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ARGOMENTI DI PSICOLOGIA CLINICA - Concezioni della realtà e assunti metateorici

psicologia



ARGOMENTI DI PSICOLOGIA CLINICA

Salvini



1. Realtà di senso e di significato. Per una epistemologia della psicologia clinica



Oggetti + eventi incontrati dallo psicologo = 1. attività mentali e comportamentali dell'osservato +

818b17i 818b17i 818b17i    2. concetti e teorie dell'osservatore.

non può prescindere dalle convinzioni e teorie che guidano le proprie e altrui concezioni del mondo.



Le strategie conoscitive dello psicologo si collegano agli eventi osservati. Se le loro scelte teoriche ipotizzano una realtà come spiegazione assoluta rischiano di perdere fenomeni che appartengono a diversi domini della ragione.

Ogni operazione conoscitiva colloca al centro della riflessione il come e il perché conosciamo.



Concezioni della realtà e assunti metateorici


Dal realismo monista al realismo ipotetico


Realismo monista: esiste un mondo indipendente dal soggetto che lo conosce. La concettualizzazione e l'elaborazione teorica seguono l'osservazione. Hanno creato problemi epistemologici alla psicologia:

a.    La mente è un epifenomeno del corpo materialismo riduzionista psicologia = neurofisiologica;

b.    Con il parallelismo psico-fisico non ci sono più gli assunti del monismo passaggio dal biologico allo psichico.


Percorso del realismo monista:

Empirismo fisicalista o fenomenista priorità del dato rispetto alle categorie dell'osservazione. Lo scienziato deve considerare solo l'evidenza sensoriale, poi estrarrà leggi generalizzabili e predittive.

Comportamentismo soluzioni in ambito sperimentale. L'uso di modelli ha liberato la psicologia cognitivisti da preoccupazioni realiste.

Riduzionismo a) olistico (molarismo); b) atomistico (molecolarismo) psicologia imperfetta rispetto alla biologia: la fisica spiega la realtà ultima delle cose. Assumere il riduzionismo come prescrizione scientifico-normativa vuol dire scegliere il realismo ontologico e monista, tendendo a identificare i fenomeni psicologici con i termini che li descrivono e conferendo loro una consistenza fattuale.


Realismo ingenuo: identifica la realtà degli eventi psichici e comportamentali con i costrutti che li descrivono.


Realismo ipotetico: la comprensione del mondo è sempre mediato da assunti paradigmatici, da schemi cognitivi espliciti adottati dall'osservatore. Rifiuta il monismo ed è pluralista. Non ci può essere un'unica teoria che spiega tutti i fatti che appartengono a diversi ordini di realtà.

La teoria dell'attribuzione relativa alle teorie implicite della personalità mette in crisi il realismo ingenuo dimostrando che i nomi si agganciano alle cose in funzione a) del modo in cui pensiamo, b) di un processo collettivo e c) delle nostre intenzioni conoscitive. gli esseri umani non operano direttamente sulla realtà, ma sulle trasformazioni percettive che formano le loro esperienze del mondo.



ATTI MENTALI E REALTÁ


Solo un alto grado di isomorfismo tra percezione e realtà ha consentito la sopravvivenza delle specie. Ma man mano che la rappresentazione si allontana da una realtà costruita sulla varianza ambientale, gli individui usano rappresentazioni e schemi mentali, oltre che gli organi di senso, per costruire ipotesi e interpretare il mondo.

Percezione come processo attivo differenzia le modalità e le scelte percettive + consente la risoluzione dei problemi.

L'input sensoriale è un dato percettivo in funzione di un processo cognitivo attivato dal soggetto e guidato da intenzioni e scopi.

Oltre alle caratteristiche esterne dell'oggetto, grazie alle credenze, alle competenze e alle intenzioni, l'uomo coglie anche i significati dell'oggetto.


Gli eventi psicologi implicano:   a. meccanismi percettivi scontati;

b. processi cognitivi precostituiti;

818b17i 818b17i     c. forme di elaborazione = atti mentali.


Proprietà degli stimoli sociali:   a. il loro significato è spesso nascosto o travisato;

b. il loro assetto è instabile e muta di continuo.

complicano il compito del soggetto percipiente.


Teorie psicologiche sulla realtà:

Behaviorismo: esistenza di una realtà esterna stabile e oggettiva, a cui l'individuo impara ad adeguarsi attraverso il comportamento;

Cognitivismo: la realtà è dipendente dai sistemi di rappresentazione che guidano l'elaborazione delle informazioni;

Psicoanalisi: la realtà esterna è definita, ma può essere percepita in modo errato a causa delle pulsioni. Il corretto esame della realtà è un obiettivo terapeutico.


Proposizioni osservative: risultato di processi mentali astrazioni e collegamenti uso di regole di trasformazione. In una fase successiva possono svincolarsi da una realtà sensibile e unica e diventare rappresentazioni mentali astratte.

Le categorie in cui vengono suddivisi modelli e teorie implicano passaggi e astrazioni che potrebbero impedire il loro rientro nel livello di realtà a cui si riferiscono. Tali categorie finiscono per istituire una realtà con le sue regole.



REALTÁ MENTALE COME CAMPO INTERATTIVO


Le specie evolute sono in grado di manipolare simboli le percezioni sono sempre più simili ad ipotesi.

Gli atti percettivi sono possibili a partire da categorizzazione la mente estrae dalla realtà i mezzi linguistici per renderla accessibile a tutti.

Atto mentale = a) processi interattivo-simbolici; b) connessioni intrasistemiche; c) rappresentazioni collettive la vita materiale è una realizzazione della vita sociale.

La realtà, essendo costituita da simboli prima che da oggetti, è un artefatto umano, le cui costruzione e metamorfosi sono risultanti da un'attività mentale realtà concettuale colta nei suoi effetti (fatti, creazioni, azioni, sentimenti).

La costanza delle percezioni è generata dalla nostra teoria del mondo le proprietà del reale si fondano su un sistema di accordi intersoggettivi.

Gli atti mentali trasportano memorie ed intenzioni, sono ispirati da regole e valori e sono progettati su scopi e obiettivi.



REALISMO IPOTETICO E REALISMO CONCETTUALE


Realismo ipotetico: necessità di un pluralismo conoscitivo. Il reale può essere analizzato da punti di vista diversi, ognuno dei quali restituirà una diversa rappresentazione del mondo. Gli stati psicologici e quelli fisiologici rappresentano solo differenze nel modo di considerare e categorizzare le manifestazioni di un'unica realtà, non differenze di realtà.

Ogni sapere costituisce delle verità transitorie e locali legittima la sovrapposizione delle diverse mappe della conoscenza.

Le varie realtà concettuali fabbricate dall'uomo sono costruite attraverso accordi e attribuzioni di senso e significato. Gli oggetti sociali corrispondenti a queste credenze sono costrutti.

Oggetto psicologico: qualcosa rispetto alla quale si possa organizzare un'azione o un pensiero; l'oggetto può essere fisico o immaginario. Gli effetti del pensiero e dell'azione sono reali in quanto atti socialmente organizzati in grado id lasciare sedimentazioni empiriche durevoli.

Goodman: Nominalismo impensabile separare una realtà dai nomi e dai discorsi che la descrivono. Tutti gli aspetti della realtà dipendono dal linguaggio e dal contesto del discorso il Sé e l'identità sono entità riflesse, possibili all'interno di un contesto.


Realismo concettuale: consente di dare una configurazione realistica a certi artefatti umani. Non esistono dati sensoriali puri e indipendenti da qualche impianto categoriale. Una cosa considerata vera lo è nei suoi effetti.

Lo psicologo clinico crede che la realtà si imponga nei suoi effetti, dato che non è separabile dai discorsi che la nominano, ma separata da coloro che la nominano.

Lo psicologo è fortemente incline ad un pensiero relativizzato e quindi portato a confrontarsi con le realtà prodotte dall'attività concettuale. Gli eventi psicologici che lo psicologo descrive o interpreta non sono indipendenti da un agire comunicativo dotato di senso, in cui le teorie implicite degli attori mentre spiegano la realtà non fanno altro che produrne un'altra.

Inoltre lo psicologo ha accesso al reale attraverso una forma di preconoscenza produce spiegazioni di spiegazioni.

Non sa bene quale sia il livello di realtà a cui appartengono i processi o gli oggetti o le relazioni che ha davanti è lecito stabilire nessi causa-effetto tra entità categorialmente diverse (depressione-tentativo di suicidio) capacità dello psicologo di muoversi a più livelli.



Mappe, teorie e modelli


Mappe e territori


Ogni approccio scientifico, se si avvale di criteri adeguati al livello di realtà entro cui si opera, è legittimo. Secondo la prospettiva pluralistica, non esistono fatti ontologicamente dati, ma questi emergono attraverso una teoria. La corrispondenza tra teorie e la realtà indagata costituiscono un "buon programma di ricerca".

Il metodo scientifico non è unico ed è connotato da diversi criteri e gradi di scientificità. Il metodo contribuisce a definire l'oggetto adottare un certo linguaggio o un certo sistema concettuale piuttosto che un altro può creare una discontinuità esplicativa.

Le teorie e i modelli che descrivono la realtà NON sono la realtà (mappa ≠ territorio) confonderli (= letteralità) genera il realismo ingenuo. Per il realismo ipotetico la realtà è legata alle regole di traduzione che essa porta con sé. Ma una cattiva corrispondenza non vuol dire inadeguatezza ma può significare assenza di isomorfismo.

Le psicoterapie si fondano su una qualche credenza della natura umana presente nel contesto storico-sociale e possono essere considerate tecniche basate su un certo grado di corrispondenza tra la realtà indagata e le teorie sull'animo umano.


LA NOZIONE DI "CORRISPONDENZA"


La ricerca di criteri di corrispondenza per arrivare ad un buon programma di ricerca portano a:

a.    Relazione di referenza: corrispondenza tra teorie resa possibile dal confronto competitivo tra teorie rispetto a un comune referente, per trovare una spiegazione migliore. L'elevato grado di corrispondenza è in relazione a:

a.   Condivisione di un comune terreno di confronto;

b.   Possibilità di integrare le due teorie o escluderne una;

c.    Esistenza condivisa di un'entità di apprendimento indiscussa dalle parti.

b.    Riferimento concettuale comune: può essere a) una categoria psicologica o b) un costrutto meta-teorico:

a.   Categoria psicologica: un processo psichico viene postulato come espediente per risolvere un problema esplicativo approcci teorici diversi convergono verso una comune area di ricerca;

b.   Costrutto meta-teorico: confronto di teorie con le analisi che le studiano.

Spesso appaiono corrispondenze fittizie, basate sull'uso degli stessi termini che creano l'illusione di connessioni interdisciplinari.

b.    La preconoscenza: corrispondenza tra teorie esistente perchè lo studioso proietta l'evento in anticipo sulla realtà da conoscere la preconoscenza può essere giù implicitamente presente nei fatti che lo psicologo isola sulla scorta del linguaggio che deve essere socialmente utilizzato. Il ricercatore non riesce più a distinguere ciò che appartiene al sistema socio-linguistico e ciò che appartiene alla personalità.

c. Relazione di significato: la corrispondenza non è cercata tra le teorie, ma tra il carattere fattuale del mondo che gli individui si costruiscono e le teorie capaci di cogliere le pratiche cognitive e costitutive che utilizzano. L'osservatore deve avere una teoria adeguata a ricostruire le procedure attraverso cui il soggetto agente produce la realtà inestricabile rapporto osservato-osservatore.


TEORIE E MODELLI IN PSICOLOGIA CLINICA


Funzioni dei modelli:

a.    Conoscitiva complementare alla teoria;

b.    Operativa complementare al metodo.


Modello Costrutto teorico

Nominalistico: si riferisce solo ad una certa classe di eventi;

818b17i     A medio raggio: considera solo un certo numero di processi, fatti e ipotesi;

818b17i     Criterio di adeguatezza: pertinente a spiegare certi eventi e non altri.

Se il modello è adeguato, servirà a spiegare solo un certo problema inutilizzabile su altri piani di realtà.

Uso spurio (falsificato) del modello: trasferire conoscenze proprie ad un altro ambito disciplinare sposta analogie linguistiche, concettuali e strutturali da una disciplina d un'altra. Problema anche della psicologia clinica, che risente di schemi e procedimenti medici.

