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ANALISI E PIANIFICAZIONE FINANZIARIA
I manager finanziari devono perciò valutare l'effetto complessivo delle decisioni di finanziamento e di investimento e assicurarsi di essere pronti per sostenere i piani di sviluppo futuro dell'impresa. Conoscere dove vi trovate nel presente è il presupposto necessario per capire dove potreste essere nel futuro. Gli analisti finanziari selezionano alcuni quozienti finanziari in grado di riassumere le forze e le debolezze di un'impresa (devono solo aiutare a porsi le domande giuste). Bilanci: quando esaminate il bilancio di un'impresa è importante ricordare che i contabili hanno ancora una certa libertà di azione nel determinare gli utili e i valori contabili. Anche se i contabili in tutto il mondo lavorano per applicare principi comuni, esistono considerevoli differenze nelle regole dei vari paesi. I paesi differiscono anche nella qualità e nell'accuratezza delle informazioni contenute nei bilanci. Stato patrimoniale: le attività si dividono in correnti e fisse (da sottrarre fondi ammo.ti). Le 515i89f passività in correnti, a lungo termine e capitale netto. Lo stato patrimoniale non considera tutte le attività. Alcune di quelle più preziose sono intangibili. I contabili sono spesso poco propensi a registrare queste attività nello stato patrimoniale. La differenza tra attività correnti e passività correnti è chiamata capitale circolante netto. Esso misura il grado di liquidità di un'impresa. Conto economico: mostra qual è stata la sua redditività nel corso dell'anno passato.
il flusso di cassa operativo è dato da
reddito netto più ammortamenti. Il totale impieghi = investimenti in ccn
[(att.corr 1 - pass corr 1) - (ac2-pc2)] + investimenti in capitale fisso
(att.fis.1-att.fis.2)+dividendi pagati agli azionisti. Il totale fonti di
fondi= flussi di cassa operativi + nuove emissioni di debiti a lungo
termine + nuove emissioni di azioni. Analisi finanziaria: per analizzare
il bilancio possono essere utilizzati alcuni QUOZIENTI FINANZIARI per
rispondere a cinque domande 1)quanto si è indebitata? 2)qual è il suo grado di
liquidità? 3) Sta usando in modo efficiente le sue attività? 4) Quanto è
redditizia? 5)Quanto è valutata dal mercato? Sfortunatamente non esistono
valori corretti a cui tutte le imprese dovrebbero aspirare. Quando si fa
un'analisi finanziaria, in genera si inizia confrontando i quozienti dell'anno
corrente con quelli degli anni precedenti. E' anche utile confrontare i dati
con quelli delle imprese che operano nello stesso settore. I quozienti
finanziari si dividono in: - quozienti di leva: mostrano quanto
un'impresa sia indebitata - quozienti di liquidità (liquidity ratios):
misura con quanta facilità l'impresa potrà ottenere contante - quozienti di
redditività (profitability ratios): usati per giudicare quanto
efficacemente l'impresa sta usando le sue attività - quozienti di valore di
mercato(market value ratios): mostrano quanto un'impresa è valutata
dagli investitori. QUOZIENTI DI LEVA: poiché gli azionisti hanno diritto
solo a ciò che rimane dopo che sono stati pagati i creditori, si dice che il
debito crea la leva finanziaria. I finanziatori vogliono anche essere sicuri
che l'impresa non sia troppo indebitata. - Rapporto di indebitamento (debit
ratio): solitamente la leva finanziaria viene calcolata come rapporto tra i
debiti a lungo termine e il totale delle passività a lungo termine. Poiché i
contratti di leasing a lungo termine obbligano un'azienda a una serie di
pagamenti prefissati è corretto includere il valore di tali impegni tra i
debiti a lungo termine. Rapporto di indebitamento = D / (D+E) = [debiti a
lungo termine (finanziari e non commerciali) + valore di leasing]/[debiti a
lungo termine + capitale netto (equity)+valore di leasing] Rapporto debiti -
capitale netto = (debiti a lungo+valore
leasing)/CN (equity) Osservate che entrambe queste misure usano valori
contabili invece che valori di mercato perché spesso questi ultimi non sono
facilmente disponibili. In Italia come è noto la principale fonte di
finanziamento è costituita dai debiti bancari a breve termine, i quali, essendo
sistematicamente rinnovati, assumono la funzione dei debiti a scadenza
protratta. Il rapporto di indebitamento andrebbe dunque calcolato in modo più
appropriato. - Copertura degli interessi: un'altra misura della leva
finanziaria è il grado in cui gli interessi sono coperti dagli ammortamenti e
dall'utile al lordo degli interessi e dalle imposte (reddito operativo o ebit).
