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1. Nascita della Psicologia scientifica: percorso storico
La psicologia scientifica si è costituita come disciplina autonoma intorno alla seconda metà dell' Ottocento con Wilhelm Max Wundt. Con lui si ebbe nel 1879 il primo laboratorio di psicologia sperimentale nella storia della psicologia scientifica. Per Wundt la psicologia è la scienza dell'esperienza e il metodo della psicologia deve essere quello sperimentale, basato sull'autoosservazione o introspezione.
Le regole per l'uso dell'introspezione nel laboratorio di Wund erano:
a) l'osservatore deve essere in grado di determinare quando è il momento di iniziare il procedimento;
b) deve essere possibile ripetere l'operazione parecchie volte;
c) le condizioni sperimentali devono essere suscettibili a una manipolazione controllata.
L'oggetto della psicologia per Wundt era lo studio dell'esperienza che fa parte della coscienza;
Gli obiettivi della psicologia per Wundt erano:
a) analizzare i processi coscienti scomponendoli nei loro elementi costitutivi;
b) scoprire come questi elementi sono connessi fra loro;
c) determinare le leggi di combinazione.
Gli elementi dell'esperienza erano per Wundt le "sensazioni" e i "sentimenti". Le sensazioni sono suscitate ogni volta che un organo sensoriale viene stimolato ed il conseguente impulso raggiunge il cervello. Wund postulò la "dottrina dell'appercezione" per spiegare come i vari elementi dell'esperienza si combinino, fino a formare esperienze coscienti unitarie. Il processo di sintesi dei vari elementi fu da lui denominato "principio di sintesi creativa", grazie al quale le molte esperienze elementari si organizzano in un tutto, che vuol dire che la combinazione di parti elementari crea nuove proprietà. Perciò, dalla sintesi delle parti elementari dell'esperienza emerge qualcosa di nuovo.
Un altro psicologo che ha contribuito alla nascita della psicologia sperimentale è stato Theodor Gustav Fechner. Egli si preoccupò di stabilire le leggi che governano i rapporti tra stimolo fisico e sensazione. Fechner scoprì che la legge del rapporto tra la mente e il corpo può trovarsi nella determinazione del rapporto quantitativo fra la sensazione mentale e lo stimolo materiale. Gli effetti dell'intensità degli stimoli non sono assoluti, bensì relativi alla quantità di sensazioni già esistenti in quel momento. Ad esempio, se si aggiunge il suono di una campana a quello di un'altra campana che già sta suonando, si ottiene un aumento maggiore di sensazione che se si aggiungesse un 444d36e a campana al suono di altre dieci
2. Le diverse correnti psicologiche ( descrivine tre )
La psicologia scientifica ha visto succedersi diversi approcci.
La psicologia della forma (Gestalt), è una corrente della psicologia secondo la quale i processi mentali della conoscenza percettiva, si organizzano in strutture unitarie la cui totalità è qualitativamente differente dalla somma dei singoli elementi che la compongono e irriducibile ad essi . Il comportamento viene studiato sempre tenedo conto del fatto che ha sempre luogo in un ambiente, per cui non viene studiato da solo.
La psicologia dinamica o del profondo di cui il fondatore è Sigmund Freud fa riferimento alla mobilità, dinamicità delle istanze psichiche che come le ha teorizzate Freud sono:
Es, l'inconscio, è la zona dello psichico in cui ci sono i contenuti non presenti alla coscienza, cioè rimossi. Essendo un'istanza inconscia, non appare in superficie, perché sta nel "profondo" appunto.
Io, è il mediatore tra l'Es, sede delle pulsioni, il Super-Io e i suoi imperativi, ed esigenze della realtà;
Super-Io, svolge la funzione di giudice o censore nei confronti dell'Io, su cui esercita un ruolo di critica, autoosservazione e formazione degli ideali.
Queste istanze sono opposte e si trovano in conflitto tra di loro.
Il metodo della ricerca psicoanalitica è l'osservazione dei fenomeni psichici e comportamentali in quanto prodotti di dinamiche profonde. Per comprendere i fenomeni, la tecnica utilizzata è l'ermeneutica, cioè l'arte dell' interpretazione che consiste nel cogliere il significato latente di quello che esprime il paziente e poi, nel processo di cura, comunicarglielo per consentirgli di rendere conscio l'inconscio.
Il Comportamentismo è un approccio concettuale che dà rilevanza a ciò che è oggettivo e misurabile. Il promotore del comportamentismo è Watson. Per Watson oggetto dell'indagine psicologica è il comportamento oggettivo degli individui, osservabile e misurabile, rilevabile con metodi obiettivi che permettono la ripetizione degli esperimenti e interpretabile secondo lo schema stimolo-risposta (S-R). Più tardi Watson dette grande importanza ai fattori esterni e al condizionamento ambientale. Spiegò anche tutte le differenze individuali per mezzo dei processi di apprendimento, per cui è possibile programmare la professione futura di qualunque bambino, semplicemente scegliendo opportunamente le influenze ambientali a cui sottoporlo, senza prendere in considerazione le sue disposizioni individuali. Le conseguenze di tale approccio sono che l'individuo può essere manipolato e costruito dal suo esterno, persino contro la sua dignità e il suo interesse.
3. Differenza tra la statistica descrittiva e le statistiche inferenziali
La statistica è la scienza che raccoglie, organizza e analizza i dati relativi ai fenomeni del mondo in vista dell'utilizzazione delle informazioni che essi forniscono ai fini della previsione di fatti non osservati.
La statistica descrittiva offre i dati raccolti in forma di tabelle e grafici in modo da rilevare le principali caratteristiche di un insieme di dati.
Le statistiche inferenziali, sono quelle misure numeriche che elaborano delle inferenze a partire dai dati raccolti. Sono delle procedure di calcolo che indicano il grado di probabilità che le relazioni fra i punteggi delle variabili in esame siano dovute al caso.
Se la probabilità che i dati siano casuali è molto alta, possiamo dire che l' ipotesi è verosimilmente errata; al contrario, si può sostenere che con lo stesso grado di probabilità l'ipotesi di ricerca è corretta.
4. Che cos'è la psicometria
La psicometria è quella branca della psicologia che si occupa di tradurre in termini numerici e quantitativi gli aspetti dell'attività psichica o della personalità normale o patologica.
L'attendibilità è quella misura che garantisce la costanza del punteggio ottenuto al test quando si ripete la prova sullo stesso soggetto.
La validità consiste nella capacità di un test di misurare una certa cosa e non qualche altra.
I test di personalità si prefiggono di esplorare la personalità sia nella sua globalità che in una qualche sua specifica dimensione allo scopo di riferirla a una classificazione o a una tipologia. Essi pongono al soggetto richieste verbali alle quali egli deve dare una risposta in base al suo pensiero. Sono costituiti da una serie di item che riportano la descrizione di sintomi o tipi di comportamento e il compito del soggetto sarà quello di rivelare quale comportamento tra quelli descritti utilizza in determinate circostanze. I test oggettivi forniscono risultati quantitativi.
L'MMPI, l'Inventario Multifasico di Personalità Minnesota valuta le principali caratteristiche strutturali della personalità e individua i disordini di tipo emotivo. E' composto di 567 item a doppia alternativa "vero", "falso" e comprende: -"scale di validità" che valutano l'accuratezza e la sincerità con cui il soggetto ha svolto il questionario; -"scale di base" che analizzano le dimensioni più significative della personalità; -"scale supplementari" che approfondiscono la trattazione dei problemi clinici e dei vari disturbi; -"scale di contenuto" che permettono di descrivere diverse variabili di personalità. Questi test sono destinati a soggetti dai 18 fino all'età adulta.
Il CPI, California Personality Inventory, è costituito da 18 scale che si riferiscono alle caratteristiche della personalità relative al comportamento sociale e alla dinamica delle relazioni sociali.
E' impiegato con soggetti normali senza disturbi psichici. E' un questionario composto da 480 affermazioni alle quali il soggetto deve rispondere con "vero", "falso". Il tempo di somministrazione varia da 45 minuti a un'ora circa. I destinatari sono soggetti adolescenti e adulti.
L'EPI misura tre dimensioni estroversione, neuroticismo, psicoticismo, che stanno alla base della teoria della personalità di Eysenck. Il test fornisce indicazioni sui rapporti stabiliti con l'ambiente sociale, sull'aggiustamento emotivo e su eventuali tendenze a comportamenti antisociali tipici di personalità disturbate. Si compone di 69 affermazioni e la somministrazione è collettiva. Il tempo di somministrazione è di 15 minuti; i destinatari sono soggetti adolescenti e adulti.
16 PF di Cattel è un test oggettivo che fornisce un profilo di personalità completo in un tempo breve senza fare riferimento alla presenza/assenza di disturbi. Si basa sulla misura di 16 dimensioni a fattori bipolari che costituiscono i tratti fondamentali della personalità. E' molto usato in ambito aziendale in quanto è un ottimo predittore di attitudine. E' un questionario a 187 domande in cui il soggetto può scegliere una delle tre risposte per ogni item. Il tempo di somministrazione va dai 45 ai 60 minuti ed è destinato a giovani dal 15° anno,adulti e anziani.
I test di personalità soggettivi (proiettivi) si basano sulla teoria della proiezione che indaga gli aspetti inconsci della personalità del soggetto. Il soggetto viene posto di fronte ad una situazione ambigua a cui egli risponderà secondo il significato che questa situazione ha per lui. I test proiettivi chiamati anche reattivi interpretano i risultati in modo qualitativo. Tra di essi ci sono: i test costitutivi, quelli costruttivi e quelli interpretativi.
Il test di Rorschach permette di indagare nel soggetto l'esistenza di turbamenti dell'affettività e come questi possano interferire con il comportamento e sviluppo mentale. Al soggetto vengono presentate 10 tavole che riproducono macchie d'inchiostro con due parti simmetriche: 5 sono grigio-nere con differenti sfumature l'una dall'altra; 2 sono grigio-rosse; 3 sono policrome. Il soggetto ha il compito di dire che cosa vede in ognuna di queste tavole, la cui forma irregolare ne offre svariate interpretazioni. In questo modo il soggetto rivela le proprie modalità di precepire, le proprie tendenze cognitivo-affettive e la configurazione di base della propria personalità. I destinatari sono soggetti in età evolutiva, preadolescenti, adolescenti, adulti, anziani.
TAT- Test di Appercezione Tematica è composto di una ventina di tavole che contengono disegni che rappresentano persone o coppie di persone ben delineate. Il soggetto deve interpretare ciascuna immagine inventandoci sopra una storia e cercando inoltre di immaginare cosa è successo prima e cosa accadrà in seguito; le risposte riflettono i costrutti mentali, le esperienze, i conflitti e i desideri di ognuno, e la persona essenzialmente proietta se stessa nella situazione rappresentata, identificandosi con uno dei personaggi raffigurati. Il test è chiamato tematico perché le tavole possiedono una traccia tematica, ma è anche chiamato appercettivo perché la risposta ha come origine una percezione che si organizza a partire dal disegno della tavola. I destinatari sono soggeti dai 10 anni in poi.
