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Lo sviluppo economico dal 1945 al 1971
Il problema della ricostruzione in Europa
L'Europa era stata particolarmente colpita dalle conseguenze della guerra: i morti superavano i 25 milioni,
l'agricoltura risentiva la mancanza di manodopera, le industrie e le vie di comunicazione erano danneggiate o
distrutte, la "cortina di ferro" comunista isolò le regioni balcaniche e danubiane.
Si imponeva dunque in tutti i settori il problema della ricostruzione, ma gli Stati europei non erano in grado
di acquistare macchine, materie prime, mezzi di trasporto, beni alimentari e industriali indispensabili alla
ricostruzione. Per uscire da questa situazione si fece ricorso ad una cooperazione internazionale, che si
realizzò tramite istituzioni finanziarie appositamente create, e grazie al Piano Marshall, che consentì il
finanziamento della ricostruzione.
Verso la ricostruzione del sistema mon 313c24d etario internazionale
Con la conferenza di Bretton Woods (1944) si posero le basi per la ricostruzione del sistema mon 313c24d etario
internazionale. La discussione verteva su due progetti: il primo, sostenuto dall'americano While, che
intendeva rivalutare le ampie riserve auree statunitensi tornando al gold exchange standard con l'oro come
principale mezzo di pagamento internazionale; il secondo, sostenuto dall'inglese Keynes, si fondava sulla
necessità di sostituire all'oro (che scarseggiava in Gran Bretagna e in tutta Europa) altri mezzi liquidi di
nuova creazione (bancor), gestiti da una superbanca centrale.
La tesi americana finì per prevalere e dopo gli accordi di Bretton Woods nacquero due istituzioni finanziarie:
il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS).
Il Fondo Monetario Internazionale aveva gli obiettivi di incoraggiare la cooperazione monetaria
internazionale, facilitare l'espansione e l'incremento del commercio internazionale, favorire la stabilità dei
cambi, collaborare alla fondazione di un sistema multilaterale di pagamenti e contribuire alla eliminazione
delle restrizioni di cambio che ostacolavano il commercio mondiale. I Paesi facenti parte del Fondo dovevano
fissare la parità aurea della propria moneta (pur senza l'obbligo di convertibilità) e una volta dichiarata la
parità, eventuali modifiche sarebbero state autorizzate dal Fondo solo nei limiti del 10%. Lo scopo principale
del Fondo era quello di costituire un sistema monetario internazionale basato sulla stabilità dei cambi, per
evitare fluttuazioni monetarie capaci di turbare le relazioni economiche.
La politica del FMI fu completamente dominata dagli Stati Uniti, che contribuirono alla sua dotazione con la
quota maggiore. La contabilità era tenuta in dollari e anche i prestiti erano concessi in questa valuta,
istituzionalizzando il gold exchange standard, poiché l'azione del FMI fu volta ad assicurare un sistema
monetario fondato sulla convertibilità delle monete in dollari e sulla stabilità dei cambi.
La Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo era un istituto di credito mobiliare internazionale, i
cui compiti erano: aiutare con prestiti la ricostruzione e lo sviluppo delle economie degli Stati membri
distrutti dalla guerra; promuovere l'investimento di capitali privati in territori stranieri; concedere prestiti a
fini produttivi, quando i capitali privati non fossero disponibili.
I primi prestiti furono destinati all'Europa per la ricostruzione, ma le richieste di prestiti erano largamente
superiori alla disponibilità effettiva, per la maggior parte di origine statunitense. Di conseguenza si fece
ricorso ad obbligazioni collocate sui mercati ricchi di disponibilità finanziarie.
Una volta entrato in vigore il Piano Marshall, l'azione della BIRS si rivolse alla promozione dello sviluppo
economico delle aree depresse (Africa, America Latina).
Il FMI e la BIRS finirono per integrare le loro funzioni. Attenuando la instabilità del corso dei cambi il Fondo
forniva sicurezza alle prospettive di investimento a lungo termine realizzate attraverso la Banca che a sua
volta, nella misura in cui promuoveva la ripresa dell'attività produttiva e lo sviluppo duraturo del reddito di
un Paese, tendeva a ridurre le cause di squilibrio della bilancia dei pagamenti e quindi a contenere l'impegno
finanziario del Fondo. Tuttavia a causa dell'insufficienza dei fondi a disposizione, queste istituzioni non
furono in grado di risolvere il problema della ricostruzione europea.
