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Economia degli intermediari finanziari

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Economia degli intermediari finanziari


Diventa opportuno operare due ulteriori distinzioni , una con riferimento all' intermediazione ed una con riferimento all' intermediazione mobiliare .


Intermediazione

L' int. in generale può essere di 2 tipi :

un' intermediazione creditizia ed un' intermediazione mobiliare .

Tale distinzione è nominale : in realtà alcuni intermediari svolgono entrambe le funzioni : ad es. la banca è int. cr. e mobiliare . Non si ha una netta separazione di ruoli , ma una certa confusione di ruoli .



I sistemi finanziari fino all' inizio anni '90 cercavano di disciplinare questa netta separazione , e in generale , soprattutto nei paesi anglosassoni , si è tentata di tenere separata l' attività di intermediazione mobiliare dall' attività di intermediazione creditizia .

Ad es. le grandi banche statunitensi erano distinte in banche con sola attività di int. cr. ed altre con solo attività di int. mobiliare .Ciò era possibile chiaramente solo nel sistema americano dove i mercati mob. erano molto sviluppati più interesse all' int. mobiliare che a quella creditizia , c' era la possibilità di scegliere se operare come intermediario mobiliare o come intermediario creditizio .

Invece nell' esperienza europea in presenza di mercati mobiliari poco sviluppati , l' intermediario che si fosse voluto specializzare in questo tipo di attività , avrebbe dovuto essere un intermediario molto specializzato , dovendo però selezionare la clientela : allora in questi paesi , dovendosi privilegiare l' intermediazione creditizia , le banche sono sempre state al centro dell' int. fin e cred. , svolgendo anche l' attività di int. mob. ( ricoprente un ruolo marginale ) .

Tutto questo sistema negli ultimi anni sta subendo una radicale trasformazione , a causa ad es.di fattori come l' internazionalizzazione e la globalizzazione dei mercati : nel corso degli anni '80 vi è stata una grande rivoluzione dell' informazione , la tecnologia si è molto sviluppata , il mercato si è reso sempre più telematico . Finchè c' erano le borse erano difficili i collegamenti con l' estero , era necessario appoggiarsi ad un intermediario .

Si può quindi entrare in contatto con mercati mob. più grandi , evoluti , efficienti ai fini di un' attività di intermediazione mobiliare con più possibilità operative : diventa importante poter svolgere anche attività di intermediazione mobiliare .

La glob. dei mercati ha permesso più facilmente alle imprese di accedere al mercato mobiliare non solo italiano , ma internazionale: è cresciuta la domanda di int. mobiliare da soggetti del sistema finanziario , in particolare dai potenziali datori o prenditori di fondi .

Prima per i fondi ci si doveva rivolgere al sistema bancario , mancante però delle opportune competenze per l' intermediazione mobiliare ; ora , di fronte ad una sempre più forte domanda di servizi di int. mobiliare , tali competenze si sono sempre più sviluppate , per evitare che il cliente , invece che rivolgersi ad una banca italiana , si rivolgesse ad una banca straniera ( essendosi resi più facili i collegamenti ) .

Ciò si ha anche per il datore di fondi : fino a pochi anni fa c' era solo la possibilità di depositi bancari , poi invece si sono cominciati a sottoscrivere titoli di stato ; ora invece all' intermediario banca si chiede una gestione più completa rispetto a prima , e per far ciò le banche dovranno attrezzarsi adeguatamente per rispondere alla domanda del pubblico .

Si ha di fronte un concetto di int. fin. polifunzionale tale da offrire tutti i servizi richiesti .

Tale esperienza , che è prettamente italiana , sta influenzando anche i mercati anglosassoni , dove esistendo ancora una separazione tra interm. cr. ed int. mobiliare , si è cercato di far crollare tale barriera , per consentire anche in tali paesi la totale omogeneizzazione delle attività di intermediazione finanziaria . In questo modo nei sistemi più evoluti ciascun intermediario potrà dar credito e avere collegamenti coi mercati esteri .

Ciò però non vuol dire che tutti gli intermediari , in tutto il mondo stanno facendo o faranno tutto : ogni int. valuterà la sua posizione , vedendo se è capace di fare effettivamente tutto .

Certa clientela vorrà risposte più semplici da parte dell' intermediario , altra clientela più sofisticata invece vorrà risposte più sofisticate : allora un intermediario generalista acconterà diversamente le 2 diverse fascie di clientela , così che chiaramente un intermediario non specializzato andrà incontro ad insuccessi .

Quindi potenzialmente gli intermediari possono fare tutto , ma molto pochi decideranno di fare tutto , mentre gli altri dovranno sviluppare le attività per loro più strategiche .

Inoltre , in realtà non a tutti gli intermediari fin. è consentito fare tutto : le banche possono fare quasi tutto .

Tra le altre categorie di intermediari troviamo ad es. le società di intermediazione mobiliare ( le s. i. m. ) , che invece di fatto possono solo svolgere attività di int. mobiliare .

Nel nostro sistema fin. poi vi possono essere anche intermediari un po' particolari , anche se banche e s. i. m. sono le 2 grandi tipologie di intermediari considerate nel nostro paese .

In particolare negli ultimi anni nell' attività bancaria si è avuto in questi ultimi anni un grosso cambiamento : fino a 3 anni fa le banche non potevano svolgere tutte le possibili attività creditizie , e c' erano anche attività considerate creditizie ( esercitabili dalle banche ) solo dal 1994 , in cui venne promulgata la nuova legge bancaria ( la precedente era del


Infatti nella C. E. E. negli anni '80 vennero emanate varie direttive com. perché 818g68i fossero uniformate tutte le leggi dei paesi dell' Un. Europea , così tra le altre leggi in tutti i paesi venne modificata quella bancaria per adattarsi alla norm. Comunitaria .

In base alla dir. com. si voleva passare al concetto di banca polifunzionale , intesa come intermediario creditizio che può svolgere tutte le funzioni creditizie ( elencate espressamente dalla norma ) . Prima del 1994 solo alcune delle attività elencate dalla dir. com. potevano essere svolte dalla banca : le altre erano svolte da appositi intermediari , molto spesso da società di int. bancaria ( con part. delle banche ) .

Inoltre per la vecchia legge banc. le banche potevano svolgere solo attività a breve termine , cioè non potevano concedere finanziamenti a medio-lungo termine ( lo potevano solo banche speciali ) : ora invece le banche possono farlo .

Quindi col 1994 c' è stata una cultura delle possibili figure di int. fin. creditizi in Italia ( non vi sono più int. fin. specializzati , anche se pure tuttora le banche faranno le attività che riescono a fare meglio ) .

Fino al 1994 le banche potevano svolgere solo alcune attività riconducibili al mercato mobiliare ( si spiega così la nascita di alcuni intermediari , come le s. i. m. , per svolgere le attività vietate alle banche ) .

Col la nuova legge bancaria del 1994 si sistema l' int. creditizia , perché solo nel 1996 invece si recepisce anche la dir. comunitaria sull' int. mobiliare .

Nel 1991 si è avuta la legge 1 / 1991che ha messo ordine all' interm. mobiliare ( sulla base della dir. com ) .

Prima invece si avevano tante leggi che disciplinavano vari intermediari che svolgevano tra l' altro l' attività di int. mobiliare .

Col 1991 non si disciplinano più gli intermediari , ma le attività di int. mobiliare , dicendo chi è autorizzato a farle : così tutti gli intermediari vengono autorizzati a svolgere le varie attività di interm. mobiliare nello stesso modo . Poteva però capitare che , a seconda dell' intermediario autorizzato a svolgere una certa attività , la disciplina fosse differente .

Col 1991 si individuarono le attività di int. mobiliare :

la negoziazione di valori mobiliari ( comprare e vendere valori mob. ) sia in c / proprio che per c/ terzi ( l' int. non può avere una propria posizione ) ;

il collocamento di valori mobiliari ( offerta sul mercato di valori presso il pubblico ) l' int. può facilitarne la collocazione presso il pubblico ;

la consulenza ( in materia di valori mobiliari )

l' attività di raccolta di ordini di acquisto e di vendita dalla clientela è diversa dalla negoziazione , e la precede , essendo svolta da un altro intermediario ;

la gestione del patrimonio di valori mobiliari ;

l' attività di sollecitazione del pubblico risparmio

Queste sei attività , poiché considerate di int. mobiliare in Italia , vengono tutte disciplinate allo stesso modo con la l. 1 / 1991 , e possono essere svolte solo dalla S. i. m. , disciplinata dalla l. 1 / 1991 .

Anche per la S. i. m. si può dire che può svolgere potenzialmente le 6 attività suddette

( disporrà di un capitale più o meno elevato a seconda delle attività svolte ) .

In questo modo ci sarebbero stati problemi per quei soggetti che al 1991 svolgevano alcune di queste attività di int. mobiliare ( e avevano i requisiti per svolgerle ) : quindi tali attività si ritennero svolgibili anche dalle banche ( previa aut. della Banca d' Italia ) , tranne l' attività di negoziazione ( esclusa l' attività svolta nei mercati regolamentati ed avente per oggetto azioni quotate esclusa quindi la negoziazione in Borsa di titoli azionari ) .

Per la l. 1 / 1991 anche altri intermediari possono svolgere le attività di cui sopra , in paricolare gli agenti di cambio . Essi sono quei soggetti che dal 1913 avevano il monopolio delle negoziazioni in Borsa di valori mobiliari , e soprattutto nella negoziazione di azioni .

Quindi con la l. 1 / 1991 anche agli agenti di cambio si concesse di svolgere queste 6 attività di int. mob. ( continuando quindi il loro mon. nella neg. valori mob. , con gravi rischi per le banche ) : ne è conseguito che con la l. 1 / 1991 quasi tutti gli agenti di cambio trasformati in s. i. m. , od accordati tra loro per trasformarsi in s. i. m.

Inoltre per la l. 1 / 1991 solo l' attività di gestione di patrimoni può essere svolta dalle società fiduciarie , con certi requisiti e svolgenti l' attività di gestione in modo dinamico :

la soc. fid. ha dei clienti che intestano fiduciariamente i propri titoli ad essa , che è in grado di gestire il loro patrimonio come se fosse suo .

In realtà questo grande cambiamento avutosi con la l. 1 / 1991 , cambia ancora col d. lgs. 415 / 23 - 7 - 1996 ( decreto Eurosim ) : esso in pratica è il recepimento completo della direttiva comunitaria ( dopo la l. 1-1-1994 ) , è la nuova legge per l' int. mobiliare .

I cambiamenti avutisi rispetto alla l. 1/1991 sono stati modesti almeno per gli intermediari , perché nel 1991 si è cercato un riordinamento .

Invece per le banche si è avuto nel 1994 il recepimento delle direttive comunitarie ( dopo varie leggi modificanti la l. bancaria del 1936 ) .

Col decreto Eurosim non si parla più di attività di int. mobiliare , ma di servizi di investimento : d' ora in poi essi diventano cinque , in quanto sparisce l' attività di consulenza e l' att. di collocamento , mentre l' att. di negoziazione si divide in neg. c/ proprio e la neg. c / terzi .

Inoltre con la l. 1/1991 si parla di 6 attività principali e di attività connesse o strumentali : col decreto Eurosim l' att. di consulenza viene fatta cadere tra le attività strumentali a quelle principali di interm. mobiliare .

L' attività di collocamento invece viene fatta confluire nelle att. di sollecitazione : sollecitando la vendita di valori mob. , implicitamente li si colloca .

Tra i soggetti autorizzati restano le S. i. m. , mentre alle banche viene concesso di svolgere tutte le attività ( anche la neg. di azioni quotate ) : però fino a fine 1997 permane ancora il divieto , in modo da trovare soluzioni particolari per consentire l' ingresso delle banche sui mercati .

Restano le società fiduciarie , che possono svolgere quell'attività , e gli agenti di cambio , che possono svolgere solo l' att. di negoziazione c / terzi .

Col decr. Eurosim si consente inoltre l' effettuazione di tali attività anche a soggetti

stranieri .



































Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi - lezione del 5/3/1997


Col decreto Eurosim le banche possono svolgere attività di int. mobiliare e potranno svolgerle tutte al venir meno ( tra un anno ) del vincolo ad esse posto ( relativo alla negoziazione in Borsa di titoli quotati ) .

Invece le S. i. m. vengono invece ad essere chiamate imprese di investimento ( quelle italiane corrispondono alle S. i. m. )

Poi le attività di int. mob. vengono svolte , oltre che dalle banche e dalle s. i. m. ( imprese di investimento italiane ) , anche dalle imprese di investimento comunitario , cioè tutte quelle imprese di inv. che vengono assimilate alle nostre s. i. m. e che potranno svolgere tutte le attività di int. mob. previste dal decreto Eurosim , e dalle imprese di investimento extra-comunitario , analoghe alle nostre S. i. m. ma facenti parte di paesi non dell' Unione Europea , previa autorizzazione della Consob .

Anche le banche possono essere com. od extra-comunitarie , cioè possono svolgere l' att. di int. mob. perché nei rispettivi paesi esiste il cosìdetto ( accordo di ) mutuo riconoscimento , in base al quale un soggetto può svolgere quell' attività prevista dal suo paese anche in un paese straniero secondo le regole del paese d' origine ( ciò vale anche per i paesi

extra-comunitari ) .

Ciò non è molto complicato per l' Unione Europea , perché esistono le Direttive Comunitarie , con cui si è stabilito un livello minimo di armonizzazione della disciplina , per cui di fatto tutte le discipline dei paesi com. sono tutte molto simili : si facilita così il "mutuo riconoscimento" .

Invece per i paesi extra-com. invece occorre che , di volta in volta che viene stipulato un accordo di mutuo riconoscimento e questo sta in piedi , le parti riescano a trovare un accordo .

Quindi nell' ambito dell' int. mob. gli intermediari che la possono svolgere sono le banche it. , le banche com. od extra-com. ( se vale il concetto del mutuo riconoscimento ) , le imprese di inv. italiane ( le S. i. m. ) , le imprese di inv. com. ed extra-com. ( previa autorizzazione ) ed infine soggetti come gli agenti di cambio , le società fiduciarie .

Di fatto quindi nel nostro sistema fin. abbiamo 2 grandi tipologie di intermediazione ( cr. e mobiliare ) , e i soggetti che possono svolgerle sono sostanzialmente le banche it. e straniere e le imprese di inv. it. e straniere .

Tra i vari intermediari rientrano anche le soc. di assicurazione , che non tratteremo in questo corso .



Per mercato si intende un luogo non identificato , in cui dei soggetti cercano di fare prestito di qualche bene o direttamente o tramite l' aiuto di intermediari .

Un mercato per stare in piedi necessita di materia prima oltre che dello scambio di mercato .

Nel mercato del credito la mat. prima è data dal denaro ci sono dei soggetti con eccessi di denaro disposti a cercare soggetti che cercano denaro .

Ci sono dei soggetti ( le banche ) che finanziano la propria attività agendo direttamente su questo mercato , addirittura emettendo mezzi di pagamento ( quali gli assegni ) per consentire l' effettuazione dei pagamenti all' interno del sistema finanziario .

Quindi il mercato del credito in un sistema bancario svolge non solo la funzione di erogare credito , ma anche di essere supporto a tutto il sistema di pagamenti di un paese : infatti le banche sono l' unico intermediario che ha la possibilità di emettere mezzi di pagamento

In questo modo il denaro può circolare più velocemente tra tutti i soggetti , ma resta sempre all' interno del sistema bancario .

Il prezzo del mercato del cr. è dato dal prezzo del denaro , cioè dal tasso di interesse .

In realtà non c' è un prezzo del denaro uguale per tutti : ci sono dei tassi convenzionali di riferimento , ma poi in un mercato del credito il tasso di interesse si basa su rapporti bilaterali .

Invece nel mercato mobiliare bisogna distinguere due segmenti : da un lato il mercato primario e dall' altro il mercato secondario .

Il mercato primario è il mercato in cui dei soggetti cercano di raccogliere denaro ed in cambio emettono valori mobiliari : quindi oggetto è sempre il denaro , ma si ha anche l' emissione di un valore mobiliare . Colui che presta il denaro vuole essere titolare di un valore mobiliare ( riconvertibile in denaro senza aspettare la scadenza , purché esista un mercato in cui posso vendere ) . Quindi il merc. pr. è il mercato di approvvigionamento di materia prima per il mercato secondario : nel merc. pr. alcuni soggetti raccolgono denaro ed in cambio emettono valori mobiliari . Il prezzo per regolare lo scambio è il tasso di interesse applicato per i valori che sono stati emessi . Non esiste alcun rapporto bilaterale , ma un rapporto tra l' emittente e tutti i soggetti che accettano di sottoscrivere questi valori mobiliari . Il vantaggio è che un soggetto ( un finanziatore sul merc. del cr. ) può anche decidere di liquidare prima della scadenza il suo investimento cedendo il titolo ad un altro .

Questo è un sistema più flessibile perché , se esiste un mercato secondario , abbiamo due diverse entità : il mercato primario , in cui oggetto di desiderio è il denaro , ed il mercato secondario , in cui oggetto di desiderio è ancora il denaro , ma oltre a chi vuole entrare in possesso del denaro , c' è anche chi vuole entrare in possesso del titolo .

Nel merc. sec. non si finanzia nessuno : nel merc. primario , se c' è un soggetto che ha una necessità finanziaria , si rivolge al pubblico dei risparmiatori e raccoglie denaro .

Nel merc. sec. si ha un soggetto che ha finanziato altra gente e , per liquidare prima della scadenza il suo investimento , va sul mercato sec. e cerca qualcuno disposto ad acquistare il suo titolo : si ha uno scambio di denaro tra il soggetto che acquista nel merc. sec. e quello che vende il titolo , non c' è più alcuna attività di indebitamento .

Quando poi uno dei fin.decide di liquidare prima della scadenza il suo investimento , non c' è alcun finanziamento , c' è solo qualcuno che cede a qualcun' altro un credito .

Quindi il prezzo che regola i rapporti sul merc. secondario non è più solo il tasso di

interesse , ma il prezzo del titolo oggetto di scambio ( delle obbligazioni ) .

Il prezzo di un obbl. sul merc. sec. dovrebbe riflettere i tassi prevalenti sul mercato :

ma se ho necessità di avere del denaro contante sarò disposto a vendere il titolo che conseguo ad un prezzo più basso perché mi interessa avere immediatamente liquidità .

Quanto detto vale non solo per i titoli obbl. , ma per qualunque valore mobiliare ( anche per i titoli azionari ) .

La liquidità si finanzia aumentando il capitale sociale mediante emissione di nuove azioni :

ci sono dei soci che danno o nuovo denaro alla società o la società ricerca altri soci per averne altro .

Infine interviene il merc. primario : la società emette nuove azioni a fronte dell' aumento di capitale sociale .

Il possessore di azioni può poi decidere di vendere le sue azioni , perché ricerca liquidità , e lo fa attraverso il merc. sec. in cui compratore e venditore si mettono d' accordo sul prezzo dell' azione .

Quindi il mercato primario è il mercato delle nuove emissioni , che consente la nascita di nuovi valori mobiliari , ossia di azioni , obbligazioni nuove : è necessario che l' azionario sottoscriva queste nuove obbligazioni ed azioni . Ma quando emittente e sottoscrittore si incontrano danno vita al mercato pr. : nuove azioni , obbligazioni entrano nel merc. , l' emittente viene finanziato a titolo di credito o di capitale e quindi si ha nuovo capitale .

Nel mercato secondario oggetto di scambio nel mercato non sono titoli nuovi , ma sono titoli vecchi , cioè emessi in precedenza , per i quali c' è stato almeno un sottoscrittore che ha partecipato all' emissione : il merc. sec. è un merc. non di finanziamento , di approvvigionamento di capitali per l' emittente , ma in cui si scambia liquidità tra soggetti che sono sottoscrittori o che posseggono determinati titoli ed altri che invece vogliono entrarne in possesso .

Si tenga presente che , se siamo nel mercato del credito , il credito è un rapporto bilaterale non c' è il merc. pr. ed il merc. secondario ; si sta tentando di attivare un mercato secondario del credito delle banche , ma è un mercato ancora poco sviluppato.

Invece il merc. sec. del mercato mobiliare sono le Borse - valori , in cui si scambia sempre e solo valori mobiliari usati : infatti nei mercati sec. non si finanzia niente , ma si scambiano valori .

Può più facilmente raccogliere denaro fresco , fare la funzione di mercato primario , se per i titoli che voglio emettere esiste un mercato secondario : altrimenti difficilmente il risparmiatore è disposto a sottoscrivere titoli in un mercato primario .

Quindi se le società hanno i propri titoli quotati in una Borsa-valori , è più agevole andare sul merc. primario e raccogliere denaro a titolo di debito o di capitale .

La Borsa-valori è il merc. sec. principe .

Si hanno differenti forme di mercati secondari : ad es. possono consistere in mercati ufficiali regolamentati , ma secondo regole che garantiscono di meno liquidità .

Oppure se non ci sono i mercati ufficiali , ci sono degli intermediari che affiancano l' emittente ed assicurano chi sottoscrive questi titoli non esiste un merc. sec. , ma si vuole venderli . Chiaramente , in questo modo si ha un merc. sec. molto meno efficiente della Borsa - valori : infatti , chi vuole vendere sa che può andare solo da un certo compratore ( il prezzo lo stabilisce questo ) . I prezzi che si vengono a formare in un merc. sec. sono prezzi efficienti , che tengono conto dell' effettiva domanda .

Per la Borsa-valori i prezzi che si possono fare sono prezzi maggiorati , che tengono conto di domanda ed offerta prospettiva .

Se invece il merc. sec. è un merc. ci sono un solo soggetto o pochi soggetti che sono compratori o che sezionano attività , allora questo merc. é parte del loro interesse il prezzo non è "così bello" .

Perciò , come i mercati sec. possono favorire la raccolta di capitale sui mercati effettivi , non tutti i mercati sec. sono però uguali : bisogna sapere se ci saranno negozianti in un merc. sec. e di quale merc. secondario .


Flussi finanziari

Vogliamo ora sapere dove nasce la mat. prima : dobbiamo immaginare un bilancio con un attivo ed un passivo di un soggetto economico .

ATTIVITA' PASSIVITA'

A. F. ( Attività finanziarie ) M ( Monetarie ) T ( Non mon. ) A. R. ( Attività reali ) Netto Patrimoniale

Dal bilancio sopra si desume che , non essendovi debiti , la somma delle attività corrisponde al patrimonio ( il netto patr. è uguale alle attività ) .

Se invece mi fossi indebitato , il mio patrimonio è meno efficiente : il netto patrimoniale sarà dato dalle att. fin. più le attività reali al netto delle passività finanziarie , e sarà la nuova ricchezza del soggetto .

Se dal bilancio precedente escludiamo le attività reali avremo :

ATTIVITA' PASSIVITA'

A. F. ( Attività finanziarie ) P. F. ( Passività finanziarie )

In questo modo determiniamo un conto fin. , cioè all' interno del bilancio trascuriamo le att. e le pass. differenti da quelle fin. ( vogliamo conoscere la situazione finanziaria ) .

Potrebbe succedere che A. F. > P. F. si ha un surplus finanziario , oppure

A. F. < P. F. si ha un deficit finanziario

Quindi in una situazione di deficit fin. c' è un soggetto che nel sist. fin. ha cercato capitale e l' ha trovato ricorrendo ad un mutuo bancario per coprire il deficit .

Se invece si ha un surplus c' è un soggetto che ha disponibilità fin. , che nel sist. fin. ha prestato denaro a qualcun altro .

Si è visto quindi come si formano flussi di fondi finanziari per i soggetti ad un surplus ed ad un deficit finanziario .

Un soggetto dovrebbe avere dei problemi fin. se ha attività fin. e pass. fin.che si

pareggiano :

ATTIVITA' PASSIVITA'

A. F. ( Attività fin. ) P. F. ( Passività fin. )


Infatti si possono avere attività e pass. fin. con scadenze non tra loro correlate : ad es. la banca ha passività fin. a vista ( depositi ) a fronte di attività fin. ( prestiti ) a medio-lungo termine ; c' è il rischio del ritiro di soldi , ma la banca non riesce altrettanto a farsi ridare i soldi prestati ad altri soggetti . C' è quindi uno squilibrio tra le scadenze delle att. e delle passività fin. oltre all' equivalenza tra attività e pass. fin. , è importante che ci sia equivalenza tra le scadenze delle att. e delle pass. finanziarie .











Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi - lezione del 6/3/1997


Finora si è guardata solo una fotografia ( bilancio ) , fatta una volta all' anno , di tutte le nostre attività e passività finanziarie . In realtà a noi interessa conoscere come nel tempo vengono a svilupparsi le fotografie , per capire anche gli elementi dinamici , e non più quelli statici , che vanno a confluire nel bilancio finanziario : cerchiamo quindi le determinanti che spiegano i cambiamenti nelle fotografie .

Perciò , per cogliere la dinamica dei movimenti finanziari , si passa dal concetto di fotografia ( attivo e passivo ) a quello di

"Conto delle fonti e degli usi finanziari"

USI FONTI

D M D A. F. D P. F. ( - ) D PF D M D A. F. ( - )

Nell' approccio precedente il reddito è qualcosa di dinamico : a fine anno lo stock di attività e di pass. fin. sarà variato .

Invece in quest' ultima rappresentazione non parliamo di stock , ma di variazioni che intervengono nel corso dell' anno .

