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Georg Friedrich Hegel
Introduzione
Hegel nacque nel 1770 e morì nel 1831.
Durante la sua crescita nel mondo avvengono fondamentali rivoluzioni, a cui
Hegel dà la propria adesione. 1830-31: sono gli anni delle rivoluzioni legate
alla necessità di nuove costituzioni. La sua formazione è di tipo ginnasiale
(studia il tedesco, il latino e il greco); a 18 anni entra in un collegio dove
venivano formati i pastori protestanti e i funzionari; quindi egli ebbe una
formazione prevalentemente teologica e filosofica (preparazione molto variegata
e aperta). Qui, si lega in amicizia con Holderlin e Shelling. Discutono
ampiamente sull'ansia di libertà. Nel 1893, hegel intraprende una carriera di
precettore ai figli di nobili rampolli di Germania (ma anche a Berna e a Francoforte),
in linea con il suo tempo. Alla morte del padre si trasferisce a Jena, dove
viene a contatto con il circolo Jenese e con personalità importanti. Questi
sono gli anni in cui inizia a maturare i suoi principi filosofici. A Jena
scrive la sua prima opera: La
fenomenologia dello Spirito (1807). Durante questi anni
Scritti giovanili: Per gli scritti giovanili intendiamo quelli del periodo bernese e francofortese. Si occupa di religione e di politica, ma all'interno di essi è difficile distinguere i due ambiti. Egli afferma che una rivoluzione politica deve passare attraverso una ristrutturazione e rigenerazione religiosa, spirituale e culturale. Questi interessi, dopo la maturità si trasformeranno in interessi di tipo storico-politico.
In Germania, la costituzione si è fusa con la rivoluzione luterana. Per cui religione politica si sono sempre fuse e condizionate l'un l'altra. Hegel credeva di potere guidare il paese alla libertà, ma questa guida deve essere preceduta da una riforma culturale. Le chiese positive, attraverso un corpo di verità, vengono considerate da Hegel esteriori, cioè degenerate rispetto all'autenticità originale. Lo scritto conclusivo ripercorre la storia del popolo, dalla religione ebraica, confrontandola con il cristianesimo. Pone l'attenzione sulla necessità di una riconciliazione. Nella maturità sostituisce questo interesse con quello storico.
Scritti della maturità: Sono opere imponenti, in particolare L'enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio. Il sistema filosofico è un sistema estremamente vasto, in cui fa rientrare il suo pensiero nelle branche della logica. Può essere compreso soltanto alla luce della fenomenologia dello spirito; nell'enciclopedia la filosofia viene espressa in forma sistematica. Per capire l'idealismo hegeliano, è necessario capire i capisaldi del suo sistema filosofico:
Risoluzione del finito nell'infinito
hegel concepisce la
realtà come un organismo unitario, di cui tutto ciò che esiste è manifestazione
della totalità. Concepisce la realtà come una totalità organica. Le sostanze
sono manifestazioni della totalità organica (Assoluto o Infinito), al di là
della quale non esiste nulla. Gli enti che fanno parte della realtà sono detti finiti.
I finiti, le sostanze, essendo manifestazioni dell'infinito, vengono a
risolversi nell'infinito. Il finito è un astrazione e il finito in quanto tale
non esiste, perché è parte dell'infinito. La concretezza sta nella totalità, di
cui i semplici finiti sono delle manifestazione. La parte non può esistere se
non in rapporto del tutto. La realtà sta nell'infinito. Il reale in quanto tale
è l'infinito, è l'Assoluto, è l'Infinito, è l'Idea ed è
Identità tra ragione e realtà
L'idealismo è la
riproduzione della realtà o dell'idea o della ragione. C'è un aforisma: ciò che è reale è razionale e ciò che è
razionale è reale. La realtà si costituisce contemporaneamente al
costituirsi della ragione. La ragione, nel suo costituirsi, dà forma alla
realtà. Quando parliamo di Ragione, non è un semplice strumento di
comprensione, ma coincide con la stessa realtà. La realtà non è un materiale
caotico, ma ha una struttura razionale che si realizza attraverso un processo
di gradi ascendenti, in cui quello successivo è il compimento di quello
precedente. La ragione è l'assoluta realtà.
Funzione giustificatrice della filosofia
Se la realtà in quanto assoluto è razionale, qual è il compito della filosofia? Non deve più determinare la realtà, ma deve prendere atto dell'intima razionalità del reale, deve esprimere il concetto dell'intima razionalità del reale, deve prenderne atto e mostrarne la necessità. Siamo lontani dalle concezioni filosofiche illuministiche. La filosofia si limita a constatare. La filosofia è come la nottola che compare al tramonto, quando tutto è già compiuto. Il pensiero filosofico compare quando il pensiero ha raggiunto una grande consapevolezza. Noi non siamo immediatamente coscienti di noi e della realtà alla nascita. A mano a mano noi prendiamo coscienza di ciò che ci circonda. Noi non nasciamo filosofi, ma li diventiamo mediante un processo. Ripercorriamo la storia dello spirito individualmente. La filosofia compare quando il processo della costituzione della realtà è totalmente compiuto.
