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I Muscoli - Generalità sui muscoli

medicina



I Muscoli

I muscoli striati o dello scheletro sono costituiti da fibre muscolari longitudinalmente e trasversalmente striate ed ad essi sono dovuti i movimenti volontari e riflessi coi quali l'organismo si pone in relazione con l'ambiente in cui vive.
Il muscolo volontario (scheletrico) è l'organo più grande del corpo umano e conta per il 40% o anche più del peso corporeo: in un uomo di 70 kg si ha una media di 30 kg, cioè il 42,85%. Il numero dei muscoli che possono essere contati nel corpo umano dipende dal grado di suddivisione che viene utilizzato per valutare un dato muscolo e dal numero di muscoli considerati. Secondo Sappey sarebbero circa 501 i muscoli presenti nel corpo umano, 500 per il Chiarugi.
Bardeen, riferendosi alla Basle Nomina Anatomica, elenca 347 muscoli pari e 2 impari, per un totale di 696 muscoli. Non contando i capi, i ventri e le altre parti dei muscoli, la Nomina Anatomica citata dal Comitato Internazionale della Nomenclatura Anatomica in base alla Convenzione di Berna, elenca 200 muscoli pari, per un totale di 400 muscoli.

Generalità sui muscoli

Nei muscoli scheletrici si distinguono due estremità: l'origine e la inserzione. L'origine è quella situata sulla parte ossea che non viene mossa dal muscolo, l'inserzione sulla parte che viene spostata.
Negli arti l'origi 323i89d ne è sempre prossimale, l'inserzione distale. In corrispondenza dell'origine si trova il capo muscolare, al quale segue il ventre, che termina con il tendine. I muscoli, contraendosi, compiono un lavoro meccanico che consiste generalmente nell'avvicinamento di un segmento scheletrico ad un altro. Il segmento che si muove corrisponde a quella macchina semplice conosciuta in meccanica con il nome di leva. Nell'uomo sono rappresentati tutti e tre i tipi di leva, ma predomina quella di terzo genere, pur essendo la meno economica, per il fatto che le possibilità di accorciamento di un muscolo sono limitate. La forza del muscolo dipende dal suo diametro, che risulta dalla somma di tutti i diametri delle fibre muscolari; in tal modo si può determinare la forza muscolare assoluta. La forma del ventre muscolare dipende dalla spazio a sua disposizione. Per la funzione è importante la parte terminale, effettrice. Il tendine del muscolo può essere piegato, per esempio, intorno ad una parte scheletrica, troclea muscolare, che serve da punto fisso di riflessione.
Un tendine lungo può essere vantaggioso qualora la parte scheletrica cui è destinato il muscolo sia di piccole dimensioni. L'esempio più tipico è rappresentato dai muscoli lunghi delle dita dove i ventri muscolari sono situati nell'avambraccio e l'effetto è visibile solo sulle dita. A seconda del modo con il quale le fibre muscolari si portano verso il tendine, si distinguono varie forme muscolari. Il muscolo fusiforme è costituito da fibre lunghe che permettono movimenti estesi ma con poca forza; il tendine è relativamente breve.
Un'altra forma è il muscolo semipennato che ha un tendine lungo dove si inseriscono fibre muscolari brevi; quindi si ottiene un diametro fisiologico alto con una forza muscolare maggiore. Il muscolo bipennato corrisponde nella sua morfologia a quello semipennato, solo che l'inserzione delle fibre muscolari sul tendine è bilaterale. Esistono, inoltre, i muscoli multipennati con fibre muscolari orientate in varie direzioni.
Un muscolo può originare in più punti e quindi si parla di muscoli con due, tre o quattro capi, i quali si uniscono in un solo ventre e terminano con un tendine unico. A questo tipo muscolare appartengono per esempio il muscolo bicipite o il tricipite brachiale. Se un muscolo ha un solo capo di origine, ma presenta uno o più tendini intermedi, inserzione tendinea, lo si chiama un muscolo con due o più ventri. Un muscolo con due ventri, muscolo biventre, ha due corpi muscolari all'incirca uguali. A seconda della forma si distinguono anche i muscoli larghi, forniti di un tendine piatto, aponeurosi. Tali muscoli possono essere triangolari o quadrati. I muscoli possono essere estesi su di una, due o più articolazioni e si parla di muscoli uni-, bi- o pluriarticolari. Questi possono provocare nelle articolazioni singole vari movimenti qualche volta anche opposti. Così ad esempio, i muscoli interossei della mano sono flessori dell'articolazione metacarpofalangea ed estensori delle articolazioni interfalangee. I muscoli che collaborano in un movimento sono sinergici e quelli che si oppongono nello stesso movimento sono antagonisti . La combinazione di sinergici ed antagonisti può variare per i diversi movimenti.
Ad esempio, più muscoli sono sinergici nella flessione del carpo, ma diventano antagonisti nella abduzione radiale. Per la loro funzione, è importante che i muscoli conservino, anche a riposo, uno stato di semi contrazione detto tono muscolare.
Il muscolo si può trovare in stato di insufficienza attiva o passiva. Nell'insufficienza attiva il muscolo è insufficiente perchè ha raggiunto il suo massimo accorciamento. Nell'insufficienza passiva è gia stata raggiunta la posizione terminale dal lato opposto (per esempio impossibilità di chiudere il pugno con la mano estesa al massimo).
Si distingue nella funzione muscolare una funzione attiva di movimento ed una passiva di postura. Un muscolo può funzionare sia passivamente come muscolo posturale, che attivamente come muscolo di movimento.
Per la funzione dei muscoli sono necessari vari dispositivi ausiliari. Tra queste sono:
a) fasce, cioè guaine connettivali che avvolgono muscoli singoli o gruppi muscolari e quindi permettono lo scivolamento dei vari muscoli
b) guaine tendinee (vagine sinoviali tendinee) che migliorano le capacità di scorrimento dei tendini. Esse sono costituite da due strati: lo strato interno, strato sinoviale, è formato da una lamina viscerale, avvolta direttamente intorno al tendine, ed una lamina parietale collegate tra loro mediante il mesotendine. Tra queste due lamine si trova la sinovia che migliora lo scivolamento. Verso l'esterno lo strato sinoviale è rivestito dallo strato fibroso.
c) borse di scivolamento (borse sinoviali) che hanno la funzione di proteggere il muscolo nei punti ove esso ha maggior attrito con l'osso.
d) ossa sesamoidi che si trovano nei punti dove i tendini sono sottoposti a fenomeni di pressione. Il più voluminoso osso sesamoide è la patella.
e) cuscinetti adiposi, situati tra i vari muscoli ed anch'essi favorenti lo scivolamento; sono distribuiti in numero variabile in tutto il corpo (per esempio il corpo adiposo ascellare).



