Caricare documenti e articoli online 
INFtub.com è un sito progettato per cercare i documenti in vari tipi di file e il caricamento di articoli online.


 
Non ricordi la password?  ››  Iscriviti gratis
 

L'APPARATO DIGERENTE - La cavità boccale, L'esofago, Lo stomaco, L'intestino tenue, L'intestino crasso

anatomia



L'APPARATO DIGERENTE

Si tratta di un canale alimentare lungo 10-11 m organizzato e diviso in varie parti: cavità boccale, faringe, esofago (punto di passaggio tra le cavità toracica e addominale), stomaco, intestino tenue (diviso in duodeno, digiuno ed ileo), intestino crasso (diviso in cieco, colon - a sua volta diviso in ascendente, trasverso, discendente, sigmoideo - e retto).

Gli organi che lo compongono sono tutti organi cavi, in continuità l'uno dopo l'altro. Inoltre, annesse all'apparato digerente, troviamo alcune ghiandole, che producono sostanze utili per facilitare la digestione: pancreas, fegato e ghiandole salivari.

La funzione dell'apparato digerente è quella di fornire i nutrienti necessari alle cellule ed introdotti sotto forma di cibo. I processi della digestione iniziano nello stomaco e terminano nel duodeno. Questi processi disgregano il cibo negli elem 656h72g enti essenziali che lo compongono, che verranno poi assorbiti dal torrente sanguifero a livello dell'intestino tenue. Nell'intestino crasso avviene l'assorbimento degli elementi liquidi, dei sali minerali e delle vitamine, rendendo nello stesso tempo più solide le sostanze di rifiuto che vengono espulse dall'organismo (feci).

Il cibo, come l'aria, ha bisogno di essere depurato delle sostanze nocive prima di essere digerito: incontriamo barriere di questo tipo a livello della faringe, dello stomaco (che produce HCl che abbassa il pH, uccidendo i batteri e digerendo il muco proveniente dall'apparato respiratorio) e dell'intestino (che possiede una flora batterica buona e ammassi di tessuto linfoide).



Lungo l'apparato digerente troviamo diverse formazioni e caratteristiche della parete: nella cavità boccale possiamo vedere vari strati di cellule appiattite (struttura molto resistente); nello stomaco vediamo una mucosa con cellule cilindriche che producono varie sostanze (HCl, enzimi, ecc.); nell'intestino tenue incontriamo cellule cilindriche con diverse specializzazioni, dette espansioni microvillose (poste sull'apice delle cellule), che aumentano la superficie assorbente (i villi intestinali); nell'intestino crasso vediamo strutture meno ampie ma simili a quelle del tenue.


La cavità boccale

La cavità boccale è posta anteriormente al viso, ed è limitata dalle labbra. Il vestibolo è la porzione di cavità che sta tra le guance, le arcate dentarie e la lingua.

Le ossa che circondano la cavità sono: osso mascellare, mandibola, osso palatino (che forma il palato duro, posto anteriormente al palato molle, senza ossa); le pareti laterali sono formate dalle guance, che non hanno ossa.

Linterno è rivestito da epitelio pavimentoso pluristratificato, per evitare il più possibile lesioni causate dalla masticazione di cibi consistenti. Sulla parete dell'arcata superiore, vicino ai molari, ci sono due forellini: sono i dotti che fanno parte delle ghiandole salivari; altri due dotti sono presenti sotto la lingua.

Il limite posteriore è rappresentato dalla doppia arcata (istmo delle fauci)che termina nel prolungamento detto ugola. Un arco è rivolto verso la lingua (arco glosso-palatino), l'altro verso la faringe (arco glosso-faringeo); entrambi sono composti da tessuto linfoide, sede delle tonsille.

In corrispondenza delle guance troviamo dei muscoli, i muscoli masticatori, che permettono, contraendosi, la masticazione del cibo; inoltre troviamo il muscolo buccinatore, particolarmente sviluppato nei bambini, che serve per la suzione.