La legge ontologica del divenire è la dialettica. Non è solo la struttura, ma anche la legge logica che ci consente di capire la realtà. La logica e l'ontologica coincidono. La filosofia Hegeliana segue la struttura triadica della dialettica. I momenti della dialettica sono tre:
Tesi
È il momento astratto intellettuale in cui noi poniamo il concetto, determiniamo, definiamo. Il porre il concetto significa fare determinare dall'intelletto il concetto , che si qualifica in base al principio d'identità e di non contraddizione (l'intelletto è la facoltà della determinazione)
Antitesi
È il momento negativo razionale; la tesi, il concetto isolato viene negato dalla determinazione opposta. Ci mostra che ogni determinazione è anche una negazione. Se l'intelletto ci mostra i concetti, le realtà isolate, la ragione intesa come facoltà dell'infinito, nega le astratte determinazioni dell'intelletto, mettendole in relazione con le determinazioni opposte. Nella realtà, a una tesi corrisponde un antitesi.
Sintesi
È il momento positivo razionale; è la composizione della tesi e dell'antitesi. La ragione è la facoltà della sintesi. È un processo di riaffermazione, dell' Aufhebung (superamento) → togliere conservando. Quando noi sintetizziamo, comprendiamo che la realtà non è né l'uno, né il molti, ma è l'unità che vive soltanto nella molteplicità. L'unità e la molteplicità si sintetizzano. La sintesi è la riaffermazione, è un superamento → togliere conservando. Sintetizziamo affermando il positivo e attraverso la negazione del suo contrario. Il superamento è un togliere l'opposizione fra tesi e antitesi, conservando la verità della tesi, la verità dell'antitesi e la verità del conflitto fra esse. La verità e il pensiero si costituiscono dialetticamente (la sintesi a sua volta diventa tesi, che verrà negata e sintetizzata e così via.). [esempio→ tesi: innocenza; antitesi: peccato; sintesi virtù].
Excursus storico della dialettica e considerazioni
La dialettica in Hegel non ha il significato che aveva avuto fino ad allora nella storia. Innanzitutto in Kant era una dialettica trascendentale→ c'era un riferimento alla filosofia aristotelica. Il primo incontro con la dialettica lo abbiamo con Zenone. Egli aveva elaborato l'arte tecnica della confutazione dialettica. Fu discepolo di Parmenide. Confutare significava negare la tesi avversaria, sostenendone l'opposta→ in questo modo si dimostra la contraddittorietà e la falsità di una tesi. Così viene poi ripresa da Socrate. Con Platone la dialettica coincide con la filosofia, perché analizza i vari aspetti della realtà (come scienza delle idee). Il secondo incontro lo abbiamo con Aristotele che ha fatto della dialettica lo studio dei discorsi probabili, che partono da premesse probabili. Ala logica aristotelica si suddivideva in analitica ( logica della scienza, del sapere vero o falso) e in dialettica (logica dei discorsi probabili). Questa divisione è arrivata sino a Kant: l'analitica si occupava dell'intelletto, delle certezze mentre la dialettica della ragione (e quindi delle idee), intesa come logica della parvenza. Nello stoicismo (III secolo a.C.) quando si parla di dialettica la identifichiamo con la logica dei discorsi (analizza il linguaggio): studia quindi la retorica, la grammatica → studio del discorso. Lo stesso accade nel medioevo→ la dialettica è variamente intesa. Questo concetto viene poi rinnovato con Fiche che la intende come logica, come sintesi dell'opposizione. Egli ne parla intermini idealistici, di io e non io. Quando Hegel parla di sviluppo del sapere, dell'umanità, della realtà egli si muove dialetticamente. Attraverso la dialettica Hegel vuole spiegare il processo della realtà, che poi è lo spirito e la ragione. Nulla rimane impenetrabile allo spirito perché è lo spirito stesso che lo costituisce. La realtà è ciò che deve essere. La realtà non va razionalizzata; lo scopo della filosofia è quello di mostrare, di mettere in evidenza la razionalità del reale. La filosofia ci fa comprendere che non c'è altro al di fuori dello spirito. Ciò che è esterno, la natura sono composti dallo spirito. L'andamento della dialettica non è cronologico, ma ideale. L'unica realtà è lo spirito. Esso è il presupposto costerno; lo spirito è la struttura e la natura è l'orizzonte. L'idea che ritorna a sé è lo spirito che ritorna consapevole. Lo spirito si manifesta in noi, non è esterno. Noi stessi come coscienze singole, facciamo un percorso che ripercorre le tappe che l'umanità e la storia hanno seguito. La cultura e l'umanità hanno una storia. Noi stessi formandoci, crescendo ripercorriamo il viaggio dell'umanità. [basta pensare che La fenomenologia dello Spirito è stata paragonata ad un romanzo di formazione]
La Fenomenologia dello Spirito (1807)
La Fenomenologia
dello Spirito viene redatta nel momento in cui Napoleone stava invadendo
Coscienza (tesi): attenzione sull'oggetto
Autocoscienza (antitesi): attenzione sul soggetto
Ragione (sintesi): coglie unità tra soggetto e oggetto, tra io e non io
Coscienza
