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LE FORME PRELETTERARIE TRAMENDATE ORALMANTE E I DOCUMENTI SCRITTI

letteratura latina



LE FORME PRELETTERARIE TRAMENDATE ORALMANTE E I DOCUMENTI SCRITTI


Le forme preletterarie sono caratterizzate dall'oralità: erano testi per essere recitati e per essere tramandati oralmente ed inoltre erano anonimi. I testi preletterar 212e44c i più antichi appartengono alla sfera sacrale e venivano chiamati carmina. Nel latino dell'età classica la parola carmen indica un componimento in versi, riferito invece agli inizi della civiltà di Roma, il termina non implica necessariamente una struttura metrica ben precisa. Il saturnio è il verso più antico ed è formato dall'accostamento di due membri detti cola, di cui il secondo è più breve del primo e tra i quali s'interpone una breve pausa. Nell'ambito dei riti agricoli abbiamo la precatio del pater familias, dove avveniva una processione espiatoria intorno ad un terreno, invocando il dio Marte per ottenere un raccolta abbondante. Sempre nell'ambito dei riti agricoli, abbiamo il carmen Arvale in cui i fratelli Arvali cantavano durante un rito di purificazione delle campagne agli inizi di maggio. La laudatio funebris consisteva in discorsi pronunciati durante i funerali, per commemorare il defunto e la sua gens. I carmina convivalia sono testi recitati durante i banchetti delle famiglie aristocratiche per celebrare le glorie degli antenati. I carmina triumphalia sono battute dal carattere scherzoso e beffardo, scambiate tra i soldati nel corso delle cerimonie del trionfo. Le forme preletterarie teatrali sono i Fescennini, la satura e la fabula Atellana caratterizzate da una comicità buffonesca e immediata. La prima iscrizione pubblica è rappresentata dall'iscrizione del cippo in pietra rinvenuto sotto il Lapis niger. A questo genere appartiene l'epigrafe dedicatoria apposta sul coperchio della "cista Fioroni". Gli elogia sono iscrizioni sepolcrali, apposte sulle tombe dei defunti per commemorarlo e sono in saturni. Gli Annales maximi è una compilazione di tipo cronachistico; all'inizio di ogni anno, una tavola imbiancata veniva esposta fuori della regia, residenza del pontefice massimo, dove venivano registrati i principali avvenimenti politici e militari e, ad anno concluso, veniva ritirata e ne veniva esposta un'altra. La tradizione narra che nel 451-450 a.C. vennero nominati dieci magistrati con il compito di redigere un codice di leggi scritte. Al termine del mandato, essi esposero nel Foro, su dodici tavole, il risultato del loro lavoro. Alle XII Tavole è legato anche il nome di Appio Claudio Cieco. Esso era un oratore e gli fu attribuita una raccolta di massime, in metro saturnio, di cui si sono conservate solo tre sententie.



LIVIO ANDRONìCO


Livio Andronìco proveniva da Taranto conquistata dai Romani. Venne a Roma come schiavo e poi fu affrancato. Egli si fece mediatore di cultura greca, trasferendo in lingua latina alcuni testi tra i più significativi tra i quali l'Odissea di Omero. Sappiamo inoltre che il poeta fu incaricato dai pontefici di comporre un inno in onore di Giunone regina, cantato in occasione di una cerimonia propiziatoria durante la seconda guerra punica. La traduzione dell'Odissea dovette nascere dall'attività come grammatico, cioè come insegnante di lingua e di letteratura. Conserviamo dell'Odissea una trentina di frammenti, quasi tutti costituiti da un solo verso e l'opera è in saturni. Notiamo inoltre la sostituzione della Musa greca con la Camena latina: le Camene erano assimilate alle dee greche ispiratrici di poesia. Delle opere teatrali di Andronìco conserviamo solo 8 tragedie e 3 commedie.


NEVIO


Nevio fu un cittadino romano originario della Campania e che partecipò come combattente alla prima guerra punica. Egli fu l'inventore di un nuovo genere teatrale, la tragedia praetexta di ambientazione romana. Abbiamo notizia di due praetextae: il Romulus, che metteva in scena le vicende leggendarie delle origini di Roma, e il Clastidium, tragedia dedicata alla vittoria dei Romani sui galli. Il frammento più esteso è la Tarentilla, commedia di ambientazione greca, e contiene la vivace descrizione di una cortigiana impegnata a civettare contemporaneamente con più ammiratori e amanti. In tarda età, Nevio scrisse la sua opera più importante, il Bellum Poenicum, un poema epico-storico in saturni, dedicato alla narrazione della prima guerra punica.


