievo introdotte dalla rivoluzione agraria inglese riguardarono il nuovo assetto fondiario, che portò alla costituzione di numerose grandi proprietà. I possessori di capitali misero insieme piccoli appezzamenti di terre appartenenti ai coltivatoti diretti. Questa operazione prese il nome di movimento delle enclosures poiché il nuovo grande proprietario chiuse con siepi e steccati le terre acquistate. Il movimento di chiusura delle terre si intensificò e fu sancito dall'approvazione di atti del parlamento inglese. La richiesta di atti era così elevata che il parlamento approvò il General Enclosures Act con il quale demandò ad apposite commissioni la decisione definitiva di chiusura delle terre.

Le innovazioni nel settore industriale cominciarono nelle industrie traenti. A Manchester si formò una nuova classe di imprenditori, chiamati maestri fustagnai. Questi compravano i filati lavorati nelle campagne e li distribuivano ai tessitori che cominciavano a concentrare le loro attività nelle fabbriche.

Nel 1733, John Kay inventò la navetta volante. Questa invenzione faceva risparmiare il lavoro di un operaio, e per questo all'inizio fu poco applicata perché i tessitori temevano la riduzione del lavoro.

Nel 1764, James Hargreaves inventò lo spinning jenny, una ruota che poteva far girare contemporaneamente fino a 100 fusi.

Nel 1769, Arkwright inventò la water frame, una macchina per filare mossa dall'energia.

Bessemer e Siemens inventarono un processo per ridurre notevolmente il costo della lavorazione dell'acciaio.

In Gran Bretagna fu costruito un canale, nel 1761, per iniziativa del duca Bridgewater per collegare Worsley a Manchester, successivamente fu esteso. La costruzione della rete ferroviaria fu lasciata all'iniziativa privata, le commissioni parlamentari si limitarono controllare. Nel 1815 fu approvata una legge che proibì l'importazione di cereali fino a che il prezzo non fosse inferiore a 80 scellini.

Da questa legge iniziò un'aspra lotta per l'abolizione del protezionismo agricolo. Un primo passo fu costituito dall'introduzione della scala mobile, cioè un sistema che faceva variare i dazi a scaglioni in base alle variazioni del prezzo del frumento sul mercato libero. Cobden, un industriale di Manchester, riuscì a convertire la maggioranza parlamentare inglese. Egli si mise a capo di un certo numero di industriali del Nord, che avevano costituito la Lega contro la legge sul grano. Fu eletto membro alla camera dei comuni e riuscì a convincere il capo del partito a ridurre i dazi: furono aboliti o ridotti i dazi su tutti i prodotti alimentari, eccetto quelli voluttuari. Adottata dalla Gran Bretagna, la politica liberistica venne accolta da tutti i paesi occidentali.

Il monometallismo aureo inglese durò fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Per i biglietti emessi dalla Banca d'Inghilterra fu dichiarato il corso forzoso che doveva durare solo pochi mesi, ma che fu più volte rinnovato. Il parlamento nominò una commissione per indagare sulle cause dell'aumento del prezzo dell'oro che attribuì ciò all'eccessiva emissione di biglietti. Solo dopo un decennio si tornò alla convertibilità, ma si ritornò all'antica parità; ciò significò adottare una politica deflazionistica che contribuì ad aggravare la tendenza in atto della discesa dei prezzi, con conseguenze negative per l'economia inglese. Seguì una forte crisi finanziaria. Occorreva apportare delle modifiche: autorizzarono la Banca d'Inghilterra ad aprire numerose filiali e la costituzione di banche sotto forma di società per azioni. Nel 1844 il parlamento emano il Peel Act con cui si stabilì che una parte della riserva della Banca d'Inghilterra dovesse essere in titoli di stato e la parte rimanente in monete d'oro. Nel giro di 80 anni scomparvero le banche private di emissione e la Banca d'Inghilterra ebbe il monopolio dell'emissione di cartamoneta. Nella prima metà dell'800 il sistema bancario preesistente si arricchì di un uovo tipo di istituti : le casse di risparmio(sorte con lo scopo di difendere i piccoli risparmi reinvestiti presso la Commissione del Debito Nazionale ad un tasso di interesse superiore a quello del mercato) e le banche società per azioni. Al centro del sistema bancario vi era sempre la Banca d'Inghilterra che svolgeva la funzione di banca dello stato e quella di banca delle banche. Si venne così a formare il sistema della riserva unica, per il quale la Banca d'Inghilterra conservava non solo le riserve auree ma anche gran parte delle disponibilità finanziarie delle altre banche.

