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I grandi proprietari terrieri sono

economia



Gli assetti della proprietà fondiaria → di chi è la terra (uno dei 3 fattori della produzione, insieme al capitale e al lavoro)? In età pre-industriale, farsi questa domanda significava anche chiedersi chi deteneva il potere.

I grandi proprietari terrieri sono:

  • Stato (beni della corona, che appartengono alla famiglia della casa regnante, e beni demaniali)
  • Chiesa: oggi essa non ha il potere economico che aveva in età pre-industriale (che era grandissimo) → essendo una società dominata dalla Chiesa, quando qualcuno moriva spesso lasciava i propri beni ad essa. Nell'età moderna, la Chiesa possiede molti territori
  • Privati: non sono moltissimi
  • Terre comuni = appartengono collettivamente ai villaggi e possono essere usate dai contadini di quei villaggi, secondo regole stabi 929g68j lite dal villaggio stesso.



:: Come si può disporre di queste terre?

Libertà giuridica nell'uso delle terre: Terre aperte → limitata (il singolo deve seguire le norme stabilite dal villaggio)

Terre chiuse → illimitata (il proprietario ha piena libertà di utilizzo)

:: Gli assetti contrattuali → chi coltiva la terra? I casi in cui il proprietario coltiva direttamente la terra sono rari, si parla di:

coltivatore diretto = soluzione in cui il conduttore, cioè chi coltiva la terra, coincide con il proprietario; è minoritario, si parla della piccola società contadina.

nella maggior parte dei casi, infatti, conduttore e proprietario non sono la stessa persona e si ricorre quindi a soluzioni contrattuali, per regolare i rapporti tra proprietario e coltivatore, anche molto diverse, che possono essere ricondotte a due grandi tipologie:


1) Affitto: soluzione contrattuale che prevede il pagamento di un canone per poter utilizzare la terra che si coltiva. Il canone può essere in denaro o in natura (nella maggior parte dei casi), cioè conferendo dei prodotti del suolo. All'interno dell'affitto possiamo distinguere   

- di tipo capitalistico: presenza di un fittavolo-imprenditore che prende in affitto una grande appezzamento per vendere i prodotti sul mercato e guadagnare il più possibile = da un alto investe per rendere più produttiva la sua terra e dall'altro ricorre a lavoratori salariati, che non hanno nessun legame/ rapporto con la terra che coltivano; vi è l'impiego di tecniche innovative e il pagamento di un canone in denaro (tipico della bassa lombarda: una delle zone più sviluppate dell'agricoltura europea)

Grande affitto

- di tipo parassitario: grandi terreni dove si mantiene una divisione interna in tanti piccoli appezzamenti dati in affitto ai contadini, l'affittuario si colloca tra la proprietà e i contadini che coltivano i piccoli appezzamenti e si limita a percepire una rendita (tipico della pianura veneta): egli guadagna senza far niente (il suo guadagno è dato dal subaffitto, questo non è un imprenditore, non rinnova e non produce per il mercato).

Queste due tipologie di grande affitto sono completamente diverse.


Piccolo affitto: soluzione che riguarda piccoli terreni e prevede di solito il pagamento di un canone in natura


Il latifondo: è un'agricoltura molto poco produttiva, superfici molto estese con coltivazione estensiva dei cereali e ampi pascoli, assenza di investimenti, affitti precari e di breve durata ai contadini (tipico dell'Italia centro-meridionale: è il motivo per cui quest'agricoltura ora è la più arretrata in Italia).


2) Compartecipazione: così detta perché sia il proprietario che il contadino-conduttore contribuiscono alla vita dell'azienda, dividendo poi il raccolto.

Le soluzioni più diffuse sono:


- Mezzadria (domina l'agricoltura dell'Italia centrale per secoli): il proprietario conferisce la terra e a volte anche gli attrezzi e le sementi, mentre il contadino eroga la forza lavoro sua e della famiglia; alla fine si divide, almeno in linea teorica, a metà il raccolto ottenuto nel podere, la divisione però non è mai a metà perché il proprietario conferisce anche attrezzi e sementi, quindi al momento della divisione questa è squilibrata a favore del proprietario.