La cavità possiede un elemento mobile, la lingua, che poggia sulla base. La lingua è un elemento prevalentemente muscolare, che serve per facilitare il movimento del cibo all'interno della cavità e per l'articolazione delle parole e dei suoni. Sul dorso presenta una mucosa dotata di strutture dette papille linguali: esse sono corpuscoli deputati a raccogliere lo stimolo del gusto. Le papille si trovano soltanto sul corpo della lingua, cioè la parte mobile. La parte posteriore, la radice, va a fissarsi sulla faringe ed è l'unica parte immobile della lingua.

Le ghiandole salivari più importanti sono tre: parotidi, poste anteriormente all'orecchio; sottomandibolari, poste sotto il mento, quelle che producono circa il 70% della saliva; sottolinguali, poste sotto la lingua. Sono ghiandole esocrine appartenenti al tessuto epiteliale, il cui secreto, la saliva, viene emesso nei dotti salivari (1-1,5 l di saliva al giorno). Questo secreto serve per iniziare il processo di masticazione ed inoltre contiene l'amilasi, un enzima che interviene nei processi di rottura dei legami nell'amido e svolge una piccola funzione battericida. La ghiandola parotide, la più voluminosa, produce un secreto di tipo prevalentemente sieroso, e lo libera a livello dell'arcata dentaria superiore. La ghiandola sottomandibolare produce un secreto misto tra sieroso e mucoso. La ghiandola sottolinguale è la più piccola e secerne saliva mucosa e la immette ai lati di una piega della lingua, detta frenulo.

Nel suo movimento la lingua esegue anche il compito della spinta del cibo, necessaria alla deglutizione: il bolo "va a sbattere" sul palato duro, poi sul palato molle ed infine entra nel canale alimentare.

Tutta la superficie della lingua è ricoperta dalle papille linguali, distinte in vari tipi: le papille filiformi, le più numerose, sono rivestite da un epitelio pavimentoso pluristratificato a forma di piramide e non sono in grado di percepire il gusto, ma facilitano lo scorrimento del cibo verso il retro; le papille fungiformi, più voluminose, visibili come puntini rossi, disposte tra quelle filiformi, hanno il compito di percepire il gusto e si differenziano dalle altre perché possiedono alcune cellule a funzione sensoriale, che, disposte insieme, formano i calici gustativi, le zone di percezione; le papille circumvallate, che si dispongono a "V" tra il corpo anteriore e la parte posteriore della radice, sono 12; le papille fogliate, ai lati della lingua, sono localizzate sulle pareti.


L'esofago

Attraversa tutta la gabbia toracica e termina, una volta oltrepassato il diaframma, nello stomaco. Si posiziona posteriormente rispetto ai visceri, tranne nel tratto inferiore dell'aorta, dove passa sopra all'arteria. Ha una lunghezza di circa 25 cm e la sua superficie, che vista in sezione presenta varie tonache, ha dei raggrinzimenti.

Le tonache che formano la parete dell'esofago sono quattro: dall'interno abbiamo la tonaca mucosa interna (formata da epitelio pavimentoso stratificato), poi la tonaca sottomucosa (di tessuto connettivo), quindi la muscolare ed infine la tonaca avventizia. I muscoli che compongono la terza tonaca sono lisci e si dispongono in una struttura ordinata in due strati: uno circolare e uno longitudinale. Questa disposizione facilita i movimenti di contrazione che creano la peristalsi, cioè il movimento che permette al cibo di avanzare verso lo stomaco. La tonaca avventizia infine è formata da tessuto connettivo che serve a ricoprire e isolare la struttura.

Il canale esofageo presenta tre restringimenti: il primo si ha all'origine dell'esofago, dove termina la faringe (anello cricoideo della faringe), il secondo dove c'è la biforcazione della trachea nei bronchi e l'arco dell'aorta va a spingere l'esofago contro la trachea stessa e il terzo dove c'è il punto di passaggio tra cavità toracica e addominale all'interno del diaframma, dopo il quale il canale continua per 2 cm circa ed entra nello stomaco.


Lo stomaco

Lo stomaco è l'organo principe dell'apparato digerente. Ha una forma a J (o a pera rovesciata) si trova nella regione epigastrica ed occupa parte della regione ipocondriaca sinistra. Si presenta come una sacca abbastanza appiattita con una faccia anteriore ed una posteriore e due curvature, la piccola a sinistra e la grande a destra.

