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La misura del cambiamento ovvero: perché la rivoluzione industriale rappresenta una svolta senza precedenti?
(Età preindustriale) → 1000-1700 1700-1990 ← (Età industriale)
Produzione di cereali da
Produzione di ferro da
Produzione di fibre tessili da
Produzione di energia da
Commercio internazionale da
Produzione totale da
Popolazione da
1000-1700 1700-1990
Produzione di cereali da
Produzione di ferro da
Produzione di fibre tessili da
Produzione di energia da
Commercio internazionale da
Produzione totale da
C'è contrapposizione tra la visione gradualista (= processo di trasformazione di lungo periodo a partire dalla rivoluzione agraria) e la visione rivoluzionaria (= processo di corto periodo) → oggi la teoria dà più ragione ai gradualisti, infatti le più recenti ricostruzioni statistiche danno forza all'ipotesi gradualista, anche se è necessario riflettere sul significato di tali dati perché in età preindustriale molti dati non sono completi o comunque non sono del tutto attendibili.
Spiegazione mono- causale vs spiegazione complessa: i primi fanno dipendere tutto dal carbone e dalla macchina a vapore, i secondi prendono in considerazione diverse cause.
1760-80 1780-1801 1801-30
Deane e Cole (1962) 1 0,5 3,4 4,4
Crafts (1992) 0 1,3 2,0 2,8
:: I modelli di imitazione: tengono in considerazione il problema dell'imitazione (della Gran Bretagna)
Fattori (variabili) che determinano i processi di imitazione:
Elementi
in comune con
Passaggio delle informazioni (effetto di dimostrazione) → conoscenze tecniche per costruire le macchine.E' importante il ruolo dei tecnici Inglesi che vanno all'estero.
Spirito
di emulazione: volontà di imitare
La sfida passa sempre più sul terreno economico, che fonda anche il peso militare e quello politico.
Se il modello inglese è paradigmatico, da un lato le differenze sono devianze/ distorsioni che ritardano il successo dell'imitazione, dall'altro occorre cercare una modellizzazione del caso inglese per eliminare le note localistiche: secondo Rostow tutti i paesi devono attuare questo modello, anche alcuni alla prima, terza o già alla quinta tappa.
La più nota teorizzazione di questo tipo è quella di Rostow (idea evoluzionistica, percorso percorribile per tutti), che elabora una teoria a stadi del processo di trasformazione in cui propone il succedersi di 5 stadi:
Società tradizionale: coincide con lo stato stazionario keynesiano, ovvero con una condizione del sistema economico caratterizzata da assenza di accumulazione e di crescita, e quindi da costanza del prodotto netto e invariabilità dei processi produttivi.
Transizione: è un periodo in cui iniziano a presentarsi delle innovazioni tecnologiche e si affermano nuove figure imprenditoriali dato che alcuni imprenditori riescono a sfruttare queste innovazioni.
Take off (decollo): gli imprenditori dinamici, che iniziano ad apparire nella seconda fase, raggiungono ora un certo numero e quindi il loro operato e gli investimenti da loro compiuti sono in grado di avere un impatto/ effetto sul sistema macroeconomico. Si verificano quindi una accelerazione della crescita, una crescente accumulazione di capitali, un aumento della produttività. Si tratta del "big spurt" (grande balzo), che rappresenta una discontinuità, una frattura. Il processo, inoltre, non è armonico, perché riguarda solo i leading sectors (nel caso inglese: cotonificio e siderurgia) e quindi c'è una crescita settoriale squilibrata.
Maturità: in questa fase la crescita rallenta e viene destinata ai consumi una quantità crescente di risorse → culmine di questo processo è la fase 5).
Età dei consumi di massa: il periodo compreso tra 3) e 4) è una fase di compressione dei consumi per far posto agli investimenti = nella fase iniziale, gran parte del capitale va a costituire investimenti, mentre i salari sono molto bassi, quindi ci sono pochi consumi! Dopo la maturità, i salari aumentano e così anche i consumi. Il sistema rischia di arrestarsi se diminuisce la domanda di massa.
Ora comunque, grazie agli investimenti, aumenta la ricchezza e si possono destinare più risorse al consumo; si crea quindi una domanda di massa, che è fondamentale per mantenere il tasso di crescita del sistema.