- Affitto misto: soluzione che prevede il pagamento di un canone in natura, come nell'affitto, per i prodotti del suolo e la divisione a metà del raccolto, come nella mezzadria, per i prodotti del soprassuolo (= crescono sulle piante) come l'uva (tipico dell'alta pianura lombarda).


Il dibattito sulla mezzadria è stato per lunghissimo tempo considerato un contratto arretrato e poco favorevole al progresso agricolo → perché mai il contadino dovrebbe impegnarsi? Alla fine dell'anno egli deve dividere e anche se durante l'anno si impegna di più, comunque i frutti della sua fatica finiscono in mano al proprietario terriero.

Nel corso del tempo, si è arrivati a una nuova visione, anche grazie ai risvolti dal punto di vista imprenditoriale e del capitale umano che si sono trovati all'interno del contratto di mezzadria, che lascia ai contadini libertà sulle scelte produttive. Il grado di istruzione dei mezzadri era maggiore rispetto a quello dei contadini, perché se non sapevano fare i conti era più probabile che il proprietario li fregasse.


:: Assetti colturali → come si coltiva la terra?

Problema: riuscire a produrre in quantità sufficiente per nutrire la popolazione, di modo che ci sia equilibrio fra popolazione e risorse.


Il problema dell'agricoltura è quello di riuscire ad aumentare o i rendimenti o la superficie utile sfruttabile dal punto di vista agricolo (modo più diffuso in età pre-industriale). La via obbligata per ottenere tali risultati è il superamento del maggese (questa è la difficoltà maggiore), cioè il periodo di riposo periodico in cui la terra viene ripetutamente arata per eliminare le erbacce e concimata per consentire ai terreni di recuperare fertilità. (La terra non può essere coltivata ripetutamente per anni e anni, perché una pianta, per crescere, impoverisce la produttività del terreno).


Nel corso dell'età moderna, in Europa, fatte salve alcune aree molto avanzate dal punto di vista agricolo, come le la bassa pianura lombarda, predominano due sistemi di coltivazione (fino al XVIII secolo):


il sistema dei 2 campi = rotazione biennale, in cui il 50% della superficie viene coltivata a grani e l'altro 50% lasciato a maggese, l'anno dopo si inverte. Il limite di questo sistema è appunto che si coltiva solo il 50%;


il sistema dei 3 campi = rotazione triennale, dove si divide il terreno tra cereali invernali (frumento), cereali primaverili (es. l'avena, che si semina a primavera e si raccoglie a sett/ott) e maggese, che poi vengono fatti ruotare in successione nel campo. In questo modo si coltiva il 66% del terreno: si ha così più terra a disposizione per la coltivazione.







Questi sistemi non sono molto produttivi perché, data la necessità di coltivare soprattutto i cereali, che sono la base dell'alimentazione, si innesca un circolo vizioso. Infatti, per aumentare la produttività occorrerebbe una maggiore quantità di concime, per rendere più fertile la terra, ma per ottenerla occorre aumentare lo spazio a pascolo, usato per nutrire il bestiame e quindi ridurre quello destinato al grano (da questa situazione si uscirà con la rivoluzione agraria). Oppure ci sarebbe la possibilità di estendere le superfici coltivate, ma si tratta di una crescita estensiva che conduce a rendimenti decrescenti (le terre migliori sono le prime coltivate e, man mano che si procede, si finisce su suoli sempre meno fertili, con rendimenti sempre più bassi, a confronto con la quantità di lavoro e sforzi in termini economici).


Un punto di partenza: la grande distanza organizzativa e produttiva tra l'agricoltura tradizionale e l'agricoltura a partire dalla rivoluzione agraria


Confronto fra le caratteristiche dell'agr tradizionale e di quella moderna (dopo la rivoluz agraria)

Tradizionale (pre -1800, Europa continentale)   Moderna XX sec.


produz. venduta fuori azienda  < 50% > 50%

fattori produzione acquistati   < 10% > 30%

forza lavoro in agricoltura   fino al 70% < 10%

produzione  per ettaro 10-20 q. > 40 q.