Perciò , se prima parlavamo di att. monetarie , ora parliamo di variazione delle att. monetarie ( analogamente per le altre componenti dello schema precedente ) .

Si consideri che una pass. fin. è una fonte finanziaria : infatti posso indebitarmi , attribuisco passività fin. che mi consentono di acquistare un mutuo bancario . Qualunque variazione in positivo di passività fin. costituisce una fonte di denaro liquido , di fondi.

Ad esse si contrappongono moneta od altre attività fin. a cui ho destinato tali fonti : ho raccolto fonti fin. e ho deciso di impiegarle in titoli , od anche posso aver concesso prestiti od ho deciso di farne un mutuo particolare .

Se tutto ciò non lo applichiamo alle famiglie , ma ad un settore aggregato quale gli intermediari fin. come una banca : una banca può incrementare le sue passività finanziarie ( raccoglie + depositi ) perché pensa di utilizzarle sotto forma di crediti oppure per aumentare la moneta disponibile .

Inoltre , se un soggetto vuole incrementare le proprie fonti finanziarie , non può ricorrere solo ad un aumento di passività fin. , ma potrebbe anche ridurre le sue attività finanziarie , od anche di ridurre la quantità di moneta detenuta .

Anche per gli usi di fondi si può dire che non sono solo un incremento della moneta detenuta o delle attività fin. detenute , perché si possono utilizzare risorse fin. per ridurre le passività finanziarie ( rimborsando pass. fin. si utilizzano delle risorse fin. ) .

Vorremmo quindi cercare di attizzare tutta una serie di decisioni sulle variazioni da prendere tra att. mon. non quotate e att. fin.per vedere come mantenere un' equilibrata struttura delle nostre attività e passività fin. a fine anno .

In realtà non esistono att. e pass. finanziarie : infatti un' att. fin. lo è per un soggetto , ma è anche nello stesso tempo è pass. fin. per un altro soggetto .

Vogliamo capire non solo capire quali sono le fonti , ma anche le scadenze delle fonti fin. e degli usi : occorre mantenere nel tempo un equilibrato rapporto tra la scadenza media delle fonti fin. e la scadenza media degli usi finanziari e capire qual' è all' interno di un soggetto la prevalenza dell' indebitamento di attività fin. sul prestito .

In questo modo lo schema precedente si complica un po' :

USI FONTI

D M _ D M circolante _ ( + ) D M depositi   _ ( + ) D M liquida A. F. _ Titoli _ Crediti ( - ) P. F. ( + ) D P _ D P a vista   _ ( + ) D P a breve _ ( + ) D P a m. / l. termine D M ( - ) D A. F.

La decisione che dovrà prendere il tesoriere è di decidere quale passività incrementare ( se a vista , a breve o a m. / l. termine ) o se modificarne la composizione .

A volte è opportuno lasciare invariato lo stock di attività e pass. finanziarie , ma posso attuarne una migliore gestione se ne modifico la composizione ( a parità di fotografia ) .

Dal punto di vista degli usi , si consideri che una variazione di moneta ha segno positivo : può consistere in var. di moneta rappresentata da circolante , da depositi e da attività in moneta liquida ( si avrà una diversa composizione della moneta ) .

Mi può essere più conveniente detenere più moneta sotto forma di depositi ( c / c bancari ) , piuttosto che circolante , oppure sotto forma di moneta facilmente liquidabile ( in tempi brevi ) .

Si tenga presente che se il merc. sec. è liquido , allora certe att. fin. classificabili come att. fin. non monetarie finiscono col diventare attività monetarie .

Tra gli usi poi si considerano l' aumento di att. fin. e la riduzione di pass. finanziarie .

Si può fare una distinzione anche nelle att. fin. tra titoli e crediti ( 2 diversi tipi di investimenti ) .

L' inv. in titoli può essere distinto a sua volta in inv. in titoli a breve e a m. / l. termine .

Per scegliere quanto dare in titoli e quanto in crediti , bisogna decidere la scadenza del credito ed il soggetto finanziario , le varie forme di credito .


Si tenga presente che il bilancio di ciascun soggetto non è solo di natura fin. , ma vi sono anche le attività reali .

Il netto patrimoniale è così costituito :

N. P. = A. F. + A. R. - P. F. , in dati stock ,

D N. P. = D A. F. + D A. R. - D P. F. , in dati flusso .

Ci possono essere state delle variazioni nelle att. fin. , reali , pass. fin. , senza una variazione del netto patr. , o con una variazione dello stesso .


E U




risparmio


tale risparmio sarà depositato in un c/c bancario , incrementandosi quindi le att. fin. mon., oppure per incrementare attività reali , o per rimborsare i prestiti in modo da ridurre le pass. fin. si attua quindi un collegamento tra l' andamento di entrate ed uscite per periodo di riferimento e l' impatto di questo sulla struttura fin. del soggetto .


E U

130


disavanzo


tale disavanzo dovrà essere ricoperto o riducendo le att. fin. ( ho utilizzato delle fonti ) , o riducendo le attività reali , oppure indebitandosi ulteriormente ( aumento passività fin. ) : bisogna sempre collegare la situazione dinamica di entrate ed uscite di un periodo col suo impatto sulla strutt. patrimoniale .

Possiamo ora definire un ultimo schema , cioè un vero e proprio bilancio

BILANCIO



USI FONTI

Uscite correnti ( risparmio ) D M D A. F. D P. F. ( + ) D A. R. 100 Entrate correnti ( + ) D N. P. ( risparmio ) D P. F. ( - ) D M D A. F. D A. R. 100


Ora aggiungiamo le attività reali rispetto allo schema precedente con un incremento di attività reali utilizzo risorse , mentre una var. neg. di att. reali è invece una fonte di fin.


Sarà il tasso di int. che ci fa spostare da una parte piuttosto che dall' altra del nostro bilancio fin. : esiste un trend , un movimento di denaro con un certo prezzo ( t. d' interesse ) ho un mercato che è tanto più efficiente quanto la formazione del prezzo è aperta a tutti , è imponibile per tutti .

Si avrà un ' ec. di mercato aperta quando i gruppi fin. e non sono disciplinati dal costo del denaro .

Nelle ec. amministrate non esiste un prezzo che il conto ec. accerta , ma è frutto di una decisione contraffatta .










Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi - lezione del 14/3/1997


Come si è visto , nel caso di prestito con rimborso con estrazione , tutti i soggetti che lo sottoscrivono sanno in partenza di non avere la certezza del profilo fin. del proprio investimento ( non so se prenderò tante cedole e se sarò rimborsato subito o alla fine ) .

Allora si è adottato un sistema di rimborso progressivo senza estrazione , per ovviare a questo inconveniente : è un metodo di rimborso che per l' emittente non cambia assolutamente nulla , mentre se ne avvantaggia il risparmiatore .



100 mld. 10 anni












Infatti , in base all' esempio di ieri , se il rimborso è per estrazione , si estrae tutta un' obbligazione fino a 1/10 del prestito , invece in quello senza estrazione ,





se il disegno sopra rappresenta il val. nom. di un' obbligazione , l' emittente di tutte le obbligazioni in circolazione ne rimborsa solo un decimo . In questo modo tutti i possessori delle obbligazioni dopo il primo anno saranno rimborsati di 1/10 delle loro obbligazioni , e così via anno per anno fino alla scadenza ( nessuna obbl. viene rimborsata totalmente ) .

Si raggiunge così un metodo democratico , per il quale ora il profilo fin. dell' obbl. è certo

( ogni anno avrò l' interesse sul nominale residuo + il rimborso di una quota del val. nom. ) così la liquidità naturale è uguale per tutti i possessori del titolo ( inoltre se uno vende il titolo prima acquisisce liquidità artificiale ) .

Per l' emittente invece non cambia nulla , perché ogni anno rimborsa sempre un decimo del prestito ( indifferente se rimborsare un decimo del v. n. di tutte le obbligazioni in circolazione , o un decimo delle obbligazioni in circolazione ) .

Si è visto quindi come le differenti modalità di rimborso incidono sul concetto di liquidità naturale .

Inoltre negli esempi visti si è ipotizzato il rimborso per quote progressive costanti di

capitale ( potrei avere un riborso progr. per quote di capitale cr. o decrescenti ) .


Se volessimo ora misurare la liquidità naturale di un titolo ( per conoscere la più alta liquidità artificiale , di fronte a 2 att. fin. uguali , basta vedere se vi sono mercati secondari efficienti in cui negoziarle ) , dobbiamo ancora guardare il tasso di interesse e le modalità di

rimborso , ma in funzione della durata o scadenza residua di un titolo o di un att. fin. ( es. un titolo con durata 3 mesi presenta un grado di liquidità nat. + elevata di uno con scadenza trentennale ) , che diventa un primo indicatore del livello di liquidità naturale di un titolo .

Mentre la durata si riferisce al momento dell' emissione , la scadenza residua si riferisce a quanto resta prima della totale estinzione .

Bisogna considerare però anche il livello di cedole o di interessi , così che di 2 titoli con diverse cedole , a parità di altre caratteristiche , ha maggiore liquidità naturale quello con cedola + elevata ; però tale livello incide di meno sulla liquidità naturale rispetto al

rimborso .

E' evidente che , a parità di durata o sc. residua di un' att. fin. , le modalità di rimborso incidono sulla liquidità naturale ( un titolo rimborsabile in unica soluzione alla scadenza ha liquidità nat. + bassa di uno rimborsabile per quote progr. di cap. ) .

Se il rimborso è in unica sol. alla scadenza , il problema di durata residua è contenuto , invece col rimborso progr. del prestito ad epoche predeterminate con estrazione , allora una misura della liquidità nat. di un titolo basata sul concetto di dur. alla scadenza o residua non va più bene , perché si avranno diversi profili di liquidità naturale a seconda di quando si viene rimborsati .

Allora per misurare la durata e la liqu. nat. è stato introdotto il concetto di durata minima , durata massima , durata media di un' att. finanziaria .

Se per es. un titolo è rimborsabile in unica sol. alla scadenza , la durata ( come indicatore di liqu. nat. ) è quella della scadenza ; se invece è un titolo con rimborso per quote cost. di cap. per estrazione a sorte , 1 anno è il concetto di dur. minima che può indicare la liqu. nat. , oppure si potrebbe considerare la durata media per i confronti tra titoli sulla base della liqu. naturale ( è però un indicatore molto grezzo , perché non si tiene conto di diversi momenti di rimborso ) .

Perciò è difficile trovare una misura della liquidità nat. sulla base della dur. o sc. di un' att. fin. _

Infatti non si tiene conto del flusso cedolare , e neppure delle diverse modalità di rimborso .

Allora si passa al concetto di duration o durata finanziaria .

E' stata cioè elaborata una misura della liqu. nat. di un titolo , in quanto rappresenta la vita media di un' att. fin. , tenendo conto non solo del tempo storico che passa , ma del tempo ponderato per l' attualizzazione dei flussi : è una durata sempre espressa in anni e in giorni , che però mi indica dopo quanto tempo posso individuare la media del periodo medio in cui ottengo l' attualizzazione di tutti i flussi in termini di cedole e di capitale . Con essa si tiene anche conto delle cedole maturate . E' quindi una misura di durata , non in senso fisico , ma tenendo conto dei flussi finanziari .

Si prende in considerazione la tab. 3-2 pag. 75 del Banfi .








6 anni    UNICA SOLUZIONE al t. i. annuale dell' 8% ; p. a. = 100,0

Flusso

1 2 3 4 5 6 8 8 8 8 8 108 7,407 [ 8 / ( 1 + 0,08 ) ] 6,859 6,351 5,880 5,445 68,058 1 x 7,407 = 7,407 2 x 6,859 = 13,718 3 x 6,351 = 19,053 23,520 27,225 408,348

Totale 499,271 duration ( espressa in anni ) = 4,99271   


Come tasso di att. utilizzo il tasso di rendimento di mercato .

Il t. d' int. lo si richiede per recuperare la perdita di potere d' acquisto e per avere una parte di guadagno in termini reali .

Dividendo 499,271 ( somma delle durate ponderate ) per 100 ( pr. d' acquisto del titolo ) si ottiene una duration di 4,99271 .

Si intuisce perciò che essa è un indicatore sintetico che ci esprime un valore omogeneo di liquidità nat. di un titolo , non è una durata fisica , ma una dur. finanziaria .

Calcolando la duration come durata residua a partire dall' anno 3 , avrò un minore numero di flussi , a denominatore della formula non metterò il p. a. di 100 , ma il pr. che pago in quel momento per acquistare quell' att. fin. , e come fatt. di att. non prenderò l' 8% ( rend. all' emissione del titolo , ma il rend. di mercato quando faccio quel calcolo .

Tale indicatore è potente perché posso esprimere per qualunque titolo questo ind. sintetico indipendentemente dal livello del flusso cedolare , dal livello della sc. residua e dalle modalità di rimborso ( caratteristiche somatiche ) .

Se per il titolo dell' es. anziché aversi il rimborso in unica sol. alla scadenza , si aveva un rimborso per quote cost. di cap. ogni anno , dall' anno 1 all' anno 6 attualizzo un valore di 28 , ottenendo una duration + bassa .

Quindi + la duration è bassa , + questo titolo è dotato di liquidità naturale .

Se cerco un titolo con + elevata liqu. nat. , lo faccio con riferimento ad un orizzonte temporale preciso .

Proprietà della duration

a) è sempre maggiore di zero ( i flussi mon. sono > 0 ) ;

b) la duration è sempre minore o uguale alla durata max.( dur. di emissione ) o sc. residua di un titolo ;

c) la duration è anche un potente indicatore della probabile variabilità del prezzo di quella att. fin. al variare dei tassi di mercato ; nei titoli con cedola però , al variare dei t. di interesse , se salgono o scendono , il pr. non sale o scende in modo simmetrico ; può essere importante per un inv. sapere quali sono i titoli che in caso di variazioni del t. d' int. presentano una + elevata variabilità di prezzo , in modo da selezionare quelli che presentano uma minore variabilità di prezzo .

d) La duration è un indicatore che mi fa individuare quali sono i titoli con una > rischiosità in termini di variabilità dei prezzi + la duration è elevata , tanto maggiore è la possibilità di variazione dei prezzi .

In sostanza la duration è un indicatore grezzo della variabilità dei prezzi , tanto che la teoria ha sviluppato un altro concetto , a fianco di questa , quello di convessità , che mi consente di avere un' informazione migliore sulla variabilità dei prezzi ( quando duration è più significativa ) .


Per misurare invece la liquidità artificiale di un titolo , non è possibile avere un indicatore sintetico che la misuri .

La si misura indirettamente prendendo dei riferimenti .

Innanzitutto un titolo ha liquidità artificiale se negoziato in un mercato secondario . Ad es. , con una qualunque obbl. , come un prestito bancario , si ha una liqu. art. quasi nulla , perché di fatto i prestiti bancari non sono negoziabili in alcun merc. secondario ; Quindi tra un pr. banc. ed un val . mob. , la liqu. art. di quest' ultimo è superiore rispetto a quella del prestito banc. , perché un val. mob. può circolare facilmente tra le parti .

Per il livello di liqu. art. di un titolo bisogna anche considerare la natura del merc. sec. in cui viene negoziato . Un merc. sec. molto efficiente , con tanti operatori disposti a comprare e vendere , è un merc. sec. + liquido , quindi con una + agevole liqu. artificiale .

Quindi a seconda della tipologia di mercati sec. emerge il concetto di liquidità artificiale .




























Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi - lezione del 19/3/1997


Si è visto che , quanto + un merc. sec. è efficiente , + facile è trasformare un' att. fin. in moneta , e quindi tanto + è elevato il livello di liqu. art. di una att. finanziaria .


I mercati secondari servono ad agevolare lo scambio di determinati titoli o att. finanziarie , ma non tutti sono tra loro uguali , perché :

a) i mercati sec. sono + efficienti di altri ( per il modo con cui consentono lo scambio dei titoli ) ;

b) non tutti i merc. sec. non sono organizzati allo stesso modo .

Infatti possiamo avere quattro tipologie di mercato secondario :

1) a ricerca autonoma , non organizzati , in cui un soggetto che vuole comprare o vendere un titolo , va a cercarsi il venditore o il compratore ( non ci sono int. mob. ) ;

2) di brokers

3) di dealers

4) ad asta a chiamata

continua ,

invece sono merc. sec. + organizzati , in cui è prevista la figura dell' int. mob. negoziatore , che aiuta compr. e venditore ad incrociarsi tra loro .

In un merc. sec. di tipo 2) , è previsto l' intermediario broker , la cui funzione è raccogliere ordini dalla clientela ed incrociarli con quelli derivanti da altra clientela .

I dealer sono invece dei broker un po' particolari , perché sono degli int. mob. che possono essere loro la contropartita diretta del cliente . Quindi il broker è l' int. che negozia solo per conto di terzi , invece il dealer negozia solo in conto proprio .

Poi i mercati di broker e di dealer , ma di + i mercati dibroker , possono dar vita ai cosìdetti mercati ad asta , in cui tutti i broker si riuniscono , mettono assieme tutti gli ordini che hanno ricevuto , e cercano di soddisfare gli ordini della propria clientela ad un unico prezzo, mediante un meccanismo ad asta .

Quindi , ai fini della liquidità articiale , contano molto da un lato la strutt. org. dei merc. secondari , dall' altro l' efficienza degli stessi .


Un merc. sec. , indipendentemente dalla sua strutt. org. , perché possa garantire il max. livello di liqu. art. , deve essere efficiente , e lo è quando è anche perfetto .

Un merc. è perfetto , quando tutti gli investitori dispongono di una assoluta omogeneità di informazioni sul titolo , sull' att. negoziata , sulle aspettative su queste att. finanziarie , su tutte le informazioni che possano in qualche modo influenzare le previsioni dei prezzi .

In realtà tale concetto di merc. perfetto nella realtà non esiste , allora si è passati al concetto di efficienza dei mercati . Non possono esistere mercati perfetti per qualunque tipo di strumento , perché si presuppone l' assoluta omogeneità di informazioni ( tutti vorrebbero comprare o vendere quell' att. fin . su cui tutti hanno le stesse informazioni , il che non è plausibile , perché quell' att. fin. avrà un certo prezzo di equilibrio tra tutti i soggetti ) .

Esiste infatti la cosìdetta asimmetria delle informazioni , per cui in ciascun merc. reale c' è sempre qualcuno con + informazioni degli altri ( perché è sempre presente in quel mercato ),

in quanto , essendo l' informazione un bene costoso , c' è qualcuno disposto a spendere + soldi di altri per avere l' informazione su quel titolo , att. fin. , in modo da essere + informato di tutti per poter poi fare dei buoni affari ( mentre altri decidono di affidarsi per es. a terzi intermediari ) .

Quindi nella realtà ci sono diversi soggetti con un diverso grado di inf. , perché l' accesso all' informazione non è uguale per tutti e perché l' inf. è un bene che costa .

Si è proposto quindi di valutare i mercati in funzione della loro efficienza .

Un mercato può essere efficiente secondo 2 punti di vista :

efficienza valutativa il prezzo che si forma in quel mercato è coerente con il valore intrinseco ( effettivo ) di quel bene , è equo rispetto al valore intrinseco di quel bene ; però nella realtà i mercati non sono mai efficienti da un punto di vista valutativo ; quindi il mercato è efficiente non tanto sul valore intrinseco di quel bene , quanto sull' informazione , sulle aspettative di prezzo di quel bene

efficienza informativa in forma debole quando tutti i soggetti che operano in

questo mercato hanno tutti lo stesso livello di informazione

relativamente ad elementi deboli del mercato , cioè i prezzi che

si formano in questo mercato ( sulla base delle informazioni dei

diversi soggetti ) sono legati solo alla conoscenza dei prezzi

passati delle att. fin. e del volume degli scambi effettuati ; il

mercato è efficiente , perché tutti i soggetti hanno lo stessa

informazione , in forma debole , perché le informazioni sono

poche

in forma semi-forte quando il prezzo che si forma in quel

mercato non tiene conto solo delle informazioni sui prezzi delle

quantità scambiate , ma anche di tutte le altre informazioni di

dominio pubblico , quindi quando tutti gli operatori di questo

mercato hanno questo livello di informazione

in forma forte il prezzo di qualunque att. fin. di questo

mercato che si viene a formare tiene conto di tutte le possibili

informazioni ( anche delle informazioni private ) .

Se questi sono i 3 livelli di efficienza , i merc. sec. nella realtà sono tutti inefficienti , perché ci sarà sempre qualcuno con informazioni riservate , o di dominio pubblico e qualcuno con informazioni molto modeste il prezzo ogni giorno sarà diverso , perché ogni giorno le informazioni sono diverse , diversamente elaborate .

Possiamo però riconoscere i mercati + inefficienti degli altri : quelli con + disparità nell' informazione sono + inefficienti ( maggiore eff. mercati , minore rischio oscillazione prezzi, minore rischio liquidità artificiale ) .

Allora LE CONDIZIONI PER L' EFFICIENTE FUNZIONAMENTO DEI MERCATI sono ( dopo aver elaborato tutte le informazioni necessarie ci sono difficoltà operative ) :

a) SPESSORE quando su questo mercato ci sono degli ordini di acquisto o di vendita

( effettivi o potenziali ) di titoli a prezzi prossimi a quelli negoziati in un determinato istante, cioè se attorno al prezzo di equilibrio ci sono diversi ordini di acquisto e di vendita per prezzi inferiori o superiori ; quindi al di là del prezzo fatto , ci sono degli altri ordini che potrebbero tradursi in negoziazione qualora arrivassero nuovi ordini ; così la mia liquidità art. aumenta ( posso vendere al prezzo + basso , e comprare ad un prezzo + alto )

b) AMPIEZZA quando gli ordini di acquisto o di vendita , oltre ad avere prezzi prossimi a quelli correnti , sono anche di importo consistente ( ordini consistenti , non minimali ) maggiori possibilità di trasformare attività fin. in moneta

c) ELASTICITA' quando un mercato è in grado di generare tempestivamente

nuovi ordini ( di acquisto o di vendita ) al manifestarsi di fluttuazioni di prezzo ( e non ordini potenziali ) .

Un mercato con questi 3 requisiti mi permette di parlare di mercato efficiente .

Quindi , se dispongo di un' att. fin. negoziata sul merc. sec. con alti livelli di spessore , ampiezza , ed elasticità , a cui hanno accesso un numero potenzialmente molto elevato di compratori e venditori , in cui l' inf. è diffusa in modo relativamente omogeneo tra tutti i soggetti che operano , allora questa att. fin. è dotata di elevata liqu. artificiale , perché è probabile che le fluttuazioni di prezzo siano contenute . In mancanza di tali condizioni , vi sarebbe la stessa liqu. nat. , ma una diversa liqu. artificiale per la stessa att. finanziaria .

I mercati che mi assicurano tali condizioni sono i cosìdetti mercati regolamentati , le Borse-valori , o i mercati per cui esistono dei requisiti di accesso selezionati , in cui non è possibile quotare o negoziare tutti i titoli , ma solo quei titoli le cui caratteristiche consentono di avere poi un merc. spesso , ampio , elastico ed efficiente .

Per i titoli senza tali requisiti ci possono essere mercati sec. reg. secondo una disciplina di secondo livello , i cosìdetti secondi mercati , in cui si riconoscono una serie di requisiti di livello inferiore rispetto ad un primo mercato ( merc. uff. , Borsa-valori ) .

Ciò non vuol dire che solo i merc. reg. ufficiali sono quelli potenzialmente + efficienti .

Infatti la tendenza in atto è quella di creare mercati nuovi , merc. privati , perché essi si dotano di caratteristiche tali da renderli + efficienti dei merc. reg. ( per un numero ristretto di titoli ) , cioè i fornitori privati di mercato . I soggetti creano questi mercati perché si danno delle regole che consentono una maggiore fless. operativa , o perché realizzano un sistema di liquidazione degli acquisti e delle vendite + rapido della Borsa-valori .


Esiste anche il concetto di liquidità istituzionale ( riguardante soprattutto le banche ) : ad es. le banche potrebbero avere la convenienza a selezionare nei propri acquisti certi titoli per cui si può parlare di liquidità istituzionale , cioè titoli utilizzabili in contropartita ad es. con la Banca d' Italia , per i quali è possibile accedere a forme di rifinanziamento presso di essa ( si danno i titoli ed in cambio si riceve moneta ) è un modo di trasformazione dell'att. fin. in liquidità , ed è istituzionale perché dipende dal rapporto stabilito dalla B. C. riguardante le sole banche .



































Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi - lezione del 20/3/1997


Il rendimento

La definizione generale è che il rendimento è il ritorno che qualcuno si attende da un inv. effettuato .

Ci sono diverse configurazioni di rend. , perché bisogna separare innanzitutto il conc. di rend. immediato da quello di rend. effettivo . Inoltre , a seconda delle caratteristiche intrinseche di alcune att. fin. , il rend. eff. ha una configurazione particolare , ed in altri casi è una convenzione parlare di rend. eff. per certi titoli di debito . Allora si parla di rend. eff. ex-ante ed ex-post , e bisognerà avere il conc. di rend. semplice , rend. composto , ed infine di rend. lordo e di rend. netto .

La formula del rend. immediato è la + semplice , nel caso di un titolo con cedola .


CEDOLA

CORSO SECCO

Ipotizziamo un titolo con cedole periodiche pagate il 1/1 , il 1/7 , ecc.



