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ALTRI DOCUMENTI
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CALIGOLA di Albert Camus
Introduzione.
sarebbe riduttivo e fuorviante considerare questo Caligola del 1941 una prima stesura del Caligola a tutti noto del 1944 e delle successive edizioni che Camus, animato da un'inesauribile febbre di aggiornamento, produsse negli anni a seguire destreggiandosi tra ripensamenti e modifiche
E
in realtà si tratta di qualcosa di sensibilmente diverso dall'opera cui siamo soliti fare riferimento nominando Caligola, pur avendone in comune la struttura drammatica nel suo evolversi essenziale
si tratta cioè di un testo nel quale giocano un ruolo determinante elementi per buona parte scomparsi nelle versioni successive, o comunque fortemente ridimensionati, come l'amore ad esempio e la tenerezza
quasi l'autore avesse voluto censurarsi per timore che dalla penna potessero sfuggirgli motivi in qualche modo assolutori, perché umani come l'amore, nei confronti del mostro imperiale dietro la cui maschera tutti gli intellettuali francesi avrebbero sicuramente intravisto il fantasma di Hitler (disumana icona della dittatura)
il dramma va in scena nel 1945, in una Francia nella quale va germinando il fiore della liberazione
Camus deve aver sentito tutto il peso degli eventi, imponendogli un'impietosa riscrittura, forse riduttiva, del suo dramma
sono scomparse così
sofferte immagini d'amore
folgoranti abbrividimenti d'incesto
ineguagliabili abbandoni alla pena e all'esaltazione "dell'andare oltre"
le deliranti fughe nel ricordo della purissima e radiosa passione per Drusilla
quelle agghiaccianti scene in cui l'evocazione della sorella morta si sovrappone all'inquieta presenza viva della sanguigna Cesonia, inesauribile espressione di una complicità femminile, immorale e materna al tempo stesso, portata alle estreme conseguenze
la grande metafora del "doppio" incarnata da Cherea, che nella sua fisionomia originale appare quale nemico irriducibile di Caligola per la sua somiglianza con il tiranno nelle passioni e nell'urgenza di superare ogni limite (quindi nella consapevolezza del mortale rischio che la poesia omicida delle grandi ebbrezze comporta), non certo per i nobili ideali che gli verranno attribuiti nel 1944 con l'intento di ricavarne un'edificante allegoria della Resistenza
tutto questo ci viene oggi restituito dal riscoperto inedito del 1941
("gli uomini muoiono e non sono felici")
la sola via praticabile per la traduzione di un testo come il Caligola del 1941 è quella del rigore lessicale, che si pone come necessaria quando ci si trova di fronte ad un inedito, a qualcosa di ancora sconosciuto dunque, intorno al quale non sono consentite operazioni rivolte a proporre nuove chiavi di lettura, che risulterebbero fuorvianti e anacronistiche in mancanza di un primo indispensabile approccio conoscitivo
E
quindi NO riferimento, nella traduzione, con l'edizione del 1944
si mostra quindi quanto diverse siano atmosfera e situazione, forse anche la storia, indipendentemente dal fatto che la pagina scritta riproponga, come in diversi punti accade, il medesimo dialogo perché??
come se la casa di questo giovane Caligola d'anteguerra fosse l'universo cinto da colonne d'amore
E
così come quella del disincantato Caligola del dopoguerra è diventata invece lo stato delimitato dalle fredde mura della logica
il delirio che ne deriva in entrambi i casi è omicida
l'imperatore è sempre protagonista e regista dell'evento narrato
chi gli sta accanto è comprimario e spettatore
gli altri sono genericamente pubblico e comparse la cui immagine è di volta in volta graduata a seconda della parte loro affidata
trepidante curiosità di Camus per il teatro
differenze che sembrano creare un abisso tra questa "nuova" edizione del 1941 939d32j e quelle dal 1944 in poi, un abisso profondo quanto la guerra
è necessario cercare di capire chi è davvero Caligola per Camus
Caligola è per Camus "un principe relativamente mite" in origine, che alla morte della sorella amante scopre che "il mondo così come va non è soddisfacente"
"da quel momento Caligola, ossessionato dall'impossibile, avvelenato dal disgusto e dall'orrore, tenta di esercitare, attraverso il delitto e il pervertimento sistematico di tutti i valori; una libertà"
la libertà di
prendere in parola quelli che lo circondando
costringerli alla logica
livellare tutto intorno a sé con la forza del suo rifiuto e la follia di distruzione cui lo trascina la sua passione per la vita
ma se la sua verità è di negare gli dei, il suo errore è di negare gli uomini
non si può distruggere tutto senza distruggere se stessi
per questo Caligola spopola il mondo che lo circonda e, fedele alla sua logica, tanto fa da armare contro di sé coloro che finiranno per ucciderlo
ma la sua non sarà la morte sgomenta e inconsapevole del tiranno che vede all'improvviso sgretolarsi il suo potere
E
Caligola acconsente a morire perché ha capito che nessun essere può salvarsi da solo e che non si può essere liberi se non contro gli altri uomini
è necessario leggere questa morte traendone un motivo di consolazione
poiché Caligola, consacrando in un unico atto supremo la sua infedeltà all'uomo e l'incondizionata fedeltà a se stesso, "avrà fatto per lo meno uscire qualche anima, tra cui quella del suo amico Scipione e la propria, dal sonno senza sogni della mediocrità"
Cronologia.
nasce il 7 novembre 1913 in Algeria; secondogenito di una modesta famiglia
La Doleur di de Richaud è l'opera che lo spingerà a diventare scrittore
nel 1930 si verifica il primo attacco di tubercolosi
legge moltissimi autori diversi
nel 1933 aderisce al movimento antifascista
frequenta ad Algeri la facoltà di filosofia
si interessa anche di arte
sposa Simone Hié (da cui si separerà successivamente)
nel 1934 aderisce al partito comunista
fonda ad Algeri il Théâtre du Travail
si intensifica l'impegno teatrale
rottura definitiva con il partito comunista; dopo l'esplusione fonda l'indipendente Théâtre de l'Equipe
come giornalista si specializza nei resoconti dei grandi processi e nei reportage
scoppia la guerra: si arruola volontario, ma viene congedato per inabilità; problemi con la censura
viene licenziato e non riesce a trovare lavoro in Algeria; va a Parigi; dopo l'offensiva tedesca lascia Parigi
sposa Francine Faure
la critica mostra grande interesse per L'Etranger
rientra in Francia e vi rimarrà bloccato, lontano dai suoi, fino alla liberazione
a Parigi collabora a Combat, che circola clandestinamente
l'attività clandestina è estremamente difficile e costringe anche Camus a continui spostamenti; dopo la liberazione Combat esce dalla clandestinità
ha 2 figli, Catherine e Jean
Caligula ottiene un notevole successo
ormai celebre, intraprende un viaggio negli Stati Uniti, accolto favorevolmente dai giovani universitari
La Peste è un grosso successo e Camus ottiene il Prix de Critiques
la pubblicazione di L'Homme révolté provoca molte polemiche di natura politica
Camus si ritrova isolato
si dimette dall'Unesco in seguito all'ammissione della Spagna franchista
si occupa soprattutto di adattamenti teatrali
Camus spera di aiutare l'affermazione politica di Mendés-France, secondo lui l'unico in grado di risolvere la crisi algerina
ad Algeri contribuisce ad una difficile riunione tra musulmani ed europei liberali
Requiem pour une nonne, adattamento da Faulkner, ha un enorme successo
gli viene conferito il Nobel per la letteratura; non pochi gli interventi polemici sulla stampa francese
esce Actuelles III, dedicato alla questione algerina; indifferenza della critica
cerca di ottenere la direzione di un teatro e di una compagnia
il 4 gennaio 1960 muore presso Villeneuve-la-Guyard in un incidente automobilistico
CALIGOLA
personaggi
Caligola (protagonista; imperatore)
Cesonia (amante)
Elicone (braccio destro)
Il giovane Scipione (amico di Caligola, poi contro di lui; poeta)
Cherea (letterato; contro Caligola; guida la congiura contro di lui)irea (letterato; poi contro C)ira.