CAPITOLO TERZO

IL LENTO SVILUPPO DELL'ECONOMIA FRANCESE

I progressi realizzati dalla Francia nell'800 furono meno importanti di quelli di altri paesi con un corrispondente livello economico, come l'Inghilterra e la Germania. Con la Rivoluzione furono aboliti i diritti feudali e il contadino ebbe la piena proprietà delle terre che coltivava dietro pagamento di un canone ed altri diritti al feudatario. In tal modo la Rivoluzione avallò un sistema fondiario basato sulla piccola proprietà. Lo sviluppo industriale era iniziato in Francia prima della Rivoluzione ma a causa di quest'ultima e delle guerre napoleoniche aveva subito una battuta di arresto. Quindi lo sviluppo industriale fu certamente più lento della sviluppo che si ebbe in Inghilterra nello stesso periodo. Come in Gran Bretagna, durante la prima rivoluzione industriale, le prime imprese che si modernizzavano ossia quelle traenti, furono le industrie tessili e del ferro. Alla fine del Settecento la Francia era in ritardo nell'introduzione di numerosissime innovazioni. Durante la seconda rivoluzione industriale, le industrie trainanti furono quelle dell'elettricità, del motore a scoppio e dell'automobile. Il miglioramento delle vie e mezzi di comunicazione fu certamente determinante per la commercializzazione dei prodotti e, in generale, per la crescita economica del paese. In Francia anche il ritardo nella costruzione di strade comportò la lentezza nell'industrializzazione. La Francia aveva una buone rete stradale ma questa era incompleta perché collegava solo i grandi centri abitati. Lenta fu anche la costruzione delle ferrovie poiché i governanti e la maggioranza dei francesi non riuscirono a coglierne l'utilità. Per la costruzione delle ferrovie francesi fu adottato un sistema misto con il quale lo stato espropriava i terreni e preparava il piano stradale, le altre attrezzature venivano acquistate dalle compagnie private che ricevevano l'esercizio delle ferrovie per molti anni.

Dopo la caduta di Napoleone(1815-1818) fu adottata una moderata politica protezionistica; successivamente durante il Secondo Impero(1852-1870) per volontà di Napoleone III fu attuata una politica di libero scambio. Il libero scambio però non fu mai accettato con piacere dagli imprenditori francesi, così, quando cadde Napoleone III fu chiamato Adolphe Thiers, feroce sostenitore del protezionismo. Tuttavia, al momento in cui stava per attuare la nuova politica fu rovesciato dai sostenitori del libero scambio. Ma alle successive elezioni fu inviata alle camere una maggioranza di deputati protezionisti tra cui Méline che fece aumentare ulteriormente i dazi sui manufatti importati e fece emanare una legge che sostituì i dazi ad valorem con i dazi specifici di facile riscossione e difficile evasione.

Il sistema monetario metallico francese fu riordinato nel biennio 1793-1795, allorché si stabilì che la moneta ufficiale fosse il franco. Il sistema bimetallico adottato dalla Francia e da diversi paesi europei funzionò bene fino alla metà del secolo poi, però, si cominciò a tesoreggiare l'oro e sul mercato abbondò l'argento. La situazione poi si capovolse dopo il 1848, allorché cominciò ad arrivare l'oro delle miniere della California. Così l'argento fu tesaurizzato e l'oro, essendo abbondante fu immesso sul mercato per la coniazione. La difficoltà durò fino al 1860 quando iniziò ad aumentare anche la produzione di argento; dal 1867 l'oro cominciò prima a scarseggiare poi scomparve dal mercato mentre l'argento venne portato alla zecca per la coniazione.

