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COMMERCIO INTERNAZIONALE E NUOVE FORME DI INTERVENTO

economia



COMMERCIO INTERNAZIONALE E NUOVE FORME DI INTERVENTO



GLI ACCORDI E LE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI, DAL GATT A LOME'


L'ammontare totale dell'interscambio mondiale è oggi pari a circa tremila miliardi di dollari l'anno.

Il 60% di tale volume di scambi è sottoposto a varie forme di restrizione (di carattere qualitativo e quantitativo) che determinano un sovrapprezzo più o meno significativo sul valore di base della merce scambiata. Quattro anni fa il totale degli scambi sottoposto a qualche tipo di vincolo era pari al 50%. Negli ultimi tempi si è quindi verificata una recrudescenza, anziché una diminuzione delle misure protezionistiche. Nel settore alimentare la percentuale di interscambio mondiale "vincolata" è oggi intorno al 75%, nella chimica all'80%, nella agricoltura sfiora addirittura il 90%.




Sono trascorsi circa due secoli da quando A. Smith propose il "free trade" o "libero scambio" come sistema di politica economica volto a realizzare nella misura più elevata i vantaggi derivanti dallo scambio internazionale.

Dopo di allora, e soprattutto in quest'ultimo secolo, sono state create istituzioni ad hoc con l'intento di rimuovere gli ostacoli al libero svolgimento delle relazioni internazionali, superare gli squilibri dovuti alle accentuate disparità di sviluppo tra i vari paesi, stimolare la formazione di aree integrate, promuovere forme di più equilibrata e più intensa cooperazione tra gli stati.


Ma al di là delle enunciazioni di principio i risultati ottenuti da queste istituzioni, come evidenziano anche le cifre sopra riportate, sono stati deludenti.

Nell'immediato dopoguerra, fallita l'ipotesi di realizzare una prospettata "Organizzazione Internazionale per il commercio" con l'intento di salvaguardare lo sviluppo e il carattere multilaterale degli scambi, divenne operante, a partire dal 1947, il segretariato che ne avrebbe dovuto curare la realizzazione, il Gatt (General Agreement on Tariffs and Trade - Accordo Generale sulle Tariffe e sul Commercio). Obiettivi fondamentali dell'attività di tale organismo sono, essenzialmente, la progressiva eliminazione degli ostacoli agli scambi, di natura tariffaria o non tariffaria, la negoziazione accentrata delle riduzioni tariffarie, garantire l'apertura degli scambi internazionali ad ogni paese o comunità di stati, senza vincoli o discriminazioni di varia natura.


Per superare le difficoltà specifiche dei paesi in sviluppo è stato creato, nel 1964, l'UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development) nell'intento di tutelare in modo più efficace l'interesse di paesi produttori di materie prime o di beni primari, prevalentemente agricoli o avviati verso una fase di 545g67f progressiva industrializzazione.


Dopo le due fondamentali tappe del Tokyo Round e del Kennedy Round l'attività del Gatt è ora entrata in una terza fase, quella dell'Uruguay Round, l'ultima e più recente tornata di ricontrattazioni tra i 108 paesi della comunità internazionale ora membri del Gatt.


Come già nelle fasi precedenti, lo scopo principale della trattativa è l'eliminazione degli ostacoli e dei vincoli che determinano distorsioni- talora assai gravi - nel libero svolgimento degli scambi internazionali: ostacoli tariffari (dazi doganali) imposti per procurare mezzi all'erario (dazi fiscali) o per influire sul volume e sulla composizione delle correnti di scambio (dazi protettivi) - ostacoli non tariffari -. tra cui la fissazione di quote o contingenti (limiti quantitativi all'ingresso di determinate merci nel paese); vincoli di carattere amministrativo (controlli sulla qualità e sulle caratteristiche tecniche dei prodotti che, se troppo stringenti, possono costituire un freno particolarmente efficace alle importazioni); altri ostacoli di carattere amministrativo.


Il Gatt ha dato un notevole impulso all'espansione della multilateralità degli scambi e al superamento dei vincoli al libero commercio tra stati.


La prima tornata di contrattazioni tra i paesi aderenti al General Agreement on Tariffs and Trade - firmato nel 1948 da 23 paesi - ha consentito di realizzare concessioni reciproche tra paesi membri su ben quarantacinquemila voci doganali.