dal quale potrai capire come stanno le cose. , spazientito, tenta invano di parlare a Cali
Il vecchio senatore
Pretesto
Mereia (viene ucciso per il "veleno")
Muzio (Caligola va con sua moglie davanti a lui)
L'intendente
Primo senatore
Secondo senatore
Terzo senatore
Senatori, cavalieri, guardie, servi
(Drusilla = sorella/amante morta di Caligola)
scena
tutto è consentito, tranne la "romanità"; il primo, terzo e quarto atto si svolgono in una sala del palazzo imperiale; il secondo atto si svolge nella sala dei banchetti di Cherea
ATTO PRIMO. Disperazione di Caligola.
Caligola è sparito da 3 giorni. Tutti lo stanno cercando.
Tutti i giovani son fatti così. Il tempo sistema tutto. Le pene d'amore non durano.
Ma sarà proprio lui, così com'era, quello che rivedremo??
Proprio non ci voleva. Caligola era l'imperatore ideale. Dopo Tiberio, se ne sentiva il bisogno.
Nessuno come Caligola ha mostrato tanta grandezza e nobiltà d'animo.
Non sarà questo a impedirci di continuare come prima. Amava Drusilla, d'accordo. Ma era sua sorella in fin dei conti. Andarci a letto era già troppo. Farne una malattia perché è morta comincia ad essere eccessivo.
La ragione di stato può anche ammettere l'incesto, ma bisogna essere spietati se poi questo danneggia lo stato.
Sappiamo tutti che se tua sorella non fosse così brutta, non avresti una visione tanto elastica della ragione di stato.
Amava troppo la letteratura. Un imperatore artista.
Se non ritorna, lo sostituiremo. Non sono certo gli imperatori che ci mancano.
No, sono gli uomini che ci mancano.
È ancora giovane. Lo ricondurremo alla ragione.
Entra in scena Caligola. È confuso, sudicio, grondante di acqua e infangato. Si vede riflesso nello specchio ed inizia a parlare. Continua a cambiare tono di voce.
Mostro, Caligola. Mostro per aver troppo amato. È ridicolo pensare che l'amore possa rispondere all'amore. La gente ci muore intorno, tutto qui. Questo mondo così com'è non è sopportabile. Gli uomini muoiono e non sono felici. Su questa terra lei solo mi amava. Ma ho tanto da fare. Bisogna che la porti via, lontano da qui, nella campagna che amava.
Come si può continuare a vivere con le mani vuote quando prima stringevano l'intera speranza del mondo?? Come venirne fuori??
Fare un contratto con la proprio solitudine. Mettersi d'accordo con la vita. Darsi delle ragioni, scegliersi un'esistenza tranquilla, consolarsi. Non è per Caligola.
Caligola sente delle voci, fugge ed entrano Scipione, Cesonia ed Elicone.
Caligola è un sentimentale. E il sentimento è qualcosa che si paga.
Rimangono Scipione e Cesonia.
L'amava fino a questo punto?? Di più, la desiderava. Se l'avesse solamente amata, la sua morte non avrebbe cambiato niente. Le malattie dell'anima non sono gravi. Ci si salva con la malinconia. Invece no, lui oggi sente i morsi della carne. Brucia tutto.
Ma desiderava anche te.
Sì, mi desidera, ma non mi ama. Vuol dire che mi domanda solo il piacere. Ma è desiderio questo?? Un giorno vedrai che si può amare spesso, ma mai desiderare più d'una volta.
Non puoi immaginare com'è stato buono con me. Mi ha aiutato. Ha aiutato la mia famiglia. Mi incoraggiava. Mi spiegava che la vita non è facile ma che c'è pur sempre l'arte, la religione, l'amore. Mi diceva che non si deve mai fare soffrire nessuno. Che questo è il solo errore da evitare. E che bisogna cercare di essere giusti con se stessi e con gli altri, cantare la felicità ed essere in armonia con il mondo.
Entra Caligola e contemporaneamente i senatori e l'intendente del palazzo.
Noi ti cercavamo, Cesare.
Caligola nel parlare è secco e deciso, duro e furioso.
Sai che ci sono da sistemare certi problemi che riguardano le finanze pubbliche, il Tesoro.
Ma certo, è vero, è d'importanza capitale il Tesoro! È tutto così importante: le finanze, la morale pubblica, la politica estera, le spese militari, le leggi agrarie! Tutto sullo stesso piano, la grandezza di Roma e la tua artrite. Ma ora ci penso io. Stravolgeremo l'economia politica in 2 tempi. Primo tempo: tutti i senatori, tutti i sudditi dell'Impero, che dispongono di qualche ricchezza devono diseredare i propri figli e fare immediatamente testamento a favore dello stato. A seconda delle nostre necessità, metteremo a morte questa gente seguendo l'ordine di una lista buttata giù a caso. Di volta in volta potremo modificare quest'ordine, sempre a caso. Ed erediteremo. L'ordine delle esecuzioni non ha nessuna importanza. O meglio, hanno tutte le medesima importanza, quindi non ne hanno affatto. D'altro canto, sono tutti egualmente colpevoli, gli uni come gli altri. Eseguirai questi ordini immediatamente. Se il Tesoro è fondamentale, la vita umana non lo è. Ho deciso di essere logico. Vedrete quanto vi costerà la logica. Il potere ce l'ho io. Eliminerò chi mi contraddice, e anche le contraddizioni. Comincerò da te, se necessario. La tua prima parola per salutare il mio ritorno è stata il Tesoro. Non si possono mettere il Tesoro e la vita sullo stesso piano. Incrementare l'uno è svalutare l'altra. Io accetto il tuo gioco.
Tutti cercano di farlo ragionare, senza riuscirci.
Rimangono Caligola, Scipione e Cesonia.
Comincio a capire la virtù del potere. Da questo momento, e per sempre, la mia libertà è senza più limiti.
Esce Scipione. Entra Cherea.
Non esiste che una sola libertà, quella del condannato a morte. Perché tutto gli è indifferente al di fuori del colpo che farà scorrere il suo sangue. Ecco perché non siete liberi. Ecco perché in tutto l'impero romano l'unico uomo libero è Caligola, circondanto da una nazione di schiavi. Per questo popolo orgoglioso delle sue libertà irrisorie è infine giunto un imperatore in grado di donare anche a lui una libertà profonda. Fate conto che da questo momento sia sospesa sul vostro capo una condanna a morte, come per i più cari e i più liberi dei miei figli.
Cherea esce. Rimangono Caligola e Cesonia. Caligola piange.
Non toccarmi. Non voglio essere toccato. Rimani ciò che eri. Sei la sola donna che non mi ha mai carezzato i capelli. Noi ci intendiamo, andiamo d'accordo su un sacco di cose. Restami accanto senza parlare. Forse ne verrò fuori. Sento crescere dentro di me delle presenze senza nome. Non possono nulla contro di loro. Sapevo che si può arrivare alal disperazione. Ma non sapevo cosa volesse dire. Pensavo, come tutti, che si trattasse di una malattia dell'anima. Invece no, è il mio corpo che soffre. Ho male al cuore. Sono tutto scosso da conati di vomito. Mi fanno male le gambe, le braccia, mi fa male la pelle. Ho la testa svuotata. Ma la cosa più rivoltante è questo sapore che ho in bocca. Non sa di sangue né di morte né di febbre, ma di tutto questo messo insieme. Mi basta muovere la lingua perché tutto si faccia nero e l'umanità mi ripugni.