I modelli servono a qualcuno hanno uno scopo e sono guidati da un interesse il modello deve rinunciare alla sua neutralità.

Sono il mezzo e il vincolo di una teoria per realizzare le proprie rappresentazioni e indicazioni operative, ma di solito finiscono per agire in sostituzione a una valida teorizzazione.

Perché teorie e modelli possano agire secondo le loro possibilità, hanno bisogno di un soggetto le cui strutture cognitive si uniformino in anticipo alla realtà che deve essere incontrata quando due psicologi condividono lo stesso linguaggio teorico condividono anche la stessa realtà, che non ha più incongruenze.


LA PSICOTERAPIA COME MODELLO EURISTICO


(Euristica: procedimento non rigoroso per arrivare ad un risultato da verificare in seguito)


Gli assunti dei linguaggi della psicologia clinica o della psicoterapia contribuiscono ad istituire ciò che dicono di voler spiegare certo grado di corrispondenza tra il sistema teorico che spiega il disagio e le sue forme di manifestazione effetto Pigmalione + processi di assunzione dell'identità deviante (devianza secondaria).

La psicoterapia e la psicologia clinica permettono al paziente di oggettivare il disagio come altro da sé.


La psicoterapia dà luogo alla rieducazione cognitiva del soggetto: adesione del paziente agli enunciati di realtà su se stesso.

Rosenthal: i pazienti che migliorano sono quelli che modificano le loro convinzioni nella direzione del terapeuta.

Yalom: i fattori terapeuti provengono per lo più dai membri del gruppo. Il terapeuta assume un ruolo "ideale" che determina nel paziente la disposizione ad identificarsi e ad apprendere i suoi schemi comportamentali.

Cooley: anticipando il punto di vista del terapeuta, il paziente acquista una capacità di oggettivazione, controllo e riorganizzazione della parti del sé problematiche.

Mead: le attribuzioni inscritte nella relazione con l'altro, se è significativo, portano ad un'autoridefinizione di componenti importanti dell'identità

La mediazione del terapeuta permettono un cambiamento nelle categorie cognitive in base alle quali il soggetto costruisce la sua esperienza del mondo il terapeuta deve essere in grado di capire gli schemi con cui il paziente costruisce gli eventi fornisce elementi che provocano cambiamenti, soprattutto sul piano interpersonale.

l'esplorazione delle descrizioni psicologiche che un individuo dà degli altri in funzione della sua implicita teoria della personalità può essere la migliore forma di accesso alla sua stessa personalità.


Il terapeuta deve:    1. Portare il paziente ad identificare i suoi schemi di percezione e relazione;

818b17i 2. Fargli apprendere schemi alternativi;

818b17i 3. Aiutarlo ad affrontare le esperienze con i nuovi schemi.

Secondo la teoria interazionista, la personalità è costituita da una pluralità di sé non unicità del sistema epistemologico del soggetto resistenza al cambiamento. Nella molteplicità dei Sé è presente l'adattamento funzionale del soggetto a ruoli e contesti diversi.


IL SOGGETTO EPISTEMICO PLURIMO


Soggetto epistemico plurimo: entità psicologico-comportamentale diversa da quella considerata nella tradizione positivista. Non è sempre identificabile con l'individuo attraverso cui si esprime. soggetto impegnato in operazioni conoscitive per lui rilevanti. Con l'esame della sua attività si ricavano entità psicologico-comportamentali diverse.

Soggettività plurima costituita da attori capaci di produrre

o  Un sistema a più contesti vari contesti con diverse configurazioni gerarchiche;

o  Un sistema di azioni congiunte viene adottato il punto di vista di un altro nei confronti di se stesso o della realtà;

o  Un sistema di riflessività multipla diversi gradi e criteri di autoconsapevolezza.


I riferimenti adottati dallo psicologo stabiliscono la sua capacità teorica di decidere il livello di realtà in cui collocare l'evento psicologico prodotto dal soggetto epistemico.

Personalità: sistema di eventi in cui possono essere introdotte molte costruzioni teoriche - mappe della ragione.



LA SCELTA TEORICA COME SCELTA PRAGMATICA


Lo psicologo opera con problemi conoscitive che esistono in sfere separate di realtà. Un evento psicologico dovrebbe essere formulato nei modi più appropriati agli scopi conoscitivi (traduzione di un evento mentale in un linguaggio psico-fisiologico).


Per i realisti concettuali la realtà è dipendente da un certo contesto.

Non esiste un'unica realtà possibile scelta teorica in psicologia = scelta pragmatica. La teoria deve essere in grado di accogliere ciò che porta a costruire quella determinata realtà, considerando le intenzioni e le categorie mentali dell'attore.

I realisti concettuali operano a due livelli: 1. Realismo entro un dato contesto;

818b17i 818b17i 818b17i     2. Relativista rispetto alla scelta del contesto.

818b17i 818b17i 818b17i     variano fonte di conoscenza in base alla configurazione.


Criteri da considerare nella scelta teorica:

a.    Criterio di adeguatezza: ricerca di omogeneità categoriale tra la configurazione del problema conoscitivo e l'ambito meta-teorico in cui deve essere assegnato.

b.    Criterio di scientificità: scelta in funzione delle prove accumulate, o del fatto che spiega meglio gli eventi.

Diversi livelli di analisi = diversi gradi di scientificità.


Rischi dell'approccio pluralista e pragmatico:

Degenerazione nello strumentalismo o nell'eclettismo.

Relativismo: lo psicologo pensatore a più livelli in alcuni casi può non avere limiti scientifici, utilizzando forme di pensiero debole.


2. Gli schemi di tipizzazione della personalità



Qualche definizione


GLI SCHEMI DI TIPIZZAZIONE DELLA PERSONALITÁ (STP)


STP: modalità organizzative della conoscenza interpersonale, generate da intenzioni valutative e prognostiche che consentono di attribuire a individui accomunabili un insieme di caratteristiche psicologiche. Progetti per ottenere informazioni, con intenti anticipatori, senza la possibilità di autocorreggersi. Sono scorciatoie inferenziali.

Costituiti da

a.    Vincoli cognitivi modo di selezionare, elaborare o costruire l'informazione;

b.    Conoscenze scientifiche rappresentazioni per comprendere e spiegare informazioni ricavate da indicatori psicologici;

c. Regole di contesto valori, norme, ruoli, obiettivi dell'osservazione;

d.    Autoattribuzioni dell'osservatore.

Dipendenti da

a.    Tipo di relazione tra osservatore e osservato;

b.    Attribuzioni reciproche

c. Scopi che guidano l'interazione.


IL CONCETTO DI PERSONALITÁ


Il termine "personalità" non si riferisce a qualcosa di ovvio e conosciuto, e anche nel linguaggio tecnico, la sua definizione non è uniforme e diversa da quella usata dalle persone comuni.

Insieme di caratteristiche, disposizioni, dinamismi psichici, repertori comportamentali, insieme di tratti, in alcuni casi misurabili empiricamente.

Entità psicologica identificabile con processi interattivi di cui la persona è il punto di attraversamento e monitoraggio.

Ciò che scaturisce dall'interazione tra:

o  Osservatore interno ed esterno che svolge inferenze attributive su sé e gli altri;

o  Persona identificata con certe sue peculiarità;

o  Situazione che la persona genere o a cui si adegua.

Schema individuale di stabilità e di cambiamento relativo a definite proprietà situazionali sistema autoregolativo situazionale con diversi gradi di coscienza di sé, usato per replicare o modificare certe strategie adattive in relazioni a scopi e significati importanti per l'attore.

Costrutto ipotetico che riflette i sistemi di credenze da cui derivano le spiegazioni e le teorie dell'osservatore.

Ciò che l'osservatore presume di vedere, descrivere e spiegare; insieme di processi autorganizzati relativi ai significati propri di una situazione.


Il termine "personalità" finisce per produrre un'illusione fattuale, a cui neanche gli esperti riescono a sottrarsi. Le etichette linguistiche di certe classi di comportamento vengono considerate proprietà costitutive e causa di quel tipo di comportamento la descrizione viene impropriamente trasformata in causa.

Lo psicologo prende il ruolo di osservatore, con un particolare insieme di significati condivisi e con un linguaggio predisposto all'interpretazione di informazioni derivate dal comportamento.

Nonostante le prove contrarie, persiste l'idea che la personalità spieghi il comportamento.



La funzione cognitiva degli STP


LA CATEGORIZZAZIONE


Processo cognitivo con cui si estrae l'informazione potenziale contenuta nel mondo discriminazioni + formazione di prototipi + formazione di classificazioni di personalità.

I criteri che stabiliscono le caratteristiche discriminative sono socialmente stabiliti e appresi cambiano a seconda della classe o del prototipo di riferimento.

Entità categoriali polivalenti: caratteristiche differenti individuate e combinate fra loro.


Modalità di procedimento

a.  Induttivamente: l'individuo viene assegnato a una certa classe sovraordinati sulla base di elementi sottordinati;

b.  Deduttivamente: all'individuo vengono assegnate per estensione le caratteristiche del gruppo a cui è stato assegnato. Usata nella formazione degli stereotipi.

Tendenze della categorizzazione a. Accentuare le differenze intercategoriali;

818b17i 818b17i     b. Ridurre le differenze intracategoriali.


Categorizzazione iniziale di una situazione uso di STP adeguato e coerente Principio della coerenza attesa: orientamento intenzionale e selettivo dell'interpretazione delle informazioni, più l'informazione iniziale è indefinita più l'osservatore sopravvaluta la categorizzazione iniziale anziché falsificarla.


Funzioni della categorizzazione:

Semplificare la complessità dei dati, selezionando certi indicatori;

Autoconferma Indirizzare la raccolta successiva di elementi coerenti;

Utilizzare l'esperienza funzionale e la replica di schemi dell'osservatore;

Inserire elementi informativi eterogenei in riferimenti noti;

Amplificare l'informazione disponibile, ignorandone i limiti.


Deformazioni della categorizzazione:

Non c'è feedback correttivo, soprattutto in caso di emozioni e sentimenti utilizzo di una classe psicologicamente non pertinente;

Influenza dell'affiliazione teorica e le conoscenze dello psicologo sui criteri di categorizzazione;

Errore inferenziale: costruzione di falsi nessi di causalità tra asserti descrittivi è impossibile stabilire rapporti di causa-effetto;

Letteralizzazione: scambiare per vere entità psicologiche similitudini, analogie e metafore, che verranno usate per costruire ragionamenti retorica discorsiva ≠ fatti reali.

Sul piano clinico: la collusione tra osservatore e osservato può creare effetti di realtà eventi reali (cambiamenti di prospettiva, illuminazioni, ristrutturazioni.) prodotti da una realtà fittizia.


I PROTOTIPI


Forme di rappresentazioni basate sull'individuazione di caratteristiche comuni ai membri di una certa categoria a partire da un tipo ideale o normativo, che impersona convenzionalmente il maggior numero di tratti appartenenti alla categoria.

In genere i tratti si riferiscono all'aspetto somatico, sociale, comportamentale, a caratteristiche psicologiche o a proprietà biologiche.

Sul piano clinico: i manuali raffigurano certe malattie mentali mediante descrizioni prototipiche psicologi e psichiatri apprendono certe rappresentazioni tipiche parlano lo stesso linguaggio. Se sono costruiti dall'esperienza clinica diretta i prototipi possono variare in funzione del ruolo o della posizione sociale.


LE TASSONOMIE (Classificazioni)


Configurazione di criteri di inclusione e gerarchizzazione di oggetti (eventi psichici e comportamentali) a partire dai processi di categorizzazione.

Eventi psichici e comportamentali possono venire raggruppati attraverso criteri di somiglianza o differenza ed essere inclusi in classi sempre più estese e riassuntive.

I tratti possono essere aggregati in base a vari criteri.

Tassonomie riguardanti categorie di persone, ruoli sociali e situazione organizzazione gerarchica a 3 livelli.


Deformazioni della categorizzazione tassonomica:

Accentuata decontestualizzazione degli stati mentali e dei modi di essere: ogni comportamento viene attribuito alle (presunte) caratteristiche della persona piuttosto che alla situazione e al contesto utilizzo dell'entità descrittiva come fonte di spiegazione;

Errore categoriale: attribuire entità fattuale a eventi selezionati attraverso giudizi di valore;

Totale identificazione dell'individuo con le tipizzazioni assegnategli.

