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BILANCIA DEI PAGAMENTI

economia



BILANCIA DEI PAGAMENTI


In economia aperta vengono considerati anche lo scambio di beni e servizi con l’estero. Ossia i flussi in entrata ed uscita costituiti da importazioni ed esportazioni.

Dagli anni ’50 è iniziato un processo di liberalizzazione attraverso l’abbattimento delle barriere al commercio. L’accordo GATT sulle tariffe commerciali, infatti, aveva questo obiettivo.

Importazioni ed esportazioni corrispondono a flussi di capitale sotto forma di pagamenti rispettivamente in uscita ed in entrata.

La BILANCIA DEI PAGAMENTI è un conto utilizzato per registrare i pagamenti in entrata ed in uscita verso l’estero. E’, a sua volta, composto da due conti:

CONTO CORRENTE

Costituito dalla BILANCIA COMMERCIALE che registra i pagamenti in E per le esportazioni commerciali ed U per le importazioni commerciali. Il saldo della bilancia commerciale può essere positivo o negativo.

Nell’interpretazione del saldo bisogna tener conto del fatto che le importazioni dipendono dal livello di reddito Y interno, mentre le esportazioni dipendono dal livello di reddito Y* estero.




+ ESPORTAZIONI COMMERCIALI

- IMPORTAZIONI COMMERCIALI

= saldo della bilancia commerciale


saldo > 0 avanzo commerciale

saldo < 0 disavanzo commerciale


Il conto corrente include i REDDITI DA INVESTIMENTO che generano flussi in entrata (investitori italiani che possiedono imprese all’estero e che percepiscono reddito attraverso i dividendi) e flussi in uscita (imprenditori esteri che posseggono imprese in Italia).


Include, inoltre, i TRASFERIMENTI costituiti da aiuti dati e ricevuti


+ ESPORTAZIONI COMMERCIALI

- IMPORTAZIONI COMMERCIALI

= saldo della bilancia commerciale

+ REDDITI NETTI DA INVESTIMENTI

+ TRASFERIMENTI NETTI

= saldo di conto corrente


2) Un forte disavanzo commerciale implica la necessità di reperire fondi (prendere a prestito) per i pagamenti. I valori di riferimento sono registrati nel CONTO CAPITALE.


Il conto capitale registra i movimenti in entrata ed uscita di capitale. Flussi in entrata, ad esempio, sono i pagamenti che le imprese estere effettuano per l’acquisto di aziende in Italia. Costituiscono flussi in entrata anche i prestiti ricevuti dall’estero. Lo stesso vale per i flussi in uscita (acquisto di imprese estere, prestiti c 343c25d oncessi).


Quando il saldo di conto corrente è negativo, teoricamente, dovrebbe essere bilanciato da un saldo in conto capitale positivo.

Se le importazioni sono maggiori delle esportazioni, il paese chiede un prestito all’estero per effettuarne i pagamenti. Ciò dovrebbe portare ad un saldo della bilancia dei pagamenti pari a zero.

Il saldo, in realtà, non è pari a zero per una serie di motivi:

Si hanno errori statistici dovuto alle differenti contabilizzazioni.

Esiste una difficoltà oggettiva a reperire fondi esteri. Di fatto si verifica una crisi della bilancia dei pagamenti quando ci si trova nell’impossibilità di effettuare i pagamenti. In una tale situazione dovrebbe intervenire la Banca Centrale al fine di fornire alle imprese i mezzi di pagamento necessari attraverso le così dette riserve valutarie.


Negli ultimi 25 anni, con la globalizzazione finanziaria, si è assistito ad un processo di integrazione sempre più spinto dei mercati finanziari. I flussi di capitale hanno guadagnato autonomia rispetto ai flussi di beni e servizi. Questo rafforza la possibilità di avere una crisi della Bilancia dei Pagamenti in quanto i mercati rispondono a logiche diverse (ad esempio rispetto alle operazioni di arbitraggio effettuate sul mercato dei capitali).