La coscienza può essere vista come certezza sensibile. Come emerge la coscienza? Si differenzia ponendo davanti a sé l'oggetto; appare in relazione a qualcosa che gli sta davanti, alla realtà esterna. Il primo livello è la certezza sensibile, che deriva dalle sensazioni e che noi all'inizio crediamo essere il più concreto, ma che in realtà è il più astratto. La certezza sensibile è quella che ci fa comprendere che esiste una realtà al di fuori di noi, esterno perché ce le certificano i nostri sensi. "Credo che quello che ho davanti sia la verità". Quella che è la dimensione spazio-temporale non dipende dall'oggetto, perché l'oggetto non è sempre. Da dove derivano allora spazio e tempo? Derivano da me stesso, perché sono universi. Me lo fanno capire delle categorie, che io ho già, che non ricavo dall'esterno. Di fatto la certezza sensibile è un'astrazione, perché per definire l'oggetto non ho bisogno di qualcosa che non è nell'oggetto. Una volta acquisita questa, dobbiamo avere la percezione: se non posso più percepire spazio e tempo, allora percepisco come insieme delle sue qualità. È al tempo stesso una e molteplice (perché dato da molteplici qualità). Ma da dove deriva l'unicità che io attribuisco all'oggetto? Deriva dall'intelletto, dal soggetto stesso. La cosa che ci sta davanti, il fenomeno è dato dal soggetto, da noi stessi. Gli oggetti sono degli universali, ma si trovano nel soggetto. La conoscenza rinvia a degli universali, ma noi non siamo di fronte ad una conoscenza in sé. Con la percezione cediamo l'oggetto come molteplicità di qualità. Il soggetto dà unità alle rappresentazioni. Il terzo livello della coscienza è l'intelletto. L'unità non è nella cosa. L'intelletto è la facoltà che interpreta l'unità dell'oggetto come manifestazione dell'agire di forze interne alla materia, che la mantengono unita. Queste ipotesi sono razionali; la legge che tiene insieme i fenomeni viene dall'intelletto. Il fenomeno è posto dal soggetto. Siamo noi che cogliamo l'unità fenomenica. Alla fine della ricerca, la coscienza incontra se stessa, cioè diventa consapevole che è essa stessa a creare la realtà, a porre il fenomeno. La coscienza cerca inconsapevolmente se stessa e trova se stessa. Capisco che è il soggetto che pone il fenomeno stesso. L'intelletto mi consente di capire che il fenomeno che mi sta di fronte rimanda all'intelletto stesso. Per Hegel è fondamentale la meditazione→ è impossibile la immediatezza. Attraverso i passaggi negativi. Il fenomeno è la realtà in quanto è completamente costituito dalla razionalità la consapevolezza dello spirito, consiste nell'essere consapevoli che al di là di esso non vi è nulla. Il processo conoscitivo è un rapporto fra oggetto e soggetto. Per l'idealismo c'è solo quello che è per me, cioè la realtà. Ci stiamo occupando della conoscenza. Nel momento n cui arriva all'intelletto, nel momento in cui la coscienza è consapevole di costituire tutto, la realtà diventa autocoscienza.
Autocoscienza
È la consapevolezza di sé come fondamento di tutto il sapere. Noi siamo consapevoli delle nostre attività. Essere autocosciente significa esserlo non solo in rapporto all'oggetto, ma l'autocoscienza si forma in rapporto ad altre autocoscienze, ad latri soggetti, perché noi siamo degli elementi pensanti liberi. Il nostro essere autocosciente non si forma di fronte agli oggetti inanimati, ma si definisce nel rapporto con l'altra autocoscienza, nel riconoscimenti. Hegel si pone in rapporto alla totalità. Ogni rapporto è un confronto, è uno scontro. L'uno posto di fronte all'altro, cerca sempre di mettere in luce se stesso→travaglio del negativo, conflitto di carattere spirituale. Io sono autocoscienza che entra in relazione con un'altra autocoscienza. L'una pone all'altra la propria identità, in modo che possa essere riconosciuta. Nella sezione dell'autocoscienza Hegel si occupa anche dell'agire umano, oltre che alla conoscenza. Il rapporto fra soggetti è più complicato del rapporto con l'oggetto. Con il conflitto fra le autocoscienze Hegel introduce le figure fenomenologiche. A conflittualità delle autocoscienze dà origine alla storia e ha dato origine all'antica società schiavista. L'imporsi di una autocoscienza sull'altra viene rappresentata con la figura del servo e del padrone.
È un momento relativo finito della storia. Questo conflitto verrà superato da un altro momento. Il servo è diventato servo perché ha avuto paura di morire, di essere annullato dal padrone → si è sottomesso al padrone. A sua volta il padrone che non ha avuto paura della morte, è diventato padrone. A lungo andare questo rapporto è destinato a capovolgersi. Ciò avviene perché il padrone continuando a farsi servire dal servo è diventato dipendente del suo lavoro e del suo servizio. È un processo di liberazione e di emancipazione. Hegel dice che attraverso il lavoro si forma la realtà. Il servo crea, produce e dà forma alla realtà →si rende conto delle proprie capacità, ma anche della propria autonomia. Alla fine il padrone ha bisogno del servo. A livello storico, noi stiamo uscendo da quella antica società schiavista e ci stiamo emancipando. È un processo di liberazione. Io sono consapevole di me attraverso il confronto con gli altri soggetti, con le altre autocoscienze. Noi non ci esauriamo nell'oggetto, ma dobbiamo farci riconoscere da un altro soggetto libero cosciente, da un' altra autocoscienza. La figura del servo e del padrone sta alla base di ogni rapporto umano. Il riconoscimento è una forma di imposizione, in modo che l'altra autocoscienza affermi la mia. C'è sempre una subordinazione, anche se relativa. Ogni momento storico, nel momento in cui si verifica si assolutizza, ma di fatto è relativo, in quanto verrà superato. Ogni figura è necessaria alla costituzione dello spirito. È un cammino verso l'emancipazione, attraverso il servizio e il lavoro. Attraverso il servizio si disciplina, attraverso il lavoro si produce, si dà forma alla materia, si spiritualizza. Il servo arriva a dominare la materia, perché la forgia. Si rende conto di poterla dominare. Il padrone perde poco a poco la capacità di forgiare la realtà, diventando a sua volta servo. È un processo di liberazione spirituale. Non sta parlando di una liberazione è rivoluzione sociale, ma di un dominio spirituale sulla natura.