20/3


Se voglio comprarlo lo pago , se è quotato sul mercato , 99.55 per averlo ed inoltre anche il rateo di interessi maturato, perché ne entro in possesso il 20/3 ed il 1/7 incasso la cedola

( 5% sem. ): al mio venditore pago il rateo di interessi , cioè gli corrispondo quella parte di cedola che gli spetta , ma che il 1/7 l' emittente mi paga , perché sono l' ultimo possessore del titolo .

Il rateo si calcola così : [5 ( cedola ) x 80 ( giorni di possesso del venditore ) ] / 180 ( gg. la ced. è semestrale) =2.2

corso tel quel

Non sempre il conc. di tasso nominale coincide con quello di cedola di un titolo : il titolo dell' es. prec. con cedola 5% sem. ha un tasso nom. del 10% ann. ( riferito ad un anno ) .

Se anziché usare la cedola , uso il tasso nom. ottengo sempre 2.2 : [10 ( tasso nom. )x 80] / 360 .

Quindi il rateo di interessi si calcola come [tasso nom.( cedola ) x gg. comp. vend.] / 360 ( 180 )

I prezzi di tutti i titoli obbl. sui mercati sono una espressione % del val. nom. : es. emetto 10 milioni di obbligazioni ciascuna v. n. 1000 _ Abbiamo diversi valori nom. Le obbligazioni tutte con v. n. + complicato , però i loro prezzi ( di emissione , di rimborso , quot. sui mercati ) sono tutte % del v. n. , così che sono tutti confrontabili tra loro posso vedere quali titoli emessi alla pari e quali sotto la pari . Se poi titoli hanno tutti la stessa durata e lo stesso t. nom. ( cedola )del 6% , diventa semplice confrontare il t. nom. col prezzo per vedere quale è il + conveniente sarà preferibile il titolo che , a parità di t. nom. e di altre condizioni , mi garantisce un prezzo di em. + basso ( vedere tab. pag. seguente ) .


V. n. percentuale t. nom. prezzo

1000 5000 100.00 em. alla pari 99.50 6% 6% 1000 4910

98.00 6% 980000



D' ora in poi per il pr. di em. , quot. , ecc. faremo riferimento a valori attorno alle 100 lire

( espr. % val. nom. )

Ci si riferisce d' ora in poi a pag. 139 BANFI 2 .

Si è visto che il rend. imm. è t. n. / corso secco ( c' è anche una cedola a scadenze diverse ).

Es. un titolo con c. s. 95 , t. nom. 12% con 3 diverse ipotesi ( cedola ann. , sem. , trim.) , con 3 diversi rend. imm.

1) rend. imm. = [12 ( t. nom. = c. s. ) / 95]x100 = 12.63% rend. imm. lordo ( perché non considero tassazione ) ; la tass. è del 12.5% int. maturato (10.5 t. nom. al netto tax. ) rend. netto = [10.5 / 95] x 100 = 11.05% ( rend. imm. netto ) ;

2) cedola 6% per confrontare tra loro i rend. imm.., bisogna considerare che il rend. imm. è cedola / c. s. , ma cedola si riferisce ai primi 6 mesi , dopo i quali la incasso , ed è come la reinvestissi per altri 6 mesi : [(1 + 6/95) - 1]x 100 = 13.03% lordo , 11.36% netto ( con cedola netta di 5.25 ) un titolo con pag. + frazionato nel tempo ha un rend. imm. + elevato , perché si presuppone che dopo sc. prima cedola si abbia un reinvestimento .

3) cedola trim. 3% : [(1+ 3/95) -1]x100 = 13.24 lordo , 11.52% ( cedola 2.625 ) .

Quindi , a parità di t. nom. e di prezzo ( c. s. ) , i titoli danno rend. immediato differente .

In realtà per fare confronti tra titoli , non ci basiamo solo sul rend. imm. ; bisogna anche considerare anche titoli con diverse caratteristiche selezionerò ad es. quelli con cedola ann. e rend. imm. + elevato .

Per conoscere il rend. imm. di un titolo , ci basta conoscere la cedola ed il c. s. , non la durata ( che invece è un elemento importante ) .

Se il rend. imm. è un primo indicatore per selezionare titoli + convenienti ( sulla base di tasso e prezzo ) , occorre però passare al conc. + importante di rend. effettivo .

Il rend. effettivo lo si può calcolare per ogni tipo di att. fin. ( non il r. imm. ad es. non lo si può calcolare per gli zero coupon , senza cedola ) si può così avere un parametro di rend. comune a tutti i titoli , indipendentemente da loro caratteristiche intrinseche .

Nel caso dei titoli senza cedola il rend. eff. è l' unico per essi calcolabile , ed è il rend. certo per il possessore di quel titolo ( differentemente da quelli con cedola , in cui il rend. eff. viene calcolato con una convenzione e differirà da quello reale alla fine dell' inv. ), perché non c' è un flusso di cedole intermedio ( pago una certa somma , a fronte di una somma + elevata alla scadenza ) .

Ad. es. ho uno zero-coupon , scadenza 92 gg. , pr. di rimborso 100 ( alla pari ) , pr. di acquisto o di emissione 97.87 _ Per sapere rend. inv. :

fl. mon. in + che ottengo ; normalmente un rend. si ottiene rapportando il qualcosa in + rispetto a quanto si ha investito

((100-97.87) / (97.87x ( 92/365 )) x 100 ;

Sul BANFI 2 si trova invece 365 portato da denominatore a numeratore , moltiplicando per 100 :

((36500 x (100-97.87))/ (97.87 x 92)) = 8.63 formula rend. eff. BOT semplice (rend. di periodo lordo inv. ) . Vorrei però avere un parametro comune di riferimento , indipendentemente dalla durata diventa opportuno esprimere il rend. eff. su base annua devo passare dal conc. di rend. eff. lordo semplice a quello di rend. eff. lordo composto:

- 1] x 100 = 8.92%

cap. a sc. / cap. inv. , elevato alla dur. annuale ( come se rifacessi inv. sc. per sc. ) .

Tale risultato può essere ottenuto per una serie di titoli con diverse caratteristiche ( per emittente titolo e durata ).

9.08% è il rend. eff. lordo titolo prec. se avessi elevato alla quarta ( ottengo un falso rendimento superiore ) .

In realtà i rendimenti non sono lordi , ma netti ( bisogna considerare la tassazione ) : l' aliquota fisc. si applica sull' ipotetica cedola ( p. r. - p. a. ) .

( 100-97.87 ) x 0.125 = 0.27 tassa che devo pagare applicando il 12.50% sulla diff. p.r. - p. a.

Rend. eff. semplice netto : (36500 x (100 - 98.12)) / (98.12 x 92) = 7.52% .

Il passaggio dal r. lordo a quello netto negli zero-coupon con sc. entro l' anno ( come i BOT) comporta che l' imposta calcolata sulla diff. p. r. - p. a. , e si paga subito rend. + basso .

Rend. eff. netto composto ( di un BOT ) : ((100 / 98.12 ) - 1) x 100

Possiamo dire che i rendimenti sopra indicati sono il rend. che effettivamente ottiene il sogg. che fa quell' inv. infatti , non essendosi flussi intermedi tra l' acquisto ed il rimborso , allora il rend. di quando faccio investimento sarà uguale a quello alla fine dell' investimento.

Invece per i titoli con cedola il r. eff. si complica , perché ipotizzo che , qualora incasso una cedola , la reinvesto subito per la durata residua del titolo ad un t. di int. uguale al rend. eff. titolo ( che sto calcolando ora ) ciò non accade mai perché al momento reinv. i tassi d' int. saranno + alti o + bassi rispetto al rend. effettivo .

Allora il rend. effettivo è solo una convenzione : se solo una volta non reinvesto una

cedola , allora salta tutto il rend. effettivo calcolato fino a quel momento .

n i n

corso tel quel [C / ( 1 + r ) ] + [ V. N. / ( 1 + r ) ] , dove r è il rend. effettivo .

i = 1

Tale formula vale nel caso di un titolo con rimborso alla pari in unica sol. alla scadenza .

Ipotizziamo di acquistare al corso tel quel all' emissione , pagando 98 , un BTP con durata 3 anni , con cedola annuale del 9% .

1 2 3

98 = [9 / ( 1 + r ) ] + [9 / ( 1 + r ) ]+ [109 / ( 1 + r ) ] , dove l' incognita r è il rend. effettivo cercato , che è quel tasso interno di rendimento che mi consente di eguagliare il corso tel quel ( soldi spesi per acquistare titolo ) al valore attuale delle cedole e del capitale .


2 3

Tale rend. eff. potrebbe essere 9.10% : 9 / 1.091 + [ 9 / ( 1.091 ) ] + [ 109 / ( 1.091 ) ] =

il rend. è compreso tra 9 e 9.10

Quindi il rend. eff. di un titolo è quel tasso int. che mi consente di uguagliare al corso t. q. il valore attuale dei flussi interni di capitale e di interessi ( 98 = 98 ) rendimento effettivo ex-ante .

Si ipotizza che io reinvesta tutti gli anni una cedola di 9 al 9.08% , altrimenti , se non ho reinvestito cedola al primo anno , avrò un rend. eff. + basso del 9.08 % ; se invece ho reinvestito tale cedola ad un tasso di interesse + alto , allora il rend. eff. sarà + elevato ( r. eff.finale è quanto mi ha reso inv. , considerato reinv. eff. cedole




































Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi - lezione del 21/3/1997


Si presentano problemi invece per i titoli con la cedola e la durata superiore all' anno .

Si devono fare convenzioni , tra cui quella per cui tutte le somme incassate prima della scad. fin. del titolo si ipotizzano reinvestite ad un tasso di int. costituito dal rend. effettivo .

Si è visto che il rend. eff. è quel t. interno di rend. che consente di eguagliare il prezzo pagato ( comprensivo di un eventuale t. d' interesse corso tel quel ) al val. att. di tutti i flussi in termini di interessi e di rimborso del capitale generato dal titolo stesso :

, dove r è il rendimento effettivo .

La formula precedente considera però una semplificazione , cioè il rimborso in unica soluzione alla scadenza ( altrimenti , avrei dovuto aggiungere nella formula prec. i flussi periodici attualizzati ) . Inoltre il tasso di interesse è fisso .

Con cedole elevate ( elevati tassi di interesse ) , tale formula consente un calcolo del rend. eff. ex-ante meno preciso ( rispetto al caso di cedole più contenute ) , per un maggiore reinvestimento .

Se c' è un rimborso parziale del titolo , si complicano ancora i problemi .

Nel caso di un titolo con rimborso per estrazione a sorte , calcolo il rend. eff. ipotizzando che il rend. eff. venga calcolato come se l'investitore possedesse tutto l' intero prestito ( mediante rimborso graduale ) .

Inoltre se le cedole non sono fisse , c' è oltre al problema del rimborso , c' è anche quello della cedola : dovrò calcolare il rend. eff. ex-ante di un titolo a cedola variabile , ma non saprò il valore in cedola .

Allora si applica un' altra convenzione per cui , nei titoli a cedola variabile , si ipotizza che nel calcolo del rend. eff. le cedole successive alla prima siano esattamente uguali a questa .

Nel caso invece di titolo a cedola variabile predeterminata , potrò sapere quali sono le cedole successive .

Si è visto quindi come , solo alla fine dell' investimento , si può capire quanto ha reso quell' investimento .

L' ipotesi sottostante al rend. eff. ex-ante è che il titolo , per cui è stato calcolato il rend. eff. ex-ante , sia tenuto fino alla scadenza naturale ( altrimenti il calcolo viene meno , per le cedole , per la durata e per il valore di dismissione ) .

Si pone anche ora il problema del rend. lordo e del rend. netto nella formula precedente al posto della cedola lorda si mette la cedola netta .

Ora viene tassata anche la differenza tra il pr. d' acquisto ed il prezzo di rimborso ( il capital gain ) .

Ora ci manca da considerare il rend. eff. di uno zero-coupon di uno zero-coupon con durata superiore all' anno .

Si tenga presente che si passa dal rend. eff. semplice a quello composto se la durata inv. è inferiore all' anno quindi per uno zero-coupon con durata superiore all' anno calcolo il rend. eff. , cioè il rend. ottenibile anno per anno .

Nel caso di un BOT ( zero-coupon ) con durata inferiore all' anno , il rend. eff. si calcolava così ( trasformato su base annua ):

Nel caso invece di uno zero-coupon con durata 2 anni , nella formula in pratica non cambia nulla , ma dovrò dividere non più per 91 ma per un numero maggiore di giorni .

Ad es. nel caso di un Ctz con p. r. = 100 , p. a. 83 ( più basso rispetto a prima , perché biennale ) , durata 729 gg. :

Nel BANFI 2 c' è una formula leggermente diversa , perché anziché l' elevamento a potenza c' è la radice rovesciata .

Nell' es. del BANFI 2 si ha un Ctz di durata 731 gg. , p.r. del 6% , p. a. 81.10 :

questo è il rend. eff. lordo di un titolo con durata > anno tale rend. eff. calcolato ex-ante , avendo tutti i requisiti di quello di uno zero-coupon , è anche il rend. eff. calcolato ex-post ( perché non c' è il problema di reinvestire le cedole ) .

Passando invece al rend. netto , come per gli zero-coupon con durata inferiore all' anno , si applica un aliquota d' imposta del 12.50% sulla differenza tra il p. r. ( 100 ) ed il pr. d' acquisto ( 81.10 ) :

( 100 - 81.10 ) x 0.125 = 2.3625

Nel caso dei BOT precedenti aggiungevamo l' imposta al pr. d' acquisto ; invece nel caso dei Ctz ( titoli con durata superiore all' anno ) si sottrae l' imposta al prezzo di rimborso :

la formula precedente si modifica allora così

= 9.71

Si è ragionato così sui rendimenti , perché nel prestare soldi a qualcuno si vuole sapere quanto rende l' investimento , tenendo conto delle aspettative sulla funzione dei rendimenti dei titoli .

Si è visto che il rend. eff. è un algoritmo che ci permette di confrontare zero-coupon con durata molto breve con titoli diversi con durata molto lunga è importante avere un indicatore sintetico che ci permette di calcolare il rend. di un titolo di qualsiasi durata, indipendentemente dalle sue caratteristiche intrinseche .

Ora diventa molto utile poter quindi raffrontare tutte le possibili alternative di inv. in modo completo con quanto c' è sul mercato .

Il mercato in realtà è in movimento : bisogna vedere se coloro che vi operano hanno già delle aspettative sulla possibile evoluzione futura dei prezzi delle attività negoziate .

I prezzi di un att. fin. dotata di cedola è intrinseco del suo rendimento .

Quindi i soggetti investitori devono stare attenti alla evoluzione dei rendimenti di questa att. fin. ( perché sono l' esatto reciproco del prezzo ) .

Poiché il mercato , se è efficiente , è un indicatore molto potente delle aspettative degli operatori , osservando costantemente l' evoluzione dei rend. e del pr. dei titoli ho utili indicazioni sulle strategie operative .

Uno strumento monitorato con molta attenzione è la cosìdetta curva dei rendimenti , che si esprime in un sistema di assi cartesiani , dove in ascissa si mette la durata delle att. fin. , dei titoli , mentre sulle ordinate il rend. effettivo .


( 3 )

( 4 )

R

( 2 )


.......... ..... ...... .......... ..... ...... ( 1 )

.......... ..... ...... .......... ..... ...... ..

.......... ..... ...... .......... ..... ...... .

.......... ..... ...... .......... ..... ...... ..

.......... ..... ...... .......... ..... ...... ..

.......... ..... ...... .......... ..... ...... ..

.......... ..... ...... .......... ..... ...... ..

d

3 6 9 10

In ordinate metto il rend. effettivo , perché lo posso calcolare per tutte le att. fin. , indipendentemente dalla durata .

Mi va bene una curva dei rendimenti come la (1) , se mi riferisco a titoli con le stesse caratteristiche in termini di durata ( ad es. tutti rimborsabili in unica sol. alla scadenza ) , e per renderli tra loro omogenei utilizzo la duration : nella curva dei rendimenti si ha un rend. eff. rapportato alla duration .

Per semplicità ora utilizzo invece la durata , e considero titoli con caratteristiche di rimborso simili , ad es. i BTP , cioè titoli a tasso fisso con rimborso in unica sol. alla scadenza .

Potrei per ogni titolo vedere il suo prezzo , ed il rend. eff. , a cui corrisponde un puntino ; per tutti i BTP quotati farò dei puntini come in figura , mettendo insieme una nuvola di punti che mi danno i rendimenti . Facendo un' interpolazione , traccio la curva dei rendimenti per i BTP quotati .

La curva (1) tracciata in figura è crescente .

In una logica di mercato infatti si afferma che , quanto + faccio un inv. di durata elevata , tanto + voglio un rend. elevato , perché con i BTP c' è un rischio di prezzo ( prezzo di rimborso più basso rispetto al pr. d' acquisto ) .

Tale logica di comportamento razionale non tiene conto delle aspettative sulla futura evoluzione dei rendimenti di mercato .

Se domani invece gli operatori ad es. ipotizzano un possibile incremento dei tassi di interesse ( soprattutto dei titoli a breve ) , la curva (1) si sposta nella (3) se diventano + bassi i rendimenti dei titoli a breve , diventano + alti quelli dei titoli a l. t. , perché gli investitori vendono i titoli a l. p. per spostare i loro investimenti su quelli a b. p. ( con un successivo incremento dei tassi a breve , verranno rimborsati al v. n. e fare un nuovo investimento con un tassso di int. + elevato ) . In questo modo i prezzi dei titoli a l. t. scendono , mentre quelli dei titoli a b. t. salgono ( il rendimento , essendo il reciproco del prezzo , sale ) .

Allora , nell' ipotesi di rialzo dei tassi di interesse , mi potrebbe ora convenire comprare un titolo a l. t. , perché un prezzo + basso mi dà un rend. + elevato in linea coi nuovi rendimenti di mercato .

Riassumendo , il mercato , dopo aver espresso all'inizio la curva (1) , percepisce un aumento dei tassi di mercato che si riflette sui prezzi dei titoli , facendo spostare la curva .

Quindi il mercato risponde subito a possibili aspettative degli operatori .

Se ad es. si ipotizza invece un rialzo o ribasso dei tassi di mercato , indipendentemente dalla loro scadenza , questa curva si sposta in alto ( curva (2) ) o in basso ( nel caso di ribasso dei tassi di mercato , e quindi dei rendimenti ) .

Si può avere anche una inversione di curva da crescente a decrescente : la rotazione della stessa attorno all' asse dovrebbe essere totale ( l' attesa è per un ribasso dei tassi di int. a l. scadenza e per un rialzo dei tassi di int. a b. scadenza ) .

Ipotizzando infatti una curva come la (4) , si vede che i tassi dei titoli a l. scadenza sono previsti in diminuzione si cerca di andare sul mercato per comprarvi titoli a l. scadenza , perché assicurano , fino alla loro l. scadenza , un t. di int. nom. + elevato dei nuovi .

Sul merc. sec. , comprando dei titoli a l. p. , il loro prezzo sale , ed il loro rendimento scende sul mercato c' è un eccesso di domanda di titoli a l. s. , perché si prevede una riduzione dei tassi nom. dei nuovi titoli a l. s. le preferenze si spostano sui titoli a l. s. già sul mercato i prezzi salgono il rend. scende .

Allora un altro soggetto decide di investire a breve , solo se il rend. è più elevato ( perché tutti vogliono titoli a l. s. il prezzo si abbassa il rend. sale ) .

Quindi , sulla base dell' inclinazione della curva (4) , si dice che le aspettative sono per un ribasso dei tassi di interesse ; invece , sulla base della (3) si dice che le aspettative sono per un rialzo dei tassi di interesse .

Tali curve sono costruibili su tutti i mercati del mondo , così da poterle confrontare .





















Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi - lezione del 26/3/1997


Abbiamo visto che la curva dei rendimenti ha come funzione principale di essere un indicatore sintetico sulle attese del mercato ( da coloro che vi operano ) circa l' orientamento futuro dei tassi di interesse ( rendimenti di mercato ) .

Essa è un diagramma in cui si confronta la durata alla scadenza ( oppure la duration ) ed il rend. eff. di mercato di ciascun titolo .

Può essere crescente all' aumentare della duration e della sc. residua , più o meno piana od inclinata negativamente .

Poiché il mercato è in continua evoluzione istante per istante , anche la curva , data una certa configurazione "fotografica" , si muove istante per istante : può ruotare attorno ad un fulcro ( può abbassarsi nelle scadenze a breve ed alzarsi nelle scadenze a l. t. ) modificando la sua inclinazione .

Con tale curva , se la vedo crescente , allora il mercato si attende un rialzo dei tassi di interesse per i titoli a l. s. allora si privilegieranno titoli con scadenze + brevi per poter poi acquistare titoli nuovi con scadenze lunghe a tassi di int. + elevate.

Se poi la curva si alza e si abbassa , allora c' è un movimento al rialzo o al ribasso contestuale su tutte le scadenze dei titoli .

Gli studiosi hanno poi tentato di interpretare la curva dei rendimenti .

In realtà potrebbe essere razionale una curva crescente all' allungarsi della scadenza della duration ( se il merc. fosse perfetto ) sulla base della teoria del premio al rischio : più si fa un inv. a l. s. , più si rischia che , se si vuole uscire da esso prima della scadenza , si va sul mercato a vendere l' att. fin. ad un prezzo + basso ( con perdite in conto capitale ) .

Quindi un sogg. che investe a + lungo tempo vuole dei rendimenti + elevati .

Nella realtà le curve sono piatte , discendenti , o con gobbe in un senso o nell' altro .

Così sono sorte altre teorie .

Si è pensato che il merc. non é unico per tutte le scadenze ( teoria della segmentazione del mercato ), ma bisogna guardare il merc. pezzo per pezzo la curva rappresenta un mercato segmentato ( possiamo avere inclinazioni differenti ) .

In base ad un' altra teoria , ci sono anche dei vincoli ad operare sul mercato , ci sono cioè dei soggetti che , pur con potenzialità operative su tutte le scadenze , per vari vincoli possono solo lavorare su certe scadenze il pr. di mercato risentirà di una diversa domanda e di una diversa offerta .

In base invece alla teoria dell' habitat preferito , un soggetto vuole operare entro un certo habitat , cioè non con titoli con scadenze superiori ai 2 anni , o con titoli tra i 3 e i 6 anni , individuando le scadenze fra cui operare .

A volte si possono avere curve con delle gobbe : per la teoria , un soggetto starebbe bene nel suo habitat , ma sarebbe disposto a uscirvi verso scadenze a lui non gradite , purché gli offrano rendimenti allettanti .


Rischio


E' la terza caratteristica ec. delle attività finanziarie .

Se ne hanno cinque diverse configurazioni :

rischio di insolvenza è il primo rischio a cui va incontro un soggetto che presta soldi ad un altro soggetto , è la non capacità alla scadenza del debitore di restituire al finanziatore le somme ottenute a prestito ; allora , di fronte a questo rischio , il finanziatore pretende rendimenti + elevati

rischio di inadempienza è un corollario del precedente il soggetto finanziato temporaneamente non è in grado di pagare gli interessi o le cedole , però li paga con un po' di ritardo oppure li paga solo in parte , ma assicura il rimborso alla scadenza ; in tal caso il rischio è meno grave del precedente ;

rischio di prezzo ( o di mercato ) il prezzo di un' att. fin. può subire decurtazioni in funzione di fatti esterni correlati alle caratteristiche somatiche dell' att. finanziaria ( ad es. il prezzo scende perché altri titoli presentano condizioni migliori a causa di un rialzo dei tassi di mercato ) ; è un rischio da valutare all' inizio dell' inv. ( + rischiosi investimenti a + l. s.), e su cui non influisce il mercato ;

rischio di liquidità ( o di perdita in conto capitale ) è il rischio di un' att. fin. di subire perdite in conto capitale , perché il pr. di vendita è più basso di pr. d' acquisto , a causa non di un fatto esterno , ma di un cattivo funzionamento del mercato secondario ( il mercato sec. è non di primo livello , non è così efficiente ) e non delle caratteristiche del titolo ; è un rischio diverso dai precedente , pur concretizzandosi sempre in una perdita in conto capitale;

rischio di cambio qualunque att. fin. in valuta diversa dalla lira presenta un rischio di cambio si ha una perdita in conto capitale perché è cambiato il rapporto di cambio

rischio di settlement è un rischio molto presente recentemente nelle Banche Centrali è un rischio legato alla liquidazione del contratto ; si ha quando le 2 parti obbligate in un contratto devono adempiere alle loro obbligazioni in tempi diversi ; ci sono diverse soluzioni per ridurlo ai minimi termini . Prima di tutto bisogna ridurre l' intervallo di tempo tra la stipulazione del contratto e quello in cui le parti si incontrano per regolarlo

( liquidazione ); una delle 2 parti può non rispettare il suo impegno perché ne ha convenienza ( dato il ritardo ) .

Attualmente tutte le operazioni in titoli sono regolate per contanti , cioè c' è un lasso molto contenuto di tempo tra il momento di stipulazione di acquisto/vendita di titoli ed il momento di liquidazione . Ormai in Italia si parla di negoziazione per contanti a 3 giorni per i titoli obbligazionari , a 5 gg. per le azioni ; a livello di std. internazionali si parla di 1 giorno per le operazioni in titoli di debito , e in 2 gg. per i titoli azionari . Si è quindi cercato di ridurre al minimo la possibilità di tale rischio .

