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MADRIGALE - GIULIA ALBERICO - COMMENTO E VOTO

lettere



MADRIGALE

GIULIA ALBERICO



COMMENTO E VOTO:


Questo libro, di Giulia Alberico, è costituito da tre racconti che hanno in comune il fatto di scaturire da dei "ricordi": nel primo si tratta dei ricordi di una casa, nel secondo quelli di Donna Ortensia e nell'ultimo quelli di Regina.

Tuttavia, essi hanno come elemento discorde un diverso stile, una diversa forma.

Nel primo racconto una casa di villeggiatura costruita nel 1908 narra le storie della famiglia che l'ha abitata e che ha pensato di venderla, perché era troppo grande e insufficientemente sfruttata, ma che alla fine non lo ha fatto più perché si è resa conto che evocava e conteneva troppi ricordi.

Il personaggio principale della famiglia è Teresa, una giovane argentina che prova moltissima nostalgia per la sua patria e per 737j94h la sua vecchia casa, molto somigliante a quella in cui vive ora con il marito e con i figli.



Ho apprezzato e trovato insolito, allo stesso momento, il fatto che sia la casa a parlare, come se fosse un essere animato, con dei propri sentimenti, ma incapace di muoversi, di agire.

Non deve essere semplice veder passare il tempo, veder cambiare le persone, e rimanere lì, immobili, senza poter far niente.

Ho provato ad immedesimarmi in un oggetto inanimato, la casa del racconto ad esempio, ma mi è sembrato di perdere vitalità, capacità di muovermi, di dialogare.tutte prerogative di noi esseri umani alle quali forse non prestiamo attenzione, che diamo per scontate come se tutto ci fosse dovuto, ma non è assolutamente così!

La casa mi ha dato l'idea di qualcuno costretto ad assistere passivamente ai cambiamenti e alle situazioni che la vita di giorno in giorno presenta e mi ha trasmesso molta malinconia.


Nel secondo capitolo una ragazza chiamata Ortensia (lo stesso nome della nonna), racconta che all'età di quattro anni è venuta a sapere dal padre della morte della madre, e così ha deciso di trascorrere tutta la vita con il padre, di dedicarla a lui.

Non ha un ragazzo, non pensa minimamente al matrimonio si preoccupa solo dei campi da coltivare e dell'orto da curare.è una vera e propria contadina.

Un giorno, però, conosce un giovane soldato tedesco e tra i due si instaura un rapporto particolare, continuato anche quando lui deve partire in guerra (la seconda guerra mondiale) tramite lettere.

Il padre di Ortensia, venuto a conoscenza di questa corrispondenza, nasconde tutte le lettere del soldato e la giovane per anni non riceve più notizie di lui.

Finché, sistemando la soffitta, non trova un blocco di lettere legate con un nastro, tutte del soldato!

Capisce così che è stato il padre a nasconderle, e viene anche a sapere che egli aveva mentito pure sulla morte della madre, la quale, in verità, era deceduta su una nave diretta in America che era affondata.

Così Ortensia comincia a provare una rabbia intensa, mista a dolore, che non sa come placare.

Immedesimandomi nella protagonista ho provato un'indignazione enorme: non so come avrei reagito al suo posto, ma credo che sia inconcepibile che un padre nasconda alla figlia l'esistenza di una madre e che le "elimini" ogni probabilità di sposarsi e costruirsi una famiglia interrompendo la corrispondenza con il soldato!

Oltretutto solo per egoismo, per assicurarsi la vicinanza della figlia, per evitare che se ne andasse e lo lasciasse solo!

Penso che mi sarei sentita vuota, che avrei creduto di aver buttato al vento un'intera vita, e che avrei perso ogni motivazione per andare avanti.

Per questo motivo questo capitolo mi è sembrato il più amaro e triste.


Il terzo racconto, a mio avviso il più  toccante e malinconico, nonché quello che mi è piaciuto maggiormente, è costituito da due lettere, delle quali la seconda è la risposta alla prima.

Il mittente è una ragazza, figlia di Regina.

Regina è una donna affascinante, molto corteggiata e anche un po' egoista che diventa madre "per caso" e non ha la minima idea di come ci si occupi di un figlio.

Così quando la figlia cresce, subito sente la mancanza d'affetto, di tenere carezze, di quella tipica complicità che si instaura fin da subito tra madre e figlia.

Ancora bambina già sembra una donna matura per il modo di ragionare, di comportarsi e quando veramente diventa adulta, si sposa e a sua volta diventa mamma, si trova "costretta" ad occuparsi della madre con la quale non va affatto d'accordo, con la quale non è mai riuscita ad instaurare un vero e proprio rapporto basato sull'affetto, ma che invece, al contrario, crede di odiare.



A cinque anni era già in grado di scrivere e aveva cominciato a quell'età a riportare su un quadernino tutti i suoi pensieri, i suoi stati d'animo. solo così riusciva a sfogarsi, per quanto possibile.

Rimproverava alla madre di non essere stata un buon genitore, di non esserle mai stata vicina, di non averla mai amata.

Un giorno, però, Regina trova questo quaderno e, non senza difficoltà, legge tutto ciò che la figlia aveva scritto su di lei e per lei.

Sono pagine amare, pensieri difficili da mandare giù eppure lei decide di rispondere alla figlia scrivendo a sua volta su un quadernino.

Non per cercare di recuperare in qualche modo ai suoi errori, non per sistemare il rapporto con la figlia, sa che questo non sarebbe possibile, ma così, quasi per istinto.

Regina sa di averle provocato molto dolore, di averle fatto del male, di averla ferita. si rende conto di non essere stata neppure capace di amarla.

Infatti, è con la nipotina che scopre quei gesti d'affetto che sono una sicurezza, un conforto per i bambini.

Anni addietro si trovava impacciata, non aveva la minima idea di ciò che avrebbe dovuto fare.voleva solo l'attenzione di tutti, si faceva bella per essere corteggiata da tutti e raccontava la sua infelicità per fare in modo che più persone la stessero a sentire...

Solo così si sentiva bene.ma purtroppo a pagare le conseguenze di questo egoismo ed egocentrismo era stata la figlia.

Di quest'ultimo capitolo mi ha colpito il rapporto, o meglio, "la mancanza di rapporto" tra Regina e sua figlia.

Pensare a come si siano sentite è stato reso possibile e facilitato da quelle che sono due vere e proprie lettere di intensa drammaticità e colme di sentimento, di rivelazioni, di emozioni.

In alcuni tratti sembra quasi un diario, una forma di scrittura che personalmente amo molto perché permette di aprirsi, di sfogarsi, di esporre ciò che normalmente non viene detto, ma si tiene nascosto, dentro di sé, al sicuro.

Se da un lato non ho condiviso il modo di pensare e quindi di agire di Regina, dall'altro ho molto ammirato il comportamento di sua figlia che, maturata in fretta, ha agito, secondo me, in maniera molto consona alle situazioni.

Nonostante tutto ha sempre mantenuto un rapporto con la madre e le è stata vicina nel momento del bisogno: forse per mancanza di coraggio, forse per i sentimenti che malgrado la sua convinzione, ancora provava verso di lei, ma il perché non è importante, l'importante è che lo abbia fatto.


In generale, ho trovato questo libro molto interessante e piacevole da leggere.

L'unica difficoltà che ho riscontrato è stata quella di ricordare i rapporti che legano i vari personaggi del primo e secondo racconto.

Per il resto, invece, ho trovato la forma molto semplice e scorrevole, un lessico chiaro e agevole e un'esposizione molto interessante e coinvolgente.


VOTO: 7,5



BAGGIOSSI JESSICA

II G






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