Il regolare pagamento degli interessi è un ostacolo che le aziende devono
costantemente superare se vogliono evitare il fallimento. Copertura degli
interessi = (reddito operativo+ammortamenti) [=EBITDA]/interessi potrebbe
essere meglio includere nel rapporto di copertura anche altri impegni fissi al
denominatore come il rimborso dei debiti e dei canoni di leasing a lungo
termine. - QUOZIENTI DI LIQUIDITA': quando concedete un prestito a breve
termine a un'impresa, volete sapere se l'impresa sarà in grado di disporre
della liquidità necessaria per estinguere i suoi debiti in tempo. Questo è il
motivo per il quale sia gli analisti finanziari sia le banche sono interessati
a varie misure della liquidità. Sanno che le imprese illiquide hanno maggiori
probabilità di fallire e di essere insolventi. Un'altra ragione per la quale i manager
prestano attenzione al valore delle attività liquide è che tali valori sono più
attendibili (si può sempre sapere con precisione qual è il valore dei depositi
bancari). Poiché le attività e le passività a breve variano frequentemente le
misure della liquidità possono diventare poco attendibili in breve tempo. Quoziente
di liquidità corrente= attività correnti/passività correnti Quoziente di liquidità differita (calcolato
perché alcune attività come le scorte di magazzino possono essere di difficile
smobilizzo)= (cassa + attività finanziarie a breve termine + crediti verso
clienti)/passività correnti Quozienti di liquidità immediata = cassa + attività
finanziarie a breve termine/passività correnti Incidenza del ccn sulle attività totali = CCN/attività totali. QUOZIENTI
DI EFFICIENZA/REDDITIVITA': - rotazione delle attività totali = vendite
/attività medie totali il quoziente mostra l'intensità dello sfruttamento
delle attività aziendali. Poiché le attività variano durante l'anno, abbiamo
usato una media fra il valore iniziale e quello finale. Valori medi sono in
genere usati tutte le volte in cui un valore flusso è confrontato con un valore
fondo. Rotazione del ccn = vendite/ccn - durata delle scorte = scorte
medie/(costo dei beni venduti/365) oppure rotazione delle scorte = costo
dei beni venduti/rimanenze medie - periodo medio d'incasso = crediti
medi/vendite giornaliere medie misura la velocità con la quale i clienti
pagano i loro debiti nei vostri confronti. - redditività delle vendite (ROS)
= RO-imposte/vendite indica la percentuale delle vendite che diventa
profitto. - redditività delle attività (ROA) = RO-imposte/attività totali
medie - redditività del capitale netto (ROE) = reddito netto/capitale netto
medio è naturale confrontare la redditività con il costo opportunità del
capitale. In un settore competitivo le imprese si devono attendere di
guadagnare solo il costo opportunità del capitale. Quindi i manager di imprese
che producono maggiori profitti del costo del capitale riceveranno congratulazioni,
mentre quelli che producono profitti più bassi dovranno rispondere a domande
imbarazzanti o anche peggio. - QUOZIENTI DI MERCATO: - rapporto di
distribuzione degli utili (payout ratio)= dividendi/utili indica la
percentuale di utili distribuita sotto forma di dividendi. I manager
preferiscono non ridurre i dividendi in seguito a una diminuzione degli utili.