Con lo stoicismo e lo scetticismo, si completa il processo di liberazione. L'uomo stoico è l'uomo che dichiara la propria autosufficienza dalla natura. Lo stoico è libero, anche se è materialmente servo. Si tratta di una libertà interiore, astratta perché mantiene la servitù che deve essere superata.
Lo scetticismo nega la verità. L'essenza della realtà è inaccessibile; c'è un superamento dello stoicismo; lo scettico arriva a negare la natura e la sua comprensione. Nel momento in cui lo scettico nega l'assoluto e la possibilità di uscire dalla provvisorietà, lo vive. Usa l'argomento classico: c'è l'intima contraddizione→afferma di negare→ tra volere superare l'accidentalità e allo stesso tempo esserne imprigionati. Ciò si esplica nell'altra figura della coscienza infelice.
Consente ad Hegel di parlare della religione; la coscienza infelice raggiunge il vertice massimo nel Medioevo, ma emerge con l'ebraismo. La fase dello scetticismo può essere superata affidandosi a Dio. L'uscita dallo scetticismo si vede nell'abbandono a Dio. Ciò consente ad Hegel di parlare della tappe religiose. La coscienza è infelice, ma perché? L'infelicità implica la scissione. La coscienza ricerca un infinito in Dio, che sente assolutamente trascendente a sé. Parte dall'ebraismo perché si vede la figura giudicativi di Dio e della coscienza finita. Ciò è doloroso per la coscienza. Questa infelicità non scompare nel cristianesimo. L'assoluto non si può realizzare in un individuo singolare. Il cristo storico si allontana sempre di più dall'umanità. Cogliere l'assoluto nel cristo storico, diventa sempre più difficile. La scissione si mantiene nel cristianesimo e raggiunge il vertice ne cristianesimo medievale, in tre momenti: devozione, fare o agire, ascetismo (mortificazione di sé). La coscienza cerca Dio nella totale sottomissione; allora si manifesta nel fare, nel mettersi a servizio e di conseguenza questo voglia di agire sfocia nell'ascetismo, che comporta la mortificazione di sé. A partire da questo annullamento la coscienza è consapevole di essere spirito e avviene il ribaltamento, che porta alla terza tappa: la ragione, che è la certezza di identità fra finito e infinito. Usciamo dal medioevo e entriamo nell'età moderna. Nasce la scienza che cerca di trasformare la certezza in verità.
Ragione
La ragione hegeliana non è la ragione cartesiana calcolante. È la facoltà al momento della conciliazione fra finito e infinito, nel momento dell'Aufhebung. La ragione porta la coscienza ad essere consapevole di essere essa stessa l'assoluto, l'infinito, Dio. Assume su di sé ogni realtà. È lo strumento della filosofia, che ci consente di comprendere l'intima razionalità del reale. Anche nella ragione ci sono delle triadi fenomenologiche. La ragione è la certezza di essere ogni realtà, ma va giustificata. La ragione quindi analizza se stessa. Nel percorso storico che è parallelo al percorso individuale la ragione compare nell'idealismo. Hegel parte da una ragione osservatrice, per arrivare alla ragione analitica (morale, politica). La ragione diventa spirito, perché la ragione si rende conto che come ragione individuale non riesce a cogliere a pieno la realtà. Lo spirito si manifesta attraverso la relazione fra le autocoscienze. L'idealismo si risolve nella dimensione collettiva, statale, comunitaria (ricordiamo: il vero è l'intero). Questo percorso verrà sviluppato nell'Enciclopedia delle Scienze.
Enciclopedia delle Scienze Filosofiche (1817)
È l'opera attraverso la quale Hegel viene conosciuto. Viene pubblicata nel 1817. preceduta dalla Scienza della Logica. Hegel si è trasferito a Heidelberg, e dopo a Norimberga. L'opera più importante è proprio questa Enciclopedia, in cui è contenuta nella prima parte, una sintesi della Scienza della Logica. Quest' opera ebbe diverse revisioni, almeno altre due sicuramente in ci Hegel inserì dei commenti, delle glosse. L'enciclopedia venne poi redatta ancora dia suoi studenti.