Lo stomaco è diviso in quattro porzioni: cardias, che origina alla fine dell'esofago; fondo dello stomaco, che segue il cardias ed è la zona più grossa sotto il diaframma; corpo, la zona più dilatata; piloro, che si continua nel primo tratto dell'intestino tenue.

Lo stomaco è un organo superficiale e anteriore rispetto all'organismo. Anteriormente prende rapporti con il diaframma, con il fegato (sulla destra) e con la parete addominale anteriore (sulla sinistra); posteriormente prende rapporto con la milza, con il rene sinistro e la sua ghiandola surrenale, con il pancreas e con il colon.

La membrana peritoneale avvolge completamente lo stomaco con la sua parte viscerale: in questo modo lo possiamo definire un organo peritoneale. In corrispondenza delle due curvature il peritoneo forma due pliche: il piccolo omento, o legamento gastro-epatico, che parte dalla piccola curvatura e si lega al fegato, e il grande omento, che si diparte dalla grande curvatura e si lega al colon trasverso, dopo essere passata su tutta la parete addominale. Il grande omento è importante perché protegge ed isola tutti gli organi della cavità addominale, sprovvista di ossa ed è sede di tessuto adiposo.

La parete interna dello stomaco presenta dei rilievi, detti vie del cibo, nelle quali si sospetta che transiti il cibo, rimanendo per più tempo nella zona inferiore, dove le pieghe si fanno più irregolari. Lo stomaco è inoltre divisibile in aree gastriche, puntini posti sulla parete e fossette gastriche, cioè i canalini che delimitano le aree. Il rivestimento delle aree gastriche è formato da cellule in grado di produrre muco, mentre le fossette sono gli sbocchi per i dotti delle ghiandole gastriche. La parete è in generale formata da epitelio cilindrico monostratificato, in grado di produrre muco. Le ghiandole sono diverse a seconda dell'area che si sta osservando: a livello del cardias e del piloro troviamo ghiandole tubolari composte, mentre nel corpo e nel fondo troviamo ghiandole tubolari composte. Questa diversità è dovuta al fatto che servono secreti diversi nelle varie zone.

Le cellule più superficiali, dette cellule parietali, producono HCl e un'altra sostanza, il fattore intrinseco, necessario per l'assorbimento della vitamina B12, fondamentale per l'eritropoiesi (formazione delle cellule del sangue). Le cellule principali o zimogeniche, poste più in profondità, producono l'enzima pepsinogeno nella forma inattiva: a contatto con l'HCl esso si trasforma in pepsina e comincia il lavoro di digestione delle proteine. Ci sono poi le cellule enterocromaffini, che producono la gastrina, secreto necessario per risvegliare le cellule parietali e principali. Questi tre tipi di cellule partecipano tutti alla produzione dei succhi gastrici, fortemente acidi, il cui pH viene neutralizzato grazie all'azione del muco, prodotto da altre cellule superficiali. Il muco inoltre serve per umettare il cibo. Se il pH rimanesse acido l'HCl avrebbe la possibilità di attaccare anche le pareti dello stomaco, creando l'ulcera gastrica, di cui è responsabile anche un batterio. A livello del cardias e del piloro le ghiandole sono tubolari composte e producono muco.

La tonaca sottomucosa è costituita da tessuto connettivo e vi trovano spazio i vasi sanguiferi che vascolarizzano tutto lo stomaco.

La tonaca muscolare presenta, oltre allo strato circolare e allo strato longitudinale, uno strato di muscolatura disposta in modo obliquo: questo serve perché nello stomaco deve avvenire un rimescolamento del cibo, in modo che sia inzuppato di tutti i succhi gastrici. Lo stomaco è l'unico organo con una tale diversificazione a livello muscolare.

Al di fuori del rivestimento muscolare c'è solo il peritoneo.

Lo stomaco non è però in grado di digerire i grassi: la loro digestione avviene nel duodeno. Soltanto nei bambini la digestione dei lipidi può avvenire nello stomaco, poiché vengono prodotti gli enzimi renina e lipasi dalle cellule enterocromaffini.