COMPORTAMENTO DEL TASSO DI CAMBIO


Il tasso di cambio esprime il prezzo di una moneta in termini di un’altra moneta, ad esempio il prezzo dell’Euro rispetto al Dollaro.


E€ \ $ = € \ $


che esprime il valore dell’euro espresso in dollari (1 euro vale 1,29 dollari)


Un aumento del tasso di cambio (in questo caso) sta ad indicare un APPREZZAMENTO dell’euro sul dollaro. Viceversa una diminuzione del tasso di cambio indica un DEPREZZAMENTO dell’euro rispetto al dollaro.


N.B. il tasso di cambio può anche essere espresso diversamente: ossia quanti euro ci vogliono per avere 1 dollaro.


E che corrisponde all’inverso del precedente tasso di cambio 1\ (E€ \ $)



Ciò significa che se aumenta si ha un deprezzamento dell’euro (ci vogliono più euro per avere 1 dollaro), se diminuisce l’euro si apprezza sul dollaro.



Il tasso di cambio esprime il potere di acquisto di una moneta : all’aumentare del tasso di cambio E il potere di acquisto dell’euro aumenta.


Si parla di RIVALUTAZIONE o di SVALUTAZIONE quando, in un regime di cambi fissi, il rapporto di cambio viene modificato (rispettivamente viene aumentato o diminuito).


I tassi di cambio possono essere fissi, quando le autorità monetarie dei paesi coinvolti stabiliscono il rapporto di cambio, o flessibili, liberi cioè di oscillare.

Le variazioni del cambio rispondono alle logiche della domanda ed offerta di moneta. Investitori che lasciano il paese chiedono dollari in cambio di euro. La riduzione della domanda di euro ne provoca il deprezzamento (il tasso di cambio diminuisce).

In caso di cambi fissi le autorità centrali possono decidere di modificare il tasso di cambio al fine di influenzare i flussi di capitale.


TASSO DI CAMBIO REALE


ε è il tasso di cambio reale ossia il prezzo relativo dei beni nazionali in termini di beni esteri.


ε = EP\ P*


ossia il tasso di cambio nominale E (prezzo relativo della valuta nazionale in termini di valuta estera) per P (deflatore del PIL) indice dei prezzi interni, diviso P* indice dei prezzi esteri (deflatore del PIL estero).

Moltiplicando EP si ottiene l’indice dei prezzi nazionale espresso in dollari, dividendo per P* si ottiene il prezzo dei beni nazionali in termini di beni esteri.



Il tasso di cambio reale è un numero indice ed assume valenza informativa la sua variazione.


Un aumento del tasso di cambio reale, ossia un aumento del prezzo relativo dei beni nazionali in termini di beni esteri, corrisponde ad un apprezzamento reale, una diminuzione del tasso di cambio reale corrisponde ad un deprezzamento reale.


Posto che:

(1+it) il tasso di rendimento offerto dai titoli nazionali in valuta nazionale

Et(1+i*t) il tasso di interesse offerto dai titoli esteri in valuta nazionale al tempo t

Eet+1  il tasso di cambio atteso per il periodo t+1.


Gli investitori spostano i loro capitali verso quei titoli da cui possono ottenere il rendimento più elevato a parità delle altre condizioni. Investendo oggi in titoli esteri gli investitori si aspetteranno un rendimento al tempo t pari a:


Et(1+i*t)\Eet+1 conversione del rendimento in moneta nazionale oggi Et(1+i*t)

conversione in moneta al tasso di cambio del periodo t+1 dell’inv. 1\Eet+1

affinchè si abbia parità tra tassi di interesse, ossia in una situazione di equilibrio a cui si perviene attraverso operazioni di arbitraggio, si deve verificare l’eguaglianza :



(1+it) = Et(1+i*t)\Eet+1

detta parità scoperta dei tassi di interesse.


partendo da una situazione di equilibrio:

ipotizzando un aumento del tasso i*, i titoli esteri offrono cioè un rendimento maggiore.