L'enciclopedia è l'esposizione del sistema hegeliano, della filosofia nella forma del sistema. È l'unità del sapere, è l'esplosione del sapere unitario. La filosofia si mostra come scienza vera che comprende la totalità del reale. È il sapere assoluto che si articola in momenti, in tappe. Hegel non intende darci solo il compendio del suo sapere. Vuole mostrare il carattere sistematico della filosofica, apprende la realtà come totalità. Hegel, tenterà di mostrarci il costituirsi dialettico della totalità (la logica, la filosofia della natura, la filosofia dello spirito). La filosofia nasce dal rapporto dialettico fra le sue parti, che nella totalità del suo sistema sono complete. Seguiamo la tripartizione della dialettica. Quello che conta è la relazione fra le parti. La filosofia dello spirito è il momento della conciliazione fra la logica e la filosofia della natura. La logica tratta dell'idea pura, in sé per sé, indipendentemente dalla realizzazione pura. È il primo momento della totalità, dell'assoluto. Il secondo momento è quello della filosofia della natura; la studia indipendentemente dallo spirito. Tuttavia questo studio rinvia al pensiero. La tura non può essere compresa e pensata a prescindere dal pensiero stesso [Hegel fu molto informato sulla scienza, nonostante non fosse molto interessato ad essa ed alla natura, anche se era il centro del suo studio]. Il terzo momento è quello dell'idea che ritorna a sé nell'uomo come spirito. La filosofia dello spirito studia lo spirito nella sua soggettività. Studia anche lo spirito nella sua dimensione collettiva (giuridica, diritto). Studia i spari dell'uomo e i prodotti dello spirito, sia a livello individuale si a livello collettivo, fino ai saperi assoluti come l'arte, la religione e la filosofia. Il punto di vista hegeliano è un punto di vista dinamico, della totalità, dell'assoluto. È solo attraverso la filosofia che possiamo cogliere le relazioni. Sono le relazioni che hanno importanza. Hegel vuole cogliere il movimento di costituzione del sapere. Nella filosofia tedesca l'approccio enciclopedico era molto usuale, anche nelle università. I professori di filosofia si occupavano di tutte le branche della filosofia. L'enciclopedia viene intesa nella forma del sapere. La logica è la tesi, la filosofia della natura è l'antitesi e la filosofa dello spirito è la sintesi. La natura è il regno della necessità, è fuori dal pensiero. La filosofia della natura studia l'idea nel modo alienato, quando l'idea esce da sé. Il mondo naturale è l'antitesi. Il mondo naturale è altro rispetto al pensiero la logica è il presupposto dello spirito. La conoscenza presuppone i due poli; è il pensiero che crea il mondo. La risoluzione della realtà nello spirito, nell'idea. L'idea, il pensiero non crea materialmente la realtà. La natura è razionalità inconsapevole. Nel terzo momento (sintesi), avviene l'unità tra soggetto e oggetto, è l'idea che ritorna a sé, all'uomo dopo essersi alienata dei prodotti dello spirito ( possono essere soggettivi, oggettivi o assoluti come arte, religione o filosofia). Il modo in cui l'artista si rapporta alla totalità è diverso da quello in cui si rapporta il filosofo.
La logica
La logica è la scienza della pensabilità del reale, è il sistema delle razione, dei concetti, delle funzioni universali, attraverso le quali il pensiero costituisce la realtà. I concetti sono le funzioni universali, attraverso cui noi apprendiamo le determinazioni particolari. Hegel cerca di ricostruire il sistema del pensiero, perché è un processo attraverso il quale il pensiero stesso si costituisce, che è al tempo stesso il processo di costituzione della realtà. Partiamo dai concetti più astratti per ripercorrere la complessità del pensiero. È lo studio del pensiero che costituisce se stesso. La logica non è un semplice strumento, ma è un ontologia e si identifica con la realtà. Pensiero ed essere vengono a coincidere. Non è il concetto soggettivo e non è nemmeno la funzione a priori di Kant [il concetto kantiano era a priori e si applicava soltanto al fenomeno]. Il concetto hegeliano è l'essenza della realtà, c'è fusione fra logica e ontologia. La logica è ontologia. Il pensiero e l'essere coincidono [la logica kantiana studiava le condizioni di pensabilità del pensiero]. La logica hegeliana coincide con la realtà, ne è l'ossatura. Il concetto hegeliano è oggettivo, in quanto coglie l'essenza delle cose, degli oggetti. Non c'è più la differenza fra essenza ed esistenza. La base del mondo è il soggetto conoscente. La logica ha una struttura dialettica, complicatissima. Il pensiero procede dialetticamente. Il nostro pensiero è un sistema di relazioni dinamiche. La totalità logica è l'intero sistema di relazioni dinamiche. La totalità logica è l'intero sistema che comprende le relazioni fra soggetto e oggetto. Tutto ciò si articola in fasi. Hegel parte dalla logica dell'essere, che è la categoria più astratta. Il pensare è innanzitutto pensare l'essere. L'essere è il punto di partenza. In Hegel necessariamente la categoria dell'essere richiama immediatamente il suo polo opposto: il nulla, il non essere. Parte da qui perché il pensiero pensa ciò che è, ma l'essere astratto e vuoto rimanda e coincide al nulla. Ma il passaggio dall'essere al nulla, al non essere è il divenire. L'essere indeterminato, comincia a determinarsi secondo qualità, quantità, misura. La seconda fase è la logica dell'essenza: c'è una riflessione sull'essere, e si cerca il fondamento, l'essenza [la logica utilizza concetti metafisici, perché c'è identità fra razionalità e realtà]. Si cerca la ragione delle cose; la realtà in atto è la sintesi dell'essenza e dell'esistenza. Il fenomeno si risolve nella realtà e quindi nel pensiero. La terza fase è la logica del concetto (il concetto è oggettivo = essenza della realtà). Il soggetto dell'indagine del pensiero è il pensiero stesso. Il concetto come oggetto, come studi della realtà esterna, porta a comprendere la totalità logica, i sistemi di relazione.