Le fasi 4) e 5) sono tra loro collegate.
I principali limiti della teoria di Rostow sono:
Gerschenkron o l'imitazione con differenze.
Dà maggiore attenzione alla storia, è russo e proviene da un paese che si è industrializzato molto tardi; emigrato prima in Austria e poi negli Usa a Harvard.
Si concentra
sugli stadi 2 e 3 della teoria di Rostow
per capire come sia possibile l'industrializzazione partendo dalla condizione
di paese ritardatario (come
:: Formula il concetto di arretratezza relativa, che fa riferimento all'importanza e alla quantità di prerequisiti presenti in Gran Bretagna e assenti invece altrove. La sua idea è che quanto maggiore è la distanza dalle condizioni inglesi, tanto più difficile è l'imitazione e sicuro il ritardo. Questo a meno che i paesi ritardatari non riescano ad attivare fattori sostitutivi in grado di svolgere, seppure in modo diverso, lo stesso ruolo avuto dai prerequisiti inglesi.
I principali fattori sostitutivi nella visione di G. sono: lo Stato e/o il sistema bancario.
Se i fattori sostitutivi operano in modo efficace, il decollo del paese ritardatario può essere più veloce di quello del paese leader, perché si possono sfruttare i vantaggi dell'arretratezza come accade, ad esempio, con l'introduzione delle nuove tecnologie che sono già perfezionate.
Questo significa che la posizione di leadership non è eterna perché si innescano processi di "catching up" (agganciamento) come era già successo in età moderna.
G.
apre la strada all'esame dei casi nazionali
e quindi toglie valore paradigmatico al caso inglese, che anzi qualcuno giunge
a ritenere un'eccezione e non la regola = capovolge la teoria di Rostow perché
G. dice che
Tra coloro che raccolgono le sollecitazioni di G. un posto importante ha Sidney Pollard che apporta due importanti precisazioni:
la base dell'analisi non può essere lo stato ma la regione perché, esaminato a scala statale, il processo di sviluppo risulta annacquato e distorto; l'industrializzazione avviene solo per regioni e non in tutto lo Stato = esiste solo per determinate regioni.
occorre tenere conto anche dei fattori di interferenza, recuperando la dimensione internazionale (quella di G. era infatti un'analisi interna). E' l'idea del differenziale della contemporaneità (eventi di portata tale che interferiscono, in positivo o in negativo, con i cammini di crescita in atto come le ferrovie, la prima guerra mondiale, la crisi del '29). Questo significa che lo sviluppo di determinati fattori avviene in modo diverso a seconda del periodo e dei diversi Paesi.
Altre due importanti concettualizzazioni per spiegare lo sviluppo sono quelle di D.C. North (Nobel per l'economia) e P. David:
Il ruolo delle istituzioni (D. North): le innovazioni istituzionali riducono i costi di transazione e rendono più efficiente l'economia, consentono lo sviluppo (es. dei diritti di proprietà nella rivoluzione industriale inglese). Spiegazione però troppo meccanica (è il limite del suo modello), che non tiene conto dei fattori culturali e filosofici.
La "path dependence" (P. David) = dipendenza dal sentiero/ cammino di sviluppo. Sottolinea la grande importanza delle scelte compiute in passato, che precludono possibilità e indirizzano in un certo modo il cammino = le scelte di oggi sono influenzate dalle scelte avvenute in passato (es. della tastiera qwerty e del petrolio: al posto del petrolio esistono diversi altri carburanti, ma non vengono usati perché si sono avuti molti investimenti in questo).