Test di Appercezione Tematica per bambini rileva le fantasie inconscie del bambino rispetto all'aggressività, al modo con cui il mondo degli adulti lo accetta, ai timori di restare da solo. Aiuta a comprendere i rapporti esistenti tra il fanciullo e le persone più significative della sua vita, i problemi di nutrizione, la rivalità esistente tra fratelli e sorelle , l'atteggiamento del fanciullo circa i suoi familiari ed il modo in cui li percepisce. E' composto da una serie di dieci tavole figurative in cui nei disegni gli animali prendono il posto degli esseri umani, in quanto il presupposto è che i bambini hanno maggior empatia e maggior facilità a identificarsi con gli animali. E' destinato a bambini dai 3 ai 10 anni.
I test comportamentali sono utilizzati soprattutto per predire come sarà il comportamento di un soggetto in un certo tipo di prestazione. Servono anche a formulare delle diagnosi, a capire qual è il disturbo di un soggetto e la causa probabile.
La scala Binet-Simon basato sul concetto di età cronologica a cui corrisponde un'età mentale misura il grado di intelligenza di soggetti fino ai 13-14 anni.
Il WAIS è lo strumento diagnostico più usato nella valutazione
dell'intelligenza per adulti tra i 16 e i 74 anni. E' adatto a misurare il tipo
di intelligenza generale. E' costituito da 11 prove, di difficoltà crescente: 6
sono a carattere verbale,
Il WISH è lo strumento diagnostico più usato nella valutazione dell'intelligenza per ragazzi tra i 6 e i 16 anni.
Il WIPPS è lostrumento diagnistico più usato nella valutazione dell'intelligenza per bambini tra i 4 e i 6 anni.
Matrici Progressive di Raven è un test non verbale di intelligenza costituito da tavole con degli stimoli di tipo grafico, graduate progressivamente per difficoltà, che riproducono figure astratte che il soggetto deve completare in base ai precisi rapporti intercorrenti tra le parti. Mette alla prova le capacità di osservazione, memoria, ragionamento logico del soggetto. Si compone di 60 item divisi in 5 serie, ognuna di 12 matrici da completare di difficoltà crescente.
5. Che cos'è il metodo clinico
Il metodo clinico utilizza il rapporto interpersonale come strumento di conoscenza. Prende in considerazione la globalità del comportamento e considera l'individuo nel suo ambiente naturale. Svolge la sua indagine sul singolo individuo o sul singolo gruppo.
Il colloquio clinico è diagnostico quando ha lo scopo di raccogliere informazioni sulla natura e le cause della problematica del paziente al fine di giungere all'individuazione dei mezzi necessari alla sua risoluzione. Si svolge come una conversazione in cui l'intervistatore si serve di una guida dei contenuti da sondare che segue più o meno rigidamente a seconda della propria impostazione metodologica e dello scopo dell'intervista. Esso viene utilizzato in campo giudiziario, sociologico, giornalistico, medico (in cui si ricava l'opinione del paziente circa il suo stato di benessere), dell'orientamento professionale, clinico (in cui rileva delle anomalie comportamentali e delinea la struttura di base della personalità). Il colloquio clinico può essere terapeutico, con lo scopo di motivare ed informare il soggetto.
Il colloquio essendo una situazione di conversazione, è influenzato sia dall'intervistatore, sia dall'intervistato, soprattutto dalla loro disposizione reciproca e dagli scopi preposti.
All'interno del colloquio fra l'intervistatore e il soggetto possono scaturire diverse dinamiche.
Le fonti di distorsione dovute all'intervistatore sono date da: il problema della personalità dell'intervistatore; l'eventuale suggestione nascosta nella domanda; l'influenzamento mediante reazioni di approvazione e disapprovazione eseguite dall'intervistatore; il pregiudizio; l'identificazione con i soggetto; la proiezione dei propri vissuti sull'intervistato; l'inclinazione dell'intervistatore di assumere certi ruoli.
Le fonti di distorsione dovute al soggetto sono date da: le caratteristiche della personalità del soggetto; la sua situazione psicologica attuale; inoltre dipendono dalla diversa percezione che il soggetto può avere dell'intervistatore: può vederlo come l' "autoritario del potere", sentendosi ingiustamente da lui discriminato, assumendo perciò di conseguenza un atteggiamento oppositivo verso di questo; può vederlo come il "portavoce del conformismo sociale e delle sue istanze moralistiche", manifestando un atteggiamento aggressivo verso di questo; può vederlo come "autonomo", capace di un giudizio obiettivo e imparziale: il soggetto si sente capito, accolto e rispetato,ma può anche provare ansia e preoccupazione; può vedere l'intervistatore come "protettore", "mediatore segreto", "salvatore" che può difenderlo da ogni pericolo: il soggetto può assumere un atteggiamento di "sottomissione compiaciuta" che si manifesta mediante dipendenza, subordinazione; può vedere l'intervistatore come dotato di poteri soprannaturali o addirittura miracolosi: il soggetto attribuisce all'intervistatore la respondabilità della propria guarigione o la protezione da aggravamento; può infine vederlo come "autorità sociale": il soggetto può sentire gli scrupoli, sentimenti di colpa, manifestati nell'evasività, insincerità e fuga.
Le informazioni ricavate dal colloquio provengono dall'anamnesi del paziente, dalle espressioni verbali e non verbali e dalle azioni del paziente durante il colloquio.
Nel comportamento non verbale, le informazioni affiorano nell'osservazione del comportamento spaziale del soggetto, che mostra il modo con cui il soggetto si pone in relazione con l'ambiente in cui si trova; nell'osservazione dell' orientazione, si vede come la persona si situa nella spazio, in piedi o seduta, faccia a faccia, fianco a fianco si evidenziano i rapporti di intimità, di collaborazione, di chiusura, di apertura, di superiorità, di inferiorità; nella postura, se essa è libera, segnala il benessere e la libertà della persona, se è chiusa indica disagio e disadattamento all'ambiente; il comportamento motorio, attraverso i movimenti del corpo, i gesti con le mani, i cenni del capo, ecc.; le espressioni del corpo rivelano le emozioni, la ricercao la fuga dallo sguardo ecc.; l'aspetto esteriore, nel modo di vestire, di truccarsi,ecc.; gli aspetti non linguistici (paralinguistici) del comportamento verbale, quali la qualità della voce, il ritmo, la continuità del discorso,la velocità,ecc. Il comportamento non verbale ha un fortissimo valore simbolico che esprime atteggiamenti inconsci circa l'immagine di sé e del corpo, ha un valore meta comunicativo
che fornisce elementi dei veri sentimenti di colui che parla.
6. Che cosa distingue la psicoanalisi da altre discipline psicologiche
La psicoanalisi e lo studio della personalità, così come è stata impostata da Freud, si distingue dalle altre discipline psicologiche nelle quali i temi di studio e di ricerca erano la percezione, la sensazione, l'apprendimento. L'obiettivo della psicoanalisi, al contrario, è sempre stato quello di mettere a punto una terapia per i soggetti sofferenti di disturbi emotivi. Il suo oggetto di studio è costituito dal comportamento anormale, che è sempre stato relativamente trascurato dalle altre scuole, e il suo metodo è fondato sull'osservazione clinica piuttosto che sulla sperimentazione controllata di laboratorio.
I principi di Freud tuttavia non erano una novità assoluta, in quanto il movimento psicoanalitico aveva alle spalle una ben precisa tradizione intellettuale e culturale.
Prima di Freud infatti sono state effettuate una serie di indagini filosofiche sulla natura dei fenomeni inconsci.
Leibnitz sviluppò la sua teoria delle monadi, da lui considerate come gli elementi costitutivi della realtà aventi una natura essenzialmente psichica, ma anche fisica;
Herbart introdusse il concetto di "soglia della coscienza", secondo cui tutte le idee che si trovano al di sotto della soglia sono inconscie;
Fechner, rappresentò la mente come un iceberg, nel senso che una parte considerevole di essa rimane nascosta al di sotto della superficie.
Freud quindi non fu il primo a parlare del fenomeno dell'inconscio. Il merito di Freud fu quello di aver capito a fondo il significato delle motivazioni inconscie, trovando il modo di studiarle. Egli riteneva che i pensieri e i sentimenti inconsci influissero , direttamente o indirettamente, sul comportamento.
Fino all'Ottocento l'individuo malato di mente non era quasi per niente compreso né tanto meno curato. Il trattamento di coloro che soffrivano di disturbi mentali consisteva soprattutto di disapprovazione e di pesanti punizioni, giacchè le cause del male veniveno attribuite a malvagità, magia e possessione del demonio.
Solo nell'Ottocento si siffuse un atteggiamento più umano e razionale verso i malati di mente.
Nel corso del XIX secolo si svilupparono due principali scuole psichiatriche: la scuola Somatica, la quale sosteneva che le anormalità comportamentali dipendevano dalle lesioni organiche; la scuola Psichica, la quale ne ricavava le cause nella sf era mentale o psicologica.
Jean Martin Charcot, teorizzò la dottrina motivazionale dell'edonismo, secondo cui l'uomo si sforza di raggiungere il piacere e di evitare il dolore (da cui poi derivò il principio del piacere di Freud);
Gli "antivitalisti" insieme con Pierre Janet, sostenevano che negli esseri viventi agiscono esattamente le stesse forze che operano negli oggetti inanimati (da cui poi derivò il determinismo psichico di Freud).
Secondo il punto di vista topico, l'apparato psichico secondo Freud è composto da: - un sistema psichico inconscio, costituito dai contenuti mentali che non sono presenti alla coscienza del soggetto, ma riescono ad esprimersi attraverso dei "derivati" che sono: sintomi, sogni,lapsus, fantasie; - un sistema psichico preconscio, costituito da tutti quei contenuti mentali che, pur non immediatamente presenti alla coscienza, possono tuttavia essere facilmente resi consapevoli dal soggetto stesso, quindi senza resistenze e aiuti esterni, cioè nel ricordo; - un sistema psichico conscio, rappresentato dall'insieme dei contenuti psichici accompagnati dalla piena consapevolezza del soggetto.
Secondo il punto di vista dinamico, l'apparato psichico è concepito come il risultato di conflitti di forze in cui si articola l'energia psichica. L'inconscio coincide con il rimosso, cioè con tutti quei contenuti psichici il cui accesso alla coscienza è costantemente impedito dalle forze della rimozione.
Secondo il punto di vista economico, l'apparato psichico ha la funzione di mantenere al livello più basso possibile l'energia che circola in esso. E' in base a questo punto di vista che Freud ha tracciato la linea di demarcazione tra normalità e patologia in campo mentale: il criterio decisivo è la quantità relativa delle diverse forze.
