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IL ROMANTICISMO

letteratura



IL ROMANTICISMO


Già nel corso del 1700 alcuni intellettuali avevano capito che la ragione non era l'uomo, e da qui derivò la crisi dell'illuminismo. Non fu una vera e propria svolta, illuminismo e crisi dell'illuminismo convissero insieme per lungo tempo.

In Germania durante gli anni '70 (prima della rivoluzione francese) si venne a formare lo STURM UND DRANG, un movimento di protesta che contrastava i presupposti dell'illuminismo. Lo stesso Rousseau, un dei letterati illuministi più di rilievo ne mise in crisi alcuni presupposti.

Il nodo concettuale di questa crisi si può riassumere in questo: si può potenziare la ragione, ma l'uomo non si può circoscrivere all 929c25j a ragione. Vi è, infatti, una zona che non è sondabile: il SENTIMENTO; con la crisi si ebbe una riscoperta entusiastica del sentimento, che divenne poi la base del romanticismo. Insomma ci sono delle pulsioni che la ragione non controlla. Tuttavia gli illuministi non avevano negato del tutto l'esistenza dei sentimenti ma credevano che la ragione potesse capirli e dominarli. Pensavano all'uomo come ad un'equazione tra razionalità e sentimenti.

Nel '70 si accorsero che non era così ma che esiste anche l'animo, delle pulsioni contraddittorie, istinti, nobili sentimenti, sia negativi sia positivi, una vita interiore. La ragione non può capire né dominare questa vita interiore, la ragione non la sa controllare. L'uomo è sempre più forte della ragione e per questo sfugge a se stesso.



Si ebbe quindi un passaggio da un uomo in sostanziale equilibrio ad un uomo lacerato al suo interno (l'uomo romantico). C'era una frattura tra ragione e psiche che produceva una vita disorganica. Infatti, STURM significa tempesta, una tempesta dentro se stessi. Ma l'uomo è contraddittorio sia nei riguardi di se stesso e che dell'esterno, e quindi trova tempesta anche nel mondo.

L'anima romantica può essere appagata? Può esistere la felicità? No, la felicità non può esistere perché la tempesta interiore non lo concede. La felicità si può trovare soltanto nella continua ricerca della felicità. Ottenendo la felicità non si sarebbe più felici. Anche la felicità non viene quindi vissuta come equilibrio, bensì come tensione.

Era presente uno stato d'animo di crisi, insoddisfazione perenne, quel sentimento cioè che i tedeschi denominavano Weltschmerz, in altre parole dolore mondiale. Era uno stato d'animo comune soprattutto ai giovani, ed era un dolore metafisico, legato all'idea di divenire. Il fatto di essere in vita comportava di necessità continua insoddisfazione. Avvertivano un senso di vuoto presente in tutte le cose e in tutti se stessi, e di conseguenza, perdita di significato di sé e della vita. L'insoddisfazione portava all'infelicità. A cosa è dovuto tutto ciò? Le cause furono le stesse della crisi del 1600: crollo delle certezze, la ragione non appariva più così onnipotente e gratificante. Secondo i romantici la ragione era sì uno strumento utile, non si opposero alla funzione della ragione, ma questa aveva dei limiti. Non basta affidarsi alla ragione per capire l'uomo, il mondo ed essere felici. Si resero conto che ci sono delle esigenze dell'animo a cui la ragione non sa dare risposta, come per esempio il dolore (che è inspiegabile), le imperfezioni della vita dell'uomo. La ragione può spigare il "come", ma non il "perché". La ragione coglie alcuni aspetti, ma non l'essenza misteriosa della vita! L'uomo è sostanzialmente in esilio dalla vita, gli sfugge. Quella che noi chiamiamo vita in realtà non è che una molteplicità di costruzioni nostre, questo nostro essere rimane problematico. Non si può definire essenza, e questo è fonte di dolore. Vediamo le cose nella loro fisicità, la scienza aiuta a descriverle, ma al di là di questo c'è il mistero della vita. Anche per loro la vita appare un fluire magmatico. L'uomo non è quindi solo impotente ma è anche solo e disorientato. Dio dov'è? Gli illuministi avevano postulato un'idea di Dio (deismo), ma senza una Chiesa con una precisa struttura, quest'idea era divenuta evanescente. L'idea stessa di Dio si sgretolò: Dio, per i Romantici non era in grado di appagare il bisogno di felicità. Quello che si chiesero i romantici fu questo: se le cose sono misteriose, Dio può essere razionale? Dio è mistero, e per questo il deismo fu valutato riduzionistico.