Altre due successive tappe hanno poi consentito di ottenere risultati significativi: il Kennedy Round, il quinto della serie di incontri finora realizzati, oltre ad introdurre un meccanismo preferenziale tra i paesi in sviluppo ha conseguito riduzioni tariffarie sul 35% dei prodotti industriali esistenti all'epoca. Tra il 1973 e il 1979 il Tokyo Round individuava e classificava le diverse possibili restrizioni al commercio (di natura tariffaria e non tariffaria) stabilendo, nel contempo, le regole per risolvere conflitti commerciali.


Molto nutrita appare l'agenda delle questioni dibattute nell'ultima, e più recente, contrattazione interministeriale tra i paesi firmatari del Gatt a Punta del Este, in Uruguay, il primo dei paesi in sviluppo ad organizzare un incontro di questo tipo.

Obiettivo finale, realizzare, attraverso concessioni reciproche, una mediazione soddisfacente tra le esigenze contrapposte espresse dai differenti gruppi di paesi.

Tra le parti più attive nel negoziato, gli Stati Uniti, interessati, tra l'altro, alla regolamentazione dei "servizi" scambiati sui mercati internazionali.

Il terziario o "servizi" comprende, oltre ai servizi all'industria, le attività finanziarie, bancarie, assicurative, di trasporto ecc..


L'attenzione delle autorità americane nel settore dei servizi è giustificata: negli Stati Uniti oltre il 75% dei posti di lavoro proviene, attualmente, dal terziario: si prevede, nel prossimo decennio, che il medesimo settore fornirà più del 90% delle nuove opportunità di occupazione.


Altre questioni rilevanti per gli Stati Uniti, la riduzione dei sussidi e l'eliminazione del protezionismo agricolo nell'ambito della PAC - la politica agricola comune della CEE -, la disciplina dei diritti collegati alla proprietà intellettuale (software informatico, marchi elettronici - la contraffazione e la pirateria di beni con marchio registrato ha un fatturato di miliardi di dollari) la regolamentazione delle pratiche e degli adempimenti connessi con gli investimenti sui mercati internazionali, i meccanismi per risolvere i conflitti commerciali.

Un punto centrale del negoziato è la soluzione della disputa tra Stati Uniti e Giappone: al governo di Tokyo si richiede l'apertura dei mercati nazionali di alcuni beni "strategici" alla concorrenza internazionale - esemplare è il mercato del riso - e l'adozione di un sistema di tariffe; maggiore disponibilità ad importare manufatti industriali dagli Stati Uniti e dai paesi della Comunità europea.

In uno scenario in cui gli attori principali sono, ancora una volta, Usa CEE e Giappone, le istanze dei paesi in via di sviluppo non trovano spazio adeguato.

O non hanno, forse, sufficiente potere contrattuale.

Questo si verifica, da una parte, perché ai PVS manca uno strumento strategico decisivo nelle negoziazioni internazionali: la possibilità di ricorrere alla minaccia di rappresaglie di natura finanziaria o commerciale. Queste sono spesso, invece, gli argomenti principali per dirimere un conflitto tra i principali partner commerciali: Usa CEE e Giappone. Dall'altra, perché i PVS sono spesso divisi, al loro interno, in gruppi che rappresentano interessi settoriali diversificati.

Così un'eventuale correzione della politica agraria della Comunità europea e degli Stati Uniti o la riduzione del protezionismo giapponese sarà - ancora una volta - qualunque sia l'esito delle trattative in corso - la composizione del "conflitto bilaterale strisciante" (Bergsten e Cline, 1987) tra le tre entità economiche egemoni.


E' possibile che l'Uruguay Round porti all'ottenimento di qualche beneficio per i PVS: misure a sostegno dei prezzi di prodotti specifici, come i generi coloniali o le merci basate su risorse naturali (ad esempio, i tessili e l'abbigliamento), maggiori opportunità di espandere le occasioni di accesso ai mercati internazionali.




Più difficile è invece che i negoziati in seno al Gatt riescano ad elaborare soluzioni concordate per risolvere l'instabilità dei mercati mondiali - finanziari e commerciali - strettamente interconnessi - nonché sistemi efficaci per compensare gli squilibri tra le disponibilità alimentari tra le diverse regioni del mondo e tra i differenti paesi al loro interno.




LA COOPERAZIONE COMMERCIALE DELLA CEE CON I PAESI ACP: LA CONVENZIONE DI LOME'


La sistemazione istituzionale dei particolari rapporti economici e finanziari tra i singoli stati europei e le ex colonie (stati dell'Africa, ma anche dei Caraibi e del Pacifico) all'interno dei nuovi impegni comunitari è stata una delle questioni centrali da risolvere sin dalle prime fasi di costituzione della nuova Comunità.