Secondo il punto di vista strutturale, l'apparato psichico è composto da tre istanze:
l'Es, completamente inconscio, è la parte più primitiva e meno accessibile della personalità. Può essere paragonato a un caos, a un calderone pieno di ribollenti eccitazioni. Esso non conosce i giudizi di valore, per esso non esiste né il bene né il male. L'Es è in una perenne ricerca di soddisfacimento immediato dei propri bisogni e agisce in base al "principio del piacere";
L'Io, è il mediatore tra l'Es, il Super-Io e le esigenze della realtà esterna; rappresenta ciò che di solito viene identificato con la ragione e normalità, in contrasto con la passionalità dell'Es; esso agisce in armonia con il principio della realtà; Freud paragonò il rapporto Io-Es a quello di un cavaliere e il suo cavallo. Il cavallo, infatti, fornisce l'energia che il cavaliere orienta nella direzione da lui prescelta;
Il Super-Io , svolge l funzione di giudice ed è costituito dall'interiorizzazione delle richieste e dei divieti dei genitori. Si sviluppa nella prima infanzia , nel momento in cui il bambino viene assimilando certe regole comportamentali impostegli dai genitori attraverso un sistema di premi e punizioni. Comportamenti sbagliati del bambino entrano a far parte della sua coscienza, invece i comportamenti giusti vanno a formare l'ideale dell'Io . Il comportamento infantile è perciò inizialmente regolato dal controllo parentale, ma successivamente il comportamento verrà determinato da un meccanismo autonomo di controllo.
Freud introdusse altri concetti: la pulsione di vita (Eros), cioè la pulsione di libido (che corrisponde all'energia della pulsione sessuale), tendente all'autoconservazione; la pulsione di morte (Thanatos), che è la pulsione che si manifesta in tendenze auto ed eterodistruttive.
Queste due pulsioni sono opposte e si trovano in eterno conflitto tra loro.
Freud attraversol'interpretazione dei sogni vede la risposta alle azioni e alla condotta delle persone. I sogni secondo Freud , rappresentano una forma camuffata di soddisfacimento dei desideri rimossi. I sogni hanno sia un contenuto manifesto, che è rappresentato dalla storia letterale dei fatti avvenuti nel sogno, sia un contenuto latente in cui risiede il vero significato nascosto o simbolico; Con l'espressione atto mancato Freud definisce tipiche manifestazioni dell'inconscio come: - i lapsus, che consistono nell'uso non intenzionale di parole errate legate alle inconscie motivazioni nascoste; - gli errori di lettura e di scrittura; - l'oblio dei nomi; - lo smarrimento di oggetti.
Il transfert indica una condizione emotiva che comporta il trasferimento sulla persona dell'analista delle rappresentazioni inconsce proprie del paziente. Esso può assumere due forme: transfert positivo, nel quale il paziente trasferisce sentimenti di affetto e di amore (impulsi libidici) ; transfert negativo, in cui vengono proiettati sentimenti ostili (impulsi aggressivi).
Il compito del terapista secondo Freud doveva essere quello di liberare il paziente da ogni forma di dipendenza infantile e aiutarlo ad assumere un ruolo più adulto nella vita.
Il controtransfert, è connotato dal vissuto emotivo globale dell'analista nei confronti del paziente.
Il controtransfert per Freud costituisce un elemento di ostacolo al progredire della terapia, poiché invalida quell'atteggiamento di impassività e di distacco emotivo che Freud raccomanda mediante la cosiddetta "regola dello specchio" secondo cui il medico deve essere come uno specchio che mostra al paziente soltanto ciò che quest'ultimo gli mostra. In caso contrario, sentimenti, resistenze, conflitti interiori dell'analista influiscono negativamente sulla terapia.
7. Che cos'è la percezione?
Percezione insieme di funzioni psicologiche che permettono all'organismo di acquisire informazioni "hic et nunc" (qui e ora) circa lo stato e i mutamenti del suo ambiente grazie all'azione di organi specializzati. E' una elaborazione soggettiva dei dati offerti dagli organi di senso sulla base: dei dati mnemmonici di passate esperienze, di interessi predominanti, di un'azione da compiere.Consiste nell' attribuire un significato agli stimoli derivanti dagli organi di senso e nell'assegnare ad essi proprietà fisiche: nitidezza ad un'immagine, grandezza ad un oggetto, chiarezza ad un suono.
Perché si possa percepire una figura, bisogna che una parte del campo sia distinta e separabile dal resto del campo. Le leggi dell'organizzazione percettiva riguardano proprio la separazione della digura dallo sfondo.
Secondo la legge della sovrapposizione , le forme che si trovano collocate sopra altre ci appaiono come figure su uno sfondo. Ad esempio, un oggetto che copre parzialmente un altro oggetto è percepito come più vicino; Se mancano indizi di profondità e i contorni sono comuni alla figura e allo sfondo questo criterio non funziona perché il nostro cervello non riesce a "decidere" quale sia la percezione corretta e passa quindi da una soluzione all'altra: è il caso delle figure ambigue.
Secondo la legge di organizzazione percettiva della figura data dall'area occupata, la zona distinta e/o delimitabile che occupa l'estensione minore tende ad essere colta come figura, mentre quella dotata di maggiore estensione verrà colta percettivamente come sfondo.
Secondo la legge di organizzazione percettiva basata sul destino comune, il meccanismo di costruzione eidetica è connesso non alla forma o alla disposizione del contorno, bensì alla sua modificazione nel tempo. Ad esempio, una tigre immobile dietro ad un canneto avente lo stesso colore della sua pelliccia, noi riusciremo a percepirla come figura in uno sfondo, solo quando essa si muoverà e vedremo che le sue strisce si muovono insieme con essa, mentre le canne rimangono ferme: questo per il cosiddetto "destino comune".
Le illusioni ottiche geometriche consistono nella percezione distorta dei rapporti spaziali e geometrici fra gli oggetti. Fanno riferimento a: figure di "oggetti impossibili" che non esistono nella realtà; figure che appaiono distorte rispetto a come sono in realtà; figure che, se guardate per un certo tempo, producono distorsioni in altre figure osservate immediatamente dopo.
La grandezza percettiva non è data dalla grandezza reale dell'oggetto, né dalla grandezza dell'immagine proiettata sulla retina, ma dalla sua distanza apparente rispetto a noi.
Ad esempio, un oggetto che si allontana diventa oggettivamente sempre più piccolo, in quanto l'immagine che si proietta sulla retina si rimpicciolisce progressivamente, ma da un punto di vista percettivo mantiene una grandezza costante.
Nell'illusione di Delboeuf, due cerchi di uguali dimensioni appaiono diversi qualora vengano aggiunti al loro interno o al loro esterno altri cerchi concentrici;
Nell' illusione di Giovanelli, una linea punteggiata perfettamente rettilinea, di cui ogni punto si trova nell'interno di un cerchio e in prossimità della sua periferia , presenta delle sinuosità a livello percettivo a causa del fatto che ogni singolo cerchio opera come sfondo di orientamento dell'elemento puntiforme. Questo accade grazie a un meccanismo di distorsione contestuale che opera a livello di orientamento. Quindi, dato che la disposizione dei cerchi è irregolare e sinuosa, anche la percezione della serie di punti risulta parimenti sinuosa.
Nell' illusione di Kanzsa, il gioco figura-sfondo dà l'impressione di due triangoli che in realtà non sono disegnati.
Nell' illusione di Muller-Lyer, il segmento a viene percepito come più lungo del segmento b per la diversa orientazione delle alette.
Nell' illusione di Ponzo, se due linee orizzontali uguali sono poste all'interno di un binario che tende alla convergenza, la linea più prossima al punto di convergenza sembra più lunga dell'altra.
L'anamorfismo è un effetto di illusione ottica per cui una immagine viene proiettata sul piano in modo distorto, tale per cui il soggetto originale sia riconoscibile solamente guardando l'immagine da una posizione precisa. Il soggetto originale può essere una figura piana.
8. Che cos'è l'intelligenza?
L'intelligenza è costituita da un insieme di capacità, tra le quali: capacità di memorizzazione e apprendimento, abilità a risolvere i problemi, attitudine a capire in fretta, arguzia, elasticità d'uso di schemi mentali,ecc.
Sono state date molteplici definizioni sull'intelligenza.
Louis William Stern, afferma che l'intelligenza è la capacità generale di adattare il proprio pensiero e condotta di fronte a condizioni e situazioni nuove, quindi era vista nei termini di creatività.
Edouard Claparède, sostiene che l'intelligenza è la capacità di risolvere, con l'aiuto del pensiero, dei problemi nuovi, quindi era vista nei termini di abilità nella soluzione di problemi, di capacità di manipolare alternative logiche e schemi deduttivi.
Wertheimer, Kohler e Neisser, affermano che l'intelligenza permette di ristrutturare i dati di un problema o di una percezione e che, di conseguenza, il comportamento intelligente non è soltanto di tipo logico-analitico, ma anche sintetico, intuitivo e creativo.
L'intelligenza creativa è la capacità di immaginare un'alternativa originale. Richiede una grande capacità di cogliere le proprietà fondamentali di una percezione, di avere quindi una visione di sintesi delle proprietà di un oggetto o di un evento;
L' intelligenza logica è la capacità di analizzare un evento in modo suddiviso, cogliendo attraverso l'analisi logica i fattori che intervengono a originarlo.
L'intelligenza implica un uso "produttivo" del pensiero, poiché la condotta intelligente si concretizza con la produzione di una "innovazione".
James Cattell, distinse l'intelligenza in fluida e cristallizzata: l'intelligenza fluida corrisponde alla disponibilità adattiva e modificativa di schemi logici. E' data dalla capacità di reagire adeguatamente di fronte a stimoli nuovi, si sviluppa fino ai 30 anni circa e poi diminuisce;
l'intelligenza cristallizzata corrisponde all'elasticità d'uso di schemi interiorizzati. Implica un uso ottimale delle strategie, esperienze e conoscenze per affrontare le situazioni, si sviluppa durante tutta la vita.
La logica deduttiva implica proposizioni concatenate fra loro in cui le conclusioni derivano da determinate premesse. Questo accade nel sillogismo, in cui compaiono due premesse: una primaria (maggiore), una secondaria ( minore) e una conclusione che deriva da esse.
Le premesse servono a verificare se la conclusione è valida, cioè logicamente corretta. Una conclusione può essere logicamente valida, ma non vera, se una delle premesse è falsa. Se invece la conclusione non viene tratta a partire dalle premesse essa è invalida, ma ciò non esclude che possa essere vera.
Esistono due regole logiche: modus ponens è una regola d'inferenza che parte dalla premessa che solo A implica B e se poniamo A dobbiamo avere anche B; modus ponens è una regola logica che spiega che se A implica B e B è falso, allora anche A è falso.
La conclusione di un ragionamento sillogistico è certa perchè trova la sua giustificazione nelle premesse.