L'intestino tenue

L'intestino tenue è un tubo lungo circa 6 m ed occupa una buona parte della cavità addominale, tranne nelle zone epigastrica ed ipocondriaca sinistra. Anteriormente è ricoperto dal grande omento, mentre le sue anse sono raccolte nel colon, che fa da cornice.

Si divide in tre parti: duodeno, digiuno ed ileo. Tra le varie parti non c'è una netta differenza e addirittura tra digiuno ed ileo non c'è un punto netto di separazione.

All'interno dell'intestino tenue vengono completati i processi digestivi e si attua il processo di assorbimento delle sostanze nutritive.

Il duodeno è il tratto più breve, lungo circa 25-30 cm ed ha forma a "C": il tratto orizzontale superiore comunica con il piloro e la seguono una parte discendente, una leggermente ascendente ed una piega, definita fessura digiuno-duodenale. Tutta la zona orizzontale è peritoneale, mentre la restante parte è retroperitoneale.

Posteriormente prende rapporti con il rene destro, la ghiandola surrenale, la vena cava inferiore, l'aorta ed il pancreas, mentre anteriormente si appoggia alla cistifellea e al fegato.

La superficie interna presenta dei rilievi che non si distendono nel momento in cui il bolo entra dal piloro: essi sono detti pliche circolari e aumentano la superficie assorbente dell'organo. Nel tratto discendente del duodeno ci sono le due papille duodenali: la maggiore rappresenta lo sbocco dei due tubicini che provengono dal pancreas e dal fegato, che con i loro secreti aiutano a portare a termine la digestione. Il succo pancreatico è ricco di enzimi, mentre la bile, prodotta dal fegato, aiuta la digestione dei lipidi. La papilla duodenale minore invece comunica solo col pancreas.

Gli strati che formano le pareti del duodeno sono le quattro tonache (mucosa, sottomucosa, muscolare e sierosa o avventizia). Le pliche circolari sono sollevamenti delle tonache mucosa e sottomucosa.

La tonaca mucosa presenta poi altre specializzazioni: la superficie è costellata di villi intestinali, che svolgono la funzione di aumentare la superficie assorbente delle pareti. Ogni villo è formato da un'asse connettivale ricoperta di cellule, dette enterociti, del tipo cilindrico monostratificato, che svolgono funzione di assorbimento. Nell'asse del villo sono contenuti i capillari sanguiferi e un capillare linfatico (detto vaso chilifero) che assorbono rispettivamente gli elementi nutritizi digeriti e la loro componente lipidica. Ogni villo presenta poi numerose estroflessioni citoplasmatiche (i microvilli) che servono per aumentare ulteriormente la superficie di assorbimento.

Alla base dei villi ci sono dei canali che danno origine alle cosiddette ghiandole intestinali o ghiandole del Galeazzi, che contengono cellule endocrine aventi la funzione di risvegliare tute le altre cellule con il loro secreto.

La tonaca sottomucosa è formata da tessuto connettivo molto vascolarizzato, caratterizzato dalla presenza delle ghiandole del Brunner, importanti perché secernono un muco che neutralizza ulteriormente il pH leggermente acido del bolo alimentare.

La tonaca muscolare è formata dallo strato circolare e dallo strato longitudinale, gli unici che servono per i movimenti peristaltici utili all'avanzamento del chimo.

La tonaca sierosa si divide in due tratti: il primo è peritoneo, mentre il secondo è una guaina connettivale.

Il digiuno inizia in corrispondenza di una piega, detta flessura, e rappresenta i 2/5 dell'intestino tenue. Ha una lunghezza di 6 m circa e si presenta raccolto in anse, dotate di una certa mobilità, poste sotto il grande omento. Occupa quasi tutte le regioni dell'addome; posteriormente si appoggia sui reni, sul pancreas e sugli ureteri; ai lati, superiormente e inferiormente prende rapporto con l'intestino crasso; frontalmente si appoggia sulla vescica e, nella donna, sulle ovaie. Il nome gli deriva dal fatto che il cibo ormai digerito non si ferma mai al suo interno, ma vengono solo assorbite le sostanze nutritizie, lasciandolo sempre vuoto.