Una delle lezioni del caso inglese e degli sviluppi successivi è comunque che non è possibile individuare un modello di industrializzazione valido in assoluto. Tutt'al più si possono individuare alcune evidenze e in particolare:
la presenza di una stretta interdipendenza tra tasso di crescita e tempi di diffusione del processo di industrializzazione (con l'aumento dell'industrializzazione, aumentano anche i tassi);
la divergenza dal modello britannico cresce al crescere della distanza nel tempo e nello spazio della fase di avvio dei processi di crescita dei paesi ritardatari (es: il Giappone ha modelli diversi rispetto alla G.B.);
oltre alle variabili tempo e spazio, anche l'offerta interna di risorse naturali ha contribuito a forgiare ritmo e direzione delle vie nazionali all'industrializzazione (in altri termini quanto conta disporre di carbone e ferro → l'Italia ha poco carbone e ferro: si industrializza perché ha le risorse economiche per acquistarli, anche grazie all'esportazione della seta);
nei paesi ritardatari, soprattutto se poco dotati delle "tradizionali" risorse minerarie, la disponibilità di "staple products" (prodotti agricoli o derivati dall'agricoltura che sono esportati) ha sovente svolto una funzione sostitutiva decisiva;
con la parziale eccezione dell'esperienza britannica, in tutti i processi di industrializzazione è riscontrabile un'attiva presenza dello Stato (seppure in forme e modalità diverse);
nella progressiva diffusione dell'industrializzazione si sono succeduti, in concomitanza a ciascuna grande fase storica dello sviluppo economico, modelli produttivi nazionali (Inghilterra, Stati Uniti, Giappone e Italia: rappresentano rispettivamente la 1°, 2° e 3° rivoluzione industriale), che hanno agito da punto di riferimento delle singole esperienze nazionali.
Perché l'Inghilterra è il primo paese industriale? Ci sono condizioni eccezionali?
:: Quali sono i cambiamenti fondamentali che innescano la trasformazione industriale?
1) La presenza della rivoluzione agraria, che comporta l'espulsione di popolazione dalle campagne e un suo impiego nelle attività industriali e l'aumento del tenore di vita della popolazione rurale e della domanda di beni non alimentari (l'ammodernamento dell'agricoltura porta ad un aumento della produttività)
2) L'invenzione dei motori primari, che consente di avere una notevole disponibilità di energia a basso costo di nuovo tipo (meccanica: utilizza il carbone, un minerale), così viene risolto il principale problema che c'era nelle fasi precedenti, dove l'energia elettrica era molto limitata. Essa affianca e sostituisce le fonti di energia preesistenti come quella umana, animale, naturale (energia idraulica ed eolica)
3) La realizzazione di importanti innovazioni a partire dal settore tessile e dalla siderurgia che sono poi ampliate dalla diffusione della macchina a vapore → cotonifici e lavorazione del ferro fanno registrare dati importanti a partire dal 1780, perché si applica sempre più spesso la macchina a vapore.
Inizialmente si ottengono successi soprattutto nella filatura (lanificio: la lana è più difficile da lavorare a macchina) e nel settore cotoniero (il cotone viene importato dalle loro colonie presenti in India, si introduce l'uso della macchina perché è molto più semplice lavorare la sua fibra a macchina), con la progressiva sostituzione delle macchine al lavoro manuale e artigianale:
1733-35, filatrice di Wyatt e Paul;
1765, spinning jenny (giannetta) di James Heargraves = più fusi (dove si avvolgono le fibre), azione alternata (trazione e torcitura contemporanea);
1769; filatoio idraulico di Richard Arkwright, impiega coppie di rulli a lavoro continuo, prima traevano e poi torcevano;
1779, la mule di Samuel Crompton, unisce le due precedenti innovazioni e già muove 200-300 fusi. Si ottengono filati più regolari e fini;
1825, self-acting mule di Roberts, filatoio intermittente automatico, mosso dal vapore (utilizzo della macchina a vapore!).
Il risultato di tutto ciò è un
aumento spettacolare della produttività: le ore necessarie per filare
1735, navetta volante di John Kay , diffusasi solo dopo la metà del secolo, accentua lo scompenso fra domanda e offerta di filato e stimola l'attività innovativa nella filatura ;
1785-87, telaio meccanico di Edward Cartwright → soluzione per ridurre lo scompenso. Ora lo squilibrio è a favore della telaiatura rispetto alla tessitura (che più avanti si innoverà)
La siderurgia
Si usava un diverso combustibile per far sciogliere il minerale: carbone di legna → c'è difficoltà a causa dell'alto consumo di questo combustibile (costo elevato); ora si usa il "coke" = carbone minerale che è puro solo dopo averlo riscaldato; con una maggiore quantità di combustibile si riducono i costi.
La svolta, quindi, è la sostituzione del carbone di legna con il coke = carbone minerale riscaldato e purificato, qualità necessarie per portare a fusione il minerale di ferro. E' Abraham Darby che, nel 1709, riesce per la prima volta a produrre ghisa utilizzando il coke.