Nel ragionamento logico induttivo le conclusioni non sono certe e logicamente necessarie come accade in quello deduttivo, ma sono solo possibilmente corrette e le premesse non sono così rigorose da far trarre da esse in modo esclusivo le conclusioni come avviene nel ragionamento deduttivo, ma sono organizzate in modo tale da condurre verso alcune conclusioni piuttosto che verso altre.
Il problem solving è la capacità di soluzione dei problemi. Risolvere un problema significa trovare la strada per passare dallo satato iniziale , a quello finale. Implica la capacità di generare mentalmente delle strategie di risoluzione attraverso l'esplorazione dello "spazio del problema". Allo stato iniziale, l'informazione incompleta corrisponde alle coordinate generali della situazione di partenza; Le mete o finalità insite nel problema sono costituite dall'insieme di informazioni relative alla condizione che concide con la soluzione del problema stesso; L'insieme di operazioni e passaggi intermedi, implicano le manipolazioni dello stato iniziale attraverso le quali le coordinate che definiscono la situazione condurranno allo stato finale del problema.
Si può procedere per tentativi o per prove ed errori, quando il soggetto ha difficoltà a comprendere lo spazio del problema oppure non ha elementi validi per decidere che opzione scegliere.
Esiste la tendenza a utilizzare la strategia di routine, che ha già funzionato in precedenza, quando il problema non è nuovo (fissità nelle strategie).
Una delle più efficaci modalità di risolvere i problemi è il procedere per analogia: ragionando per analogia, miglioriamo le nostre possibilità di trovare rapidamente una soluzione corretta.
9. Che cos'è il linguaggio?
Il linguaggio è l'insieme di codici che permettono di trasmettere, conservare ed elaborare informazioni tramite segni intersoggettivi.
Tutte le lingue si basano su un certo numero di suoni elementari, detti fonemi, che corrispondono ai diversi modi di pronunciare vocali e consonanti nel rispettivo alfabeto.
Le più piccole unità linguistiche dotate di significato prendono il nome di morfemi . Un raggruppamento di morfemi secondo le regole formano le parole, che a loro volta raggruppate in unità significative, strutturano le frasi.
Il lessico (vocabolario) è la totalità di tutte le parole di una lingua in un determinato spazio temporale.
La base neuroanatomica del linguaggio è costituita da un'unica area corticale dell'emisfero sinistro.
Due sono le aree corticali implicate nel linguaggio: l'area di Broca e l'area di Wernicke.
L'area di Broca, è riconosciuta come sede di produzione del linguaggio. Prende il nome dal neurologo francese Paul Pierre Broca, il quale stabilì una connessione anatomo-clinica tra le lesioni cerebrali e i disturbi funzionali.
L'area di Wernicke prende il nome dal neurologo tedesco Carl Wernicke, il quale scoprì che una lesione nel lobo temporale comportava disturbi nella comprensione del linguaggio.
E' oggi riconosciuta come sede di comprensione del linguaggio.
La qualità della produzione verbale e le sue alterazioni sono anche utilizzate a livello clinico per valutare l'esistenza o meno di lesioni cerebrali come nelle afasie. Il termine afasia letteralmente significa "perdita della parola"e indica un disturbo della capacità di parlare.
L'afasia di Broca, si manifesta con l'incapacità di emettere parole in modo corretto; E' detta anche "afasia motoria" perché dipendente da un danno alla corteccia cerebrale verbale motoria.
L' afasia di Wernicke fa sì che i pazienti parlino in modo privo di senso. La lesione è nell'area verbale sensoriale o anteriore, da cui prende anche il nome di "afasia sensoriale".
Esiste in generale una corrispondenza abbastanza esatta fra abilità linguistiche e sviluppo cerebrale e corticale di una determinata specie vivente.
Nessun sistema di comunicazione animale possiede tuttavia le caratteristiche che sono proprie del linguaggio umano.
I bambini sviluppano la loro capacità linguistica in una sequenza ordinata di fasi passando dalle prime emissioni sonore spontanee e dalle lallazioni , alla costruzione di frasi complete nell'arco di pochissimi anni.
Ogni periodo dello sviluppo linguistico si differenzia in modo significativo dagli altri . La sequenza temporale delle diverse fasi è fissa e le capacità di apprendimento e di assimilazione di uno stimolo sono strettamente connesse alla fase in cui si trova il soggetto.
La prima fase è quella prelinguistica : E' stato accertato che la predisposizione allo stimolo linguistico nell'uomo sia precoce e coincide con l'emergere delle primissime capacità di discriminazione sensoriale uditiva in epoca fetale.
Il neonato è infatti predisposto alla elaborazione e alla produzione dei suoni della voce umana. E' stato infatti riscontrato che neonati con meno di dodici ore di contatto con la madre sono già in grado di riconoscere la sua voce e di distinguerla quindi da quella di altre donne.
Nelle prime settimane dalla nascita il neonato comunica principalmente con grida, per comunicare la fame, la rabbia e il dolore. A partire da tre-cinque settimane di vita si cominciano a produrre suoni vocalici e intorno al terzo mese associazioni consonante-vocale.
Le prime produzioni vocali dei bambini sono le lallazioni che iniziano a presentarsi dal 4°-6° mese di vita che sono caratterizzate dalla ripetizione di sillabe in serie ( ma-ma-ma, pa-pa-pa, da-da-da, ecc.).
Le lallazioni non sembrano avere un intento comunicativo, ma costituiscono una sorta di esercizio delle capacità articolatorie e preverbali.
Più tardi, con il passare dei mesi le lallazioni tendono a coincidere con i fonemi utilizzati dalla ligua dell'ambiente nel quale il bambino viene allevato e verso il settimo-ottavo mese circa il bambino normalmente sviluppato può reagire a tono ad alcune richieste e usare egli stesso parole monosillabiche, come il sì e il no.
La seconda fase di sviluppo linguistico è quella monoverbale che inizia dal decimo-dodicesimo mese circa. Il bambino comincia a produrre le sue prime parole, della lunghezza di due sillabe, e il suo vocabolario si arricchisce rapidamente. Intorno ai diciotto mesi, molti bambini possiedono un lessico di circa ottanta parole; più tardi, intorno ai due anni, il lessico si estenderà fino a trecento parole. A questa età però il bambino non costruisce ancora delle frasi, ma nell'esprimersi userà una parola per volta. L'apprendimento del vocabolario non è imitativo, ma è guidato dall'uso ed è finalizzato alla comunicazione.
La terza fase di sviluppo linguistico è quella del linguaggio telegrafico che compare fra i diciotto e i ventiquattro mesi, in cui i bambini cominciano a combinare le parole in espressioni di due elementi l'una in cui le frasi sono prive di articoli, congiunzioni e avverbi, e questa modalità di comunicazione è stata definita appunto linguaggio telegrafico, proprio per la sua schematicità.
La quarta fase di sviluppo linguistico è quella dell'acquisizione grammaticale e sintattica, dove il bambino utilizza i morfemi iperregolarizzandoli, nel senso che applica il morfema nella sua eccezione regolare anche alle forme irregolari, proprio perché ha ben assimilato la regola di costruzione del morfema. Più tardi, i bambini imparano le trasformazioni di semplici frasi dichiarative in forma negativa, interrogativa e composta. Poi, tra i due e i sei anni, il bambino presenta uno sviluppo semantico che lo porta all'uso del linguaggio adulto e presenta una estensione del vocabolario in media di dieci parole al giorno.
La teoria dell'imitazione, che afferma che l'apprendimento del vocabolario del bambino avvenga per imitazione del lessico adulto, si è dimostrata non valida, perché invece sappiamo che l'appprendimento del vocabolario nel bambino non è imitativo, ma piuttosto è guidato dall'uso ed è finalizzato alla comunicazione. Ne sono prova dell'inconsistenza della teoria la discrepanza esistente tra i termini che entrano via via a far parte del lessico infantile e il lessico adulto al quale i bambini sono esposti, e la differenza tra lessico d'uso e lessico compreso.
La teoria del rinforzo sostenuta da Skinner, afferma che i bambini imparano a parlare in modo appropriato perché stimolati dalla reazione di rinforzo positivo da parte dei genitori. Questo significa che l'apprendimento linguistico procederebbe secondo le regole dell'associazione e della generalizzazione. E' stato confermato da diverse ricerche che i bambini ai quali i genitori parlano molto di più della media, dominano più in fretta l'uso del linguaggio, ma restano comunque invariate la sequenza evolutiva, l'ordine dello sviluppo per fasi e la durata di ogni singola fase.
Le teorie innatiste affermano l'esistenza di un meccanismo di acquisizione linguistica che orienta e determina lo sviluppo del linguaggio in gran parte indipendentemente dalle variazioni ambientali. A sostegno di questa teoria propugnata da Chomsky e Lieberman vi sono alcune concezioni: l'esistenza di alcuni aspetti universali dello sviluppo linguistico presenti nella sequenza evolutiva dell'uomo indipendentemente dall'ambiente di vita; questi schemi fissi sono presenti anche nei bambini ipodotati e a cambiare non è la sequenza, ma la velocità della progressione. Inoltre, per l'esistenza di periodi critici dello sviluppo, una stimolazione "fuori fase" risulterebbe non efficace.
La teoria interazionista afferma che lo sviluppo del linguaggio sia il prodotto di un'interazione fra componenti maturative e stimoli ambientali. E' infatti noto il modo con cui gli adulti interagiscono con un bambino piccolo, utilizzando il cosiddetto "baby talk", con l'utilizzo cioè di parole brevissime e ripetute. Il tipo di interazione fra adulto e bambino cambia in rapporto con le crescenti capacità linguistiche del bambino, accompagnandole e stimolandole in modo coerente e decisivo.
10. Che cos'è la memoria? Quali sono i processi mnestici fondamentali?
I processi della memoria sono costituiti da tre fasi principali: la codifica o registrazione, la ritenzione, e il recupero dell'informazione memorizzata.
La prima fase, si riferisce alle trasformazioni a cui è sottoposta la nuova informazione per essere immagazzinata in memoria, inserita in un contesto di informazioni precedenti. Un evento può essere registrato nella memoria attraverso alcuni codici contemporanei: codifica multidimensionale.
Il codice è un insieme di regole e di operazioni attraverso le quali la nostra mente trasforma l'informazione che viene dall'esterno in una forma che può essere conservata. La memoria umana quindi prima converte l'informazione in un codice e poi quando è necessario recuperarla, la decodifica.
La ritenzione, comporta l'immagazzinamento e il mantenimento dell'informazione. La strategia più comune per immagazzinare l'informazione è la ripetizione. La ritenzione è ancora più efficace se si rielabora la struttura della nuova informazione per integrarla con qualche conoscenza già posseduta (reiterazione elaborativa: associare l'informazione nuova a conoscenze già possedute ).