Nella Convenzione applicativa del Trattato di Roma e nel testo del Trattato medesimo all'articolo 31, veniva sottolineata la necessità di intervenire nella promozione dello sviluppo economico e sociale dei paesi arretrati stabilendo stretti legami finanziari e commerciali con essi e costituendo un opportuno Fondo Europeo di Sviluppo.


Per consolidare i legami preesistenti, allargarli a livello dell'intera Comunità e, nel contempo, evitare le ripercussioni negative che la rottura di tali vincoli avrebbe generato sull'economia dei paesi europei e sugli stati ACP è stato, sin dall'inizio, creato il tessuto di un'articolata struttura di rapporti.


Nella Convenzione di applicazione fu stabilita l'apertura progressiva dei mercati ai membri del Mercato Comune, l'applicazione di un regime preferenziale ai prodotti provenienti dai paesi ACP e la partecipazione dei paesi della CEE agli investimenti a carattere economico e sociale in Africa.


I primi trenta paesi che aderirono all'iniziativa erano, per lo più, ex colonie francesi tra cui i territori d'oltremare francesi (dell'Africa e dei Caraibi) ma anche colonie del Belgio, italiane ed olandesi.


A partire dal 1958 divenne operativo il progettato Fondo Europeo di Sviluppo.

Nei primi quattro anni di attività l'operato di tale organismo mise in evidenza numerose difficoltà e vincoli: ai paesi beneficiari non era consentito partecipare in modo attivo alle decisioni, le iniziative realizzate prevedevano sovente la realizzazione di infrastrutture grandiose ma poco funzionali alle reali esigenze delle popolazioni, i ridotti interventi finanziari (all'inizio, solo a titolo gratuito e non di prestito)e la lentezza e la complessità delle procedure ne ritardavano e ne limitavano gli spazi d'intervento.


Con la firma della prima e seconda Convenzione di Yaoundè (1963 e 1969) si tentò di ampliarne le competenze e le possibilità di manovra.

L'aumento delle disponibilità monetarie sancito dalla prima Convenzione di Yaoundè (1963) consentì di diversificare gli interventi finanziari: nuovi e più ampi prestiti a titolo oneroso, il sostegno all'assistenza tecnica, l'erogazione di contributi a fondi di stabilizzazione prezzi, un adeguato supporto alla produzione e alla diversificazione industriale.


Ma è solo con la seconda Convenzione di Yaoundè (1969) che vengono stanziati consistenti mezzi finanziari per la cooperazione commerciale tra i due gruppi di paesi; le misure a sostegno dei prezzi vengono però eliminate mentre la riduzione della tariffa esterna comune nei confronti di tutti gli altri paesi in via di sviluppo consente di ampliare le relazioni commerciali della Comunità ma limita la preferenza relativa di cui godevano i soli paesi associati alla Convenzione.

Sotto il profilo delle relazioni commerciali sono state profondamente innovative le quattro Convenzioni successive (Lomè I,II,III,IV).


In particolare, con Lomè I (entrata in vigore nel 1976) la CEE ha rinunciato al trattamento preferenziale dei suoi prodotti richiesto in passato.


In cambio, i paesi ACP si impegnavano ad accordare ai paesi della Comunità un trattamento non meno favorevole di quello che essi accordavano alla nazione più favorita e a non fare discriminazioni tra paesi membri. Un'eccezione a questo principio è sancita dall'art.7,2b della Convenzione: un paese ACP può accordare vantaggi commerciali superiori a quelli che concede alla Comunità qualora concluda un accordo con un altro paese ACP o con altri paesi in via di sviluppo.

Un'altra importante conquista sancita da Lomè I è il libero accesso nella Comunità dei beni "originari" dei paesi ACP; con l'abolizione di dazi doganali, restrizioni quantitative, e tasse ad effetto equivalente veniva garantito al 99,6% di tali merci un trattamento del tutto simile a quello accordato ai prodotti comunitari.

I beni agricoli regolamentati dalla Politica Agricola Comune originari degli ACP non godevano però dei medesimi benefici: ad essi era garantito solo un regime più favorevole di quello accordato ai prodotti provenienti da paesi terzi.

Uno degli obiettivi fondamentali della Convenzione è stata la stabilizzazione dei proventi da esportazione.


