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La produzione poetica significativa leopardiana è tutta raccolta in quest'opera: questa consta di quarantuno testi di varia lunghezza, composti tra il 1816 e il 1837. L'edizione definitiva dell'opera uscì postuma (1845) e si presenta come una fedele copia della seconda edizione corretta dall'autore e con l'aggiunta di due testi. Prima di pensare a questa opera, Leopardi aveva pubblicato numerose stampe parziali dei testi via via composti: tali edizioni attestavano la consapevolezza leopar 656j96g diana di aver lavorato su due filoni diversi, uno di tipo patriottico-civile-filosofico ed uno evocativo-esistenziale-sentimentale, che vanno a coincidere all'incirca con le canzoni, il primo, e con gli idilli, il secondo. Le ragioni che hanno determinato la specifica distribuzione strutturale dei testi non sono univoche ed evidenti: Leopardi non segue rigorosamente un ordine cronologico di composizione, ma tuttavia rispetta tale ordine in molti casi. Il criterio cronologico, quello di genere e quello tematico si incrociano, ora convergendo in soluzioni ottimali, ora subendo inevitabili compromessi. Anche il titolo persegue l'unificazione dei due filoni fondamentali del libro.
Utilità soprattutto didattica può avere la suddivisione della produzione poetica in tre fasi: la prima (1818-22) che vede nascere le canzoni civili e gli idilli, la seconda fase (1828-30) caratterizzata dai grandi canti pisano-recanatesi ed una terza fase (1831-37) corrispondente alla "nuova poetica" che presenta i testi d'amore del cosiddetto "ciclo di Aspasia", le canzoni sepolcrali e i componenti impegnati.
Questi anni sono caratterizzati da un'evoluzione rapidissima delle posizione leopardiane, sia per quanto attiene al pensiero, sia per la poetica, sia per i concreti tentativi di scrittura. Il bisogno di modernità, un'inquieta ricerca di forme di scrittura in grado di esprimere bisogni, intenzioni e riflessioni del tutto nuovi produce tre direzioni fondamentali di ricerca: la prima di tipo esplicitamente romantico, destinata a episodi di "cronaca nera" non entrerà mai a far parte dei Canti, mentre le altre due direzioni producono i due nuclei fondamentali della prima poesia leopardiana. Sono due direzioni assai diverse tra loro, tentate contemporaneamente dell'autore ma destinate a integrarsi solo molti anni dopo. Da una parte vi sono le canzoni civili, dall'altra gli idilli. Nelle prime Leopardi tenta una poesia impegnata, dai temi patriottici e civili, con una struttura tradizionale della canzone petrarchesca e con un linguaggio fortemente letterario. Nei secondi sperimenta una poesia più modernamente lirica, di tipo "sentimentale, con una selezione linguistica più intima e concentrata, con forme metriche aperte e personali. L'impegno patriottico e civile delle canzoni si conclude dopo la delusione dei moti rivoluzionari del 1821 con la canzone Bruto minore. Parallelamente alla stesura delle canzoni civili nascono gli idilli, dal carattere soggettivo ed esistenziale contrapposto al significato civile e oggettivo delle canzoni. Questi presentano un punto di vista lirico-soggettivo, il linguaggio riduce al minimo la componente erudita per un lessico più comune, lo stile si avvina ad un colloquio intimo e dal punto di vista metrico è abbandonata la forma della canzone per l'endecasillabo sciolto. Il testo più significativo di questo genere è sicuramente L'Infinito (1819).
Tra prima e seconda fase vi è un periodo di ben sei anni in cui Leopardi si dedica alla prosa e alla stesura delle Operette morali. Il provvisorio distacco dalla poesia testimoniato dal silenzio poetico di questo periodo dipende dalla crisi dell'idea di poesia che Leopardi aveva nel periodo precedente. L'adesione ad un pessimismo integrale e la perduta fiducia nella natura, espressi nelle Operette, rappresentano le basi ideologiche dell'abbandono della poesia, che coinciderà con l'abbandono di Recanati e con l'apertura della deludente esperienza romana.
Nel 1828, eccezionalmente in sintonia con l'ambiente pisano, Leopardi ricomincia a scrivere testi poetici, componendo anche uno dei testi più importante, A Silvia. Nei due anni successivi, a Recanati, nasceranno altri grandi testi, tra cui Il sabato del villaggio. Le analogie tematiche o strutturali ricorrenti tra questi componimenti li isolano nel corpo della produzione leopardiana, facendone un momento specifico e ben caratterizzato. La novità di questo periodo nella ritrovata capacità di provare sentimenti forti, benché nella perfetta coscienza dell'insensibilità della natura alle emozioni degli uomini. A Silvia è il primo esempio nella poesia leopardiana di canzone libera: la libertà del metro e delle rime si associa a una sensibilità musicale di altissima suggestione. Il tema riporta alla giovinezza recanatese, rievocata con tenerezza ed abbandono, ma nello stesso momento viene diagnosticato il fragile destino di disillusione e morte. Il tema de Il Sabato del villaggio è la vigilia della festa. A prima lettera il testo può sembrare risolto in un'affettuosa descrizione delle piccole gioie umili dell'uomo, ma uno sguardo più approfondito mostra una rigorosa intenzione dimostrativa che spiega come gli unici pacieri consistano nella cessazione provvisoria del dolore o nell'attesa illusorio di un bene
Il definitivo abbandono di Recanti (1830), l'impegnativo contatto con l'ambiente fiorentino, il presentarsi di nuove esperienze esistenziali, soprattutto l'amore, e il confronto negli anni napoletani con una tendenza culturale dominante di tipo spiritualistico-regressivo spinse Leopardi a tentare un nuovo, radicale rinnovamento poetico. Il rinnovamento riguarda gli aspetti tematico e stilistico-formale. Sul piano tematico i testi si orientano in tre direzioni: l'amore quale passione concreta e vissuta, la riflessione filosofica e l'intervento ideologico-politico, sia per rifiutare i miti di progresso e riforma sociale, sia per avanzare una personale proposta di solidarietà fondata sulla disillusione. Sul piano formale resiste la novità della canzone libera; accanto a questa appaiono tentativi nuovi come l'eccentrica canzone A se stesso e i versi sciolti di Palinodia. Lo stile definisce una nuova e inedita concentrazione espressiva fondata su un uso estremo della sintassi e il lessico si apre a termini assenti dal precedente repertorio leopardiano.
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