Difficoltà nella costruzione di un sistema tassonomico soddisfacente


EFFETTI PARADIGMATICI


Orientamento mecanomorfico: personalità considerata un'entità oggettiva naturalmente data, identificabile con:  a. Elementi costitutivi tratti, sintomi.

b. Dinamismi istanze intrapsichiche, meccanismi di difesa.

818b17i c. Disposizioni biologiche temperamento, predisposizioni genetiche.

818b17i d. Condizionamenti comportamenti appresi, modelli di condotta. 
Tutti questi elementi sarebbero imposti all'individuo.


Orientamento antropomorfico: personalità come una determinata classe di processi psicologici connotati da diversi gradi di autoconsapevolezza, generati da attori impegnati nella costruzione della realtà che li riguarda, mentre ne subiscono gli effetti.
La persona userebbe le parti di sé più adatte a sostenere il fine dell'azione.


La psicologia della personalità deriva in larga parte dal paradigma mecanomorfico. Il suo obiettivo è sempre stato di individuare i tratti, le motivazioni, i fattori e le disposizioni per spiegare il comportamento umano.


Monismo: esiste un'unica realtà.

o  Realismo ingenuo del senso comune: la personalità è un oggetto psicologico empiricamente identificabile, che esiste come le altre cose del mondo;

o  Realismo riduzionista: la personalità è identificabile con le sottostanti disposizioni e dimensioni di origine biologica.

Realismo ipotetico: la realtà è accessibile solo con teorie e strumenti scientifici.
La personalità è ciò che vediamo attraverso una certa teoria.

Realismo concettuale: gli STP non sono solo dei medium per entrare in contatto con certe dimensioni psicologiche, ma costruirebbero i significati dell'esperienza psicologica.
La personalità è una configurazione psicologica descritta da sistemi linguistici e simbolici.


Le varie etichette attributive pur generate da STP diversi derivano da uno stesso paradigma accettazione condivisa di concetti e pratiche implicito riferimento al paradigma mecanomorfico. Linguaggio convenzionale realtà fattuale.


EFFETTI COSTRUTTIVI E DISTORSIONI


Grazie agli STP di senso comune, siamo in grado di creare ipotesi che si adeguano a qualunque cosa possa capitarci di incontrare. Una realtà concettuale è considerata possibile se possiamo attivare qualche schema che ci consenta di rappresentarla.

Reificazione: trasformazione di un'attribuzione qualitativa in proprietà psicologiche della persona;

L'effetto dello schema genera un'attesa capace di organizzare e rendere plausibile l'informazione.

Gli schemi di sé elaborano l'informazione in modo da accentuare l'accettazione o il rifiuto in base ad un'attesa.

Letteralizzazione: l'enunciato linguistico diventa un fatto analogo alla realtà degli oggetti empirici, trasferisce sulla qualità una connotazione fattuale che finisce per trasformarsi in un attribuzione di proprietà.

Un elemento del pensiero patologico è la reificazione linguistico-esperienziale. Le rappresentazioni diventano immodificabili, e i pazienti perdono il controllo dei loro processi mentali. Il terapeuta cerca di indurre un cambiamento non nei contenuti, ma nelle regole linguistico-rappresentazionali e nelle modalità di costruzione dei significati.

Considerare le valutazione come reali proprietà psicologiche della persona sarebbe come confondere un abito con chi lo indossa.

Certi STP diagnostici danno vita all'effetto Pigmalione negativo, in cui la patologia è indotta da una diagnosi o una terapia errate, comunicate da un'autorità clinica e accettate dal paziente.

I luoghi comuni sulle persone servono a rassicurare sul piano cognitivo e sociale, scongiurando il caos nelle questioni umane.


Il DSM-IV non descrive entità reali, ma prototipi e tassonomie. Le rappresentazioni fatte sono dei tipi ideali, non le immagini effettive della malattia i procedimenti attraverso cui comunichiamo la nostra esperienza sono gli stessi attraverso cui la creiamo. Variando gli STP e i suoi modelli i possono avere descrizioni molto diverse di uno stesso caso clinico.

Il DSM-IV utilizza un modello e un genere retorico di tipo medico-normativo il linguaggio medico perde di valore se spostato dal suo campo di influenza.


Gli effetti costruttivi degli STP dipendono anche dal ruolo dell'osservatore. Possono avere conseguenze reali ed essere rilevanti in diverse situazioni (giuridico-penali, effetto Pigmalione.)


Teorie implicite della personalità: studio di criteri conoscitivi con cui ci formiamo impressioni sulle persone e ce en serviamo per fare inferenze sulle loro caratteristiche. Anche se non sono di per certo erronee, possono essere fonte di errore.

Correlazione illusoria: rapporto tra eventi biografici negativi e un certo comportamento deviante.

Errore fondamentale di attribuzione: l'attore spiega il suo comportamento in termini di situazioni e ruoli, gli osservatori in termine di caratteristiche di personalità lo psicologo (osservatore) spiegherà il comportamento deviante attribuendolo più alla personalità che ad altri fattori. 
Attribuzioni causali: seguono il focus dell'attenzione

o    Enfatizzare la tendenza di attribuire le cause alle disposizioni delle persone;

o    Sovrastimare i comportamenti la cui salienza, attirando l'attenzione, orienta la spiegazione.

anche lo psicologo potrebbe utilizzare certe informazioni più di altre.

Impressioni di costanza dei tratti di personalità: sembra favorita dall'invarianza dell'aspetto fisico del contesto e dall'impossibilità di invalidare categorie perseveranza delle prime categorizzazioni.

Aspettativa dell'occorrenza di alcuni tratti considerati più plausibili di altri

Costruzione di una realtà di reciproche conferme: il soggetto apprende STP dallo psicologo, ricerca fatti e elementi a conferma dello schema validazione incrociata paziente - psicologo cambiamento nella teoria implicita che il paziente ha di sé.



La funzione pragmatica degli STP


Contrapposta alla funzione cognitiva soltanto come artificio scientifico.


VERSIONI INTERESSATE DEL MONDO


Problema dell'assegnazione di un evento ad un mondo piuttosto che ad un altro, per poterlo descrivere o modificare.

Lo psicologo clinico ha davanti eventi già configurati dall'interlocutore e dal contesto sociale eventi psicologici predefiniti tradurre le rappresentazioni e gli schemi di senso comune in un linguaggio congruo e complementare. La traduzione è solo apparente perché anche lo psicologo fa parte della stessa versione del mondo.

La funzione pratica dello psicologo clinico consiste in:

a.  Aumentare l'autocomprensione dell'altro;

b.  Servirsi dell'autocontrollo dell'altro man mano che questo assume il punto di vista dell'esperto.


Lo psicologo ricercatore assume che la realtà abbia certe proprietà, riducibili a procedure conoscitive convenzionali che comportano delle deformazioni gli studi perdono gran parte della loro rilevanza pragmatica.


PSICOLOGIA DEL SENSO COMUNE E CONOSCENZE IMPLICITE


Le realtà psicologiche devono riferirsi ai contesti culturali e storici nei quali si sono affermate.

La verità di un STP è data da:

a. Coerenza logica;

b. Presunte verifiche empiriche;

c.  Congruenza con significati e valori di una certa cultura teorie di senso comune.


Funzione dell'interscambio tra le teorie scientifiche e quelle di senso comune

a. Dare ordine al mondo;

b. Dare l'illusione di controllare la realtà psicologica propria e altrui;

c.  Rispecchiare ciò che le persone pensano e dicono di essere.

certe categorie psicologiche scompaiono con la scomparsa dei prototipi che le hanno generate e giustificate.


IL CONTESTO INTRAPERSONALE


La personalità e le sue forme di disagio si conformano ai prototipi socialmente rappresentati e localmente diffusi. Ogni psicopatologia si serve di mezzi linguistici o rappresentazionali che appartengono al contesto microsociale e intersoggettivo delle persone.

Le immagini e i discorsi derivati dai contesti normativi interiorizzati rispetto ai quali l'individuo non è emotivamente autonomo entrano a far parte di come egli costruisce la sua esperienza negativa riorganizzano la storia, il racconto e le attribuzioni a sé e all'altro.

I prototipi espressivi per essere capiti devono configurarsi con il linguaggio con cui vengono descritti comprensibili solo se si condividono gli schemi che li preordinano sapere implicito valido localmente e contestualmente.

Anche gli STP usati dagli psicologi si basano sul senso comune più di quanto si voglia ammettere.


SGUARDI INTENZIONALI


La categorizzazione dell'altro risente del ruolo e dei giudizi di valore dell'osservatore.

Il ruolo dell'osservatore lo porta a privilegiare un punto di vista già contenuto nel suo linguaggio.

La scelta di un STP implica una preliminare intenzione valutativa decisa da un osservatore che non è mai neutro sguardo intenzionale.

2 prospettive pragmatiche

Scopo di previsione e controllo: privilegiati assunti categoriali disposizionali:;

Scopo di cambiamento dell'altro: attenzione concentrata su costrutti, obiettivi, autopercezione e capacità autoregolative dell'altro.


NORME E VALORI


I criteri della norma sono stabiliti da un sistema di regole, come se appartenessero alla natura dell'evento considerato.

Il senso comune:

a. Infiltra nelle proprie categorie di normalità elementi di tipo ideologico;

b. Opera attraverso le costrizioni cognitive del processo di categorizzazione.

le regole prescrittive del senso comune vengono deificate come se fossero proprietà normali di un evento psichico-comportamentale.

Gli eventi con cui lo psicologo clinico si confronta sono già in gran parte precostruiti da categorie di senso comune.

I presupposti scientifici di uno STP sono rilevanti per la legittimazione conferita a certe categorie fondamentali per la regolazione dei rapporti umani il mantenimento di un sistema di categorie sociali, negli STP rappresenta una strategia difensiva e conservativa.

La categorizzazione dell'altro porta al mantenimento dei criteri di differenziazione sociale, valutazione morale, possibilità di comprendere e prevedere il suo comportamento.


3. La personalità del depresso e le attribuzioni implicite



Attribuzioni di tratti della personalità legati a:

a. Vincoli dei meccanismi cognitivi implicati nell'elaborazione dell'informazione;

b. Costrutti intra- e interpersonali attivati su base emozionale;

c.  Forme di categorizzazione socialmente e culturalmente preordinate;

d. Criteri conoscitivi adottati dall'osservatore/attore.


Indicatori da cui si ricavano i prototipi ( poi generalizzati in stereotipi):

a. Aspetto fisico, dati autobiografici;

b. Comportamento, atteggiamenti, espressività della persona;

c.  Caratteristiche disposizionali tratti psicologici funzione diagnostica e prognostica in termini di aspettative di comportamento.



Il costrutto teorico


STP: astrazione categoriale di tipo valutativo, rapidamente disponibile, con funzioni diagnostiche e prognostiche. Le persone tendono a ricorrere agli STP più frequentemente impiegati impressione di costanza convalida.

Le caratteristiche psicologiche attribuite alla rappresentazione sono governate da altri schemi di tipizzazione.

Lo schema di tipizzazione attribuisce un set di tratti disposizionali per effettuare inferenze e riempire i vuoti informativi.

Lo schema può essere:

a. Esplicito: derivato da costrutti teorici;

b. Implicito: derivato dalle rappresentazioni di senso comune.



La ricerca


Ipotesi: lo schema di tipizzazione della personalità può essere influenzato da:

a.  Orientamento psicoterapeutico e relativa affiliazione ad una teoria della personalità;

b.  Ruolo professionale praticato;

c.   Convinzioni e rappresentazioni preordinate dal senso comune.


Soggetti

a.  105 psicoterapeuti di diverso orientamento;

b.  19 medici generici (variabile "Ruolo"); 818b17i 818b17i 818b17i 818b17i   gruppi di

c.   30 laureati estranei al settore medico e psicologico (variabile "Senso comune") controllo


Strumento: Check list di 300 tratti di personalità per descrivere, al di là dei sintomi, le caratteristiche di personalità di un ipotetico individuo con diagnosi di depressione.


Sono stati ottenuti 6 fattori:

Disposizione al contatto sociale;

Disposizione al rapporto interpersonale;

Disposizione intimistico-sentimentale;

Disposizione espressiva;

Disposizione alla diffidenza ostile;

Disposizione al controllo e alla manipolazione.


