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La malaria è causata da quattro specie del genere Plasmodium,

medicina



MALARIA


La malaria è causata da quattro specie del genere Plasmodium, P.vivax, P.Ovale, P.malariae e P.falciparum, che vengono trasmessi attraverso la puntura di zanzare infette appartenenti al genere Anopheles, pur non escludendosi la possibilità di propagazione attraverso trasfusioni, o siringhe e altri materiali contaminati con sangue infetto. I Plasmodi della malaria svolgono la fase assessuale del loro ciclo vitale nell'uomo e quella sessuale nelle zanzare femmine, le sole a essere ematofaghe. L'infezione malarica inizia quando una femmina di Anopheles infeta, inietta nel sangue di una persona sana i Plasmodi, sotto forma di sporozoiti. Entro pochi minuti gli sporizoiti raggiungono le cellule del fegato dove si trasformano in trofozoiti che si accrescono per circa una settimana. Al termine di tale periodo, i trofozoiti si riproducono per fissione mul 838e42i tipla o schizogamia: il nucleo di ogni trofozoita si divide in più masse nucleari che, circondate dal citoplasma e dalla membrana, si separano dalla cellula madre originando numerosi merozoiti. I merozoiti abbandonano il fegato e penetrano negli eritrociti dove si trasformano in trofozoiti di aspetto anulare che si dividono per schizogamia originando, per ogni trofozoita e a seconda della specie di Plasmodium, da sei a dodici merozoiti. Con la rottura dei globuli rossi infettati, i merozoiti vengono liberati nel sangue, pronti a invadere nuovi eritrociti e a ripetere il ciclo riproduttivo. In effetti i sintomi più comuni della malaria, brividi, attacchi febbrili e sudorazione, hanno un andamento ciclico che riflette il periodo di moltiplicazione dei trofozoiti nel sangue. Durante la fase di manutenzione e moltiplicazione del parassita all'interno degli eritrociti, la temperatura corporea della persona infetta si mantiene normale. Al momento della rottura dei globuli rossi, invece, si ha l'immissione in circolo, insieme ai merozoiti, di prodotti tossici e pirogeni che fanno aumentare la temperatura fino a un massimo di 40-41°C. La durata del ciclo eritrocitario e, di conseguenza, l'intervallo di tempo con cui si susseguono gli attacchi febbrili è circa 40 ore per P.vivax e P.ovale, 36-48 per il P.falciparum, 72 P.malariae. Dopo un certo numero di cicli eritrociti di riproduzione assessuale alcuni merozoiti, invece di proseguire nel ritmo delle divisioni, si differenziano in gametociti maschili (microgametociti) e femminili (macrogametociti) che compaiono nel sangue, a distanza di una decina di giorni circa dall'infezione iniziale.



Nell'uomo i gametociti, non avendo ulteriori possibilità di sviluppo, sono destinati alla degradazione. Nello stomaco di una femmina Anopheles nutritasi del sangue di una persona infetta, invece, i gametociti possono formare i gameti maschili e femminili, dando avvio al ciclo sessuale. Con la fecondazione del macrogamete da parte del microgametei si ha la produzione di uno zigote chiamato oocinete, che va a stabilirsi tra le cellule epiteliari dello stomaco assumendo forma cistica o oociste.

Le oocisti si accrescono e si dividono liberando migliaia di sporozoiti che raggiungono, in gran parte, le ghiandole salivari dell'insetto per essere iniettati con la saliva nella successiva puntura.

L'azione patogena dei protozoi malrici si manifesta essenzialmente attraverso la distruzione di un gran numero di eritrociti e l'occlusione dei vasi sanguigni da parte dei globuli rossi parassitati che aderiscono alle pareti dei  capillari.

La malaria è stata fino agli anni cinquanta, una malattia largamente diffusa in tutte le aree geografiche in cui lo sviluppo delle zanzare veniva favorito dalle condizioni climatiche (zone temperate e tropicali) e dalla presenza di raccolte d'acqua, quali stagni, paludi, risaie, lagune, sulle cui superficie le anofele possono deporre le uova.

