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CONCETTO DI SALUTE - FONTI DEI DATI STATISTICO - SANITARI

medicina



CONCETTO DI SALUTE

L'epidemiologia è la disciplina che si occupa dello studio delle malattie e dei fenomeni ad esse correlati attraverso l'osservazione della distribuzione e del'andamento delle patologie nella popolazione. Nell'ambito della sanità pubblica l'epidemiologia concorre a far raggiungere alle popolazioni una condizione di salute ottimale, definita dall'OMS, come uno stato di completo benessere psichico , fisico e sociale dell'uomo dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale e non la sola assenza di malattia.

FONTI DEI DATI STATISTICO - SANITARI

Le informazioni sanitarie espresse in termini quantitativi(le statistiche sanitarie), costituiscono uno strumento fondamentale. Queste fonti possono fornire la rappresentazione di una popolazione secondo due distinte modalità: una ne descrive staticamente la configurazione in un determinato momento(stato della popolazione), l'altra mette in luce le principali modificazioni che avvengono in essa nel tempo.

Una rilevazione istantanea delle principali caratteristiche di una popolazione, condotta ad intervalli sufficientemente lunghi, è il censimento. Le informazioni raccolte attraverso il censimento riguardano dati anagrafici, livello d'istruzione ecc.



Un'importanza rilevante per le indagini epidemiologiche assume la conoscenza della struttura della popolazione per sesso ed età. La ripartizione della popolazione per classi di età può essere utile per precisare alcuni aspetti del comportamento demografico della collettività a seguito di interventi(sociali, sanitari) e fenomeni esterni. La rappresentazione grafica della distribuzione della popolazione per sesso e classi di età viene indicata come piramide delle età.

Le variazioni che avvengono all'interno di una popolazione sono registrati nei registri dell'anagrafe di ogni comune. Gli uffici anagrafi hanno il compito di raccogliere le notificazioni di nascita, morte, matrimonio ecc, per trasmettere poi ogni variazione all'ISTAT.

la certificazione delle cause di morte: le cause di morte vengono classificate e le malattie vengono riunite in settori, gruppi, categorie ecc. Per consentire la giusta classificazione di ogni singolo evento di morte, ogni medico deve compilare il certificato della causa di morte nel modo più scrupoloso.

La registrazione delle nascite: è di grande importanza, per individuare l'eventuale assistenza sanitaria di quei bambini che necessitano di particolari cure e per la segnalazione di quei feti che, al momento del parto, non manifestano alcun segno di vita.

Notificazione delle malattie infettive: questa procedura è utile per contribuire alla rilevazione precoce dell'insorgenza di epidemie e per poter adottare adeguate misure preventive.

Le fonti ospedaliere: le fonti costituite dalla documentazione clinica delle strutture sanitarie, rappresentano un prezioso sussidio per le ricerche epidemiologiche

Accanto a queste fonti di dati si sono affermati, sistemi di rilevazione impiegati su insiemi(campioni) opportunamente estratti dalle popolazioni(indagini ad hoc). Questi metodi si avvalgono, soprattutto dell'osservazione clinica, strumentale e di laboratorio(visite mediche, esiti di accertamenti radiologici ecc) condotta secondo le finalità dell'indagine.

Dopo che sono stati formulati in tutti gli ob 626i86g iettivi di un'indagine epidemiologica si procede alla raccolta dati. I metodi di raccolta dati sono classificati in:

osservazioni dirette = comprende sia la semplice diagnosi clinica obiettiva (visita medica), sia l'uso di apparecchiature per la diagnosi strumentale o di laboratorio (radiologia, microbiologia ecc).

sondaggi individuali mediante interviste o questionari

documentazione sanitaria raccolta attraverso le statistiche




LE MISURE IN EPIDEMIOLOGIA

Per lo studio degli eventi morbosi vengono utilizzati tre tipi di misure:

il numero di eventi o frequenza assoluta (morti, casi di malattia ecc)

il rapporto( esprime la relazione tra due quantità indipendenti tra loro. La proporzione è un particolare tipo di rapporto in cui il numeratore è incluso nel denominatore ed il suo risultato può assumere valori compresi tra 0 e 1)

il tasso, costituisce la stima più affidabile del rischio di malattia. Il tasso viene espresso come numero di eventi per 100 e si compone di tre elementi essenziali:

    una popolazione sposta al rischio di manifestare un certo evento

    un intervallo di tempo nel quale viene misurato il tasso

    il numero di eventi che si sviluppano nella popolazione durante il periodo di tempo scelto

La misura del tasso (R) nell'intervallo di tempo (t) da t0 a t1 si può rappresentare:


R =    E(t) * K

P

E(t) = numero di eventi verificatisi nel tempo

P = popolazione esposta a rischio di dimensione media nel tempo

K = fattore moltiplicativo adatto per riferire gli eventi osservati ad una popolazione uniforme (di 100; 1000; 10000 ecc. persone)

Incidenza e prevalenza:

Lo studio della distribuzione degli eventi si può affrontare impiegando due criteri:

l'incidenza: l'osservazione ai soli eventi che si generano durante un determinato periodo di tempo in una popolazione

Incidenza = numero di nuovi casi di malati * K

popolazione a rischio di ammalarsi


la prevalenza:

   puntuale: l'enumerazione di eventi presenti in un certo istante e riferiti a una popolazione. Si chiama prevalenza puntuale in quanto presente in un certo istante nel tempo.


Prevalenza = n° di casi di malattia rilevati in un dato istante * K

popolazione totale

   periodale : considera gli eventi presenti nella popolazione nell'arco di un determinato intervallo di tempo


Prevalenza = n° di casi di malattia rilevati in un dato periodo * K

popolazione totale


L'incidenza rappresenta l'indicatore essenziale per studiare i fattori eziologici delle malattie, sia cronico degenerative sia infettive; la prevalenza assume importanza determinante nella stima della frequenza di distribuzione delle malattie croniche.