Risultati

a. Assenza di differenze significative tra i diversi sottogruppi di psicoterapeuti: il depresso è sostanzialmente tipizzato in modo quasi concorde da tutti.

b. Limitata influenza del ruolo professionale (psicoterapeuta rispetto agli altri due) nell'attribuzione di alcuni tratti:

Differenza significativa tra psicoterapeuti e gruppo del senso comune per F1;

Differenze significative tra gruppo medici e gruppo psicoterapeutici + senso comune per F4.

c.  Assenza di differenze tra il gruppo di psicoterapeuti e il gruppi di senso comune.


Lo STP delle conoscenze di senso comune può essere presente nei costrutti e nelle valutazioni cliniche influenza sulle attribuzioni di caratteristiche di personalità.

4. Lo stupratore e la sua vittima: tra patofilia e senso comune



Rappresentazioni degli esperti e del senso comune


Psichiatria e psicoanalisi hanno costruito le rappresentazioni prototipiche dello stupratore e della vittima rappresentazioni che ora fanno parte degli STP di senso comune.

Glueck, Teoria dell'impulso incontrollabile (raptus): impulso sessuale irresistibile + insanità mentale riduzione di autocontrollo violenza sessuale. Gli stupratori malati e succubi dell'impulso non responsabili. Nonostante le prove contrarie, questa teoria sopravvivere in sede psichiatrico-forense.

Spiegazioni psicodinamiche

o  La personalità della vittima sarebbe collusiva e complementare a quella dello stupratore, inconsciamente lo inviterebbe all'abuso sessuale a fronte della "naturale" predatorietà maschile.

o  Ginofobia alla base della violenza sessuale: paura verso la madre o la compagna.


Attribuzioni del comportamento sessuale violento

Caratteristiche devianti della personalità dello stupratore;

Condizione di malattia mentale manifesta o latente;

Attivazione intermittente e disinibiti di orientamenti sessuali perversi;

Presenza inconscia di anomalie nelle relazioni fantasmatiche con la donna;

Aspettative legate al comportamento della vittima o ai suoi desideri inconsci.

Spiegazioni inadeguate sul piano della validità a. Interna: relazione causa-effetto;

818b17i 818b17i 818b17i    b. Di costrutto: plausibilità tra i dati e la teoria;

818b17i 818b17i 818b17i    c. Esterna: generalizzazione dello schema esplicativo.

Tuttavia queste spiegazioni sono: a. Accolte come scientifiche;

818b17i 818b17i    b. Accreditate in ambito giuridico-penale dei paesi anglofoni;

818b17i 818b17i    c. Esportate e riprese dai media senso comune.

Le affermazioni degli esperti si trasformano in rappresentazioni socialmente condivise.



La ricerca


STP: astrazioni categoriali, preordinate e culturalmente connotate e influenzate dal sistema di credenze, dal ruolo e dalle intenzioni dell'osservatore, mediate da etichette linguistiche descrittive e valutative.


Obiettivi

a.  Studiare gli STP dello stupratore e della vittima in relazione alle variabili socio-culturali di gruppi di soggetti.

b.  Valutare la pertinenza e l'utilità della teoria degli STP nell'attribuzione di tratti di personalità.


Soggetti

a.  151 studenti universitari maschi, età media 23 anni, italiani e scozzesi;

b.  80 insegnanti di scuole medie superiori maschi, età media 42 anni, italiani e scozzesi.

I soggetti sono stati ulteriormente suddivisi per credenze religiose: cattolici, atei, protestanti, chiesa di Scozia.


Strumento: descrizione libera delle caratteristiche di uno stupratore e di una donna vittima di violenza


Procedure statistiche

Emerse 196 attribuzioni di caratteristiche.

Con l'analisi fattoriale sono stati estrapolati 34 attributi riferiti alla vittima e 30 riferiti all'aggressore.

Scelti 7 fattori per la vittima e 7 per lo stupratore.
Fattori: costellazioni di attributi assegnati dagli intervistati.

Ogni fattore è stato analizzato in funzione delle variabili:

o Ruolo (Studente/Insegnante)

o Nazionalità (Italiana/Scozzese)

o Religione (Cattolica/Atea/Protestante/Chiesa di Scozia)





Fattori attribuiti

A. La vittima

Vergognosa: senso di colpa per ciò che le è accaduto;

Collusiva e colpevole: latente disponibilità;

Emotivamente traumatizzata: caratteristiche personali successive allo stupro;

Vittimizzata: volontà profonda di non colpevolizzare la vittima solidarietà;

Fragile: tratti riferiti alla tipologia della vittima, considerata fragile fisicamente e psichicamente;

Maltrattata ingiustamente: critica della mentalità colpevolizzante dei media, delle istituzioni normative, delle istituzioni assistenziali, dell'opinione pubblica;

Bisognosa d'aiuto: convinzione che la vittima cerchi di superare l'evento necessità di assisterla.


B. Lo stupratore

Socialmente diverso: disprezzo, stigmatizzazione, pregiudizio sociale;

Moralmente deviante: attributi della personalità dello stupratore giudizio punitivo e di diversità morale;

Psichicamente diverso: volontà di spiegare psicologicamente la personalità dello stupratore;

Psichicamente disturbato: forma di comprensione per la sofferenza dello stupratore;

Estraneo e problematico: tentativo di ricerca delle motivazioni sottostanti all'atto deviante espressione della distanza dallo stupratore;

Disturbato dall'infanzia e impulsivo: tentativo di spiegazione eziologica;

Socialmente inaccettabile: giudizio negativo di stigmatizzazione.


La variabile Nazionalità (Italiana/Scozzese)

Elemento che influisce maggiormente nell'organizzare lo STP delle due figure.

Italiani: la stuprata è considerata più vergognosa (F1), meno collusiva (F2).
Lo stupratore è considerato distante da loro (F5).

Scozzesi: la stuprata è collusiva e responsabile in qualche misura (F2). Hanno una visione stereotipica e negativa.
Lo stupratore è considerato socialmente inaccettabile, gli vengono assegnati tratti psicopatologici e giudizi morali dispregiativi.


La variabile Religione (Cattolica/Ateo/Protestante/Chiesa di Scozia)

Non influisce molto sulla tipizzazione della vittima, ma ha un rilievo significativo nella tipizzazione dello stupratore.

Cattolici: influenza uno schema implicito più sensibile a focalizzare il peccatore anziché la vittima. Connotano meno degli altri lo stupratore attraverso le presunte cause del suo comportamento (fattori eziologici)

Protestanti: maggiore responsabilità alla vittima, considerano lo stupratore come socialmente inaccettabile controllo sociale di tipo emarginante.

Chiesa di Scozia: negatività morale allo stupratore, giudizi che individuano nella sregolatezza i precursori dello stupro.

Atei: gruppo che meno assegna alla vittima una condotta collusiva


La variabile Ruolo/Identità (Studenti/Insegnanti)

Il ruolo incide in modo significativo nell'attribuzione di tratti più nella percezione dello stupratore che non della vittima.

Insegnanti: non attribuiscono tratti di collusività alla vittima e ne rivendicano i diritti più degli studenti. Tentano la diagnosi psicologica e sottolineano la diversità dello stupratore.

Studenti: categorizzano lo stupratore con giudizi morali di socialmente diverso e utilizzano criteri valutativi di base etico-sociale. La vittima è connotata da tratti stereotipici più che per gli insegnanti.



Commenti e considerazioni


Gli STP sembrano influenzati fortemente da variabili legate all'appartenenza socioculturale. I processi di attribuzioni sono modellati da esperienze di gruppo e dalle sottoculture di appartenenza.

Il biasimo della vittima è evidente in coloro che credono che le persone siano in genere responsabili di quello che accade loro locus of control interno.

Considerare lo stupratore come diverso o malato permette di connotare lo stupro come insolito e imprevedibile preservare una visione del mondo come giusto e affidabile. Inoltre elimina l'intenzionalità dell'atto e quindi la potenziale possibilità per ogni individuo di essere stupratore.







5. La costruzione del sé e dell'identità



Introduzione: Sé e identità


: etichetta che non indica un'entità fattuale, fisicamente ubicata, ma una caratteristica funzionale che sottostà a numerosi processi mentali. 
I processi sono configurati in relazione a: a. Finestra teorica considerata;

818b17i 818b17i 818b17i    b. Livelli di analisi;

818b17i 818b17i 818b17i    c. Esigenze e finalità della ricerca o dell'intervento clinico.
Risultato riflesso di un'azione rispetto a un contesto dotato di significato.

Identità: costrutto concettuale che indica gli effetti a) cognitivi e b) affettivi di diversi processi di: a) autoconsapevolezza, b) autorappresentazioni e c) autodefinizioni.


Ruoli    Identità


Non esiste un ambiente non socialmente predefinito e soggettivamente costruito la realtà conosciuta è mediata da un complessa sistema che interpreta e reinterpreta l'informazione sensoriale.


Aspetti metateorici


L'individuo non resta passivo di fronte al prodursi di significati che lo riguardano partecipa attivamente alla definizione della situazione in modo che sia coerente con l'immagine che ha di se stesso.

L'identità comunque risiede, oltre che nella persona, anche nella struttura normativo-simbolica dell'interazione costantemente negoziata tra individuo agente e contesto significante.

Aspetti metateorici

L'individuo è attivo a dare un senso e un significato al suo agire.

Il livello di spiegazione dell'agire umano non è più visto come causato dai caratteri psicologici individuali, ma anche generato da ragioni, intenzioni e da costrutti mutuati dai contesti dello spazio interattivo.
cambiamento di prospettiva per lo psicologo: rinuncia alla spiegazione di tipo "causale" e attribuire alle persone delle proprietà (tratti), che non restano stabili, ma risentono delle categorie dell'osservatore.


Situazione versus cognizione


Mead: l'individuo si autopercepisce come dotato di rilevanza sociale + fa proprio il punto di vista dell'altro a guida del proprio agire il Sé si costituisce attraverso il linguaggio e l'azione.

Gesti, parole, comportamenti dotati di significati e scopi definiscono e istituiscono autoconsapevolezza.

Interazionismo simbolico.

Duplice natura delle situazioni:    a. Oggettive: precostituite socialmente;

818b17i 818b17i     b. Soggettive: suscettibili di ridefinizioni negoziate tra individui.


I processi del Sé si sviluppano attraverso l'impegno cognitivo e affettivo posto a) nell'assumere il ruolo dell'Altro e b) nel percepirsi come un'entità psicologica e sociale tramite l'utilizzazione dei simboli linguistici, dei giudizi di valore e degli schemi attributivi elaborati dal gruppo di riferimento.

Il Sé diventa prodotto del contesto di proprietà dell'individuo sulla base del ruolo sociale che rappresenta in quel momento.


Ciclo percettivo 1. Raccolta intenzionale e selettiva dell'informazione riguardante il soggetto, presente nell'ambiente (prospettiva situazionale = socio - comportamentale)

818b17i   2. Modifica della percezione di Sé nel momento che modifica quella degli altri (prospettiva cognitiva = socio-fenomenologica)



La teoria: Sé e identità personale


Identità personale: struttura organizzatrice della conoscenza individuale relativa a se stessi.

Le persone: a. Hanno un'esperienza cognitiva ed emotiva di sé;

818b17i     b. Elaborano l'informazione interna ed esterna che li riguarda;

818b17i     c. Codificano l'informazione come memoria autobiografica;

818b17i     d. Selezionano i repertori di comportamento più indicati per l'identità di genere.

Sostenuta dai processi di:  a. Autoconsapevolezza: flusso di esperienza soggettiva sperimentata a diversi livelli;

818b17i 818b17i   b. Autoregolazione: capacità riflessiva di automonitoraggio autocontrollo dell'identità.


Dimensioni dell'identità personale:

Concetto di Sé (area intrapersonale): insieme di categorie semantiche naturali concetti lessicali che formano l'idea di sé di una persona. È una teoria su se stessi. Non è indagabile nella sua globalità, perché affiora solo nelle elaborazioni cognitive delle rappresentazioni di sé.

Rappresentazioni di sé (area interpersonale): sottoinsiemi del concetto di sé. Parte operativa di assunzione di ruoli di identità, in relazione all'insieme di pensieri, conoscenze e credenze rese accessibili dal sé operante. Influenza l'interpretazione degli eventi ricerca di un feedback congruente.