In tal modo viene però a mancare la speculazione ( che fa stare in piedi tutti i mercati ) : si cerca di comprare qualcosa ad un prezzo basso per rivenderla poi ad un prezzo alto , e senza impegnare somme di denaro ( pagando poco sulle differenze di prezzo ) .

Speculare vuol dire però correre il rischio di guadagnare senza investire , come pure di perdere senza investire .

Ci deve essere la speculazione , ma in mercati appositamente ad essa dedicati : un mercato unico con soggetti con diverse potenzialità è un po' pericoloso . Se gli speculatori sono tanti, e gonfiano il mercato ( bolla speculativa ) , tutto il mercato salta , coinvolgendo anche i soggetti che agivano secondo normali criteri di gestione .

Si cerca allora di tenere i mercati , di ridurre al massimo il rischio di settlement , tenendo sotto controllo la speculazione in diversi modi .

Ad es. si possono tenere separati i mercati in cui si negoziano per contanti i titoli da quelli , relativi sempre a quei tipi di titoli , in cui chi opera può non avere soldi se compra o titoli se vende .

Il primo è detto mercato del titolo sottostante , mentre il secondo è detto mercato dei titoli derivati .

Nel primo si negozia , si compra e vende fisicamente il titolo , invece nel secondo si negoziano strumenti derivati ( futures o le options ) , che sono contratti particolari nei quali si può agire con una spinta forza speculativa e nei quali si può agire senza avere i soldi o l' attività sottostante . Sulla base del rischio di settlement , si sono fissate delle regole di liquidazione dei contratti molto diverse .

Nei titoli del bene sottostante si negozia per contanti , invece nei mercati degli strumenti derivati si negozia dicendo di scomettere sull' andamento dei prezzi dei beni del merc. sottostante ( a seconda di come va il merc. sottostante ) sul merc. dei derivati non si scambia niente , si scommette solo . Tra i 2 scommettitori , uno avrà avuto ragione , e gli spetterà una certa differenza ( non coinvolgendo il bene sottostante ) .

Quasi sempre il merc. sottostante non esiste .

Scommettendo sull' andamento , e facendo un future sul FIB 30 ( che è un indicatore , un indice della Borsa Italiana ) , si scommette sull' andamento delle azioni , e chi ha avuto torto dovrebbe pagare all' altro .

In tali mercati occorre prevedere regole partcolari che non consentano a nessuno di sgarrare, per cui non può essere mai conveniente non adempiere alla scadenza . Così anche chi sta perdendo non ha convenienza a rendersi insolvente . Altrimenti tutti questi mercati di strumenti derivati sarebbero molto pericolosi .

Per obbligare le persone ad eseguire i contratti in tali mercati , si usa un meccanismo particolare che segue la logica della speculazione , cioè si opera senza soldi , se non un minimo iniziale ( da uno 0.5% a un 6% del contratto ) . Con un investimento minimo posso guadagnare tanti soldi .

In tale mercato di fatto si opera senza soldi , ma è più sicuro di un mercato contanti .

Infatti in esso sono ammessi ad operare solo certi intermediari , per conto della propria clientela , e solo intermediari con certi requisiti di solidità patrimoniale e di onorabilità possono accedere al particolare meccanismo di liquidazione della clearing house .

In tale mercato c' è speculazione , il rischio di settlement è praticamente nullo .


....... ........ ..................

...................

.......... ..... ...... .............................

.......... ..... ...... ........ ........... ................ ..................

.......... ..... ...... ......... .... CLEARING HOUSE ..... .................


.......... ..... ...... ....... ............................ .......................... .................




Esso è rappresentabile come una gabbia ( vedi fig. precedente ), in cui si vedono all' interno gli intermediari autorizzati ad operare, all' esterno gli altri int. e i clienti di tutti gli intermediari ; al centro c' è la clearing house , che è un organismo che accentra su di sé tutti gli scambi .

Quindi se un soggetto compra o vende un certo strumento derivato , non lo compra da un altro soggetto del mercato , ma dalla clearing house , che a sua volta l' avrà ottenuto dall' altro soggetto che vende sul mercato .

In tale mercato , compratore e venditore non si conosceranno mai tra loro : si compra e si vende via clearing house .

Allora la cl. house porta sulle spalle il peso di tutti i contratti , sopporta il rischio che alcuni contratti non vadano in porto .

Infatti gli int. autorizzati avranno i clienti che trasmettono gli ordini .

Allora la cl. house chiede a ciascun int. autorizzato per ogni contratto stipulato una sorta di cauzione ( margine iniziale ) molto piccola ( ad es. 1% da parte del compratore o del venditore ) .

E' in uso il sistema marking to the market , cioè segnare il mercato giorno per giorno ogni giorno si fanno i conti : se si perde bisogna pagare , se si guadagna si possono ritirare i soldi.

Se non si hanno i soldi per ripagare le perdite , allora si va a vedere il margine iniziale : se è sufficiente per ripagarla prendo i soldi da esso , se non lo è si blocca l' operatore ( lo si fa uscire dal mercato ) .

Col meccanismo del marking to the market un mercato molto speculativo , dove si opera senza soldi e con liquidazione molto in là nel tempo , è estremamente sicuro perché giorno per giorno si tira la riga ( nel merc. per contanti ogni 3 giorni ) .

Se dispongo di attività fin. per cui esiste un mecc. di settlement più o meno innovativo , che però mi riduce al minimo la convenienza della controparte che perde a rendersi insolvente , allora , per un settlement efficiente , ha un minore rischio di settlement .





















Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi - lezione del 9/4/1997


La banca è un intermediario che tenderà a confrontarsi con altri intermediari , soprattutto nell' att. di int. mobiliare .

All' interno della nuova legge bancaria bisogna vedere priima di tutto il concetto di attività bancaria .

Il concetto di banca che emerge è un concetto molto allargato , perché risente delle direttive comunitarie ( sulle banche ) e del concetto di att. banc. nelle varie realtà europee .

Comunque per il nuovo Testo Unico sono 15 le attività consentite alle banche e per cui esiste il "mutuo riconoscimento" : in questo modo si vede la banca come banca

universale , come banca che svolge molte attività ( quasi tutte ) .

Però l' universalità della banca non è obbligatoria : una banca potrebbe svolgere solo alcune delle attività consentite . Sceglierà le att. tipicamente bancarie ( l' emissione depositi , concessione prestiti , ecc. ) e tralascierà le attività marginali .

In Italia , dove il concetto di universalità non molto adottato , non tutte le banche saranno universali ( diversamente dalla Germania ) .

Questa universalità dell' att. bancaria per la legge può essere svolta secondo 2 assetti organizzativi :

a) l' ass. org. della banca universale c' è un' unica banca che al proprio interno svolge tutte le attività che intende svolgere ( è un unico ente giuridico ) ;

b) gruppo bancario polifunzionale c' è un gruppo di imprese in cui la capogruppo è la banca , però in esso ci sono altri enti che svolgono delle specifiche attività bancarie .

Un secondo concetto che emerge dalla nuova legge banc. è l' operatività oltre il breve termine .

Con la legge del 1936 non consentita perché c' erano gli Istituti di Credito Speciale : ora invece le banche possono sia concedere finanziamenti oltre il breve termine senza vincoli ed anche raccogliere oltre il br. termine senza vincoli non solo sotto forma di depositi , ma anche tramite l' emissione di obbligazioni ( prima venivano emesse dagli I. C. S. ) .

Infine con la nuova legge banc. alle banche è consentito assumere partecipazioni in imprese industriali .

Ciò per una parte costituisce una scelta obbligata si è creata una crisi delle banche , perché è peggiorata molto la qualità del credito concesso ( molti prestiti non vengono restituiti ) . Una soluzione è di trasformare i finanziamenti in capitale : le banche stanno trasformando un loro credito in una part. diretta in alcune imprese .

Così si vuole allievare l' impresa dall' impossibilità di restituire il finanziamento , e nel contempo si dà ad essa capitale di rischio perché si possa risollevare e continuare a produrre redditività .

Ci sono poi anche banche che assumono direttamente partecipazioni in imprese industriali . Ciò dipende dall' impresa partecipata e dalle capacità del banchiere , cioè di colui che seleziona l' impresa in cui "entrare" .

Inoltre nel nostro paese i banchieri come soggetti che selezionano gli investimenti migliori , sono poco abili al momento il fenomeno delle part. banc. in imprese ind. non è molto esteso .

In realtà una banca non può fare proprio tutto , ma presenta tre grandi vincoli alla sua attività ( correlata con le operazioni fin. ) .

Un primo vincolo è dato dal fatto che le banche non possono negoziare direttamente in Borsa titoli azionari , ad eccezione dei titoli di Stato col '98 però , per il decreto Eurosim, tale limite sarà superato .

Un secondo limite è che le banche non possono svolgere direttamente attività nei fondi comuni di investimento .

Di fatto in un fondo comune di inv. il gestore decide cosa comprare , in cosa investire , se disinvestire , ecc. tale attività non può essere fatta direttamente dalle banche la gestione viene affidata ad un soggetto esterno , perché una banca potrebbe avere conflitti di interesse con la clientela per la raccolta di depositi .

Inoltre ci sono fondi comuni che investono in valori mobiliari , altri in società non quotate

( investimenti + rischiosi ) , altri in immobili .

Un terzo vincolo è che le banche non possono svolgere attività assicurativa , che resta attività tipica delle compagnie di assicurazione . Però una banca può offrire alla propria clientela dei prodotti assicurativi ma confezionati da una comp. di assicurazione .

Per poter fare una banca bisogna essere un soggetto giuridico ( sotto forma di s. p. a. ) che decide di svolgere attività bancaria ( oggetto sociale ) per il cui esercizio chiede l' autorizzazione alla Banca d' Italia che la concede solo in presenza di certi requisiti .

Sono sei i requisiti più importanti :

1) la banca deve essere costituita come s. p. a. ;

2) l' ente deve disporre di un patrimonio , che deve essere tanto + elevato , quante + sono le attività che la banca intende svolgere ( + attività + rischi + patrimonio ) ;

3) la banca deve indicare alla Banca d' Italia un programma della propria attività ;

4) i soci fondatori devono avere onorabilità ;

5) la banca deve indicare le sue intenzioni verso le partecipazioni industriali ( se intende insistervi molto , o se intende svolgerlo nell' ambito della situazione generale complessiva del sistema bancario ;

6) l' ente deve avere le strutture per fare la banca , cioè non solo gli sportelli , ma anche tutti quei collegamenti che allacciano al sistema bancario , alla B. C. , ai collegamenti internazionali , cioè a tutte a quelle strutture che consentono di fare la banca .

Ci deve essere poi un organo , una Banca Centrale ( la Banca d' Italia nel nostro caso ) che controlla una banca non solo al momento dell' autorizzazione , ma di più quando la banca è già costituita , per evitare che qualche problema in una banca possa trasmettersi all' intero sistema ( effetto domino ) .

L' autorità di vigilanza , la Banca d' Italia controlla l' att. bancaria almeno secondo 3 grandi filoni di vigilanza :

a) vigilanza regolamentare ;

b) vigilanza informativa

c) vigilanza ispettiva

a) Si è visto che la l. banc. dà delle indicazioni : è poi demandato alla Banca d' Italia l' emanazione di tutta una serie di regolamenti tecnici applicativi delle disposizioni .

Quindi la B. d' It. ha una produzione intensa di regolamenti e di aggiornamenti degli stessi , e specifica alle banche cosa fare volta per volta tramite regolamenti e circolari applicative dei regolamenti in continuazione .

In una banca ci sono parecchie persone il cui lavoro è aggiornare sempre la propria attività in funzione degli aggiornamenti previsti dal regolamento della Banca d' Italia .

b) la vigilanza informativa è un onere molto grosso per le banche ma indispensabile per la B. C. ogni 10 gg. tutte le banche sono obbligate a mandare alla Banca d' Italia tutta una serie di dati sulla propria attività .

Di fatto nel gergo bancario si parla di matrice dei conti , che consiste in almeno 250 voci di attività svolte dalla banca , che ogni 10 gg. ciascuna banca invia alla B. d' Italia .

Sono voci molto dettagliate ( di bilancio , di dettagli di bilancio , o extra-contabili di bilancio ) che le banche devono mandare ogni 10 gg. alla B. C. in tal modo la B. C. può controllare il sistema bancario italiano .

Perciò la Banca Centrale raccoglie tutte queste informazioni , le aggrega e le rielabora , in modo da avere un quadro del sistema bancario complessivo ogni 10 giorni .

Le aggregazioni possono essere fatte poi a livello di sistema , di categoria dimensionale di banche .

Tutto ciò per una singola banca è un onere molto grosso : ho una struttura di persone dedicate a dare tali persone alla Banca d' Italia .

Il vantaggio per la banca è il cosìdetto flusso di ritorno della matrice : la B. d' It. 1 volta al mese dice alla singola banca qual' è la sua posizione rispetto all' intero sistema , o rispetto alla categoria dimensionale ( in cui inserita ) , o rispetto alla categoria giuridica , o rispetto alla propria area , provincia , regione .

Così le banche riescono ad avere aggiornata la propria posizione di mercato .

c) la B. d' Italia chiede tali informazioni per poi far scattare eventualmente la vigilanza ispettiva se si rende conto che i dati forniti sono contrastanti rispetto a degli indicatori considerati , allora reputa conveniente fare un' ispezione . Allora partono gli ispettori della B. d' Italia , si insediano nella banca per il tempo necessario per scoprire il problema ( c' è una situazione anomala ) . Però la vig. ispettiva ha luogo anche come intervento di routine : ogni 4 - 6 anni ogni banca viene visitata dagli ispettori della B. d' Italia .

La banca svolge 3 tipi di funzione :

a) la concessione del credito è la tipica funzione bancaria che ha come presupposto la raccolta dei depositi ; nella funzione creditizia nel senso + ampio del termine , per la nuova l. banc. , c' è anche la possibilità di concedere finanziamento a titolo di rischio ;

b) la funzione monetaria , che va vista sotto due aspetti , uno tecnico ed uno macroeconomico ;

c) poiché le banche fanno parte di un sistema finanziario , e poiché hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nella conc. di credito e nel regolare la q.tà di moneta , diventano lo strumento della politica mon. delle autorità la loro terza funzione è quella di trasmissione degli impulsi di politica monetaria le banche sono lo strumento delle autorità centrali per far passare le disposizioni di politica monetaria .

Quindi la banca raccoglie denaro per concedere finanziamenti ( svolge la funz. cr. ) , si assume il rischio ( lo trasferisce da un soggetto all' altro ) e si pone in mezzo .

Nel sistema bancario la funz. creditizia è importante perché ciascun sist. banc. e fin. nel suo complesso deve rispondere al requisito per cui ci deve essere la perfetta allocazione delle risorse . Quindi in un paese si crea del surplus fin. che deve essere utilizzato in modo ottimale per finanziare soggetti in deficit finanziario si ha una perfetta allocazione delle risorse , quando le risorse a disposizione vengono allocate ad altri soggetti producendo nel suo complesso un aumento della ricchezza disponibile del paese ( le risorse vengono date a chi ne ha fatto buon uso ) .

Se ciò non avviene , perché i soggetti finanziatori danno i soldi a chi non ne fa buon uso o se si finanzia un settore di attività che poi si rivela in crisi , si avrà una minore produzione di ricchezza .

Si può anche decidere di destinare risorse ad iniziative che saranno sicuramente in perdita , che non produrranno ricchezza aggiuntiva ; si ritiene comunque importante indirizzare risorse verso quei settori di attività , perché contribuiscono alla stabilità del paese od evitano l' insorgere di problemi più grossi .

Invece la singola banca non può essere obbligata a finanziare qualcuno o un' area a rischio allora la banca finanzia quella particolare attività , ma sa che le autorità pubbliche intervengono a sostegno della banca se vi fossero problemi .

Quindi la funz. cr. in un sistema deve essere orientata alla perfetta allocazione delle risorse , ma ciò non si verifica mai le autorità devono aiutare a trovare aree meritevoli , tramite il controllo costante dicono se si sta concedendo troppo credito rispetto agli altri .

Quindi le banche hanno una grossa responsabilità con la funz. creditizia sono costantemente controllate dalle autorità che intervengono per influenzare l' erogazione del credito delle banche .

In conclusione , la f. cr. deve essere vista all' interno del sistema in cui opera la banca è interesse di ognuna che tale sistema sia "granitico" , perché se in esso si aprisse una falla si coinvolgerebbero anche le banche sane ( effetto domino ) è quindi interesse per le banche fornire informazioni corrette alla B. d' Italia .







Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi - lezione del 10/4/1997


Come si è visto , la funzione creditizia ha un ruolo centrale in tutto il sistema dell' int. fin.

( int. banc. in particolare ) poiché consente di allocare il credito , di svolgere una funzione di trasmissione degli impulsi di politica monetaria , e consentono , mediante la diffusione territoriale , di essere un supporto al sistema dei pagamenti per lo svolgimento della funzione monetaria .

La funzione monetaria può essere vista sotto 2 punti di vista : una di natura tecnica , e una di carattere macroeconomico . Con la prima si intende individuare il ruolo del sistema bancario nel favorire il regolamento e lo scambio di moneta tra tutti i soggetti all' interno di un sistema , mentre con la seconda ci si riferisce alla determinazione della q.tà di mezzi di pag. e di moneta che è opportuno ci sia all' interno di un paese .

In questo modo completiamo la parte del corso relativa alle caratteristiche somatiche ed economiche delle att. finanziarie ( si erano escluse quelle rappresentate dalla moneta ) .

All' interno della funz. mon. tecnica bisogna individuare i mezzi di pagamento a disposizione e i loro requisiti affinché tale funz. si svolga nel modo + corretto in un sist. economico .

Sono tre i requisiti fondamentali dei mezzi di pagamento :

a) la sicurezza il soggetto che ottiene un pagamento dispone di un mezzo ( che lo rappresenta ) sicuro , cioè non falso , che mi assicura di entrare in possesso di moneta quello strumento non deve rappresentare moneta non valida ( banconota falsa , assegno rubato , assegno non coperto , ecc. ) ; più uno strumento è fisicamente alterabile , tanto + è meno sicuro

b) la rapidità riduzione del tempo intercorrente tra il momento in cui il soggetto che paga perde la disponibilità dei fondi e quello in cui il soggetto che incassa acquisisce la disponibilità dei fondi

c) l' accessibilità è la facilità di accesso al mezzo di pagamento ( es. pochi sportelli bancari )

Ora esaminiamo rapidamente quali sono i produttori di strumenti di pag. nel nostro paese , e quali sono questi mezzi di pagamento .

Un primo produttore è la Banca d' Italia , che di fatto produce strumenti di pagamento costituiti dalle banconote e dal vaglia cambiario , che è assimilabile all' assegno circolare e che essa utilizza per pagamenti per conto del Tesoro .

Un secondo produttore è rappresentato dalle banche : esse hanno come unico mezzo di pagamento il deposito , che è la raccolta delle banche che ha la funzione di mezzo di pagamento ( passività con funz. di mezzo di pagamento ) . Per variare le disponibilità sul deposito bancario utilizzo strumenti come l' assegno , che è una modalità per utilizzare il mio deposito , oppure l' assegno circolare , che è un assegno emesso dalla banca ( previa verifica delle disponibilità atte a farvi fronte ) dopo aver congelato le disponibilità del soggetto sul fondo . Quindi chi riceve un assegno circolare non ha problemi di sicurezza , perché sa che è sicuramente coperto è più sicuro rispetto all' assegno bancario per il prenditore di fondi . Si sono poi diffuse tecniche di pagamento + nuove , come il bonifico bancario , che è la possibilità di trasferire fondi da un soggetto all' altro senza che i 2 soggetti entrino in contatto , oppure il giroconto , che è una sorta di bonifico fatta all' interno di una banca , dove vengono trasferiti soldi da un conto corrente ad un altro .

Anche sugli strumenti tradizionali sono state introdotte novità di natura tecnica , organizzativa .

Quindi , mediante il sistema bancario con le adeguate strutture tecniche, transitano quasi tutti i mezzi di pagamento .

Poi c' è il sistema postale , che è un importante produttore di mezzi di pagamento si può appoggiare il sistema postale alle banche con la cosìdetta domiciliazione bancaria dei bollettini di c. c. postale . Tale servizio viene fatto dalla banca senza fare pagare nulla , perché stipula delle convenzioni con l' ente che deve percepire tali pagamenti .

E' interesse del soggetto a cui si deve pagare di avere una certezza del momento in cui arriva il flusso di pagamenti ( potendo quindi prima stipulare operazioni fin. con intermediari , perché so di avere una certa somma ad una certa data ) .

Quindi la dom. banc. delle bollette postali va a vantaggio di tutti : dell' utente , che non era predisposto a far la fila e si utilizza inoltre la valuta dell' ultimo giorno possibile ; della banca , che nel frattempo beneficia dei giorni di valuta tra quando addebita il conto del cliente e quando deve versare i soldi al soggetto che percepisce il pagamento ; del soggetto che ottiene il pagamento , che beneficia di una razionalizzazione dei flussi di entrata ( per impostare politiche di gestione fin. + coerenti ) .

Quindi il sist. postale è un ottimo sistema di pagamento che abbinato alla dom. banc. può consentire un miglioramento della propria struttura .

Dovendo esaminare gli strumenti di pagamento che utilizza il sist. postale , sappiamo che esiste il c. c. postale , per cui si possono utilizzare le somme mediante assegno postale ( meno diffusi di quelli bancari ) . E' più diffuso il postagiro , corrispondente al giroconto banc. , e consiste nel trasferimento da un c. c. postale ad un altro ; coi versamenti in c. c. postale , lo alimento con versamenti di contante . C' è poi il vaglia postale , che è un mezzo per trasferire fondi via posta da un ufficio postale all' altro .

Dopo il sist. banc. ( Banca d' Italia e le banche ) ed il sistema postale ci sono altri produttori privati e pubblici di mezzi di pagamento : si pensi a tutto il sistema di carte di credito non bancarie .

Per qualcuno , tra i mezzi di pagamento dovremmo aggiungerne altri due , che non sono poi mezzi di pag. , quali le cambiali e le ricevute bancarie .

La cambiale è una forma particolare di pagamento , ma di fatto è un titolo di credito se alla scadenza pattuita un soggetto non paga , si può agire per via di regresso per ottenere il pagamento .

Invece la ricevuta bancaria mi agevola il pagamento , ma non è un titolo di credito è una dichiarazione di quietanza ; è quindi un mezzo di pagamento meno sicuro rispetto , e non è neppure riconosciuto come titolo di credito lo si deve solo presentare in banca per incassarlo .Inoltre , a differenza di una cambiale , la ricevuta non circola ( si sostituiscono i soggetti che ottengono il pagamento ) pur potendosi passare da un soggetto ad un altro , non essendo un titolo di credito , il debitore può non riconoscere il creditore ( riconosce solo il primo ) è un mezzo di pagamento meno accessibile della cambiale ( solo chi deve ottenere il pagamento deve farselo dare alla scadenza ) .

Nel sistema bancario è molto elevato il flusso di pagamento che vi circola : si tenta quindi di razionalizzare i movimenti . Ad es. ogni banca accentra su di sé ogni giorno delle somme che deve incassare per conto dei suoi clienti e delle somme che deve erogare per conto di altri clienti è molto importante avere una sorta di centralizzazione e compensazione dei pagamenti ( si veda la Cassa di Compensazione e Garanzia ) .

Occorre distinguere quindi tra un meccanismo di compensazione bilaterale ed un meccanismo di compensazione multilaterale ed accentrata .

In questo modo tutte le banche avranno dei conti accentrati presso un determinato organismo , che salda le posizioni di tutti rapporti bilaterali per ogni singola banca : è la Banca Centrale che , creando le stanze di compensazione , ha messo in piedi questo meccanismo di gestione accentrata di tutte le posizioni ( si è passati dagli assegni ai bonifici ai bonifici elettronici , fino alle stesse posizioni in titoli ) regolando tutto il sistema di pagamenti di un paese .

Una volta fatto questo , si consideri che all' interno di un paese ( con tutti i rapporti ) si hanno rapporti con altri paesi stranieri tale meccanismo di compensazione multilaterale regola anche i rapporti coi paesi esterni si arriva quindi ad una totale compensazione multilaterale di tutti i movimenti di capitale .

Con tale meccanismo si riduce quindi al minimo il movimento di capitale ( per la compensazione ) diventa quindi + sicuro tutto il sistema ( minimo di possibilità di

errore ) , riducendo al minimo la possibilità di insolvenze ( poiché si lavora per soldi ) .

Tutto ciò comporta però un sistema informativo ed un sistema di collegamenti molto sofisticato : le banche centrali sono coordinate tra loro per creare ed aggiornare continuamente questi sistemi per evitare delle possibili falle mi diventerà quindi più semplice controllare la q.tà di moneta che voglio all' interno di un paese ed influenzarne il movimento poiché si controlla il sistema .

Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi - lezione del 11/4/1997


La compensazione multilaterale gestita dalla Banca Centrale ha un impatto notevole sulla gestione della banca : il compensare saldi liquidi tra i vari rapporti tra le banche porta ad una gestione molto precisa delle eccedenze o della scarsità di liquidità con effetti positivi sulla gestione fin. delle risorse delle banche .

Quindi tutte le B. C. si impegnano per una gestione accentrata di tutti i flussi di capitale , per i connessi vantaggi nella gestione di un istituto come la banca .

