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La struttura dell'opera capitale

psicologia



La struttura dell'opera capitale. Il modo di pensare di Nietzsche come rovesciamento


Determiniamo la posizione metafisica di fondo di Nietzsche per mezzo di 2 tesi:

il carattere fondamentale dell'ente in quanto tale è la volontà di potenza

l'essere è l'eterno ritorno dell'uguale

Se pensiamo a fondo la filosofia di Nietzsche interrogandola lungo il filo conduttore di queste 2 tesi, andiamo oltre la posizione di fondo di Nietzsche e della filosofia a lui precedente. Ma soltanto questo andare oltre consente di ritornare su Nietzsche. Ciò avverrà per mezzo di un'interpretazione della Volontà di potenza. Il piano su cui si basa l'edizione in volume, progettato e persino datato da Nietzsche stesso, presenta la forma seguente:



la volontà di potenza

Tentativo di una trasvalutazione di tutti i valori

Libro I.       Il nichilismo europeo

Libro II.     Critica dei valori finora supremi

Libro III.   Principio di una nuova posizione di valori

Libro IV.   Disciplina e allevamento

La nostra interrogazione incomincia subito dal terzo libro e si limita ad esso. Già il titolo, Principio di una nuova posizione di valori, indica che qui si parlerà di ciò che costituisce il fondamento e la struttura.

Di conseguenza, l'importante in filosofia è per Nietzsche una posizione di valori, vale a dire la posizione del valore secondo il quale e in base al quale si determina il modo in cui dev'essere tutto ciò che è. Il valore supremo è ciò che in ogni ente, in quanto dev'essere un ente, è importante. Una nuova posizione di valori porrà quindi, rispetto a quella antica e antiquata, un valore diverso che sarà determinante in futuro. Per questo nel secondo libro è premessa una critica dei valori supremi finora in vigore. Per tali valori si intendono:

la religione, e precisamente quella cristiana

la morale e

la filosofia

Religione, morale e filosofia non sono, per Nietzsche, esse stesse i valori supremi, bensì i modi fondamentali di porre e di imporre i valori supremi. Soltanto per questo, indirettamente, esse stesse possono valere ed essere poste come valori supremi.

La critica dei valori supremi finora in vigore non è semplicemente una loro confutazione come non veri, ma è mostrare che essi hanno origine da posizioni che debbono affermare proprio ciò che dev'essere negato dai valori posti. A questa critica, contenuta nel secondo libro, è premessa un'esposizione del nichilismo europeo, contenuto nel primo. L'opera deve di conseguenza cominciare con un'esposizione complessiva del nichilismo, il fatto fondamentale della storia occidentale. Il nichilismo non è per Nietzsche una visione del mondo che sorga a caso, in un luogo e in un tempo qualsiasi, ma è il carattere fondamentale dell'accadere della storia occidentale da lui per la prima volta riconosciuto. Il nichilismo è all'opera anche là, anzi, proprio là dove non è sostenuto come dottrina o esigenza, ma dove si sostiene in apparenza il contrario. Nichilismo significa che i valori supremi si svalutano. Questo vuol dire: quelle che nel cristianesimo, nella morale a cominciare dalla tarda antichità e nella filosofia da Platone in poi furono poste come le realtà e le leggi determinanti, perdono la loro forza vincolante; e ciò significa sempre per Nietzsche: perdono la loro forza creativa. Il nichilismo non è mai per Nietzsche un mero fatto dell'epoca a lui immediatamente contemporanea e nemmeno soltanto del xix secolo. Il nichilismo incomincia già nei secoli avanti Cristo e non finisce con il xx secolo. Questo processo storico riempirà di sé anche i secoli venturi, anche quando, anzi, proprio quando parte una reazione di difesa. Decadenza, ma è mostrare che essi hanno origine da posizioni che debbono affermare proprio ciò che dev'terminanete in cui de, disvalore, distruzione, corruzione, degenerazione fisiologica e altre condizioni simili non sono cause del nichilismo, ma sono già le sue conseguenze. Per questo, il nichilismo non può essere nemmeno superato semplicemente eliminando queste condizioni. Il superamento viene al massimo ritardato se la contro-difesa mira soltanto a questi guasti e alla loro eliminazione.

La nuova posizione di valori è necessariamente una transvalutazione di tutti i valori. Perciò il sottotitolo che nell'ultima fase della filosofia di Nietzsche diventa il titolo capitale designa il carattere generale del contromovimento che si oppone al nichilismo all'interno del nichilismo stesso. Nessun movimento storico può fuoriuscire dalla storia e ricominciare semplicemente da capo. Esso è tanto più storico, cioè fonda la storia in modo tanto più originario, quanto più supera sin dalle radici ciò che finora è stato, creando un nuovo ordine a livello delle radici. Ora, la grande esperienza della storia del nichilismo insegna che tutte le posizioni di valori restano impotenti, se a esse non vengono incontro il corrispondente atteggiamento fondamentale del valutare e il corrispondente modo di pensare.