Recupero: secondo numerose teorie, recuperare qualcosa dalla memoria sarebbe come prendere un pacco da uno scaffale in un grande magazzino: ciò che vi si trova dipende esclusivamente da ciò che il pacco contiene. Da questo punto di vista, ciò che si ricorda di un evento dipenderebbe interamente da quale informazione è stata immagazzinata e se è ancora disponibile al momento del recupero. Perché avvenga il recupero è necessario che ci sia un appropriato richiamo (cue) che in qualche modo "riattivi" gli elementi focali dell'evento da ricordare. Non sono le caratteristiche della traccia per se stesse a determinare il ricordo, ma piuttosto la compatibilità e similarità tra le proprietà della traccia e quelle dell'informazione da recuperare.
La prima fase interessa il primo anno di vita e concerne la memoria motoria, la quale si sviluppa attraverso l'imitazione e la ripetizione ecoica. In questo periodo la memoria si organizza a partire dalle cose più vicine al bambino, come il volto della madre, il biberon, ecc., separandole gradualmente e distinguendole. Il bambino acquista la capacità di separare quanto avviene nel presente da quanto è avvenuto in precedenza, e in questo periodo, per il neonato un oggetto che sparisce alla sua vista non genera un'attesa di ricomparsa, ma semplicemente cessa di "esistere" per lui.
La seconda fase interessa il secondo e terzo anno di vita e concerne la memoria iconica, che comporta che la traccia mnestica è costituita da un'immagine mentale. Compare quindi la capacità di formarsi un'immagine mentale delle cose percepite, per cui il ricordo non è più legato alla sola cosa reale, ma anche alla sua immagine.
La terza fase interessa il quarto-quinto anno di vita e concerne la memoria semantica o linguistica. A partire da questa fase la memoria e il pensiero assumono sempre di più la forma del linguaggio interiorizzato. Le tracce mnestiche sono dello stesso tipo presente nella memoria dell'adulto.
L'approccio cognitivista non concepisce la memoria come una funzione di tipo meccanico, ma come un processo altamente individualizzato e regolato dal contesto nel quale agisce.
Uno dei precursori di questa impostazione è stato Neisser.
Il Modulo 1 registra molto, ma trattiene in misura piuttosto limitata. Nelle diverse teorie sono: memoria sensoriale, la memoria ecoica e iconica, la paraeccitazione (in Freud);
Il Modulo 2 trattiene i dati per un periodo maggiore, ma la sua capacità è limitata. Sono la memoria
primaria, la memoria a breve termine e la ritenzione immediata;
Il Modulo 3 trattiene i dati senza limiti di tempo, ma i suoi contenuti sono più difficilmente accessibili. Sono la memoria secondaria, la memoria a lungo termine e la memoria semantica.
11. Che cos'è l'apprendimento?
L'apprendimento è quel processo che implica il conoscere, il comprendere e l'imparare attraverso la modificazione più o meno stabile e permanente nel comportamento di un soggetto attraverso l'esperienza conoscitiva della persona (o animale).
E' il risultato di un'esperienza, in quanto passa per una elaborazione percettiva e cognitiva di uno stimolo
L'apprendimento può essere di due tipi:
- l'apprendimento di tipo associativo, è la forma più elementare e basilare di apprendimento e costituisce una capacità adattativa primaria presente sia nell'uomo che negli animali di qualunque specie. I prototipi di tale apprendimento sono: il condizionamento rispondente ( pavloviano) e il condizionamento operante ( skinneriano);
Un altro tipo di apprendimento è quello che richiede una ristrutturazione cognitiva dei dati dell'esperienza (l'apprendimento cognitivo). Esso è assai più sviluppato nell'uomo, ma è presente anche negli animali superiori, come i primati e i mammiferi, ma nel caso degli animali, il processo di "insight", può essere solo dedotto dall'osservazione dei cambiamenti nella condotta. Il livello qualitativo e strutturale del processo di apprendimento negli animali è sempre difficilmente determinabile, ma anche in bambini piccoli o nei soggetti con gravi menomazioni comunicative: in questi casi è utile adoperare il cosiddetto "rasoio di Occam", che consiste nell'interpretare una risposta comportamentale appresa utilizzando sempre e comunque il più basso livello funzionale cognitivo che spieghi il suo prodursi.
Il condizionamento rispondente ( paradigma del condizionamento classico o pavloviano), è la forma elementare e primaria di apprendimento per associazione e costituisce una risposta riflessa.
Pavlov, nel corso delle sue ricerche sulle ghiandole dell'apparato digerente, usava il metodo chirurgico al fine di raccogliere e misurare il secreto gastrico all'esterno dei corpi dei soggetti, che sono stati per i suoi esperimenti i cani.
Un aspetto del suo lavoro riguardava la funzione della saliva, che veniva prodotta involontariamente al momento dell'introduzione del cibo nella bocca del cane. La reazione di salivazione in tale situazione corrisponde a una naturale risposta riflessa del sistema digerente e non presuppone alcuna forma di apprendimento (riflesso innato o incondizionato). Pavlov, tuttavia osservò che talvolta la saliva veniva prodotta prima dell'introduzione del cibo nella bocca dell'animale: si verificava, cioè una secrezione anticipata di saliva. I cani salivavano nel momento in cui vedevano il cibo o la persona abitualmente incaricata di darglielo. Il riflesso di secrezione (riflesso vegetativo) con la relativa reazione involontaria di salivazione risultava in qualche modo dipendente o condizionato dagli stimoli precedentemente collegati con la presentazione del cibo e non il cibo stesso (riflesso condizionato) perché influenzato dalla formazione di un'associazione.
Nel condizionamento operante, la ricompensa o la punizione sono subordinate al verificarsi della risposta. Il condizionamento operante è applicabile prevalentemente a risposte del sistema muscolare e di quello scheletrico o a processi mentali superiori per i quali interviene il Sistema Nervoso Centrale. I primi studiosi dell'apprendimento associativo sono stati: Thorndike e Skinner.
1) Thorndike intraprese le prime ricerche sull'apprendimento animale inialmente servendosi di pulcini da lui addestrati a muoversi in labirinti improvvisati, formati da libri, poi più tardi, proseguì le sue ricerche sull'apprendimento animale, servendosi di gatti e cani, impiegando labirinti di sua invenzione. In seguito Thorndike estese l'applicazione delle sue tecniche di ricerca a bambini e adolescenti e da allora in poi si dedicò allo studio di soggetti umani.
Per Thorndike ogni forma di apprendimento avviene in base alla connessione di stimolo-risposta la cui intensità varia, oltre che da soggetto a soggetto, in base alla sua natura, descritta dalle leggi associative quali la frequenza dello stimolo, la contiguità, la legge dell'effetto secondo cui la risposta allo stimolo, quando è accompagnata da appagamento, riceve un rinforzo per cui esistono forti probabilità che si ripeta, mentre in caso di insoddisfazione, andrà gradualmente spegnendosi.
Secondo la legge dell'esercizio o dell'uso o disuso, ogni risposta data in una particolare situazione finisce con l'essere associata a quella determinata situazione. Quanto più la risposta viene usata in tale situazione, tanto più forte diventerà la sua associazione con essa. Al contrario, un prolungato disuso della risposta tende a indebolire l'associazione.
Le ulteriori verifiche e i risultati ottenuti misero in luce che mentre la gratificazione di una risposta non aveva la conseguenza di rafforzarla,la punizione di una risposta non aveva come effetto una cancellazione proporzionale della risposta stessa. Thorndike allora, alla luce di tali risultati, pose l'accento più sulla gratificazione che sulla punizione.
2) Il principio fondamentale di Skinner riguardo al condizionamento operante, è che un riflesso è la correlazione tra stimolo e risposta.
Il condizionamento operante per Skinner si ha quando la risposta appare come un'azione spontanea dell'organismo non connessa con alcuno stimolo identificabile.
Un suo esperimento provato con un ratto confermerà che il comportamento operante del ratto chiuso nello "Skinner box" è funzionale al raggiungimento dello stimolo (cibo) con mezzi autonomi: quando il ratto arriva a premere sulla levetta, ciò è sufficiente a rendergli accessibile il cibo. In questo esperimento Skinner prende un ratto digiuno da qualche tempo e lo colloca nel box, lasciandoglielo esplorare liberamente. Nel corso della sua esplorazione arriva un momento in cui questo, in modo accidentale riesce ad abbassare una leva che fa uscire una pallottolina di cibo da un apposito contenitore e la deposita in un vassoietto a disposizione dell'animale. Dopo pochi rinforzi il condizionamento diventa di solito molto rapido. Da questo esperimento Skinner ricavò la legge dell'acquisizione, secondo la quale la forza di un comportamento operante viene accresciuta tutte le volte che tale comportamento è seguito dalla presentazione di uno stimolo di rinforzo. La variabile decisiva allora è il rinforzo. Il ratto quindi è arrivato ad apprendere l'operazione desiderata dallo sperimentatore, operazione che nel gergo skinneriano viene detta operazione condizionata, mentre il cibo fornito come premio viene detto rinforzo positivo. Esiste anche il rinforzo negativo: quando lo sperimentatore non vuole che l'animale non tocchi la leva allora lo punisce con una debole scossa elettrica.
Il rinforzo positivo costante, si attua quando il soggetto riceve un premio tutte le volte che compie l'operazione desiderata dallo sperimentatore. Questa modalità risulta utile quando si deve addestrare un soggetto a modificare gradualmente un certo comportamento, in cui la prima volta viene premiato un comportamento che si avvicina, anche solo approssimativamente a quello desiderato, e in seguito verranno via via premiate solo le esecuzioni che progrediscono nella direzione corretta. Questo tipo di condizionamento è detto modellamento: è grazie a tale tecnica ad esempio che vengono addestrati gli animali dei circhi. Se cessa però l'esercizio, si ha una tendenziale estinzione del condizionamento e una parallela minore capacità di esecuzione: si tratta del cosiddetto "analfabetismo di ritorno", come nel caso in cui si verifica nelle persone che per anni non leggono più o non suonano più uno strumento musicale.
Esiste anche un rinforzo intervallato in cui la risposta corretta non viene sempre premiata. E' necessario in questo caso che il condizionamento intervallato sia coerente, perché in caso contrario, il soggetto andrà incontro allo sviluppo di una sindrome psicotica. Quest' ultima può generarsi ad esempio in soggetti i quali hanno ricevuto una educazione incoerente e contraddittoria, quale si osserva da parte di genitori in conflitto tra loro.
L'apprendimento per insight consiste nella improvvisa soluzione dei problemi. Succede come se una "configurazione" comprendente tutti i complessi procedimenti necessari per raggiungere il fine desiderato fosse d'un tratto affiorata nella coscienza del soggetto impegnato in un compito cognitivo. E' come se l'azione appropriata scaturisse da un "lampo di intuizione" rimanendo poi quest'ultima un'acquisizione permanente che consente al soggetto di agire subito nella maniera giusta in ogni successiva circostanza analoga. Per risolvere il problema è necessaria una ristrutturazione del campo percettivo.