Ora esaminiamo l' aspetto macroeconomico della funzione monetaria : vogliamo capire qual' è il contributo del sistema banc. ( banche e B. C. ) alla creazione o distruzione di mezzi di pagamento , di moneta . Vogliamo cioè capire se la moneta può essere aumentata o ridotta per l' intervento del sist. bancario .

Se ad es. c' è più moneta a disposizione + facile concedere finanziamenti i tassi di interesse si ridurrebbero ; se ce n' è poca viceversa .

Quindi il sist. banc. ha un ruolo fond. nell' intervenire per modificare la q.tà di mezzi di pagamento , di moneta a disposizione di un sistema economico .

Infatti la m. p. per la banca sono i depositi quanti + depositi ottiene , perché il pubblico ha + moneta a disposizione , tanti + prestiti può concedere . Ciò si avrà soprattutto se si hanno prestiti in c. c. che a loro volta si trasformano in depositi presso altre banche questi prestiti divenuti depositi possono generare nuovi prestiti moltiplicazione dei depositi data una certa q.tà di moneta inserita in quel momento nel sistema banc. , questa potrebbe moltiplicarsi , grazie all' effetto di prestiti concessi che si trasormano in moneta , poi in depositi , ecc.

Prima di tutto bisogna fare alcune definizioni .

La base monetaria è l' insieme di mezzi di pagamento che possono essere usati in contropartita con la B. C. , sono cioè mezzi di pag. che si possono utilizzare perché emessi dalla B. C. o che , se mi rivolgo alla B. C. , si trasformano immediatamente in moneta .

Bisogna poi distinguere tra moneta legale e moneta fiduciaria.

Potremmo dire che la base monetaria si identifica con la moneta legale ( anche se non le sole banconote ) la base mon. è senz' altro rappresentata dalle banconote , anche se nella realtà esistono varie attività fin. trasformabili subito in moneta legale senza subire delle perdite .

Le att. fin. che compongono la base mon. sono tutte le passività emesse dalla B. C. , cioè le banconote , e i depositi che le banche hanno presso la B. C. a titolo di riserva liquida per eventuali problemi

Le passività della B. C. rappresentano circa il 95-97% della base monetaria di un sistema d' ora in poi per l' incremento , decremento della base mon. in un sistema economico , faremo esclusivo riferimento a queste 2 componenti .

Però in teoria la base mon. può essere composta anche da altre voci ( anche se marginali ) .

Dopo le passività della B. C. , ci sono le passività del Tesoro anche il Tesoro può avere passività , perché può emettere biglietti e monete ( metalliche ) che sarebbero moneta legale , e quindi rientrerebbero nel concetto di base monetaria ; allo stesso modo le banche intrattengono depositi presso il Tesoro ( anche se sono di importo irrilevante ) .

Una terza componente della base monetaria sono i cosìdetti impegni a vista della B. C. , che è il margine disponibile che le banche hanno presso la B. C.

Infatti se le banche hanno problemi di liquidità possono rivolgersi alla B. C. : se hanno riserve disponibili possono utilizzarle , oppure possono ricorrere all' anticipazione presso la B. d' Italia , in seguito alla quale può rimanere un margine disponibile presso la B. C. e che si può trasformare in moneta legale e che quindi rientra nel conteggio della base monetaria questa quota di margine disponibile rappresenta quel 2-4% di base monetaria che non rientra nella prima voce .

Un ultima possibile voce sono le attività liquide in valuta delle banche le banche che intrattengono rapporti con l' estero , possono detenere banconote estere ( dollari , franchi , ecc. ) che vengono conteggiate nella base monetaria .

Quindi d' ora in poi faremo riferimento per la base monetaria alle passività della B. C. rappresentate dalle banconote ( quanto circola nelle tasche delle persone ) e dai depositi delle banche presso la B. C. : ciò costituisce il circolante , cioè quella moneta che circola all' interno di un sistema e che eventualmente può essere depositata in un c. c. bancario

( trasformazione della base mon. in deposito ) .

Le banconote sono il circolante nelle mani del pubblico , mentre i depositi delle banche presso la B. C. rappresentano il circolante delle banche presso la B. C. quindi le banconote sono il circolante , mentre i depositi delle banche presso la B. C. sono circ. trasformabile in moneta legale ma a disposizione delle banche .

Perciò la base monetaria è la "base" , la materia prima che innesca tutto il meccanismo su cui si muove il sistema bancario , perché determina l' ammontare dei depositi , dei prestiti , ecc.

Ad es. l' aumento di banconote , di circ. da parte della B.d' Italia avrà degli effetti sul sistema + circolante + depositi + prestiti .

Se invece le banche dispongono di + depositi presso la B. C. ( + base monetaria presso la B. C. ) quanto tale base mon. si trasforma in moneta legale mette in moto tutto il sistema precedente

Quindi un aumento o una diminuzione di base mon. è il motore iniziale che può generare notevoli cambiamenti in un sistema bancario e quindi anche l' ambiente ec. di un sistema : controllare la base mon. è uno degli obiettivi primari delle autorità di vigilanza e di governo di ciascun paese ( altrimenti sarebbe incontrollabile tutto il sistema ec. ) .

In realtà + spesso si dà , oltre alla definizione non perfetta di base monetaria , anche quella

di moneta , che non coincide con la base mon. , ma è un concetto diverso , + allargato .

Nella nostra ottica la moneta è un aggregato + o meno ampio dalle nostre preferenze in tema di moneta , tanto che non c' è un accordo su questo concetto .

Allora si parla di diversi aggregati di moneta : si parla di moneta - liquidità primaria o moneta secondo aggregati successivi .

Un primo aggregato di moneta viene definito M1 ( liquidità primaria ) che è composta dai debiti a vista della B. d' Italia ( cioè le banconote ) , dai debiti a vista delle banche ( i depositi in c. c. ) , dai debiti a vista dell' amministrazione postale ( i c. c. postali ) , dai debiti a vista del Tesoro ( moneta metallica ) ed infine dai depositi delle banche presso il Tesoro .

Da tale concetto si passa ad un concetto di moneta + allargato , cioè l' aggregato M2a = M1 + i depositi del pubblico presso le banche ( depositi al risparmio ) + i depositi al risparmio o simili presso il sistema postale + la raccolta delle banche mediante operazioni di pronti c/ termine presso le banche tale aggregato è pur sempre moneta , ma è meno liquido di M1 .

Definiamo invece M2 = M1 + M2a + i certificati di deposito con durata a breve termine emessi dalle banche .

Definiamo invece M3 = M1 + M2a + i certificati di deposito + i B. O. T. + le accettazioni bancarie è un concetto di moneta diverso da quello di liquidità primaria .

Però spesso possono nascere strumenti nuovi , si possono non + utilizzare strumenti facenti parte di questi aggregati c' è una continua revisione di questi aggregati , che talvolta cambiano ( a volte si parla di M4 , perché si inseriscono anche strumenti come Titoli di Stato diversi dai Bot con scadenza entro 2 anni ) .

Tali aggregati sono variabili , hanno cambiato la composizione nel tempo . Inoltre da paese a paese tali classificazioni cambiano .

Guardando il passaggio da M1 a M3 , si nota un allargamento dei soggetti e dei tempi-moneta .

Infatti in M1 i soggetti sono B. C. , banche , sistema postale e Tesoro ; + avanti invece possiamo avere anche coloro che emettono accettazioni bancarie ( aumentano emittenti moneta ) . Inoltre aumentano anche le forme tecniche di moneta .

Infine , passando da M1 a M3 , non sempre la moneta si trasforma subito in liquidità senza perdite ( si avrà un importo + basso ) . Gli stessi certificati di deposito li posso trasformare in liquidità , ma una banca mi darà un prezzo + basso del val. nominale ( rispetto al mercato secondario ) passando da M1 a M4 il concetto di moneta prevede dei problemi nella trasformazione in moneta legale .

Quindi il concetto di moneta è un conc. + allargato di quello di base monetaria .

Ora esaminiamo la f. mon. dal punto di vista macroeconomico .

Se nel sistema banc. si varia la base monetaria , l'ammontare dei depositi ne risente ed ha effetti su tutto il sistema bancario .

Si crea base mon. in un sistema quando le banche decidono ad es. di utilizzare il margine disponibile presso la B. C. ( + moneta , + depositi ) , o quando le banche chiedono credito presso la B. C. , che mette a disposizione base mon. la B. d' It. emette + banconote .

Si ha inoltre un saldo positivo della bil. dei pagamenti ( esp. > importazioni ) entra valuta riserve ufficiali si trasformano a loro volta in base monetaria ( + depositi nel paese , ecc.), che può diventare circolante o depositi ( fonte per la banca ) . Comunque i depositi non sono tutti investiti ( perché dovrà restituire i depositi al depositante ) allora la B. d' Italia ha introdotto la riserva obbligatoria . Ha cioè stabilito che se , in un certo aeco temporale ( di solito un mese ) , aumentano i depositi , una parte di questi devono essere sterilizzati versandoli alla B. C. stessa sotto forma di riserva ( obbligatoria ) , così da salvaguardare i depositi .

Per la parte restante , la banca può decidere di aumentare ancora le riserve presso la B. C. ed anche di utilizzarla per prestiti od in acquisto di titoli .

La ris. obbl. , essendo depositi delle banche presso la B. d' Italia , rientra nella voce 1 della base monetaria . Tali depositi sono divisibili in 2 voci : depositi per rispettare il vincolo della ris. obbligatoria , e i cosìdetti depositi liberi .

Quindi la passività della B. C. è composta da una quota detta circolante ( banconote a disposizione del pubblico ) , dalle passività della B. C. verso le banche ( ROB + LB ):

B. M. = CIRC. + ROB + LB

Mentre la ris. obbl. la devo sempre tenere presso la B. d' Italia , mentre le riserve libere posso prelevarle come voglio .

Inoltre la ris. obbl. è uno strumento di controllo della diffusione dei depositi del sist. bancario , ma sta perdendo importanza in Italia , perché è sempre meno stringente ( si tenta di utilizzare altri strumenti per cautelarsi ) .

Potremmo avere CIRC.= 80000 ( mldd. ) , ROB = 150000 , LB = 10000 .

La ris. obbl. , che tra qualche anno non ci sarà più , non è effettivamente congelata presso la B. C. le banche sono tenute a dimostrare che nel mese , in cui si calcola la ris. obbligatoria , il saldo medio ris. obbl. è di 150000 mldd. le banche possono prelevare fino a un max. del 10% da essa per crearsi liquidità .

Se utilizzo parte della riserva obbl. trasformandola in moneta , sto creando di fatto base mon. che immetto nel sistema , che in parte dovro sterilizzare , ecc.

C' è quindi un meccanismo particolare di controllo della base monetaria che fa controllare alle autorità l' ammontare di circ. e di riserve delle banche presso la B. C. ( la parte di riserva obbl. posso utilizzarla in parte nel tempo ) .

Se immetto base monetaria , questa o viene utilizzata dal pubblico mediante circolante ( non dep. in banca ) o , se viene depositata , diventa deposito che si può trasformare nel credito fatto dalle banche mediante prestiti od inv. in titoli per evitare una trasformazione di tutti depositi in credito , e per il controllo della stabilità del sistema , c' è la riserva obbligatoria .

Tale credito se è invest. in titoli blocca il circuito , se invece effettuo prestiti si potrebbero generare ulteriori depositi .

Se faccio un prestito mediante ad es. c. c. bancario il circuito riprende si ha un ulteriore deposito utilizzabile per altri prestiti effetto di moltiplicazione dei depositi generato dall' immissione di base monetaria i depositi si moltiplicano finché nel sistema bancario si avrà un rapporto tra riserve e depositi nuovi tale da giustificare una corretta gestione del denaro raccolto .

Quindi + aumenta l' ammontare dei depositi aumentano disponibilità mon. di un sistema tanto + offerta disponibile maggiore effetto sui tassi di interesse .





























Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi - lezione del 24/4/1997


Si sono visti i vincoli che un bravo banchiere dovrebbe darsi .

Ora vediamo come , nell' attività di controllo sull' att. di una banca , intervengono le autorità con tutta una serie di vincoli , esterni all' att. banc. , ma che incidono sui vincoli interni di liqu. , solvibilità e di ad. patrimonio ( si individuano i migliori comportamenti ) .

I vincoli esterni derivano dai condizionamenti delle autorità , e si possono classificare come determinati da controlli diretti od indiretti sull' att. banca .

In esperienza italiana negli ultimi anni c' è stata una preferenza delle autorità verso i controlli indiretti : ciò si spiega per l' armonizzazione a livello comunitario di tutte le discipline bancarie .

Fino ai primi anni '80 nel sistema it. i controlli erano per lo + diretti , mentre in quello anglosassone erano previste forme di controllo ind. att. bancaria .

Il controllo ind. si sostanzia in provvedimenti amm. che obbligano certi comportamenti ( cosa bisogna fare e cosa non bisogna fare ) il margine di manovra del banchiere è molto ridotto .

Se ad es. la B. C. impone il massimale sugli impieghi od il vincolo di portafoglio , questo è controllo diretto ( non si possono espandere i prestiti + di tanto , né sottoscrivere quote di titoli per un certo importo ) , perché si hanno condizionamenti molto forti .

Il controllo ind. è invece meno forte non si dice cosa fare esattamente , non si danno vincoli particolari , purché l' operatività della banca ( in prestiti , in titoli , in raccolta presso il pubblico ) sia parametrata ad una serie di indicatori rispetto a cui si deve mantenere un certo rapporto ( si dovrà scegliere la strada + opportuna per mantenerli ) . In questo senso si è provato che un par. fondamentale , in elemento che sottende tutta l' att. bancaria è il patrimonio se una banca ha tanto patrimonio può fare tante cose , se ne ha poco né può fare di meno tale scelta operativa dipende dalla decisione della banca di quanto patrimonio erogare .

Quindi i vincoli per cui si ha controllo diretto stanno sparendo : l' unico controllo diretto ancora esistente è la riserva obbligatoria ( per cui si dice che , al di là di una certa espansione dei depositi , deve essere obbligatoriamente essere depositata presso la B. C. ) . Però negli ultimi tempi , anche nel calcolo della quota di riserva obbligatoria si sono introdotti dei parametri per cui una banca con tanto patrimonio paga meno di ris. obbligatoria ( perché il patrimonio , essendo l' ultimo baluardo di una banca , assicura + solidità al depositante ) .

Quindi i vincoli esterni all' att. banc. stanno passando dai controlli dir. a quelli indiretti .

Infatti si risente della nuova legge bancaria : essa prevede la libera concorrenza tra le banche e, eliminando le categorie istituzionali di banche , tutte possono fare tutto, e quindi concorreranno tra loro per far emergere la + brava .

In questo senso , per assicurare la libera conc. tra le banche , è importante eliminare il + possibile i controllo diretti . Infatti l' esistenza di questi altera la concorrenza tra banche : si limita la libertà operativa di una banca ( a scapito della sua quota operativa ) .

I vincoli che le autorità danno all' att. bancaria si possono classificare :

vincoli legati alla vigilanza strutturale

vincoli legati alla vigilanza prudenziale

Con tali vincoli le autorità vogliono stabilire una concreta vig. strutturale ed una vig. prud. sul sistema bancaria .

La vig. strutturale è modesta rispetto alla vig. prudenziale .

La vigilanza strutturale è il controllo sulla struttura del sistema bancario in generale le autorità impongono tutta una serie di limiti ad es. sulla costituzione di nuove banche , sull' apertura di nuovi sportelli di banche già esistenti , o sulla competenza territoriale delle banche , cioè sulla capacità delle banche di fare questo all' interno del paese . Di fatto tale vig. è molto importante fino al 1982-1983, quando prevalevano i controlli indiretti fino ad allora c' erano limiti molto forti . Poiché si volevano evitare nuovi concorrenti , se doveva entrare una nuova banca ci dovevano essere regole ben precise ( per difendere la corp. delle banche ) .

Ci sono ancora dei controlli su questi tre segmenti , ma sono meno stringenti rispetto a prima .

La vigilanza prudenziale consiste nei vincoli che vengono imposti in modo + diretto sullo sviluppo armonico dell' attività .

Nella vig. pr. vengono monitorate :

_ la disciplina delle operazioni a m. - l. termine ( in relazione al rispetto di certi parametri ) ;

_ la disciplina delle partecipazioni banc. l' entità di esse è fissata nel rispetto di certi parametri ;

_ la dimensione dell' attivo bancario , dell' attività di credito non si limita l' att. di cr. con un massimale , ma si lascia espandere il credito purché rapportato a certi parametri da rispettare ;

_ i grandi fidi si guarda la capacità di 1 banca di concedere affidamenti per importi notevoli per fin. in modo specifico un certo imprenditore lo posso fare sempre nel rispetto di certi parametrati ;

_ si deve mantenere un certo rapporto ( ottimale ) tra scadenze dell' attivo e scadenze del passivo per farlo si devono rispettare certi parametri .

Nella realtà il vero par. di riferimento è il patrimonio la B. C. ha individuato a livello com. , europeo , che , affinché il controllo prud. attività banche sia indiretto , il par. fond. è il patrimonio .

Ciò non vale solo per le banche , ma anche per tutti gli altri int. bancari e non ( anche le comp. di ass. ) il patrimonio viene considerato una var. str. fondamentale per la gestione bancaria .

Tale patrimonio deve riflettere la vera equazione operativa di una banca , e non un patr. cont. : infatti a livello cont. il valore cont. può subire innalzamenti o riduzioni a seconda delle politiche di bilancio consentite , ed a livello eur. , int. si hanno diverse leggi che regolano i bilanci ( certe operazioni consentite in certi paesi , altre no ) .

Si è quindi voluto stabilire a livello com. un concetto di patrimonio il + possibile omogeneo tra i vari paesi , per poter favorire l' integrazione , la libera concorrenza con la tutela omogenea dei depositanti di tutti i paesi dell' Un. Europea .

Il patrimonio di vigilanza , secondo l' ultima versione ( non come sul Biffis ) , ha una configurazione per cui occorre distinguere tra il patrimonio di base ed il patrimonio supplementare .

Nel conto totale del patrimonio di vig. il patr. supplementare al max. può contare fino al 50% del patr. di vigilanza .


BASE = 500 ( Mld. ) 500 ( conto tutto il patrimonio di base )

SUPPL. = 800 500 ( ne conto solo 500 )

1300 1000 ( Mld. ) per la reg. precedente


BASE = 500

SUPPL. = 200

700

Tale regola sussiste perché il patr. di base può essere considerato il patrimonio primario , cioè le voci che lo compongono sono voci primarie , tipicamente di patrimonio è un patr. di qualità superiore .

Invece il patr. suppl. è di qualità di II° livello rispetto al patrimonio di base .

Le voci che compongono il patr. di base sono :

capitale sociale ( + eventuali sovrapprezzi di emissione ) +

riserve ( di bilancio ) senza specifica destinazione +

fondo per rischi bancari generali -

azioni proprie in portafoglio -

- valore attività immateriali

- perdite accantonate ( negli esercizi precedenti )

Per arrivare a definire , a partire dal patr. di base , il patr. di vigilanza bisogna considerare il patr. supplementare , che è di qualità inferiore rispetto a quello di base .

Il patr. di base è di qualità primaria , perché da un lato rappresenta delle voci che non possono essere richieste come rimborso ( le prime 3 voci ) , ma solo le banca è in perdita . Inoltre rappresentano una specie di finanziamento indiretto della banca molto stabile ( senza incrementi o decrementi particolari nel tempo ) .

Invece il patr. supplementare è formato da voci rimborsabili ( senza la permanenza costante nelle disponibilità di una banca ) :

riserve di rivalutazione ( che si possono accantonare , incrementando  

fittiziamente il valore di qualcosa che abbiamo accantonato ) +

strumenti ibridi di patrimonializzazione +

prestiti o passività subordinate [ le banche hanno fatto largo uso di prestiti subordinati in questi ultimi anni ( la subordinazione non considerata per la solidità patrimoniale delle banche ) per essi viene però chiesto dai risparmiatori un tasso di interesse superiore rispetto ad un prestito normale , per il rischio di non recuperare le somme prestate ; in realtà non vi è stata una gran differenza di tasso di interesse rispetto ai prestiti normali : allora le banche , per distogliere l' attenzione dal t. d' int. , intervengono sullo struttura tecnica dello strumento mediante apposite opzioni ] +

+ accantonamenti in fondi rischi su crediti-

- minusvalenze su titoli -

- minusvalenze su crediti

Dopo aver sommato il patr. di base al patr. suppl. così determinati , e verificato che il patr. suppl. non superi del 50% il patr. di vigilanza , non ottengo ancora il patr. di vigilanza .

Infatti sarà :

PATRIMONIO DI BASE +

+ PATRIMONIO SUPPLEMENTARE -

- VALORE PARTECIPAZIONI ( IN ALTRE IMPRESE )




























Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi - lezione del 9/5/1997


Si è parlato di ris. obbl. come strumento di politica monetaria introdotto dalle autorità per sterilizzare l' esp. dei depositi .

La sua funzione iniziale nel nostro paese è stata di tutela del depositante , in modo da non consentire alle banche di espandere troppo la propria attività a rischio del passivo raccolto ( del depositante ) .

Nel tempo si sono affinati altri strumenti per sostituire il concetto di "tutela del depositante" .

Vogliamo vedere ora la funzione della ris. obbl. dal punto di vista microeconomico , cioè della banca : vogliamo vedere qual' è l' impatto di essa sull' operatività quotidiana della banca .

La disciplina della ris. obbl. ha avuto grosse modifiche nel tempo , e l' ultima è avvenuta nel maggio 1994 ( dopo introduzione T. U. ) .

Al momento attuale la r. o. coinvolge tutte le banche ( prima del 1994 non erano tenute tutte le banche ) per la libera concorrenza tra banche .

Essa deve essere versata in funzione dei depositi : assume però connotazioni più o meno precise a seconda di come si calcola la raccolta ( se da escludere o meno certe tipologie di depositi ) .

Si parla allora di raccolta soggetta , con cui si intende quell' aggregato di depositi per cui vale il vincolo della r. obbl.

Attualmente vi sono assoggettati i depositi con durata inferiore ai 18 mesi : in particolare i depositi al risparmio , i c. c. ed i certificati di deposito le altre forme di raccolta sopra i 18 mesi non sono assoggettati a ris. obbl. ( es. obbligazioni ) .

Le banche devono vedere in un certo arco temporale ( un mese ) qual' è stata la loro raccolta ( sulla base degli aggregati di cui sopra ) .

Quindi per calcolare la r. obbl. si va a vedere l' ammontare calcolato come in nota per un certo mese e lo si rapporta allo stesso tipo di aggregato calcolato per il mese precedente , e si vede se c' è stata una variazione in aumento o in diminuzione della raccolta soggetta .

Nel caso di aumento la banca è tenuta a versare in B. d' It. come ris. obbl. il 15% di questo incremento .

Se invece c' è stata una riduzione di tale aggregato di racc. soggetta , la banca ottiene una restituzione di r. o. pari al 15% della variazione in diminuzione nel mese.

Però , poiché la r. obbl. nel tempo ha perso la sua funzione di tutela del deposito ma ha assunto una funzione di politica monetaria , di controllo della liquidità , allora con la riforma del 1994 è stato consentito alle banche di utilizzare parte dei soldi accantonati in contanti presso la B. d' Italia ( se si rivolgono a B. C. per esigenze di liquidità ) .

Quindi la r. obbl. viene ad assumere una sorta di ris. di liquidità utilizzabile liberamente dalle banche fino ad un certo importo è il concetto di smobilizzazione della ris. obbligatoria , cioè è la possibilità delle banche di utilizzare una certa % di depositi presso la B. C. sotto forma di ris. obbl. ( altrimenti chiederebbero alla B. C. liquidità sotto altri strumenti ) come forma di rifinanziamento .

Si possono utilizzare fino al 10% delle somme depositate come ris. obbligatoria .

In realtà si lavora su saldi giornalieri : nel corso di un certo mese la banca può utilizzare fino ad un max. del 10% di soldi come riserva obbligatoria , anche se la banca ne potrebbe avere bisogno di + . Allora si è consentito di prelevare di + del 10% in un singolo giorno; l' importante è che alla fine del mese , facendo la media aritmetica del saldo di ris. obbl. giorno per giorno presso la B. C. , tale media non scenda al di sotto del 100% della riserva complessiva .

Infatti le somme a riserva obbligatoria vengono remunerate dalla B. d' Italia , ed il tasso di interesse corrisposto sulle somme depositate come r. o. è pari al 5.5% .

Se però tengo dei saldi giornalieri in misura eccedente rispetto a quanto dovrei tenere , allora la rem. scende allo 0.50% per l' eccedenza ( rappresenta il costo per accedere ad utilizzare la mob. ris. obbl. ) .

Però alcune banche potrebbero non mantenere il saldo così come richiesto : allora intervengono delle penalizzazioni da parte della B. d' It. per cui sulle somme mancanti vengono applicati dei tassi superiori , o comunque non vengono preclusi gli accessi ad altre forme di rifinanziamento .

A livello europeo è molto contestato il meccanismo della ris. obbl. : infatti si dice che è un onere inutile a carico delle banche .

Infatti non serve + come tutela dei depositanti , e se gli si dà la funzione di strumento di politica monetaria si deve considerare che ce ne sono molti altri + efficienti .

