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Il grande sviluppo dell'economia tedesca dopo la fondazione dell'impero
Dopo la proclamazione dell'impero l'economia tedesca conobbe una crescita continua e costante (dal 1850 al
1913 il tasso medio annuo di crescita fu del 2,6%). Il settore predomi 232e43c nante nella crescita era quello
industriale, seguito dal terziario, mentre ultima veniva l'agricoltura, che divenne sempre meno importante
nel computo del prodotto interno lordo e nel numero degli addetti, nonostante il fortissimo incremento della
popolazione.
L'eccedenza della popolazione veniva infatti impiegata nell'industria, che ben presto conquistò il primo posto
in Europa nei settori dell'acciaio, dell'energia elettrica, delle industrie meccaniche, chimiche ed estrattive.
Contemporaneamente vi fu un notevole aumento del reddito reale che sostenne la domanda di beni di
consumo e quindi il mercato interno, favorendo le industrie tessili (come la cotoniera che era la maggiore in
Europa).
Questi fortissimi aumenti erano dovuti ovviamente alla maggior disponibilità dei fattori di produzione: ad
esempio la forte crescita della popolazione (la Germania era il secondo Stato più popolato dopo la Russia) e
l'uso massiccio delle nuove tecnologie portarono ad una continua crescita della produttività del lavoro, sia in
campo industriale che agricolo. Inoltre la forte indennità di guerra pagata dalla Francia portò ad uno stato di
euforia finanziaria che causò un aumento fortissimo della produzione nel quinquennio 1870-74.
La crisi che iniziò nella seconda metà del 1873 ebbe una lunga durata (fino al 1880) ma non si ripercosse in
modo eccessivamente negativo sulla produzione. Tuttavia quello che impedì una rapida ripresa fu la scarsa
domanda estera (tra il 1873 e il 1896 c'era una fase B di Kondratieff) di cui risentirono specialmente le
industrie tessili e quelle dei beni di consumo.
Con gli anni '80 la congiuntura ritornò favorevole e la Germania riprese il suo sviluppo, orientando gli
investimenti in nuovi settori industriali e nello sviluppo di tecnologie avanzate. La ripresa fu causata
essenzialmente alle forti ordinazioni di materiale ferroviario dagli Stati Uniti, mentre anche le industrie dei
beni di consumo si riebbero grazie all'aumento della domanda estera e interna e alla discesa dei tassi di
interesse, che rese più facile il reperimento dei capitali per l'introduzione delle nuove tecnologie. In questo
modo si svilupparono notevolmente le industrie dell'acciaio e quelle tessili. Le crisi del 1886, 1901-2 e 1906
ebbero scarsi effetti sull'economia tedesca grazie alla modernità delle proprie industrie, e poté concentrarsi
in ogni modo sulle esportazioni. Anche l'aumentata produttività dell'agricoltura aiutò a superare la crisi. Nel
frattempo le industrie fondamentali, come quelle metallurgiche, meccaniche ed estrattive, continuarono ad
espandersi ad un tasso superiore delle altre, garantendo una solida base all'economia. La produzione di
carbone salì verticalmente, come pure quella siderurgica, favorita dall'annessione della Lorena con i suoi
ricchi giacimenti di minerale e dall'introduzione del nuovo processo Gilchrist-Thomas. Nella produzione di
ferro, ghisa e acciaio la Germania era ormai seconda solo agli Stati Uniti. Anche l'industria meccanica e
specialmente navale era in grande crescita, tanto che solo la Gran Bretagna superava la flotta tedesca.
L'industria tessile grazie all'annessione dell'Alsazia (sede del settore più moderno e specializzato dell'industria
cotoniera tedesca) aveva subito un notevole sviluppo, sia nel mercato interno che in quello estero.
L'industria cotoniera e quella della seta ebbero una grande crescita grazie alla meccanizzazione, mentre
quella laniera dovette contare sulla materia prima estera e quella del lino praticamente scomparve.
Le industrie che si svilupparono in modo rapidissimo dopo la costituzione dell'impero furono la chimica e
l'elettrica. Quella chimica si rivolgeva soprattutto all'estero, mentre quella elettrica era leader nei mercati
mondiali.
Conseguenza della crescita dell'industria e del commercio interno ed estero fu l'ulteriore sviluppo delle
comunicazioni e dei mezzi di trasporto, anche urbani e suburbani. Le ferrovie diventarono ben presto il
settore più importante del pubblico impiego, mentre furono ripresi gli investimenti nelle vie d'acqua interne
per il trasporto del carbone e del ferro necessari alle industrie, tanto che la flotta interna superò in numero e
tonnellaggio quella marittima.
Lo sviluppo industriale diede vita ad una sostenuta richiesta di manodopera, che dalle province più povere si
spostò alle città dando vita al fenomeno dell'urbanesimo che causò grandi investimenti nell'edilizia nel
quadriennio 1870-1913. Ma la manodopera interna non era sufficiente e si dovette perciò ricorrere agli
immigrati soprattutto polacchi.
In Germania, contrariamente agli Stati Uniti, gli industriali si accordarono per evitare la concorrenza in unioni
dette "cartelli".
I cartelli erano di quattro tipi: quelli in cui ci si divideva il mercato, quelli che stabilivano i prezzi di vendita,
quelli che stabilivano il volume totale della produzione e quelli che fissavano le quote di partecipazione agli
utili. C'erano poi i cartelli verticali e quelli orizzontali: i primi raggruppavano le industrie impegnate nei diversi
stadi della produzione, dalla materia prima al prodotto finito; i secondi raggruppavano le aziende che
producevano lo stesso tipo di materia prima o di prodotto finito. Spesso i cartelli si trasformavano in trusts,
consistenti in un'unica società proprietaria che univa le ditte interessate, o davano luogo a fusioni tra le ditte
stesse.
Anche il settore agricolo dava un notevole contributo alla crescita economica. Il settore cerealicolo, dietro
richiesta degli Junker, fu protetto, mentre il raccolto della patata era molto superiore a quello di tutto il resto
dell'Europa. I contadini, grazie alla diffusione del credito agricolo e cooperativo, potevano utilizzare tutti i più
recenti ritrovati che permettevano di far aumentare la produttività. Anche l'istruzione agricola fu importante
nello sviluppo dell'agricoltura.
Tuttavia l'incremento demografico fu superiore alla capacità produttiva e la Germania dovette importare
dall'estero grano e foraggio. Le importazioni non si limitarono a quelle agricole, ma anche alle materie prime
e ai semilavorati di cui abbisognavano le industrie, che a loro volta esportavano i prodotti finiti. Il commercio
estero divenne quindi fondamentale per la Germania che adottò una politica estera più intraprendente e si
inserì nella corsa alle colonie. Per questo si sviluppò una forte marina militare e la Germania si confrontò non
solo con la Francia e la Russia, ma anche con l'Inghilterra, il cui valore delle esportazioni all'inizio del XX
secolo era ormai alla pari con quello tedesco.
Tutto ciò fu reso possibile da molti fattori: l'uso del dumping, l'utilizzo massiccio delle filiali estere delle
banche tedesche, i grandi investimenti esteri.
Dal punto di vista sociale, dopo il 1891 il partito socialdemocratico tedesco (il più forte a livello europeo)
adottò totalmente la dottrina marxista, concentrando i suoi sforzi nel campo parlamentare, e questo
orientamento si accentuò con l'inizio del nuovo secolo specialmente per influsso del movimento sindacale.
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