concimi    naturali e organici chimici

grado di specializzazione basso alto

controllo piante infestanti   maggese rotazioni, erbicidi

quantità lavoro per ettaro   alta bassa

quantità terra per lavoratore    bassa alta

fonti di energia    lavoro umano e animale petrolio-elettricità


Vi furono anche grandi cambiamenti dal punto di vista della proprietà:

diffusione terre di proprietà

statale molto estese estese

ecclesiastica   molto estese poco estese

collettiva  molto estese inesistenti

individuale  poco estese molto estese


3 grandi processi di cambiamento:

Trasformazioni del regime agrario

Contenuto

Conseguenze

Abolizione dei privilegi feudali, giudiziari e fiscali (i più privilegiati erano i nobili e la Chiesa)

Eguaglianza giuridica e fiscale dei cittadini (maggiore equità)

Abolizione della servitù della gleba, istituzione che risale al Medioevo (ci sono però parti d'Europa dove rimane fino all' '800)

Libertà di circolazione degli uomini

Abolizione della manomorta: i beni vincolati in questo modo non possono essere venduti = il mercato della terra era molto "ingessato"

Libertà di circolazione della terra

Soppressione degli usi civici = regole che normavano le terre di proprietà comune

Libertà d'uso della terra

Appoderamento delle terre ex-feudali e collettive

Ampliamento della proprietà privata (condizione fondamentale per la rivoluzione agraria)


Diffusione dello spirito capitalistico nello sfruttamento della terra (in vista della produzione per il mercato e per guadagnare). Questo è consentito da:

abolizione dei privilegi economici, fiscali e giuridici di cui godevano alcuni ceti come il clero e la nobiltà;

passaggio in mani borghesi della proprietà della terra (parte molto consistente) mediante l'acquisto di terre statali (che vengono vendute dai sovrani per avere così risorse per le guerre), di nobili in rovina (i nobili, nell'età moderna, devono vivere in modo splendido per potersi chiamare tali, ma questo costa molto: famiglie un po' più deboli dal punto di vista economico hanno difficoltà, perché le rendite dei terreni non permettono loro di mantenere quel tenore di vita. I nobili chiedono quindi prestiti a borghesi e banchieri, che chiedono come garanzia i terreni; una volta che il nobile è andato in rovina, i borghesi si prendono le terre), oppure di terre confiscate dallo Stato a nobiltà e clero (queste vengono messe all'asta e comprate da banchieri, mercanti, .);

passaggio in mani borghesi della conduzione della terra, mediante la stipulazione di contratti di affitto a medio e soprattutto a lungo termine (grande affitto capitalistico), tutto viene gestito in modo migliore.


Razionalizzazione delle modalità di coltivazione della terra (elemento fondamentale che consente l'aumento della produttività).

Dal 1700 circa prende avvio, in Inghilterra, la rivoluzione agraria attraverso l'introduzione di una rotazione più efficiente di tipo quadriennale, con l'impiego di leguminose, tuberi, foraggi (già sperimentata nei Paesi Bassi) e l'eliminazione del maggese. A partire dalla rivoluzione agraria si riesce a sfruttare tutto il terreno, con l'inizio di coltivazione di patate, tuberi, .. L'impatto di questa innovazione è amplificato dal fenomeno delle enclosures (recinzioni), che si traduce in una concentrazione delle proprietà terriera; una rotazione quadriennale, infatti, richiede di avere terreni molto estesi.




Con la rotazione quadriennale due parti del terreno vengono adibite alla produzione di cereali, la terza alla coltivazione di leguminose e la quarta a prato (piante da foraggio). In questo modo si possono sfruttare tre quarti della superficie coltivabile = progresso!

Con questo sistema la produzione agricola aumenta in modo considerevole perché:

si allarga la superficie coltivata

si sviluppa l'allevamento del bestiame con il passaggio dall'allevamento transumante a quello stabile (perché lo si può tenere sul proprio terreno) e dal circolo vizioso dell'agricoltura di antico regime a quello virtuoso dell'high farming

cresce la fertilità del terreno per la maggiore disponibilità di concime.