Il tasso:

Il tasso è il rapporto di due variabili. Abbiamo diversi tipi di tassi:

tassi grezzi: esprime il numero di eventi riferiti ad una popolazione totale, in un determinato periodo di tempo. Tassi grezzi più usati sono:


Tasso di natalità = numero di nati ivi in un anno  * K (k= 100; 1000)

popolazione totale


Tasso di mortalità = numero di morti in un anno * K

popolazione totale


tassi specifici: riferito a un evento particolare o a gruppi particolari di popolazione divisi per sesso o età


Tasso specifico di mortalità = n° di morti in un anno di età fra i 30 e i 40 anni * K

(per fascia di età) popolazione a metà anno di età fra 30 e i 40 anni


tassi standardizzati: la metodologia con la quale si procede all'aggiustamento dei tassi grezzi viene chiamata standardizzazione dei tassi, ed è in grado di "pesare" le diverse componenti che potrebbero indurre una diversa interpretazione dei fenomeni. La standardizzazione può essere diretta o indiretta. La standardizzazione diretta mira a quantificare il tasso di mortalità che si avrebbe nelle due popolazioni a confronto se la distribuzione di età fosse la stessa. Per eseguire la standardizzazione indiretta occorre, invece, disporre di tassi specifici di riferimento, per le singole classi di età

GLI INDICATORI SANITARI

Per esprimere sinteticamente lo stato sanitario di una popolazione si ricorre a diversi indicatori:

tasso di fecondità

Tasso di fecondità generale = n° annuale di nati vivi * K

popolazione femminile tra i 15 e 49 anni



mortalità infantile

Tasso di mortalità infantile = n° di morti nel primo anno di vita * 1000

n° nati vivi

letalità

Letalità = n° di morti per una determinata malattia * K

n° di casi di quella malattia

tasso di sopravvivenza

Tasso di sopravvivenza = n° di sopravvissuti dopo x anni dalla diagnosi * 100

Totale diagnosticati per quella malattia


morbosità : rappresentata dalla frequenza, espressa in valore assoluto dell'evento malattia in una popolazione.

morbilità : grado di influenza della malattia sull'attività della popolazione


morbilità = n° di giorni di assenza per malattia

n° delle giornate lavorative

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO

I fattori di rischio di una malattia possono essere attributi della persona o essere elementi a cui la persona è esposta, che aumentano la probabilità di comparsa di una malattia o di una determinata condizione. I fattori di rischio includono i componenti ereditari (anomalie cromosomiche), ambientali (inquinamenti), e comportamentali (dieta, alcool, fumo). I fattori di rischio possono essere distinti in:

componenti genetiche od ereditarie, che sono fattori di rischio insiti nell'individuo, e pertanto non rimuovibili

componenti ambientali tipiche del luogo in cui la persona vive (inquinamenti di aria, acqua) modificabili, o con il cambiamento dell'ambiente di vita o con interventi di sanità pubblica atti a rimuovere gli inquinanti ambientali(provvedimenti legislativi)

fattori nocivi presenti negli ambienti di lavoro (fattori fisici, inquinanti chimici, fumo passivo), modificabili con il cambio dell'ambiente (cambio delle mansioni) o con misure atte ad eliminare la sorgente inquinante (divieti di fumare in ambienti chiusi, eliminazione sostanze nocive) o con la protezione del lavoratore (maschere di protezione)

abitudini tipicamente individuali (dieta iperlipidica, alcol, droghe), sono di facile rimozione se la persona si dimostra disposta a recepire il messaggio

Per identificare i fattori di rischio occorre agire secondo due fasi: nella prima viene ricercata l'associazione statistica tra fattore di rischio e malattia; nella seconda, si risale alla possibilità che il fattore associato abbia, un ruolo favorente lo sviluppo della malattia.



Per comprendere la prima fase, si consideri un caso in cui due gruppi di soggetti di uguale dimensione (1000 soggetti per gruppo), inizialmente sani vengono seguiti per un determinato periodo di tempo. Un gruppo (Exp +) risulta essere esposto a un fattore di rischio sospetto, l'altro no (Exp -). Al termine del periodo di osservazione si riscontreranno quattro categorie di soggetti:

persone esposte al fattore di rischio che hanno contratto la malattia (gruppo A)

persone esposte al fattore di rischio che non hanno contratto la malattia (gruppo B)

persone non esposte al fattore che hanno contratto la malattia (gruppo C)

persone non esposte al fattore che non hanno contratto la malattia (gruppo D)




Malato

Non malato

Totale

Esposto

a

b

a + b

Non Esposto

c

d

c + d

Totale

a + c

b + d

N (a+b+c+d)


Focalizzandoci sul fattore di rischio, il più semplice dato ricavabile è l'incidenza della malattia tra gli esposti al fattore, ossia la proporzione di soggetti ce durante il periodo di osservazione sviluppa la malattia; ciò viene definito Rischio Assoluto (RA).

RA = a/(a + b)

I rapporto tra incidenza negli esposti e quella dei non esposti allo stesso fattore di rischio è definito Rischio Relativo (RR), ed esprime di quanto è maggiore il rischio di coloro che sono esposti al fattore rispetto ai non esposti; esso è dato dal rapporto tra incidenza (I) degli esposti e l'incidenza dei non esposti:


RR =    I Exp+ = a/(a + b)

I Exp- c/ (c + d)

Un'altra misura epidemiologica è il Rischio Attribuibile individuale (RA), che rappresenta la "quantità" di rischio supplementare attribuibile al fattore di rischio considerato, ossia la quota di malati che eviterebbero la malattia se fosse completamente rimosso dalla popolazione il detto fattore di rischio.

RA = I Exp+ - I Exp-

La misura che tiene conto di questo elemento viene definita Rischio Attribuibile di Popolazione (RAP) e rappresenta la porzione di casi rispetto all'intera popolazione che non si ammalerebbe se venisse rimosso il rischio considerato. Esso è dato dal prodotto del RA per la prevalenza (P) della fattore di rischio della popolazione.

RAP = RA * P   = = I tot - I Exp-

Poiché soltanto negli studi protratti nel tempo (studi a coorte) è possibile calcolare l'incidenza o la mortalità di una forma morbosa, il rischio relativo potrà essere calcolato solo in tali condizioni. Un sistema di questo rischio (chiamato rapporto crociato, o odds ratio) può essere ricavata anche dagli studi caso controllo. Un valore dell' OR superiore a 1 indica il ruolo del fattore di rischio nell'eziopatogenesi della malattia, quello inferiore a 1 l'effetto protettivo.

GLI STUDI EPIDEMIOLOGICI

Possiamo distinguere l'epidemiologia "di osservazione" che si basa su studi ed indagini "osservazionali", dall'epidemiologia di intervento, basata su studi e indagini sperimentali.

L'epidemiologia di osservazione a sua volta può essere distinta in epidemiologia ecologica (o descrittiva) e in epidemiologia analitica, a seconda degli obiettivi che si prefiggono i singolo studi e delle metodologie utilizzati.

studi ecologici : questo gruppo di studi comprende tutte le ricerche epidemiologiche nelle quali i dati oggetto di studio riguardano intere popolazioni o comunità. Gli studi ecologici rilevano la frequenza e la distribuzione delle malattie nelle popolazioni umane; di solito forniscono indicazioni generali sulle associazioni di una malattia con alcune caratteristiche di base dell'individuo, quali età, sesso, razza, occupazione e classe sociale. Ad esempio, l'età, è uno dei fattori più importanti nell'insorgenza di malattie, infatti, alcune di esse colpiscono esclusivamente determinati gruppi di età (aterosclerosi più frequente nell'età avanzata).