L'ileo non ha un punto d'origine vero e proprio, ma diviene tale in seguito a modificazioni graduali del digiuno. Anche in questi tratti dell'intestino la parete è divisa in quattro tonache, ma il peritoneo presenta una piega in più che ricopre digiuno ed ileo: il cosiddetto mesentere, che si piega in due foglietti per ricoprire tutte le anse, dove peraltro scorrono i vasi sanguiferi che poi andranno a raggiungere il canale intestinale.

La superficie interna del digiuno è diversa da quella dell'ileo: la prima presenta dei rilievi, mentre la seconda è piuttosto liscia. Tuttavia possiamo notare i villi, più piccoli a causa della vicinanza con l'intestino crasso, dove la funzione assorbente è molto limitata.

Inoltre possiamo vedere dei noduli linfatici, che nell'ileo sono riuniti nelle tonsille addominali o placche di Peier. Queste servono ad eliminare i batteri che riescono a superare lo stomaco per mezzo delle immunoglobine che producono: esse sono sostanze che attaccano tutto ciò che è estraneo.


L'intestino crasso

Circonda a mo' di cornice l'intestino tenue, ha lunghezza pari a circa 1,5 m, non è organizzato in anse, ha un calibro più grosso rispetto al tenue ed è diviso in varie parti: cieco, colon ascendente, colon trasverso, colon discendente, colon sigmoideo e intestino retto.

L'intestino crasso occupa una buona parte delle cavità addominali, ovviamente escluse quelle centrali. Anteriormente prende rapporto con il grande omento, posteriormente con il rene, il fegato, la milza, il pancreas ed i grossi vasi. Forma delle grosse curvature, dette flessure coliche destra e sinistra. Il punto di passaggio tra ileo e crasso è rappresentato dalla valvola ileo-cecale, un piccolo sfintere muscolare che si apre soltanto quando in chimo deve passare.

Il cieco è un "sacchettino" che si presenta liscio fuorché nella zona della valvola ileo-cecale. Il peritoneo si dispone antero-lateralmente, lasciando scoperta la parte posteriore. Sul margine inferiore possiamo vedere una piccola espansione, detta appendice vermiforme, costituita da tessuto linfoide (lunga circa 9-10 cm, rappresenta una barriera difensiva), avvolta completamente da peritoneo, che forma un meso che si fissa sulla parete posteriore. Può prendere posizioni diverse rimanendo però sempre nella regione iliaca destra.

Il colon ascendente sale verso l'alto e termina in corrispondenza della flessura; è ricoperto dal peritoneo soltanto nella zona antero-laterale.

Il colon trasverso attraversa tutto l'addome, è totalmente avvolto dal peritoneo e si fissa alla parete posteriore per mezzo del meso colon trasverso.

Il colon discendente ha lo stesso comportamento dell'ascendente e rimane scoperto dal peritoneo.

Il colon sigmoideo è completamente avvolto da peritoneo e si ancora alla parete per mezzo del meso colon sigmoideo.

Il retto è l'ultima porzione di intestino crasso, scoperta dal peritoneo.

La superficie esterna del colon presenta dei rilievi, detti gibbosità o austra, visibili sia esternamente che internamente. In corrispondenza delle gibbosità possiamo vedere tre striscioline, dette tegne (anteriore, mediale e posteriore), che sono l'organizzazione del tessuto muscolare longitudinale, che, senza questi sostegni, si rilascerebbe, conferendo un aspetto liscio al colon. Inoltre, in corrispondenza delle tasche troviamo le appendici epiploriche, depositi di tessuto adiposo.

In corrispondenza del retto non ci sono né le tegne, né le gibbosità.

La struttura del colon appare simile a quella del tenue: le quattro tonache hanno solo piccole differenze. Sulla tonaca mucosa sono presenti delle ghiandole tubolari mucipare, che riversano il loro secreto direttamente sulla parete, dove non ci sono villi. La tonaca sottomucosa è sempre formata da tessuto connettivo. La tonaca muscolare è formata da una parte circolare, uguale per tutto il colon, e da una parte trasversale, che forma le tre tegne.