Filosofia della natura
Hegel cerca di mostrare la razionalità della natura e del reale. La natura sembra avere qualcosa di più e qualcosa di meno rispetto a pensiero. Hegel, pur partendo dalle scienze della natura, mutua anche dagli abbagli della scienza. Compie degli errori in ambito ottico (ritiene la luce non scomponibile). Anche questo aspetto di Hegel è stato rivalutato → c'è una rivalutazione teologica della natura
La logica della scienza ha dei problemi → studia qualcosa che è interno al pensiero, studia l'idea come determinazione atemporale e aspaziale. Nel momento in cui noi parliamo della natura come decadenza dell'idea, la natura è l'idea che esce dal pensiero per spazializzarsi e temporalizzarsi. L'idea in sé, così come oggetto del pensiero, rompe la propria rigidità nella natura. In questa operazione di fuoriuscita. Hegel vede un depotenziamento dell'idea, perché ciò che ci sta di fronte (la natura) è ciò che è aldilà del pensiero. La natura non si realizza completamente, perché ciò avviene nel pensiero. Questo processo di esternazione è proprio un'alienazione → indica un'estraneità, un farsi estranei a se stessi. L'idea si aliena e si spazio-temporalizza nella natura. La natura è un infinta varietà di determinazioni, che prese isolatamente, sono slegate l'una dalle altre, e il compito di riportare al concetto, è legato alla filosofia della natura. Le scienze della natura si occupano delle singole determinazioni → non si coglie né l'unità né la relazione. Il compito della filosofia è quello di cogliere la razionalità e l'unità delle relazioni e della natura perché la natura è inconsapevole della propria razionalità. L'uomo coglie solo la porzione di razionalità, perché nella sua infinita varietà, c'è qualcosa che sfugge alla razionalità. La natura è il regno della accidentalità e della casualità. Vi sono delle leggi, ma non sempre vengono rispettate. Hegel parte dal presupposto che il reale è razionale, ma il razionale cos'è? Ciò che esiste ma non è giustificabile o spiegabile razionalmente, non è razionale, ma esiste. Il progetto generale della natura è razionale. La natura è ciò che Hegel ama meno.
Concezione della natura all'epoca di Hegel
Hegel si confronta con la concezione deterministico - meccanicistica di Kant, che nega ogni finalismo. Per Hegel la natura è una totalità organica in cui il tutto spiega le parti e ogni parte ha relazione solo in relazione al tutto. Nel romanticismo c'è una sorta di divinizzazione e di spiritualizzazione della natura. Per Hegel, la natura è decadenza. Hegel è più vicino a Fichte, il quale parlava della natura come un non io. Con Shelling condivide la finalità della natura all'uomo, ma per Shelling la natura è una preistoria dello spirito; la natura è lo spirito visibile e lo spirito è la natura invisibile. Lo spirito indica la storia e la cultura dell'uomo. La natura ha una sua complessità che l'uomo deve comprendere, perché la natura è inconsapevole. La natura si presenta come un insieme di gradi. Tra questi livelli, c'è un rapporto dialettico in quanto quello superiore spiega quello inferiore, ma non c'è un vero e proprio trapasso, una vera e propria compenetrazione, poiché questo avviene solo nella filosofia della natura.
La filosofia della natura si divide in tre branche:
Meccanica: studia la natura nella dimensione quantitativa (spazio, tempo, misura) e materiale. Essa culmina nella teoria della gravitazione universale di Newton.
Fisica: studia gli aspetti qualitativi della natura, caratteristiche come il colore, il suono, il peso specifico per arrivare al magnetismo. Con l'alchimia arriviamo agli organismi.
Organica: studia gli organismi in
Mondo minerale o geologico
Mondo vegetale
Mondo animale: gli organismi animali hanno tre aspetti fondamentali:
o Sensibilità: attraverso la quale sentono il mondo esterno
o Irritabilità: attraverso la quale reagiscono al mondo
o Riproduzione: attraverso cui un individuo può morire per lasciare posto ad un altro individuo, per preservare la specie. Negli animali la specie ha maggiore valenza rispetto all'individuo. Nell'uomo non c'è a differenza dagli animali, l'annichilimento dell'individuo a favore della specie, perché l'uomo è l'unico organismo animale che si autodetermina e quindi l'autodeterminazione è libertà e spirito. Nella morte c'è la riaffermazione dell'universalità.
Con l'organica arriviamo alla vita e
all'uomo; Hegel sostiene che anche
Filosofia dello spirito
È nell'uomo che avviene il ritorno dell'idea sottoforma di spirito. La filosofia dello spirito riguarda i saperi dell'uomo come individuo. La filosofia dello spirito si divide in tre momenti:
Spirito soggettivo: è lo spirito individuale nell'insieme delle sue facoltà
Lo spirito è la realtà umana e storica. Siamo nel momento in cui l'idea si forma nell'uomo. Lo spirito è la realtà della natura. L'uomo è l'unico essere consapevole, pienamente in grado di autodeterminarsi e quindi è libero. La natura è il presupposto. Comprendere lo spirito significa conoscere la realtà. Lo spirito si manifesta innanzitutto a livello individuale → ci porta a studiare le discipline che si occupano dello spirito soggettivo:
Antropologia: l'anima è l'aurora dello spirito. È l'unità psicofisica originaria. Studiare l'anima significa studiare il carattere dell'uomo. Il nostro essere caratterizzati da alcune "qualità" (comportamento, età.) condiziona il nostro essere animati.
Fenomenologia: è la fenomenologia depurata dalla figure storiche. Studia l'emergere della coscienza.
Psicologia: lo studio delle facoltà umane viene fatto evidenziando le attività della conoscenza e dell'agire dell'uomo, dell'agire morale (intenzionalità). Per arrivare a studiare la sintesi delle due attività, si realizza la libertà. L'uomo è libero in quanto conosce in quanto conosce e agisce, in quanto può e vuole.