Epidemiologia analitica: scopo dell'epidemiologia analitica è di individuare la causa delle malattie ed i fattori che ne favoriscono o ne ostacolano l'insorgenza e la diffusione.

   studi di prevalenza o trasversali: sono quegli studi in cui una popolazione definita (spesso un campione di questa) viene esaminata in un preciso istante al fine di determinare lo stato di malattia, l'esposizione ad un particolare fattore o anche la presenza di qualsiasi altra condizione. Un'indagine di prevalenza, ha lo scopo di effettuare il censimento delle persone affette da una data malattia (es. diabete) in una certa popolazione, rilevando una serie di variabili (es. obesità, lavoro sedentario) che possono eventualmente essere associate. Per la sua caratteristica di indagine a tappeto, estesa a tutta la popolazione, viene considerato apparentemente al gruppo delle indagini di prevalenza anche lo screening. Per gli obiettivi dello studio, che nella maggior parte dei casi riguardano una semplice quantificazione del fenomeno, particolare attenzione dovrà essere posta ad una corretta selezione del campione da esaminare, pertanto, deve essere inizialmente definita la popolazione in cui si vuole valutare il fenomeno; da essa poi va selezionato un campione secondo rigorosi criteri di rappresentatività. Lo studio di prevalenza non può essere valido al fine di identificare associazioni causali, poiché è difficile, in un'indagine istantanea, poter indagare sul rapporto temporale causa effetto, cioè se sia stato il supposto fattore a determinare la malattia o viceversa. Gli studi trasversali non trovano applicazione allo studio di patologie rare odi breve durata, in quanto sarebbe necessario esaminare un campione molto vasto per reperire un sufficiente numero di ammalati; al contrario possono risultare molto utili per il calcolo della prevalenza delle malattie croniche con elevata frequenza.

   studi a coorte : si definisce coorte un gruppo di soggetti che hanno in comune una o più caratteristiche (es. appartenenza alla stessa classe di età). Gli studi a coorte hanno la caratteristica comune di prevedere l'osservazione dei soggetti appartenenti alla coorte selezionata per un determinato periodo di tempo; sono gli studi più adatti alle misure epidemiologiche che includono il tempo come variabile essenziale. La scelta della coorte da sottoporre all'indagine epidemiologica va effettuata in rapporto all'ipotesi che si vuole verificare. Quando, ad esempio, si vuole accertare se un determinato fattore presente in un ambiente di lavoro sia responsabile dell'insorgenza o dell'aumento di frequenza di una certa malattia, la coorte sarà costituita da tutti gli individui esposto a quel fattore; fra di essi si rileverà la prevalenza della malattia all'inizio dell'indagine e la sua incidenza negli anni successivi, in paragone con la prevalenza e l'incidenza nello stesso periodo nel resto della popolazione, o in un'altra coorte di individui con caratteristiche simili, ma non esposti al fattore supposto nocivo. La coorte potrà essere costituita dall'intera popolazione di un certo abitato, o da un gruppo professionale, o da altri gruppi di individui accomunati da una o più caratteristiche. All'interno della coorte si opererà una suddivisione in rapporto all'esposizione o meno al fattore indagato (es. fumatori e non fumatori) e si registrerà l'incidenza della malattia (es. cancro al polmone) nei sottogruppi. Se l'incidenza della malattia risulterà maggiore fra gli esposti rispetto ai non esposti, l'ipotesi è avvalorata. Gli studi di coorte storica, risolve i problemi di lunghezza dell'indagine e i costi; in questi studi la coorte viene identificata sulla base di pregresse esposizioni e la valutazione dell'incidenza della malattia o della mortalità per una specifica causa viene eseguita al momento dell'impostazione dello studio o in un periodo immediatamente successivo. Gli studi a coorte rappresentano la via più corretta per calcolare i tassi di incidenza, di mortalità e le misure di rischio

   studi caso - controllo: indagini effettuate su due gruppi, uno costituito da soggetti affetti da una determinata patologia (casi) ed uno da individui dello stesso sesso e della stessa età dei casi, ma non affetti dalla malattia in studio (controllo). Per ciascun caso si rivelano tutti i dati che possono servire ad avvalorare o ad escludere l'ipotesi casuale da cui parte lo studio: variabili individuali, abitudini personali, esposizione a fattori nocivi ambientali ecc. Gli stessi dati vengono rilevati per ciascun controllo. Gli studi caso controllo consentono di ottenere una stima sufficientemente approssimata del rischio relativo, che va sotto la denominazione di odds ratio (OD)

Epidemiologia sperimentale (o di intervento) : negli studi epidemiologici sperimentali si effettuano interventi diretti o indiretti sulla popolazione. Gli interventi possono essere : l'eliminazione della presunta causa di malattia, l'eliminazione di un presunto fattore di rischio individuale o ambientale, l'aumento della resistenza della popolazione verso la causa di malattia ecc. Gli studi sperimentali sono suddivisi in :

    studi terapeutici o sperimentazioni cliniche

    studi preventivi

Nel caso delle sperimentazioni cliniche vengono confrontati due o più gruppi di persone e lo sperimentatore ha lo scopo di annullare la disomogeneità dei diversi gruppi paragonati attraverso l'assegnazione causale ad uno di essi. Ad esempio se si vuole stabilire l'efficacia di due trattamenti farmacologici, bisogna effettuare delle sperimentazioni cliniche controllare; in altre parole, perché sia fonte di informazioni utili, un esperimento deve essere controllato, cioè il risultato deve essere confrontato con uno standard per determinare se il trattamento abbia comportato quale beneficio. Lo standard è rappresentato da un altro gruppo simile cui non è stata applicata la misura terapeutica in questione. Per effettuare questo tipo di studi, possiamo dividere in modo casuale i soggetti trattati da quelli non trattati, oppure è possibile usare un gruppo sperimentale come controllo di se stesso, ovvero si effettua un confronto prima - dopo, che prevede un periodo di osservazione del gruppo sperimentale prima che venga applicato il protocollo terapeutico. L'andamento della malattia in questo periodo viene confrontato con quello osservato dopo l'attuazione del programma terapeutico. Tuttavia le osservazioni vengono effettuate in momenti diversi e si corre il rischio che il tempo, da solo, possa intervenire a modificare le caratteristiche del gruppo.