Ti passerà, piccolo mio. Distenditi. Dormi. Per qualche giorno. Lasciati andare, non pensarci più. Non può durare in eterno. Sarebbe inumano. Ti sveglierai poi, e troverai ancora la campagna che ami. Tu hai il potere, e tutti ti appartengono. Guarderai Cesonia, che se ne starà in silenzio accanto a te. E poco alla volta rinascerai, tornerai presto ad essere l'uomo che tutta Roma ha amato.
Non parlarmi di quell'uomo. Mi fa schifo. Vorrei guarire ma non posso. Prima di sapere che c'è la morte tutto mi sembrava credibile. Ora non più. Ora non mi rimane altro che questo futile potere di cui tu parli. Più è smisurato più è ridicolo. Perché non vale niente al confronto degli sguardi che Drusilla mi rivolgeva. Non era lei, era il mondo che rideva attraverso i suoi denti. Ho capito una sera con lei che tutta la mia ricchezza era di questo mondo. E da quella sera non posso più liberarmene. Con lei ho perduto il mondo intero. Non posso accontentarmi di ricordi. Non saprei che farmene. Ho bisogno di un corpo, di una donna con delle braccia, con degli odore d'amore. Eppure da quella sera, ecco la cosa più penosa, da quella sera il ricordo della sua putrefazione è tutto quello che mi resta. Sapessi, Cesonia, che spaventosa smania mi ha preso di recitare un dialogo con questo specchio, con la sua ombra.
Cesonia lo supplica di non parlare.
Caligola inizia a fingere un dialogo con Drusilla, parlando allo specchio.
Avvicinati, Drusilla. Le dicevo così. Avvicinati, di più, più vicina .. no, non aver paura. Non ti desidero, non ancora o non più, non lo so. Quando poggio la mia mano sul corpo di un'altra donna, tutto il rimpianto della tua carne mi sale alle labbra. E quando qualcuna si appoggia alla mia spalla, l'ucciderei senza concederle un sorriso per punirla di aver tentato di imitare una tenerezza che non appartiene ad altri che a te. Mi supplicava spesso di tacere. Non risvegliare le mie angosce. È terribile amare nella vergogna. Ah, fratello mio! Quando vedo le mie compagne farsi silenziose, rifugiarsi nel sogno, quando leggo nei loro occhi l'immagine tenera e segreta che loro appassionatamente accarezzano dentro di sé, ah! .. come invidio allora quell'amore che loro nascondono mentre potrebbero apertamente confessarlo! Ma loro celano la felicità per proteggerla. Io taccio invece per l'infelicità che l'amore mi procura. E nonostante tutto, in certe sere come questa, come resistere a tutto ciò che il mio amore ha di puro e di struggente?? Io t'amavo, Drusilla, di un amore puro. T'amavo, Drusilla, con un impeto che aveva tutta la disperazione dei naufragi. E ogni volta che sprofondavo in questo amore, mi sottraevo ai clamori del mondo e all'infernale tormento dell'odio. Non lasciarmi, Drusilla. Ho paura. Ho paura dell'immensa solitudine dei mostri. Non andartene. Ecco cos'è che mi perseguita. Questo andare oltre .. vedessi che cosa fetida e rivoltante è diventata in poche ore. Hai sentito quell'altro: il Tesoro! Ah, comincio a vivere finalmente! Vivere, Cesonia, vivere è il contrario di amare. Che bello spettacolo, Cesonia. Mi occorre il mondo, e spettatori, vittime e colpevoli.
Inizia a battere sul gong, continuando a parlare.
Mi occorrono dei colpevoli. E tutti lo sono. Fate entrare i condannati a morte. Gli mostrerò cose che non hanno mai visto. Gli mostrerò un uomo libero, l'unico di tutto l'impero.
Al suono del gong il palazzo si anima di rumori. Entrano delle guardie, che subito escono.
E tu, Cesonia, tu mi obbedirai. Tu mi sarai complice sempre. Sarà meraviglioso. Giura di essermi complice. Tu farai tutto ciò che ti dirò. Sarai crudele. Fredda e spietata.
Non ho bisogno di giurartelo, visto che t'amo.
Entrano i senatori, altra gente del palazzo e tutti gli attori precedenti.
Venite. Avvicinatevi. Vi ordino di avvicinarvi. È un imperatore che ve lo ordina.
Caligola si mette freneticamente a cancellare un'immagine inesistente sul vetro.
Basta con Drusilla. Vedi, Drusilla non c'è più. E sai cosa rimane?? Avvicinati ancora. Guarda. Avvicinate. Guardate.
Caligola si mette di fronte allo specchio, punta il dito su di esso e grida: CALIGOLA.
ATTO SECONDO. Recita di Caligola.
Riunione di senatori a casa di Cherea. Discutono sul fatto che Caligola deve morire. Egli ha fatto e continua a fare moltissime cose negative: chiama il vecchio senatore bella mia e gli tasta il sedere; fa correre tutti i senatori intorno alla sua portantina tutte le sere quando va a fare la passeggiata in campagna, dicendo loro che fa bene alla salute; ha confiscato tutti i beni; ha ucciso padri e figli; ha rapito molte mogli e le ha messe a lavorare nel suo bordello; ha dato al popolo i posti che spettavano ai cavalieri nel circo e li ha spinti alla rissa con la plebe per poterli esporre meglio al rischio.
Sopporterete ancora tutto questo?? Tra il rischio di morire e questa vita insopportabile, fatta di paura e di impotenza, non ho dubbi.
È un depravato, un cinico, un commediante. Un impotente. Me l'ha detto mia moglie.
Confusione. Si sfoderano armi. Si precipitano tutti verso l'uscita, per andare al palazzo. Entra Cherea, impassibile, che frena questo impeto. Cherea cerca in tutti i modi di calmare i presenti.
Pensate che sia facile??
Che ci fai tu qui, se non sei con noi??
Ma io sono con voi. Anch'io voglio che Caligola sia ucciso. Voglio che le cose siano chiare. Se io avessi il potere di Caligola, agirei come lui, dato che sono animato dalle sue stesse passioni. Ma c'è un punto sul quale non posso essere d'accordo con voi. Ed è che se Caligola è pericoloso, se vi ha reso la vita insopportabile, non è certo per le sue oscenità, per le sue crudeltà, per i suoi delitti, ma perché passioni più alte e più morali lo sorreggono. Lui fa ciò che sogna di fare. Io sono con voi, con la società. Non perché mi piaccia. Ma perché non sono io ad avere il potere, quindi le vostre ipocrisie e le vostre viltà mi danno maggiore protezione, maggiore sicurezza, delle leggi migliori. Uccidere Caligola è darmi sicurezza. Finchè Caligola è vivo, io sono al completo potere del caso e dell'assurdo, cioè della poesia. Vedo sui vostri volti risentiti il sudore della paura. Anch'io ho paura. Ma io ho paura di quell'esaltazione disumana al cui confronto la mia vita non è niente. È questo il mostro che ci divora. Se c'è un solo individuo puro, nel male o nel bene, il nostro mondo è in pericolo. Ecco perché Caligola deve morire.