È probabile che il management per prudenza definisca un basso valore medio del
rapporto. Quando gli utili diminuiscono inaspettatamente, è probabile che il
rapporto di distribuzione cresca temporaneamente. - rapporto prezzo/utili
= prezzo dell'azione/utili per azione il rapporto misura il prezzo che
gli investitori sono disposti a pagare per 1 $ di utili. Il prezzo dell'azione
è l'ultimo disponibile prima dell'analisi mentre l'utile è quello atteso per il
prossimo esercizio. Se il risultato è 21 ciò vuol dire che in 21 anni riavrò
sotto utili il prezzo speso ma bisogna considerare anche la crescita
dell'azione. Un alto rapporto P/U può indicare che gli investitori pensano che
l'impresa abbia buone opportunità di crescita o che i suoi utili siano
abbastanza certi e quindi di maggior valore. Naturalmente, può anche
significare utili temporaneamente ridotti. - tasso di dividendo = dividendo
per azione/prezzo di mercato dell'azione il dividendo relativamente alto
può voler dire che gli investitori chiedono un rendimento relativamente alto o
che non si aspettano una rapida crescita dei dividendi con conseguenti capital
gain; può dipendere anche dalla tassazione sui dividendi: si può fare
investimento in azioni proprie per non distribuire dividendi. - rapporto tra valore di mercato e valore
contabile = prezzo dell'azione/valore contabile dell'azione il valore
contabile dell'azione è semplicemente il rapporto tra capitale azionario a
valori contabili (capitale netto) e numero di azioni in circolazione. Il
capitale azionario a valori contabili equivale alla somma del capitale sociale
e degli utili non distribuiti. Se è 1.3 indica che l'impresa vale il 30% in più
del capitale investito da tutti gli azionisti passati e presenti. - rapporto
q di tobin = valore di mercato attività/costo stimato di sostituzione il
costo di sostituzione misura quanto mi costa sul mercato ricercare in
investimenti diretti le materie prime e sono spesso più elevati di quelli
storici per effetto dell'inflazione. Per Tobin se: - q>1 alle impresa
conviene investire in quanto le attività valgono di più di quanto costi
sostituirle - q<1 è più economico acquistare attività attraverso fusioni o
acquisizioni di imprese. SISTEMA DUPONT: alcuni rapporto di redditività
e di efficienza possono essere utilmente collegati tramite questo sistema. La
prima relazione lega la redditività delle attività con la rotazione delle
attività e la redditività delle vendite: ROA = reddito
operativo-imposte/attività = vendita/attività x (reddito
operativo-imposte)/vendita. Tutte le aziende vorrebbero avere una maggiore
redditività ma la capacità di ottenere tale risultato trova un limite nella
concorrenza. L'impresa si trova di fronte a un trade off tra margine di
profitto da una parte e rotazione delle attività dall'altra. Per esempio le
catene di fast food, le quali sono caratterizzate da un'elevata rotazione del
capitale, tendenzialmente operano con bassi margini di profitto, mentre gli
hotel di lusso hanno rapporti tra vendite e attività relativamente ridotti, ma
compensano tale differenza con margini più elevati. Altra relazione è la
seguente: ROE = (EBIT-imposte-interessi)/capitale netto = attività/capitale
netto x vendite/attività x (EBIT-imposte)/vendite x
(EBIT-imposte-interessi)/EBIT-imposte. Notate che il prodotto fra i due termini
intermedi è uguale al rendimento delle attività. Questo rendimento dipende
dalle capacità di produzione e di vendita e non è influenzato dalle scelte di
finanziamento. Il primo e il quarto termine dipendono invece dal rapporto
d'indebitamento. Il quarto misura il grado in cui il reddito operativo è
diminuito dagli interessi. Se l'impresa è indebitata il termine è maggiore di
1, il quarto minore di 1. Quindi il rapporto d'indebitamento può aumentare o
ridurre il rendimento del capitale netto. Pianificazione finanziaria: i
bilanci non vi aiutano solo a capire il passato, sono anche il punto di
partenza per sviluppare un piano finanziario per il futuro. Il piano
finanziario inizia indicando gli obiettivi di vendita. Spesso le aziende
investono per entrare in un mercato per ragioni strategiche vale a dire no
perché l'investimento presenta immediatamente un valore attuale netto maggiore
di zero, ma perché rappresenta una testa di ponte dell'azienda in quel mercato
e crea opzioni per effettuare possibili investimenti futuri profittevoli. Per
vedere le conseguenze finanziarie del piano, dovete sviluppare le previsioni
dei flussi di cassa. Se il flusso di cassa operativo previsto è insufficiente