Identità tipizzata (area intra/intergruppo): insieme di tratti prototipici e stereotipici attribuiti a sé stessi, coerenti tra loro e con il contesto. Orientamento cognitivo per l'autovalutazione e la realizzazione di un'immagine di sé adeguata. Le autoattribuzioni dei tratti agiscono sulle Rappresentazioni di sé, favorendo l'adesione del soggetto ai contesti per confermarle.


Prototipi: caratteri personologici assegnati ai membri rappresentativi di una categoria sociale. Governano l'attribuzione di caratteristiche psicologiche e comportamentali formazione di STP.


La comparsa del sé


Il riconoscimento di sé apparirebbe intorno ai 15 mesi di età.

Concezione stadiale: ogni stadio porta una ristrutturazione della rappresentazione di sé, costruzione di nuovi programmi d'azione e di scambi con l'ambiente.

Dai 24 mesi il bambino diventa consapevole del proprio aspetto e della sua capacità di riconoscersi nell'azione.

La conoscenza di sé si costituisce attraverso l'interiorizzazione del punto di vista degli altri. Il bambino mima, non imita, l'agire altrui e ne assimila gli schemi.


Sé e identità sessuale


L'identità di genere è assunta attraverso a. Pressione sociale;

818b17i 818b17i 818b17i     b. Elaborazione soggettiva della pressione sociale.

I genitori si rivolgono ai bambini in modo diverso a seconda del sesso, rinforzando i comportamenti che più corrispondono agli stereotipi dei due generi.

Il sesso influenza a. Il tipo di relazione degli altri con il bambino;

818b17i b. Le relazioni che il bambino intrattiene con se stesso.

Autocategorizzazione sessuale: processo attraverso cui la persona trattiene solo le informazioni coerenti con la propria identità sessuale. Una volta classificatosi come maschio o femmina, il bambino si impegna a conservare un'immagine di sé coerente e stabile principio di costanza. Il momento più importante del processo avviene nel passaggio alla pubertà.


Gli indicatori normativi di comportamento a cui il bambino fa riferimento sono desunti dagli stereotipi di genere mediati sperimentati interiorizzati.

Il modellamento biografico dell'identità di genere è sostenuto dal processo autoregolativo, che diventa parte attiva nella selezione ed elaborazione dei tratti psicologici tipizzati.


La matrice culturale del Sé e la memoria autobiografica


Caratteristiche dell'identità matrice etnica e culturale inconsapevoli e difficili da modificare.

Rapporto importante tra memoria individuale e tradizione orale della comunità.

Memoria autobiografica: dà continuità futura e coerenza retrospettiva all'identità. È il costante riferimento su cui viene elaborata l'informazione su se stessi. Seleziona e riconnette i ricordi (anche errati, purché congruenti), dando loro un senso e uno schema narrativo.

È impregnata di legami emozionali.

Lo scarto tra la rappresentazione di sé data e autopercepita, tra gli atteggiamenti e il comportamento incoerenze e dissonanze da colmare.


Sé e autoregolazione


Schemi di sé (Costrutti di sé): sistemi di codifica dell'informazione relativa a se stessi organizzano l'attività conoscitiva individuale producono forme di autoconoscenza.

L'autoconoscenza può essere: a. intrapersonale - interpersonale;

818b17i 818b17i     b. senso-motoria - simbolica;

818b17i 818b17i     c. rappresentazionali - percettive;

818b17i 818b17i     d. implicite - esplicite.

Azione motoria: tensione conoscitiva con il mondo e con sé stessi, retroagisce sull'organizzazione degli schemi conoscitivi.


Diversi schemi di sé impiegati diversi modi di decodificare l'informazione relativa a noi stessi. discriminano e categorizzano l'esperienza individuale differenti rappresentazioni, percezioni, descrizioni e valutazioni di sé variazioni nel tipo di consapevolezza.

Più gli schemi di sé sono differenziati, più elevata sarà la capacità del soggetto di avere un'adeguata consapevolezza di sé.


Ruoli e rappresentazioni di sé


Ruolo: insieme di attributi e prescrizioni dovuti alla posizione che una persona occupa in una certa interazione sociale.

Punto di vista normativo: sistema di obblighi e di aspettative su un individuo che interagisce attraverso regole esplicite o implicite.

Punto di vista interattivo: insieme di atti dotati di un significato attraverso cui gli individui definiscono il tipo di relazione e di situazione che generano.


Ruolo impersonato: duplice posizione dell'individuo:

Osservatore di se stesso autoregolazione rispetto agli scopi.

Colui che sperimenta quel certo flusso di coscienza.

Generato dall'intenzionalità interpretativa e condizionato dal contesto interattivo.


Ruolo assegnato: sfondo sociale e culturale.


La gran parte dei ruoli psicologici dell'interazione, anche se apparentemente non codificati, sono regolati in modo tacito. Il sistema che li regola fa sì che l'individuo impersoni e non esegua dei ruoli presenza di processi mentali autoregolativo per sostenere i ruoli, e per sentirli come propri.

6. Psicopatia come devianza comportamentale



Deschamps: esigenza cognitiva a. Configurazione della persona per spiegarne il comportamento;

818b17i 818b17i   b. Ipersemplificazione delle informazioni per spiegare le cause di eventi sociali.

Teoria dell'attribuzione: tentativo di trovare delle spiegazioni ingenue causali appropriate del comportamento altrui. Le spiegazioni sono alla base dei tentativi scientifici di isolare i tratti.

Trasgressione normativa cercare spiegazioni nella personalità malata del soggetto diagnosi sanzione scientifica di un giudizio morale.

Classificazione dei comportamenti devianti ha scopi di categorizzazione etico-normativa più che di spiegazione scientifica.

Ogni aggettivo (depresso psicopatico, aggressivo, instabile.) norma sociale + criteri di giudizio.

Alcuni costrutti linguistici della tassonomia psicopatologica informano sui costrutti professionali e ideologici dell'esaminatore più che il fenomeno psicologico.


Bannister e Fransella:

Costrutti prelativi: la persona è identificata con la sua trasgressione;

Costrutti costellatori: dal giudizio stereotipato si deducono altri attributi;

Costrutti proposizionali: persone considerate da diversi punti di vista, ogni giudizio rimane circoscritto evitate le affermazioni definitive e assolute.

Attribuzione di causalità è relativa a.?

a.  Costrutti dell'osservatore; 818b17i ?

b.  Campo d'interazione con l'altro;    ?

c.   Tratti individuali dedotti dal comportamento.   ?



Il caso della personalità psicopatica


Il criterio diagnostico è dipendente dal giudizio sociale che lo precede. La diagnosi sembra il prolungamento di una sanzione attraverso un certo linguaggio trasferisce il valore negativo del comportamento alla personalità del soggetto.


Classificazione del bambino caratteriale nella scuola.

La classificazione parte dalla valutazione sociale del comportamento del bambino più che dalle sue effettive problematiche psichiche.

Interazionismo simbolico: l'individuo non è il prodotto di condizionamenti preesistenti, ma è anche un agente capace di agire secondo regole e piani preordinati attenzione al contesto normativo e alle manipolazioni che può subire da parte del soggetto.

Mutamento del Sé

successivo alla Significazione: ruolo attivo delle definizioni psicopatologiche nella costruzione dell'autoimmagine del deviante. Gli osservatori si soffermano su certi tratti che più si avvicinano al modello considerato.

Ricostruzione del Significato e delle Ragioni che l'individuo attribuisce alle sue azioni. Spiegazione del comportamento sociale in termini di regole che possono essere ignorate o sfidate comportamenti intenzionali. Le capacità cognitive del caratteropatiche risultano integre incomprensibili i comportamenti trasgressivi non possono essere attribuiti a fattori patologici psichici. Prodotto di un conflitto tra il modo d'agire e le aspettative etico-normative del contesto.

Se il soggetto considerato è portatore di qualche diversità, questa diventa la causa del suo comportamento deviante. Il deviante viene confuso con la sua presunta natura patologica.



Le tre prospettive esplicative


Approccio neuropsichiatrico: Patologia comportamento in contrasto con norme e codici di una natura organica e psichica di cui la condotta sociale sarebbe un riflesso. C'è confusione tra il giudizio morale e la traduzione del giudizio in un linguaggio che imita quello medico.
Talvolta alla psicopatia infantile viene associato il disturbo di deficit dell'attenzione
trattato con psicofarmaci, anche se nei soggetti non è stata dimostrata una patologia del SNC.
Molte condotte atipiche dei bambini in assenza di deficit cognitivi vengono diagnosticate caratteropatiche
difficoltà del contesto scolastico di gestire la diversità.

Approccio psicoanalitico: Anormalità deviazione rispetto alle norme di un mondo emozionale interiore. Anomalia dovuta a: 818b17i a. Inadeguata formazione del Super-Io per l'autocontrollo;

b. Profonde frustrazioni precoci o carenze materne;

c. Risultati contraddittori tra pulsioni interne, esperienze emotive precoci e inadeguatezza dei meccanismi difensivi.

Winnicott: caratteropatia acting out: soggetto incapace di elaborare mentalmente tensioni troppo frustranti tendenza all'impulsività.
Spiegazione psicoanalitica: in teoria convincente, ma viziata perché gli analisti raramente si imbattono in questo genere di problemi. Inoltre pongono l'enfasi sul ruolo dei fattori affettivi trascurando quelli culturali, situazionali e interattivi.

3. Approccio ambientalistico: Psicopatico Sociopatico anomalia nella relazione individuo - società. Il comportamento anomalo è riferito alle norme della struttura sociale postulate come assolute e indiscutibili.
Il comportamento recidivo è sufficiente a designare il deviante, senza bisogno di spiegazioni mediche. D'altra parte l'ambiente considerato un sistema equilibrato e indiscutibile dimostra ancora la presenza di elementi ideologici che assolutizzano alcune norme sociali.



Sintesi critica da un punto di vista interazionista


L'antinomia "normalità - patologia"

Diagnosi di caratteropatia sempre conseguenza di una trasgressione di regole sociali: infrazione giudizio morale riduzione a sintomo da parte di psichiatri e psicologi fatto patologico oggettivo.

Avere un comportamento socialmente sanzionato è più facile se il bambino entra in un sistema normativo diverso dal proprio o che gli fa richieste che non sa soddisfare. La trasgressione deve essere socialmente riconosciuta e stigmatizzata 3 errori:

o  Enfatizzazione del concetto di patologia, che non significa più disfunzionalità organica, ma diventa comportamentale;

o  Condotta trasgressiva considerata unicamente come effetto di una patologia psichica riduttivo ragionamento tautologico "Giovanni ha un comportamento disturbato perchè è un caratteriale";

o  L'intervento e la diagnosi non partono dalle difficoltà del soggetto, ma dall'infrazione di certe norme situazionali. L'infrazione, da proprietà della situazione-relazione diventa proprietà negativa della personalità del soggetto.


L'attribuzione dell'identità patologica

Attenzione spostata dal soggetto trasgressore al controllore = insegnante.

L'insegnante ha il compito di

Riprodurre un contesto di valori simbolici che i bambini interiorizzano continuità del mondo sociale;

Dare un senso convenuto al comportamento che regola i rapporti sociali;

Guidare e controllare il comportamento dei bambini partendo da norme e regole ipersensibilità normativa scarto tra ciò che è il comportamento del bambino e quello che dovrebbe essere processo di definizione del bambino.

Lo psicologo chiamato dall'insegnante:

Interviene su una pre-diagnosi effettuata dall'insegnante;

Ha difficoltà a tradurre le categorie pedagogiche in quelle psicologiche modella le seconde sulle prime le proposte di trattamento sono di natura prevalentemente pedagogica (rieducative, correzionali)

Devianza del bambino è anche una conseguenza dell'applicazione di regole di valutazione da parte dell'insegnante.

L'approccio dovrebbe tener conto di:

Ricostruzione del significato e delle forme di tipizzazione usati dall'insegnante;

Ricostruzione dell'intero episodio con i significati attribuitigli dal bambino;

Rilevazione dello scarto delle due prospettive;

Individuazione dei mutamenti nell'identità del bambino a seguito all'immagine negativa di sé.



Costrutti valutativi e ruolo professionale: una ricerca


Ipotesi: gli insegnanti hanno una diversa percezione negativa degli alunni con difficoltà comportamentali rispetto ad altri professionisti.