PLAUTO


Le trame plautine sono quelle tipiche della commedia nuova greca si tratta di intrecci complicati ma anche molto ripetitivi. In posizione più o meno centrale all'interno dell'intreccio troviamo un giovane innamorato di una donna e ostacolato nel suo amore. La ragazza è una cortigiana e l'ostacolo è rappresentato dalla mancanza del denaro. Il giovane è sostenuto dagli aiutanti. Troviamo anche gli antagonisti del giovane innamorato. Nel lieto fine, il giovane e i suoi aiutanti hanno la meglio sugli antagonisti e realizza i suoi desideri amorosi. Tra le trame io ho scelto "Asinaria": un giovane, innamorato di una cortigiana, riesce a possederla grazie al denaro procuratogli da due servi con la complicità del padre, il quale vorrebbe approfittare anch'egli della ragazza; ma il vecchio viene scoperto dalla moglie. In queste commedie la struttura fondamentale e sempre la stessa e il vero protagonista delle commedie è il servo che nella vicenda drammatica svolge il ruolo di aiutante del giovane innamorato. Nell'Aulularia è presente l'amore ostacolato che alla fine si realizza facilmente. Il protagonista è il vecchio ridicolmente e vergognosamente innamorato della stessa donna del figlio. La Casina è la tipica commedia della beffa, caratterizzata dalla comicità. Su una forma di equivoco abbiamo lo scambio di persona: i Menaechmi e l'Amphitruo. Nel caso dei Menaechmi, i fratelli gemelli uguali di nome e d'aspetto, capita immancabilmente in scena al posto dell'altro e viceversa. Dagli equivoci ne scaturisce il divertimento del pubblico. Nell'Amphitruo, invece, abbiamo lo sdoppiamento dell'io, della paura di aver perso la propria identità. Plauto si è mantenuto fedele all'ambientazione greca ma il poeta non si è fatto scrupolo di fare modifiche. La contaminazione indica l'inserzione in una commedia tratti da un'altra commedia, anch'essa greca. Plauto ricorreva alla comicità bassa e buffonesca per andare incontro al pubblico poco colto. Con metateatro s'intende il teatro nel teatro, cioè una serie di procedimenti presenti in tragedia, commedia ecc. La forma più completa di teatro nel teatro è l'inserzione, all'interno di un'opera teatrale che viene a costituire una sorta di rappresentazione di secondo grado. Un'altra forma di metateatro è costituita dai procedimenti di rottura dell'illusione scenica, per cui il teatro mette apertamente in luce il suo carattere fittizio e convenzionale, svelandosi, di solito con intenti scherzosi, come finzione e come gioco. La commedia nuova ebbe inizio una lenta evoluzione verso il cosiddetto dramma assoluto, in cui l'autore e il personaggio s'identificano e si fondono, l'autore si nasconde dietro le vicende rappresentate così da indurre quell'immedesimazione degli spettatori nell'azione, in cui diamo il nome di illusione scenica. Nel teatro novecentesco il metateatro celebra i suoi trionfi, com'è noto, con Luigi Pirandello, soprattutto nella trilogia, detta appunto metatreatro. Inoltre Pirandello mescola e confonde scena e vita reale. Plauto è autore di commedie che basavano la loro comicità essenzialmente su questi elementi:


la struttura della trama;

il carattere convenzione dei personaggi,

il rovesciamento della realtà;

il linguaggio ricco di parole buffe, storpiate, a volte inesistenti.

Lo scopo della commedia è quello di suscitare il riso degli spettatori, permettendo loro di evadere dai problemi della quotidianità: per questo, le trame della commedia si concludevano a lieto fine. La loro storia assomiglia a quella di persone comuni e non ha nulla a che fare con la vita di re o eroi. La commedia diverte perché:

rappresenta la vita di tutti noi e la osserva in modo scanzonato;

usa uno stile di tutti comprensibile e si serve di espressioni che consideriamo divertenti;

mette in luce alcuni aspetti della realtà cui diversamente non presteremmo attenzione;

premette un momento di evasione dai problemi della vita quotidiana;

ci rassicura con il suo lieto fine.

La comicità della commedia si ritrova infine nella satira, che si serve di caricature e gioca su espressioni scherzose che entrano spesso a far parte del gergo quotidiano. L'uomo di tutti i tempi, insomma, ha bisogno di ridere, si sé e degli altri.