Io non ti capisco bene, ma sono d'accordo con te quando dici che le fondamenta della nostra società sono minate. Per noi la questione è soprattutto morale. La famiglia vacilla. Non c'è più pudore. Tutta Roma ha perduto la fede. Congiurati, la virtù ci chiama.
Cherea, tu hai parlato bene. E hai fatto bene a calmarci. È troppo presto per agire. Il popolo, oggi come oggi, ci sarebbe ancora contro. Non è il caso di pagare con la propria vita la morte di un carnefice. Vuoi aspettare con noi il momento opportuno??
Sì. Lasciamolo fare. Assecondiamolo. Gestiamo la sua follia. Verrà un giorno in cui si troverà solo davanti ad un impero di morti e di parenti di morti.
Clamore e trombe all'esterno. Tutti si zittiscono. Entra Caligola con Cesonia, seguiti da Elicone e soldati. Caligola passa davanti ai congiurati, uno ad uno, e poi esce.
Cesonia, ironica, guardando il disordine intorno, chiede ai presenti se si sono battuti. Sarà meglio mettere le cose a posto. Caligola detesta il disordine.
Finirete per fargli perdere la pazienza.
Ma via, che gli abbiamo fatto??
Niente, proprio niente. È inaudito essere insignificanti fino a questo punto. Finisce per diventare insopportabile. Mettetevi al posto di Caligola. Naturalmente, voi stavate tramando qualcosa.
Niente affatto. Ma lui lo pensa davvero??
Non lo pensa, lo sa. Ma credo che in fondo lo desideri anche un po'.
Si danno da fare per riordinare la stanza. Caligola rientra.
Signori, un'esecuzione mi attende. Ma ho deciso di fermarmi a mangiare prima qualcosa qui da te, Cherea. Fate venire anche le vostre mogli. Rufo è fortunato che mi sia venuta fame. Rufo è il cavaliere che deve morire. Non volete sapere perché deve morire??
Silenzio generale.
Bene, vedo che state diventando intelligenti. Avete finalmente capito che non è necessario aver fatto qualcosa per morire.
Entrano delle donne.
Bene, divertiamoci. Come viene. Senza formalità. Sono un uomo semplice, io. Sev'essere per questo che sono un incompreso. Però, quel Rufo, che fortuna. Sono sicuro che non apprezza questo piccolo rinvio. Eppure qualche ora strappata alla morte ha un valore inestimabile.
Iniziano tutti a mangiare. Caligola non sa stare a tavola. Ad un tratto interrompe di colpo il pasto per mettersi a fissare con insistenza Lepido, uno dei convitati.
Mi sembri di pessimo umore. Non sarà mica perché ho fatto ammazzare tuo figlio??
Ma no, Caligola. Al contrario.al contrario?? Ah, come mi piace quando l'espressione del viso smentisce le pene del cuore. Il tuo viso è triste. Ma il tuo cuore?? Al contrario. Non è così, Lepido??
Al contrario, Cesare.
Ah, Lepido! Nessuno mi è più caro di te. Facciamoci 4 risate. Ti va?? Dai, raccontami qualcosa si divertente. E va bene. Vuol dire che lo farò io. Però tu dovrai ridere. Non è vero, Lepido?? Se non altro per il tuo secondo figlio. D'altro canto, non sei mica di cattivo umore. Al .. al con .. dai, Lepido.
Al contrario, Caligola.
Adesso stammi a sentire. C'era una volta un povero imperatore che nessuno amava. E lui, che amava Lepido, fede uccidere il suo figlio più giovane per strapparsi questo amore dal cuore. Naturalmente non è vero. Buffo, no?? Ma tu non ridi. Nessuno ride?? Voglio che tutti ridano. Avanti, alzatevi e ridete.
Si alzano tutti. Qualche risata forzata.
Ma guardali, Cesonia. Guardali davanti alla paura. Niente va più. Onestà, dignità, saggezza, niente vuol dire più niente. Tutto sparisce davanti alla paura. La paura questo bel sentimento, senza artifici, un sentimento puro e disinteressato, uno dei pochi che traggono la propria nobiltà dal ventre. Cherea, sei molto silenzioso.
Sono pronto a parlare, Caligola. Appena me lo permetterai.
Perfetto. Allora zitto. Preferirei sentire il nostro amico Muzio. Parlaci di tua moglie. E comincia col mandarmela qui alla mia destra.
Caligola inizia a toccare la moglie di Muzio.
Dunque, quando sono entrato stavate complottando, no?? Stavate preparando la vostra piccola congiura, non è così??
Ma Caligola, come puoi pensare??
Non fa niente, bella mia. Bisogna pure capirla la vecchiaia. Siete incapaci di un atto coraggioso. Ma ora devo sistemare qualche affare di stato. Perà prima go una piccola necessità da soddisfare.
Si alza e trascina la moglie di Muzio in una stanza accanto.
Muzio fa per alzarsi. Cesonia, cordiale, lo ferma, chiedendogli di versarle ancora un po' di vino.
Allora, Cherea. Se ora mi dicessi perché prima stavate litigando.
Tutto è stato perché ci si chiedeva se la poesia debba essere omicida oppure no.
Davvero interessante. Anche se sfugge alla mia intelligenza femminile. Ammiro però che la vostra passione per l'arte possa spingervi fino alla rissa.
Proprio Caligola mi diceva l'altro giorno che non c'è passione profonda senza qualche crudeltà.
Ci ha parlato l'altro giorno del coraggio in maniera molto persuasiva.
Dovrebbe raccogliere insieme tutti i suoi pensieri. Sarebbe una cosa di un valore inestimabile.
A parte il fatto che lo terrebbe occupato. È evidente che ha bisogno di distrarsi.
Sarete entusiasti allora di sapere che ci ha pensato e che sta scrivendo un grande trattato.
Entrano Caligola e la moglie di Muzio.
Ti restituisco tua moglie, Muzio. Con i miei complimenti. Anche se un difetto ce l'ha: è debole di reni. Non rispondono come dovrebbero, per intenderci. Non sei d'accordo?? In fondo, può darsi che tu abbia ragione. Forse ho giudicato troppo in fretta. Vado a controllare.
Fa segno alla donna. Lei lo segue.
Cesonia cerca di distrare Muzio, rimasto in piedi, parlandogli del trattato di Caligola.
Dobbiamo dedurne allora che parla del potere omicida della poesia.
Più o meno mi pare.
Bene. Vuol dire che lo terrà impegnato, come diceva Cherea.
Sì, cara. Ma il titolo dell'opera vi turberà sicuramente.
Qual è l'esecuzione.
Entra frettolosamente Caligola con la donna, che restituisce a Muzio.
Ecco fatto. Sono stato rapido. Scusatemi, ma gli affari di stato mi assillano. A proposito; te lo confermo: è debole di reni. (All'intendente) Disponi la chiusura dei granai pubblici. Domani ci sarà carestia.
Ma il popolo si ribellerà.
Dico che domani ci sarà carestia. La carestia, lo sanno tutti, è un flagello. E io fermerò il flagello quando mi parrà. In fin dei conti non ho poi tante occasioni di mostrare che sono libero. Si è sempre liberi a spese di qualcuno. È assurdo, ma è così. Applicate questo concetto alla gelosia e vedrete. In ogni caso, la gelosia è davvero brutta. Vedere la propria donna che apre le gambe per ricevere nel proprio ventre il ventre di un altro. Mangiamo, signori. Sapevate che sto lavorando con Elicone molto seriamente?? Stiamo mettendo a punto un manualetto sull'esecuzione, del quale ci direte presto qualcosa.
Sempre che vi si chieda un parere.
Via, siamo generosi! Mostriamo loro i nostri piccoli segreti. Dunque, sezione terza paragrafo uno.