Contribuiscono inoltre al miglioramento:

L'adozione di attrezzi in ferro invece che in legno

L'introduzione di nuove colture destinate al mercato (es: barbabietola da zucchero)

L'attività di selezione di sementi e animali che consente di ottenere piante più resistenti e animali di maggior taglia

L'apertura di canali d'irrigazione e di bonifica (per un'agricoltura di questo tipo c'è bisogno di una grande quantità di acqua e bisogna anche trovare nuovi terreni).


Non ci può essere una rivoluzione industriale se prima non si modifica e trasforma l'agricoltura perché la rivoluzione agraria ha anche importanti riflessi sugli altri settori produttivi, dato che l' aumento della produttività in agricoltura consente:

1) L'espulsione di popolazione dalle campagne e il suo impiego nelle nascenti attività industriali, si libera quindi manodopera, che può andare a lavorare in fabbrica;

2) Un aumento del tenore di vita della popolazione rurale (= ricchezza e benessere nelle campagne), che a sua volta si traduce in:

una crescente domanda di beni non alimentari grazie all'aumento della ricchezza;

formazione di risparmio, che permette da un lato di finanziare le infrastrutture (con i proventi dell'imposizione fiscale) e dall'altro le imprese (attraverso i risparmi mobilitati dal sistema bancario) → se non c'è risparmio, non ci sono nemmeno investimenti e quindi l'economia si ferma;

una nuova domanda al settore industriale sotto forma di macchinari, attrezzi, concimi chimici.


:: Cosa succede oggi?

AGRICOLTURA CHIMICA  (dagli anni '30)

Utilizzo di fertilizzanti, pesticidi, erbicidi

Anni '20: fissazione dell'azoto dall'atmosfera per produrre nitrati (Haber-Bosch in Germania; Fauser in Italia);

1950-1980: il consumo di fertilizzanti chimici cresce di 7 volte a livello mondiale → anche un contadino senza bestiame può aumentare la produttività del suo terreno;

controllo erbe infestanti e malattie

nei sistemi tradizionali, zappatura e riposo dei campi

1939-1945: scoperta del DDT = insetticida (Svizzera) e di altri potenti composti;

3) meccanizzazione: al lavoro animale e dell'uomo si sono sostituite le macchine.


Divario tra paesi industrializzati e non

Legend

(% of GDP)



< 10












> 60


Data not available


Water bodies



Ci sono 2 problemi causati dai pesticidi:

- alimentare → questi vengono assorbiti anche dal cibo che mangiamo;

- con gli insetticidi, ecc moriva la maggior parte degli insetti, ma non tutti, quindi quelli che sopravvivono si riproducono e diventano sempre più resistenti. Si cerca quindi di usare la genetica (es: introdurre in natura un numero di zanzare sterili).


:: Un altro grave problema: il divario tra popolazione e risorse

Dagli anni '50 a oggi la popolazione mondiale è triplicata, per fortuna anche la produzione di cereali è più o meno triplicata, ma il problema riguarda i prossimi decenni perché si stima che la popolazione aumenti ancora di circa 2 miliardi di persone e sembra che l'agricoltura mondiale sia ormai ai vertici della produttività, quindi non aumenterà e anche di disponibilità di acqua non ce n'è più tanta (l'acqua diventerà la risorsa fondamentale).


I principali problemi dell'agricoltura oggi:

  • Le conseguenze dello sfruttamento intensivo dei terreni
  • La desertificazione e la deforestazione
  • I cambiamenti climatici: aspetto fondamentale per l'agricoltura.

Problema: il dominio economico futuro del mondo ce l'avrà chi ha mano le risorse agricole del pianeta = gli USA, che sono il più grande produttore agricolo del pianeta (potrà tenere in scacco tutti gli altri paesi).



Le manifatture

Nell'età preindustriale, il settore economico predominante è quello agricolo (è diffuso ovunque), ma comunque il 20-30% degli occupati, è occupato negli altri settori economici. Vi è infatti la presenza di altri settori, a cominciare da quello manifatturiero, che tende a concentrarsi in punti di addensamento in relazione alla presenza di 3 fattori di localizzazione fondamentali

- risorse naturali (es. minerali o il legname): siamo in un'età in cui i costi e i tempi di trasporto sono molto elevati, quindi si cerca di essere più vicini alle materie prime;

- fonti di energia (es. cadute d'acqua = fonte energetica più usata in età pre-industriale);

- ampia manodopera e/o ampio mercato (domanda): nelle città ci sono sia persone che lavorano, sia persone che comprano.


