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GIOVANNI PASCOLI |
Nasce
LA POETICA
Il carattere dominante della poesia del Pascoli è costituito dall'evasione
della realtà per rifugiarsi nel mondo dell'infanzia, un mondo rassicurante,
dove l'individuo si sente isolato ma tranquillo rispetto ad una realtà che non
capisce e quindi teme.
Il Pascoli esprime questa sua poetica in uno scritto che intitola "Il
fanciullino". Egli afferma che in tutti noi c'è un fanciullo che durante
l'infanzia fa sentire la sua voce, che si confonde con la nostra, mentre in età
adulta la lotta per la vita impedisce di sentire la voce del fanciullo, per cui
il momento veramente poetico è in definitiva quello dell'infanzia. Di fatti il
fanciullo vede tutto per la prima volta, quindi con meraviglia; scopre la
poesia che c'è nelle cose, queste stesse gli rivelano il loro sorriso, le loro
lacrime, per cui il poeta non ha bisogno di creare nulla di nuovo, ma scopre
quello che già c'è in natura. Il fanciullino è quello che parla alle bestie,
agli alberi, alle nuvole e scopre le relazioni più ingegnose che vi sono tra le
cose, ride e piange per ciò che sfugge ai nostri sensi, al nostro intelletto.
La poesia si presenta quindi con un carattere non razionale, ma intuitivo e
alogico. L'atteggiamento del fanciullo gli permette di penetrare nel mistero
della realtà, mistero colto non attraverso la logica, ma attraverso
l'intuizione ed espresso con linguaggio non razionale ma fondato sull'analogia
e sul simbolo. La funzione del simbolo è proprio quella di far comprendere il
senso riposto nella realtà, per mezzo di collegamenti apparentemente logici fra
oggetti diversi, attraverso l'associazione di colori, profumi, suoni di cui si
può percepire la misteriosa affinità, attraverso la scelta delle parole non per
il loro significato concreto ed oggettivo, ma per le suggestioni che sono in
grado di evocare. La poesia quindi può avere una grande utilità morale e
sociale; il sentimento poetico che è in tutti gli uomini gli fa sentire
fratelli nel comune dolore, pronti a deporre gli odi e le guerre, a corrersi
incontro ed abbracciarsi. Da un lato egli concepisce la poesia come ispiratrice
di amore umano, le assegna il compito di rendere gli uomini più buoni, ma il
poeta non deve proporselo come fine, perché non è un oratore o un predicatore,
ma ha unicamente il dono di pronunciare la parola nella quale tutti gli altri
uomini si riconoscono. In definitiva il poeta è l'individuo abbastanza
eccezionale che, pur essendo cresciuto, riesce ancora a dare voce al quel
fanciullo che c'è in ogni uomo.
La situazione tipica della poesia pascoliana è quella del poeta solitario,
immerso nella campagna vasta e silenziosa ed inteso a descrivere le rivelazioni
delle cose. Di fatti gli eventi tragici della vita del Pascoli ne condizionano
la vita stessa ed anche la poesia, creando vari miti; tra questi vediamo il
"nido", che rappresenta la famiglia , che lo preserva dalla vita violenta e
difficile da affrontare, solo nel nido può trovare tranquillità e serenità. Al
di là del nido troviamo la "siepe", che recinge uno spazio che dà autarchia.
Con il mito della siepe il Pascoli rappresenta la situazione o il desiderio
della piccola borghesia contadina che mira ad una vita indipendente
dall'esterno e quindi autarchica. Oltre la siepe vi troviamo il "campo santo":
una strada dritta porta dal podere al campo santo, ove giacciono i morti,
presenze costanti nella vita del Pascoli e che ritornano continuamente
confondendosi con i vivi. A questi tre elementi di fondo il Pascoli circoscrive
tutta quanta la sua esistenza.
IL LINGUAGGIO
Fu completamente nuovo, soprattutto per la letteratura italiana, in cui
persiste ancora la tradizione classica. Qui la frase si spezza; il soggetto è
spesso da solo, senza bisogno di un verbo che lo specifichi. Il tutto è
affidato a parole che riproducono suoni (frequentissime sono le onomatopee)
oppure a immagini che evocano sentimenti. Possiamo quindi definirlo un
linguaggio completamente innovativo nella letteratura italiana, che nel Pascoli
forse è più intuitivo che non una semplice imitazione del Decadentismo; è
qualcosa di istintivo, che risponde perfettamente al suo modo di esprimersi e
alla sua visione della vita. Possiamo definirlo inoltre un linguaggio
pittorico: si affida molto al colore, come anche alla musicalità e unendo queste
due componenti realizza spesso delle sinestesie (mescolando sensazioni che
provengono da sensi diversi).
Il Pascoli influisce fortemente sulla letteratura italiana proprio per la
particolare innovazione del linguaggio. Mentre D'Annunzio influisce molto con
la sua esperienza personale, quindi sul costume italiano, il Pascoli è un
importante innovatore del linguaggio poetico.
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