La domanda di titoli esteri aumenta

Per acquistare titoli esteri aumenterà la domanda di dollari in cambio di euro

L’aumento della domanda fa apprezzare il dollaro. La variazione del tasso di cambio compensa il rendimento maggiore offerto.

L’acquisto \ vendita dei titoli vengono dette operazioni di arbitraggio.


È possibile riscrivere l’equazione come :


(1+it) = (1+i*t)\ [1 + (Et - Eet+1) \Et] condizione di arbitraggio, condizione di equilibrio in cui gli investitori detengono indifferentemente sia titoli nazionali che esteri in quanto hanno lo stesso rendimento atteso.



dove (Et - Eet+1) \Et è il tasso di apprezzamento atteso della moneta nazionale


se tasso di interesse e tasso di apprezzamento atteso non sono elevati (inferiori al 20%) è possibile esprimere la precedente come:


it ≈ i*t - (Et - Eet+1) \Et


In situazione di equilibrio, il tasso di interesse estero meno il tasso di deprezzamento atteso della moneta estera deve essere pari al tasso di interesse nazionale.


E’ possibile esprimere la precedente in funzione del tasso di cambio:


E = Ee \ (1+ i – i*)


Un aumento del tasso di interesse interno porta ad un apprezzamento, mentre una riduzione porta ad un deprezzamento.



IL MERCATO DEI BENI IN ECONOMIA APERTA


In economia aperta la domanda di beni nazionali è data


Z ≡ C + I + G - IM\ε + X



è la DOMANDA NAZIONALE

DI BENI


Per sottrarre le importazioni è necessario esprimerle in termini di beni nazionali.


= P*\EP

ossia il prezzo relativo dei beni esteri in termini di beni nazionali.


Le oscillazioni del tasso di cambio reale modificano la composizione della spesa per consumi tra beni nazionali e beni esteri, ma non il livello. Lo stesso vale per gli investimenti.


C + I + G = C(Yd) + I(Y ; i ) + G (la spesa G viene assunta come variabile esogena)


DETERMINANTI DELLE IMPORTAZIONI


Dipendono dalla domanda aggregata nazionale Y secondo una relazione diretta (all’aumentare di Y le importazioni aumentano e viceversa)

Dipendono dal tasso di cambio reale ε secondo una relazione diretta; all’aumentare del tasso di cambio reale (apprezzamento della moneta nazionale +∆E, aumento del livello dei prezzi nazionali +∆P, riduzione del livello dei prezzi esteri -∆P*) la moneta nazionale si apprezza rendendo i beni esteri relativamente meno costosi.



DETERMINANTI DELLE ESPORTAZIONI


Dipendono dal reddito estero, in quanto sono la parte della domanda estera rivolta ai beni nazionali.

Dipendono dal tasso di cambio reale secondo una relazione inversa; quanto maggiore è il prezzo dei beni nazionali rispetto ai beni esteri, (apprezzamento della moneta nazionale +∆E, aumento del livello dei prezzi nazionali +∆P, riduzione del livello dei prezzi esteri -∆P*) tanto minore sarà la domanda estera di beni nazionali.



Graficamente:


La quantità di importazioni aumenta con il reddito Y. (parte della domanda sarà rivolta ai beni esteri piuttosto che ai beni nazionali)

La distanza tra le due curve aumenta all’aumentare del reddito.

La curva è inclinata positivamente fino a quando all’aumentare del reddito parte di questo aumenta la domanda di beni nazionali.







ESPORTAZIONI


Poiché le esportazioni non dipendono dalla produzione interna la distanza tra AA e ZZ è costante ed è pari al valore delle esportazioni.

Le rette sono parallele.

All’aumentare delle esportazioni la curva si sposta verso l’alto.







BILANCIA COMMERCIALE

o esportazioni nette


X – IM\ε


La retta NX esprime la relazione tra esportazioni nette e reddito Y.