Una parte rilevante delle attività industriali, in particolare quella volta alla produzione di beni di alta qualità, è localizzata nelle città dove troviamo:

a) l'artigiano (fabbro, tessitore) è dotato di grande forza economica ed è quindi proprietario di materia prima, strumenti di lavoro e prodotto finito, conservando quindi autonomia, ha capacità operativa autonoma; questo caso diventa sempre più raro perché a partire dal Medioevo appare la figura del mercante, che acquista il controllo dell'approvvigionamento della materia prima e ha i contatti per vendere i prodotti finiti all'estero, quindi si passa alla b)

1) Bottega artigiana:  

b) l'artigiano è proprietario solo degli strumenti di lavoro e non sempre. Lavora per conto di un altro, il mercante, che gli fornisce la materia prima. Questo è artigiano solo nominalmente, ma in realtà è come se fosse un operaio.

2) Lavoro a domicilio:  riguarda in genere funzioni de-specializzate (non produce beni di alta qualità, perché è svolto per es dalle donne a casa nei momenti di tempo "libero") come la filatura o la tessitura di oggetti semplici come le calzette, svolto per conto dei mercanti.

3) Manifattura accentrata: a) impianti governativi (arsenali = luoghi dove si fabbricano armi e navi, tabacchifici, zecche = dove si producono le monete d'oro, argento e rame, ecc.), dove si richiede il controllo di tutto il processo produttivo;

b) particolari fasi della produzione che per la loro delicatezza richiedono un controllo più attento (es. tintura, dove se si sbaglia a dare il colore, si deve buttare via il tessuto o assemblaggio di pezzi diversi).

Ancora oggi il processo produttivo manifatturiero è composto da molte fasi, di cui alcune molto delicate e quindi molto controllate.


Una parte rilevante di queste attività di trasformazione cittadine è gestita e organizzata dalle corporazioni, associazioni di lavoratori o mercanti di un determinato ramo di attività (o di una certa fase del processo produttivo = specializzazione delle corporazioni) a cui si accede in genere attraverso un iter molto lungo (si entra a 9-10 anni), costituito dall'apprendistato e dal superamento di un esame pratico che attesti l'abilità conseguita ("maestro").

Le corporazioni svolgono importanti funzioni dal punto di vista economico e non:

- controllo del mercato del lavoro (in teoria solo chi è iscritto alla corporazione può esercitare l'attività di riferimento della corporazione, si dice "in teoria" perché nessuna corporazione è mai stata così potente da controllare tutto il mercato);

- controllo dei salari (la corporazione tutela i suoi membri ed è in grado di imporre salari elevati);

- controllo della qualità dei prodotti (fondamentale), che devono essere realizzati seguendo le prescrizioni tecniche indicate negli statuti della corporazione (la corporazione garantisce al consumatore la qualità della produzione);

- funzioni assistenziali a favore dei membri della corporazione e delle loro famiglie (se muore il "maestro tessitore", la corporazione mantiene la vedova e i figli).


Nel corso dell'età moderna, le corporazioni cambiano la loro natura: da un lato cadono sempre di più sotto il controllo dei mercanti (sono pochissimi gli iscritti alla corporazione che riescono ad agire in modo autonomo), dall'altro si delinea una gerarchia interna tra gli associati che vede alcuni soltanto prevalere.

Di recente si è assistito al superamento della visione molto negativa che aveva ritenuto le corporazioni una delle cause del declino manifatturiero italiano del secolo XVII, perché avrebbero mantenuto i salari alti, con conseguente costo elevato del lavoro e si sarebbero opposte al progresso tecnico. Iniziano ad apparire dei concorrenti che vendono prodotti di qualità più bassa a prezzi decisamente inferiori; le città italiane, invece, non riescono ad abbassare i costi di produzione.