Gli sforzi compiuti per eliminare la malattia, basati soprattutto sull'ampio uso del DDt e di altri insetticidi, hanno permesso di sradicarla completamente da alcuni paesi, quali l'Italia e l'Europa. A tutt'oggi però, le persone che vengono colpite dalla malattia, in Affrica, Asia, Centro e Sud America assomano ancora a diversi milioni all'anno. La gravità di questo dato è ulteriolmente confermata dalla comparsa di fenomeni di resistenza, sia tra i ceppi di Anopheles agli insetticidi, sia tra i ceppi di Plasmodium ai farmaci antimalarici, quali, per esempio, la clorochina.

La clorochina è uno dei composti maggiormante utilizzati nella prevenzione e cura della malaria, per la sua bassa tossicità e per la sua capacità di inibire il ciclo riproduttivo dei parassiti nei globuli rossi del sangue.


LOTTA CONTRO LE ZANZARE


Iditteri namatoceri che sono generalmente chiamati zanzare, rivestono un'importanza molto grande dal punto di vista medico, in quanto possono essere vettori di vari tipi di malattie virali e protozoarie, oltre che di infestazioni da nematodi, come ad esempio la filaride di Bancroft.

Alle nostre latitudini i generi che più interessano sono Culex, Aedes e Anopheles. Al genere Culex è imputabile la trasmissione di malattie virali di vario tipo; al genere aedes la trasmissione del virus della febbre gialla, mentre le zanzare del genere Anopheles sono, come sudetto, i vettori della malaria. Come si può vedere, quindi, la lotta sistematica alle zanzare non è motivata solo dal fastidio che le femmine di questi insetti provocano con le loro punture, ma da ragioni ben più profonde e gravi. La trasmissione degli agenti patogeni avviene infatti durante la puntura.

La femmina ha bisogno di succhiare del sangue per consentire la maturazione delle uovanell'ovaio. Per facilitare la suzione, essa emette una gocciolina di saliva che contiene sostanze anticoagulanti e, nel caso che essa sia infetta, anche gli agenti patogeni che quindi vengono inoculati nei tessuti umani. Si trasmettono in questo modo malattie come la malaria, la leishmaniosi (dai pappataci) e la febbre gialla, ognuna delle quali è tipica ti particolari ambienti e latitudini.

La lotta alle zanzare prevede misure che possono essere dirette sia all'eliminazione delle larve (antilarvali) sia all'uccisione degli individui adulti, sia alla modificazione dell'habitat naturale dell'insetto in modo da non consentirne più la moltiplicazione.

Misure antilarvali

quelle che prevedono l'uso di prodotti chimici di due tipi : il primo tende ad avvelenare la larva, mentre il secondo tende ad impedirne la respirazione occludendo loro gli stigmi respiratori.

Le misure del primo tipo prevedono l'uso di sostanze quali il verde di Parigi e il DDT. Il verde di Parigi è un preparato velenosissimo costituito da aceto-arsenico di rame. Questo veleno viene mescolato con materiali inerti in polvere, galleggianti, che vengono poi sparsi sulla superficie delle acque in cui vivono le larve delle zanzare. Con questo metodo possono essere uccise le larve di Anopheles che si cibano delle particelle galleggianti sulla superficie dell'acqua, ma non le larve di Culex che si alimentano in profondità. In genere vengono usati 5g di verde di Parigi ogni metro quadrato di superficie idrica. Il DDT può essere usato con lo stesso metodo del verde di Parigi in vari tipi di sospensioni (idrooleosa, colloidale, polvere) ed è molto attivo, anche se alle concentrazioni alle quali deve essere usato (5-12 g) risulta dannoso per i pesci e provoca danni ecologici.

Il secondo tipo di misure antilarvali prevede invece l'uso di sostanze come la paraffina liquida e il petrolio, che, sparsi sulla superficie dell'acqua, impediscono la respirazione delle larve e ne provocano la morte.

Esistono poi alcuni tipi di interventi che sono diretti a rendere lo specchio d'acqua inadatto alla vita delle larve; essi sono, ad esempio la pulitura e il diserbo delle sponde delle superfici e dei fond per rendere più scorrevole e rapido il deflisso delle acque, dato che le larve di zanzare amano le acque tranquille e lussureggianti di vegetazione. Ottimi risultati sono poi stati ottenuti nella lotta all'anopheles imettendo, nelle acque in cui vivono le larve, dei pesci predatori, come ad esempio Gambusia affinis, un piccolo pesciolino argentato importato dal nord america, estremamente prolifero e vorace di larve di zanzare.




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