La Banca di Francia sorse come società per azione e appena costituita incorporò la Cassa dei Conti Correnti. L'amministrazione della Banca di Francia fu affidata al Consiglio di Reggenza eletto dall'assemblea dei maggiori azionisti. Quando la Banca fu costituita, Napoleone sperava di mungervi il denaro necessario per finanziare le guerre. La Banca operò principalmente con lo stato e con la caduta di Napoleone, nel 1814, anche la Banca fu messa in crisi. Superata la crisi che seguì la caduta di napoleone, la Banca di Francia riuscì ad accrescere la sua attività e il suo potere. Il trionfo elettorale di Luigi Napoleone assieme alla sconfitta dei socialisti diedero sicurezza agli imprenditori a la crisi fu superata: i biglietti di banca riacquistarono la fiducia dei francesi. In Francia nei primi decenni dell'800, oltre alla Banca di Francia vi erano le banche private. Il codice di commercio francese stabiliva che la costituzione di società per azioni fosse necessaria l'autorizzazione del Consiglio di Stato, cha la concedeva raramente. Il governo stabilì la costituzione, nelle maggiori città, di istituti di sconto che dovevano fungere da intermediari tra la Banca di Francia e gli imprenditori industriali e commerciali. Si sentiva però la necessità di una banca che potesse far fronte ai bisogni finanziari del commercio, per le costruzioni ferroviaria e per le opere pubbliche; di tale necessità si fecero interpreti i fratelli Pereire che nel 1852 fondarono la Société Générale de Crédit Mobilier. Il successo dei Pereire inasprì sempre più la gelosia e la diffidenza della Banca di Francia che mossero loro una spietata concorrenza e non diedero loro la possibilità di salvarsi quando furono in difficoltà. Infatti il Credito Mobiliare, nel 1866, fu coinvolto dalla crisi del mercato edilizio,dalla crisi industriale e finanziaria che si abbatté sulla Francia. La crisi si aggravò perché all'istituto non fu consentito di emettere obbligazioni. La Banca di Francia non volle aiutarlo e la società fu sciolta.

