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Svevo e la "Coscienza di Zeno"

letteratura italiana



Svevo e la "Coscienza di Zeno"


La centralità del tema della realtà in rapporto alla coscienza, da cui essa viene a definirsi, è tradotto in ambito letterario da una radicale innovazione sia per quanto riguarda la struttura narrativa sia dal punto di vista tematico (vengono introdotte 636i85g tematiche legate all'inconscio, alla follia, come in Pirandello, e a una dimensione più interiore del singolo). In generale la realtà presentata da Svevo in "La coscienza di Zeno" non è altro che un quid determinato dalla coscienza stessa del protagonista, dalla sua "malattia", dalla sua nevrosi.

Per tale ragione la realtà del nevrotico Zeno non è attendibile nella sua descrizione; Zeno infatti non possiede nessuno strumento per poter giudicare oggettivamente il suo passato e il suo presente. Egli è tuttavia consapevole di questa sua condizione, anche quando ricaccia questa consapevolezza sotto il livello della coscienza proclamando, nelle ultime pagine del romanzo, che egli è finalmente arrivato alla "sanità".



L'insicurezza che si crea così nell'"io" narrante produce una serie di dubbi e di interrogazioni nel lettore. Pertanto Zeno non può condurre ordinatamente la narrazione, seguendo il cosiddetto "tempo oggettivo" del romanzo ottocentesco. Il tempo della narrazione diviene quindi il tempo interiore della coscienza, un "tempo misto" poiché gli avvenimenti che in esso si svolgono, presentati secondo gli accostamenti analogici della coscienza, sono sempre alterati dal desiderio del narratore. Significativo di come Zeno percepisca la realtà in rapporto alla propria nevrosi è come la malattia abbia come sola cura possibile un'illusione.

Queste nuove tematiche permeate sulla nevrosi e sul rapporto realtà-coscienza vengono affrontate attraverso nuove strutture narrative.

La narrazione non segue più il modello ottocentesco, costruito sul resoconto di una vicenda dall'inizio alla fine, secondo un percorso rettilineo che si svolge in progressione cronologica, ma viene adottata la "struttura aperta": la vicenda si sviluppa seguendo un percorso tematico, affrontando questioni diverse legate alla nevrosi del protagonista come la morte del padre, il motivo del fumo o il matrimonio. Eventi avvenuti in epoche diverse o contemporanei sono perciò narrati al di fuori della successione, all'interno di un "tempo misto", proiezione sulla realtà della coscienza interiore di Zeno.

"La coscienza di Zeno" rappresenta il nuovo romanzo d'avanguardia del primo novecento in cui, per meglio esprimere il rapporto sempre più centrale realtà-coscienza dell'individuo, prevale largamente l'uso del monologo interiore: la distanza fra "io" narrante e "io" narrato diviene così sempre più sottile e ambigua. Indubbiamente non manca il giudizio del primo sul secondo, ma esso resta sempre precario, aperto e problematico.

La presenza del giudizio distingue comunque il monologo interiore di Svevo dal "flusso di coscienza" di Joyce: la scrittura di Svevo presuppone infatti un controllo razionale, attraverso un'organizzazione logica e grammaticale.





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