In realtà, perché si trasformi in vera innovazione, è necessaria l' integrazione fra coke e vapore, cioè la insufflazione di aria ad altissime temperature negli altiforni per alimentare la fusione. E' quindi solo con le innovazioni introdotte nel 1783-4 da Henry Cort che inizia la produzione su scala industriale del ferro
Da fine '700 inizia una nuova civiltà: quella del ferro e dell'acciaio (le vere innovazioni si hanno con l'applicazione del vapore a siderurgia e filatura.
La macchina a vapore
1705, Thomas Newcomen: macchina di grandi dimensioni e dal rendimento molto basso, utilizzata in particolare nelle miniere per portare in superficie l'acqua;
1769, James Watt: condensatore separato, dissociazione fra motore (caldaia) e fonte di energia prodotta. La macchina a vapore serve a trasformare l'energia termica in energia meccanica, cioè a sfruttare il calore per produrre del movimento. Watt riduce le dimensioni e il consumo e aumenta il rendimento, facendo macchine sempre più efficienti. Le industrie sono libere da vincoli energetici.
Il processo di industrializzazione inglese si autoalimenta per l'innescarsi di un circolo virtuoso. Ma a partire dagli ultimi decenni del secolo XIX si assiste, però, a un declino britannico in campo industriale. In Gran Bretagna, soggetti importanti sono il mercato e gli imprenditori, c'è poco intervento da parte dello Stato.
Produzione manifatturiera totale (Regno Unito 1910=100) calcolato su numeri indici
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Canada |
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Si tratta di un declino relativo: l'industrializzazione prosegue, calano ancora gli addetti nell'agricoltura, si inizia a spostare manodopera nei servizi.
Tuttavia altri paesi crescono più velocemente e prima raggiungono il reddito pro/capite inglese e poi lo superano. Il problema è: si tratta di un declino irreversibile (NO!) o di un inevitabile rallentamento? Quali sono in questo caso le cause del rallentamento?
"early start"
=
nel lungo periodo, però, esistono delle rigidità istituzionali: queste si notano soprattutto sul versante -finanziario = le imprese devono autofinanziarsi, le banche sono più internazionali e non si occupano dell'industrializzazione; -dell'istruzione = è basata su Università di tipo classico (legge, medicina, .), ma sono molto importanti anche i politecnici!; -delle forme d'impresa = sono piccole, devono crescere!; -del ruolo dello stato, che in G.B. rimane marginale perché, fin dall'inizio, se ne occupavano solo i privati. Lo Stato interviene poco perché concentrato sull'ampliamento e consolidamento delle colonie (punta sul colonialismo) e inoltre esso tende a rafforzare la sua leadership internazionale dal punto di vista politico e militare;
le conseguenze della leadership (il "peso" della leadership): mantenere politicamente e militarmente questa leadership è molto costoso e "ruba" risorse ad altri settori (es: i costi che devono oggi sostenere gli USA per la guerra in Iraq).
I primi
imitatori dell'Inghilterra: il Belgio e
Il Belgio nasce nel 1830, separandosi dall'Olanda e adotta una monarchia costituzionale sul modello inglese, si industrializza velocemente.
E' il primo paese a seguire l'Inghilterra sulla via della industrializzazione per molti motivi:
A metà dell'800, il Belgio è pienamente industrializzato: grande apertura internazionale!
Il commercio
arriva al 50% del Pil,
Export di capitali (risorse finanziarie; ferrovie nei Paesi che si stanno sviluppando) e tecnologie, che già conoscono o impiegano (es. in campo ferroviario o delle tramvie).
E' un caso
particolare, si parla di diversità del percorso francese rispetto a quello
inglese e tedesco: una crescita lenta ma con livelli di Pil/pro
capite simili a quelli inglesi. Si è sempre pensato che fosse una paese
ritardatario, idea derivata dal confronto con la crescita del PIL (Gran
Bretagna e Germania: aumenta; Francia: aumenta, ma molto lentamente → il
PIL pro-capite nel XIX secolo ha invece dei livelli molto vicini a quelli di
G.B. e Germania e che crescono molto più rapidamente, perché
La crescita
economica moderna inizia nel '700 con tassi di crescita simili a quelli
inglesi, ma proprio quando
Con il ritorno della pace, il cammino di sviluppo riprende, conservando però alcuni tratti distintivi particolari:
L'energia idraulica è limitata e questo ha 3 conseguenze: 1. presenza di imprese di piccole dimensioni; 2. dispersione geografica: perché le imprese devono essere vicino all'acqua; 3. limitata urbanizzazione: non nascono le grandi città industriali.