I soggetti sperimentali dovrebbero essere tenuti all'oscuro, se possibile, dalla loro condizione di soggetto trattato o di controllo ed in certe situazione è utile non informare nemmeno i medici e gli elaboratori al fine di ridurre l'influenza che sperimentatori e pazienti possono imprimere allo studio, rendendo i risultati finali più attendibili.

Gli studi sperimentali preventivi, sono interventi che consistono nella rimozione di uno o più fattori di rischio o nell'imposizione di misure preventive che si ritengono efficaci. Possono essere suddivisi in:

   sperimentazioni di intervento comunitario : provvedimenti che vengono presi su un'intera comunità (es. fluorazione delle acque potabili per prevenire lo sviluppo della carie dentaria)

   sperimentazioni sul campo : interventi condotti su soggetti non malati, ma semplicemente a rischio di contrarre una determinata malati.

VALUTAZIONE DEI DATI DI LABORATORIO

Il risultato di un saggio di laboratorio viene valutato come normale se esso è uguale o inferiore ad un certo valore-soglia (cut-off) e come patologico se è al di sopra di esso. E' necessario conoscere la sensibilità e la specificità propria di ogni test per poter valutare il dato fornito dal laboratorio, specialmente quando esso è vicino al valore soglia.

La sensibilità è data dalla proporzione di malati che risultano positivi al test e che sono dei veri positivi, mentre i malati che risultano negativi si indicano come falsi negativi.

La specificità è data dalla proporzione di sani che risultano negativi al test e che sono veri negativi, mentre i sani che risultano positivi si indicano come falsi positivi.

Risultato del test

Malati

Sani

Totale

Positivo

a

b

a + b

Negativo

c

d

c + d

Totale

a + c

b + d



a+b+c+d = N


Sensibilità = a/(a + c)

Specificità = d/(b+d)

a = numero di malati positivi al test (veri positivi)

b = numero di sani positivi al test (falsi positivi)

c = numero di malati negativi al test (falsi negativi)

d = numero di sani negativi al test (veri negativi)

Con il calcolo della sensibilità e della specificità si può procedere anche al calcolo dei valori predittivi dei test. Questi servono a valutare la probabilità che la persona sottoposta al test ha di essere o di non essere ammalata in base a un risultato positivo o negativo.

Il valore predittivo positivo (VP+) esprime la probabilità che la persona con un test positivo ha di essere ammalata.

VP+ = a / (a + b)

Il valore predittivo negativo (VP-) esprime la probabilità che la persona con test negativo ha di non essere ammalata.

VP- = d / (c + d)

EPIDEMIOLOGIA GENERALE DELLE MALATTIE INFETTIVE

Le malattie infettive sono determinate da cause microbiche. Generalmente, le malattie infettive sono determinate ognuna da uno specifico agente microbico che, spesso, prende il nome della malattia stessa.

Possiamo distinguere i microrganismi in:

saprofiti, quando il loro habitat naturale è l'ambiente

commensali, quando vivono sui tegumenti (pelle, mucose)

parassiti, quando sono in grado di aggredire l'ospite, costituito da un altro organismo vivente, causandogli un sanno

La patogenicità è la capacità dei microrganismi parassiti di causare un danno all'ospite, che si esprime con uno stato di malattia. La patogenicità è una caratteristica geneticamente determinata (sotto il controllo di uno o più determinanti genici) ed è propria di alcune specie. Schematizzando, possiamo dire, che essa dipende dall'invasività e dalla tossicità delle diverse specie microbiche. In realtà i diversi microbi patogeni, possiedono in diversi gradi la capacità invasiva: alcuni sono capaci di invadere tutto l'organismo (es. bacilli della peste, virus morbillo) altro, dopo essere penetrati e diffusi, tendono ad esplicare la loro capacità lesiva preferenzialmente in alcuni organi o apparati (es. virus epatite).  I patogeni non invasivi, a loro volta, possono restare localizzati nel sito di impianto e determinare lesioni localizzate (es. cocchi piogeni) o danni generali (es. bacillo tetanico). In caso di microrganismi non invasivi, che provocano danni a distanza dal sito di penetrazione, la patogenicità è dovuta alla capacità di produrre esotossine con specifiche azioni lesivi. I batteri patogeni invasivi e non invasivi producono o liberano per disfacimento diverse sostanze che sono responsabili delle lesioni locali, generali e della sintomatologia con cui si manifesta il processo infettivo.

Con il termine virulenza, si indica il diverso grado con cui si esprime la patogenicità: essa può essere valutata in rapporto alla gravità del decorso clinico della malattia.

Anche la carica infettante (cioè il numero minimo di microrganismo necessario per dare inizio all'infezione) è molto variabile. Essa dipende dalla capacità di un microrganismo patogeno di penetrare, attecchire e moltiplicarsi nell'ospite ed è indicata come infettività. Per contagiosità, invece, si intende la capacità di un microrganismo patogeno di passare da un soggetto recettivo ad un altro, a seguito della sua eliminazione all'esterno.

Le malattie infettive contagiose, sono quelle causate da agenti patogeni (virus influenzali, della rosolia ecc) che vengono eliminate per vie diverse dall'ospite e che giungono ad altri soggetti. Nelle malattie infettive non contagiose, gli agenti responsabili non vengono eliminati nell'ambiente e la loro trasmissione richiede l'intervento di appositi vettori (es. malaria) o particolari evenienze (es. tetano).

Oltre agli organismi sopra citati, dobbiamo considerare anche i microrganismi appartenenti a specie ambientali o commensali (es. eschericia coli, staphylococcus epidermidis, streptococcus viridans, candida ecc) che possono essere responsabili di processi infettivi quando vengono meno le normali barriere difensive che impediscono di penetrare nell'ospite in condizioni ordinari. Questi organismi sono chiamati patogeni opportunisti, volendo intendere che essi possono aggredire l'ospite solo quando si determinano circostanze tali da consentire il loro arrivo e il loro impianto in distretti o tessuti normalmente sterili.

Non sempre la penetrazione di un patogeno è seguita dal suo impianto e dalla sua moltiplicazione nell'ospite, grazie ai poteri di difesa dell'ospite; solo nel caso in cui il parassita riesce ad impiantarsi ed a moltiplicarsi si realizza un processo chiamato infezione. Questa può svolgersi in modo asintomatico (infezione asintomatica) o può manifestarsi con una sintomatologia più o meno grave (malattia infettiva) in rapporto alla virulenza del parassita ed alle capacità di difesa dell'ospite. Alla maggior parte delle infezione si accompagna una risposta immunitaria dell'ospite.