Per poter essere compresa, ogni posizione di valori essenziale non deve soltanto sviluppare fino in fondo le sue possibilità, ma al tempo stesso deve già allevare coloro che portano il nuovo atteggiamento in sostegno alla nuova posizione di valori, per reggerla in futuro. E questo processo consuma, per così dire, la maggior parte del tempo storicamente assegnato ai popoli. Le grandi epoche, in quanto grandi, sono perlopiù uniche nel loro ricorrere e brevissime nella durata; così come i grandi momenti del singolo si condensano nell'unicità dell'attimo. Una nuova posizione di valori racchiude in sé la creazione e il consolidamento dei bisogni e delle richieste che vengono incontro ai nuovi valori. Per questo l'opera deve avere la sua conclusione nel libro quarto, Disciplina e allevamento.

Ma è anche un'esperienza fondamentale della storia delle posizioni di valori sapere che anche la posizione dei valori supremi non avviene d'un colpo, che mai la verità eterna appare in cielo nello spazio di una notte e che mai a nessun popolo nella storia la propria verità è caduta in grembo. Coloro che pongono i valori supremi, i creatori, in testa i nuovi filosofi, debbono essere secondo Nietzsche coloro che tentano; debbono mettersi in cammino e aprire strade sapendo di non avere la verità. Ne segue che il rigore e il carattere vincolante del pensiero devono ricevere una fondazione nelle cose stesse, ignota alla filosofia tradizionale. Solo così, infatti, si crea la possibilità che una posizione di fondo si affermi contro un'altra e che la contrsa diventa una contesa effettiva e quindi l'effettiva origine della verità. I nuovi pensatori devono, con il domandare, mettere alla prova e in tentazione l'ente stesso in relazione al suo essere e alla sua verità. Di conseguenza, quando nel sottotitolo della sua opera Nietzsche scrive Tentativo di una trasvalutazione di tutti i valori, questo non è un modo di dire per esprimere modestia e alludere al fatto che quanto viene presentato è ancora imperfetto, non significa saggio in senso letterario, ma significa, con chiara consapevolezza, l'atteggiamento fondamentale del nuovo domandare che proviene dal contromovimento che si oppone al nichilismo. "Facciamo un tentativo con la verità. Forse sarà la rovina dell'umanità! Orsù!".

Il procedere di Nietzsche, il suo modo di pensare nell'atto della nuova posizione di valori, è un costante rovesciare. A chiarimento citiamo per ora soltanto 2 esempi:

Schopenhauer interpreta l'essenza dell'arte come quietativo della vita, come ciò che calma la vita nella sua miseria e nei suoi patimenti, ciò che sospende la volontà, il cui impulso provoca come effetto la miseria dell'esistenza. Nietzsche rovescia tutto e dice che l'arte è lo stimolante della vita, ciò che eccita e potenzia la vita. Ciò che incita perennemente alla vita, alla vita perenne. Stimolante è l'evidente rovesciamento di quietativo.

alla domanda "che cos'è la verità??" Nietzsche risponde: "la verità è la specie di errore senza la quale una determinata specie di esseri viventi non potrebbe vivere. Ciò che decide è da ultimo il valore per la vita. Verità: nel mio modo di pensare ciò non indica necessariamente il contrario dell'errore, ma, nei casi più tipici, soltanto una disposizione di diversi errori l'uno rispetto all'altro". Certo si penserebbe in modo molto superficiale se, dopo tali tesi, si volesse spiegare che, dunque, per Nietzsche tutto ciò che è errore ha valore di verità. La tesi di Nietzsche (la verità è l'errore e l'errore è la verità) può essere capita soltanto dalla prospettiva della sua posizione di fondo rispetto all'intera filosofia occidentale da Platone in poi. Il procedimento nietzscheano del rovesciare arriva talvolta sino alla mania consapevole, se non addirittura alla mancanza di gusto. Rispetto al "non vedere eppure credere" egli parla del "vedere eppure non credere" e lo chiama la prima virtù di chi conosce, la cui massima tentazione è la prima apparenza.

Si è costruita un'obiezione di fondo contro il suo procedere e quindi contro la sua intera filosofia: il rovesciare è soltanto un negare, l'eliminazione dell'ordine dei valori finora in vigore ancora non ne fa nascere di nuovi. Ma non solo Nietzsche ha creduto che con il rovesciamento nasca un nuovo ordine di valori, ma ha detto esplicitamente che esso nasce da sé. Può questo concetto essere attribuito a Nietzsche, oppure l'abolire e il rovesciare significano anzitutto qualcosa di diverso da ciò che ci si può immaginare con l'aiuto dei concetti quotidiani??

Qual è il principio della nuova posizione di valori??