Questo fenomeno è stato provato da Kohler attraverso diversi esperimenti che vedevano come soggetti sperimentali le scimmie antropoidi.
Uno dei suoi tanti esperimenti, egli mise una banana all'esterno della gabbia, al di fuori della portata dell'animale; nella gabbia, poi egli pose alcuni pezzi di canna di bambù, ognuno dei quali troppo corto per arrivare da solo alla banana. Per risolvere questo problema occorreva che lo scimpanzè attaccasse insieme due pezzi di canna, infilando cioè l'estremità di uno nell'estremità dell'altro, ottenendo così un bastone di lunghezza sufficiente a raggiungere la banana. Per far ciò l'animale doveva percepire una relazione di tipo assolutamente nuova fra i due pezzi di canna.
Lo scimpanzè usato da Kohler che riuscì a risolvere questo problema si chiamava Sultan, il quale riuscì a cogliere, in modo apparentemente spontaneo, le relazioni tra i vari stimoli del campo percettivo, attraverso la ristrutturazione del campo percettivo stesso.
12. Che cos'è la motivazione?
La motivazione è il fattore dinamico del comportamento animale e umano che attiva e dirige un organismo verso una meta, verso una azione finalizzata al raggiungimento di un determinato scopo o obiettivo.
Esistono due livelli di motivazione: la motivazione primaria che è funzionale alla sopravvivenza dell'individuo e per tanto è legata ai suoi bisogni primari ( fame, sete, ecc.), i meccanismi implicati sono fondamentalmente fisiologici ; la motivazione secondaria legata agli schemi mentali (ideologie, valori, modelli sociali, ecc.), i meccanismi implicati sono a livello psicologico-cognitivo.
Il concetto di motivazione si concentra sulla spiegazione di tre aspetti generali della condotta:
cerca di chiarire quale sia il meccanismo che spinge verso una particolare condotta;
chiarisce l'origine della stimolazione attivante e la meta;
serve ad interpretare le differenze individuali di reattività.
o In che cosa consiste il fenomeno dell' "imprinting"?
L' "imprinting" è la forma di apprendimento di base che si verifica in un periodo specifico della vita detto "periodo critico" che coincide con un tempo in cui si è predisposti biologicamente a quel tipo di apprendimento. Tale apprendimento è possibile solo in determinati e brevi periodi iniziali della vita dell'animale, i cosiddetti periodi "sensibili" o "critici", in cui si forma la prima associazione fra lo stimolo e l'inizio del comportamento istintivo, che poi rimarrà stabile ed immodificabile per tutta la vita. La durata di tale periodo critico varia da specie a specie, da alcune ore o giorni negli uccelli, fino ad alcune settimane o anche mesi nei mammiferi e nell'uomo.
Se l'individuo non è stato adeguatamente "improntato" nel periodo sensibile della sua vita per quel dato tipo di apprendimento, egli sarà poi resistente ad una stimolazione tardiva e il suo bagaglio comportamentale sarà deficitario per tutta la vita. Ad esempio, un bambino che non viene esposto a stimoli verbali nei primi tre anni, resterà poi praticamente muto e solo con enormi sforzi sarà possibile fargli apprendere gli elementi base del linguaggio. Sviluppare certe capacità dopo aver superato tali periodi resta in genere possibile, anche se con una maggiore fatica e con risultati meno stabili rispetto all'addestramento compiuto nella fase ottimale.
Secondo il concetto di modificazione incancellabile, un imprinting si ottiene con una sola esposizione allo stimolo attivo durante la fase sensibile e, se non viene contrastato sistematicamente con un apprendimento in senso contrario, resta attivo molto a lungo, quanto la vita stessa del soggetto.
I primi studi sull'imprinting vennero fatti da Lorenz su delle oche: egli studiò come esse subito dopo la nascita identificano la propria madre nel primo oggetto o persona in movimento che vedono.
Nelle teorie motivazionali dell'attivazione, la spinta ad agire dipende dal livello di stimolazione e dal grado di "attivazione" dell'organismo.
Dalle ricerche etologiche condotte sugli animali, è stato osservato che esiste un livello di attivazione ottimale per ottenere la massima efficienza comportamentale. Tale livello ottimale di attivazione è più basso per i compiti complessi e difficili e più alto per i compiti e le condotte più semplici o di routine.
La legge di Yerkes-Dodson pone in rapporto l'efficienza comportamentale ed il livello di attivazione. Secondo tale legge, esiste un andamento ottimale della prestazione che descrive una funzione ad U capovolta: a livelli di bassa attivazione corrispondono livelli bassi di prestazione, mentre gradualmente, al crescere dell'attivazione, aumenta anche la capacità di elaborare gli stimoli. Il rapporto ottimale di crescita tra arousal e prestazione si arresta tuttavia in coincidenza al punto più elevato della curva, a partire dal quale la prestazione peggiora in modo progressivo. Pertanto, fattori legati alla motivazione complessiva del soggetto o variazioni dei parametri fisiologici (quali l'affaticamento fisico) possono incidere in misura consistente con l'attivazione generalizzata del soggetto (definita appunto, come arousal).
La motivazione affiliativa o di attaccamento corrisponde al senso di piacere legato al contatto con un altro individuo e al dispiacere di esserne separato e di restare solo.
Diverse sono le teorie che cercano di chiarire l'origine di attaccamento.
Harry F. Harlow ha fatto un esperimento con una piccola scimmia che era stata isolata fin dalla nascita dalla madre e l'ha posta in una gabbietta con all'interno due finte mamme, una fatta di filo di ferro sulla quale era stato posto un biberon contenente del latte e l'altra fatta di stoffa morbida.
Ha osservato che quando lo scimmiottino veniva spaventato da un rumore forte e improvviso, andava subito a rifugiarsi nella mamma di stoffa morbida, ma non solo, osservò che anche in stati di quiete tendeva a stare vicino o sopra a questa, dirigendosi verso quella di filo di ferro solo quando doveva alimentarsi. Quindi è stato subito evidente che lo scimmiottino ha sviluppato un senso di attaccamento verso la madre con la quale sentiva un contatto caldo e morbido anche se questa non gli forniva del cibo. E' chiaro quindi che le cure della madre per il piccolo oltrepassano il semplice accudimento alimentare, ma comprendono anche il contatto fisico, le carezze e che quindi l'attaccamento non si crea con chi semplicemente fornisce il cibo, ma con chi soddisfa in modo assai più ricco i bisogni di contatto e di relazione del lattante.
Maslow teorizza un modello di crescita motivazionale nel quale individua sei fasi successive nel corso della vita:
1) bisogni fisiologici: sono quelli legati ai bisogni primari (fame,sete,ecc.) e scattano subito dopo la nascita. L'individuo mira a soddisfarli nel suo bisogno attuale per estingure i segnali di disagio;
2) bisogni di sicurezza: che si concretizza nella ricerca di contatto e di protezione;
3) bisogno di amore: manifesta un desiderio di ricevere e dare amore;
4) bisogno di riconoscimento: che si manifesta nell'esigenza di avere dal partner in una interazione il riconoscimento di ciò che si fa e del risultato raggiunto;
5) bisogno di realizzazione di sé: corrisponde alla fase più elevata dello sviluppo e della comprensione di se stesso, raggiungibile solo dopo avere risposto alle esigenze delle fasi precedenti;
6) bisogno di trascendenza: bisogno di superare i propri limiti, cercando di collocarsi in una prospettiva sopra-individuale, di entrare a fare parte di un mondo superiore ed essere partecipe del divino.
13. Che cosa sono le emozioni?
L' emozione è la componente soggetiva, la sensazione affettiva che accompagna la condotta di un individuo e si contrappone all'idea di "razionalità".
Nel passato l'emozione veniva considerata come un fattore di perturbazione della condotta razionale dell'uomo e pertanto considerata come un attributo connesso alla parte "animale" e aggressiva dell'uomo. Questa cattiva concezione dell'emozione fece sì che essa non fosse quasi degna di studio. Infatti a quel tempo, l'interesse per le emozioni era solo:descrittivo, se le si considera sintomi di un problema; poetico, per la loro qualità suggestiva; filosofico, per l'interesse relativo agli aspetti limitati dell'essere umano; letterario.
Con Darwin si propone un significato opposto delle emozioni: esse rappresentano un meccanismo adattativo atto a favorire la sopravvivenza della specie. Esse inoltre influenzano il comportamento (sia umano che animale) e circoscrivono la comunicazione (verbale e non verbale) che produce effetti sia sul soggetto che sull'ambiente.
Con Freud, le emozioni sono state intese non più come contrapposte alla razionalità, ma come componente inscindibile del funzionamento della mente, la parte in ombra di ogni nostro processo mentale.
La teoria di James-Lange conosciuta come teoria viscerale o periferica delle emozioni, postula che il vissuto emozionale sarebbe una specie di "interpretazione" cognitiva, elementare ed automatica, in risposta al funzionamento del nostro sistema nervoso periferico. Queste variazioni periferiche sono le risposte riflesse automatiche a stimoli provenienti all'esterno: non si trema perché si ha paura, ma si prova paura perché si trema ( o perché batte fortissimo il cuore, o perché si suda freddo).
La teoria di Cannon conosciuta come teoria centrale delle emozioni, postula che l'origine dell'emozione è da rintracciare dentro il cervello. Per Cannon infatti, la risposta emotiva è l'effetto di una stimolazione di certe zone profonde del cervello, in particolare dei nuclei dell'ipotalamo. Inoltre, la mancanza della corteccia cerebrale, che è la parte del cervello in cui i segnali vengono elaborati e possono raggiungere la coscienza, impedisce ogni controllo su quanto avviene.
Solo la stimolazione di certe zone provoca le condotte tipiche di certe emozioni (gioia, rabbia, desiderio,ecc.).
La condotta emotiva ha a che fare con certi "nodi" anatomici cerebrali: questa condotta emotiva da stimolazione diretta ha però una peculiarità, che è quella che inizia e finisce in coincidenza con l'inizio e la fine della stimolazione nella specifica zona cerebrale.
La teoria di Papez, postula che la sede fisiologica dell'organizzazione delle emozioni è collocata nelle strutture del sistema libico ("cervello viscerale"), in particolare nel circuito che porta ora il suo nome, circuito di Papez, appunto.
Con Papez non si parla più di un centro unico, ma di un circuito cortico-sottocorticale. Diverse sono infatti le strutture che assolvono diverse funzioni: l'ipotalamo è deputato alla valutazione e attivazione delle risposte; il cingolo è deputato all'esperienza cosciente; la corteccia in genere, è deputata alla inibizione delle risposte.