Le esportazioni nette sono funzioni decrescenti della produzione:

all’aumentare di Y le esportazioni X rimangono invariate, mentre le importazioni IM aumentano; le esportazioni nette diminuiscono.


YTB è il livello di reddito per il quale

X – IM\ε = 0

Per livelli di produzione maggiori di YTB si ha un disavanzo commerciale, per valori inferiori un avanzo commerciale.


Rappresenta un valore positivo delle esportazioni nette.

(La distanza di AA da ZZ è il valore delle esportazioni, mentre la distanza di AA da DD sono le importazioni)

 

POLITICA FISCALE ESPANSIVA


Ipotizzando una situazione di equilibrio corrispondente ad un bilancia commerciale in pareggio.


Un aumento della spesa pubblica sposta la curva di domanda di beni verso l’alto (aumenta la produzione Y).

L’incremento della produzione è maggiore di ∆G per effetto del moltiplicatore.

ma moltiplicatore in economia aperta è più piccolo rispetto a quello in economia chiusa, infatti la curva è meno inclinata per effetto delle importazioni.


Con un aumento della spesa pubblica, parte dell’aumento del reddito Y fa aumentare le importazioni, mentre le esportazioni rimangono invariate.

Come effetto si ha un disavanzo commerciale.

 

AUMENTO DEL REDDITO ESTERO



Ipotizzando una situazione di equilibrio corrispondente ad un bilancia commerciale in pareggio.


Un aumento della produzione estera ∆Y*

Porta ad un incremento ∆X delle esportazioni.


La curva ZZ si sposta verso l’alto di una misura pari a ∆X.

La retta NX si sposta anch’essa verso l’alto di una misura pari a ∆X.

Il nuovo punto di equilibrio vede un livello di produzione Y1 più elevato.

L’incremento del prodotto estero porta ad un aumento del prodotto nazionale.


Un aumento della produzione estera aumenta la produzione e migliora la bilancia commerciale.

Al nuovo livello di equilibrio, infatti, la domanda di beni nazionali (DD) è aumentata. Le esportazioni eccedono le importazioni.


Le importazioni aumentano ma non in misura tale da compensare l’incremento delle esportazioni.

(la DD si trova al di sotto della ZZ, ossia IM < X)


Non è possibile che l’icremento della produzione generi un aumento delle importazioni tale da superare le esportazioni. La domanda di beni nazionali ZZ1 è, per costruzione, al di sopra della domanda interna di beni DD. La distanza tra ZZ1 e DD rappresenta le esportazioni nette (ossia un saldo positivo della bilancia commerciale). Ciò implica che NX > IM\ε.

 

Y

 



Una aumento del tasso di cambio reale:

aumenta le esportazioni, il deprezzamento rende i beni nazionali relativamente meno costosi all’estero, provoca un aumento della domanda di beni nazionali all’estero.

Le importazioni diminuiscono, il deprezzamento rende i beni esteri relativamente più costosi, la domanda di beni interna aumenta.

Il prezzo relativo dei beni esteri in termini di beni nazionali aumenta. Questo tende ad aumentare il valore delle importazioni in quanto più costose.


Affinchè la bilancia commerciale migliori a seguito di un deprezzamento le esportazioni devono aumentare in misura sufficiente e le importazioni devono diminuire abbastanza da compensare l’aumento dei prezzi dei beni importati.

LA CONDIZIONE PER CUI UN DEPREZZAMENTO REALE PORTA AD UN AUMENTO DELLE ESPORTAZIONI NETTE VIENE DETTA CONDIZIONE DI MARSHALL – LERNER.











DEPREZZAMENTO REALE



Ipotizzando una situazione di equilibrio corrispondente ad un bilancia commerciale in pareggio.


Un deprezzamento reale:

aumenta le esportazioni (i beni nazionali sono relativamente meno costosi all’estero).

Le esportazioni spingono la produzione

NX e ZZ si spostano verso l’alto

Il deprezzamento provoca una variazione della domanda sia esterna che interna a favore dei beni nazionali (le importazioni si riducono perché più costose).

