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Le semplificazioni della macroeconomia

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Le semplificazioni della macroeconomia

La macroeconomia studia le variabili economiche aggregate. I macroeconomisti assumono che il mondo sia molto più semplice di quanto in realtà non sia. Fingono che esista un solo bene con un'unica D 949j94j e un'unica S in un unico mercato.

Sulla base di tali semplificazioni si possono costruire dei modelli. Occasionalmente le revisioni del sistema teorico sono indotte da eventi storici. Nel '36 Keynes propose un'interpretazione per la depressione che avrebbe trasformato completamente la macroeconomia. Negli anni '70 molti paesi attraversarono un periodo di stagflazione (stagnazione + inflazione).

Perché i macroeconomisti sono spesso in disaccordo

Alcuni economisti sono propensi a ridurre le disuguaglianze pur avendo effetti recessivi sull'economia. Altri ritengono, invece, che queste disparità di reddito siano accettabili e che l'attività produttiva sia un obiettivo prioritario.

Esistono diverse linee di pensiero: i progressisti sono più interessati alla distribuzione del reddito ed alla disoccupazione, mentre i liberisti alla crescita ed alla lotta all'inflazione. Le loro opinioni divergenti dipendono dal fatto che gli economisti non possono condurre esperimenti guidati (come ad esempio un chimico).

Uno sguardo sul mondo



Negli USA, dopo la recessione degli anni '90, l'economia è cresciuta costantemente, l'inflazione e disoccupazione erano basse, mentre in molti paesi europei era elevata. Il Giappone è caduto in una profonda recessione, mentre il sud est asiatico in una grave crisi.

Gli USA

Quando i macroeconomisti osservano un'economia si concentrano innanzitutto su 3 indicatori: la produzione aggregata, il tasso di disoccupazione, il tasso di inflazione.

La storia è ciclica, ossia composta da fasi alterne di espansione e recessione.

La disoccupazione americana è troppo bassa? Alcuni macroeconomisti temono gli effetti inflazionistici di un livello di disoccupazione troppo basso e questo potrebbe causare una recessione. Altri sostengono che le nuove tecnologie della new economy consentano di operare ad un minor tasso di disoccupazione per cui non ci si deve preoccupare.

Il mercato azionario è salito troppo? Alan Greenspan diceva nel dicembre del '96 che l'aumento del mercato azionario rifletteva una esuberanza irrazionale: l'aumento del prezzo delle azioni derivava da un eccessivo ottimismo, che avrebbe portato ad un declino.

Crescente disuguaglianza salariale. Il salario medio dei lavoratori che non hanno terminato la scuola superiore è diminuito di circa  l'1 % annuo. Questa disparità di salario è dovuta dal commercio internazionale e dal progresso tecnologico. I salari relativi non farebbero altro che riflettere l'evoluzione della D di lavoro.

L'UE

È una vera e propria potenza economica: anche se la disoccupazione è ancora molto elevata, si hanno buone notizie sul versante inflazione. Come causa principale della disoccupazione, alcuni indicano l'elevata protezione sociale (assistenzialismo). Secondo altri un'espansione della D potrebbe ridurre il tasso di disoccupazione (moltiplicatore).

L'Italia

Ha un debito pubblico che eccede il 100% del reddito nazionale. Alle radici della recente esplosione del debito vi è l'aumento della spesa sociale non finanziato da un corrispondente aumento delle imposte.

Per quanto riguarda l'inflazione la storia è simile a quella del debito che esplose agli inizi degli anni '70.

Per la disoccupazione la crescita è stata in Italia, Francia e Germania un'esperienza comune, ma in Italia si è concentrata fortemente in alcune aree del paese ed in alcuni gruppi sociali (divario Nord-Sud).

Il Giappone ed il Sud-est asiatico

L'indice Nikkei è l'indice dei prezzi delle azioni nel mercato azionario giapponese. Nei primi anni '90 l'impennata ed il crollo del Nikkei fu dovuta da una bolla speculativa. Nel tentativo di stimolare la D la banca centrale giapponese ha ridotto i tassi di interesse, tagliato le imposte ma finora queste misure hanno avuto poco effetto. In Thailandia, invece, la crisi è iniziata quando alcuni investitori esteri hanno deciso di ritirare i loro capitali dal paese.





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