Il periodo di tempo tra la penetrazione dell'agente patogeno e l'inizio della sintomatologia clinica (periodo di incubazione) è diverso a seconda della malattia infettiva.

Da quanto è stato detto, risulta che l'ospite oppone tutta una serie di difese fin dal primo contatto con il parassita. La prima barriera è costituita dalla cute e dalle mucose, che si oppongono all'impianto ed alla penetrazione dei microrganismi grazie alla loro struttura , alle loro secrezioni ed ai microrganismi commensali che le colonizzano. L'azione antimicrobica delle secrezioni è in parte di natura meccanica (allontanamento mediante lacrime, saliva, urine) in parte di natura chimico fisica (effetto dei bassi valori del PH).

Qualora i microrganismi riescano a superare la prima barriera costituita dalla cute e dalle mucose, interviene un secondo sistema di difesa costituito dai fagociti, la cui azione antimicrobica è facilitata dall'intervento di anticorpi umorali che mascherano gli antigeni di superficie (ad esempio gli antigeni capsulari). L'intervento di anticorpi si ha negli individui che hanno già subito una precedente infezine da parte dello stesso microrganismo o che sono stati vaccinati e che possiedono dunque, uno stato di immunità attiva. Dall'immunità va distinta la refrattarietà; questa è dovuta a fattori propri dell'ospite, che impediscono la penetrazione l'attecchimento o la moltiplicazione del parassita.

Abitualmente l'incontro fa ospite ed il parassita è un rapporto temporaneo, che si conclude con il sopravvento dell'ospite che distrugge il parassita prima che esso penetri (Subito dopo il contagio) o dopo la sua penetrazione e moltiplicazione ma prima che abbia prodotto una danno evidente (infezione in apparente) o dopo che si è manifestata la malattia; più raramente è il passita che prevale. Nel caso dell'infezione latente si arriva ad uno stato di equilibrio per cui un microrganismo po' persistere nei tessuti dell'ospite e moltiplicarvisi, dando segno della sua presenza solo occasionalmente.

Nel portatore cronico, invece, la malattia infettiva si è conclusa con la guarigione. l microrganismo patogeno, tuttavia, ha potuto localizzarsi in un particolare sito atomico, dove si moltiplica e da dove raggiunge l'ambiente esterno con gli escreti.

Trasmissione delle infezioni:

Il soggetto ammalato di una malattia infettiva rappresenta una sorgente di infezione quando elimina all'esterno l'agente responsabile della malattia o quando questo può essere trasmesso da un vettore. L'eliminazione dell'agente patogeno può avvenire con diversi tipi di escreti e di secreti: nelle infezione del tratto respiratorio, ad esempio, l'eliminazione avviene con le secrezioni nasali o con l'espettorato.

Oltre agli ammalati, un'altra sorgente d'infezione è costituita dai portatori. SI intende per portatore un soggetto non ammalato che alberga nel suo organismo microrganismi patogeni e li elimina all'esterno. L'eliminazione può essere limitata ad un periodo più o meno breve dopo la guarigione clinica; in questo caso si parla di portatori convalescenti. In alcune malattie (es. febbre tifoide) alcuni soggetti possono continuare ad eliminare l'agente patogeno per tutta la vita dopo la guarigione, questi soggetti sono chiamati portatori cronici o permanenti. Nella categoria dei portatori rientrano anche quei soggetti ch eliminano l'agente patogeno già nel periodo di incubazione (portatori di incubazione) nonché coloro che hanno un'infezione inapparente (portatori sani).

Il concetto di sorgente di infezione differisce da quello di serbatoio di infezione. Il serbatoio è la specie animale o vegetale in cui l'agente patogeno ha il suo habitat naturale e da cui può essere trasmesso ad ospiti recettivi. L'habitat naturale di alcuni microrganismi parassiti esclusivi dell'uomo è costituito, dall'uomo stesso: in questo caso il serbatoio è l'uomo e le sorgenti sono i singoli individui ammalati o portatori. Alcuni microrganismi capaci di infettare l'uomo hanno il loro habitat naturale nell'ambiente esterno, che, va considerato serbatoio di infezioni, un esempio è l'agente della legionellosi che vive e si moltiplica nell'acqua.

I microrganismi patogeni hanno diverse vie di penetrazione nell'ospite. La maggior parte penetra attraverso le mucose del'apparato respiratorio, dell'apparato digerente, delle vie genito - urinarie, della congiuntiva. La cute costituisce una valida barriera che può essere superata attraverso soluzioni, con la puntura di insetti o la morsicatura di animali.

In caso di microrganismi fragili, il contagio è diretto, per contatto tra la sorgente (malato o portatore) e il soggetto recettore. Al contrario, i microrganismi capaci di resistere a lungo all'azione inattivante di fattori ambientali possono essere trasmessi con varie modalità, anche a distanza di tempo.

La trasmissione diretta per contatto è tipica delle infezioni veneree: gli agenti responsabili sono rapidamente inattivati nell'ambiente, di modo che il loro passaggio avviene, direttamente dalle mucose genitali del soggetto infetto alle mucose del soggetto sano. La trasmissione diretta può aver luogo  anche senza l'effettivo contatto, come nel caso degli agenti patogeni espulsi con le goccioline infettive che si producono con lo starnuto, la tosse e che vengono immediatamente inalate da un soggetto recettivo presente nelle immediate vicinanze, questa è una trasmissione diretta per via aerea ed è tipica delle infezioni respiratorie acute e di alcune infezioni esantematiche (influenza, raffreddore, rosolia). La trasmissione diretta è seguita da microrganismi che si inattivano rapidamente nell'ambiente.

La trasmissione indiretta è abituale di molte malattie infettive e può avvenire tramite veicoli o per mezzo di vettori. I primi sono costituiti da substrati inerti quali : acqua, alimenti, aria. I vettori, invece, sono organismi animati che attuano il trasporto dei microrganismi con movimento proprio. I diversi oggetti d'uso (stoviglie, biancheria, giocattoli) possono fungere da veicoli.

Catene di contagio:

Quando un microrganismo è capace di parassitare una sola specie, la trasmissione dell'infezione può avvenire, soltanto tra individui appartenenti a quella stessa specie: si realizza cioè una catena di trasmissione omogenea e omonima. Ne sono esempi le infezioni come la rosolia, il morbillo. Altre infezioni, (es. le zoonosi come rabbia) si trasmettono solo tra vertebrati, ma appartenenti a specie diverse: la catena è omogenea eteronima. Quando la trasmissione si effettua per mezzo di un vettore obbligato, ma esclusivamente da uomo a uomo (es. malaria) la catena è eterogenea ed omonima; infine, quando la trasmissione è attuata da un vettore, ma l'infezione è trasmessa fra le varie specie animali ed anche l'uomo, la catena del contagio può chiamarsi eterogenea eteronima (es. peste).