Ora invece si valorizzano alcune importanti funzioni che le corporazioni hanno svolto:

trasmissione del know how = "saper fare le cose": le corporazioni ne permettono la trasmissione attraverso l'apprendistato;

risoluzione dei conflitti: per es conflitti fra artigiani e mercanti (es: Milano quando vengono soppresse le corporazioni e viene fatta la Camera di Commercio: si formano grandi conflitti fra artigiani e mercanti, perché questi prima venivano risolti all'interno delle corporazioni;

riduzione dei costi di transazione = costi di uso del mercato, cioè costi per operare nel mercato;

mantenimento degli standard qualitativi, di una produzione soddisfacente, ..


Le corporazioni durano secoli in Europa e vengono soppresse per motivi politici e non economici.

Le attività manifatturiere non erano comunque una prerogativa cittadina, risultando molto diffuse anche nelle campagne e anche qui con diverse forme organizzative



Industria domestica il contadino lavora nel tempo libero lasciato dall'agricoltura (molto soprattutto d'inverno), la materia prima e il prodotto finito sono proprietà del mercante imprenditore che fa lavorare i contadini, che comunque non sono artigiani specializzati e producono quindi articoli di qualità più bassa (es: cotone, lino, .);


Manifattura accentrata si trova situata presso risorse o fonti di energia in relazione agli alti costi di trasporto (es. cartiere, fucine per il ferro), chi lavora qui non è contadino, nonostante lavori anche nelle campagne.


La teoria proto-industriale (elaborata da F. Mendels studiando le Fiandre, regione del Belgio) comporta un cambiamento di prospettiva rispetto a industria rurale perché viene considerata come una premessa dell'industrializzazione: l'elemento di novità è che Mendels sostiene che, in certe condizioni, l'industria rurale (proto-industria) è fondamentale e necessaria per la futura industrializzazione moderna.


I 4 prerequisiti per parlare di protoindustria:

1) riferimento a una regione (non deve un'area troppo piccola e nemmeno troppo grande);

2) non una regione qualsiasi, ma una regione caratterizzata dalla presenza di una biforcazione produttiva → una parte con agricoltura di sussistenza, l'altra parte che produce per il mercato (produce moltissimi prodotti alimentari e può venderli sul mercato);

3) coinvolgimento dei contadini nell'attività manifatturiera: lavorano a domicilio per i mercanti, con queste risorse economiche il contadino può comprare le risorse che gli mancano per la propria sussistenza e per quella della propria famiglia;

4) mercati di ampio raggio per i prodotti realizzati: i prodotti non devono essere venduti all'interno, ma a grandissima distanza.


Le conseguenze della protoindustria:  

1) rottura degli equilibri demografici tipici dell'antico regime, perché la presenza dei redditi derivanti dal lavoro manifatturiero fa saltare l'equilibrio tra popolazione e risorse: di solito, dove la popolazione è povera, si tendono a controllare le nascite, ma ora la terra non è più l'unica fonte di reddito, la famiglia può lavorare per il mercante e fare figli diventa addirittura redditizio perché essi possono lavorare. Questo funziona finché il mercante mantiene questo sistema;

2) accumulazione di capitali e capacità imprenditoriali.

Dopo un po', però, il mercante decide di fare delle vere e proprie industrie, perché con il vecchio sistema non si ha una produzione omogenea dal punto di vista qualitativo e inoltre non c'è controllo, perché i contadini sono sparsi su un'area molto vasta. In più, la mentalità del contadino è opposta a quella del mercante: quest'ultimo vorrebbe che il primo lavorasse di più, ma il contadino, una volta raggiunta la cifra che gli serve per comprare ciò che gli manca, non vuole più lavorare per il mercante.


Le critiche alla teoria proto industriale:

1) critiche sul versante demografico (cuore dell'idea di Mendes):  si studiano altre realtà europee e viene fuori che ci sono altre aree, dove non c'è la proto industria (aree agricole), dove c'è una grande crescita demografica → quindi questo non era dovuto alla proto ind;

2) critiche sul discorso della biforcazione produttiva: quello che spinge i contadini ad applicarsi in attività manifatturiere per il mercante non è la povertà dell'agricoltura, ma la disponibilità di tempo;

3) critiche sul legame proto industria -rivoluzione industriale: cioè proto industria = premessa della riv industriale → NO! Si vede che ci sono regioni, che si industrializzano, dove prima non c'era la proto industria e altre, dove c'era la proto industria, che invece non riescono ad industrializzarsi e tornano ad essere regioni agricole.