Soggetti: 30 tra insegnanti, terapisti della riabilitazione e impiegati, in gruppi omogenei.

Strumento: ACL, 300 aggettivi per descrivere gli attributi di una persona.

Risultati: differenze valutative connesse all'attività e al ruolo professionale. Gli insegnanti sono più pessimisti degli altri due gruppi.



L'induzione dell'identità patologica


Rapporto tra identificazione da parte degli altri e autoidentificazione da parte del soggetto il bambino caratteriale ha ricevuto un ruolo e una definizione di sé.

Il processo di induzione dell'identità negativa è una forma di risocializzazione graduale.

Individuazione di tratti comportamentali, che in realtà sono relativi alle specifiche situazioni;

Elevati a significato simbolico;

Tradotti come tratti costitutivi della personalità.

La stigmatizzazione produce:

Identificazione e isolamento del soggetto deviante;

Costruzione di modalità stereotipiche di percezione da parte dei soggetti che interagiscono;

Orientamento degli atteggiamenti degli osservatori in modo da ottenere una conferma;

Lo stereotipo è accettato dal deviante come parte integrante della usa identità.

Il bambino tende a significare le sue azioni partendo dal punto di vista degli altri preserva la coerenza della realtà identificazione con gli atti commessi.

I giudizi e le diagnosi scoprono degli attributi di personalità che essi stessi possono contribuire a confermare.

7. La violenza giovanile tra affiliazione di gruppo ed emozione individuale



Le spiegazioni di senso comune


Interpretazioni di tifo violento:

a. Indignazione morale: preoccupazione di distinguere il vero tifo dagli atti teppisti;

b. Spiegazione razionale: la natura umana, i problemi giovanili, il razzismo strisciante diventano capri espiatori.

A seconda del criterio osservativo, i comportamenti sono categorizzati e giudicati in modo diverso errore fondamentale di attribuzione. Inoltre il sistema di credenze può deformare la percezione della realtà.

Nelle spiegazioni di senso comune c'è la tendenza a presentare i giudizi di valore come giudizi di fatto.

Per i comportamenti trasgressivi violenti l'opinione pubblica vuole delle spiegazioni causali giudizio morale.

Per affrontare scientificamente il problema:

Considerare la molteplicità dei livelli di analisi;

Considerare la molteplicità dei meccanismi causali e dei processi di significato;

Considerare l'impossibilità di risposte globali.



La componente aggressiva


Aggressività: repertorio comportamentale guidato da schemi interattivi finalizzati.

L'attivazione psicofisiologica e emotiva è indipendente dall'intenzionalità aggressiva;

I meccanismi cognitivi che guidano le sequenze aggressive risentono di elaborazioni individuali e di gruppo.


Ottica catartica: funzione liberatoria di atti istintuali aggressivi non ha conferme empiriche, ma continua a godere di popolarità;

Ottica frustrazionalista: atto aggressivo come effetto compensatorio di uno stato di frustrazione.


Incremento della conflittualità tra gli spettatori, durante la partita apprendimento osservativo.

Il comportamento violento del tifoso non è espressione di stereotipi comportamentali appresi, ma un'acquisizione di regole e schemi d'azione.

Il tifoso si mobilita verso l'aggressione diminuendo l'inibizione, perché ritenuta moralmente giustificata considera piacevole l'esperienza dell'aggressione: a. aumento dell'eccitazione emotiva;

818b17i 818b17i 818b17i 818b17i   b. accentuazione dell'autostima;

818b17i 818b17i 818b17i 818b17i   c. ottenimento di un maggiore status;

818b17i 818b17i 818b17i 818b17i   d. sperimentazione di sentimenti di solidarietà.

Tecniche per giustificare l'azione aggressiva:

a.  Giustificazione morale condotta illecita presentata come al servizio di fini accettabili;

b.  Depersonalizzazione degli avversari, connotati negativamente;

c.   Negazione dell'illecità degli atti devianti trasgressivi ma non immorali;

d.  Indifferenza verso gli effetti del comportamento, percepito come scarsamente aggressivo.

Un confronto tra tifosi moderati e ultras dimostra che gli ultimi non presentano un'autorappresentazione della propria disposizione aggressiva in modo significativamente differente.


Parlando di comportamento aggressivo si sposta l'attenzione sulle interazioni normative, simboliche e cognitive che regolano la scelta dei repertori di comportamento comportamenti aggressivi: base fisiologica + aspettative, rapporti complementari di ruolo, disposizioni personali.



Il rito competitivo


Tifo: rito sociale di dominanza, regolato e controllato da obblighi rituali.

Lo scontro tra spettatori è un modo per risolvere la contesa sportiva.

Il tifo si trasforma in aggressione vera e propria perché:

a.  I tifosi devono essere all'altezza di ciò che dichiarano;

b.  Il tifo non ha dispositivi di disinnesco non esistono forme rituali di disimpegno e inibizione.

I tifosi si sentono legittimati impegnati in una lotta per i simboli di status e dominanza.


La ricerca di identità è importante tanto più quanto l'identità del tifoso è incerta e oscilla tra conformismo e differenziazione far parte di un gruppo in modo conforme quanto più esso aiuta l'individuo a differenziarsi dagli altri.

Gli ultras sono una confraternita che conferisce identità.

Inoltre attraverso l'aggressione danno un'immagine virilizzata di sé.

Il gruppo degli ultras è:

a.  Una struttura socioculturale che aiuta il ragazzo a inserirsi nel sociale;

b.  Un luogo di esperienza di modelli culturali specifici;

c.   Un ambito di riferimento per rinforzare le caratteristiche emotive del ruolo sessuale maschile;

d.  Indicatore di un conflitto generazionale.



La personalità psicopatica


I comportamenti aggressivi organizzati non sembrano avere le caratteristiche del comportamento psicopatico.

Alcuni ricercano forti sensazioni attivazione ipomaniacale, iperattività, euforia, sicurezza.

Inadeguata differenziazione del Sé incapacità di comprendere le situazioni e i comportamenti altrui difficoltà di stipulare regole interattive flessibili + minore autosservazione.

I tifosi responsabili di gravi atti aggressivi dimostrano che sono incapaci di:

a.  Ricostruire i fatti che li hanno coinvolti;

b.  Immaginare gli effetti del loro comportamento;

c.   Cogliere il significato della risposta emotiva in sé e negli altri;

d.  Argomentare le proprie idee sulla realtà.

8. Suicidio e stati depressivi femminili



Un giovane può uccidersi perché il significato e il valore dati ai fatti della propria esistenza creano un'immagine distorta, che viene scambiata per vera e definitiva.

Oltre che sui loro significati, le persone agiscono anche sulla base dei significati simbolici condivisi con gli altri. Ma serve un certo stato d'animo per mettere in moto il processo.

Quando l'immagine di noi è negativa sentimenti d'incapacità, d'impotenza, di resa, di disistima.



Esiste una personalità patologica predisposta al suicidio?


Risposte dubbie.

Soprattutto nel caso di suicidi adolescenziali diagnosi patologiche = rassicurazioni: una persona sana non può voler suicidarsi.


La causa più utilizzata per la spiegazione del suicidio è la Depressione.

Se il suicidio è considerato sintomo di malattia psichica criterio di giudizio spostato in un'ottica non imparziale i criteri conoscitivi e il ruolo professionale influiscono nel determinare cosa vediamo.

Errore di attribuzione fondamentale: l'osservatore spiega il comportamento di una persona secondo le caratteristiche interne, mentre l'attore lo attribuisce a cause di contesto.

Correlazione illusoria: errore cognitivo con cui si cerca una relazione tra eventi biografici negativi e comportamento deviante suicidio depressione.

Il termine "depressione" è un'etichetta che raccoglie altri termini per la spiegazione di comportamenti e sentimenti. L'usarlo per spiegare le azioni del suicida è un errore tautologico.


La componente disposizionale al suicidio è fortemente dubbia. La personalità di un individuo e i suoi tratti non spiegano il suo comportamento sociale. Quello che è considerato personalità è il risultato di un osservatore interessato e di un individuo che interagiscono nello stesso contesto.



Come considerare il rapporto tra la depressione reattiva adolescenziale e il suicidio?


Depressione reattiva: stile con cui una persona risponde alle difficoltà della vita, con sentimenti di impotenza e di disistima. Il suicidio è una delle eventualità con cui si dà coerenza e continuità al proprio modello di mondo.

Sembra che il suicidio sia accompagnato da uno stato d'animo depressivo, riflesso di un'infelicità diffusa comprensione di non poter realizzare qualche importante obiettivo di vita.



Ruolo sessuale e rischio di suicidio


Tentato suicidio più frequente tra le donne, suicidio riuscito più frequente tra gli uomini in rapporto 2:1 differenze di ruoli sessuali influenzano il modo di affrontare le difficoltà della vita.

Uomini e donne elaborano gli stati emozionali negativi con strategie diverse: le donne sono più propense a ricercare aiuto perché educate alla dipendenza, mentre gli uomini sono più stigmatizzati dal giudizio sociale e meno aiutati.

L'educazione alla dipendenza delle ragazze le porta a reagire alle frustrazioni con atteggiamenti di impotenza e passività.

Relazione tra stile attribuzionale e depressione: fallimenti visti come effetto di una propria incapacità, dovuti a cause incontrollabili e stabili nel tempo.

Sentimenti di incapacità personale e impotenza generalizzata sembrano presenti nel tentativo di suicidio delle adolescenti.



Stile cognitivo ed impotenza appresa


Esistenza di uno stile cognitivo fatto di distorsioni di giudizio, attese pessimistiche, eccessiva focalizzazione sugli aspetti negativi dell'esperienza e sugli insuccessi personali. Forse derivato da assimilazione di schemi interpretativi di tipo difensivo.

Impotenza appresa: lo stile può diventare uno schema dominante e generalizzato attese negative autorealizzate previsioni di incapacità personale a controllare la realtà ritiro di fronte a certe esperienze effetto di una rinuncia precoce avvenuta durante l'adolescenza.

La reazione depressiva con idee di suicidio è data dalla combinazione di:

a.  Eventi stressanti considerati difficili da fronteggiare;

b.  Atteggiamento rinunciatario, pessimistico e autosvalutativo.


Realismo depressivo: reazione depressiva al rendersi conto di essere in una condizione d'impotenza non è possibile il ricorso a distorsioni positive della realtà depressione per difetto di illusioni.  
Forse sofferenza durante l'infanzia o l'adolescenza di esperienze che hanno impedito la formazione di un modo per guardare la vita con illusioni positive.



Notazioni sull'atteggiamento verso il suicidio


Il termine suicidio è riduttivo: tutte le persone che si suicidano vengono ridotte in poche categorie svalutazione del gesto come effetto di isteria malinconica o di un raptus depressivo dell'umore.

In particolare, il suicidio adolescenziale porta il bisogno di ripristinare la fiducia nella bontà dell'esistenza ricerca della causa.

La causa deve essere spiegata in modo chiaro, sbrigativo, definitivo e convenzionale: 89% depressione.

Il suicidio non riguarda più solo l'adolescente che lo compie, ma anche l'adulto che lo osserva.



Considerazioni conclusive


La ricerca di cause da parte dei "superstiti" serve a ridurre la colpa e a riaffermare il principio che la vita non appartiene completamente ala persona. Il suicidio rompe un patto sociale disconosce alle autorità morali ogni diritto di interferenza.

9. Le allucinazioni uditive non psicotiche



Voci come allucinazioni


Allucinazioni uditive sintomi tipici della schizofrenia.

In genere le voci si rivolgono al soggetto in terza persona senso di possessione + innesto di sentimenti, di impulsi che non riesce a controllare.


Alcuni disturbi dell'identità disturbi dissociativi legati alla frammentazione del sé.

Forse udire voci frammentazione del sé/scissione tra le diverse autorappresentazioni che chiamiamo identità.

Discontinuità patologiche se a. Conflitto con l'ambiente = Devianza;

818b17i 818b17i    b. L'esperienza dell'individuo di sé gli crea disadattamento = Diversità.

In condizioni normali le discontinuità sono fisiologiche, funzionali al mutare dei contesti.


Necessaria prudenza nell'associazione fra l'udire voci e la diagnosi di schizofrenia.

Il termine "allucinazione": categoria descrittiva tropo generica può ingannare. Come entità categoriale proietta un'esigenza normativa più che una conoscitiva.