Spirito oggettivo: è lo spirito sovraindividuale o sociale
La realtà a cui siamo giunti attraverso lo spirito soggettivo, deve realizzarsi e concretizzarti e ciò presuppone il movimento. La libertà dell'uomo, per essere concreta, deve realizzarsi nell'ambito delle relazioni umane, nella società. Deve esserci la riflessione sullo spirito nell'ambito sociale. Le isitutzioni dell'uomo sono prodotti dello spirito. I momenti dello spirito oggettivo sono tre:
Diritto astratto: la libertà si realizza come realtà esteriore in:
o Proprietà
o Contratto
o Diritto contro il torto
Si riferisce al diritto privato. Il diritto consente all'uomo di vedere legittimata la libertà. La libertà delle mie cose e di me stesso deve essere sancita. Il nostro diritto è sancito attraverso la legittimazione e l'istituzione del contratto. Il diritto rappresenta la nostra libertà esteriore. La nostra libertà si realizza come esterna. Siamo soggetti aventi dei diritti che vengono riconosciuti. Nel momento in cui stabiliamo un diritto, stabiliamo anche la possibilità dell'illecito. A ciò si risponde con la pena, punendo chi ha violato il diritto. Per pena Hegel non intende pene a carattere vendicativo, ma formativo. Il ripristino del diritto deve formare. Il diritto sfocia poi nella moralità, perché il ripristino del diritto dee portare ad una piena comprensione dell'errore, che può avvenire solo nella moralità.
Moralità: è la volontà soggettiva in quanto volta all'azione. Il fine dell'agire morale è il benessere. Il bene supremo si realizza quando il benessere morale si eleva alla superiorità, quando ricerchiamo il benessere universale. Affinché ciò si realizzi, occorre che la libertà esca dall'individualità, per entrare nell'ultraindividualità. Dobbiamo uscire dalla morale kantiana. Ci può essere l'intenzione di fare, ma qualcosa ce lo impedisce, perciò dobbiamo uscire dall'individualità
Eticità: è la sezione più importante, perché incontriamo la concezione dello Stato. È la moralità sociale; il bene si realizza nella dimensione universale, nelle istituzioni. L'individuo è sempre inserito in un tessuto di relazioni. È in questo sistema che l'uomo si realizza. L'astrazione è la separazione, la concretezza (cum cresco) è il vivere insieme.
o Famiglia (tesi): è il luogo in cui attraverso l'unione amorevole, si superano gli individualismi per dare vita ad una nuova unità. Nasce dalla spiritualizzazione dell'unione sessuale che avviene attraverso il matrimonio. L'amore porta a superare le reciproche individualità. Il patrimonio viene messo in comune. La famiglia è un'unità transitoria che deve essere superata. La famiglia non è un sistema autosufficiente, ma ha bisogno di uscire da sé per mantenersi e quindi necessita del lavoro. La famiglia viene superata dalla società civile
o Società civile (antitesi): è la realtà intermedia fra famiglia e Stato. La società civile è il luogo dell'atomizzazione, degli autoegoismi. Intende la dimensione economica. Nella società civile troviamo la polizia, le corporazioni e il sistema dei bisogni. Il sistema dei bisogni manda al lavoro, con la conflittualità delle classi. È il luogo in cui l'unità familiare si frammenta. La società civile è il luogo del sistema dei bisogni. Nella società civile non si esprimono solo questi, ma vengono anche regolamentati. Accanto alla sezione dei bisogni, ne viene dedicata una al sistema delle organizzazioni. Nella società civile ci si occupa anche di regolamentare la società attraverso la polizia e la corporazione. Il sistema dei bisogni porta alla divisione del lavoro e la divisione in classi sociali, rispettando l'andamento triadico. Le classi sono divise in:
Sostanziale o Naturale: agricoltori (settore primario)
Formale: produttori, trasformatori, artigiani, commercianti, industriali
Universale: amministratori, funzionari, burocrati→gestiscono le attività delle classi
Per il diritto pubblico, un ruolo particolare è svolto dalle corporazioni fra società civile e Stato. La società civile è anche il luogo dove si tentano le conciliazione. La corporazione è un istituto dove vengono conciliati gli interessi del singolo e dello Stato. Esse anticipano quello che sarà il ruolo dei sindacati.
o Stato (sintesi): lo Stato è al vertice dell'eticità. Parliamo di uno Stato etico, in quanto in esso si realizza il bene della collettività. Esprime lo spirito di un popolo ed è la razionalità oggettivata. Lo Stato è una sintesi. Lo Stato è una grande famiglia, perché si ricostruisce l'unità originaria che si era disgregata nella società civile. È l'unità universale e non più particolare. L'individuo è un aspetto necessario della collettività. Lo Stato trova la propria ragion d'essere in se stesso. il cittadino non può essere scisso dallo Stato. L'individuo si identifica nello Stato e non si sottomette. Hegel fa critiche allo stato liberale, democratico. Hegel critica le concezioni di Stato degli anni '20 dell'Ottocento. Hegel ha in mente la monarchia costituzionale come modello statale (come quello prussiano). Non è un democratico, ma un conservatore. In questo Stato viene rispettata l'autorità formale del cittadino, e lo Stato è incoronato dal sovrano. Quando parla di costituzione, intende lo spirito del popolo. Le costituzioni non si possono imporre. Hegel sta pensando al codice napoleonico. Ogni popolo esprime attraverso la costituzione il proprio spirito. Tre poteri:
Legislativo: è il potere di fare le leggi e di definire l'universale. È nelle mani delle camere, che sono gli organi rappresentativi dei ceti.