CAPITOLO QUARTO

L'UNIFICAZIONE DELLA GERMANIA E LA RAPIDA CRESCITA DELLA SUA ECONOMIA

Il paese era diviso dall'Elba: nella parte orientale vi era la grande proprietà dello Junker, che veniva coltivata dai servi slavi; nella parte occidentale erano diffusi i piccoli appezzamenti di terra nelle mani dei contadini. L'emancipazione dei contadini non derivò da un movimento che partì dal basso , ma fu voluto dai governanti del paese. I primi provvedimenti furono presi dal barone Von Stein, che abolì la servitù della gleba, consentì ai contadini di acquistare un appezzamento di terra, favorì la costituzione di poderi continui. Successivamente il cancelliere di Prussia Handerberg emanò un editto che consentì ai contadini, possessori di poderi con diritto ereditario, di cedere 1/3 delle terre possedute al signore e divenire proprietario della parte rimanente. Nella Germania Occidentale l'abolizione dei diritti feudali e l'emancipazione dei contadini si ebbe durante l'occupazione francese, oppure durante la Restaurazione. In Austria la servitù della gleba fu abolita da Giuseppe II nel 1781. Anche in Germania le innovazioni della produzione industriale si ebbero con notevole ritardo rispetto all'Inghilterra. L'avvio della rivoluzione industriale va collocato nel periodo compreso fra 1834 e il 1870. la ragione principale del ritardo fu la divisione politica del paese e la conseguente divisione economica. Il maggiore intralcio derivava dalle barriere doganali. Lo sviluppo dell'economia prese l'avvio solo dopo la formazione dell'unione doganale. La maggiore sostenitrice dell'unione fu la Prussia, desiderosa di conquistare l'egemonia su tutta la Germania. Contrari all'unione doganale erano l'Austria ed altri stati minori che non sopportavano la supremazia prussiana; così si formarono tre leghe: la lega del Sud, la lega del Nord(Prussia) e la lega del Centro. La Prussia riuscì a stipulare un trattato di commercio con la lega del Sud. Intanto continuò la lotta, tra Prussia e Austria, per la supremazia economica e politica su tutto il territorio della Germania, la Prussia uscì vittoriosa dal contrasto con l'Austria, vittoria che fu coronata da un ulteriore successo allorché nel 1871 riuscì a creare un solo stato che comprendeva tutto il territorio tedesco. Però il protezionismo solidale voluto da Bismarck- ossia quella politica che proteggeva contemporaneamente l'agricoltura e le industrie- non sempre fu benefica per l'economia del paese. Nei primi decenni dell'800, la maggior parte delle industrie tedesche aveva un'organizzazione domestica o artigianale. Negli anni Trenta con la diffusione delle fabbriche, l'attività della industrie domestiche andò diminuendo. Gli artigiani lavoravano nei centri urbani organizzati in corporazioni che avevano fissate rigide regole per il lavoro da effettuare. Per l'unione doganale, per la diffusione delle ferrovie, per la concorrenza dei prodotti delle fabbriche, l'attività artigianale fu messa in crisi.  Quando fu realizzata l'unione doganale, il governo prussiano fondò l'Istituto Industriale con lo scopo di incoraggiare la sperimentazione e la diffusione dei nuovi metodi di produzione. I risultati dei mutamenti che si ebbero nel settore industriale e nei trasporti furono la maggiore diffusione delle macchine, la costituzione delle prime grandi fabbriche. Tale espansione industriale fu arrestata dalla crisi agricola del 1846-1847 e la rivoluzione del 1848. Nonostante i progressi industriali, alla metà del secolo, l'economia tedesca era ancora prevalentemente agricola. La completa industrializzazione della Germania si ebbe con il raggiungimento nel 1871 dell'unificazione politica. Dopo tale traguardo si attuò la seconda rivoluzione industriale, che portò la Germania, alla vigilia della prima guerra mondiale, ad essere il paese più industrializzato d'Europa. Le prime profonde trasformazioni si ebbero nell'industria mineraria. Nel settore dell'abbigliamento la lavorazione artigianale fu sostituita dal sistema del mercante-imprenditore. Nei pressi dei fiumi furono aperti grandi mulini per la trasformazione dei cereali importati. La produzione di elettricità crebbe rapidamente quando fu impiegata per l'illuminazione. Gli scambi commerciali migliorarono grazie ad un'efficiente rete di vie e mezzi di comunicazione. Gli industriali tedeschi per difendersi dalle conseguenze della concorrenza crearono i cartelli per accordarsi sui prezzi di vendita , sui salari da pagare ecc. Nella prima metà dell'800 circolavano monete metalliche e biglietti emessi dagli stati e dalle banche. Tutti gli stati della Germania avevano un proprio sistema monetario. Quando si avviò l'unione doganale ci si rese conto che occorreva dare uniformità al sistema monetario. I primi passi furono compiuti quando fu stipulata una convenzione fra gli stati della Germania del Sud che adottarono una moneta comune, il fiorino d'argento. Un ulteriore passo verso l'ammodernamento del sistema monetario metallico si ebbe con l'unificazione politica della Germania. Si adottò come nuova unità monetaria il marco d'oro. In tal modo venne abbandonato il monometallismo argenteo e si introdusse il monometallismo aureo. La banca più importante della Germania era quella di prussica, che non aveva il monopolio della emissione dei biglietti, poiché vi erano altre piccole banche di emissione, era sottoposta per mezzo di un consiglio di vigilanza, al controllo del governo. I tedeschi furono i primi in Europa a creare la banca mista, poiché unirono , nelle stesse mani, la funzione di banca commerciale, per le operazioni a breve termine, con la funzione di banca di investimento, per le operazioni a lungo termine. Una ragione del successo delle banche miste fu la specializzazione che esse acquisirono in diversi campi di attività. Il deputato Schulze propagandò l'idea dell'associazionismo e della cooperazione nel settore del credito e fu l'ideatore delle banche popolari. Queste banche avevano lo scopo di invogliare i soci a risparmiare, piuttosto che facilitare loro l'accesso ai prestiti. In Italia, ardente apostolo della diffusione delle banche popolari fu Luzzatti.





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