Questo genera, a sua volta, un aumento della produzione interna ed un miglioramento della bilancia commerciale.


Graficamente, il verificarsi della condizione di MarshallLerner porta ad uno spostamento verso l’alto sia di ZZ che di NX ed un miglioramento della bilancia commerciale.


N.B. il deprezzamento porta ad una perdita di potere di acquisto rispetto ai beni esteri dato il maggior prezzo delle importazioni. Ciò non accade nel caso di un aumento del reddito estero che ha come solo effetto un’aumentata produzione ed un miglioramento della bilancia commerciale.



 


























TEORIE DELLA CRESCITA


La crescita è l’aumento costante della produzione aggregata nel tempo.


(Yt – Yt-1)\ Yt-1 = gt


tassi di crescita gt differenti dipendono dal livello di industrializzazione (una maggiore industrializzazione implica una maggiore produttività del capitale).


La crescita ha impatto sulla ricchezza collettiva: ciò ha spinto lo studio dei fattori che determinano la crescita.


Partendo dal modello di SOLOW (’40-’50 neoclassico) possiamo pensare alla produzione aggregata Y come risultato di due forze produttive, il capitale ed il lavoro.


Y = F(K; N)


Conoscendo le quantità di K ed N sarà possibile calcolare il livello di produzione aggregata Y.

Il legame espresso dalla funzione F( . ) rappresenta il livello della tecnologia che viene considerato come fattore esogeno. (a partire dagli anni ’80 si tenderà a considerarlo come endogeno).


All’aumento di K ed N il livello di Y aumenta.

La determinazione della misura della variazione poggia su due ipotesi:

K ed N aumentano della stessa misura

Se K = 2K ed N = 2N

Y = 2Y

Si ipotizza, cioè, che si abbiano rendimenti di scala costanti. Quando K ed N aumentano di una proporzione λ (lambda), Y aumenta di λ


Y = F( K ; N)


Quando un solo fattore produttivo viene aumentato la sua produttività sarà decrescente. Si assume, cioè, che abbia rendimenti marginali decrescenti.


Dividendo tutto per N:

Y\N = F( K\N ; 1)

Questa operazione esprime la relazione tra prodotto per occupato e capitale per occupato (o per addetto), possibile in funzione dei rendimenti di scala costanti e rendimenti marginali decrescenti, e permette di capire i riflessi su Y all’aumentare di un solo fattore produttivo.


La relazione esprime la quantità di prodotto per occupato che dipende dalla quantità di capitale per occupato.










Graficamente:


All’aumentare del capitale per addetto il prodotto per addetto si riduce (rendimenti marginali del capitale K decrescenti). Per avere, cioè, la stessa variazione di Y\N saranno necessarie quantità sempre maggiori di capitale.

 


Le fonti della crescita (ossia quei fattori che la determinano) possono essere, quindi, individuate:

nella quantità di capitale impiegato, ossia dall’accumulazione di capitale.

Nei miglioramenti del progresso tecnologico che sposta la funzione verso l’alto (permette, cioè, di aumentare a parità di capitale impiegato, la produttività per addetto).



Ma l’accumulazione non può sostenere ritmi di crescita costanti nel tempo in ragione del fatto che ciò richiederebbe quantità sempre maggiori di accumulazione di capitale (rendimenti decrescenti).

Dato che il risparmio determina l’accumulazione e che la crescita richiede un aumento costante del tasso di risparmio, si evidenzia che il tasso di risparmio non può sostenere in modo permanente un maggior tasso di crescita della produzione, esso può solo sostenere un maggior livello della produzione. (il tasso di risparmio ha effetto solo sul livello di produzione ma non sulla crescita di lungo periodo).


