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LINCOLN ABRAHAM

politica



LINCOLN ABRAHAM


Uomo politico americano, 16º presidente degli Stati Uniti (Big South Fork, presso Hodgenville, Kentucky, 1809 - Washington 1865). Discendente da una modesta famiglia di pionieri, che si trasferì prima nell'Indiana e poi nell'Illinois, ebbe un'infanzia difficile: orfano di madre a nove anni, frequentò saltuariamente la scuola, che dovette ben presto abbandonare per aiutare il padre nel lavoro dei campi. Da allora studiò e lesse come poté, facendosi una cultura caotica dominata però da alcuni punti fermi: la Bibbia, la vita di Washington, i discorsi di Cicerone, di Demostene e degli eroi shakespeariani. Dopo aver fatto vari mestieri, agli inizi del 1832 si arruolò con il grado di capitano in una compagnia di volontari impiegata contro gli Indiani Sauk guidati da Falco Nero (Black Hawk); alla fine della spediz 323d37d ione, durata solo tre mesi, entrò nel partito whig di New Salem (Illinois), intraprendendo al tempo stesso, da autodidatta, gli studi giuridici. La sua precoce intelligenza, la sua onestà, il suo buon senso, la sua tenacia e le particolari concezioni antischiaviste da lui lentamente maturate (anche se Lincoln non condivise mai appieno le posizioni degli abolizionisti integrali), unite alle sue eccezionali doti di oratore, gli permisero di affermarsi ben presto nel partito e di essere eletto deputato al parlamento dell'Illinois (1834-1842). Abilitato all'esercizio dell'avvocatura a Springfield nel 1836, acquistò larga popolarità per l'integrità morale che mostrò nella professione e che gli valse un ampio suffragio nelle elezioni per il Congresso federale, al quale partecipò come deputato dell'Illinois (1846-1848). In tale qualità si oppose senza successo alla guerra con il Messico per il Texas e si mostrò favorevole alla soppressione della schiavitù a condizione che tale atto trovasse l'adesione popolare e che l'affrancamento avvenisse dietro compenso. Scaduto il mandato, si dedicò nuovamente all'avvocatura, ma cinque anni più tardi ritornò alla politica in seguito al Kansas-Nebraska Act (sostenuto dal senatore Stephen Arnold Douglas) che virtualmente apriva i territori del NO allo schiavismo. Una vasta campagna di opposizione contro l'Act trovò consenziente anche Lincoln; questi, dopo la dissoluzione del partito whig, entrò nel partito repubblicano che nella dichiarazione programmatica chiese l'abolizione della schiavitù in tutti i territori degli Stati Uniti. Nel discorso tenuto a Peoria (Illinois) il 16 ottobre 1854, e che fu definito la migliore enunciazione di princìpi antischiavisti che fosse mai stata fatta sino ad allora, Lincoln si proclamò favorevole all'eliminazione della schiavitù, ma gradualmente e attraverso un intervento governativo centrale, senza lasciare la decisione ai singoli Stati. La risonanza di tale presa di posizione, così come la successiva campagna oratoria contro il democratico Douglas per l'elezione al senato (1858), che assunse talvolta l'aspetto di un duello pittoresco, accrebbero la sua fama, ma Douglas riuscì tuttavia eletto. Ciononostante Lincoln contribuì validamente al consolidamento del suo partito contro i democratici, che erano indeboliti da contrasti interni; designato dalla convenzione repubblicana come candidato alla presidenza soprattutto per l'appoggio dei delegati dell'Ovest (Chicago, maggio 1860), la sua elezione in novembre segnò l'inizio della secessione degli Stati del Sud, che si costituirono in Stati confederati indipendenti un mese prima del suo insediamento (4 marzo 1861). Lincoln, che succedeva al debole Buchanan e aveva scelto Seward come segretario di Stato, dovette subito fronteggiare una difficilissima situazione sia militare (a causa della inconsistenza dell'esercito unionista) sia politica; si trovò infatti a dover fare da mediatore tra schiavisti e abolizionisti in seno al suo stesso partito e a dover conciliare gli interessi dell'Unione con quelli delle potenze europee, come la Francia e la Gran Bretagna, che miravano alla dissoluzione degli Stati Uniti e appoggiavano i secessionisti. Si sforzò invano di evitare la guerra, ribadendo che egli e il suo governo non intendevano abolire la schiavitù dove esisteva, bensì solo arrestarne la propagazione nei territori ancora liberi. Chiamò al potere anche rappresentanti del partito avverso e, una volta che le ostilità furono iniziate, offrì una soluzione di compromesso per l'abolizione progressiva e condizionata dello schiavismo; il 22 settembre 1862 emanò il primo proclama sulla schiavitù, nel quale si dichiarava che se gli Stati secessionisti non si fossero sottoposti al potere centrale avrebbe concesso l'emancipazione. Non avendo ottenuto alcun risultato, tre mesi più tardi decise di proclamare l'emancipazione immediata degli schiavi in tutti gli Stati (1º gennaio 1863), emancipazione formalmente resa effettiva dal tredicesimo emendamento alla costituzione. Al tempo stesso condusse la guerra contro il Sud con crescente energia e, nonostante gli errori iniziali nella scelta dei capi militari (come il generale McClellan), finì per trovare in U. Grant un condottiero capace di imporsi agli eserciti confederati. Rieletto nel 1864, Lincoln fissò un programma di ricostruzione e di riconciliazione subito dopo la caduta di Richmond e la resa del generale Lee ad Appomattox (9 aprile 1865). Mentre attendeva a quest'opera, la sera del 14 aprile, nel teatro Ford di Washington (dove assisteva alla rappresentazione della commedia Il nostro cugino d'America), venne mortalmente ferito con un colpo di pistola da un fanatico, il giovane attore John Wilkes Booth, e spirò poche ore dopo.



Lincoln è passato alla storia come il salvatore dell'Unione e il secondo fondatore degli Stati Uniti, oltre che come emancipatore degli schiavi e paladino della democrazia. La sua figura rude, semplice, piena di sincerità, di saggezza e di ottimismo, è rimasta quasi il simbolo dell'americano medio (self made man), che si riconobbe e si riconosce in lui come modello ideale. Gli avversari lo accusarono di essere un ingenuo, ma questa presunta ingenuità fu la sua forza; venne giudicato opportunista perché cambiava spesso opinione, ma egli affermò un giorno di non poter aver stima di un uomo "che non fosse un po' più saggio oggi di ieri". A differenza di molti connazionali del Nord, non odiava il Sud e non fu mai un fanatico intransigente: "Se potessi salvare l'unione senza liberare un solo schiavo, lo farei", ebbe a dire. Non fu forse un grande uomo politico nel senso stretto del termine ("La mia politica", sostenne, "è quella di non avere politica"), ma lo fu per la sua schietta umanità, che entusiasmò le masse e le trascinò alla vittoria attraverso i sanguinosi sacrifici di una terribile guerra civile.





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