per coprire sia i dividendi sia gli investimenti in capitale fisso e
circolante, occorre che l'impresa sia in grado di finanziare il deficit
indebitandosi o emettendo nuove azioni. Inoltre avete bisogno di essere
preparati a far fronte agli avvenimenti non attesi. Un modo per farlo è
determinare le conseguenze del piano nelle circostanze più probabili, usando
l'analisi di sensibilità per variare le ipotesi una alla volta. Fabbisogno
finanziario esterno = flusso di cassa - investimenti in capitale circolante
- investimenti in capitale fisso - dividendi. Per trovare a quanto ammonta il
fabbisogno finanziario dovete compiere quattro passi: 1) prevedere il flusso di
cassa dell'anno futuro (ammortamenti più reddito netto) 2) prevedere gli
investimenti addizionali in capitale circolante netto e attività fisse
necessari per sostenere l'incremento del fatturato, e inoltre la quota di utile
che sarà distribuita come dividendo. La somma di queste uscite costituisce il
totale degli impieghi. 3)calcolare la differenza fra il flusso di cassa
previsto e gli impieghi previsti. Ottenete in questo modo il denaro che deve
essere raccolto all'esterno. 4) infine costruire uno stato patrimoniale
preventivo che consideri i nuovi investimenti e l'aumento dei debiti e del
capitale netto. La soluzione ovvia è emettere non solo debiti ma anche nuove
azioni. Ci sono però altre possibilità che potrebbe valere la pena di
esplorare. Un'opzione potrebbe essere limitare i dividendi durante questo
periodo di rapida crescita. Un'alternativa potrebbe essere capire se l'impresa
può ridurre il fabbisogno di capitale circolante. Perché diciamo che non c'è
finanza nei modelli finanziari aziendali? Sono appositamente progettati per
prevedere dati contabili e naturalmente nelle loro equazioni si riflettono le
convenzioni contabili utilizzate dalle aziende. Di conseguenza, non enfatizzano
gli strumenti tipici dell'analisi finanziaria: flusso di cassa incrementale,
valore attuale, rischio del mercato e così via. Il secondo motivo per dire che
non c'è finanza in questi modelli di pianificazione finanziaria è che essi non
danno indicazioni circa quali siano le decisioni ottimali. La terza legge di
Breasley e Myers implica che non ci sia alcun modello che possa indicare la
migliore delle strategie finanziarie. Finanziamento esterno e crescita: daremo
uno sguardo alla relazione tra l'obiettivo di crescita di un impresa e le sue
esigenze di finanziamento esterno. Il tasso di crescita che un'impresa può
perseguire senza il ricorso a fondi esterni è conosciuto come tasso di crescita
interno = utili non distribuiti/attività. Può essere visto anche come tasso di
crescita interno = utili non distribuiti/reddito netto x reddito netto/capitale
netto x capitale netto/attività = rapporto di ritenzione degli utili x
redditività del capitale netto x capitale netto/attività = 0.40 x 0.18 x 0.54
significa che ci si aspetta di trattenere il 40 % del reddito netto e di
guadagnare il 18 % del capitale netto all'inizio del periodo. All'inizio
dell'anno i mezzi finanziano il 54 % delle attività nette. L'impresa può
crescere più velocemente senza emettere nuove azioni se: 1)reinveste un'elevata
proporzione dei propri utili 2) ha un'elevata redditività del capitale netto
(ROE) 3)ha un rapporto debiti/attività basso. Il tasso di crescita sostenibile
è tasso di crescita più elevato che un'impresa possa mantenere senza
incrementare la sua leva finanziaria. Ne deriva che il tasso di crescita
sostenibile dipende solo dal reinvestimento degli utili e dalla redditività del
capitale netto: tasso di crescita sostenibile = rapporto di ritenzione degli
utili x redditività del capitale netto. PIANIFICAZIONE FINANZIARIA A
BREVE TERMINE: i motivi per cui le decisioni a lungo termine vengono
definiti tali sono sostanzialmente 2: 1) riguardano attività o passività
durevoli 2)non essendo facilmente reversibili vincolano l'azienda per svariati
esercizi. In genere invece le decisioni finanziarie a breve termine riguardano
attività e passività non durevoli e sono facilmente reversibili. Le decisioni
finanziarie a lungo inoltre influenzano le decisioni a breve. Attività
correnti: oltre ai crediti commerciali vi sono le scorte che per le aziende
rappresentano un investimento infatti il loro costo comprende non solo i costi
di stoccaggio e il rischio di furto o di obsolescenza, ma anche il costo
opportunità del capitale, cioè il tasso di rendimento offerto da altre
opportunità d'investimento con analogo grado di rischio. Il mantenere le scorte