L'instabilità dei prezzi e delle quantità esportate è infatti uno dei fattori determinanti nell'ostacolare la crescita e l'emancipazione economica e finanziaria dei PVS: l'insufficienza e l'irregolarità del flusso degli introiti in valuta rende inevitabile ricorrere ai prestiti esteri per finanziare le importazioni necessarie; il ripagamento degli interessi e delle quote capitale dello stock del debito esistente diviene più difficile e oneroso; le difficoltà delle imprese esportatrici si comunicano all'intero sistema, sconvolgendo i programmi di stabilizzazione e le possibilità di pianificazione nel lungo periodo e accrescendo a dismisura il disavanzo della finanza pubblica...


Con Lomè I è stato introdotto un meccanismo di stabilizzazione di tali proventi denominato STABEX. In sostanza, qualora l'esportazione verso la Comunità di un prodotto ACP (inizialmente solo prodotti di base e loro derivati e generi tipicamente "tropicali") di peso significativo nel flusso commerciale del paese d'origine (più del 7,5% delle esportazioni totali dell'anno precedente - si parla, in questo caso, di una prefissata "soglia di dipendenza") subisca una diminuzione sensibile (il 7,5% della media aritmetica delle esportazioni dei quattro anni precedenti - è questa la "soglia d'intervento") l'applicazione dello STABEX consente l'innalzamento della quota esportata sino al livello medio dei quattro anni precedenti (artt.15-25 della I Convenzione di Lomè).




La II Convenzione di Lomè (1979,Lomè, Togo) estende e rafforza i principi fissati dalla prima Convenzione.


Con Lomè II cresce il numero dei paesi aderenti, che passa da 46 a 57 paesi firmatari.


Oltre a confermare l'efficacia e la validità dello STABEX, vengono erogati nuovi finanziamenti a sostegno dei programmi di promozione e di vendita allo scopo di garantire una più incisiva penetrazione commerciale dei prodotti ACP nei territori della Comunità.


La lista dei prodotti beneficiari dello STABEX si accresce da 34 a 45 prodotti o sottoprodotti.


I criteri per giustificare l'applicazione dello STABEX sono ora più accessibili: si richiede che il prodotto sia solo il 6,5% delle esportazioni (verso qualsiasi destinazione) dell'anno precedente (per il sisal il 5%) mentre è sufficiente che la diminuzione dei proventi di esportazione rispetto alla media dei quattro anni precedenti sia del 6,5% (soglia d'intervento).

Per i paesi meno sviluppati, interni o insulari (ben 47 stati su 57) i due limiti sono fissati entrambi pari al 2%.

La novità di maggior rilievo di Lomè II è, senza dubbio, l'estensione di un meccanismo analogo allo STABEX al settore minerario.

Lo STABEX era infatti applicabile esclusivamente ai prodotti agricoli e ad un solo minerale, il ferro; i paesi produttori di beni agricoli erano quindi fortemente avvantaggiati rispetto ai produttori di minerali, esposti alla variazione dei prezzi e alla caduta delle quantità prodotte ed esportate sui mercati internazionali.

Con l'introduzione del sistema SYSMIN si è cercato di garantire uno strumento di protezione e di sviluppo delle materie di base minerali.


Il SYSMIN è simile allo STABEX negli intenti, ma non nelle modalità di applicazione; in base a Lomè II è stato applicato, inizialmente, a sette minerali (rame, fosfati, cobalto, manganese, bauxite, argilla e stagno) con la possibilità di estendere, in seguito, il campo d'intervento.

Fissate una soglia di dipendenza (15% del totale delle esportazioni del paese - 10% per i paesi meno sviluppati, interni o insulari) ed una d'intervento (riduzione della capacità di produzione o di esportazione o caduta degli introiti d'esportazione del 10%) il SYSMIN garantisce al paese produttore di uno dei minerali sopraelencati che riscontra entrambe le condizioni il sostegno della Comunità.


Tale sostegno si realizza con il finanziamento di progetti o di programmi di intervento strutturali nel settore minerario (segnalati dal paese produttore) volti ad istituire ed a mantenere una redditizia capacità estrattiva e di esportazione.

Si tratta di prestiti rimborsabili in 40 anni con un periodo di ammortamento di 10 anni. E' previsto anche il sostegno della BEI (Banca Europea per gli Investimenti) per promuovere lo sviluppo del settore minerario e per stimolare ed accrescere l'apporto di Know-how tecnico e il finanziamento dall'estero.


La terza Convenzione di Lomè è stata firmata l'8 dicembre del 1984. Hanno sottoscritto il testo della Convenzione anche Spagna e Portogallo per la CEE e l'Angola e il Mozambico tra i paesi ACP.


