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IL GIUSNATURALISMO COME GIUSTIFICAZIONE DI TRE DIVERSI TIPI DI AUTORITA': ASSOLUTISTA, TOLLERANTE, LIBERALE

filosofia



IL GIUSNATURALISMO COME GIUSTIFICAZIONE DI TRE DIVERSI TIPI DI AUTORITA':

ASSOLUTISTA, TOLLERANTE, LIBERALE.


In quanto giusnaturalisti, Hobbes, Locke e Spinoza hanno la stessa procedura ragionativa, tuttavia le loro posizioni si differenziano non solo nelle conclusioni ma anche alle radici: si può dire infatti che il fine dello stato e il rapporto tra legge civile e legge naturale deriva dalla loro diversa concezione dello stato di natura.

Lo stato di natura di Hobbes è l'anarchia più totale: non essendoci alcuna legge o limitazione morale il bene va a coincidere con i bisogni indivi 545g69f duali, primo fra tutti la conservazione della propria vita. Da questo deriva la diffidenza reciproca tra gli uomini, che si traduce in una condizione allo stesso tempo di insicurezza (timore di perdere la vita) e bellicosità (salvaguardarsi da questo timore e soddisfare i propri desideri). Lo scopo dello stato civile sarà quindi la protezione della vita dei cittadini, perché solo con la pace e la sicurezza è possibile intraprendere delle attività produttive; per fare questo l'autorità sovrana, il Leviathan, deve produrre delle leggi e soprattutto deve avere il monopolio della forza per farle rispettare. Il rapporto tra legge naturale e norma positiva si risolve dunque in favore di quest'ultima, perché essa è l'esplicitazione con valore coercitivo della legge naturale, ed è inappellabile in quanto deriva dal sovrano, che ha ogni potere sui cittadini ed è affidatario di ogni loro diritto (tranne di quello alla vita). L'autorità è quindi assoluta e unita, di conseguenza la libertà dei cittadini è molto compressa. Tale genere di stato è antitetico all'anarchia tipica dello stato di natura e della condizione di guerra civile, che Hobbes aveva vissuto con la Rivoluzione inglese del 1640-89 e che intendeva assolutamente evitare.



Spinoza come Hobbes riconosce l'istinto della salvaguardia di sé, il "conatus sese conservandi", ma aggiunge un'altra ragione per cui il patto sociale può costituirsi, cioè la libera scelta.  Pertanto questo tipo di patto non mira a togliere la forza agli altri, ma a riconoscere il diritto degli altri come proprio; l'autorità è democratica perché si configura come l'unione consensuale delle potenze di tutti: nella fondazione dello stato ognuno delega all'autorità la potenza, cioè la capacità di ricorrere alla forza per difendere il proprio diritto, ma non il diritto stesso. Quest'ultimo, insopprimibile perché basato sulla ragione naturale, non può essere trasferito in quanto coincide con l'individualità del soggetto, e il potere che impone questo è considerato violento ( Spinoza è contro Hobbes, in cui il singolo tende a scomparire nella potenza livellatrice del Leviathan, che regolamenta ogni comportamento e assorbe parte dei diritti di ognuno). Il suo fine sarà dunque la tolleranza, cioè la salvaguardia della libertà di giudizio individuale, perché è grazie a quella che si è costituito a partire dallo stato di natura e perché la diversità di giudizi cioè di potenze rappresenta la sua forza, la sua ricchezza e la sua completezza.

Locke parte da un'idea ancora più positiva dello stato di natura:esso non è anarchico, perché già regolato dalla legge naturale, ed è sostanzialmente pacifico perché questa rende gli uomini uguali nella proprietà (vita, libertà beni materiali), sancisce la libertà e indipendenza dei singoli nel rispetto delle libertà altrui, e conferisce a ciascuno in maniera legittima il potere esecutivo, per riparare e reprimere i delitti commessi a suo danno. Questo però, a causa della perfetta uguaglianza tra gli uomini, è sempre relativo; la violenza e la parzialità con cui ognuno difende la propria causa rendono intollerabile questa condizione e necessario il patto sociale. Lo stato civile che ne deriva non è in ordinamento diverso, è semplicemente un progresso dello stato di natura: è soltanto più stabile per la presenza di un'autorità nota e super partes con il potere esclusivo di legiferare e giudicare, ma ha la stessa finalità cioè la protezione della proprietà e della libertà individuale. Per questo la legge positiva coincide con la legge naturale, di cui è la versione esplicita e imparziale.

In questo stato liberale Locke si preoccupa di stabilire i limiti dell'autorità: come in natura sono inviolabili la libertà e l'uguaglianza di ognuno, così nella dimensione civile c'è egualitarismo giuridico; di qui la condanna dell'assolutismo, visto come il male peggiore per uno stato. Locke, al contrario di Hobbes, non teme particolarmente il pericolo opposto, l'anarchia, perché la considera come la restituzione dell'uomo allo stato naturale. I cittadini vedono allargarsi le loro libertà e hanno diritto di resistenza all'autorità, in virtù della loro prerogativa di legittimarla.

Si può dunque notare la coerenza di questi filosofi nel riaffermare o nel negare lo stato di natura nella loro idea di stato civile: quanto più è positivo, tanto più sarà ripreso nella dimensione politica e tanto più liberale sarà il governo.




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