Fattori favorenti le infezioni:

I fattori favorenti possono essere individuali ed ambientali. I fattori favorenti individuali possono essere distinti in :

fattori biologici : costituiti da tutte quelle condizioni che portano alla diminuzione dei meccanismi di difesa, es. la denutrizione e gli stati di immunodeficienza

fattori comportamentali : sono vari a seconda delle infezioni e dell'ambiente, ad esempio: il frequente cambio di partner ed infezioni trasmesse per vie sessuali

I fattori ambientali, sono molto vari, ad esempio l'affollamento, è fattore di rischio per le infezioni trasmesse per via aerea.


Modi di comparsa delle malattie infettive nella popolazione:

In rapporto ai vari fattori che agiscono, una malattia infettiva può manifestarsi in una popolazione in forma epidemica, endemica o sporadica:

epidemie : più casi di malattia che si presentano nella stessa popolazione o nello stesso gruppo di individui entro un breve periodo di tempo, purché abbiano la stessa origine, configurano una epidemia. Le epidemie possono avere durata variabile e coinvolgere un numero più o meno elevato di soggetti recettivi. Quando la diffusione epidemica va oltre i confini di un paese e dilaga attraverso i continenti, viene usato il termine pandemia. Il primo caso di malattia che introduce il contagio nel gruppo è detto caso indice, mentre gli altri sono detti casi secondari; il periodo di tempo che intercorre tra inizio della malattia nel caso indice e l'inizio nel primo dei casi secondari è detto intervallo seriale. Un'epidemia insorge in una popolazione precedentemente indenne. Essa ha origine dall'importazione dell'agente responsabile, si diffonde rapidamente e si esaurisce in breve tempo con il venir meno dei fattori che ne hanno permesso l'insorgenza

endemia: quando l'agente responsabile è stabilmente presente e circola nella popolazione, manifestandosi con un numero di casi più o meno elevato ma uniformemente distribuito nel tempo. Numerose malattie endemiche presentano caratteristici cicli stagionali con maggior frequenza in certi mesi dell'anno e minima frequenza in altri, dovuti all'influenza di fattori meteorologici, biologici e sociali.

sporadicità: il caso sporadico è quello che si manifesta in una popolazione in cui quella malattia è assente da tempo e che non si trasmette ad altri individui, rimanendo isolato. Possiamo considerare sporadici, ad esempio, i casi di malaria contratta all'estero e manifestatisi al rientro in Italia.

Rilevamento della frequenza delle infezioni:

Numerose malattie infettive sono soggette a notificazione obbligatoria. Le notificazioni, raccolte dalle autorità sanitarie locali, vengono trasmesse all'ISTAT che elabora i dati e li pubblica periodicamente.

Notificazione obbligatoria: il medio, che nell'esercizio della sua professione sia venuto a conoscenza di un caso di malattia infettiva e diffusiva, ha l'obbligo di darne immediata comunicazione alle autorità sanitarie, la comunicazione va data anche quando non si è certi della diagnosi. Per alcune malattie la tempestiva segnalazione di un caso sospetto o accertato è di estrema importanza ai fini di evitare successivi contagi. Attraverso l'obbligo di notificazione è possibile effettuare la sorveglianza epidemiologica ed individuare i periodi di maggior frequenza e le popolazioni esposte ad un rischio maggiore, con possibilità di predisporre le più opportune strategie di controllo.

accertamenti di laboratorio: sono spesso necessari per confermare la diagnosi clinica. Gli esami di laboratorio possono essere utili anche in soggetti non malati ma che sono venuti a contatto con i malati, per scoprire eventuali portatori.

Riassumendo:

microrganismi:

saprofiti = habitat naturale l'ambiente

commensali = habitat naturale i tegumenti

parassiti / patogeni = possono aggredire l'ospite causandogli un danno

patogeni opportunisti = possono aggredire l'ospite solo per abbassamento delle difese o per contatto con distretti normalmente sterili

Malattie infettive:

contagiose (trasmissibilità) = causate da agenti patogeni che eliminati per vie diverse giungono ad altri soggetti recettivi

non contagiose : i microrganismi responsabili non sono eliminati nell'ambiente e per diffondersi necessitano dell'intervento di appositi vettori o eventi

Sorgente di infezione = il soggetto ammalato di una malattia infettiva quando elimina all'esterno l'agente patogeno

Serbatoio di infezione = l'ospite (umano o animale) di un microrganismo patogeno

Portatore = soggetto non ammalato che alberga nel suo organismo microrganismi patogeni e li elimina all'esterno.

portatore convalescente = eliminazione per un breve periodo dopo la guarigione clinica

portatore cronico = eliminazione perdurante dopo la guarigione clinica

portatore in incubazione = eliminazione già durante il periodo di incubazione

portatore sano = infezione in apparente

Patogenicità = capacità propria del microrganismo parassita di causare un danno all'ospite che si esprime attraverso uno stato di malattia. Viene distinta in:

invasività d'organismo = bacillo della peste, tifo addominale, virus morbillo, virus dell'epatite, microbatterio tubercolare. Non invasivi : cocchi piogeni

tossigenicità = bacillo tetanico, bacillo difterico

Virulenza = grado di patogenicità sviluppato da un determinato stipite, appartenente a una specie microbica patogena, nel confronti di un determinato ospite



Carica infettante = numero minimo di microrganismi necessario a provocare l'infezione. Essa varia da specie a specie ed all'interno della stessa specie varia secondo lo stipite e/o l'ospite interessato

Veicoli e vettori di infezione

veicoli = sostanze inerti quali acqua, alimenti, aria, oggetti d'uso ecc

vettori = organismi animati che attuano il trasporto dei microrganismi con movimento proprio

Infettività = capacità di un microrganismo di penetrare, attecchire e moltiplicarsi dell'ospite

Contagiosità = capacità di un microrganismo patogeno di passare da un soggetto recettivo ad un altro, a seguito della sua eliminazione all'esterno dell'ospite nel corso del processo infettivo

Catena di contagio

trasmissione omogenea e omonima : se avviene all'interno della stessa specie

trasmissione omogenea ed eteronima : solo tra vertebrati ma di specie diverse (rabbia)

trasmissione eterogenea ed omonima : se vi è interposizione di un vettore nell'ambito della stessa specie (malaria)

trasmissione eterogenea e eteronima : se vi è interposizione di un vettore ma specie diverse (peste)