A sostegno della crescita industriale in questa fase gioca un ruolo importante la banca. Le maggiori innovazioni finanziarie francesi si ebbero durante il Secondo Impero (metà '800), grazie in particolare all'intervento dei fratelli Emile e Isaac Pereire che, nel 1852, fondano il Credit Mobilier, sul modello della Société Générale de Belgique (1822).
Il Credit si fa promotore di numerose iniziative (in particolare in campo ferroviario), raccogliendo fondi attraverso l'emissione di obbligazioni sul mercato o chiedendo prestiti ad altre banche ma, nel 1867, gli eccessivi immobilizzi e l'ostilità della grande banca privata rendono difficoltosa la raccolta dei risparmi dei risparmiatori (a causa dell'assenza di sportelli sul territorio) e immobilizzano la banca, che viene liquidata.
Nel corso degli ultimi decenni dell'800 l' economia francese attraversa un periodo molto difficile e di grave crisi. Le principali ragioni di questa situazione sono:
I Francesi fanno lo stesso → Italia - Francia sono partner molto importanti a vicenda);
Per assistere a una ripresa occorre attendere gli anni precedenti la prima guerra mondiale, la belle époque (dal punto di vista culturale, economico ed artistico) e in particolare:
La seconda rivoluzione industriale e il ruolo della tecnologia
La storia della tecnologia (sotto- disciplina della storia economica) = studio delle innovazioni e dei mutamenti nel modo di produrre, ovvero del progresso tecnico, e dell'impatto che questi cambiamenti hanno sul processo di crescita economica (invenzione che ha successo dal punto di vista economico, ha un impatto sull'economia).
Un tema importante anche per la teoria economica: la funzione di produzione neoclassica con rendimenti di scala costanti e produttività marginali decrescenti dei fattori capitale e lavoro non è in grado di spiegare il persistere della crescita. Si include quindi la tecnologia (con il progresso, essa era un fattore residuale; era esterno al modello, variabile esogena, in tempi più recenti hanno iniziato a considerarla una variabile endogena), che spiega l'aumento nel tempo della produttività dei fattori.
Alcune evidenze:
a) il flusso delle innovazioni tecnologiche non è costante e continuo: a fasi di intensa creatività tecnologica, spesso concentrate anche nello spazio, possono succedere fasi di stasi (es rivoluzione industriale inglese: fase di importante innovazione e sviluppo + fase di stasi);
b) la creatività tecnologica differisce a seconda dei contesti ambientali e sociali, non tutte le società mostrano la stessa capacità di generare innovazioni (es polvere da sparo: in Cina rimane un'invenzione, si trasforma in innovazione in Europa, quando viene applicata alla guerra). La capacità di generare innovazioni dipende dalla forza lavoro a disposizione (per es quella dei Romani);
c) macroinvenzioni (macchina a vapore) e microinvenzioni: le prime rivoluzionano le tecniche, le seconde segnano miglioramenti incrementali (applicati alle macroinvenzioni) lungo il percorso tracciato dalle macroinvenzioni. Le microinvenzioni sono costituiti da una serie di miglioramenti che si susseguono, ad esempio nella macchina a vapore (a partire da Watt);
d) le innovazioni si presentano in "grappoli" che, una volta saturate le proprie potenzialità, vengono sostituiti da altri clusters e quindi si susseguono regimi tecnologici diversi (così facendo, esistono diversi regimi tecnologici: si parla di rivoluzioni industriali).
La prima rivoluzione industriale (metà 700-metà 800) è quella inglese
Due principali clusters di innovazioni: tessile e metallurgia, che sfruttano le potenzialità del vapore. L'avvio delle ferrovie segna il momento culminante, era impossibile continuare senza:
1) ferro e acciaio in grandi quantità; 2) locomotive (a vapore): le macchine a vapore devono essere perfezionate;
Non sono richiesti livelli alti di istruzione: bastano persone comuni con predisposizione e abilità meccanica;
Si afferma la fabbrica, le imprese sono in genere medio- piccole.