Elicone si alza e declama meccanicamente. "L'esecuzione dona conforto e libertà. È rassicurante e giusta nelle sue applicazioni pratiche come negli scopi che si prefigge. Si muore perché si è colpevoli. Si è colpevoli perché si è sudditi di Caligola. Ma tutti sono sudditi di Caligola. Quindi sono tutti colpevoli. Dal che si desume che tutti devono morire. È solo questione di tempo e di pazienza".
Che ne dite?? La pazienza ecco una bella trovata! È la cosa che in voi ammiro di più. E ora, signori, potete andarvene. Cherea non ha più bisogno di voi. Ma tu rimani Cesonia. E anche Lepido. E Mereia. Vorrei discutere con voi della gestione del mio bordello. Mi dà delle preoccupazioni.
Gli altri escono.
Ai tuoi ordini Caligola. Cos'è che non va?? L'impresa non funziona??
No, ma gli incassi sono scarsi.
Aumenta le tariffe.
Mereia ha perso un'occasione per tacere. Dato che la tua impotenza è universalmente nota, il tuo parere non è richiesto.
Allora perché mi hai fatto restare??
Perché tra poco avrò bisogno di un parere distaccato, senza passione.
Mereia si allontana.
Se posso invece esprimere un parere appassionato, Caligola, ti dico di non toccare le tariffe.
Naturalmente. Ma bisogna mantenere livelli di mercato. Ho già spiegato il mio piano a Cesonia, che ora ve lo esperrà. Io ho bevuto troppo vino e comincio ad avere sonno.
È molto semplice. Caligola crea un nuovo premio. Questo riconoscimento sarà l'Ordine dell'Eroe Civico. Sarà conferito a quei cittadini che avranno frequentato con maggiore assiduità il bordello di Caligola. La ricompensa verrà assegnata di mese in mese attraverso il controllo dei registri d'ingresso. Il cittadino che non l'avrà ottenuta almeno una volta in un anno sarà esiliato o giustiziato.
Perché "o giustiziato"??
Perché per Caligola non ha importanza. Ciò che conta è che lui possa scegliere.
Caligola socchiude gli occhi e guarda il vecchio Mereia che, a parte, prende un piccolo flacone e ne beve un sorso.
Che cosa bevi, Mereia??
Una medicina contro l'asma, Caligola.
Caligola si alza, gli va incontro facendosi largo tra gli altri e gli annusa il fiato.
No, è un antidoto contro il veleno.
Ma no, Caligola. Vuoi scherzare?? La notte non ce la faccio a respirare. È un pezzo che mi curo. È per l'asma.
Così, hai paura di essere avvelenato?? Tu hai paura che io ti avveleni. Mi sospetti. Mi spii. In ogni caso, non ti fidi di me. Se prendi un antidoto, è chiaro che mi attribuisci l'intenzione di avvelenarti. E dal momento che tu credi ch'io voglia avvelenarti, fai il possibile per opporti a questa volontà. Questo fa 2 delitti, e ti pone un'alternativa dalal quale non verrai fuori: o io non volevo ucciderti, e tu mi sospetti ingiustamente, tu me, il tuo imperatore, oppure sì, volevo ucciderti, e tu insetto, tu ti opponi ai miei disegni. allora, Mereia, che te ne pare della mia logica??
Certo, è .. è rigorosa, Caligola. Ma non è pertinente al mio caso.
Terzo delitto: tu mi prendi per un imbecille. Adesso siediti e sentimi bene. Sedetevi tutti. Di questi 3 delitti, uno solo è onorevole per te, il secondo, perché se tu mi attribuisci una decisione e ti opponi ad essa, allora ti ribelli. Sei un agitatore, un rivoluzionario. E questo è bello da parte tua. Ti amo davvero molto, Mereia. Devi a questo se sarai condannato per il tuo secondo delitto e non per gli altri. Tu morirai da uomo, Mereia, per esserti ribellato. Non ringraziarmi. Dai, è così naturale. Prendi. Bevi, è veleno.
Mereia, singhiozzando, fa segno di no con la testa. Caligola si spazientisce. Mereia tenta si fuggire. Ma Caligola, con uno scatto animale, lo precede al centro della scena, lo sbatte su una sedia e, dopo una breve colluttazione, gli ficca la fiala tra i denti e la frantuma a pugni. Mereia, con il viso imbrattato di liquido e di sangue, muore con qualche sussulto. Caligola si rivolge a Cesonia, dandole il flacone di Mereia.
Ma cos'è?? Contro il veleno??
No, Caligola. È contro l'asma.
Non fa niente. Fa lo stesso. Prima o poi ..
Esce.
Che facciamo??
Intanto togliamo di mezzo il corpo. È disgustoso.
Lepido si rivolge a Cherea. Dobbiamo sbrigarci.
Dobbiamo essere in 200.
Entra il giovane Scipione. Alla vista di Cesonia, fa per andarsene. Cesonia lo obbliga a restare.
Ha ucciso tuo padre?? Lo odi?? Lo vuoi uccidere.
Scipione risponde sempre di sì.
Allora perché me lo dici??
Perché non ho paura di nessuno. Ucciderlo o essere ucciso è lo stesso, 2 modi per farla finita. E poi, tu non mi tradirai.
È vero, non ti tradirò. Ma vorrei dirti qualcosa di difficile ma semplice allo stesso tempo, qualcosa che, se compresa veramente, potrebbe scatenare l'unica rivoluzione possibile sulla terra. Pensa prima all'espressione sconvolta di tuo padre quando gli strappavano la lingua. Pensa a quella bocca piena di sangue e a quel grido d'animale torturato. E ora pensa a Caligola. E adesso senti: cerca di capirlo.
Esce, lasciando il giovane Scipione senza parole. Entra Elicone.
Sta arrivando Caligola.
Aiutami, Elicone.
È pericoloso, mia colomba. Non m'intendo di poesia.
Tu potresti aiutarmi. Sai un sacco di cose.
Io so che i giorni passano e che bisogna sbrigarsi a mangiare. So anche che tu potresti uccidere Caligola .. e che la cosa non gli dispiacerebbe.
Entra Caligola. Esce Elicone.
Che stai facendo?? Continui a scrivere?? Puoi farmi leggere le tue ultime cose??
Ho scritto delle poesie, Cesare.
Su che??
Non lo so, Cesare. Sulla natura, forse.
Bell'argomento. Ampio. E che ne hai ricavato??
La consolazione di non essere Cesare.
Ah! Pensi che potrebbe consolare anche me per il fatto di esserlo??
Ne sono certo. Ha guarito ferite più gravi.
Derite?? Lo dici con cattiveria. È perché ho ucciso tuo padre?? Eppure hai scelto la parola adatta. Ferite! Non c'è che l'odio per rendere la gente intelligente.
Ho risposto alla tua domanda sulla natura.
Caligola gli chiede di recitargli una sua poesia. Scipione non vuole.
Dimentico sempre ciò che ho amato troppo.
Ecco la tua prima frase sincera. Dimmi almeno il contenuto.
Parlavo di un certo patto ..
Caligola, interrompendolo, con voce assorta, continua la poesia.
Scipione è sorpreso, esita e poi continua.
Segue un avvicendarsi di strofe tra Caligola, sempre più intenerito, e Scipione, quest'ultimo sempre più abbandonato.
Sì, proprio così. Ma tu come lo sai??
Non lo so. Forse perché amiamo le stesse verità. Oppure perché ci si può sempre intendere su sentimenti così vaghi.
Non importa, dato che tutto in me diventa amore.