Nel frattempo l'economia statunitense aveva assunto una posizione di schiacciante superiorità rispetto alle
altre nazioni e la sua economia condizionava pesantemente quella mondiale. Per mantenere l'economia ai
livelli raggiunti andavano soppressi i sistemi preferenziali, come quello che ostacolava le esportazioni verso
l'Inghilterra e i Paesi dell'area sterlina. Gli Stati Uniti concessero quindi un forte prestito all'Inghilterra a
condizione che quest'ultima avesse reso convertibile la sterlina in dollari. Vista la necessità di materie prime
(da pagare in dollari) necessarie alla ricostruzione, Keynes aderì alla proposta americana. Anche il Canada
concesse un notevole prestito, ma le richieste di cambio della sterlina in dollari furono tanto ampie da
costringere a sospendere la convertibilità e procedere al controllo dei cambi, dopo sole 5 settimane.
Gli interventi fino ad allora elaborati non furono quindi sufficienti a far fronte elle enormi esigenze dei Paesi
devastati dalla guerra, si impose quindi una soluzione diversa e più radicale: il Piano Marshall.
Il Piano Marshall e i suoi riflessi sull'economia mondiale
Il Piano Marshall (1948) accordò ai Paesi europei in difficoltà aiuti gratuiti in beni o in dollari, da utilizzare per
l'acquisto di materie prime o macchine necessarie a dare avvio alla ricostruzione. Una volta venduti i beni sui
rispettivi mercati, ogni governo avrebbe versato su un conto speciale gli introiti che sarebbero stati utilizzati
per il finanziamento dei lavori pubblici o per rimborsare debiti. Per identificare il deficit europeo e coordinare
le richieste furono create due amministrazioni parallele: l'OECE (Organisation of Economic Cooperation for
Europe), con cui l'Europa riferiva alla controparte americana, l'ECA (Economic Cooperation Administration)
che a sua volta avrebbe richiesto gli aiuti necessari al governo americano nell'ambito dell'ERP (European
Recovery Program).
L'URSS e le democrazie popolari restarono fuori dall'OECE, perché vedevano nel Piano Marshall una mossa
politica degli Stati Uniti il cui scopo era creare un "blocco occidentale" da contrapporre all'URSS.
Effettivamente, se da una parte il Piano Marshall rimediò alla penuria di dollari in Europa e sostenne le
esportazioni americane, dall'altra con questa operazione gli Stati Uniti rafforzarono la loro posizione in
Europa, visto il timore che ispirava la potenza sovietica.
Ma l'attuazione del Piano Marshall non fu facile perché le monete europee non avevano convertibilità
reciproca e gli scambi erano necessariamente legati a un rigido sistema di accordi bilaterali. Per creare un
sistema di pagamenti multilaterali fu creata nel 1950 in seno all'OECE l'Unione Europea dei Pagamenti (UEP),
la cui funzione era quella di offrire un sistema di credito internazionale.
Da parte sovietica fu costituito il Comecon (Consiglio di Mutua Assistenza Economica), con gli stessi scopi
economici e politici del Piano Marshall. In questo modo i Paesi del'Est europeo entrarono sotto l'influenza
dell'URSS e costituirono un'area definitivamente isolata dall'influenza occidentale.
Lo sviluppo dell'economia e le politiche di integrazione in Europa
Grazie al Piano Marshall la ricostruzione dell'economia europea si attuò con successo e rapidamente, in
modo particolare in Germania e in Italia. Il ritorno al commercio multilaterale fu completato dalla
integrazione conseguita con CECA prima e con la CEE poi (con abbassamento delle barriere doganali e
cooperazione economica), con lo scopo di contrastare la potenza statunitense. L'integrazione economica non
ebbe però seguito in quella politica, in quanto gli Stati vollero mantenere la propria sovranità e libertà
d'azione.
La Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA) consistette in un accordo per il quale all'interno di
questa comunità l'acciaio e il carbone potessero circolare liberamente, in modo da abbassare i prezzi
attraverso una comune politica di investimenti. Alla CECA aderirono nel 1952 Belgio, Francia, Repubblica
Federale Tedesca, Italia, Lussemburgo ed Olanda.
L'Alta Autorità, l'organo più importante della CECA, aveva l'incarico di impedire dunping, tariffe preferenziali
e cartelli, di assicurare una eguale possibilità di accesso alle fonti produttive, di fissare prezzi il più possibile
bassi e di migliorare le condizioni di vita e di impiego della manodopera.
L'esperienza positiva della CECA fece scaturire il progetto di un'integrazione più ampia, che coinvolgesse
l'intera economia degli Stati membri.
A questo scopo nacque nel 1957 la Comunità Economica Europea (CEE), inizialmente per opera dei Paesi
promotori della CECA. Il trattato prevedeva la necessità di coordinare l'intera politica economica, sociale e
finanziaria dei 6 Paesi attraverso: la riduzione e l'abolizione dei dazi doganali; l'adozione di una tariffa
comune verso i Paesi terzi; l'adozione di una tariffa speciale per i prodotti agricoli; l'associazione alla CEE dei
territori francesi e belgi in Africa.
La CEE non era quindi solo un'unione doganale, ma soprattutto economica, tanto da costituire negli anni
Settanta l'area commerciale più importante del mondo.
Simile alla CEE fu l'Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA), promossa dall'Inghilterra, il cui obiettivo
era quello di sopprimere in 10 anni le dogane interne per i prodotti industriali tra i Paesi membri (Inghilterra,
Paesi scandinavi, Svizzera, Austria e Portogallo). Ma la CEE fu sempre in vantaggio sull'EFTA, da cui il
desiderio di questi ultimi di entrare a far parte del Mercato Comune.
Infine nel 1957 fu costituito l'Euratom, comunità il cui scopo era quello di promuovere l'utilizzazione pacifica
dell'energia atomica e di sviluppare l'industria nucleare.
L'espansione dell'economia americana dal 1945 al 1971
Tra il 1945 e il 1971 l'economia americana conobbe diverse crisi, anche se nessuna paragonabile a quelle del
periodo tra le due guerre. L'unico segnale preoccupante era l'elevato tasso di disoccupazione. Inoltre la forza
del dollaro, che non risentiva dell'inflazione, non favorì la ripresa come era avvenuto in Europa, dove le
monete erano libere di fluttuare. Il dollaro infatti aveva preso il posto che era stato dell'oro e della sterlina
come valuta internazionale e di riferimento. La convertibilità del dollaro e la sua svalutazione avvennero solo
nel 1971, a causa delle ingenti spese legate alla guerra del Vietnam.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale gli Stati Uniti si erano sostituiti alla Gran Bretagna ed erano
diventati creditori di tutto il mondo con le loro politiche di aiuti (anche privati), rivolti non soltanto all'Europa
ma anche ai Paesi asiatici, africani e dell'America Latina.
Con il presidente Kennedy nel 1962 gli Stati Uniti abbandonarono il protezionismo e attuarono concessioni
reciproche con i Paesi della CEE per promuovere gli scambi commerciali tra le due grandi aree economiche.
La crescita dell'industria comportò una forte domanda di materie prime, soprattutto dai Paesi in via di
sviluppo da cui divennero dipendenti. Allo stesso tempo aumentarono anche le esportazioni di manufatti,
principalmente verso l'Europa. Ma nel 1971 le importazioni per la prima volta superarono le esportazioni.
A provocare il deficit della bilancia commerciale intervenne certamente la diminuzione della domanda da
parte di Europa e Giappone, insieme alla mancanza di competitività dei prodotti americani, dovuta agli
elevati costi di produzione e alla sopravvalutazione del dollaro.
Questi squilibri furono dovuti all'eccessiva elargizione di dollari in Europa e in Giappone, dollari che venivano
accantonati a riserva oppure trasformati in oro. Gli Stati Uniti si trovarono quindi in penuria d'oro e furono
costretti nel 1971 a svalutare il dollaro, nella speranza di riacquistare competitività sui mercati stranieri.
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