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L'opera di Ugo Foscolo - L'epistolario

letteratura italiana



L'opera di Ugo Foscolo

L'epistolario

L'epistolario foscoliano è uno dei più ricchi e interessanti della letteratura italiana: benché molte lettere siano andate smarrite, l'epistolario consente di seguire da vicino lo svolgimento delle vicende biografiche, psicologiche e culturali del poeta. Prevalenti sono le lettere d'amore, ma ve ne sono altre rivolte alla famiglia, amici, conoscenti ed editori. Si avve 838e48i rte nelle sue lettere un'intenzione di esibizionistica di esprimere la propria soggettività e il proprio narcisismo. Questo avviene attraverso la costruzione di un personaggio, di vari personaggi, come se per parlare di sé Foscolo avesse avuto bisogno di specchiarsi in un "doppio". Falso e vero sono indissolubili nelle sue lettere. Nelle lettere d'amore il confine tra spontaneità ed artificio diviene indefinibile, le dichiarazioni d'amore eterno e insuperato si susseguono con un'ostentazione e morbosa intensità da risultare esibizionistiche. Più seducenti risultano le lettere puntate sulla propria fisionomia pubblica della quale l'autore non si stanca di rivendicare l'integrità e il decoro, scontrandosi con la necessità di difendersi da maldicenze e di umiliarsi a chiedere prestiti e soccorsi. Di particolare interesse appaiono le lettere dell'esilio inglese, dove l'eroismo ostentato lascia posto ad una consapevolezza tragica del bisogno e della sventura.

Ultime lettere di Jacopo Ortis

Questa fu tra le poche opere compiute ed approvate di Foscolo. Tra i primi abbozzi e l'edizione definitiva corrono vent'anni. La prima traccia del romanzo risale al 1796 e si riferisce ad un'opera in preparazione intitolata Laura, lettere, non conservata. Nel 1768 comincia la stesura più antica dell'opera vera e propri, della quale uscì un prima parte nello stesso anno. L'impegno militare costrinse Foscolo ad interrompere la stesura, completata a sua insaputa da un certo Angelo Sassoli per interessamento dell'editore. Tale versione recava il nome di Foscolo, ma venne disconosciuta dall'autore. L'opera è una raccolta ordinata delle lettere indirizzate da Jacopo all'amico Lorenzo Alderani fra il 1797 e il 1799, oltre ad Alderani vi sono altre indirizzate all'amata Teresa e ad altri. Lorenzo assume la funzione di narrare ciò che Jacopo non avrebbe potuto (il suicidio). La struttura e molti temi del romanzo rimandano ai grandi modelli europei di romanzo epistolare: numerosi sono i punti di contatto con il precedente Werther di Goethe. Sull'Ortis Foscolo proiettò il proprio carattere impetuoso e passionale e le proprie esperienze politiche e sentimentali.



Dei sepolcri

Nella prima edizione i Sepolcri vengono definite "carme": con tale definizione Foscolo rilanciava il significato classico del termine, che indicava un genere di poesia impegnata e solenne. Sarebbe possibile considerare l'opera come un poemetto filosofico, benché vi manchi del tutto l'elemento narrativo. A essere innovativo non è il tema sepolcrale, né il metro (endecasillabi sciolti) ma l'intento dimostrativo, il procedere per argomentazioni ed esempi, e nel rapporto continuamente stabilito tra presente e passato. Il testo è suddividibile in quattro parti. Il tema centrale è quello dei sepolcri, tema assai frequente nella poesia degli anni precedenti alla composizione dell'opera. Questo si presenta come tema strategico, poiché in grado di convogliare i principali nodi problematici della sua ricerca: il materialismo, il significato della civiltà e della poesia, la condizione dell'Italia e le possibilità di riscatto, l'identità individuale e sociale del poeta.

Le Grazie

L'elaborazione di quest'opera fu lunga e complessa, essa doveva essere strutturata in tre inni distinti ma correlati (Venere, Vesta, Pallade) che dovevano rappresentare tre momenti altamente emblematici della storica della civiltà umana. L'opera non fu perseguita in modo organico: in essa rientrarono alcuni frammenti composti negli anni precedenti ed egli non scrisse le varie parti secondo un ordine ma compose con una certa libertà i vari frammenti, assemblandoli in un secondo tempo entro la struttura generale. Ma più Foscolo lavorava al progetto, più questo si allontanava dalla linee generali della struttura, così che alla fine si mostravano vani i tentativi di organizzare un testo in modo compiuto. Tuttavia l'opera venne pubblicata secondo disegni il più possibile organici. Lo scopo di Foscolo era quello di creare un poema che parlasse delle misero condizioni dell'Italia e dell'evoluzione della civiltà umana.



I sonetti e le odi

Dell'abbondante produzione giovanile, Foscolo non volle salvare nulla: il "canzoniere" approvato consta di dodici sonetti (tra i più famosi Alla sera, A Zacinto e In morte del fratello Giovanni) e due odi (A Luigia Pallavicini caduta da cavallo e All'amica risanata).






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