L'uomo ha una personalità più autentica, non solo fisica, ha una vita segreta, la vita vera. Ma questo non si può capire, la ragione uccide i sentimenti. L'uomo può solo riconoscere che ha una vita interiore ricchissima, quello che loro definirono il sentimento: ovvero le pulsioni più segrete, che può manifestarsi in quelli che noi chiamiamo sentimenti e passioni, le manifestazioni irrazionali. Sentimento può manifestarsi, ma spesso i sentimenti sono collegati agli stereotipi. È possibile arrivare al sentimento lottando contro i propri limiti. Infatti, noi siamo limitati ma dentro di noi c'è la vita autentica, l'infinito, una sostanza più autentica del dolore mondiale. Da qui la forte opposizione fra finito e infinito. Quindi la felicità e tensione. Dentro l'uomo c'è una contrapposizione tra infinito e finito poiché è costretto alla prigionia del finito, e quindi è in esilio da se stesso e dal mondo. Cosicché si avverte un senso di disarmonia. L'unico modo per superare i propri limiti è la lotta contro di essi. I Romantici hanno trovato vari modi, delle vie di fuga:

Il contatto con la natura, la cosiddetta ESTASI NATURALE. L'anima si confonde al mistero che sta oltre e si può fondere con la vita. In questo modo l'uomo può smarrire la percezione del proprio corpo e può fondersi con il mondo. Avviene la fusione IO-MONDO, ma la vita è dissolta nel fluire delle cose.

ESTASI AMOROSA: l'amore era vissuto come sentimento sublime, che portava in una dimensione più alta.

ARTE: può essere utile per sganciarsi dai propri limiti, in questo senso è utile sia per chi la fa sia per chi la fluisce.

SOGNO: il sogno non ha le categorie della ragione, impedisce la consequenzialità di ogni giorno. Nel sogno l'uomo conquista una sua libertà e percepisce l'oltre. Al sonno notturno naturale si aggiungeva quello provocato dalle droghe, infatti furono di grande rilievo stupefacenti come l'oppio che provocava stadi allucinanti dove l'uomo poteva fluttuare libero.

GUSTO DELL'ESOTISMO: gusto per tutto ciò che si trovava lontano perché faceva fuggire temporaneamente da ciò che è frustante. Amavano soprattutto paesaggi orientali, nordici. paesaggi sempre nuovi e diversi per esorcizzare il senso di vuoto.

Il gusto per l'esotismo aveva anche un corrispettivo pratico: il GUSTO PER IL VIAGGIO, che rispondeva a due motivi:

Senso del nuovo (tipico dell'animo inquieto)

L'insoddisfazione impediva di star fermi in un posto.

Il viaggio era quindi concepito come una specie di droga, un modo per esorcizzare le inquietudini.

Questa era la felicità? Sì e no.

No perché queste sono delle vie di fuga e non la conquista stabile di un bene che generi senso di pace (anche perché è impossibile essendo il mondo infinito e noi finiti), ma, e qui viene le sì, attraverso queste vie di fuga noi, per brevissimi attimi, possiamo toccare un'illusione di felicità.

Ma l'uomo non può dimenticare di essere finito, quindi la felicità diviene una continua ricerca di questi attimi. Per questo l'uomo romantico è un Titano (i titani erano quelli che avevano combattuto contro Zeus ed erano stati sconfitti, come per esempio Prometeo; hanno lottato senza piegarsi all'autorità), poiché ha il coraggio di opporsi alle convenzioni in una lotta eroica e impari.

Da qui deriva anche il mito del suicidio: che non era visto come una forma d'umiliazione e di sconfitta, ma come un segno di libertà e di grandezza; solo l'uomo di genio poteva avere, secondo loro, il coraggio di una scelta tanto radicale. Insomma il suicidio era una forma di libertà.

Uno dei loro miti era il mare in tempesta che rispecchiava i loro animi.





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