Con Lomè III gli obiettivi e gli strumenti introdotti con le precedenti convenzioni vengono estesi e riorganizzati nell'intento di realizzare una maggiore efficacia degli interventi.


A questo si aggiunge una maggiore disponibilità finanziaria con un apporto totale di 7,5 miliardi di ECU per il quinquennio 1985-1989 contro i 4,5 miliardi di Lomè II.


Si ricerca, soprattutto, almeno a livello di enunciazioni formali, una maggiore concertazione e cooperazione commerciale, finanziaria e tecnica tra paesi donatori e paesi beneficiari; si tenta di rendere più efficace il sostegno a programmi settoriali di sviluppo nonché di individuare i mezzi e le misure più idonei a sviluppare le importazioni, per contribuire al migliore rendimento dei settori produttivi.


Sotto l'aspetto commerciale, in particolare, Lomè III introduce nuove, più favorevoli misure per l'accesso dei prodotti agricoli originari degli ACP, intensifica le azioni di promozione commerciale semplificando, nel contempo, le procedure di attuazione dei benefici concessi.

Lo STABEX viene esteso a tre nuovi prodotti; le due soglie (di dipendenza e di intervento) vengono ulteriormente ridotte.


Viene introdotta una gestione più attenta dei fondi trasferiti ai paesi beneficiari. Anche il SYSMIN viene meglio definito negli obiettivi e nelle procedure di gestione. Sono previste, tra l'altro, "azioni di diversificazione" della produzione mineraria quando non sia possibile il mantenimento della capacità di produzione.

Un punto centrale della nuova Convenzione è la conservazione o il ripristino dell'equilibrio naturale, in particolare, sotto forma di lotta alla siccità e alla desertificazione.


Nel 1989 è stata firmata la nuova edizione della Convenzione di Lomè, Lomè IV. Ne fanno parte 12 paesi membri della CEE e ben 69 paesi ACP tra cui tre nuovi membri, Repubblica Dominicana, Haiti e Namibia.


Sin dall'inizio Lomè IV diviene, nelle intenzioni dei negoziatori, un mezzo efficace per combattere la grave crisi economica e le difficoltà finanziarie crescenti dei paesi ACP: i prezzi dei prodotti agricoli di base hanno infatti registrato una diminuzione costante (il loro valore medio rappresentava, nel 1988, secondo l'UNCTAD, il 53% del loro valore nel 1980); il debito estero è raddoppiato tra il 1980 e il 1987 per l'insieme degli ACP.




Gli anni '80 sono stati un periodo di gravi difficoltà economiche per la maggior parte degli ACP. Molti di essi hanno richiesto l'intervento finanziario del FMI e della Banca Mondiale. Le pesanti "condizionalità" imposte da questi creditori hanno reso i programmi di aggiustamento strutturale particolarmente penosi.

I fondi della Comunità erogati con Lomè IV (quasi tutti "aiuti non rimborsabili" per un totale di 1150 milioni di ECU, integrati da fondi di contropartita) sono di sostegno ai programmi di riforma economica e li rendono, nel contempo, socialmente più sopportabili senza però risolvere in modo sostanziale la grave situazione finanziaria ed economica di molti paesi ACP.


Nonostante la riconferma e l'ampliamento degli strumenti tradizionali (lo STABEX e il SYSMIN) e la promessa di azioni di sostegno ai mercati regionali, permane diffuso il timore che i repentini mutamenti politici nell'Europa dell'Est possano distogliere gran parte dei fondi comunitari impegnati nell'aiuto agli ACP.


Il problema della sicurezza alimentare e dello sviluppo rurale, la siccità diffusa e la crescente desertificazione invece, oltre a richiedere con urgenza interventi immediati, rendono necessari programmi adeguati e maggiori risorse nel lungo periodo.

Per quanto riguarda il regime degli scambi, il principio del libero accesso ai mercati comunitari viene confermato ed ulteriormente rafforzato.


Nel settore dei prodotti agroalimentari che non beneficiano di tale trattamento - ma solo di un regime preferenziale - sono state ridotte le restrizioni su circa quaranta prodotti.


Alcuni tra questi, come melassa, sorgo, miglio, riso e ortofrutticoli, sono molto importanti per i paesi ACP. Anche il rum e le carni bovine hanno ottenuto trattamenti concessionali (per queste ultime i vantaggi concessi sono senz'altro sorprendenti, considerato il ferreo regime di protezione accordato alle carni bovine nel sistema PAC). Le norme in materia di origine, volte a determinare se un prodotto sia o meno originario ACP e goda, quindi dell'esenzione dai dazi doganali sono state chiarite, semplificate e rese meno restrittive.