È una preziosa virtù di questo tuo cuore, ragazzo mio. Potessi conoscere anch'io la tua trasparenza. Ma io sono animato da una passione troppo forte per la vita. La natura non le basterà mai. Tu non puoi capire. Se di un altro mondo. Tu sei puro nel bene come io sono puro nel male.
Posso capirti.
No, non questo mistero che mi porto dentro, questo lago di silenzio, queste erbe fradice. Certo, quella tua poesia è bella. Ma se posso dirti che ne penso .. ci manca il sangue.
Scipione, come morso da una vipera, si tira indietro e guarda Caligola con orrore. Continuando ad indietreggiare, parla lentamente, con voce sorda, mentre Caligola lo fissa intensamente.
Ah, mostro, mostro infetto. Hai recitato ancora. Hai appena recitato, vero?? E sei contento, no??
Sì, c'è del vero in ciò che dici. Ho recitato.
Che cuore fetido e insanguinato devi avere. Quanto ti deve torturare tutto quest'odio e questo male. Ah, come ti compiango. E come ti odio. E come dev'essere immonda la tua solitudine!
Caligola lo obbliga a tacere. Poi, esplodendo di rabbia, si getta su di lui, l'afferra per il collo e lo scuote.
La solitudine, sì, la solitudine! La conosci tu la solitudine?? La solitudine?? Quale solitudine?? Ma non lo sai che non si è mai soli?? E che dovunque ci portiamo addosso tutto il peso del nostro passato e anche quello del nostro futuro?? Tutti quelli che abbiamo ucciso sono sempre con noi. E fossero solo loro, poco male. Ma ci sono anche quelli che abbiamo amato, quelli che non abbiamo amato e ci hanno amato. Solo! Ah, se soltanto potessi godere la vera solitudine, non questa mia solitudine infestata di fantasmi, ma quella vera, fatta di silenzio. La solitudine! Ma no, Scipione. La solitudine risuona di denti che stridono, chiasso, lamenti perduti.
Caligola è disfatto. Scipione passa dietro Caligola e si avvicina, esitante. Tende una mano verso Caligola e gliela poggia sulla spalla. Caligola, senza voltarsi, la copre con la sua.
C'è sempre un momento di felicità nella vita, per tutti. È questo che ci dà modo di continuare. È a questo che ci si afferra quando ci si sente svuotati. Non c'è niente di simile nella tua vita??
Sì, nonostante tutto.
Che cosa??
Il disprezzo.
ATTO TERZO. Divinità di Caligola.
Rumore di cembali e tamburi. La scena si svolge su una specie di baracconata. Al centro si trovano Cesonia ed Elicone su un piccolo praticabile. Ai lati i suonatori. Seduti su dei seggi, di spalle al pubblico, qualche senatore e il giovane Scipione.
Elicone e Cesonia, recitando come 2 imbonitori, introducono lo spettacolo di Caligola.
Avvicinatevi! Ancora una volta gli dei sono discesi sulla terra. Il dio Cesare, chiamato anche Caligola, ha prestato loro le sue sembianze umane. Avvicinatevi, rozzi mortali, il miracolo divino avviene qui davanti ai vostri occhi. Per uno speciale privilegio del regno benedetto di Caligola, i segreti divini sono svelati agli occhi di tutti.
Avvicinatevi, signori! Venite ad adorare e a fare la vostra offerta. Il mistero celeste è oggi alla portata di tutte le borse.
Appare Caligola travestito da Venere grottesca su un piedistallo.
Oggi sono Venere.
Comincia l'adorazione. Prosternatevi.
Tutti si prosternano, salvo Scipione.
E ripetete con me la preghiera consacrata a Caligola-Venere.
Cesonia pronuncia la preghiera e i senatori la ripetono subito dopo di lei.
Accordato, figli miei. Le vostre preghiere verranno esaudite.
Uno dietro l'altro, i senatori si prosternano, versano l'offerta e si allineano sulla destra prima di uscire. L'ultimo, confuso, dimentica l'offerta e si ritira.
Ehi, ehi! Vieni qui, figliuolo. Adorare va bene, ma arricchire è meglio. Ecco, grazie. Così va bene. Se gli dei non avessero altri beni che l'amore dei mortali sarebbero poveri quanto il povero Caligola. Ed ora, signori, potete andarvene a raccontare in città lo straordinario miracolo cui vi è stato dato di assistere: voi avete visto Venere, dico, visto, con i vostri occhi umani. E Venere vi ha parlato. Un momento! Uscendo, prendete il corridoio di sinistra. In quello di destra ho messo delle guardie con l'ordine di uccidervi.
Elicone punta minacciosamente il dito verso Scipione.
Continuiamo a fare l'anarchico, mio piccolo Scipione!
Scipione si rivolge a Caligola. Tu hai bestemmiato, Caligola. Dopo aver insanguinato la terra, hai sporcato anche il cielo.
Attento, ragazzo mio. C'è gente che muore a Roma in questo momento, per aver detto molto meno.
Io ho deciso di dire la verità a Caligola.
Dunque, Scipione, tu credi agli dei??
No.
Allora non capisco. Perchè ce l'hai tanto con quelli che bestemmiano??
Si può non credere in qualcosa senza sentirsi per questo obbligati ad insudiciarla o negare agli altri il diritto di crederci.
Ma questa è tolleranza, vera e proprio tolleranza! Caro Scipione, sono davvero contento per te. Ed anche invidioso, sai. Perché si tratta dell'unico sentimento che forse non proverò mai.
E tu, ci credi agli dei??
Se permetti, questo resterà il grande segreto del mio regno. Tutto ciò che mi si può rimproverare oggi è di aver fatto qualche piccolo progresso sulla via della potenza e della libertà. Per un uomo che ama il potere, la concorrenza degli dei è seccante. Io l'ho eliminata. Ho dimostrato a questi dei effimeri che un uomo, se ci si mette, può esercitare senza nessuna pratica il loro ridicolo mestiere.
Ecco dov'è la bestemmia.
No, Scipione, la chiaroveggenza. Ho semplicemente capito che c'è un solo modo di eguagliare gli dei: basta essere crudeli quanto loro. Nelle mie notti senza sonno ho incontrato il destino. Non puoi immaginare che aria idiota che ha. E monotona: non ha che una sola espressione. Implacabile. Niente di più facile da imitare. Anch'io, caro Scipione, mi metto la maschera. Me la metto ed ecco che divento a mia volta dio, morte e destino, mentre un mio tragico sospiro investe le vite di quelle migliaia di uomini che hanno avuto la debolezza di affidarsi agli dei.
Ecco dov'è la bestemmia.
No, Scipione. È arte drammatica! L'errore di tutti quegli uomini è di non credere abbastanza al teatro. Se no saprebbero che a chiunque è permesso di recitare le tragedie celesti e farsi dio. Basta indurirsi il cuore.
Può darsi, Caligola. Ma in tal caso io credo che tu abbia fatto quanto basta perché un giorno si levino intorno a te legioni di dei umani, implacabili a loro volta, e affoghino nel sangue la tua divinità effimera.
Tu non sai quanto sia giusto ciò che dici, Scipione. Io ho fatto quanto basta, è vero. Mi è difficile immaginare quel giorno di cui tu parli. Ma talvolta lo sogno. E su tutti i volti che allora vengono avanti dal fondo della notte amara, nei loro lineamenti devastati dall'odio e dall'angoscia, io riconosco con immensa beatitudine il solo dio che ho adorato a questo mondo: miserabile e vile come il cuore umano. E adesso vattene. Hai parlato fin troppo. Devo ancora tingermi di rosso le unghie dei piedi. Ho fretta.
Escono tutti tranne Elicone.
Elicone!