Secondo Papez, le emozioni possono essere attivate da stimoli esterni o da stimoli interni e possono essere attivate attraverso una via sottocorticale ed una corticale. Il segnale emotigeno non giunge direttamente alla neo-corteccia, ma attraversa vari stadi trattamento e di elaborazione, prima nelle parti profonde (il cervello "rettile" e l'ipotalamo), in seguito in quelle intermedie (il circuito di Papez) del cervello : prima di diventare pensiero, e vissuto consapevole, o prima di agire sul pensiero connotandolo, l'emozione è qualcosa di vago e di profondo. A livello fisiologico, l'emozione coincide con uno stato di attivazione funzionale dei neuroni.
Esistono diverse tipologie di emozioni: distinte a seconda della loro fonte e sono: le emozioni somatiche, le emozioni situazionali, le emozioni sociali e relazionali, le emozioni cognitive ed autoriflesse.
Le emozioni somatiche hanno come fondo emozionale di base la paura e l'angoscia.
Nel neonato, la paura si manifesta nel cosiddetto "riflesso di Moro", per il quale, in caso di pericolo il neonato si aggrappa in modo riflesso con le manine. Il riflesso di Moro, esprime efficacemente il carattere automatico e corporeo delle reazioni di paura e spavento.
Nell'adulto, l'emozione della paura si accompagna con un sentimento di tremore o di scossa interiore: in caso di panico il polso, il respiro e la coscienza possono arrestarsi per qualche attimo e lo stato di shock costituisce il caso estremo della manifestazione somatica di una forte emozione affettiva (l'ansia).
Le emozioni situazionali hanno come fondo emozionale la gioia, il riso, la collera, l'angustia, la sorpresa. Sono stati emotivi determinati o modificati da situazioni o eventi.
Le emozioni sociali e relazionali hanno come sfondo emozionale l'amore, l'altruismo, l'ostilità, l'aggressività. Si sviluppano nel contesto delle relazioni interpersonali e di gruppo.
Le emozioni cognitive ed autoriflessive hanno come fondo emozionale l'interesse, la speranza, il senso religioso, la colpa, la vergogna, l'autostima.
Si parla di disturbi emozionali quando i sentimenti e le emozioni subiscono delle trasformazioni intensificate e prolungate nel tempo.
Le due polarità dello squilibrio emozionale sono costituiti da:
Una sensibilità esasperata od "eretistica", per cui il soggetto si agita e viene scosso emotivamente anche per banali sollecitazioni. Un carattere "eretistico"è un carattere iperattivo, sempre critico ed oppositivo, tendenzialmente violento. Questa struttura del carattere eteristico può costituire un punto di partenza per una evoluzione psicotica, sotto forma di "paranoia di persecuzione", in cui il soggetto si costruisce una realtà mentale illusoria, idee deliranti di essere perseguitato, ingannato, assediato da progetti ed intenzioni ostili;
Indifferenza affettiva od "atimia", per cui il soggetto è apatico, affettivamente indifferente, inerte e non reattivo. Questa situazione è tipica dell' ipocondria, un disturbo psichico nel quale il soggetto interpreta come patologiche le normali alterazioni funzionali del proprio corpo.
Oltre a questi disturbi emozionali, si individuano anche: disturbi nella personalità sociopatica, disturbi della personalità accompagnati dal mancato rispetto degli obblighi sociali, insensibilità di fronte all'altro, eccessiva aggressività e disinteresse progettuale. Questi disturbi portano: alla condotta criminale nel rapporto con la società, alla ricerca del conflitto, all'evitamento sistematico del conflitto nelle relazioni interpersonali col partner, la famiglia o il gruppo, l'incapacità di controllare le emozioni negative, il passaggio all'atto aggressivo di emozioni di emergenza come la collera e l'ira. Le cause del disturbo sono legate ai fattori: biologici ( appare positivamente correlato col tasso di ormoni testicolari), comportamentali, situazionali, culturali (interessa quasi esclusivamente il sesso maschile).
14. Stati di coscienza:
La conoscenza dei ritmi biologici circadiani è importantissima in quanto essi interessano numerosi parametri di funzionamento fisiologico del corpo. Le funzioni corporee non si mantengono sempre allo stesso livello, ma mostrano delle marcate variazioni periodiche con una cadenza media di poco superiore alle 24 ore. Il corpo, infatti, muta nella sua funzionalità come se fosse dotato di un orologio che regola la velocità, la cadenza e l'efficacia della maggior parte delle sue funzioni.
Una sfasatura dei ritmi circadiani si verifica quando, facendo un viaggio in aereo, si crea una differenza notevole fra il fuso orario di partenza e quello di arrivo. Il soggetto, in questa situazione, accuserà un disturbo soggettivo da adattamento, con dissonnia. Ciò si avverte a partire da uno scarto di oltre 4-5 fusi orari e il tempo di adattamento e di regolarizzazione dei ritmi biologici non supera i due-tre giorni.
I ritmi circadiani interessano anche la reazione del corpo alla somministrazione dei farmaci e inoltre influenzano la qualità delle prestazioni di un individuo, comprese quelle cognitive. E' opportuno, perciò, per un maggiore rendimento in tutte le nostre attività, che il ritmo circadiano non venga turbato con continui cambiamenti.
Si sa che il rendimento è molto superiore in certe ore della giornata per i due terzi dei soggetti, per cui sarebbe meglio lavorare, studiare, guidare, ecc. in quelle ore in quanto risulta più proficuo oltre che più sicuro. Inoltre, considerato che il rendimento ha una leggera flessione ad intervalli di poco più di un'ora, sarebbe consigliabile, sia nello studio che nel lavoro, effettuare delle pause o cambiare tipo di attività per circa un quarto d'ora con la stessa cadenza temporale.
Studiando i tracciati EEG sia nello stato di veglia che in quello di sonno si sono potute osservare diverse forme di sonno:
1) il sonno NREM (non rapid eye movement) si compone di quattro fasi-stadi:
- fase 1 - dormiveglia o fase ipnagogica: è la fase di addormentamento iniziale, o sonno leggero. L'indivifuo si risveglia facilmente e spesso riferisce fantasie simili a sogni. La frequenza e l'ampiezza delle onde si riduce e cominciano ad apparire alcuni gruppi di onde di diversa frequenza;
- fase 2 - sonno medio: si individuano fra le onde miste ed a bassa intensità, dei treni di onde particolari, i fusi del sonno, e delle onde a punta sporadiche;
- fase 3 - sonno sincronizzato: le punte si fanno ampie e molto numerose, con un tracciato alquanto irregolare e caratteristico. Il sonno è diventato molto profondo e per destare il soggetto occorre un movimento piuttosto energico;
- fase 4 - sonno profondo sincronizzato a onde lente: è la fase più profonda di tutte. Compaiono delle tipiche onde lente ed ampie, piuttosto irregolari, chiamate onde delta.
2) il sonno REM (rapid eye movement) - dopo alcuni minuti trascorsi nella fase 4, si verificano delle curiose modificazioni:
- il tracciato EEG diventa molto simile a quello della fase 1 (con onde veloci, piccole ed irregolari);
- il soggetto non è più fermo come prima, ma si muove incessantemente con piccole brusche e si agita - perché questa fase coincide in gran parte con il sogno ( i soggetti sognano circa nell' 80% dei casi);
- al di sotto delle palpebre (che continuano a restare chiuse) le pupille si spostano continuamente da una parte all'altra come a seguire con lo sguardo un oggetto in movimento. E' una forma di sonno caratterizzato da rapidi movimenti oculari;
- il ricordo dei sogni dopo il risveglio dal sonno REM è ricco e dettagliato;
- le storie sono in genere illogiche ed incoerenti, esistono molti fenomeni bizzarri e folli.
Una via privilegiata per addentrarsi nell'inconscio é per Freud data dall' interpretazione dei sogni. La cosiddetta autoanalisi, cioè l'analisi che Freud mise in atto sulla propria persona, fu portata avanti in buona parte sul materiale che i suoi stessi sogni gli offrivano.
Nel 1900 appare "L'interpretazione dei sogni", che può venir considerata il vero e proprio manifesto della psicoanalisi. Per Freud, il sogno non é l'inconscio e basta, ma é solo una delle sue manifestazioni, la quale, se opportunamente interpretata, permette di accedere ai contenuti repressi e al modo di lavorare dell'inconscio stesso. Durante il sonno infatti la censura messa in atto dalla coscienza si affievolisce e così l'inconscio, coi suoi desideri rimossi, preme con più intensità e genera tensioni. Il sogno, presentando all'immaginazione come realizzati i desideri inconsci, rende possibile la liberazione di queste tensioni: in questo senso, il sogno viene concepito da Freud come l' 'appagamento di un desiderio'. Ma questa realizzazione si attua in forma allucinatoria, tramite mascheramenti e deformazioni, effettuate dalla censura della coscienza stessa, che, sebbene affievolita, può ancora dire la sua: il fine di queste deformazioni é di rendere accettabili alla coscienza i contenuti rimossi. In ciò consiste il lavoro onirico . Il sogno ha un contenuto manifesto , quale appare al sognatore che racconta il proprio sogno: esso può risultare incoerente o anche prendere la forma di una storia dotata di una certa coerenza, ma il racconto dei propri sogni fatto dai sognatori é sempre un'elaborazione secondaria, ovvero un rimaneggiamento che porta a renderli, in linea di massima, comprensibili. Il vero significato del sogno non é quindi in questo livello, ma sta nel contenuto latente che é stato trasformato dal lavoro del sogno, dando luogo al contenuto manifesto. Il contenuto latente va allora ricostruito ripercorrendo all'indietro il lavoro svolto dal sogno: e proprio in questo consiste l' interpretazione dei sogni, che risale dal sogno come risultato finito agli elementi per i quali é stato composto secondo regole e meccanismi specifici.
Il sogno infatti non é un fenomeno arbitrario e casuale, che esula totalmente dalla logica, bensì é il risultato di un lavoro dell'inconscio, che lavora secondo una propria logica, diversa da quella della vita conscia che noi conosciamo. In primo luogo, esso dà una veste visiva anche ad elementi che non sono tali da averla, come desideri o pensieri; inoltre, le componenti del sogno sono formazioni sostitutive, ossia simboli , rappresentazioni indirette e figurate di conflitti o desideri inconsci: si tratta allora di individuare che cosa simboleggi ciascuna componente del sogno. Ma questo é possibile solamente tenendo in considerazione le regole 'sintattiche' che presiedono al collegamento di questi disparati elementi: queste regole sono essenzialmente la condensazione e lo spostamento. La condensazione é la tendenza ad imprimere tramite un solo elemento più elementi connessi tra loro, ad esempio rappresentando due individui mediante un unico tratto comune o tramite un'assonanza tra i loro nomi e così via; questo vuol dire che, in una certa misura, il contenuto manifesto del sogno contiene sempre abbreviazioni rispetto a quello latente.
