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LE TEORIE ECONOMICHE

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LE TEORIE ECONOMICHE


Nel 1600 in Inghilterra si sviluppò la teoria mercantilista, il cui obiettivo era di esportare beni più di quanto si importasse, così lo scambio era una grande fonte di ricchezza. Il valore dei beni è dato dalla quantità di oro accumulata.

Nel 1700 in Francia si diffuse la teoria fisiocratica che affermava che la ricchezza è data dalla produzione agricola e dall'estrazione dei metalli, quindi escludendo lo scambio. I fisiocratici hanno inventato il concetto di valore aggiunto, rappresentato dalla differenza fra la quantità di prodotti coltivati e la quantità di prodotti raccolti. Il sistema economico era fondato su 3 classi; i proprietari, cioè nobili, la classe produttiva (operai, contadini) e la classe sterile ( i consumatori).



Tra le teorie moderne troviamo quella di Adam Smith che distingue il valore d'uso,una valutazione soggettiva, dal valore di scambio che è il valore che il mercato attribuisce al bene. Smith distingue anche il valore contenuto, cioè il lavoro necessario a produrre il ben, dal valore comandato, ossia l'attitudine di un bene ad essere scambiato con altri beni e quindi l'incontro fra domanda e offerta dei beni. Se un bene ha un basso valore contenuto, ma un alto valore comandato avremo un aumento della produzione e quindi della concorrenza. Secondo Smith, c'erano tre classi: i proprietari terrieri, i capitalisti e i lavoratori.

In seguito Ricardo differenzia il lavoro diretto degli operai, dal lavoro inerte dei macchinari del capitalista per giustificare il compenso del capitalista. Infatti il lavoro incorporato comprende anche il lavoro dei macchinari.

Marx introduce il concetto di plusvalore. Secondo lui, il valore del bene è dato dal lavoro contenuto e non trova giustificazione fra profitto e vendita e vendita. Vede una sottrazione di valore a chi produce il bene, al quale invece spetterebbe.  Al lavoratore spetta un compenso pari alla sua sussistenza.

Il lavoro necessario sono le ore effettivamente pagate e il plusvalore è la parte dei valori prodotti di cui si appropria il capitalista. Il plusvalore è assoluto quando rappresenta la differenza fra le ore lavorate e le ore effettivamente pagate ed è relativo quando il capitalista fa intensificare il ritmo di lavoro del lavoratore. Più si investe, più c'è bisogno di aumentare la quantità di beni prodotti.

L'unica via d'uscita per lo sfruttamento può essere solamente la rivoluzione.





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