Che c'è??
Voglio la luna.
La luna?? Per farne che??
È una cosa che non ho.
Bene. Cercherò di procurarmela.
Come vedi, non chiedo mica l'impossibile.
Certo. Farò del mio meglio. Ma prima devo dirti qualcosa d'importante.
Tieni presente che l'ho già avuta.
Chi??
La luna.
Sì, certo. Ma lo sai che c'è una congiura per ucciderti??
Io l'ho avuta completamente. Soltanto 2 3 volte, è vero. Ma insomma sì, l'ho avuta.
Guarda ch'è un pezzo che sto cercando di parlarti.
Caligola continua imperterrito a raccontare della notte in cui ha avuto la luna, mentre Elicone, spazientito, tenta invano di parlare a Caligola della congiura contro di lui.
Vuoi ascoltarmi, Caligola?? Vuoi sapere che rischio stai correndo??
Io voglio soltanto la luna, Elicone. So bene in che modo morirò. Non ho ancora esaudito tutto ciò che può alimentare la mia vita. Perciò voglio la luna. E tu non farti più vedere prima di avermela procurata.
A questo punto, non mi resta che fare il mio dovere e dirti ciò che devo dire. C'è una congiura in atto contro di te. La guida Cherea. Sono venuto in possesso di questo appunto, dal quale potrai capire come stanno le cose. Lo lascio qui.
Poggia lo scritto su un seggio e si ritira.
Dove vai, Elicone??
A cercarti la luna.
Caligola prende bruscamente l'appunto e lo legge. Fa chiamare Cherea da una guardia. Poi si dirige verso lo specchio.
Avevi deciso di essere logico, idiota. Si tratta solo di sapere fino a che punto si arriverà. Se qualcuno ti portasse la luna sarebbe tutto diverso, non è così?? L'impossibile diventerebbe possibile, e qualsiasi cosa cambierebbe, così, d'un colpo. E perché poi Elicone non dovrebbe portarti la luna. Forse si può pescarla in fondo ad un pozzo e avvolgerla in una rete luccicante, tutta grondante d'acqua e d'alghe, come un pesce pallido e gonfio, emerso dagli abissi. Perché no, Caligola?? Chi può saperlo?? C'è sempre meno gente intorno a me, è strano. Troppi morti, troppi morti. La vita si va aguarnendo. Anche se mi portassero la luna non potrei più tornare indietro. Anche se i morti ricominciassero a fremere sotto la carezza del sole, non per questo i delitti scomparirebbero sotto terra. La logica, Caligola, bisogna essere logici! Il potere fino in fondo, l'abbandono fino in fondo. Ah, io sono il solo a sapere che non esiste potenza senza incontrollata sottomissione al proprio destino profondo. La luna non fa per me, ma mi resta pur sempre questo universo di colpevoli nel quale ho diritto ad un posto ben preciso.
Entra Cherea.
Mi volevi, Caligola??
Sì, Cherea.
Volevi dirmi qualcosa??
No, Cherea.
Ma sei sicuro che la mia presenza sia necessaria??
Assolutamente, Cherea. Ma scusami. Sono distratto e ti ricevo male. Siediti e discutiamo da amici. Ho bisogno di parlare con una persona intelligente. Cherea, non credi che 2 uomini che si assomigliano per carattere ed orgoglio possano parlare sinceramente tra loro, almeno una volta nella vita, come se fossero nudi l'uno davanti all'altro, spogliati d'ogni pregiudizio, d'ogni interesse particolare, d'ogni necessità di mentire??
Credo di sì, Caligola. Ma penso che tu ne sia incapace.
Hai ragione. Volevo solo verificare se la pensavi come me. Rimettiamoci dunque la maschera. Riprendiamo a mentire. Parliamo come se stessimo duellando, tenendoci in guardia. Cherea, perché non mi ami??
Perché in te non c'è niente da amare, Caligola. Perché a queste cose non si comanda. Ed anche perché ti capisco troppo bene. Non si può amare in un altro ciò che si cerca di nascondere in se stessi.
Perché mi odi??
Qui ti sbagli, Caligola. Io non ti odio. Ti considero dannoso e crudele, egoista e superficiale. Ma non posso odiarti, perché non ti ritengo felice. E non posso nemmeno disprezzarti, perché so che non sei un vile.
Allora perché mi vuoi uccidere??
Te l'ho detto: ti considero dannoso. Amo e desidero sentirmi sicuro. La maggior parte della gente è come me. Non è in grado di vivere in un mondo nel quale la più folle fantasia può introdursi nella realtà in un attimo, come una lama in un cuore. Neanch'io posso più vivere in un simile mondo. Preferisco non perdere la testa.
È una contraddizione.
È vero. Non è logico, ma sano. Non ho più niente da dire. Non voglio addentrarmi nella tua logica. Ho un'idea diversa sui miei doveri di uomo. So che la maggior parte dei tuoi sudditi la pensa come me. Tu sei scomodo per tutti. È naturale che debba sparire.
Tutto questo è molto chiaro e legittimo. Per la maggior parte degli uomini sarebbe anche logico. Non per te comunque. Tu sei intelligente. E l'intelligenza si paga cara, o la si rifiuta. Perché vuoi rifiutarla??
Perché ho voglia di vivere e di essere felice. E credo che le 2 cose non siano possibili se si spinge l'assurdo fino alle estreme conseguenze. Io sono un uomo come gli altri. Per uscire da questa uniformità arrivo ad augurarmi talvolta la morte di quelli che amo, a desiderare donne che le leggi della famiglia e dell'amicizia mi proibiscono di desiderare. Per essere logico, allora, dovrei uccidere o possedere. Ma credo che queste fantasie non abbiano alcuna importanza. Se tutti si lasciassero andare all'idea di realizzarle non potremmo più vivere né essere felici a questo mondo. E ancora una volta ti dico che è questo che conta.
Allora credi in qualcosa di superiore.
Credo che delle azioni siano migliori di altre.
Io credo che siano tutte uguali.
Lo so, Caligola, ed è per questo che non ti odio. Ti capisco e ti do ragione. Ma sei scomodo e devi sparire.
Molto giusto. Ma perché dirmelo a rischio della tua vita??
Perché altri verranno al posto mio, e perché non mi piace mentire.
Cherea, non credi che 2 uomini che si assomigliano per carattere ed orgoglio possano parlare sinceramente tra loro, almeno una volta nella vita??
Sì, lo abbiamo appena fatto.
Eppure non me ne credevi capace.
Avevo torto. Lo riconosco e ti ringrazio. Adesso aspetto la sentenza.
La sentenza?? Ah, tu vuoi dire ..
Estrae lo scritto.
Sai di che si tratta??
Sapevo ch'era in tuo possesso.
Sì, Cherea. E la tua stessa sincerità era mascherata. Ma non fa niente. Smettiamola adesso con questo gioco della verità e torniamo a comportarci come prima. Bisogna che tu ti sforzi ancora di capire ciò che sto per dirti, e che subisca le mie offese e il mio umore. Sentimi bene. Questo scritto è l'unica prova.
Ma ne vado, Caligola. Sono stanco di questa recita grottesca. La conosco troppo bene. Non mi va di assistervi ancora.
Aspetta, Cherea. È l'unica prova, non è vero??
Non hai bisogno di prove per far morire un uomo.
È vero. Ma per una volta mi voglio contraddire. Non dà fastidio a nessuno. Ed è così gradevole contraddirsi di tanto in tanto. È così riposante. Ed io ho tanto bisogno di riposo.
Non capisco tutte queste complicazioni, né mi divertono.