Per analizzare gli effetti dell’accumulazione del capitale sull’aumento della produttività è necessario definire le relazioni esistenti tra:

variazioni del capitale K e variazioni della produzione

variazioni della produzione e variazioni del tasso di risparmio

variazioni del tasso di risparmio e variazioni del capitale



Utilizzando l’ipotesi di rendimenti di scala decrescenti è possibile esprimere la produttività marginale del capitale K come la derivata prima di:


Y\N = F( K\N ; 1)

Y\N = f( K\N )


Ipotizzando che N sia costante (ossia che la dimensione della popolazione, tasso di partecipazione e tasso di disoccupazione siano costanti) e che il livello di tecnologia sia anch’esso costante, è possibile affermare che l’unica variabile che influenza Y è K.


Il risparmio può essere espresso come funzione della produzione:


S = s Y dove 0<s<1


Ossia la quota parte del reddito che non viene consumata (S = 1-c).

Il risparmio è direttamente proporzionale al livello di produzione (o reddito).

Maggiore è la capacità di un paese a produrre reddito, maggiore sarà il risparmio S.


Ipotizzando che ci si trovi in economia chiusa:


I = S e sostituendo

I = sY


L’investimento è proporzionale alla produzione. Quanto maggiore è la produzione, tanto maggiore è l’investimento.


Risparmio ed Investimento sono dei flussi (somma che l’economia produce ogni anno), mentre K è una variabile stock. La relazione tra le due grandezze può essere espressa come:


Kt+1 = (1- δ) Kt + I


Lo stock di capitale dell’anno t per il deprezzamento subito nel periodo, pari a (1- δ), sommato agli Investimenti del periodo danno il valore dello stock di capitale del periodo t+1.


Espresso in funzione del risparmio:


Kt+1 = (1- ) Kt + sYt


Dividendo per N (esprimendo le quantità per addetto)


Kt+1\N = (1- ) Kt\N + sYt\N


Kt+1\N = Kt\N - Kt\N + sYt\N


Kt+1\N - Kt\N = sYt\N - Kt\N


Kt+1\N - Kt\N esprime l’accumulazione di capitale.

Essa dipende dalla propensione marginale al risparmio e dal livello di produzione al netto del deprezzamento del capitale.

Ci sarà accumulazione solo se gli investimenti saranno superiori al deprezzamento del capitale, ovvero l’accumulazione sarà negativa se il deprezzamento sarà superiore al risparmio.


Sapendo che


Y\N = f(K\N)


Kt+1\N - Kt\N = s f(Kt\N) - δ Kt\N


lo stock di capitale dell’anno corrente determina la produzione dell’anno corrente

dato il tasso di risparmio s, tale produzione (Yt) determina l’ammontare di St ossia di It.

lo stock di capitale determina anche il deprezzamento - δ Kt\N

L’investimento eccedente o meno sul deprezzamento influisce sull’ammontare del capitale all’anno t+1.




riflette i rendimenti decrescenti del capitalein funzione della produzione.


δ K\N

per qualsiasi quantità di K il deprezzamento rimane costante. Ciò giustifica la rappresentazione della curva come una retta.


Prendendo la quantità di capitale K0\N


AC = I = S

AD = Y

La variazione del capitale per addetto è positiva in quanto AC è maggiore del deprezzamento AB.

Ciò è vero fino al punto E dove il deprezzamento è pari all’investimento ed al risparmio.

Oltre il punto E l’accumulazione di capitale è negativa.

Il deprezzamento supera il livello dell’investimento. Il capitale per addetto diminuisce.

  Graficamente:






Il modello esprime come il livello iniziale del capitale possa influenzare i ritmi di accumulazione e crescita.

Nel lungo periodo, secondo questo modello, l’economia tende verso uno stato stazionario, un punto di equilibrio (E). La quantità di capitale investita tende ad aumentare fin tanto che non si raggiunga il punto E. Si arresta in E in considerazione del processo di riduzione del capitale per effetto del deprezzamento (per valori di capitale che superino la posizione in E).

Il tasso di risparmio s non ha nessun effetto sulla crescita di lungo periodo.


Per assicurare una crescita costante il capitale per addetto dovrebbe crescere più velocemente del risparmio per addetto. Ciò implica livelli di risparmio che annullano il consumo.