L'espressione "allucinazioni uditive": rischio di trasformare l'argomento delle voci in un problema di diagnosi differenziale. Possiamo considerarle attraverso la "mente discorsiva", con cui noi generiamo le nostre esperienze.



È il caso di allargare la prospettiva?


L'esperienza religiosa cristiana è permeata di voci.

Mentre le voci sacre (Dio o la Madonna) difficilmente sono attribuite alla follia, quelle cattive sono state considerate l'effetto della pazzia.

Julian Jaynes: psicologo sperimentale che si è dedicato alla ricerca dell'origine della coscienza. La coscienza sarebbe una funzione acquisita di recente risultato di una capacità culturale appresa. L'autoconsapevolezza: forma collettiva di controllo imperativi cognitivi di gruppo = voci interiorizzate.

Secondo Jaynes: a. Nel cervello esistono strutture che consentono a tali residui di capacità allucinatorie di riaffiorare;

818b17i    b. Tali potenzialità sono state relegate con il passaggio a una mente sempre più organizzata secondo modalità visive.

Parte del fenomeno delle allucinazioni uditive effetto di disposizioni neurofisiologiche potenziali attivabili in presenza di particolari situazioni.



In che misura chi ode le voci è dentro un delirio?


Lo psichiatra che segue una persona che sente le voci deve rispondere a una richiesta di aiuto. Accoglie l'ipotesi peggiore ricerca altri indizi: le allucinazione uditive contaminano anche uno stile di pensiero con idee deliranti?

Le descrizioni nosografiche del delirio, anche se apparentemente oggettive, in realtà rispecchiano i criteri e le convinzioni seguite dagli studiosi che se ne sono occupati.

Difficoltà sul piano clinico: stabilire il punto di demarcazione tra una convinzione superstiziosa e ciò che invece scaturisce da un pensiero delirante.

Pensiero delirante: forma di pensiero costituita da convinzioni assurde, false, incorreggibili. Formato da idee e da discorsi monocordi, disorganizzati e stravolti, idee ridondanti con legami posticci e illogici.

Delirio secondario: idee che una persona può manifestare intorno al fatto che sente delle voci. Le idee deliranti riportano alle circostanze che si sono presentate nel corso della vita, al suo attuale stato emotivo, alle credenze del gruppo. effetto di un'interpretazione erronea delirante.

Percezione delirante: il soggetto riferisce che le voci che sente sorgono da un percetto reale.

La probabilità di giudicare certe idee come deliranti aumenta quando esse violano i riferimenti normativi del professionista il giudizio è sempre influenzato da componenti ideologiche.


Delirio religioso: solitamente attribuito al retroterra sociale del paziente. L'allucinazione uditiva è più possibile dove è presente una dottrina che considera una divinità nascosta.

Il sentire voci è più frequente e attivabile nei soggetti che hanno subito traumi, in situazioni di stress o in particolari condizioni psicofisiologiche.




A quale genere di realtà appartengono le voci?


Importante capire: a. In che realtà costruiscono le loro voci (realtà separate o seguendo i vincoli della realtà quotidiana?);

818b17i   b. Se le percezione sono separabili dalle loro cornici interpretative.


Effetti della cornice interpretativa: a. Definisce la natura del fenomeno (malattia o illuminazione?)

818b17i 818b17i   b. Possibilità di una soluzione;

818b17i 818b17i   c. In che misura organizza l'esperienza inserendola in una struttura narrativa personalizzata.


Realismo monista: la realtà è conoscibile, effettivamente esistente, oggettiva e vera. La realtà delle voci va cercata nella sequenza di cause, che possono essere ubicate in qualcosa di interno o di esterno. Gli eventi psichici sono fatti. Tra le configurazioni concettuali usate e la sostanza dei fenomeni c'è continuità.

Pensare certi termini mentalistici come cose entità in grado di dar vita a cause fonte di spiegazione.

Tra chi riferisce le sue allucinazioni e chi ascolta, prevalgono i criteri di realtà del secondo.


Realismo ipotetico: la realtà è una costruzione di un osservatore interessato. È reale tutto ciò che è creduto tale dal soggetto e dall'osservatore. La percezione della realtà è un'interpretazione personale, socialmente appresa.

Realtà di second'ordine: mediate da sistemi di significato e di valore, si basano su un accordo implicito tra parlanti.

L'udire voci non è separabile dai discorsi che lo precedono o lo raccontano.



In che misura le voci sono di chi le sente?


Relazione tra verbalizzazioni e contenuto delle voci.

Da vari resoconti trapela come lo stato dissociativo della coscienza, che delega ad alcune parti di sé l'attivazione intenzionale di voci, non sia poi un evento che sfugge totalmente alla consapevolezza dei soggetti una reintegrazione tra le varie parti di sé potrebbe essere la condizione per far scomparire le voci.

Lo stato dissociativo, la personalità multipla e le allucinazioni uditive potrebbero essere la replica di una manovra difensiva infantile per fronteggiare gravi traumi.

Chi ascolta le voci non le sente in modo passivo. C'è un aspetto rielaborativo e inconsapevole di una parte del soggetto nei confronti di altre parti di sé.



Riassumendo


Sentire le voci fenomeno patologico molti soggetti cercano di nasconderlo.

Anche se la schizofrenia è sensibile al trattamento farmacologico, questo non ha effetti rilevanti sulle allucinazioni uditive.

I contenuti delle voci sono influenzati dal contesto culturale e dalle cornici interpretative forse sono i soggetti stessi a costruire le loro percezioni.

Per affrontare le voci, l'autoaiuto guidato potrebbe essere efficace. L'approccio riconosce all'individuo iniziativa e responsabilità. Inoltre in una prospettiva di autoaiuto, chi ode le voci è la persona più competente per ciò che la riguarda.

10. Le personalità multiple e la frammentazione del sè



Identità alternative


Il fenomeno delle identità multiple sarebbe più frequente di quello che si pensa. Nella psichiatria tradizionale, quelli che vengono chiamati sintomi schizofrenici, stati borderline, effetti dell'isteria potrebbero essere disturbi riconducibili alle personalità multiple.


Personalità dissociate


Le identità multiple sono solitamente stereotipi di personalità.

In genere si accompagnano a:    a. Amnesia delle altre personificazioni;

b. Disorientamenti spazio-temporali;

c. Regressioni;

d. Azioni automatiche;

e. Stati di estraniazione.

In molti individui la personalità multipla può rimanere latente o essere attivamente celata. Queste persone scivolano da una personalità all'altra senza farsi notare, scegliendo magari professioni che consentano di vivere vite parallele.


Possessione o impersonificazione?


In alcune culture (es. Bali) i giovani che scelgono di diventare medium vengono addestrati in modo sistematico.

La personalità seconda che si installa nell'individuo sarebbe il prodotto dell'interazione tra i modelli culturali e l'individuo stesso, con risorse e disposizioni soggettive culturalmente controllate.


Individui separati o soltanto impersonati?


Apparentemente le personalità alternate corrispondono ad individui separati ospitati nello stesso cervello. Ogni personalità ha una sua autonoma organizzazione e memoria autobiografica. D'altro canto nel momento in cui si reintegrano le varie personalità, ad emergere è quella principale.

Alfred Ludwing: psichiatra americano che ha studiato le personalità di Jonah. Ogni personalità aveva il suo separato sviluppo storico, separato dalle altre. Ognuna aveva le sue risorse, la sua memoria, il suo Q.I. e le sue caratteristiche onde cerebrali.

Christie Ludlow: analisi spettrale delle voci di alcuni multipli. Le impronte vocali confermano l'esistenza di sottovoci differenti.


Una recita cominciata durante l'infanzia


Personalità alternate impersonificazione uso organizzato e intenzionale della dissociazione.

L'individuo raccoglie dall'esperienza le informazioni per costruire altre memorie autobiografiche, organizzazioni cognitive e attività neurofisiologiche personalizzate.

Giuseppe Miti: strategia messa in atto fin dall'infanzia in caso di gravi traumi subiti. Il bambino suddivide il suo dolore in compartimenti separati per evitare di doverlo affrontare di continuo la coscienza di sé in uno stato di trance diventa sempre più autonoma e differenziata.


Siamo tutti personalità multiple?


Ipnosi condizione di dissociazione.

Ogni stato non ordinario di coscienza (fantasie ad occhi aperti.) processo dissociativo della coscienza passaggio a stati mentali separati.

Ciò che è appreso in un certo stato di coscienza si lega ad una memoria separata e non trasferibile ad altre.


Senso di continuità autobiografica ricostruzione attuata retrospettivamente. I nostri sé precedenti, non più compatibili con il nostro attuale senso d'identità, ci sembrano esperienze di un altro, ricordi di ricordi.

Memoria autobiografica soggetta a rimaneggiamenti e rielaborazioni. Le discordanze tra i ricordi, i cambiamenti di sentimenti o di gusti, ci accomunano ai multipli?

Anche nella mente normale esistono controlli multipli del pensiero e dell'azione umana: in questo caso le personalità multiple non sarebbero mostruosità. La normalità spiegherebbe il meccanismo patologico.


Un sé credibile


Personalità multipla = accentuazione di processi presenti anche nel comportamento normale (conflitto personale, autoinganno.).

Impersonare dei ruoli = dar vita a delle entità psicologiche credibili. Nell'eseguire un ruolo l'individuo deve dare un impressione di se stesso coerente con le caratteristiche psicologiche della parte.

La personalità degli altri ci sembra però stabile e prevedibile. Perché:

a.    Invarianza dell'aspetto fisico e dei contesti abituali di incontro;

b.    Tendenza a cercare una conferma alle nostre impressioni piuttosto che confutazioni;

c. Bisogno di escludere le informazioni discordanti.

d.    Profezie che si autoavverano: noi provochiamo certi comportamenti negli altri.



Le maschere sociali


Jung: l'individuo è un aggregato di personalità parziali e i loro rapporti sono configurati come narrazioni mitologiche, personificazioni immaginali di presenze e strutture narrative interiori.

Gazzaniga: il cervello non è un'entità indivisibile, ma una configurazione di subsistemi neurali autonomi, ognuno dei quali può potenzialmente attivare pensieri e comportamenti.


La coscienza divisa


Negli ultimi 10 anni, l'idea di un Io unitario come somma stabile di tratti è stata rivalutata.

Esperimenti su soggetti con i due emisferi cerebrali divisi a seguito di una resezione del corpo calloso raddoppiamento del flusso di coscienza i due emisferi percepiscono, imparano e ricordano indipendentemente.

Il senso dell'unità della coscienza di sé è il risultato dei tentativi dell'emisfero dominante (sinistro) di dare un significato integrato della realtà percepita attraverso sistemi neurali diversi.

Sono le componenti semantiche ed interattivo-simboliche dell'emisfero linguistico dominante a costruire il concetto che abbiamo di noi stessi. Il concetto di sé non è un'entità psichica, ma un sistema di codifica attraverso cui scaturiscono le diverse rappresentazioni del nostro sé.


Io sono l'altro


Senso di identità ricavato dai diversi ruoli che impersoniamo. Quando ruoli e situazioni combaciano repertorio di emozioni e azioni risulta spontaneo e naturale.

William James: possediamo tanti sé sociali quante sono le persone che ci conoscono e alla cui opinione siamo interessati l'identità è sempre definita in relazione a qualcun altro.

Una volta entrato in un ruolo, l'individuo si impegna attivamente a confermare la situazione esigenza di mantenere una coerenza tra immagine di sé e ruolo assegnato.


Importanza del linguaggio nella formazione del sé.

Studio sulle autodescrizioni di italo-svizzeri, bilingue. Gli stessi soggetti davano un'immagine di sé significativamente differente se si descrivevano rispettivamente in lingua italiana o in tedesco. Il sé sociale risulta sdoppiato perché collocato in due diversi contesti linguistici.


Il sé attua degli aggiustamenti, sia impercettibili, sia eclatanti, a seconda del ruolo impersonato o atteso. Comunque alcune dimensioni del sé sono meno flessibili rendere congruenti le situazioni e le immagini di sé con l'identità in questione.

Sé situazionale: transitare da un ruolo ad un altro, adottare altre idee. Non provoca frattura nell'autopercezione.

Fedeltà al proprio senso di identità: impegno a mantenere una coerenza tra la rappresentazione interiore di sé e il comportamento difficile l'identificazione con le maschere sociali.