Virus = agenti infettanti di piccole dimensioni (nm) caratterizzati da una organizzazione estremamente semplice e da parassitismo intracellulare obbligato con meccanismi replicativi particolari e diversi. Costituiti essenzialmente da:

materiale genetico (genoma) caratteristico per la presenza di DNA o di RNA

rivestimento proteico con funzioni difensive o di attacco alle cellule (capside)

in alcuni casi presentano una membrana esterna (pericapside) munita do "spine" di natura proteica o glicoproteica con funzione immunologica

Miceti = organismi eucarioti, aerobi immobili, chemio sintetici privi di clorofilla, unicellulari (lieviti) o pluricellulari (muffa), con strutture somatiche solitamente filamentose e ramificate

Sporadicità = comparsa di casi isolati non generati dalla popolazione

Endemia = frequenza di malattia identica alla frequenza attesa

Epidemia = frequenza di malattia superiore alla frequenza attesa


DEFINIZIONE ED OBIETTIVI DELLA PREVENZIONE

La prevenzione ha compiti ben definiti che consistono nell'impedire l'insorgenza e la progressione delle malattie, per mezzo di interventi sulla popolazione e sull'ambiente di vita e di lavoro. A seconda degli obiettivi e dei metodi di intervento distinguiamo tre tipi di prevenzione:

Prevenzione primaria : obiettivo è impedire l'insorgenza di nuovi casi di malattia nelle persone sane. Al fine di eliminare o ridurre le cause ed i fattori di rischio possono essere messi in atto i seguenti metodi di intervento:

rimozione dell'agente causale

protezione ambientale

aumento delle difese individuali e adozione di uno stile di vita favorevole alla salute

Prevenzione secondaria : obiettivo la scoperta e la guarigione dei casi di malattia prima che essi si manifestino clinicamente. E' rivolta a coloro che sono entrati in contatto con la malattia ma il danno non  è clinicamente evidente. Il vantaggio della diagnosi precoce nella fase preclinica è che la terapia darà maggiore probabilità di guarigione definitiva; quindi, un intervento di prevenzione secondaria ben condotto determinerà una riduzione della mortalità. La prevenzione secondaria NON rimuove le cause della malattia.

Un intervento di prevenzione secondaria è l'effettuazione dello screening, cioè la selezione di coloro che sono già ammalati pur non presentando ancora sintomi della malattia. Lo screening è selettivo quando la ricerca è operata fra individui apparentemente sani, ma appartenenti ad una categoria con rischio di ammalare particolarmente elevato. Lo screening è di massa, quando riguarda, l'intera popolazione esposta al rischio e va effettuato solo quando l'incidenza della malattia che si vuole prevenire è elevata.

prevenzione terziaria : interventi medico - sociali tesi a impedire la progressione di malattia e permettere il riadattamento psico - fisico e il reinserimento sociale.

Obiettivi strategici della prevenzione:

protezione individuale : attraverso la protezione dei singoli dalla malattia che si raggiunge il controllo della malattia stessa nell'intera popolazione; basi pesare alla prevenzione del morbillo, che non ha alcuna possibilità di successo se le singole persone rifiutano di vaccinare i propri bambini.

controllo delle malattie : con questa espressione si intende una riduzione dei casi di malattia in una popolazione, in conseguenza di uno specifico intervento di prevenzione

eliminazione delle malattie : certi programmi di prevenzione possono portare alla diminuzione (controllo) prima ed alla scomparsa (eliminazione) poi dei casi di malattia di una data popolazione. Per eliminazione di una malattia deve intendersi, l'assenza di nuovi casi come effetto di specifici interventi di prevenzione di una data popolazione

eradicazione delle malattie : una malattia può dirsi eradicata quando è stato definitivamente rimosso l'agente causale, di modo che non si presentano più casi di malattia ne potranno mai presentarsene in futuro (unico esempio è rappresentato dal vaiolo).

PREVENZIONE DELLE INFEZIONI

La prevenzione primaria mira ad evitare il contagio, o quando ciò non è possibile, ad evitare l'infezione. Le strategie per la prevenzione primaria sono:

scoprire e rendere inattive le sorgenti di microrganismi patogeni

interrompere le catene di trasmissione, modificando i fattori ambientali ed i comportamenti che favoriscono la persistenza e la diffusione dei microrganismi patogeni

aumentare le resistenze alle infezioni

Ciascuna di queste strategie comprende diversi tipi di interventi. Per il controllo di alcune malattie infettive è valido un solo tipo di intervento (ad esempio la vaccinazione)

Scoperta e inattivazioni delle sorgenti e dei serbatoi di infezione:

Isolamento e contumacia :

per contumacia si intende l'obbligo di permanere in un determinato luogo per il periodo prescritto, osservando le prescrizioni igienico - sanitarie imposte dall'autorità sanitaria. Per isolamento si intende la separazione del soggetto da tutte le altre persone, ad eccezione del personale sanitario di assistenza. L'isolamento del malato deve essere mantenuto per il periodo di effettiva contagiosità.

Disinfezione e sterilizzazione:

Con la disinfezione ci si prefigge di distruggere i microbi agenti di malattie infettive, per impedirne la persistenza e la diffusione nell'ambiente e l'arrivo fino a soggetti recettivi. Essa viene attuata mediante mezzi fisici o chimici scelti a seconda del microrganismo patogeno che si vuole distruggere e del substrato in cui esso si trova.

La sterilizzazione ha lo scopo di distruggere ogni forma vivente, comprese le spore, rendendo privo di microrganismi, l'oggetto o l'ambiente da sterilizzare.

Mentre la disinfestazione ha specifiche applicazioni come pratica di prevenzione delle malattie infettive, la sterilizzazione ha applicazioni più generali per evitare di introdurre microrganismi dell'intimità dei tessuti.

La disinfezione dovrà essere continuata per tutto il tempo durante il quale la sorgente d'infezione è attiva e dovrà, essere rivolta verso i secreti e gli escreti con cui vengono espulsi microbi patogeni; dovrà riguardare anche tutti gli oggetti che, possono restare contaminati (stoviglie, biancheria) nonché il pavimento ed i mobili della stanza del malato. Al termine della malattia si effettua una disinfezione terminale con disinfettanti gassosi o nebulizzati.

Disinfestazione:

Per disinfestazione si intende la lotta contro i vettori, contro gli ectoparassiti e contro tutti gli insetti e altri piccoli animali nocivi o fastidiosi.

Anche per la disinfestazione si usano diversi agenti fisici e chimici secondo modalità di impiego che devono tener conto della biologia del parassita che si vuole distruggere.