Il fegato

Il fegato non è soltanto una ghiandola: svolge numerose funzioni utili all'organismo (interviene nel processo di distruzione dei globuli rossi invecchiati; funge da deposito per le sostanze nutritizie, come il glucosio; filtra gli ormoni che hanno già svolto la loro funzione; filtra i farmaci; interviene nei processi metabolici; produce la bile), come un vero e proprio organo.

Ha notevoli proprietà rigenerative.

Il fegato è posto nella regione ipocondriaca destra, e si estende nella regione epigastrica e nell'ipocondriaca sinistra; è l'organo più voluminoso dell'organismo e pesa 1,5 kg, più altri 500 g quando è ripieno di sangue.

Ha la forma di un ovoide con una parte mancante, superficie liscia nella parte anteriore e superiore e presenta solchi sulle pareti posteriore ed inferiore (solchi dovuti all'impronta di altri organi).

Viene diviso in due parti principali. La parte anteriore, a sua volta divisa in lobo destro (più voluminoso) e lobo sinistro, dove si vede che il peritoneo si unisce, formando il legamento falciforme, al cui interno c'è il legamento rotondo, un residuo della vena ombelicale. La parte itero-posteriore, viene poi divisa in lobo destro, lobo sinistro, lobo quadrato e lobo caudato (questi ultimi due a causa della presenza della vena cava inferiore e della cistifellea.

Il peritoneo lascia scoperta una parte rombica per ripiegarsi e dare origine al peritoneo parietale, cioè al legame triangolare.

Il fegato presenta un punto d'entrata e d'uscita dei condotti, dotto ilo del fegato, che funge da ingresso per la vena porta, per l'arteria epatica e da fuoriuscita del dotto biliare, che raccoglie ed porta fuori la bile.

Posteriormente il fegato prende rapporti con il colon (flessura destra e colon trasverso), con il duodeno, il pancreas, lo stomaco, l'esofago (solo un tratto) e i reni (specialmente quello di destra). Anteriormente presenta il seno costo-diaframmatico, spazio tra il fegato e il diaframma, e sporge la cistifellea.

La circolazione nel fegato è doppia: l'arteria epatica vascolarizza il parenchima del fegato, mentre la vena porta trasporta il sangue dall'apparato digerente, da cui entra nel circolo portale dove vengono assorbiti gli elementi nutritizi. La quantità di sangue trasportata dai vasi epatici è molto minore rispetto a quella del circolo portale, che non partecipa alla vascolarizzazione del fegato.

L'unità costituente più piccola presente nel fegato è il lobulo epatico, in cui si svolgono tute le funzioni del fegato. Ha le dimensioni di 1 mm, quindi risulta visibile ad occhio nudo. Ha una forma prismatica al cui centro si può vedere un piccolo spazio; al centro troviamo un canalino, detto vena centro-lobulare, attorno alla quale si dispongono a raggiera le cellule (epatociti) che vanno a formare il lobulo. Essi si dispongono in file uno sopra l'altro, formando un muro: tale disposizione è detta muralium. Hanno una struttura esagonale e sono uniti tra loro per mezzo di giunzioni molto strette.

Alla superficie del lobulo si formano due piccoli spazi, posti in corrispondenza degli angoli, detti spazi portali, dove arrivano le diramazioni della vena porta, dell'arteria epatica e dei dotti biliari.

Il sangue, entrato dalla vena porta e dall'arteria epatica, si porta verso gli spazi portali tra i vari muralium, dove troviamo capillari sinusoidi (con ampie aperture) in modo che il sangue entri in contatto con gli epatociti per poi spostarsi all'interno della vena centro globulare.

Le varie vene centro globulari poi si uniscono per dare origine alla vena epatica, che poi si immetterà nella vane cava inferiore.