Richiami di istologia

Il muscolo può essere considerato una macchina che trasforma energia chimica in lavoro meccanico.
Questa trasformazione ha luogo durante la contrazione muscolare ed è iniziata e mantenuta dagli impulsi nervosi che arrivano al muscolo attraverso il suo nervo motore. Ogni muscolo è formato da un elevato numero di unità motorie, ciascuna della quali comprende:
- un neurone la cui cellula trovasi nel tronco encefalico o nel midollo spinale e il cui cilindrasse decorre nei nervi di moto sino a raggiungere la placca motrice, una struttura nervosa terminale di collegamento con il muscolo
- le fibre muscolari subordinate a quello specifico neurone.

Le fibre striate dei muscoli volontari hanno forma cilindrica; il loro diametro varia da 10 a 100 micron. In molti animali alcuni gruppi muscolari scheletrici appaiono di colorito giallo pallido, altri di colorito rosso: si parla, perciò, di muscoli bianchi e di muscoli rossi.
In taluni specie, come nell'uomo, uno stesso muscolo può presentare fibre bianche e fibre rosse. Lo studio di queste caratteristiche viene effettuato su sottilissime sezioni di tessuto muscolare ricavate da frammenti prelevati con agobiopsia o biopsia chirurgica estemporanea. Le sottilissime sezioni di muscolo vengono colorate con ATPasi a differenti pH di incubazione e con NADH-TR. Si ottiene una suddivisione in fibre di tipo I (o rosse, o lente; STF) e di tipo II (o bianche, o veloci; FTF), ulteriormente suddivise nei tipi IIa (FTF di tipo intermedio), IIb (FTF di tipo esplosivo o veloci assolute) e IIc di tipo embrionale, il cui riscontro è definito occasionale dalla letteratura accreditata e sta generalmente ad indicare una vivace attività rigenerativa, indice di sofferenza muscolare da esercizio. Il criterio di tipo metabolico conduce ad un diverso inquadramento delle denominazioni delle diverse fibre muscolari, con una definizione di significato funzionale certamente più specifica
TIPO I (STF o rosse)= a contrazione lenta, ad alta capacità ossidativa e bassa attività glicolitica
TIPO II (FTF o intermedie)= a contrazione rapida, ossidativa, glicolitica
TIPO II (FTF o bianche)= a contrazione rapida, alta capacità glicolitica, bassa attività ossidativa

Ben nota è la strutturazione microscopica e submicroscopica della fibra muscolare striata (sarcolemma, sarcoplasma , reticolo sarcoplasmatico, miofibrille, etc.) e gli eventi che conducono all'accopiamento fra la eccitazione nervosa del muscolo e la sua contrazione. La massima forza contrattile del muscolo è strettamente correlata alla sua superfice di sezione, mentre la velocità di contrazione si correla al tipo di fibre muscolari coinvolte ( veloci o lente ) ed alla capacità di reclutamento neuro-muscolare. Anche le caratteristiche elastiche del muscolo sono fondamentali per lo sviluppo di tensioni elevate ed elevati impulsi di forza, in un movimento breve di tipo balistico.

Semeiotica del muscolo

L'esplorazione clinica delle masse muscolari è realizzabile attraverso i comuni procedimenti dell'esame obbiettivo. Le fasi principali di questo (ispezione , palpazione) vengono integrate dallo studio funzionale dei segmenti scheletrici, esaminandone la motilità attiva e passiva. La semeiotica speciale del muscolo comprende quel complesso di esami strumentali e di prove farmacologiche (prostigmina) e di laboratorio attraverso i quali è realizzabile, per lo meno in parte, una diagnosi di natura della lesione muscolare. Tra gli esami strumentali ricordiamo i mezzi grafici (ergografia, miografia e l'elettromiagrafia nelle sue diverse forme), l'ecotomografia, l'esame TAC, la RMN, la xeroradiografia. Le determinazioni di laboratorio (VES, tests reumatici, T3 T4, CPK, LDH ed altri enzimi serici, elettroliti, etc.) consentono in molti casi specificazioni che sono molto utili dal punto di vista diagnostico differenziale; utilissimo il ricorso alla biopsia muscolare nei casi dubbi.






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