Una particolare attenzione, nell'ambito di Lomè IV è dedicata allo sviluppo dei servizi. La Convenzione promette di assumere misure per favorire lo sviluppo dei servizi bancari, di credito all'esportazione ed assicurativi, di sostegno al turismo, i trasporti, le telecomunicazioni e il trasferimento delle moderne tecnologie dell'informazione.


Il problema degli scambi internazionali di servizi è tuttora condizionato all'esito dei negoziati in corso nel Gatt (Uruguay Round).

Un titolo distinto della Convenzione è dedicato ai prodotti di base. Accanto ai prodotti agricoli sono ora compresi anche i prodotti minerari; particolare rilievo viene attribuito alle attività di trasformazione, commercializzazione, distribuzione e trasporto che creano valore aggiunto.


Lo STABEX risulta migliorato e in vari modi integrato; ne fanno ora parte 49 prodotti. Tutti i trasferimenti previsti dal sistema sono ora aiuti non rimborsabili.

Per quanto riguarda il SYSMIN, Lomè IV amplia le disponibilità finanziarie ed estende il sistema ad altri prodotti (tra cui l'uranio e l'oro).


Inoltre, un paese ACP che accusi un calo sostanziale (del 10% circa) dei proventi ricavati dalle esportazioni di prodotti minerari potrà chiedere un intervento SYSMIN anche se la sua industria estrattiva è ancora economicamente vitale (e quindi redditizia a sufficienza per pagare rinnovi e riparazioni degli impianti produttivi senza fare ricorso ad aiuti esterni). I fondi SYSMIN, infine, potranno essere utilmente impiegati per la diversificazione nonché per la modernizzazione e l'aggiornamento degli impianti.


La complessa rete di rapporti tra i paesi della Comunità e gli stati ACP codificata con le due convenzioni di Yaoundè e con le quattro convenzioni di Lomè ha dato sicuramente un significativo contributo all'ampliamento e al rafforzamento delle relazioni commerciali tra i due gruppi di paesi.


Non ha consentito, però il superamento del vincolo di dipendenza economica e finanziaria che lega, da secoli, le colonie d'oltremare alle madrepatrie europee: la complementarità economica tra paesi sviluppati che elaborano prodotti finiti e paesi sottosviluppati che forniscono i prodotti di base essenziali per il buon funzionamento e l'efficienza della struttura industriale dei primi non viene così cancellata, viene anzi confermata e rafforzata "ad infinitum". Inevitabilmente, il rapporto privilegiato che così si consolida è, ancora, un sistema di sudditanza: da una parte, paesi fornitori di prodotti ad alta tecnologia che incorporano un elevato valore aggiunto, dall'altra, paesi che sono in grado di vendere solo materie prime e prodotti di base, ad un prezzo relativamente, sempre più basso rispetto ai prodotti industriali.


Il sistema di Lomè, inoltre, non solo non espone in alcun modo al rischio di concorrenza con gli ACP i prodotti protetti dalla PAC (i beni analoghi originari ACP sono esclusi dai benefici della Convenzione) bensì consente agli europei di integrare la propria dieta con i preziosi prodotti tropicali a prezzi vantaggiosi. I migliori prodotti ACP, tra l'altro, sono destinati all'esportazione e non all'alimentazione delle popolazioni indigene; gli incentivi offerti dalla Comunità ai prodotti che beneficiano della Convenzione stimolano, inoltre, a produrre questi in luogo dei beni necessari a garantire l'autosufficienza alimentare e una dieta equilibrata.


Il sistema SYSMIN, infine, assicura una complementarità strategica tra l'Europa e i paesi ACP: grazie ai minerali che hanno libero accesso nella Comunità (non sono gravati da dazi o da altri vincoli) la CEE si garantisce forniture sicure in termini di prezzo e di quantità di materie strategiche (si pensi a prodotti quali l'oro e l'uranio).


In conclusione, in luogo di espandere le relazioni commerciali nel rispetto dei legittimi interessi reciproci, si consolidano i legami di tipo coloniale, si confermano i tradizionali rapporti Nord-Sud e, per altra via, creando condizioni particolarmente vantaggiose nei rapporti con la Comunità, si distolgono i paesi ACP dal rafforzare e intensificare le relazioni con gli altri paesi sottosviluppati.










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