Prima della rivoluzione industriale, a rivestire grande importanza sono le attività legate ai bisogni di prima necessità (domanda ampia ma in genere prodotti di bassa qualità) e quelle che soddisfano la ristretta nicchia della domanda di beni di lusso (è una nicchia ristretta perché i soggetti in grado di esprimere questo dono sono molto pochi).

Il problema della domanda in età preindustriale e la legge di Engel (studia il paniere di consumo degli operai berlinesi del XIX secolo): al crescere del reddito diminuisce la quota percentuale dello stesso destinata ai beni di prima necessità e viceversa → meno reddito si ha, più beni di prima necessità si comprano.

In questo periodo c'è una distribuzione del reddito fortemente sperequata e si osserva il prevalere della domanda di beni alimentari, seguiti da tessile e abitazione: gran parte della popolazione è molto povera, qui rimane un reddito disponibile per consumi non alimentari, che va soprattutto in direzione di vestiti e abitazioni. Perché questo non aiuta la meccanizzazione? Perché avrebbe bisogno che ci fosse una domanda molto alta.


1) I principali settori produttivi:

  • Il settore tessile: si tratta di una attività di grande rilievo in età preindustriale, che trasforma fibre di origine animale (lana) o vegetale (cotone e lino) e che è in grado di produrre un'ampia gamma di beni, anche dal punto di vista qualitativo. Troviamo infatti tessuti "poveri" (= che costano poco), come i panni bassi di lana o quelli di lino, accanto a prodotti di lusso come i drappi di seta. Inoltre, nel corso del tempo, si assiste a una affermazione sempre crescente del cotone e della seta e a una specializzazione territoriale delle diverse zone europee (l'Italia settentrionale diventa, ad esempio, il centro della produzione serica =filato di seta).
  • L'edilizia: un personaggio scomodo, ma molto rilevante perché aveva una forte importanza economica, che è stato poco studiato dagli storici, perché c'era un giudizio di tipo moralistico → il mito della "pietrificazione" della ricchezza: secondo quest'idea, costruendo palazzi, chiese, . si rende poco produttivo il capitale.

Nell'edilizia lavora moltissima manodopera, sono lavori che creano un sacco di occupazione (il problema più grosso era la disoccupazione). Ma le attività di costruzione hanno anche un significato economico: i settori produttivi coinvolti (cave, fornaci ecc.), i caratteri della manodopera, la funzione di ammortizzatore congiunturale.

Gli immobili sono un bene particolare: 1) percepiscono una rendita; 2) permettono la trasmissione della ricchezza; 3) accesso al credito. Tutto questo significa che la casa ha un significato economico fondamentale per 3 motivi: 1) affitto; 2) casa di proprietà, che passa da padre in figlio; 3) consente l'accesso al credito.

  • La lavorazione dei metalli: quella dell'età preindustriale è, in primo luogo, una civiltà del legno, tuttavia in diverse zone europee acquista rilievo la trasformazione dei metalli e in particolare del ferro. I diversi impieghi del ferro vanno dall'agricoltura agli eserciti. Ma ci sono anche altri metalli ed è significativa l'importanza dei metalli preziosi: in età preindustriale non c'è denaro cartaceo, quindi hanno molta importanza.
  • La stampa: l'invenzione dei caratteri mobili da parte di Gutenberg è una rivoluzione, dal punto di vista industriale, che lancia una nuova industria = l'editoria, strettamente legata alla fabbricazione della carta e contribuisce al miglioramento del capitale umano europeo attraverso l'istruzione. L'importanza della riforma protestante per la diffusione della stampa è data dal fatto che essa dà un apporto decisivo, perché una delle cose per le quali i riformati si distinguono è il fatto che, secondo loro, non deve esserci il prete che spiega, i fedeli devono saper leggere,di modo da farsi proprie idee leggendo da soli la Bibbia.
  • Le industrie alimentari: rivestono una grande importanza in relazione anche al rilievo che nell'età preindustriale hanno agricoltura e allevamento, perché queste industrie trasformano i prodotti del suolo e dell'allevamento. La macinazione dei grani è probabilmente l'attività di trasformazione più rilevante dell'antico regime. Un protagonista di importanza assoluta è il sale: genere di monopolio governativo, anche perché aveva molti più usi rispetto a quelli che ha oggi (usato per conservare il cibo, per dare da mangiare agli animali, .)