Infatti la B. C. europea sta valutando se introdurre una sorta di ris. obbl. a livello europeo ( per tutte le banche europee che le versano alle singole B. C. ) : poiché solo 3 o 4 paesi la prevedono , i rimanenti non la vogliono la ris. obbl. è uno strumento destinato a sparire .

Se allora la ris. obbl. non è + uno strumento di tutela del depositante , ci si chiede

qual' è il meccanismo di tutela del depositante .

La nostra Cost. tutela il risparmio : il deposito rientra nel concetto allargato di risparmio .

Inoltre il deposito è molto importante perché c' è un rapporto fiduciario tra la banca ed il depositante .

Allora tra le condizioni che assicurano la tutela dei depositanti rientra innanzitutto la sana e prudente gestione : darò i soldi a chi secondo me sta andando bene ( rischio parziale rimborso dei crediti ) nella gestione .

Infatti i vincoli interni che si dà un banchiere nella gestione delle somme a disposizione sono : di liquidità , solvibilità , di ad. patrimonio .

Quindi il rispetto di tali regole da parte del banchiere sono un primo elemento di tutela del depositante : per verificarne l' applicazione un depositante guarda i risultati economici , il bilancio , per vedere se la sana e prudente gestione si è tradotta nei fatti la tutela indiretta del depositante avviene guardando se le regole di gestione avvengono in modo ottimale .

Un altro mecc. di tutela del dep. è dato dai vincoli esterni introdotti dall' Autorità di vigilanza , cioè dall' insieme delle norme fissate dall' Aut. di vig. per garantire la stabilità della singola banca ( ai fini della stabilità dell' intero sistema ) : altrimenti il depositante sarebbe molto meno tutelato .

Un terzo aspetto di tutela del depositante è la possibilità della banca di ricorrere alla B. C. per ottenere il credito di ultima istanza , che è la possibilità per una banca di andare dalla B. d' It. e di presentarle la sua situazione come insostenibile in presenza dei normali strumenti di rifinanziamento e quindi di chiederle il cr. di ultima istanza .

Esso è l' ultima forma di credito che la B. C. può dare a quella banca : altrimenti , se la banca non si rimette in piedi , si mettono in atto tutte le procedure per la liqu. coatta , la liqu. str.

Tale mecc. di tutela dei depositanti è però un meccanismo di tutela indiretta : ad un certo punto il depositante vuole una tutela superiore ( manca in questo senso anche la ris. obbl. ) .

Inoltre , se una banca entra in crisi e salta , per il dissesto della banca pagano i depositanti . Allora , se le banche vogliono tutelarsi da tale rischio a livello sistemico , è giusto che paghino innanzitutto le banche che fanno parte dell' intero sist. bancario ( e non il singolo depositante ) .

Quindi si è voluto trovare un mecc. che tuteli il depositante e deve essere posto a carico come costo al sistema bancario e non all' intera collettività : allora nel dic. 1986 ( in vigore nel 1987 ) anche in Italia si è introdotto un sistema di tutela diretta dei depositi bancari : è stato isituito il Fondo interbancario di tutela dei depositi .

Con l' inizio del '97 c' è stata una riforma di quest' ultimo .

Tale Fondo è nato come consorzio privato volontario di banche ( che sostengono l' onere della tut. dir. depositante ) , in modo che le somme lì accantonate , qualora ci fosse un dissesto , potessero essere utilizzate per rimborsare i depositanti di quella banca.

Però , essendo il consorzio volontario , non tutte le banche vi aderirono non tutti i depositanti del sistema banc. italiano godevano di una tutela diretta .

Inoltre si parlava , nella Iª forma di Fondo interb. , di tutela del deposito anziché di tutela del depositante : la logica era quella di difendere il depositante debole , inconsapevole . La tutela non veniva data in capo al depositante , ma ai singoli depositi ( per ciascun deposito veniva consentito il rimborso ) .

Si diceva che , in caso di dissesto e se la banca faceva parte del F. i. t. d. , veniva assicurato il rimborso di tutti i depositi ( con delle franchigie ) : per i primi 200 milioni del deposito si rimborsa tutto , mentre per le somme depositate comprese tra 200 milioni ed un miliardo non si garantiva l' intero rimborso , ma solo del 75% di tale somma . Se poi il deposito era di importo superiore ad un miliardo , per le somme eccedenti non si rimborsava + nulla . Con tale meccanismo , fondato sul deposito anziché sul depositante , se avevo tanti soldi , era nel mio interesse frazionarli per recuperare tutte le somme depositate tale tipo di depositante non è inconsapevole ( e quindi tutelabile per Cost. ) , ma è furbo .

Infine , per vecchia normativa il fondo non era costituito in contanti , ma le somme che lo costituiscono erano virtuali : le banche partecipanti al consorzio erano impegnate a versare , qualora ce ne fosse stato bisogno per rimborsare i depositanti , una certa quota in questo fondo .

La partecipazione di una banca al fondo era in funzione della dimensione ( se 1 banca grande salta , le somme da utilizzare sono numerose ) : si era stabilita una base contributiva al fondo in funzione della dim. banca calcolata su un certo aggregato. Poiché però le banche piccole potevano essere + rischiose delle grandi banche , tali percentuali di partecipazione al fondo calcolate sulla dimensione erano poi corrette con delle penalizzazioni ( in proporzione una banca piccola doveva versare di + di una banca grande ) .

Nel 1996 invece una dir. com. ha introdotto un' armonizzazione nei sistemi di tutela del risp. e dei depositanti in tutta Europa . Si sono così obbligati paesi ( es. Grecia , Portogallo ) che non prevedevano tutela diretta a darsela , e poi per fare in modo che tali forme di tutela siano simili .

Adesso al F. int. vi è adesione obbligatoria di tutte le banche per le banche che operano in Italia ed anche le succursali di banche extra-comunitarie che non prevedono nel loro paese una forma di tutela diretta dei depositi .

Sono escluse ( come prima ) le banche di credito cooperativo ( le ex- casse rurali ) : infatti già storicamente è sempre esistito per esse una specie di F. interb.

Inoltre non si ha più tutela del deposito , ma tutela del depositante : se vi fossero problemi , ed il depositante ha presso la banca parecchi conti , vengono tutti fatti confluire come se fosse un unico deposito .

Infine si è modificata la modalità di rimborso a favore del depositante . L' Italia ha ottenuto in regime transitorio una deroga : a livello com. si è fissato che per ciascun depositante l' ammontare max. di rimborso è pari a 20000 Ecu ( 30-40 milioni ) .

Poiché con la normativa precedente in Italia c' era una tutela molto superiore , si è detto che in Italia ciascun depositante ( e non deposito ) può ottenere al max. un rimborso di 200 milioni .

Le somme depositate nel fondo sono ancora somme virtuali ( con le conseguenze come in norm. precedente ) .

Diversamente dalla norm. precedente ciascuna banca partecipa al F. interb. sulla base dell' entità dei propri depositi . Accanto a questi ultimi sono stati considerati anche altri titoli rimborsabili ( i C. V. e le obbligazioni emesse dalle banche ) come base di contribuzione .

E' stata ancora mantenuta una differenziazione per cui le banche di + piccola dimensione hanno un aggravio per questa percentuale rispetto alle banche di + grandi dimensioni .







Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi -lezione del 14/5/1997


Ora vogliamo vedere che tutela c' è se una banca entra in crisi ( disciplina delle crisi ) , quali sono le cause di un dissesto bancario e gli effetti generali di una crisi .

Le cause sono correlate al fatto che il rapporto tra depositanti e banca è un rapporto fiduciario ( lo fanno venir meno ) :

quando vengono meno alcuni vincoli interni fondamentali ( squilibri fin. o patrimoniali ) crisi di liquidità , solvibilità , di adeguatezza del patr. ( squilibri fond. degli equilibri di gestione della banca ) ;

irregolarità nella gestione , cioè quando il banchiere fa delle cose non permesse ;

particolari circostanze che creano allarme nei depositanti ma esterne all' attività di gestione della banca ( es. insolvenza di un cliente molto grosso , andamenti negativi di settori di att. ec. di riferimento , situazioni congiunturali dell' ec. particolarmente avverse ) .

Gli effetti di una crisi della banca sono :

i risparmiatori - depositanti cercheranno di portare via i soldi per salvarsi

l' intero sistema ec. , dati i collegamenti tra il sist. banc. con l' ec. reale , ne risentirà per questo venir meno di fiducia per l' effetto domino anche i depositanti di altre banche in salute sarebbero stimolati al ritiro dei depositi ( con effetti generali) .

La disciplina delle crisi bancarie è particolare , perché tutela ed ammorbidisce l' impatto di una crisi banc. su tutto il sist. ec.

Nella nuova legge banc. sono previsti una serie di interventi , in caso di dissesto bancario , tali da graduare le modalità di intervento in funzione degli eventi sfavorevoli .

Comunque tutti i provvedimenti accettati nel T. U. hanno 2 finalità :

_ favorire il perseguimento del risanamento della gestione bancaria

_ rendere + morbido possibile l' impatto sul sistema ec. dell' esclusione di una banca ( nel caso la Iª finalità non fosse realizzabile ) si vuole agevolare l' uscita indolore di una banca per l' intero sistema ec. e bancario .

Un primo provv. è adottato in presenza di fattori di crisi non eccezionalmente gravi

portano ad adottare l' amministrazione straordinaria della banca ) :

_ irregolarità nell' amministrazione ( gestione ) della banca

_ violazioni di statuto o di leggi o normative banc.

_ perdite patrimoniali

Quindi il Ministro del Tesoro dispone l' amm. str. della banca , dietro segnalazione della B. d' Italia vengono perciò sciolti gli organi amministrativi ( sono sostituiti ) , e la B. d' It. nomina un commissario ( ed eventualmente altri soggetti ) per la gestione della banca ( in modo da perseguire la prima finalità ) ; se entro 1 anno la situazione è tornata normale , vanno via i commissari e gli azionisti della banca nominano i nuovi amministratori ; se invece non è così dopo un anno , è possibile concedere una proroga ai commissari per un tempo massimo di 6 mesi .

Potrebbe però accadere che la B. d' It. si renda conto che le irregolarità di cui sopra siano di una gravità così eccezionale da rendere inutile la nomina di commissari si passa direttamente alla fase della liquidazione coatta amministrativa

Quindi tale fase si raggiunge o perché il recupero della banca con amm. str. non è stato possibile , o perché la situazione di crisi era già talmente grave da non consentire nemmeno l' amm. str.

La liqu. coatta comporta la revoca dell' autorizz. all' esercizio dell' att. bancaria , e quindi tale banca viene buttata fuori dal sist. bancario .

Si cercherà comunque di ammorbidire tale uscita sollecitando l' intervento di altre banche attraverso la cessione di attività e passività ( del soggetto in crisi ) ad una altra/e banche autorizzate in buona salute così non si intaccano i depositanti , e ci rimettono solo gli azionisti della banca in crisi . Infatti la banca è un impresa sui generis con una preponderanza di mezzi di terzi nello svolgimento della sua attività rispetto ai mezzi propri .

Il bilancio della banca .

Verrà presentato non da un punto di vista ragioneristico ma prendendo schemi di riferimento di bilancio della banca .

Lo stato patrimoniale

Chiaramente in esso da un lato ho l' attivo , dall' altro il passivo + il cap. proprio .

Esaminiamolo per blocchi .


ATTIVO   PASSIVO


g LIRE bDepositi B. d' It. F.DO FRUTTIFERO bPrestiti bTitoli bInterbancario  g VALUTAbDepositi B. d' It.    bPrestiti  bTitoli    bInterbancario F.DO INFRUTTIFERO PASSIVITA' ONEROSE gLIREbRaccolta   b Finanziamenti B. d' It.   bRapporti    interbancari gVALUTA PASSIVITA' NON ONEROSE MEZZI PROPRI


L' attivo di una banca è suddivisibile in 2 grandi blocchi : i fondi o l' attivo fruttifero e i fondi o attivo infruttifero .

Si distinguono a seconda che rendano oppure no .

Senza i secondi non si gestirebbe una banca , sono fondamentali per la sua attività: la banca tra le proprie attività ha gli immobili , le macchine per svolgere la propria attività ( infrastrutture necessarie di proprietà della banca , altrimenti verrebbero stornate ) .

Tra questi è poi compresa la voce cassa ( quanto detengo in banca non mi rende nulla ) .

Le restanti sono att. fruttifere che mi devono garantire una serie di ricavi o remunerazioni tali da consentire il mantenimento delle att. infruttifere e per pagare chi presta soldi ( i depositanti ) ed il capitale .

Le att. fr. sono divisibili in 2 parti : quelle in lire e quelle in valuta ( sono attività di cui una banca avrà una diversa ripartizione ) .

Con att. in valuta ci vorrà una cura tutta diversa : all' interno della banca ci saranno soggetti preposti alla gestione di tutta l' att. in valuta della banca , che deve essere sempre collegabile con l' att. in lire e con la raccolta in valuta della banca .

Si individuano così le aree strategiche di gestione dell' att. bancaria : qualcuno avrà la gestione delle att. infruttifere ( es. fondi pensione delle banche ) , altri si occupano dell' att. fr. ( alcuni specificamente dell' att. in valuta o di quella in lire ) .

Entrambe le att. fr. si differenziano tra loro .

Tra le att. in lire troviamo : i depositi banche presso la B. d' It. ( ris. obbl. , riserve libere e tutte quelle attività di gestione della liquidità giornaliera aderendo ad op. di rifin. della B. d' It. quest' ultima è un' area tipica del tesoriere , cioè di chi cura la liquidità della banca .

Un' altra grande area sono le att. in lire rappresentate dagli impieghi in prestiti ( sono distinguibili secondo le forme tecniche , o secondo che siano garantiti o meno, o secondo che siano a breve , medio o l. termine , o a seconda della tipologia di soggetti finanziati .

Una terza area di att. è data dall' att. in titoli , che è un' area strategica in cui ci saranno soggetti che acquistano o vendono titoli di proprietà della banca .

Infine , oltre che con la B. d' It. , i clienti e gli emittenti di titoli , la banca ha rapporti con le altre banche : la quarta area è data dai rapporti o conti interbancari .

Nell' att. in valuta ritroviamo le 4 voci precedenti

Sulla base dello schema finora delineato troviamo le principali aree strategiche della gestione banc. ( tali aree anche si incrociano per ruoli e funzioni ) è importante per 1 banca avere una strutt. org. per un dialogo immediato tra tutte le componenti , avere un sistema di controllo di gestione così sofisticato da far cogliere in ogni area potenziali situazioni di rischio .

Finora non si considerate voci di bilancio , ma si dà una fotografia del bil. banc. da 1 punto di vista organizzativo .

Dal lato del passivo dello S. P. della banca abbiamo invece 3 blocchi .

Le passività onerose ( che comportano il pagamento di qualcosa ) comprendono tutta la raccolta bancaria nelle diverse forme .

Le passività non onerose sono voci del passivo che non costano nulla alla banca

( es. fondi del passivo rettificativi dell' attivo, riserve improprie , fondo T. F. R. ) .

Tra le pass. on. abbiamo le pass. in lire e le pass. in valuta .

Tra le prime troviamo la racc. in lire sull' interno e la raccolta in lire all' estero , i fin. di B. d' It. ( in varie forme ) ed infine i rapporti interbancari .

La stessa classificazione si può fare anche tra le att. in valuta .

Tra le voci finora indicate non si è indicata una voce che ora non è + necessario mettere in evidenza ( per l' universalismo della banca ): la raccolta in titoli , cioè l' emissione di obbligazioni dalle banche ( sono provvista da remunerare ) .

Infatti la voce raccolta comprende tutta quella ottenibile ( nelle varie forme

tecniche) : da quella a vista ( deposito in c. c. ) , a + l. sc. ( dep. al risp. o certificati di deposito o l' emissione di obbligazione ) .

Lo stesso dicasi in valuta .

Si intravvedono quindi i collegamenti con l' attivo e la logica degli interventi di vig. della B. d' It. ( part. , poste collegate , ecc. ) l' att. ed il pass. banca sono correlati tra loro , altrimenti devono essere monitorati occorre una str. org. che segue per blocchi , ma che deve essere condotta ad unità ( così che con contr. di gestione possa capire se sto correndo grossi rischi ) .

Perciò il problema della gestione della banca è di coordinamento di differenti aree di gestione all' interno della banca ( dopo aver controllato le aree critiche di gestione individuate ) .



Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi -lezione del 15/5/1997


Composizione della raccolta

Si analizza la racc. bancaria dal 1975 al 1995 in termini % .

Si vede che i depositi in c. c. che presentano un andamento costante nel periodo , perché a scapito di una dim. dei tassi di interesse le banche hanno offerto anche molti altri servizi .

Lo stesso per i pr. obbl. : fino alla rif. banc. erano solo gli I. C. V. P. ad emetterli .

I depositi al risparmio sono diminuiti per l' introduzione di nuovi strumenti fin. ( i cert. di deposito ed i pronti c/ termine ) .

I certificati di dep. con dur. < 18 mesi introdotti nel 1980 con successo fino all' inizio degli anni '90 ; dopo sono andati diminuendo a favore dei cert. di dep. a m. - l. termine .

Infatti è incrementata la ritenuta fiscale sui cert. dep. con durata < 18 mesi , mentre è rimasta costante quella dei certificati a l. termine ( minore prezzo ) .

Si rileva che nelle banche i depositi al risp. hanno perso quote di mercato rispetto ai certificati di deposito : infatti i dep. al risparmio sono strumenti di raccolta senza mercato , invece i cert. di dep. sono valori mobiliari con possibilità di neg. ( + graditi ai risparmiatori perché negoziabili ) .

Per le obbligazioni una volta c' era il vincolo di portafoglio ( facilitata emissione ) quindi ora le obbl. tendono a crescere .

Composizione dei depositi

Il periodo di riferimento è 1989 - 1996 ( marzo ) .

Si vede che i depositi in c. c. sono la forma di deposito maggiore .

Invece i cert. di dep. a breve presentano un incr. progr. fino al 1992 , mentre poi calati . Infatti per l' uscita dallo S. M. E. il risp. ha preferito investire a scadenze + brevi .

Invece i cert. di dep. a m.-l. termine hanno un incr. dal 1989 al marzo 1996 .

I dep. al risp. sono > nel 1989 , e sempre minori fino al 1996.

La crescita dei cert. di dep. si ha anche perché vengono emessi dagli I. C. S. si vede che proprio i depositi in c. c. dovrebbero ridursi a favore dei cert. di dep. a m.-l. termine , perché questi ultimi hanno una maggiore funz. di inv. ( e soprattutto per la presenza di un merc. sec. eff. come quello telematico ) .

Forme di raccolta bancaria

Si va dal 1989 fino al marzo 1996 .

Si evidenziano in % tutte le forme di raccolta banc.

Vediamo che in particolare la provvista dall' estero è aumentata notevolmente , soprattutto nel 1991 e nel 1992 ( per entrata in vigore nuove leggi ) .

I rapporti interbancari hanno avuto + importanza per l' affermarsi del merc. telematico che ha favorito gli scambi tra banche e maggiori agevolazioni dalle banche .C' è stata anche una riforma del merc. interbancario per una maggiore efficienza dello stesso e + accesso si sviluppa questa forma di impiego .

Le operazioni di pronti c/ termine che hanno acquisito + importanza ( non sono soggette a ris. obbl. ) sono delle forme di inv. per il depositante non a vista ma neppure a l. termine la banca , a fronte di titoli nel suo port. di neg. , cede i titoli , mettendosi poi d' accordo per la rivendita degli stessi la remunerazione sara > ai depositi in c. c. , ma < a quella dei c. d. a breve le op. in pronti c/ termine non sono una racc. volatile .


Poi si è analizzato il comportamento delle banche per la raccolta rispetto alla dimensione delle banche ( per vedere quanto incide sul tipo di raccolta ) per il solo 1995 .

In dati % ( divisione per tipologia di banca ) si coglie che la raccolta di obbligazioni

scende per le banche + piccole ( ne emettono meno , sono meno affidabili , le obbligazioni meno liquide ) .

Per le op. in pronti c/ termine si vede che al ridursi della dimensione delle banche aumenta la loro incidenza ( le banche piccole hanno una raccolta superiore in % superiore a quella delle maggiori banche per una maggiore fidelizzazione cliente ) .

Per i rapp. interb. si vede che aumentano passando dalle banche piccole a quelle grandi ( le banche + piccole hanno + raccolta e possono andare + facilmente sul merc. interbancario ) .

Per provvista dall' estero c' è maggiore incidenza per le banche + grandi ( per maggiore presenza sportelli , ecc. ) , però si è visto che in % le banche minori sono state ritenute + affidabili .

Nel 1995 le banche piccole avevano una raccolta maggiore delle banche .


Il conto economico


Se ne utilizzerà la forma scalare .

E' un conto ec. particolare perché è particolare la m. p. della banca .

Nel C. E. di qualunque impresa ind. si parte dal fatturato a cui poi si sottraggono varie forme di costo fino ad arrivare all' utile .

Il fatturato di una banca è particolare ( perché m. p. è il denaro ) : si parlerà + che altro dei ricavi tipici della gestione bancaria , e da qui a ritroso si individua l' utile di gestione .

Si cercherà di individuare , per garantire un minimo di raccordo con lo S. P. , le grandi aree di gestione della banca con i risultati che vengono determinati .

Una prima componente dei soldi che la banca ricava è determinata dagli interessi attivi che percepisce sulle somme che presta al netto degli interessi passivi ( costo della provvista del denaro utilizzato ) : ne rimane il margine di interesse , che è quanto la banca riesce a lucrare come differenza tra gli interessi attivi sulle varie att. di prestito che svolge al netto degli interessi passivi pagati per ricevere questi fondi ( trasf. m. p. nelle varie forme di prestito ) . E' la tipica att. bancaria consistente nel guadagnare con l' attività di impiego .

Per una banca moderna questo non è una componente rilevante di fatturato ( 1 volta era invece l' 80-90% del fatturato ) , perché oltre agli interessi ha altri ricavi netti ha altre entrate sotto forma di ricavi ( per prestazioni offerte ) al netto di costi ( per determinate prestazioni . Finora questa è una voce strategica del bilancio delle banche it. o di tutto il mondo .

Questi altri ricavi sono sotto forma di commissioni o provvigioni per l' attività di servizio svolta presso la propria clientela .

Gli int. att. e passivi misurano la forbice tra tassi attivi e tassi passivi che negli ultimi 10 anni si è andata riducendo il m. di int. della banca ha risentito molto di non poter espandere molto il tasso di int. sugli attivi e di pagare di + sulla provvista .

Gli altri ricavi netti sono l' att. strategica per le banche : sono attività che fino a pochi anni fa erano svolte da altri soggetti + preparati ad operare sul merc. dei titoli.

Ora tali servizi devono essere offerti dalle banche alla clientela per tenersela stretta ( che vuole servizi di un certo livello dalla banca su certi aspetti ) : altrimenti il depositante deposita in c. c. con rem. contenuta , ma porta fuori l' att. a + elevato val. aggiunto ( consulenza , gestione ) ad altri soggetti ( altre banche , o S. i. m. , ex-agenti di cambio o altre figure ) .

Tale att. servizio adesso è molto remunerativa , perché le commissioni richieste dalla banca sono abbastanza sostanziose per il servizio fornito nel fatt. compl. di 1 banca moderna è sempre importante il marg. di int. , ma il margine di intermediazione è la somma del margine di int. + tutte le provvigioni lucrate dalla banca al netto di commissioni che eventualmente la banca deve pagare a qualche altro soggetto potremmo quindi definirlo il fatturato di una banca , cioè quanto 1 banca riesce a lucrare dalla propria att. per la raccolta di provviste + l' att. di servizio svolta per conto della propria clientela ( sono 2 aree strategiche di remunerazione per la banca ) .

I 2 risultati intermedi visti finora vengono ottenuti perché la banca ha bisogno di sostenere tutta una serie di costi operativi ( in particolare il costo del personale , poi spese per la fornitura relativi allo svolgimento di 1 att. d' impresa ) , che , detratti dal margine di int. , mi individuano il margine operativo ( lordo ) .

Si tenga presente che tra i costi operativi una componente rilevante è il costo del personale ( circa l' 80-90% ) ora si sta cercando di recuperare per un utile + alto mediante un contenimento dei costi operativi ( bisogna intervenire sull' area del personale ) .

Al marg. op. ( lordo ) bisogna aggiungere rettifiche varie ( varie forme di amm. straordinari , tutti gli accantonamenti ai vari fondi , ed eventuali riprese di valore ) così da ottenere il margine operativo netto .

Per arrivare al reddito imponibile della banca bisogna aggiungere voci diverse , come l' accantonamento al fondo per rischi bancari generali ( è negativo ) , utili per proventi straordinari ( sopravvalutazioni od incr. di valore del port. titoli della banca o riferite ai cambi aumentano il m. op. netto )

Infine al netto delle imposte determiniamo l' utile netto ( dall' utile lordo ) , che , poiché le banche sono tutte s. p. a. , non è tutto disponibile per la banca . Una certa quota deve accantonato a riserva , per lo statuto una certa quota deve essere accantonato a riserve statutarie , ed infine l' utile deve poi essere distribuito ai soci .

La distr. dell' utile netto ai soci è una politica che dipende dagli amministratori della società ( al netto degli obblighi di legge , statutari ) , ma è molto influenzata dalla struttura stessa dei soci della banca ( che devono essere remunerati con un dividendo ) .