Qual è la nostra vera natura?


Lo sforzo di essere naturali crea qualcosa di artefatto, di stereotipato il volere essere se stessi è contraddittorio.

Se un osservatore interno controlla e dirige una parte dell'Io duplicità di coscienza necessaria per la formazione di un Altro interiorizzato.

La coscienza di sé è un artefatto autoriflessivo da cui possono scaturire nel bene e nel male mutevoli sé sociali.

11. Stati non ordinari di coscienza



Esperienza emotiva e rappresentazioni mentali


Stati alterati di coscienza: esperienze psicologiche con molteplici differenze e somiglianze. Le modalità d'accesso presiedono meccanismi abbastanza simili.

Uno stato alterato di coscienza non è un evento psicologico autonomo: la consapevolezza di uno stimolo dipende da meccanismi diversi da quelli che elaborano i vari attributi dello stimolo.

I significati non vanno cercati nell'individuo, ma appartengono ad una certa collettività che fornisce immagini e teorie per produrli.

Il cervello di tutti ha le stesse caratteristiche, ma identiche potenzialità vengono selezionate e influenzate in modo diverso dall'esperienza.



La "rottura" dell'ordinario


Lo stato ordinario di coscienza e le relative attività mentali si modificano durante alcune esperienze.

Per "uscire" dallo stato ordinario forte perturbazione emotiva e psicofisiologica autoindotta o subita.

Sembra che ogni 90 minuti gli uomini in stato di veglia cadano in sogni diurni, trance lucida unico modo per sfuggire allo stato di vigilanza continuo imposto creare dispositivi culturali che consentano forme lievi di trance riti religiosi.

Buona parte delle religioni sono legate a esperienze che derivano da uno stato di coscienza particolare.



La rivelazione


Religioni occidentali, monoteistiche: il messaggio viene direttamente da Dio, da un defunto, da uno spirito, mediato dal leader Rivelazione esterna.

Religioni orientali: l'illuminazione è frutto di una ricerca che culmina nell'esperienza di uno stato alterato di coscienza Rivelazione interna.

Le religioni che credono nella rivelazione interiore fanno spesso più uso di tecniche specifiche per facilitare uno stato alterato di coscienza.



L'accesso alla trance


Somiglianza tra il meccanismo biochimico della rivelazione interiore e gli effetti degli allucinogeni.

Gli allucinogeni (LSD) attenuano l'inibizione di molte strutture cerebrali impegnando i recettori della serotonina liberano forme insolite (ma predisposte) di consapevolezza interiore.

Tecniche di facilitazione per entrare negli stati alterati di coscienza:

a. Preghiera intensa e ripetuta raggiungere il silenzio mentale;

b. Movimento che diventa un automatismo espressivo restringimento dell'attenzione;

c.  Controllo della respirazione, postura, rappresentazione in immagini dei percorsi dell'energia corporea;

d. Digiuno e pratiche ascetiche di mortificazione del corpo;

e. Iperstimolazione sensoriale;

f.   Isolamento sensoriale effetto simile all'allucinogeno.

Il "viaggio" produce un'intensa frattura cognitiva ed emotiva nei confronti della continuità autobiografica l'identità diventa plasmabile e destabilizzata.

Gran parte del senso dell'identità deriva dalla sua immagine corporea svanire del corpo ridurre il senso d'identità destabilizzazione dell'ordinario stato di coscienza.



Pilotare l'esperienza. Ovvero: quando la mente si autosuggestiona


L'uso della marijuana non produce di per sé uno stato psicologico particolare se chi la usa non è stato socializzato al suo uso.

Noi percepiamo per stereotipi e categorie, ma dobbiamo possederli consente di dare significato, soprattutto quando gli stimoli sono indeterminati.

Con pratica e allenamento continui certi individui realizzano un automonitoraggio di alcuni processi fisiologici controllare le rappresentazioni mentali che controllano quei processi attivare certi stati mentali accentuando i deboli segnali interni e attutendo quello che potrebbe disturbare il tipo di autocoscienza che si vuole ottenere.



Estasi e possessione


Gli stati alterati di coscienza discendono da:

Trance sciamanico-visionaria di derivazione eurasiatica

a.  Esperienza individuale;

b.  Esperienza con gli spiriti o un'entità sacra;

c.   Favorita dall'ipoglicemia dovuta al digiuno, dall'ascesi mortificante o da allucinogeni.

Trance di possessione di derivazione africana

a.  Drammatizzazione sociale;

b.  Rappresentazione in cui l'individuo diventa un altro;

c.   Favorita da suono di tamburi, canti e danza.

Diversi tipi di pratiche di socializzazione nelle società scelta di trance  a. Femminile = possessione;

818b17i 818b17i 818b17i 818b17i 818b17i    b. Maschile = allucinatoria.


I contenuti e i vissuti soggettivi degli stati alterati di coscienza sono influenzati dalla dottrina religiosa;

I meccanismi cognitivi e neurofisiologica sono simili nel determinare i processi mentali degli stati alterati di coscienza;

Alcuni soggetti sono più suscettibili di altri alla trance per differenze individuali;

L'entrata in trance è in qualche misura controllata dal soggetto;

Le credenze, i criteri interpretativi e l'immagine di sé creano un sistema coerente di rappresentazioni mentali.

12. Il caso della paura e dell'angoscia di morte


Gli effetti di ogni notizia non agirebbero sull'immaginazione se non fossero già presenti nella mente un'attesa o embrioni di credenze.

L'ascoltatore e il parlante condividono a. Gli aspetti semantici del linguaggio;

818b17i 818b17i 818b17i    b. Schemi emotivi;

818b17i 818b17i 818b17i    c. Modalità di attribuzione di significati e valori.

Nell'oratore: ciò che dovrà dire anticipa come e che cosa vede e come lo si ricostruisce e racconta verità narrativa più importante di quella oggettiva o storica.

Emozione appartiene più ai discorsi che la producono che all'automatismo secretivo di un organismo psichico.



Emozioni come significati situazionali


Paura da un punto di vista psicofisiologico: sostanza chimica formata da una certa molecola che, liberata, cerca sulla membrana di altre cellule nervose la giusta locazione.

a.  Il meccanismo neurofisiologici e le risposte psicofisiologiche aspecifiche se non con un processo di elaborazione soggettiva sperimentare stati emotivi diversi a seconda del significato attribuito alla situazione.

b.  Le ricerche hanno trovato schemi di risposta fisiologica diversi tra rabbia e paura risposte non aspecifiche.

Risposte psicofisiologiche funzionali alla situazione più che indicative di uno stato emozionale;

Meglio rinunciare alle etichette e designare le emozioni unificandole da sottostanti dimensioni di base.

Emozioni come evento psicologico: interfaccia soggettiva di qualche forma di attivazione fisiologica per innestare un comportamento adattivo.

La paura svolge importanti funzioni adattive alla sopravvivenza. I meccanismi neurofisiologici di base sarebbero inutilizzabili se non fossero modificati per via culturale i comportamenti sociali.

La paura, come emozione mediata cognitivamente, affiora sempre all'interno di una relazione attribuzione di significati + scambio interattivo.



Emozioni come etichette linguistiche?


Paura: etichetta sovraordinata che indica  a. Uno stato mentale;

818b17i 818b17i 818b17i    b. Un'attivazione fisiologica;

818b17i 818b17i 818b17i    c. Una reazione filogenetica;

818b17i 818b17i 818b17i    d. Una risposta situazionale appresa;

818b17i 818b17i 818b17i    e. Un dinamismo affettivo;

818b17i 818b17i 818b17i    f. Un sintomo;

818b17i 818b17i 818b17i     g. Un tratto di personalità.

Errore categoriale: trasformazione di un concetto in fatto parola pensata come entità fisica dotata di proprietà causale.

Difficoltà di identificare un insieme universale di etichette linguistiche e di categorie concettuali corrispondenti alle emozioni primarie a causa del relativismo linguistico e dell'influenza della cultura sulla categorizzazione concettuale.

Le etichette didascaliche non danno accesso a nessuna esperienza psicologica differenziata e reale.



Decostruzioni e metafore


Quando vogliamo capire a cosa si riferisce una persona che dice "Ho paura" tentiamo di ricostruire il suo sistema di rappresentazioni e significati DECOSTRUENDO l'etichetta verbale.

Recupero dei suoi vissuti resoconto discorsivo. I procedimenti con cui le persone comunicano i propri costrutti sono simili agli stessi con cui creano la loro esperienza.

il modo con cui uno parla finisce per diventare il modo in cui rappresenta e costruisce ciò di cui parla.


Le costruzioni concettuali e discorsive si servono anche di METAFORE.

Rilevante il grado di aderenza all'esperienza emotiva personale.

La metafora è più efficace delle etichette verbali gran parte delle emozioni e dei sentimenti vengono vissute e rappresentate metaforicamente.


Una parte importante dell'emozione è una proprietà dei discorsi che fanno le persone intorno a una certa situazione.

Psicologia discorsiva: come le emozioni siano il risultato di certi generi narrativi, sostenuti da norme, regole e repertori lessicali e semantici.



Emozioni e sistemi simbolici


È attraverso l'esperienza e non la natura del fatto che risaliamo al sistema di significati e di regole che genera i sentimenti collegati a seconda della prospettiva prescelta esistono paure e paure, da non unificare sulla base di superficiali analogie.



Un esempio: l'angoscia di morte


È con i sistemi simbolici che gli uomini affrontano i problemi fondamentali dell'esistenza.

La paura non è una categoria omogenea nemmeno per chi la sperimenta difficoltà a tener conto della variabilità individuale dei significati attribuiti alla morte.

Tendenza a ricondurre la morte dalla necessità alla causalità aspirazione ad accentuare la causa della morte, piuttosto che la necessità biologica.

L'elaborazione cognitiva della paura (della morte) è un elemento determinante delle risposte fisiologiche che seguono.

Morte vudù: autoindotta a seguito della sanzione tribale di morte sociale con l'esclusione dal gruppo. Il profondo sentimento di perdita porta l'individuo a realizzare la profezia. Pare che ci sia un'analogia con la risposta di stress che si accompagna a una minaccia incontrollabile.

Impotenza appresa: condizione di non poter controllare gli eventi, con l'attesa di non poter influenzare quelli futuri. Conseguenze:

i. Depressione;

ii. Reazione di paura acuta o cronica;

iii. Ricorso a rituali e credenze capaci di controllare la minaccia temuta.

Il tipo di risposta è influenzata da mediazione cognitiva, variabili di personalità e schemi di risposta disponibili.

Significato attribuito agli eventi minacciosi è governato da:

a.    Credenze culturalmente apprese;

b.    Modo in cui funziona la nostra mente.

Gli schemi mentali attuano una valutazione dei fatti nel senso che agiscono nella direzione della loro selezione e rilevanza aggiungendo elementi e significati mancanti.


I contenuti narrativi che precedono o accompagnano l'incontro con l'informazione pericolosa danno all'esperienza della paura molti volti. La paura è molte volte l'effetto di una rete semantica influenzata dai significati collettivamente costruiti.

Più le emozioni sono socialmente elaborate, maggiore è la constatazione che siamo stati educati in modo da confermare le nostre stesse ipotesi sulla nostra natura.

Una teoria unificata delle emozioni non sembra adatta a spiegare le costellazioni emotive che connotano le forme più complesse e più psicologicamente frequenti della paura.

La paura è probabilmente una serie di eventi inaspettati, rispetto ai quali il nostro modo di pensare è inadeguato.



Qualche considerazione più generale


Per comprendere il comportamento umano: considerare l'esperienza umana che gli uomini hanno di sé, del mondo e degli altri. L'agire delle persone trae indicazioni, risorse, schemi, prescrizioni, dal modo in cui gli individui in relazione interpretano e manipolano i significati socialmente organizzati.

Psicologia tradizionale: punta all'universale, all'individuazioni di leggi di predizione.

Psicologia costruttivista, socio-cognitiva, antropologico-interpretativa: la spiegazione non apre alla comprensione c'è bisogno di una psicologia disponibile a riconoscere che il carattere della realtà risiede negli atti interpretativi e discorsivi culturali.

C'è bisogno di una psicologia che relativizzi tutto escludere ogni possibilità di arrivare a conclusioni ultime o a schemi universali psicologia dell'interazione.





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