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Plinio il Vecchio - Vita e opere Perdute

letteratura latina



Plinio il Vecchio


Vita e opere Perdute


Gaio Plinio Secondo nacque a Como nel 23 o 24 d.C. da una famiglia di censo equestre. Iniziò la sua carriera come funzionario imperiale in Spagna e nelle Gallie. Rientrato a Roma fu collaboratore di Vespasiano, con il quale condivideva l'abitudine di dedicare al lavoro anche le ore notturne 555e46f e il tempo libero.

Gli fu poi affidato il comando della base navale di Miseno. Il 25 agosto del 79, viene sorpreso dall'eruzione del Vesuvio che distrusse Ercolano, Pompei e Stabia. Imbarcatosi per osservare il fenomeno morì a Stabia per asfissia o collasso cardiaco.



Plinio il Giovane lo descrisse come lavoratore instancabile e d'incredibile genio.

Tra i suoi scritti perduti ricordiamo due opere: 20 libri sulle "Guerre germaniche"  e una trattazione di storia contemporanea in 31 libri.


La Naturalis historia


La Naturalis historia ovvero ricerche sulla natura comprende 37 libri ed è l'unica opera pervenuta per intero dio il Vecchio.

Nell'epistola dedicata a Tito, l'autore, afferma che  a causa dell'argomento scelto non può attribuire al suo testo pregi letterari. Plinio si riferisce agli inevitabili termini tecnici inseriti nell'opera e che il Purismo classico escludeva dalla letteratura elevata.

Ma Plinio con la sua opera mirò all'utilità del lettore piuttosto che allo splendore stilistico. Infatti, ha raccolse 20000 dati da 2000 testi di 100 autori differenti inserendo nozioni ignorate dai suoi predecessori. Tale lavoro enciclopedico è per noi preziosissimo in quanto ci ha trasmesso un'enorme massa di dati.

L'opera è così divisa: Il I libro contiene un indice sugli argomenti svolti nei vari libri; dal II al VI trattano di cosmologia e geografia; il VII di antropologia; dall'VIII all'XI di zoologia; dal XII al XIX di botanica; dal XX al XXVII di botanica medicinale; dal XXVIII al XXXII trattano dei rimedi medici tratti dal mondo animale; e gli ultimi 5 libri di mineralogia e metallurgia.

Il suo atteggiamento non è però del tutto acritico nei confronti di ciò che scrive, ma lo tramanda ugualmente per amore di completezza dedicando, perfino, un ampio spazio ai mirabilia,  mirando così a realizzare l'inventario del mondo.

Nelle prefazioni e nelle digressioni, affiora un accentuato moralismo sull'avidità di ricchezze e di  una continua ricerca del lusso e del piacere. Da notare nell'autore è l'atteggiamento antitecnologico che gli imprime di non superare i limiti della natura, come utilizzare medicine asiatiche o arabe oppure ancora sclalare le montagne. Tale atteggiamento è causato dal suo accentuato moralismo e da un certo timore di tipo superstizioso.

Per quanto riguarda lo stile è estremamente vario e discontinuo, a causa delle diverse fonti da cui attinge. 








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