Ci si chiede se è giusto che una banca remuneri sempre i propri soci dipende dal tipo di banca .

In una banca con finalità mutualistiche si potrebbe avere un accordo tacito con gli azionisti ( remunerazione molto contenuta ); se invece 1 banca è quotata in un merc. reg. si ha non solo la resp. di distribuire ai soci l' utile , ma anche verso tutto il mercato .Infatti l' informazione sull' utile prodotto da una banca e su quello distribuito ai soci è un inf. data sulla bontà di gestione della banca stessa .

Per le banche quotate in merc. reg. esiste un indicatore sintetico della capacità di una banca di distribuire dividendo : è il cosìdetto payout ratio , con cui si intende quanto un utile netto conseguito viene distribuito sotto forma di dividendo dimostra come 1 banca ha conseguito reddito , e come ha minori necessità di incrementare il proprio patrimonio ( che non deriva solo da autofin. ) .

Quindi il payout ratio ( rapporto tra dividendo ed utile ) è fondamentale per un confronto tra le banche italiane a livello internazionale .

A livello europeo le banche it. non stanno peggio delle banche europee a livello di reddito imponibile o di utile lordo : sono in linea di + le banche di minori-medie dimensione , mentre sono messe peggio quelle di + grandi dimensioni .

A livello di utile netto l' aspetto fiscale per le banche italiane incide molto rispetto alle banche europee per ciò non si sta facendo nulla , perché l' aspetto fiscale ci vede + indietro rispetto alla C. E. E. per il bil. delle imprese e la tassazione in tutte le rendite fin. la pressione fiscale non si può ridurre .

L' impatto è fondamentale a livello strategico : se le altre banche della C. E. E. hanno meno imposizione fiscale ( hanno + utili netti ) in un mercato aperto possono consentire ad un risparmiatore che volesse investire in azioni di quella banca maggiore redditività va da quei soggetti che a parità di rischio offrono una rem. netta superiore nel l. p. le banche it. avranno + difficoltà a raccogliere capitale dai risparmiatori , potendo risultare penalizzate nella ricerca di un incr. patrimoniale.

Ci potrebbe essere spazio per l' ingresso nel nostro paese di banche straniere e per l' acquisto di quote di capitale da investitori italiani individuali od istituzionali .

Inoltre se queste banche si scontrano con alcune banche it. in termini di patrimonio ( per un > acc. di utile ) comprano queste banche italiane ( nel cui capitale entrano), mentre minore è la possibilità per queste ultime di fare viceversa .



INTERESSI ATTIVI

- INTERESSI PASSIVI

MARGINE DI INTERESSE


+/- ALTRI RICAVI NETTI

MARGINE DI INTERMEDIAZ.


- COSTI OPERATIVI    _____ _______ ______ ______________

MARGINE OPERATIVO ( LORDO )


+/- RETTIFICHE VARIE

MARGINE OPERATIVO NETTO


+/- VOCI DIVERSE

REDDITO IMPONIBILE


- IMPOSTE _____ _______ ______ ______________

UTILE NETTO





























Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi -lezione del 16/5/1997


Impieghi in prestiti

I prestiti sono operazioni di impiego fondi con cuila banca utilizza i mezzi propri raccolti sono "op. attive".

Detti prestiti a br. termine quelli con dur. inf. o uguale a 18 mesi ; a medio-l. termine >18 mesi .

Si vede che i prestiti a breve superiori a quelli a l.-t. perché sono meno rishiosi , evitano rischi di liquidità .

Però negli anni 1990-1995 i prestiti a l. t. stanno crescendo per maggiore necessità di capitali da parte delle imprese .

Prestiti per settore di attività economiche

Si vede che il sett. che prende + a prestito è quello delle imprese non fin . , anche se tali prestiti stanno diminuendo nel 1990-1995 a favore del IV° settore ( famiglie ) che ha + bisogno di liquidità .

Le banche stanno adottando strumenti di fin. alternativi come l' emissione di titoli ( anche se + difficile da attuare rispetto al credito ) .

Le banche inoltre tendono a fin. di + le piccole imprese che sono + solvibili ( meno rischiose ) e garantiscono un + alto t. di interesse .

L' incidenza dei prestiti sull' attivo è passata dal 35% del 1980 al 51% del 1995 .

Impieghi per gruppi dimensionali

Si vede che le banche grandi hanno un notevole aumento tra il 1980 ed il 1985 a causa del boom ec. dei primi anni '80 che favorito in termini di fin. le grandi imprese.

Poi notiamo una successiva stabilizzazione nell' ultimo decennio .

Poi sono aumentate le banche di medie dimensioni , e e le banche grandi hanno avuto una ristrutturazione nei propri impieghi .

Quindi la ricomposizione degli impieghi va a vantaggio delle sole banche medie , per una maggiore efficienza operativa e per un maggiore fin. delle imprese familiari ( meglio conoscibili da 1 banca di media dimensione ) .

Ci sono inoltre state anche operazioni di fusione tra banche medie e banche piccole.

Negli anni '80 vi era il fin. delle grandi imprese .

Si nota anche l' acquisto di banche estere .

Tasso medio sugli impieghi bancari

Si considerano gli anni dal 1992 al 1995 .

Si nota una decrescita sia del t. reale e nominale fino al 1994 dovuta alla svalutazione della lira .

Nel 1995 si ha 1 aumento del t. nominale dovuto alla ripresa dell' infl. , ad un aumento del TUS la B. d' It. non crede molto sull' andamento dell' inflazione nel breve periodo e quindi non varia il TUS ( aumento dell' inflazione è sintomo di benessere ) .

SOFFERENZE PER DIMENSIONI DELLE BANCHE

Rapportate ai crediti

Si analizzano gli anni dal 1980 al 1995 .

Notiamo un aumento dal 1980 al 1985 , ma anche dal 1990 al 1995 ( non confontabile per una diversa rilevazione con un dato omogeneo sarebbe tutto in continua ascesa ) .

Le banche piccole presentano una minore incidenza delle sofferenze rispetto a quelle medie e grandi . Le operazioni di ristrutturazioni nelle banche grandi hanno permesso di rendere meno evidenti le loro sofferenze .

SOFFERENZE PER SETTORI


Si vede che le famiglie prod. e consumatrici siano stati il gruppo con + sofferenze .

Tale differenza di sofferenze comporta anche una differenza di tasso di interesse .

Il credito al consumo è stato infatti sempre erogato senza controlli .

C' è poi una differenza tra finanziati del Centro-nord e del Sud per diversità ec. e per un diverso approccio delle banche mer. al credito .

RAPPORTO TITOLI E CREDITI BANCARI IN LIRE

Si considera il periodo 1993-1996 .

Negli anni '80 vi era un maggiore impiego in titoli per vincoli come quello di port. ed il massimale sugli impieghi bancari si evidenzia una gestione residuale del port. titolo .

Si vede come , in presenza di vincoli forti , il condizionamento del banchiere è molto forte .

COMPOSIZIONE PORTAFOGLIO TITOLI

Si può vedere che i Titoli di Stato e le azioni hanno un trend crescente , mentre le altre hanno un trend decrescente .

All' inizio degli anni '80 si aveva una forte influenza degli I. C. S.

Per i Titoli di Stato si nota una forte crescita .

Le azioni sono raddoppiate .

All' inizio degli anni '80 si investiva su Titoli di Stato a breve , mentre oggi si investe su quelli a lungo .

Per i titoli azionari ( azioni quotate + partecipazioni grandi imprese ) .

Al 1997 il rend. di Titoli di Stato non è + basso come quello di altri tipi di investimenti .

Composizione del portafoglio titoli del mercato azionario

Si nota un intervento nella ristrutturazione dei prestiti .

Le banche piccole investono di + in Titoli di Stato , come in pronti c/ termine che hanno avuto un andamento crescente fino al 1992 ( in cui introdotta la loro tassazione che ha stimolato la crescita di nuovi strumenti ) .



Investitori istituzionali .

Il nostro paese si presenta in svantaggio rispetto ad altri paesi ind. per l' inv. istituzionale ( dove si è + avanti es. Germania , Gran Bretagna ) .

E' importante il ruolo degli inv. istituzionali , cioè di organismi che di mestiere investono titoli per i risparmiatori .

Infatti attualmente c' è una certa complessità degli strumenti fin. generata sia perché è possibile lavorare su tutti i mercati del mondo il risp. da solo non riesce a selezionare le migliori opportunità o potrebbe essere influenzato negativamente nelle sue scelte di invesstimento .

Si consideri inoltre che il risp. vuole una gestione professionale ( di + dei soli Titoli di Stato ) .

Perciò la complessità degli strumenti , il poter lavorare a livello int. rende difficile una valutazione semplice degli investimenti : finché si valuta quanto rende un inv. in BOT o in BTP è semplice , con invece ad es. Titoli di Stato stranieri è + difficile .

Inoltre c' è la necessità della diversificazione potendosi operare con una gamma + ampia di strumenti , un soggetto vuole una > diversificazione ( per ridurre il rischio del port. titoli ) .

La diversificazione che riesco a fare da solo è molto modesta ( potrò avere un solo tipo di titolo per categoria ) si evidenzia l' opportunità di rivolgersi ad org. di inv. collettivo , gli inv. ist. , che se riescono a raccogliere tutti questi piccoli o medi portafogli e li fanno confluire in unico grande portafoglio , quest' ultimo può effettuare una diversificazione ottimale potrò beneficiare pro-quota di un port. + grosso del tutto diversificato .

Quindi un inv. ist. può effettuare una completa diversificazione perché dispone di un port. molto grosso ( insieme portafogli piccoli di tanti risparmiatori ) , e ciascun singolo risparmiatore vi aderisce pro-quota , in funzione di quanto ha dato per costituirlo .

Così non devo valutare questi investimenti : la scelta dei titoli è fatta dal gestore professionale . Quest' ultimo quindi offre un' attività di consulenza , di gestione ed anche di intermediazione , di negoziazione quando compra e vende questi strumenti.

Però non tutti gli inv. ist. sono uguali tra loro , offrono lo stesso tipo di servizio alla clientela , non tutti i loro servizi sono alla portata di tutti i risparmiatori .

Sono tipicamente considerati inv. ist. i fondi di investimento ( che sono però diversi ) .

Una prima grande loro classificazione li distingue in :

a) fondi di investimento aperti

b) fondi di investimento chiusi

I primi vanno bene per il piccolo risparmiatore , invece i secondi per un risparmio + consapevole ( di + grandi dimensioni ) .

Infatti questi ultimi operano investimenti + rischiosi dei fondi di inv. aperti .

Inoltre i fondi aperti si distinguono tra loro per la rischiosità dell' investimento .

Accanto ai fondi di inv. c' è la cosìdetta S.i.ca.v. ( Società di investimento a capitale variabile ) . Mentre nei fondi di inv. c' è una società che gestisce il patrimonio conferito dai risparmiatori , in modo che sia separato dalla società che gestisce , invece le S.i.ca.v. vengono costituite coi soldi dei risparmiatori che danno i soldi con cui vengono sottoscritte le azioni di questa società che poi dovrà gestire il proprio patrimonio oggetto dell' inv. in valori mobiliari è il patrimonio della soc. di gestione S.i.ca.v. così costituita ( il patr. della società è conferito in gestione dai risparmiatori ) in assemblea si darà mandato a qualche azionista di competenza professionale per svolgere l' attività di gestione per tutti gli altri azionisti .

Infine l' ultimo grande inv. ist. sono i fondi pensione , che sono soggetti che dispongono di un patrimonio da gestire in prevalenza in valori mobiliari si raccolgono risorse presso i risparmiatori aderenti per investirle al meglio , per incrementare il valore di questo patrimonio , e potere poi corrispondere delle pensioni o delle rendite vitalizie o dei pagamenti in unica soluzione ad una certa data .

Mentre i primi 3 soggetti vogliono max. l' inv. ( ed il risp. lo monetizza quando

vuole ) , invece in un fondo pensione si max. il rendimento del portafoglio per poter nel tempo pagare una certa somma ad una data futura .

Questi soggetti sui mercati dei valori mobiliari , poiché canalizzano una grossa massa di risparmio e la gestiscono in modo efficiente , danno una certa stabilità agli stessi mercati secondari infatti fanno analisi di medio periodo .

Le imprese emittenti di azioni e obbligazioni sanno che , per effettuare delle immissioni , hanno di fronte già soggetti ist. che sono in grado di sottoscrivere interamente le emissioni si agevolano anche le operazioni di merc primario .
































Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi -lezione del 21/5/1997


Oltre agli inv. ist. visti ci sono altri soggetti che non sono direttamente inv. ist. , ma sono classificabili perché svolgono att. ist. di gestione del risparmio : le banche ( nella gestione dei patrimoni mobiliari e del proprio port. titoli ) , le comp. di assicurazioni , che raccolgono somme ingenti sotto forma di premi nelle varie tipologie di ass. o piani fin. ( una parte consistente di queste risorse è destinata al mercato dei valori mobiliari ) , le S. i. m. ( quando svolgono attività di gestione del patrimonio ) .

L' att. di gestione di 1 port. titoli è un ' att. fondamentale .

Esaminiamo ora le 4 figure di inv. ist. che per professione fanno questo .

L ' esperienza italiana è recente : i primi soggetti autorizzati sono stati i Fondi di inv. aperto con la l. n. 77 / 23-3-1983 , poi riformata con il d. lgs. n. 83/25-1-1992 .

La legge che ha disciplinato i fondi aperti ha quindi sancito la nascita dell' inv. ist. nel nostro paese . Prima esistevano pochi fondi di inv. di diritto lussemburghese o di diritto estero .

Il fondo di inv. aperto rientra in quella categoria di fondi dove esiste una netta separazione tra il port. da gestire ed il soggetto che deve gestire . Esiste una società apposita , la società di gestione , che è una s. p. a. avente come oggetto sociale la gestione di fondi di investimento .

Queste società , per lo + di emanazione bancaria , viene costituita con dei soci ed ha quindi come ogg. sociale la raccolta del risparmio presso il pubblico da destinare ad uno/ più fondi di inv. aperto una società di gestione può gestire contemporaneamente + fondi di inv. , che però devono avere caratteristiche differenziate ( per i titoli investiti ) in termini di inv. e non essere identici o simili ( cioè con un port. in gestione con caratteristiche simili ) .

Quindi per linee di inv. diverse , ci sarà per ciascun fondo un proprio regolamento in cui vengono indicate varie norme di carattere generale e che tipo di investimenti effettua questo fondo ( azioni , obbligazioni , titoli esteri , titoli con durata non oltre una certa scadenza , ecc. ) .

Inoltre per gestire uno o + fondi di inv. ci vuole una struttura complessa : infatti da un lato la società deve raccogliere il risparmio presso il pubblico , dall' altro deve accedere ai vari mercati dei titoli per fare i propri investimenti .

Nell' esperienza it. quindi si individuano 3 grandi figure :

le società di gestione , il cui compito fondamentale è la gestione del risparmio presso il pubblico deve decidere poi in cosa investire ;

una banca depositaria (di appoggio) che svolge tutte quelle funzioni di segreteria che affianca la soc. di gestione è depositaria dei valori del fondo ( ad es. titoli in cui si è investito vengono depositati presso di essa );il fatto che i titoli siano depositati presso la banca non è solo un problema di custodia dei valori del fondo ( per evitare confusioni da parte dei gestori ) , ma anche di controllo sull' attività del fondo ( l' importante è che ci siano titoli in accordo col reg. ) ;

fondo di investimento

La banca depositaria , oltre a controllare cosa c' è nel fondo e fare il deposito , svolge anche la funzione di raccolta delle risorse da parte del pubblico dei risparmiatori ( per acquistare parte di questo fondo bisogna rivolgersi ad essa ) ha anche una funzione di supporto alla raccolta del denaro da investire e di restituzione del denaro ai risparmiatori ( se qualcuno volesse uscire dall' inv. nel fondo ) .

Quindi un fondo è detto aperto , perché in esso sono messi dentro dei soldi poi investiti in titoli : da esso però chiunque può uscire giornalmente e chiede di riavere indietro la quota di partecipazione od una parte inferiore , od un altro , viste le perfomance del fondo , vuole farne parte .

E' molto importante il concetto di apertura del fondo : in ogni momento uno può entrare dal fondo , ma anche uscirne .

In termini tecnici quando uno entra sottoscrive qualcosa , quando esce ottiene un riscatto ( cioè riscatta la propria partecipazione al fondo ) .

La part. al fondo è rappresentata da una quota , la quota di partecipazione al fondo se uno vuole entrare ed uscire giornalmente è importante che ci sia un valore della quota ( per entrare o per uscire ) .

Nell' esperienza italiana si dice che ogni 10.000 lire corrisponde una quota di un fondo ( che deve essere creato ) : alla fine della fase di sottoscrizione non è avvenuto alcun investimento .

Terminata questa fase la soc. di gestione deve cominciare ad investire .

Il primo giorno comincierà a comprare i titoli necessari ; alla fine della giornata si fa un dettaglio del portafoglio il denaro contante si è trasformato in titoli molto diversificati ed in parte in liquidità .

Alla fine della giornata ogni titolo acquistato avrà un suo valore il compito della banca depositaria è di fare la valorizzazione di tutto il fondo alla fine della giornata ( si vede quali titoli sono dentro e qual' è il loro prezzo ) per vedere se il val. complessivo del fondo è + alto o + basso rispetto al giorno precedente .

Se il port. è aumentato di valore ( per un rend. di inv. ) , ed ipotizziamo che intanto nessuno ha chiesto un riscatto di quote e nessuno ha voluto sottoscriverne di nuove, ciascuna quota varrà di più questa non è una quotazione della quota del fondo , ma è il valore della quota del fondo ( perché è una valorizzazione dei titoli nel port. del fondo ) .

Se a questo punto un risp. dice alla banca dep. di voler riscattare la quota , allora la banca dep. inoltra la richiesta alla soc. di gestione che alla fine della giornata valorizzerà il port. ed escluderà la richiesta di riscatto ( si pagherà la quota in base al nuovo prezzo al valore ) il n.° di quote in circ. è diminuito per il rimborso di tali quote .

Se il val. complessivo del port. è lo stesso ( diminuito del valore delle quote da restituire ) perché il valore dei titoli è rimasto inalterato da un giorno all' altro ed è diminuito il n.° delle quote il valore resta identico .

Se invece il valore dei titoli cambia ( in ascesa o discesa ) , si rifà il conto a fine della giornata , si vede quali sono le quote in circ. ( al netto di quelle da rimborsare ) se complessivamente il patr. si è ancora valorizzato , rimborserò quote ad un valore + elevato .

La valorizzazione è quindi sempre : valore port. a fine giornata / n. di quote in circolazione in quel momento .

Quindi ogni giorno si hanno dei riscatti ma delle nuove sottoscrizioni : per comprare una nuova quota si guarda il valore precedente calcolato al giorno dopo .

Si entra pro-quota nel fondo pagando il valore della quota nel momento in cui si entra ogni quota ogni giorno avrà un valore differente per diversi fattori :

valorizzazione dei titoli in portafoglio ;

le richieste di riscatto o di sottoscrizione .

Perciò il fondo è aperto perché è possibile entrarvi od uscirne giorno per giorno , ed il valore della quota è sempre calcolato come fosse un inventario : a fine giornata valorizzo al prezzo i titoli in port. che assieme alla liquidità rimasta li divido per le quote rimaste in circolazioni .

Chiaramente la soc. di gestione deve rispettare quanto detto nel reg. ( per il tipo di investimento ) : però , per la nostra legge , per assicurare la massima diversificazione degli investimenti in + titoli , sono stabiliti dei vincoli complessi per cui ad es. ci deve essere una certa distribuzione tra i vari titoli ( non un accentramento in un numero ristretto di titoli ) .

Inoltre non ci devono essere conflitti di interesse tra chi gestisce il fondo ed i titoli oggetto di investimento si limita la capacità del soggetto che investe a farlo in titoli di società vicine od appartenenti al gruppo della società che gestisce il fondo si finanzia propria attività solo per certi limiti .

Ci sono anche dei vincoli per assicurare la liquidità al fondo ( se ne stabilisce un importo minimo ) .

La soc. di gestione per guadagnare , per la sua funzione di consulenza , negoziazione , gestione si farà pagare dopo un certo periodo dai singoli quotisti una certa percentuale del port. di partecipazioni come commissione di gestione e consulenza .

Si differenziano i fondi di accumulazione dai fondi di distribuzione .

Per i primi nel corso dell'anno vengono a maturare delle cedole o dei dividendi sui titoli investiti le cedole e i dividendi su azioni percepiti sono automaticamente reinvestiti nel fondo .

Invece nei secondi , nel corso dell' anno , una parte delle cedole e dividendi incassati vengono distribuiti ai portatori delle quote .

Quindi nei fondi di acc. , 1 volta dati i soldi per sottoscrivere la quota , l' unico flusso in entrata si avrà quando si vende la quota ; invece in un fondo di distr. ogni anno posso avere un po' di rendimento come distribuzione degli utili o delle cedole degli investimenti fatti .

Un' altra classificazione , in funzione dell' oggetto dell' investimento , i fondi si distinguono in obbligazionari ( se investono per lo + in titoli obbl. ) , azionari ( se investono per lo + in titoli azionari ) , bilanciati o misti ( se investono in parte in obbligazioni , in parte in azioni ) .

In realtà l' Assogestioni qualche anno fa , data la natura eterogenea dei fondi esistenti , ha fatto una classificazione per cui si hanno adesso 19 diverse tipologie di linee di gestione di fondi di investimento .

Le 3 precedenti sono alla base , e dopo si distribuiscono a seconda della durata minima o massima degli inv. che si possono fare , e della specializzazione dell' investimento ( per l' area di riferimento ) .

Inoltre , indipendentemente dalle linee di inv. , la maggior parte dei titoli sono quotati , ed il soggetto che può diventare quotista lo può diventare anche con un esborso minimo .

Invece i fondi chiusi al momento in Italia sono molto pochi , ed hanno ricevuto una disciplina + tardi dei fondi aperti ( l. n. 344/14-8-1993 ) .

Per creare un f. chiuso bisogna innanzitutto raccogliere le somme da mettere a disposizione : il momento della sottoscrizione è molto + lungo ( si lascia anche 1 anno ) .

Inoltre si stabilisce un numero massimo di quote del fondo , sottoscritte le quali si chiude la sottoscrizione ( non si fa + entrare od uscire nessuno ) . Infatti bisogna considerare il tipico inv. del fondo chiuso il f. chiuso non investe in titoli quotati , ma in titoli non quotati , per lo + azionari e di società di piccola e media dimensione.

Quindi con un f. chiuso si vogliono fin. attività impr. di piccola e media dimensione per far affluire a queste il cap. raccolto presso i risparmiatori ( per favorire la loro crescita e sviluppo per un' eventuale loro quotazione in Borsa ) .

Quando si crea un f. chiuso c' è un vincolo temporale , per cui la sua durata deve essere almeno 5 anni . C' è poi anche una durata max. di 10 anni ( eventualmente prorogabile per altri tre anni ) .

Vi è la durata minima , perché si deve lasciare tempo al gestore di individuare , una volta raccolti i soldi , quali sono le società meritevoli del fin. da parte del f. chiuso per poi dar loro un finanziamento secondo un processo abbastanza complicato (che si presume possa realizzarsi nel m.t. 5 anni ) .

Inoltre il f. chiuso è un tipo di inv. molto meno liquido : infatti si finanziano imprese molto rischiose .

Un f. chiuso farà guadagnare il risparmiatore quando nei 5-10 anni le società fin. si ingrandiscono , vengono ammesse alla quotazione di Borsa o sono vendute ad un soggetto esterno interessato a queste nuove società ad 1 prezzo che terrà conto del miglioramento strutturale . Si potrebbero però fin. anche aziende che vanno male .

Un f. chiuso è un inv. molto + rischioso a causa della rischiosità delle società oggetto di inv. e perché l' inv. è poco liquido .

Per responsabilizzare il risp. sul fatto che investire in una quota di un f. chiuso è molto rischioso viene posto un limite minimo all' inv. nel f. chiuso ( 100 milioni ) in questo modo l' investimento non è alla portata di tutti , ma di un risparmiatore sofisticato ( non medio-piccolo ) .

Se il risp. non va di propria iniziativa dalla banca che lo vende , ma è un promotore fin. il consulente che gli propone l' investimento ( sollecita il risparmiatore non interessato ) , allora la quota minima diventa di 400 milioni ( per far star attenti a chi propone l' investimento ) .

Un fondo chiuso è molto importante per lo sviluppo delle Borse-valori , dei mercati sec. in Italia non ci sono fondi chiusi perché i mercati non sono sviluppati .

Poiché le quote sono in numero fisso e la durata va da 5 a 10 anni ( prorogabile di 3) , il risp. che vuole disfarsi di 1 quota sottoscritta dovrà trovare qualcuno disposto a rilevare la sua quota si parla allora di un prezzo le quote dei f. chiusi possono essere negoziate nelle Borse-valori , nei mercati reg. ( dove vengono quotate ) .

Per stabilire se il prezzo formatosi è giusto o sbagliato si rientra nella logica dei prezzi che si formano in Borsa i f. chiusi hanno un reg. ed ogni anno sono tenuti a fornire l' inventario dei titoli in cui hanno investito ( per immaginare un valore della quota del f. chiuso ) i prezzi risentono delle aspettative formulate sulla base di investimenti che quei fondi hanno fatto in un certo momento .