La seconda rivoluzione industriale (metà 800-metà 900): durante questa si affermano nuovi clusters di innovazioni, pur non sparendo quelli precedenti, che sono solo diventati maturi.
Insieme di innovazioni che si concentrano intorno a:
sfruttamento di nuove fonti di energia elettricità (di origine termica, calore → carbone, e idro-elettrica*, acqua, dopo che si riesce a trasportarla a distanza, è importante per i paesi che non hanno molto carbone) e petrolio, che è più efficiente (potere energetico maggiore del carbone, si trasporta e stiva più facilmente, prima utilizzato per illuminazione poi per motore a scoppio (nasce l'industria automobilistica), grande diffusione e calo prezzi fino 1970, fino alle guerre nei Paesi produttori, poi nel 1973 c'è la prima crisi per la guerra arabo-israeliana e nel 1979 una seconda crisi).
*Acqua: Svizzera, Italia Settentrionale e Francia sono zone con cascate, ecc per produrre energia idro-elettrica = area alpina (occorre però trovare il modo per trasportarla a distanza);
trasmissione a distanza (radiotelefonia: radio, telefono, televisione) scoperta delle onde elettromagnetiche (Hertz, 1888), telefono senza fili (Lodge e Marconi, 1890-1900), invenzione della radio (DeForest, 1906), 1910-30 sviluppo della radiofonia: amplificazione, valvole, modulazione di frequenza; nel novembre del 1936 iniziano in U.K. le trasmissioni televisive. Tutto ciò è importante dal punto di vista economico, le operazioni vengono fatte in tempo reale (es: borsa);
sviluppi della chimica dai coloranti artificiali e dai fertilizzanti alla farmaceutica, petrolchimica, gomme e fibre sintetiche (la chimica, in laboratorio, permette di creare sostanze che non sono presenti in natura);
messa punto del motore a scoppio N.A. Otto rende economicamente sfruttabile il motore di Lenoir: motore a gas a quattro tempi; 1885, ancora due tedeschi, Gottlieb Daimler e Karl Benz, applicano al motore di Otto il carburatore che impiega la benzina; 1897, l'ingegnere tedesco Rudolf Diesel, inventa il motore senza candela, mosso da nafta.
Inoltre si verifica:
Presenza di un più stretto rapporto con la scienza (e l'istruzione formalizzata) e necessità di istruzione più elevata, non solo per creare innovazioni ma anche per usarle (gli ingenieri provengono da scuole come i politecnici, soprattutto in USA e Germania)
Affermazione della grande impresa e del fordismo
La terza rivoluzione industriale (da metà novecento)
Tecnologie dell'elettronica e delle telecomunicazioni (balzo gigantesco grazie a transistor e circuiti integrati, con aumento delle prestazioni e miniaturizzazione). Andando avanti nel tempo, le macchine per le telecomunicazioni sono sempre più piccole, ma le prestazioni sono sempre più elevate → diventano prodotti di massa e diminuiscono i prezzi;
Nuove fonti di energia (nucleare, con l'atomo) e nuovi prodotti (plastiche: Giulio Natta progetta il polimero per produrre la plastica, leghe, biochimica);
Interdipendenza ancora più stretta fra scienza e tecnica: la laurea non basta più, occorre essere scienziati;
Innovazioni autonome delle imprese (laboratori R&S = innovazioni si hanno nei laboratori di ricerca e sviluppo delle grandi imprese, non nei laboratori universitari);
Cambiamenti strutturali: 1. delocalizzazione, 2. società postindustriale,
3. globalizzazione, 4. finanziarizzazione;
1. per il settore dei servizi: le imprese di paesi sviluppati trasferiscono le loro attività nei Paesi meno sviluppati (prima gli operai), ora si hanno lavori più specializzati (ragionieri) → grazie a queste tecnologie esiste la globalizzazione.
4. processo che ha portato, in questi anni, a far prevalere l'economia di carta (azioni, obbligazioni, ., chiamata così perché non produce): settore finanziario = "borsa". Tutto questo però non potrebbe esistere se non ci fossero i computer, per determinati algoritmi, e internet, home banking → si opera davvero in tempo reale!
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