ENNIO


Ennio fu originario della magna Grecia. Diceva di avere tre cuori perché conosceva perfettamente tre lingue: il greco, il latino e l'osco. Durante la seconda guerra punica combatté in Sardegna e da qui lo condusse a Roma. Egli fu legato da profonda amicizia con Scipione l'Africano di cui celebrò le imprese nel poema-storico Annales. Ebbe inoltre tra i suoi protettore Marco Fulvio Nobiliare che lo volle con sé nella campagna militare contro gli Etòli. Nel 184 a.C. ottenne la cittadinanza romana. L'opera principale di Ennio è in poema epico, in diciotto libri, intitolato Annales. Dal vastissimo poema si conservano frammenti, per la maggior parte costituiti da un solo verso. Egli sceglie il titolo Annales, sia perché indica l'ordine cronologico della narrazione e sia perché vuole raccontare tutta la storia di Roma, dalle origini all'età contemporanea. Ennio per primo abbandona il saturnio per adottare l'esametro, il metro dell'épos greco. Egli invoca non più le Camene latine ma le divinità greche della poesia, le Muse.

La narrazione della storia di Roma aveva inizio dalla caduta di Troia e dell'arrivo del Lazio di Enea. Ennio ha uno stile elevato e solenne. Egli punta inoltre molto sulle figure di suono e specialmente sull'allitterazione. Delle commedie conserviamo solo due titoli e cinque versi in tutti mentre delle tragedie conserviamo una ventina di titoli e circa duecento frammenti. Anche Ennio scrisse due praetextae: Sabinae, in cui dove si rievocava il ratto compiuto da Romolo e dai suoi compagni, e Ambracia, ispirata ad un evento di storia contemporanea. Le tragedie di Ennio recavano sulla scena e proponevano alla riflessione importanti problemi politici, morali e religiosi. Un'opera in prosa, intitolata Euhemerus, era ispirata agli eroi divinizzati. Anche nel poemetto intitolato Epicharmus, Ennio si ispirava alle forze naturali. Inoltre scrisse anche Satire, dove risulta varietà metrica e tematica.


GLI INIZI DELLA STORIOGRAFIA


La storiografia si sviluppò a Roma grazie all'influsso e allo stimolo della produzione greca anteriore e contemporanea. Perfino la lingua scelta dai primi storiografi latini fu quella greca. Quinto Fabio Pittore fu un senatore appartenente a una famiglia di antichissima nobiltà. Nell'anno 216 a.C. fu inviato dal Senato a Delfi per consultare l'oracolo sul dal farsi. Sui motivi che indussero Fabio a scrivere in lingua greca possiamo avanzare soltanto ipotesi. La prima e più importante ragione fu con ogni probabilità di carattere politico. La storia di Fabio era caratterizzata dall'attenzione alle indicazioni cronologiche e da uno spiccato interesse per le cifre. Figura assai evanescente è quella di Cincio Alimento. Sappiamo che combatté nella seconda guerra punica e fu fatto prigioniero da Annibale. Egli iniziava la sua narrazione dalla preistoria leggendaria per giungere fino all'epoca contemporanea, mostrava interesse per i fenomeni religiosi e per le cifre.


CATONE


Catone nacque da una famiglia plebea. Trascorse la sua adolescenza lavorando la terra da piccolo proprietario. Combatté durante la seconda guerra punica e alla fine della guerra iniziò la sua attività politica come homo novus al cursus honorum. Completò il cursus honorum con la censura. Il contenuto dell'opera, le Origines, narravano:

il periodo delle origini di Roma e le gesta dei re;

le origini delle principali città italiche e le notizie geo-etnografiche relative alle genti e alle popolazioni dell'Italia;

gli avvenimenti successivi della storia di Roma fino all'anno 151 a.C.

Catone scrive in latino. Le vicende e le sorti di Roma erano determinate da personalità grandi ed eroiche. Celebre fin dall'antichità fu la definizione catoniana dell'oratore ideale come vir bonus dicendi peritus: vir bonus è il cittadino onesto. Con i Libri ad Marcum filium Catone intendeva comporre un'enciclopedia delle arti destinata a indicare a tutti i Romani i fondamenti di un'educazione nazionale per la formazione del buon cittadino. L'unica opera di Catone che sia giunta a noi per intero è il De agri cultura: essa è la più antica opera latina in prosa che si sia conservata non frammentariamente.


CECILIO STAZIO


Cecilio Stazio, originario dell'Italia settentrionale, fu schiavo di guerra. I frammenti ceciliani più noti e più importanti sono due passi del Plocium e, in particolare , nel secondo frammento, introduce una battuta che ricorda la comicità platina.




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