a un certo livello offre vantaggi per lo più di tipo indiretto. Un'abbondante
scorta di prodotti finiti per esempio riduce il rischio di non poter soddisfare
una domanda inaspettatamente elevata. Un'azienda che mantiene limitate scorte
di prodotti finiti ha maggiori probabilità di non riuscire a rispettare i
termini di consegna su tutte le ordinazioni. Analogamente, scorte elevate di
materie prime riducono il rischio di dover interrompere la produzione o di
dover utilizzare materiali sostitutivi più costosi in seguito a un'inattesa
scarsità. Gli ordini di grossi quantitativi di merci, anche se conducono a
livelli medi di scorte maggiori possono essere vantaggiosi se l'impresa ottiene
prezzi migliori dai fornitori. Lo scopo della gestione delle scorte è la
valutazione dei costi e dei benefici descritti e la definizione di un
ragionevole saldo di magazzino da mantenere. Inoltre vi tra le attività
correnti anche i titoli e la cassa. Mantenere larghe giacenze di cassa è sempre
utile, in quanto riducono il rischio di avere tensioni di liquidità e di dover
raccogliere maggiori quantità di fondi con breve preavviso. D'altra parte, però
mantenere liquidità non impegnata comporta dei mancati profitti rispetto a un
investimento in titoli. Legami tra decisioni di finanziamento a lungo e
breve termine: il fabbisogno finanziario della maggior parte delle imprese
italiane ha un andamento irregolare. Il fabbisogno finanziario può essere
coperto da finanziamenti sia a breve che a lungo termine. Più precisamente:
quando i fondi a lungo termine non coprono interamente il fabbisogno
finanziario, l'azienda è costretta a colmare la differenza con la raccolta di
capitale a breve. Quando i invece i finanziamenti a lungo termine eccedono il
fabbisogno finanziario, l'azienda dispone di un surplus di cassa da impiegare
in investimenti di breve durata. In primo luogo la maggior parte dei direttori
finanziari tenta di far coincidere le scadenze delle attività e delle
passività: cioè finanzia le attività a lunga durata con prestiti a lungo
termine e capitale netto. In secondo luogo, la maggior parte delle imprese
investe permanente in capitale circolante netto e finanzia questo investimento
con risorse a lungo termine. Conforto di un surplus di cassa: in genere
le imprese investono il loro surplus di cassa in buoni del tesoro o in altri
titoli facilmente liquidabili, ma per le aziende soggette a imposizione fiscale
questo rappresenta nel migliore dei casi un investimento con un VAN pari a
zero. Perciò riteniamo che le aziende che presentano un surplus di cassa
permanente dovrebbero mettersi a dieta riducendo il finanziamento a lungo
termine a un livello pari o inferiore al loro fabbisogno finanziario. Prospetti
fonti impieghi di fondi: ricordatevi che gli incrementi di attività e i
decrementi di passività sono impieghi di capitale, gli incrementi di passività
e i decrementi di attività sono invece fonti. Le fonti di capitale però non
sono riconducibili solo a queste variazioni: la principale è costituita dalla
gestione corrente in pratica utili più ammortamenti. Flusso di cassa: il
flusso di cassa operativo potrebbe non rappresentare una fonte di dollari reali
perché: 1)nella determinazione del risultato netto le deduzioni per costi non
monetari potrebbero non limitarsi agli ammortamenti. Poiché l'obiettivo del bilancio
fiscale è la minimizzazione del reddito imponibile ne deriva che nel bilancio
per gli azionisti il debito corrente d'imposta risulta sovrastimato e di
conseguenza il flusso di cassa operativo al netto delle imposte sottostimato.
2)il reddito viene calcolato sulla base delle vendite effettuate e non degli
incassi. Pensate a ciò che avviene nel caso di vendite a credito. L'impresa
registra un profitto nel momento della vendita, ma non si verifica alcuna
entrata di cassa fino al momento del pagamento della fattura e quindi fino ad
allora il saldo di cassa della società non cambia. In seguito quando i crediti
vengono saldati si verifica un aumento del saldo di cassa che però non provoca
né ulteriori profitti, né un incremento del capitale circolante: l'aumento del
saldo di cassa è controbilanciato da una diminuzione di pari importo dei
crediti commerciali. Il punto di forza del capitale circolante netto è dato dal
non andare soggetto a fluttuazioni stagionali né a modificazioni in seguito a temporanei travasi di fondi tra
differenti attività e passività correnti. Tale punto di forza costituisce anche
il punto debole: esso nasconde infatti molte informazioni interessanti.
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