Lo spostamento consiste nel trasferimento di interesse da una rappresentazione ad un'altra, trasferimento che permette, grazie ad associazioni, di passare dai contenuti rimossi ad altri che appaiono più neutri sul piano emotivo. Tenendo presenti queste regole, l'interpretazione può arrivare alla decifrazione del sogno, il quale al termine dell'analisi non sembrerà più un semplice racconto fatto per immagini, ma un insieme organizzato e ragionato di pensieri, tramite il quale si esprimono i desideri risalenti al passato, per lo più all'infanzia.
A parere di Freud, la censura che impedisce l'emergere alla coscienza di contenuti rimossi opera non solo nel sogno, ma anche in altri comportamenti della vita quotidiana, come nelle amnesie temporanee, per esempio di certe parole, o nei lapsus , in cui una parola viene detta anzichè un'altra, o in determinati gesti automatici o involontari, o, ancora, nei motti di spirito. Per lo più questi sono atti mancati , cioè azioni in cui il risultato apertamente perseguito e solitamente raggiungibile non viene raggiunto, ma é sostituito con un altro atto. Solitamente questi comportamenti sono attribuiti al caso o alla distrazione, cioè ad una riduzione della soglia della coscienza. In realtà per Freud essi sono comprensibili solo ammettendo l'esistenza dell'inconscio, già a suo tempo individuato da Leibniz, che lavora esprimendo contenuti riconducibili a qualcosa di rimosso, ma sottoponendoli al tempo stesso a deformazioni. Da ciò si può evincere come anche le attività coscienti dell'individuo normale possono essere perturbate dal riaffiorare di contenuti rimossi, che si estrinsecano in questi comportamenti. Ma la presenza di elementi patologici nella vita normale e di ogni giorno trova ulteriore conferma nella scoperta dell'esistenza di una sessualità infantile.
produzione e caratteristiche; consumo; dipendenza; danni fisici e psichici
Il termine "droga" dal punto di vista farmacologico, si riferisce a qualsiasi sostanza, sintetica o naturale, chimicamente pura o meno, la cui assunzione provoca una modificazione della coscienza, della percezione e dell'umore. Sono appunto sostanze psicotrope che producono effetti sulla psichismo già a piccole dosi. Presentano, seppure con varia intensità e gravità, lo stesso schema generale di azioni per fasi: il primo a comparire è l'effetto acuto, metabolico e fisiologico; indipendentemente dalla sostanza usata su può avere: difficoltà di mantenere il coordinamento muscolare e l'equilibrio, obnubilamento mentale, disartria con difficoltà ad articolare le parole; stato di rallentamento nella reattività complessiva.
L'oppio è il succo essiccato, estratto dai semi non maturi del Papaver somniferum album (papavero bianco), pianta del medio oriente, contenente morfina e papaverina, che ha la caratteristica di provocare sonnolenza e far rilasciare la muscolatura. Fumato è un potente stupefacente. L'oppio è usato fin dall'antichità in Cina e Medio Oriente, poco in Europa.
Viene mescolato con tè o caffè (tyl), fumato (soprattutto in cina),
masticato o ingerito. Già i Sumeri, settemila anni fa, conoscevano gli effetti
del papavero. Una dose eccessiva, più di 600 mg di polvere o di
Per quanto riguarda gli effetti, prima si va in stato euforico, poi in condizione di serenità e sonnolenza piena di sogni, dove l'immaginario si confonde col reale, si attenuano gli stimoli esterni e le sensazioni sgradevoli. Aumentando uso e dosi però il distacco dalla realtà aumenta a dismisura.
Un movimento involontario costante degli occhi a sguardo fisso rientra fra la sintomatologia della tossicodipendenza da oppioidi. La dipendenza fisica e psichica si manifesta dodici ore dopo l'ultima assunzione con irrequietezza, insonnia, tremori e dolori vari. L'intossicazione cronica porta ad apatia ed abbattimento, perdita di iniziativa ed interessi, scarso appetito, dimagrimento.
L'eroina è una sostanza semi-sintetica derivata dalla morfina, principale alcaloide dell' oppio in cui è contenuta e da cui viene ricavata.
La diacetilmorfina (questo il nome tecnico dell'eroina) produce negli assuntori, con maggiore intensità e rapidità, gli stessi effetti farmacologici della morfina, ivi compresa la capacità di generare assuefazione, tolleranza e dipendenza. L'eroina agisce all'interno dell'organismo dopo essere stata riconvertita in morfina e la specifica forma consente più rapidi meccanismi d'azione e concentrazioni più massicce nelle strutture bersaglio.
L'uso proprio della morfina è esclusivamente riservato (e attentamente disciplinato) nello specifico ambito del trattamento di sindromi dolorose di intensità molto severa (infarti del miocardio, dolori oncologici, gravi traumi). In questo ambito (terapia del dolore) la capacità analgesica della morfina é "selettiva" (la morfina, cioé, ha azione antidolorifica anche a dosaggi che non interferiscono con la percezione di altri stimoli sensoriali).
L'attività analgesica della morfina (e dunque anche dell'eroina) si esplica su due versanti: innalzamento della soglia del dolore e contestuale riduzione della risposta emozionale al dolore stesso. Ciò significa che anche quando la sensazione di dolore non viene del tutto eliminata (ma soltanto diminuita) essa viene comunque resa molto più tollerabile (se non trascurabile) in relazione all'assenza dei suoi "corollari" emotivi: ansia, panico, paura, sofferenza, prostrazione...
Morfina ed eroina interagiscono con l'organismo umano producendo diversi effetti. L'intensità di tali effetti varia notevolmente a seconda che la sostanza sia introdotta per via orale, inalatoria (fumata o "sniffata"), intramuscolare, sottocutanea o endovenosa.
Morfina ed eroina producono sensibili ripercussioni sulla funzione respiratoria, riducendola complessivamente e alterandone sia il ritmo che il volume. Altri effetti sono a carico della muscolatura dello stomaco e dell'intestino, in cui si produce rilassamento. Secrezioni e processi digestivi vengono notevolmente ridotti, producendosi inoltre stipsi. Nelle donne si riscontra di frequente la diminuzione dell'ovulazione e la mancanza di mestruazioni. Inoltre si determina un aumento della forza contrattile degli ureteri e della vescica. In generale, poi, morfina ed eroina provocano in chi le assume rallentamento psico-motorio e riduzione del coordinamento muscolare.
Da un punto di vista neuropsicologico, l'attività di morfina ed eroina coinvolge le strutture nervose che modulano la sensazione del piacere. Ed è proprio in questo ambito, in cui si regolano i sistemi della gratificazione e della difesa dalla frustrazione, che verosimilmente i meccanismi di "addiction" (genesi della dipendenza) trovano il loro terreno fertile. In tale contesto morfina ed eroina mostrano spiccatissime capacità nel ridurre la percezione del dolore e dell'ansia, anche inattivando specifiche aree delle zone arcaiche del cervello, responsabili delle emozioni fondamentali. La tipica condizione di "anestesia emotiva" di morfinomani ed eroinomani, il senso di distacco, di ovattamento, di indifferenza e inattaccabilità, di appagamento solipsistico, il disinteresse affettivo, sono verosimilmente correlati a tale funzione inibitoria. L'intenso piacere immediatamente successivo all'assunzione della sostanza per via endovenosa, il cosiddetto "flash", è seguito da uno stato di rallentamento dei processi percettivi e mentali in genere, fino alla catatonia e all'obnubilamento, che sovente si manifestano in sonnolenza e indolenza. Lo stato che così si determina sembra ed è caratterizzato dall'assenza di ogni preoccupazione e da una marcatissima tendenza all'apatia, nonché da sostanziali tratti egocentrici.
I fenomeni di assuefazione e tolleranza, tuttavia, non tardano molto nel determinare la riduzione degli effetti ricercati, con la parallela tendenza all'innalzamento delle dosi. E così, in non molto tempo, alla cosiddetta "fase di innamoramento" per la sostanza si sostituisce una routine principalmente tesa ad evitare gli effetti sgradevoli dell'astinenza.
I segni esterni più facilmente riscontrabili a testimonianza di una fase di intossicazione acuta consistono, soprattutto, in una accentuatissima miosi (restringimento delle pupille fino a dimensioni minime, come la capocchia di uno spillo), in una persistente sensazione di calore e prurito (rush cutaneo) con la conseguente tendenza a grattarsi (soprattutto il volto e il naso), in una significativa alterazione dell'articolazione del linguaggio (tipica modalità "strascicata") e, come già accennato, in una notevole sonnolenza e rallentamento delle attività psico-motorie in genere.
Particolarmente insidioso il fenomeno di sovradosaggio o overdose per ciò che riguarda morfina ed eroina. Fenomeno alquanto aleatorio, anche in relazione alle variazioni di principio attivo contenuto nelle sostanze provenienti dal mercato nero, nonché alle mutevoli condizioni di tolleranza delle persone, per esempio a seguito di più o meno prolungati periodi di astinenza. L'overdose da eroina e morfina può provocare decesso per asfissia, agendo entrambe le sostanze come potenti sedativi dei centri regolatori la funzione respiratoria. L'overdose procede dalla progressiva obnubilazione fino alla perdita di coscienza, parallelamente al progressivo rallentamento della respirazione e all'assunzione di colorito bluastro della persona in difficoltà, le cui pupille sembrano restringersi fino quasi a sparire. In situazioni del genere si deve immediatamente effettuare un intervento d'urgenza, chiamando un'ambulanza. Le strutture sanitarie dispongono di mezzi farmacologici (antagonisti) e terapeutici in genere adeguati per affrontare con efficacia tale genere di urgenze, purché l'intervento sia tempestivo.
La sintomatologia di astinenza in persone dipendenti da morfina ed eroina, alla sospensione delle assunzioni, può essere piuttosto spiacevole (in relazione agli standard di dosaggio precedentemente assunti), tuttavia non costituisce un pericolo significativo per la sopravvivenza degli individui, a meno di particolari e rarissime condizioni pregiudizievoli. La sindrome astinenziale può presentarsi anche dopo poche settimane di regolari assunzioni e inizia dopo 8 - 16 ore dall'ultima dose. In genere i sintomi raggiungono la massima intensità fra le 48 e le 72 ore, per poi progressivamente decrescere e risolversi nel giro di circa una settimana. Tuttavia strascichi sui normali ritmi veglia-sonno possono permanere un po' più a lungo, così come possono permanere o ripresentarsi oscillazioni nel tono dell'umore, fino a tradursi in rinnovati stati compulsivi responsabili di molte ricadute.
I sintomi ricorrenti dell'astinenza da morfina ed eroina sono (con intensità e presenza variabile): dolori muscolari e articolari, alterazioni della termoregolazione (sensazioni indiscriminate di caldo e freddo, sudorazione), rinorrea (gocciolamento del naso), orripilazione (pelle d'oca), insonnia, ansia e irritabilità, irrequietezza, dilatazione delle pupille, tremori muscolari, mancanza d'appetito, sbadigli, lacrimazione, palpitazioni.
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