Eradicazione dei serbatoi naturali:

In certi casi si può eliminare la malattia nell'uomo ricercando sistematicamente e distruggendo gli animali che rappresentano il serbatoio naturale del microrganismo

Interruzione delle catene di trasmissione:

A seconda dei microrganismi, le catene di trasmissione possono essere interrotte intervenendo sui fattori ambientali che ne favoriscono la diffusione o modificano i comportamenti della popolazione. Tali interventi rientrano nell'ambito della bonifica dell'ambiente e dell'educazione sanitaria.

Bonifica dell'ambiente:

Poiché i diversi fattori dell'ambiente fisico e dell'ambiente sociale possono favorire la diffusione di varie malattie infettive, è chiaro che la loro rimozione rappresenta un valido intervento preventivo. Concretamente, una rapida rivoluzione dei casi di malattia si può avere agendo sui veicolo e sui vettori dei rispettivi agenti patogeni. Ad esempio, il controllo della febbre tifoide e di altre infezioni enteriche, si ottiene fornendo alla popolazione acqua potabile abbondante e di buona qualità e provvedendo alla raccolta ed al trattamento dei liquami urbani con idonee fognature.

La bonifica dell'ambiente urgano, consiste nel risanamento delle abitazioni malsane, unitamente allo sviluppo economico e sociale, che porta all'eliminazione del sovraffollamento e della denutrizione.



Modificazione dei comportamenti:

Vi sono dei comportamenti individuale che espongono a maggiori rischi nei riguardi di diverse malattie infettive. La scelta di un opportuno stile di vita riduce, e in molti casi, annulla il rischio di infezione. Ad esempio, infezioni veneree, come la sifilide, la cui prevenzione è basata sul rifiuti dei rapporti sessuali con persone sconosciute e sulla fedeltà della coppia, oppure sull'uso sistematico del profilattico.

L'abbandono di comportamenti negativi e l'acquisizione dei comportamenti positivi rientra dell'ambito di intervento dell'educazione sanitaria. Anche nel caso della prevenzione delle infezioni occorre fornire chiare informazioni sulle modalità di trasmissione degli agenti microbici responsabili e sulle modalità per evitare di infettarsi.

Aumento delle resistenze alle infezioni:

Le difese dell'organismo possono essere aumentate in modo aspecifico oppure specificamente con l'immunoprofilassi. La somministrazione di antibiotici o chemioterapici a scopo preventivo va sotto il nome di chemioprofilassi

Resistenze aspecifiche:

La cute e le mucose costituiscono importanti barriere che si oppongono alla penetrazione dei microrganismi; se esse vengono superate intervengono meccanismi umorali e cellulari aspecifici che tengono a distruggere i microrganismi giunti nel circolo e nei tessuti.

Immunoprofilassi:

La profilassi immunitaria mira a proteggere da determinate infezioni attraverso il conferimento di uno stato di resistenza specifica verso singoli microrganismi patogeni.

immunoprofilassi attiva : si identifica con la vaccinoprofilassi. Questo serve a stimolare attivamente il sistema immunitario del vaccinato, che sviluppa uno stato di resistenza specifica verso il microrganismo contro cui è stato immunizzato

immunoprofilassi passiva : è attuata con la somministrazione di immunoglobuline (Ig) o di sieri immuni di animali (sieri eterologhi) che vengono rapidamente assorbiti dal punto di inoculazione. Si ricorre a questa profilassi quando persone non vaccinate sono esposte ad un grave rischio di infezione, in altre parole ciò bisogna ritenerlo come un intervento di emergenza

immunoprofilassi attiva e passiva : consiste nella somministrazione contemporanea di vaccino e di Ig, che vanno inoculati in siti diversi (Es. nel deltoide il vaccino e nel gluteo le Ig). In questo modo si ottiene rapidamente la protezione passiva, al declino di essa, subentra l'immunità attiva

Chemioprofilassi primaria:

Somministrazione di chemioterapici o antibiotici a persone che sono state di recente esposte al rischio di contagio ed ha lo scopo di impedire lo sviluppo del processo infettivo distruggendo i microrganismi eventualmente penetrati, prima che abbiano potuto impiantarsi e moltiplicarsi nell'organismo.

Prevenzione secondaria delle infezioni:

La prevenzione secondaria ha lo scopo di impedire che l'infezione evolva in malattia.

Chemioprofilassi secondaria:

Si differenzia dalla chemioprofilassi primaria per il fatto che i chemioterapici o gli antibiotici sono somministrati a persone in cui è già in atto il processo infettivo. Esempio è rappresentato dal trattamento con isoniazide di un bambino in cui è stata constatata di recente la comparsa di positività al saggio tubercolino.

Obiettivi della prevenzione:

Gli obiettivi delle infezioni sono:

protezione individuale dalle infezioni : la singola persona può proteggersi individualmente da buona parte delle infezioni anche in mancanza di interventi di prevenzione attuati dalle pubbliche autorità a vantaggio dell'intera comunità. Tuttavia, in un territorio con ricorrenti epidemie di malattie trasmissibili, solo le persone con elevate disponibilità economiche e grado di istruzione, sono in grado di mettere in atto i comportamenti ed i mezzi di prevenzione.

Solo per alcune infezioni, come quelle trasmesse per via sessuale, la protezione resta un fatto essenzialmente individuale

controllo delle infezioni : processo dinamico che, porta ad una riduzione dell'incidenza della malattia fino alla completa eliminazione dei casi originari in un dato territorio. In Italia è stato ottenuto il controllo delle diverse malattie infettive, sia grazie alle vaccinazioni obbligatorie sia per i miglioramenti intervenuti nell'ambiente sociale e nelle condizioni socio - economiche.

eliminazione delle infezioni: la fase successiva al controllo della malattia infettiva è l'eliminazione. In questa fase non ci sono più casi clinici in tutto il territorio. In Italia possono essere considerate eliminate la difterite e la poliomielite; nonostante ciò è necessario continuare la vaccinazione di massa per entrambe le malattie, poiché i rispettivi agenti eziologici potrebbero ancora essere presenti nella popolazione

eradicazione delle infezioni : consiste nella totale scomparsa del microrganismo responsabile in tutto il mondo o in un determinato territorio. La vaccinazione di massa è il mezzo più rapido per ottenere l'eradicazione. La prima e unica malattia infettiva eradicata in tutto il mondo è il vaiolo. Diverse altre infezioni presentano caratteristiche epidemiologiche tali da poterle radicare: la difterite, la poliomielite ed il morbillo. La difterite e la poliomielite sono state eliminate già da diversi anni in Italia e per la poliomielite si è prossimi alla certificazione dell'eradicazione.






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