Esecutivo: è il potere di applicare le leggi l'universale al particolare. È nelle mani dei funzionari.
Principesco: è il potere che dà autorità alle leggi. Incarna lo Stato. Rende maggiormente concreto lo Stato. Molto vicino alla monarchia prussiana. Hegel fu la filosofia e la politica tedesca. Per Hegel ciò che è, è ciò che deve essere.
Sono poteri distinti, ma non divisi. Lo stato viene prima di tutto anche a livello cronologico. L'individuo quando nasce si trova già inserito in uno Stato; anche a livello ideale lo Stato non ha senso. Ciò non significa che l'individuo venga assoggettato dallo Stato, ma anzi si identifica con lo Stato e con la legge. Hegel critica le forme di governo che si stavano creando. Nel liberalismo lo Stato ha il compito di tutelare i diritti civili. In Hegel ciò è compito della Società civile. La società civile è il luogo del conflitto, ma anche della difesa. Lo Stato è la riaffermazione della Società civile. È contro la democrazia, che tende alla sovranità popolare. Per Hegel, il popolo è una massa disordinata di individui che mirano al benessere personale. Lo Stato deve rappresentare l'Ethos del popolo. Non può accettare che lo Stato nasca da un contratto. Con il giusnaturalismo ha in comune la centralità dello Stato. Il diritto trova la propria ragion d'essere nello Stato; il diritto naturale per Hegel è infondato. Con o Stato usciamo dallo spirito oggettivo ed entriamo del sapere e nello spirito assoluto.
Spirito assoluto: è lo spirito il quale sa e conosce se stesso nelle forme dell'arte, della religione e della filosofia
Filosofia della storia
Lo studio dello Stato ha portato alla filosofia. Ogni Stato rappresenta una tappa dello spirito. Nella storia lo spirito si manifesta come spirito del mondo, che non è altro che il cammino dei popoli. La storia è razionale. Dal punto di vista degli individui la storia può sembrare un insieme caotico di eventi, ma la storia ha una razionalità immanente. La storia così come si è sviluppata< è un cammino verso la libertà. Hegel parte dalle antiche civiltà per venire all'epoca greca romana e poi per giungere all'età cristiana. Gli uomini nella storia dei popoli sono divisi in due gruppi:
Conservatori: che conservano lo sviluppo dello spirito
Eroi cosmici o storico-cosmici: Alessandro Magno, Cesare, Napoleone. Sono gli uomini che anticipano lo sviluppo dello spirito, che vanno oltre il loro tempo.
Entrambi non sono altro che strumenti dello spirito per realizzare il proprio progetto. La filosofia permette di cogliere l'intima razionalità della storia.
Filosofia dello spirito assoluto
Con la filosofia dello spirito assoluto, lo spirito diviene pienamente consapevole dello svolgersi della realtà. Le forme attraverso cui l'uomo esprime le identità tra finito e infinito tra spirito e natura, tra soggetto e oggetto sono l'arte, la religione, la filosofia; esse lo fanno attraverso strumenti diversi. L'arte lo fa attraverso le forme sensibili e attraverso queste noi contempliamo l'assoluto.
Arte: L'idea artistica è lo spirito che si manifesta attraverso la materia, il suono e la musica. Questo prodotto non è altro che spirito naturalizzato o natura spiritualizzata. Hegel percorre anche il cammino della storia dell'arte. Nell'arte greca c'è equilibrio fra forma e contenuto, e la scultura diviene la massima rappresentazione. La morte dell'arte avviene poiché essa non è più in grado di esprimere l'assoluto. Nell'età contemporanea l'arte ha esaurito la propria funzione in quanto non è più adeguata ad esprimere la complessità dello spirito stesso ed in questo caso si parla di morte dell'arte.
Religione: La religione ha come oggetto l'assoluto, Dio. Essa è considerata come il futuro dell'arte. La forma attraverso cui l'assoluto si manifesta nella religione è la rappresentazione. La religione ha come fine Dio e la coscienza individuale di Dio. Ciò avviene nella forma dell'interiorità. La rappresentazione è la forma intermedia tra l'intuizione sensibile e il concetto. La rappresentazione è un metafora del concetto. La natura è il depotenziamento dell'idea. Nella trinità esprimiamo la triade dialettica dell'idea, della natura e dello spirito. Il limite della religione è nella rappresentazione stessa, giusta ponendone le rappresentazioni. Solo l'assoluto ci consente di comprendere Dio dialetticamente.
Filosofia: La filosofia è la forma più adatta per comprendere Dio. Hegel ripercorre la storia delle religioni (dalle religioni naturali a quelle spirituali fino al cristianesimo). La forma è quella del concetto. Con la filosofia lo spirito è giunto a compimento. La filosofia come la realtà è un processo che si è costituito nel corso del tempo e che è giunto alla maturazione con la filosofia hegeliana. Con essa arriviamo alla piena comprensione della realtà. Tutto il sapere filosofico raggiunge il vertice nella filosofia hegeliana. Tutte le tappe filosofiche precedenti sono sta necessarie. Con l'idealismo è come se si chiudesse il cerchio poiché si è arrivati al massimo dispiegamento della filosofia. Ritorna quindi l'immagine della nottola che arriva al tramonto.
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