Un f. chiuso deve investire in titoli non quotati ma , per garantire un minimo di liquidità , deve avere sempre investimenti in essi per un minimo del 40% del suo patrimonio e per un massimo dell' 80% di quest' ultimo .

Se poi questo fondo intende quotarsi in Borsa , allora al momento della quotazione al max. i titoli quotati del suo port. non possono superare il 20% del port. complessivo si vuole quindi evitare con quest' ultimo limite che 1 f. chiuso possa confondersi con 1 f. aperto ( che può investire liberamente in titoli quotati ) .











Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi -lezione del 22/5/1997


Le S. i. ca. v. ( Società di Investimento a Capitale Variabile ) sono di più recente disciplina ed introduzione nel nostro paese col d. lgs. n. 84/25-1-1992 .

La loro modalità di gestione dei fondi è strutturata in modo simile ai fondi aperti :la loro particolarità è la non separazione tra il capitale della società ed il patrimonio dei soggetti che lo affidano per la gestione .

Mentre in un fondo aperto alcune banche si mettono insieme , danno capitale e danno vita ad una società di gestione dei fondi , conferendo così il suo cap. sociale.

Una volta costituita , nel suo oggetto sociale si dice che opera in az. , obbl. , per conto dei risparmiatori .

In una S. i. ca. v. sono invece i risparmiatori che coi loro soldi danno vita al cap. di essa , ed oggetto di inv. é il capitale della società c' è quindi confusione di ruoli tra il cap. della società ed il patrimonio che viene gestito .

Quindi tale tipo di inv. ist. è una forma un po' ibrida , e consente perciò una gestione diretta da parte di tutti i risparmiatori infatti chi apporta capitale in tale società è anche azionista affinché la S. i. ca. v. sia uno strumento di inv. di massa occorrono tanti risparmiatori che , non sapendo come investire il proprio patrimonio, danno mandato a dei gestori ad hoc ( azionisti della stessa società ) che decideranno le linee di investimento .

Nel caso delle S. i. ca. v. non si parla di quota , ma di azione che è la quota di part. al capitale della S. i. ca. v. , ma anche al patrimonio complessivo .

Inoltre per esse non si parla di prezzo o di quotazione , ma di valore , perché il meccanismo di valorizzazione è lo stesso dei Fondi di inv. aperto .

Le S. i. ca. v. italiane sono molto poche , sono per lo + di diritto lussemburghese

( perché hanno dei grossi vantaggi fiscali sia per il reddito percepito dagli azionisti che per altri motivi ) .

Rispetto ad un f. di inv. hanno però una struttura operativa + snella tutte le funzioni dei f. com. di inv. vengono raggruppate struttura meno complessa .

Nelle S. i. ca. v. c' è però una partecipazione + diretta del risparmiatore che è un azionista e non un quotista ( come in un f. aperto ) ha diritto di voto nelle assemblee annuali e può influenzarne l' andamento gestionale e prendere decisioni importanti .

Esistono 2 tipi di azioni S. i. ca. v. :

nominative

al portatore

La differenza tra esse sta nel potere di voto :

g le azioni nominative hanno diritto ad un voto per ciascuna azione ;

g le az. al portatore danno diritto ad un solo voto il voto è funzione del soggetto che le presenta se al piccolo risp. non interessa influenzare l' andamento gestionale compra azioni al portatore , e se vuole va in assemblea per votare in funzione del n. di azioni che presenta .

In realtà le S. i. ca. v. sono molto simili ai f. di inv. , perché scelgono linee az. , obbl. ed operano solidi investimenti .

L' unica differenza è che per costituirle occorre un cap. superiore ( almeno 10 miliardi ) .

Il loro oggetto di inv. sono per lo + titoli quotati nei mercati reg. , come i Fondi aperti, potendo pure investire in titoli non quotati ( nel rispetto dei vincoli dati dai reg. B. d' It. )

I fondi pensione sono inv. ist. particolari , perché il loro scopo è amministrare il port. costituito per lo + da valori mobiliari al fine di garantirsi delle risorse da redistribuire poi agli aderenti al fondo sotto forma di pensione o di somme in unica soluzione alla scadenza l' obiettivo non è la max del profitto , ma la max del profitto ottenibile dall' inv. lavorando a l. termine , così da assicurarsi certe risorse con una certa regolarità .

I fondi pensione rientrano nel concetto di previdenza ( che ciascuna ec. si dà ) .

Infatti i sistemi di previdenza + diffusi si fondano su 3 grandi aggregati ( di previdenza ) : la prev. pubblica ( I. N. P. S. ) , i fondi pensione e le forme di prev. individuale .

I vari sistemi si differenziano tra loro per il diverso peso di queste 3 componenti nella previdenza : nell' esperienza italiana ha peso maggiore la prev. pubblica ( I. N. P. S. ) , mentre in Gran Bretagna i fondi pensione e le forme pens. volontarie .

Nel nostro paese non c' è la distinzione tra la previdenza ( nel lavoro ) e l' assistenza pubblica ( per certi lavoratori ed aree ) .

Inoltre ogni forma di previdenza deve riuscire a dare qualcosa al soggetto aderente in funzione di quanto ha versato .

In base all' I. N. P. S. si accantonava tutto in un' unica cosa e poi c' erano le prestazioni l' importante è staccare una forma assistenziale necessaria che gravi sul meccanismo di accumulo per poi erogare pensioni ( senza intaccare la previdenza ) un meccanismo di previdenza funzionante prevede la corresponsione di qualcosa sulla base di versamenti effettuati .

Anche i fondi pensione sono di recente disciplina col d. lgs. n. 124/21-4-1993 .

Prima di tale disciplina esistevano i fondi pensione , ma erano aziendali ( ad es. le banche , le comp. di ass. , imprese industriali ) .

Ora è possibile costituirli e ne possono beneficiare tre grandi categorie :

_ i lavoratori dipendenti

_ i lavoratori autonomi

_ i liberi professionisti

Però devono essere promossi dalle associazioni di categoria ( o da altre organizzazioni che li rappresentano ) . Con questi nuovi f. pensione pubblici ( o molto allargati ) o da azione collettiva c' è la possibilità di versare meno di quanto dovuto all' I. N. P. S. , mentre il resto del dovuto ( circa il 20% ) in questo tipo di fondi .

Ci si può rivolgere non solo al f. pensione della propria categoria , ma anche ad altri f. pensione ( istituiti per questa legge ) promossi da intermediari fin. ( fondi pensione aperti ) a livello collettivo , a cui possono aderire i lavoratori .

Questi f. pensione ( aperti e da azione collettiva ) non possono essere gestiti dai soggetti promotori , ma devono essere affidati ad int. finanziari .

Inoltre per questi fondi pensione c' è la possibilità di scegliere 2 regimi fondamentali di contribuzione :

a) regime a contribuzione definita

b) regime a prestazione definita

Il fondo pensione nella gestione delle risorse raccolte ha dei vantaggli rispetto ad un f. ap. , chiuso ed ad una S. i. ca. v.

Infatti se ogni mese , al pagamento dello stipendio , si sa di avere una certa quota sotto forma di accantonamento , si ha una certezza sui flussi in entrata ( al gestore per loro gestione ) ; sapendo anche quante pensioni sono da erogare mensilmente si riesce ad avere un profilo certo anche delle uscite .

Quindi programmando tutto ciò a m.-l- scadenza , il problema della gestione della liquidità e dei fondi è abbastanza semplice ( per investimenti + tranquilli ) : invece in un f. aperto si alternano eccessi di liquidità con scarsità di liquidità ( per molti riscatti ) .

Nel caso a) mensilmente si chiede una certa somma e, quando si arriva alla data di scadenza ( in cui si ha diritto alla pensione per la fine del lavoro ) , si riceverà una pensione parametrata alla contribuzione definita pagata mese per mese .

Nel caso b) fin dall' inizio si assicura una certa somma come pensione per gli anni della pensione ; per far questo si stima una certa somma da versare mensilmente .

Se però il fondo gestisce molto bene i soldi del soggetto , incrementa molto il patrimonio complessivo di somme a disposizione del f. pensione allora si può chiedere ad un certo punto di pagare di meno al mese perché si sono effettuati investimenti che consentono comunque di dare la prestazione prevista alla scadenza dovuta ( anche con minori contributi ) .

Può anche accadere il contrario : se , effettuando investimenti , il patrimonio non è capiente per assicurare la prestazione alla scadenza , si può chiedere al soggetto un incremento dei versamenti mensili .

La modalità b) è particolare ed impone una gestione molto attenta se il gestore del f. pensione è molto bravo ( per investimenti molto lunghi ) , l' aderenza al f. pensione è vantaggiosa si paga di meno per prestazione definita .

Se uno non è soddisfatto della gestione di un f. pensione ci si può spostare verso un altro fondo : negli Stati Uniti ci sono sul mercato tanti f. pensione che assicurano certe prestazioni ( con possibilità di passare dall' uno all' altro ) .


BANCHE E SPORTELLI OPERATIVI BANCHE

Si va dal 1989 al 1995 .

Si vede che le banche sono diminuite a causa di operazioni di concentrazione degli ultimi anni .

Invece è cresciuto il numero degli sportelli , poiché sono stati introdotti sportelli operativi con meno dipendenti ed anche sportelli automatici .

Pure i gruppi di banche hanno aumentato il n. di sportelli per il contenimento di costi, + redditività e + competitività .

Infatti dopo il 1989 cadeva il vincolo all' insediamento degli sportelli .

EVOLUZIONE GRUPPI BANCARI '94-'95

Si nota un decremento del n. dei gruppi per fusione tra società ed internalizzazione att. economiche .

Invece i soggetti giuridici ( le imprese facenti parte di 1 gruppo bancario ) sono aumentati .

STRUTTURA DEL GRUPPO BANCARIO

Lo si esamina nel 1995 .

Vediamo che spiccano le soc. fin. , poi le banche e poi le società strumentali all' interno di esso .

ORGANISMI DI INVESTIMENTO COLLETTIVO

Si vede che le società di derivazione bancaria ( il loro capitale è posseduto dalle banche in misura superiore al 50% ) : tra essi riscontriamo le S. i. ca. v. , i fondi chiusi ed i fondi aperti .

Notiamo una Sicav obbl. ed una az.

I fondi chiusi sono solo di der. bancaria , mentre i fondi aperti sono sia di der. bancaria che non .

Le Sim che svolgono att. di negoziazione sono quasi tutte di der. bancaria .

Le società fiduciarie ( gestiscono patrimoni di valori mob. per c/ proprio e per c/ terzi ) sono sia di der. bancaria che non .

ANDAMENTO DEL NUMERO DI FONDI APERTI

Si analizzano gli anni dal 1987 al 1995 .

Si vede che aumentano i fondi az. ed obbligazionari i fondi tendono sempre + a specializzarsi per nuove esigenze della clientela , e perché si avevano fondi molto grossi ( si voleva facilitare la gestione complessiva ) .

I fondi misti hanno un andamento costante , perché forse poco appetibili .

EMISSIONI LORDE DEI TITOLI DI STATO

Si vede che il trend è crescente per molti interventi innovativi attuati .

Inoltre i rapporti all' interno della categoria rimangono costanti .

Si vede un andamento asincrono tra BOT , BTP e CCT .

In un momento di incertezza si preferisce rivolgersi a titoli a tasso variabile .

Le emissioni lorde ( di titoli ) sono effettuate mese per mese ; quelle nette sono invece sono effettuate in un certo anno al netto dei rimborsi .

Nel 1992 terminano le emissioni certificati del Tesoro .

Nel 1995 introdotti i Ctz .

Si nota un trend economico il mercato preferisce titoli a t. variabile in una situazione di incertezza .

EMISSIONI LORDE DI AZIONI-SOCIETA' QUOTATE

Nel momento in cui si ha salute dell' ec. si notano emissioni .

Nel 1992 per la crisi val. diminuiscono le emissioni lorde dei titoli .

Il guadagno di redditività per l' uscita dallo SME fa aumentare le emissioni di titoli .

CONSISTENZE DI TITOLI DI STATO ED AZIONI DEL PORTAFOGLIO DELLE BANCHE

Si nota un aumento dal 1990 al 1995 delle consistenze di Titoli di Stato .

Dal 1993 aumentano i titoli a breve .

C' è uno spostamento verso il breve e verso la stabilità .

ATTIVITA' FINANZIARIE DELLE FAMIGLIE

Dal 1993 le azioni in partecipazione hanno un incidenza notevole .

La crisi val. del 1992 ha avuto maggiore incidenza nelle famiglie .

Le famiglie produttrici preferiscono gli inv. a breve .

INVESTIMENTO DELLE FAMIGLIE IN TITOLI DI STATO E PARTECIPAZIONI ITALIANE ED ESTERE

Vediamo che nel 1993 aumentano le att. fin. perché aumenta il credito delle famiglie .

Le azioni , e le part. superano i titoli .

Le famiglie superano quindi l' inv. in termini obbl. ( soprattutto per la presenza di imprese familiari ) .

CONFRONTO TRA ITALIA ED ALTRI PAESI IND. PER LE ATT. FINANZIARIE

Nel 1991 la propensione ad inv. in azioni sta aumentando e sono concentrati in famiglie che possiedono imprese e con titoli + elevati .































Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi -lezione del 23/5/1997


Quota del risparmio gestito sulle attività finanziarie delle Famiglie dagli Investitori Istituzionali

Anni dal 1989 al 1995 .

In 5 anni si ha un aumento del risparmio gestito per conto delle famiglie infatti gli inv. ist. , di fronte ad una + maggiore complessità degli strumenti , presentano una maggiore efficienza di gestione .

In Italia gli inv. ist. sono stati aiutati mediante incentivi fiscali .

C' è sia una maggior domanda di servizi di gestione del risp. da parte delle famiglie, sia c' è una maggiore domanda forzata da parte degli inv. ist. e da parte delle banche .

Nel nostro paese stanno entrando inv. ist. esteri che offrono un servizio sempre migliore ( perché quelli italiani replicano eccessivamente nella loro gestione ) .

Risparmio gestito dagli investitori istituzionali al 31.12.1995

Le S. i. ca. v. e i Fondi chiusi presentano una quota infinitesima sul risparmio complessivo .

Si nota una differenziazione tra i vari inv. ist. maggiore qualità del servizio .

I risparmiatori nel maggio 1997 dopo aver dato risparmio da gestire stanno tornando indietro.

Portafoglio F. c. i. al 31.12.1995

E' la somma aggregata di tutti i portafogli .

Prevalgono i Titoli di Stato e le azioni .

Gli inv. ist. hanno sviluppato competenze per operare in tutti i mercati si prescelgono gli investimenti esteri rispetto a quelli italiani .

Nel nostro paese le opportunità di inv. rappresentate quasi solo dai Titoli di Stato molti gestori hanno concentrato il port. in certi settori ( es. Nordamerica ) .

Il singolo gestore non esiste può fare gestione prof. un int. con una struttura atta a selezionare le migliori opportunità di inv.

Coloro che non hanno una gestione prof. devono assicurare alla clientela almeno un certo rendimento per assicurarsela ( altrimenti dovrebbero avere una certa struttura con determinate divisioni ) .

Si richiede molto spesso la consulenza di altri operatori + prof. e + competenti da parte delle società di gestione .

Portafoglio Assicurazioni al 31.12. 1995

Prevalgono i Titoli di Stato ( 67% ) .

Tali inv. sono molto avv. al rischio offrono al cliente una rendita vitalizia ed un dividendo inferiore si investe per lo + in Titoli di Stato ( a minor rischio ) .

Si cercano anche investimenti in azioni per cercare una maggior rendita .

Portafoglio dei Fondi Pensione al 31.12.1996

I Titoli di Stato incidono per il 26% .

Altre att. fin. comprendono mutui , obbligazioni .

Si nota la grande presenza di immobili ( 39% ) poiché si rivalutano nel tempo , si assegna al port. un guadagno molto grosso In Italia il valore degli immobili è sempre cresciuto .

Gestione patrimoniale comparata al 31/12/95

Vi rientrano le Sim , le soc. fid. e le banche .

Si può notare una prevalenza degli inv. in Titoli di Stato .

Le Sim e le società fiduciarie attuano una migliore ripartizione del portafoglio .

Invece le banche sono investitori meno professionali e la clientela che si rivolge ad essi è per lo + costituita da piccoli risparmiatori ( investirò in Titoli di Stato con un minore inv. ed un rend. + elevato ) .

Gli inv. in Titoli di Stato per un raddoppio delle somme affidate in gestione ( per cui si vuole una gestione + professionale ) .

Patrimonio di vigilanza dal 1990 al 1995

Si nota una crescita dal 1990 al 1991 .

Le banche non possono svolgere l' att. di neg. in mercati regolamentati .

Il dover rispettare i 2 coefficienti , devono attuare una gestione del credito ( per l' ammontare e le persone ) .


Si confronta il valore assoluto del patrimonio ( somma complessiva ) per le varie tipologie di banche .

Le banche maggiore presentano una maggiore incidenza in termini di patr. di vigilanza .

Nel '94-'95 si nota un aumento maggiore per le banche piccole e minori ( per aumento di capitale e riserve ) .

Scomposizione del patrimonio di vigilanza

Per le banche coop. si nota una prev. del patrimonio di base ( per una maggior possibilità di emettere strumenti ibridi di patr. ) .

Nelle altre banche invece si nota una prevalenza del patrimonio supplementare

( per una maggiore possibilità di emettere prestiti subordinati ) .

Distribuzione di frequenza delle banche in base al coefficiente di solvibilità

Si evidenzia il livello del coeff. di solvibilità di un sistema bancario italiano .

Le banche tendono ad avere patrimoni sempre meno rilevanti ( minor coefficiente di solvibilità ) .

Le banche minori quindi stanno meglio per un minor patrimonio , maggior coeff. di solvibilità ( minori crediti in sofferenza ) .


Si evidenzia che le banche grandi e medie presentano dei problemi ( pur rispettando i coefficienti ) .

Nei prossimi anni ci saranno fusioni e concentrazioni riguardanti questo tipo di banche .












Economia degli intermediari finanziari - prof. Alberto Banfi -lezione del 28/5/1997


Composizione degli strumenti di pagamento bancari ( per n.° di operazioni )

Gli strumenti di pagamento permettono di soddisfare i creditori .

Esaminiamo i bonifici , assegni circolari ed assegni bancari .

Con un' analisi % vediamo come sono ripartiti i vari strumenti di pagamento .

La B. d' It. fornisce , relativamente agli strumenti di pag. , dati sul n.° di operazioni ( si può farlo anche per quantità ) .

I bonifici aumentano per numero di operazioni infatti sono uno strumento + sicuro degli altri e per una migliore procedura con cui vengono effettuati .

Si nota inoltre una diminuzione degli assegni circolari ( si utilizza ad es. di + il bancomat ) .

N.° di operazioni in strumenti di pagamento ( in migliaia )

Gli assegni bancari non diminuiscono. Invece aumentano i bonifici e diminuiscono gli assegni circolari .

Composizione percentuale degli strumenti di pagamento bancari ( in valore )

Anche qui i bonifici presentano un trend crescente .

Per gli assegni bancari presentano una diminuzione in % .

Utilizzo degli strumenti di pagamento bancari ( in lire )

Quindi in media i bonifici sono di importo superiore rispetto agli assegni bancari ed a quelli circolari col trasferimento elettronico tramite bonifico non si ha alcun movimento di strumenti sempre maggiore sicurezza è un problema di gestione dello strumento stesso .

Si alternano tra il 1989 ed il 1995 aumenti e riduzioni negli assegni circolari .

Sono per lo + le A. P. che pagano attraverso assegno circolare .

Strumenti di pagamento 1995 ( in % sul n.° di operazioni )

Si nota che i P. O. S. presentano un aumento del peso % sul numero delle operazioni .

Sono stabili invece gli assegni circolari .

Sportelli automatici

Si sono sviluppate in questi ultimi anni le carte di credito e di debito .

Si rende necessaria una rete telematica efficiente .

Il cliente può ritirare soldi tramite sportelli A. T. M.

Si possono utilizzare i P. O. S. ( terminali installati presso i vari esercizi ) .

Per gli sportelli automatici si nota un trend crescente dal 1987 al 1990 .

Inoltre , crescendo il numero , gli abitanti per singolo sportello sono in numero inferiore .

Per i P. O. S. la crescita è molto esponenziale .

N.° di prelievi di contante delle famiglie

Si nota sempre un trend di crescita , ma mentre i prelievi agli sportelli bancari normali è in lieve aumento , quelli agli sportelli automatici A. T. M. sono aumentati molto ciò va a vantaggio sia dei consumatori che degli esercenti .

Carte di credito

Vengono applicate in misura modesta in Italia .

Al di sotto di un certo numero di operazioni non si notano carte di credito attive .

Operazioni con carte di credito

Le operazioni su carte di credito sono aumentate in Italia , diversamente da quelle all' estero ( carte di cr. straniere utilizzabili solo all' estero ) .

Si sta comunque incentivando il cliente ad utilizzare + carte .

Per la diffusione degli uffici postali , si ritiene che si diffonderanno i bancomat negli uffici postali .

Confronto tra margine di interesse e margine di intermediazione ( in percentuale dei fondi intermediati )

Con fondi int. si intende il capitale generale dell' attivo al netto delle perdite , delle spese e del passivo ( si vuole esaminare il margine in relazione all' attività svolta ) .

E' importante notare come i 2 margini presentano andamenti speculari infatti la banca amplia i servizi prima forniti da altri soggetti .

Si tenta di seguire col margine di int. il recupero in termini di margine di interesse .

Incidenza dei ricavi da negoziazione titoli sul totale degli altri ricavi netti

Si vede come l' aumento dei ricavi netti sia dovuto ad un tentativo delle banche di aumentare il margine di intermediazione .

In passato c' era una commissione fissa su ciascuna operazione con la loro abolizione nel 1991 si va dalla banca che fa pagare la commissione + bassa .

L' aumento dei ricavi da neg. titoli è molto spesso dovuta aad una diminuzione quantitativa degli aggregati .

Nel 1986 c' è stato un grosso aumento dei Fondi comuni di inv. presso il pubblico .

Nel 1992 c' è stata una crisi riferita sia a voci complessive sia a singole componenti.

Nel 1993 si nota una ripresa , perché le banche cerca di contrastare il trend discendente dei tassi di interesse ampliando i servizi offerti .

Nel '94-'95 si nota un calo dovuto ai meccanismi di automazione erosione dei prestiti per una diminuzione dei costi dei servizi .

Margine di interesse in rapporto ai fondi intermediati dal 1976 al 1995

Tra il 1980 ed il 1981 il m. di interesse cresce per una crescita dell' aliquota di ris. obbligatoria ( moltiplicazione dei depositi ) .

Andamento della forbice

Si evidenzia il differenziale tra tassi attivi e tassi passivi nel 1986 si mantiene a livelli elevati .

Fino al 1979 l' attività di raccolta ha avuto un aumento .

Il vincolo di portafoglio riduce la forbice ( per maggiori inv. in titoli ) .

Fino al 1990 la forbice presenta un andamento omogeneo .

Dal 1990 al 1991 si nota una crescita dei tassi attivi e di quelli passivi .

Dal 1991 invece la forbice presenta un andamento negativo la att. in impieghi è cresciuta di più della raccolta .

Nel 1994 si raggiunge il minimo storico del marg. di interesse .

Dal 1991 al 1994 la diminuzione del m. di interesse è dovuta a fattori congiunturali ( diminuzione dei tassi attivi , crescita dei tassi passivi , + attività in impieghi ) e strutturali ( le banche hanno aumentato il t. di interesse sui prestiti , ma hanno diminuito quello sui c. c. ) .

Costi operativi del personale

Si va dal 1976 al 1995 .

Se si abbassano i costi operativi si abbassano anche gli altri costi .

Si ha una prima impennata fino al 1990 per un rinnovamento dei contratti sul personale ed al pagamento degli arretrati .

Si nota un aumento degli sportelli A. T. M. incidente sul costo del personale .

Nei prossimi anni i costi del personale tenderanno a diminuire .

Lo si riduce non riducendo il n.° degli addetti , ma le ore in cui si sta lavorando , od anche riducendo gli stipendi degli altri dirigenti ( che pur costando molto non rende molto ) .

Nei prossimi 5 anni le banche avranno grossi costi operativi ( es. ristrutturazione dell' euro ) .

Risultato di gestione - rettifiche , riprese - accantonamenti - profitto lordo

La dimensione dei fitti e degli acc. in generale è determinata dalla situazione ec. esterna e dalla qualità del credito bancario .

Si nota un picco nel 1981 .

Il ris. di gestione ed il profitto lordo si seguono abbastanza bene , invece non è così per l' utile netto sono evidenti le politiche di bilancio ( si riducono gli acc. ) .

- ACCANTONAMENTI- DI CUI SVALUTAZIONI

Si evidenzia la scomposizionedegli utili netti .

Nel 1992 per la crisi valutaria ( che si ripercuote nel 1993 ) la banca ha dovuto aumentare la quantità di accantonamenti .

Gli acc. in realtà decrescono , ma in % del ris. di gestione non decrescono molto

( per una > % accantonata ) .

LORDO - IMPOSTE - UTILE NETTO

C' è una costante cresccita dell' utile netto fino al 1986 dopo si ha una forte decrescita .

Tra il 1986 ed il 1996 aumenta la base patrimoniale delle banche si penalizzano moto le banche che vanno bene .










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