Nel lungo periodo s determina i livelli di produzione. Graficamente:

0< s < 1 s=1 retta a 45°


La s F( K\N) sarà meno inclinata della s1 F( K\N)



Un aumento di s può influenzare la crescita solo per un certo periodo di tempo che corrisponde al passaggio dallo stato stazionario in E a quello corrispondente ad E1

L’effetto della crescita è temporaneo.


 






Esprimendo la crescita in funzione del tempo:


Con livello di tecnologia costante si avrà:

Una variazione del tasso di risparmio determina una variazione del livello di produzione, ossia il passaggio da uno stato stazionario ad un altro. La crescita è temporanea

 



SOLOW collega la crescita economica all’accumulazione di capitale:

in primo luogo, analizza l’andamento della produzione in funzione dei fattori produttivi. Individua il legame tra K ed Y secondo una relazione f() che rappresenta il processo tecnologico.

Lo studio di I ed S risulta funzionale all’individuazione del punto di equilibrio Y* detto stato stazionario.

Kt+1\N - Kt\N = s f(Kt\N) - δ Kt\N


Dove l’investimento eguaglia il deprezzamento. Dato il processo tecnologico, c’è accumulazione di capitale quando l’investimento è maggiore del deprezzamento del capitale.

L’aumento di capitale porta anche ad un aumento del deprezzamento.

Un forte investimento ha efficacia temporanea sulla crescita di Y che si riduce subito dopo per effetto del deprezzamento.

Al di là del punto di equilibrio, ogni tentativo di crescita non ha effetto. Il concetto di stato stazionario non spiega, quindi, la crescita in ragione del fatto che il modello di Solow si basa su un’ipotesi restrittiva: lo stato della tecnologia è dato.

Supponendo che il livello tecnologico progredisca, la curva si inclina positivamente. Gli effetti del cambiamento del tasso di risparmio non mutano.


 
In presenza di progresso tecnologico, infatti, l’economia cresce:


REGOLA AUREA


Esiste una regola per individuare il tasso di risparmio s che possa massimizzare il consumo in stato stazionario nel lungo periodo. (Fino al livello individuato è possibile aumentare il tasso di risparmio ottenendo un aumento di consumi nel lungo periodo)


con un tasso di risparmio s = 0 l’economia consuma tutto ciò che produce, gli investimenti sono nulli, il tasso di crescita dell’economia è nullo (non c’è capitale).

Con un tasso di risparmio s = 1 si investe tutto ciò che si produce, ed il consumo è nullo. Il tasso di crescita è massimo ma non sostenibile nel lungo periodo per effetto del deprezzamento. Infatti, la curva del risparmio e della produzione coincidono ed il deprezzamento è pari all’investimento.



Graficamente:


Al tasso di interesse s* corrisponderà il livello massimo di consumo, detto livello di regola aurea.


In realtà il livello di capitale si assesta al di sotto dal livello corrispondente a quello di regola aurea.

L’aumento del tasso di risparmio al fine di garantire il massimo livello di consumi nel lungo periodo deprime i consumi nel breve periodo: esiste, quindi, un trade off tra il sacrificio che si deve sostenere nel breve periodo ed il vantaggio che se ne ottiene nel lungo periodo.




IL CAPITALE UMANO


Il capitale umano è la somma delle conoscenze teorico\pratiche possedute da ogni individuo.

Questo concetto è funzionale alla comprensione della crescita che poggia sulle conoscenze dei lavoratori in relazione al livello produttivo ottenibile.

Il capitale umano viene, cioè, considerato come fattore produttivo autonomo.


Y\N = f(K\N)

Diventa

Y\N = f( K\N ; H\N )


L’accumulazione di capitale non è più l’unica determinante del modello che spiega la crescita. Si và oltre rispetto al modello di Solow.






TEORIE DELLA CRESCITA ENDOGENA


A partire dagli anni ’80 si sono sviluppate altre teorie che tendono a considerare il fattore tecnologia come endogeno.