A livello delle membrane degli epatociti si formano piccole conche, che unite creano canalini utilizzati per il trasporto della bile. La bile viene prodotta dagli epatociti, viene liberata nei suddetti canalini e, uscendo dal muralium, si riverserà nello spazio portale più vicino, dal quale si incanalerà nel dotto biliare ed uscirà dal fegato. Essa è formata da sali biliari, da pigmenti biliari, da colesterolo e da fosfolipidi. Ha il compito di emulsionare i grassi, cioè di ridurli di dimensioni, prima che essi vengano assorbiti dal vaso chilifero.

Nel muralium ci sono poi delle cellule dette di Cupper che hanno un'azione fagocitaria e sono ricche di enzimi litici: sono queste che inglobano i globuli rossi invecchiati e i piccoli detriti che si trovano nel circolo del sangue.

Se le giunzioni cellulari tra i lobuli epatici si allentano, la bile può entrare nel circolo sanguifero attraverso le vene centro-lobulari: quando la bile entra in circolo si ha la patologia dell'ittero, e si assume un colorito giallognolo.

Le pareti degli epatociti presentano sul lato dove sono esposte al capillare sinusoide delle espansioni microvillose, per aumentare la superficie assorbente: in tal modo l'epatocita recupera elementi nutritizi dal torrente sanguifero e funge da magazzino (il glucosio si accumula sotto forma di glicogeno). Questo spazio, nel quale avviene l'assorbimento, viene chiamato spazio del Biose.

La bile, raccolta da tutti i condotti biliari entra in un unico grande vaso, detto condotto coledoco che sfocia nel duodeno a livello della papilla. Lungo il suo percorso incontra la cistifellea, un sacchettino a forma prima stretta, poi allargata, poi nuovamente stretta, che funge da raccoglitore e da concentratore di bile (assorbendo un po' di liquido). La struttura della cistifellea presenta internamente dei rilievi e difetta della tonaca sottomucosa. In certi casi la cistifellea può essere asportata, quindi la concentrazione della bile avverrà a livello dei condotti.


Il pancreas

Lo troviamo nella regione epigastrica, in una piccola porzione posteriore, raccolto nella C duodenale; ha una forma stretta e allungata, è lungo 25-30 cm ed è diviso in quattro parti.

La testa, il collo, il corpo e la coda, che termina nella regione ipocondriaca sinistra, dove si appoggia alla milza.

Il pancreas è un organo retroperitoneale; la superficie esterna non è liscia, ma ha una struttura lobulare.

Questa ghiandola viene considerata sia esocrina che endocrina, quindi produce un secreto che viene liberato all'interno di dotti e un altro che viene liberato direttamente nel torrente sanguifero.

Dal punto di vista esocrino (99%) si tratta di una ghiandola tubolo-acinosa composta, dove all'interno di ogni singolo lobulo ci sono parti più chiare (che rappresentano la sua componente endocrina - 1%). Queste piccole parti sono dette isole di Langherans, che prendono la forma di piccoli nidi.

La parte esocrina produce un succo (il succo pancreatico), formato da un insieme da enzimi necessari alla digestione, che viene immesso per mezzo del dotto pancreatico nel duodeno (i lipidi sono attaccati dalle lipasi, gli zuccheri dalle amilasi e le proteine dalle proteasi). Il succo pancreatico viene richiamato quando il chimo entra nel duodeno mediante una secrezione ormonale a carico degli enterocromaffini.

La parte endocrina presenta tre diversi tipi di cellula (che formano tutte insieme le isole di Langherans): cellula α, cellula β e cellula δ, che producono tre diversi ormoni (insulina, glucagone e somatostatina). Il primo ha azione iperglicinizzante, permette cioè di smaltire zuccheri alzando la glicemia (prodotto dalle cellule α); il secondo ha azione ipoglicinizzante, quindi svolge la funzione opposta al primo (prodotto dalle cellule β); il terzo inibisce le cellule α e le cellule β (prodotto dalle cellule δ).





Privacy




Articolo informazione


Hits: 5418
Apprezzato: scheda appunto

Commentare questo articolo:

Non sei registrato
Devi essere registrato per commentare

ISCRIVITI



Copiare il codice

nella pagina web del tuo sito.


Copyright InfTub.com 2024