È importante chiarire prima dal punto di vista generale questo titolo del terzo libro. Principio viene da principium. Il concetto corrisponde a quello che i Greci definivano ciò a partire da cui qualcosa si determina diventando quello che è, e come è. È il fondamento su cui qualcosa sta e da cui è dominato e diretto nella sua intera struttura ed essenza. Intendiamo i principi anche come tesi fondamentali. Ma le tesi fondamentali sono principi soltanto in modo derivato, cioè soltanto in quanto pongono in una tesi qualcosa come fondamento di qualcos'altro. Principio di una nuova posizione di valori è ciò in cui il porre valori ha, in quanto tale, il suo fondamento portante e determinante. Il principio di una nuova posizione di valori è un tale fondamento che rende il porre valori, rispetto a quello finora in vigore, un porre valori nuovo. Dev'essere nuovo, quindi, non solo ciò che viene posto come valore ma, soprattutto, il modo in cui i valori vengono posti. Se si obietta a Nietzsche di non essere stato in fondo creativo e di non avere in realtà posto nuovi valori, bisogna prima verificare tale obiezione. Ma qualunque sia l'esito di tale verifica, l'obiezione in sé non tocca ciò che Nietzsche voleva davvero e prima di ogni altra cosa: fondare in modo nuovo il modo in cui i valori vengono posti, darne un nuovo fondamento. Il titolo del terzo libro, Principio di una nuova posizione di valori, va letto nel senso seguente: il nuovo fondamento da cui in futuro scaturirà, e su cui poggerà, il modo di porre i valori. Come va inteso questo fondamento??

Se, come dice il titolo, nell'opera si tratta della volontà di potenza, e se il terzo libro deve fornire ciò che ne costituisce il fondamento e la struttura, allora questo principio della nuova posizione di valori può essere soltanto la volontà di potenza. Abbiamo detto provvisoriamente che la volontà di potenza nomina il carattere fondamentale di tutto ciò che è; essa indica che cosa nell'ente costituisce ciò che propriamente è. Ora, la riflessione decisiva di Nietzsche procede così: se si deve fissare ciò che propriamente deve essere e che di conseguenza deve divenire, lo si potrà fare solo se prima si saprà con verità e chiarezza che cosa è e che cosa costituisce l'essere.

Nel senso di questa riflessione molto generale, la cui sostenibilità ultima deve rimanere ancora aperta, Nietzsche dice: "compito: vedere le cose come sono!". "La mia filosofia: tirare fuori l'uomo dalla parvenza a costo di qualsiasi pericolo! E non temere la rovina della vita!". E infine: "poiché mentite a proposito di ciò che è, non vi viene sete di ciò che dovrà essere".

L'indicazione della volontà di potenza quale carattere fondamentale dell'ente ha il compito di eliminare la menzogna nell'esperienza e nell'interpretazione dell'ente. Ma non solo: con ciò dev'essere pure fondato il principio, cioè il fondamento da cui scaturisce e in cui deve rimanere radicata la posizione di valori; infatti la volontà di potenza è già in se stessa uno stimare e un porre valori. Se l'ente è concepito come volontà di potenza, allora diventa superfluo un dover essere che sarebbe prima necessario appendere sopra l'ente affinché questo lo prenda per misura. Se la vita stessa è volontà di potenza, allora è essa stessa il fondamento, il principium della posizione di valori. Allora non è un dover essere che determina l'essere, ma è l'essere a determinare un dover essere. Quando parliamo di valori, parliamo sotto l'ispirazione della vita, nell'ottica della vita: la vita stessa ci costringe a porre valori; la vista stessa valuta per nostro tramite quando poniamo valori.

Mettere in evidenza il principio della nuova posizione di valori significa, perciò, anzitutto dimostrare che la volontà di potenza è il carattere fondamentale dell'ente in tutti i suoi territori e i suoi ambiti. In relazione a tale compito i curatori della Volontà di potenza hanno suddiviso questo terzo libro in 4 capitoli:

I.    La volontà di potenza come conoscenza

II.  La volontà di potenza nella natura

III.    La volontà di potenza come società e individuo

IV.    La volontà di potenza come arte

Per questa suddivisione fu possibile utilizzare diverse indicazioni di Nietzsche. Per prendere posizione in merito all'interpretazione nietzscheana dell'ente come volontà di potenza (presa di posizione decisiva) è importante sapere che fin dall'inizio Nietzsche vedeva l'ente, nel suo insieme, entro le prospettive delle tradizionali discipline della filosofia scolastica (logica, fisica, morale, arte, politica. E non teologia speculativa).

La disposizione del terzo libro della Volontà di potenza così come si presenta oggi è ben formata, sempre nella misura in cui ciò è possibile sulla base dei manoscritti di cui disponiamo.

Noi però iniziamo l'interpretazione del terzo libro dal quarto e ultimo capitolo, La volontà di potenza come arte. Questo capitolo comprende gli aforismi dal n. 794 al n. 853.

Il prossimo compito non può essere che domandare: come vede e determina Nietzsche l'essenza dell'arte?? L'arte è, come indica già il titolo del capitolo, una forma della volontà di potenza. Se l'arte è una forma della volontà di potenza e se, nella totalità dell'essere, l'arte è a noi per eccellenza accessibile, allora è soprattutto in base alla concezione nietzscheana dell'arte che si può capire che cosa significa volontà di potenza. Affinché però l'espressione volontà di potenza non continui a restare una mera parola, anticipiamo i tratti che caratterizzano l'interpretazione del quarto capitolo domandando:

che cosa intende Nietzsche con questa espressione??

perchè non deve sorprendere il fatto che il carattere fondamentale dell'ente viene determinato come volontà??





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