Uno degli indicatori più usato per misurare gli investimenti in progresso tecnologico è l’entità della spesa in Ricerca e Sviluppo sia pubblica che privata.

Le imprese si aspettano dalle innovazioni un aumento del loro profitto, mentre obiettivo della ricerca pubblica è il miglioramento del benessere sociale.

Le innovazioni diventano progresso quando si ha:

Fertilità della ricerca, ossia il raggiungimento di un obiettivo.

Appropriabilità dei risultati della ricerca


Considerando il livello di tecnologia, dove il concetto di tecnologia è inteso in senso lato (comprende, ad esempio, anche tecnologie organizzative):



Y = F(K ; NA)


Come per la versione originaria del modella si assume che vi siano rendimenti di scala costanti e rendimenti marginali decrescenti del capitale.


Ciò permette di esprimere la funzione in termini di produttività per addetto (divido per NA) e derivando diventa :


Y \NA = F(K \ NA)



A rappresenta lo stato della tecnologia legato secondo una relazione moltiplicativa ad N.


A* N rappresenta il lavoro effettivo, ossia il prodotto reale del lavoro a quello stato della tecnologia.

Y dipende in modo positivo da K, N ed A.



Kt+1\NA - Kt\NA = s f(Kt\NA) - δK\NA + (gn +gA) Kt\NA


dove s f(Kt\NA) = I\NA


Per mantenere un ammontare di capitale costante la variazione Kt+1 - Kt deve bilanciare l’aumento del numero di unità di lavoro effettivo NA (il rapporto K\NA deve rimanere costante) ed il deprezzamento del capitale.

- la variazione delle unità di lavoro effettivo è data da


∆NA = ∆Y = gy = gn + ga


dove il rapporto gy \(gn + ga) prende il nome di crescita bilanciata.


Mentre il deprezzamento del capitale è dato da δK



Lo stato stazionario non assume lo stesso significato del modello di Solow in quanto N ed A crescono. Infatti la condizione diventa:


I = δK+ (gn +gA) K = (δ+gn +gA) K dividendo per NA


I\NA = (δ+gn +gA) K\NA


Ipotesi

N non è costante ma varia per effetto della crescita demografica rappresentato da gn (tasso di crescita della popolazione)

C’è progresso tecnologico. La misura è data dal tasso di crescita della tecnologia ga


gn + gA = tasso di crescita del lavoro effettivo


L’investimento è ora determinato in funzione di un K costante rispetto al lavoro effettivo NA.

La condizione per cui K è costante (corrispondente allo stato stazionario di Solow) è:


I\NA = (δ+gn +gA) K\NA



 

I\NA = (δ+gn +gA) K\NA

 

Y\NA

 




Lo stato stazionario non assume lo stesso significato del modello di Solow in quanto N ed A crescono.


Anche in questo modello il tasso di risparmio:

non ha effetti sulla crescita nel lungo periodo

ha effetto sul livello di Y

può accelerare la crescita in modo temporaneo


Questo modello spiega la forte crescita dei paesi industrializzati avutasi tra gli anni ’50 e gli inizi degli anni ’70 non spiegabile con la semplice accumulazione di capitale.

Il successivo rallentamento della crescita viene attribuito:

al calo della spesa in R&S legato all’ascesa del settore dei servizi.

Alla stagnazione dell’economia

Al cambio delle modalità di formazione delle aspettative


Relativamente ai paesi in via di sviluppo, si assiste ad una crescita molto rapida dovuta al salto tecnologica ed all’accumulazione di capitale anche in funzione all’ampio margine esistente rispetto al deprezzamento.


Nelle teorie della crescita viene sottovalutato il ruolo dello Stato e delle Istituzioni:

esse finanziano e sostengono una parte importante della R&S

garantiscono l’esistenza di infrastrutture che favoriscono lo sviluppo del progresso tecnologico

garantiscono un clima di stabilità sociale favorevole allo sviluppo ed alla crescita.










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