2) Il progresso tecnologico


La minore dinamicità tecnologica dell'età preindustriale rispetto al periodo successivo non significa assenza di innovazioni: ci sono molte piccole innovazioni più 3 grandi innovazioni. Nel corso dell'età moderna si verificano, infatti, accanto a numerosi miglioramenti incrementali, tre grandi innovazioni (macro invenzioni) che cambiarono il corso della civiltà europea: 1) l' invenzione della stampa a caratteri mobili, 2) la polvere da sparo (le differenze fra l'Europa e la Cina), 3) gli orologi meccanici messi a punto tra XIII e XIV secolo (gli Europei iniziano a misurare in modo più preciso il tempo).

Per quanto riguarda la seconda, la polvere da sparo, fu scoperta dai Cinesi, ma la differenza fra l'Europa e la Cina sta nel modo in cui viene usata: i Cinesi la usano per i fuochi d'artificio, gli Europei la applicano alla guerra e fanno nascere un importante settore, che è l'industria militare.


Inoltre, anche l'attività manifatturiera consegue progressi con riferimento a macchinari che sfruttano l'energia idraulica (principale forma di energia dell'età preindustriale): si va dal mulino da seta agli altiforni per la fusione del ferro → non si può dire che non ci sia progresso tecnico.


Il vero problema è quello della scarsa disponibilità delle fonti energetiche, dovuta al prevalere di un'economia organica o vegetale: nell'età preindustriale non si riesce a fare ciò che farà la macchina a vapore = il calore serve per produrre movimento, qui invece calore e movimento sono separati: il secondo si ottiene con lavoro umano o animale o con il vento e l'acqua. Il problema è che queste fonti sono molto variabili (es: annata di siccità) e inoltre, con queste fonti, producono un'energia molto limitata → questo è un grosso vincolo che si oppone alla crescita industriale.


3) Costi di investimento e finanziamenti


Si assiste al deciso prevalere e alla crescita del capitale circolante sul capitale fisso (investimenti il cui frutto non viene disperso in un ciclo produttivo- macchinari).

C'è un forte fabbisogno di capitali e le anticipazioni: il mercante doveva avere grandi disponibilità economiche, perché doveva acquistare le materie prime e, prima di rientrare del denaro speso, potevano passare anni, perché egli doveva prima vendere il prodotto finito → questo è un settore manifatturiero che produce se c'è la domanda (= il mercante produce su ordinazione, cioè produce solo una volta che sa che venderà quel prodotto), il nostro sistema, invece, è basato sull'offerta.


4) L'intervento del governo


L'importanza dell' intervento dello Stato è notevole, in particolare nei settori ritenuti strategici come quello militare o quello della moneta.

Dal XVII secolo, gli Stati iniziano a preoccuparsi di settori manifatturieri che non sono di importanza strategica per loro: ad esempio con Colbert.


Dottrina militaristica = il potere di uno Stato dipende dalla sua ricchezza, la quale dipende dalla quantità di moneta che lo Stato riesce a mantenere al suo interno, quindi si devono fare pochissime importazioni. Nascono le manifatture reali, perché Colbert ha l'idea di sostituire le importazioni facendo fabbriche che creino ciò che i Francesi importano da altrove; queste iniziative stanno in piedi perché sono protette dallo Stato dal punto di vista doganale (ad esempio col divieto di importazione di alcune merci).

I limiti di queste esperienze: sono esperienze anche economiche, che vanno avanti e sopravvivono solo se c'è il sostegno governativo, se questo viene meno (quando Colbert muore) gran parte di queste iniziative falliscono perché non sono competitive.








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