Ma certo. Tu sei un uomo sano, tu. Non desideri niente di straordinario! Vuoi solo vivere ed essere felice. Soltanto questo! Io ho questa prova, guarda. Facciamo conto che senza di questa io non possa mandarvi a morte. È una mia idea, e la trovo riposante. Bene, ora guarda, guarda che cosa valgono le prove nella mano di un imperatore.
Avvicina lo scritto ad una torcia e lo brucia.
Lo vedi, congiurato?? Brucia, e mentre questa prova va dissolvendosi, una luce d'innocenza si spande sul tuo viso. Che bella fronte pura che hai, Cherea. Com'è bello un innocente! Ammira la mia potenza rivoluzionaria. Nemmeno gli dei possono restituire l'innocenza senza prima punire. E al tuo imperatore basta una fiamma per assolverti ed incoraggiarti. Continua, Cherea. Porta fino in fondo il magnifico piano che mi hai esposto. Il tuo imperatore ha bisogno di riposare. Di vivere ed essere felice a modo suo.
Cherea guarda Caligola con stupore. Accena un gesto, sembra rendersi conto, apre la bocca per dire qualcosa ed esce bruscamente.
ATTO QUARTO. Morte di Caligola.
La scena è immersa in una semioscurità. C'è un gran via vai di servi che corrono da tutte le parti. Uno di loro porta dei seggi. Rumore d'armi. 2 guardie compaiono conducendo il vecchio senatore e Pretesto, terrorizzati.
Ma insomma, che si vuole da noi a quest'ora di notte??
Siediti là.
Se si tratta di farci morire come tanti altri non c'è bisogno di fare tante storie. Si doveva fare in fretta, lo sapevo. Ora ci aspetta la tortura.
Una guardia rientra con Cherea, poi esce.
Che succede??
Hanno scoperto la congiura. Ci tortureranno.
Ricordo che Caligola regalò una volta 81mila sesterzi ad uno schiavo ladro che non aveva confessato sotto la tortura. È una prova che ama il coraggio. D'altronde, a chi gli chiedeva "perché 81mila sesterzi??" ha risposto "e perché 80mila o 79??". Sapete qual è la battuta preferita di Caligola??
Sì. Dice al boia: "uccidilo lentamente. Che si senta morire".
No, ce n'è una migliore. Dopo un'esecuzione, sbadiglia e dice molto seriamente: "ciò che più ammiro è la mia insensibilità".
Rumore di armi.
Quella battuta rivela la sua fragilità.
Ti dispiace smetterla con la filosofia?? Mi fa orrore.
Entra uno schiavo con delle armi, che depone su un seggio.
No, non è filosofia. ma devo riconoscere che quest'uomo ha esercitato su di me un'innegabile influenza. Mi costringe a pensare. Costringe tutti a pensare. L'insicurezza, ecco cos'è che fa pensare. È per questo che è tanto odiato.
Cherea scorge le armi che prima non aveva visto.
Può darsi che avevi ragione.
Dovevamo fare presto. Abbiamo aspettato troppo.
Sì. È una lezione che non ci serve più.
Ma non ha senso. Io non voglio morire. Sono ancora giovane.
Si alza e tenta di fuggire. 2 guardie lo rimettono a sedere dopo averlo schiaffeggiato. Improvvisamente si diffonde una strana musica di cembali e sistri, aspra e tintinnante. Appare Caligola in veste corta di danzatrice, con il capo coronato di fiori. Mima qualche grottesco passo di danza e si eclissa. Una guardia annuncia solennemente: "lo spettacolo è finito". Cesonia entra silenziosamente alle spalle dei senatori.
Caligola mi manda a dirvi che finora vi aveva convocato qui per gli affari di stato, ma che oggi vi ha invitato per comunicare con lui attraverso un'emozione artistica. Ha pure detto che chi non comunica sarà decapitato. Scusate se insisto. Ma devo chiedervi se avete trovato bella quella danza.
Sì, era bella Cesonia.
Oh, sì, Cesonia.
E tu, Cherea??
Grande arte.
Perfetto. Vado a dirlo a Caligola.
Cesonia esce.
Ed ora dobbiamo sbrigarci. Restate là voi 2. Stasera saremo un centinaio.
Cherea esce.
Restate là, restate là! Io me ne voglio andare, io. C'è odore di morte, qui.
O di bugia. Ho detto che quella danza era bella.
Lo era, in un certo senso. Lo era.
Entrano impetuosamente senatori e cavalieri.
Che succede?? Lo sapete?? L'imperatore ci ha fatto chiamare.
Sarà per la danza.
Che danza??
Sì, insomma, l'emozione artistica. Bisogna comunicare.
Mi hanno detto che Caligola è molto malato. E che cos'ha?? Per tutti gli dei, sta per morire??
Non credo. La sua malattia consiste nel non poter morire.
E non ci sarebbe una malattia meno grave ma più spicciativa??
No. È una malattia che non si può paragonare a nessun'altra. Scusatemi, devo vedere Cherea.
Pretesto esce. Entra Cesonia.
Caligola ha mal di stomaco. Ha vomitato sangue.
Oh, dei onnipotenti! Faccio voto di versare 200mila sesterzi nelle casse dello stato se si ristabilisce.
Giove, prendi la mia vita in cambio della sua.
Caligola entra.
Accetto la tua offerta, Lucio. Ti ringrazio. Il mio tesoriere sarà domani da te.
Va verso Cassio e l'abbraccia.
Non puoi immaginare come sono commosso. Allora mi amavi??
Ah, Cesare, per te sarei qualsiasi cosa all'istante!
Ah, questo è troppo. Non merito tanto amore.
Caligola chiama 2 guardie.
Portatelo via. Addio, amico. E ricordati che Caligola ti ha dato il suo cuore.
Ma dove mi portano??
A morte, s'intende. Hai dato la tua vita per la mia. Ed io già mi sento meglio. Non ho nemmeno più quello spaventoso senso di vomito in bocca. Tu mi hai guarito. Se contento, Cassio, di poter dare la tua vita per quella di Caligola?? Guarda, sono di nuovo in forma per ogni genere di feste.
Cassio, mentre lo trascinano via, resiste e urla.
No, non voglio. Dev'essere uno scherzo.
La vita, Cassio. Se tu l'avessi amata davvero, non te la saresti giocata così incautamente.
Cassio viene trascinato via.
E quando si perde si deve pagare.
Chiama Cesonia e si gira verso gli altri.
Mi è venuto un bel pensiero, che voglio dividere con voi. Il mio regno finora è stato troppo felice. Nessuna grande epidemia di peste, nessuna crudeltà religiosa, e nemmeno un colpo di stato, in breve, niente che possa farvi passara alla storia. È un po' per questo, vedete, che cerco di controbilanciare la benevolenza del destino. Voglio dire .. non so se mi avete capito .. insomma, sono io che faccio le veci della peste. Zitti adesso. Ecco Pretesto e Cherea. Dai, Cesonia.
Caligola esce.
Cesonia va incontro a Cherea.
Caligola è morto.
Si gira come se piangesse e fissa gli altri che tacciono. Hanno tutti l'aria addolorata, ma per ragioni diverse.
Tu .. tu sei certa di questa disgrazia?? Non è possibile. Poco fa danzava.
Proprio così. Lo sforzo l'ha stroncato.
Non dici niente, Cherea.
È una grave sciagura.
Entra impetuosamente Caligola e va verso Cherea.
Ben recitato, Cherea.
Fa un giro su se stesso e guarda gli altri, con rabbia.
Va bene, è andata male.
Si rivolge a Cesonia.
Non dimenticare quello che t'ho detto.
Caligola riesce.
È molto nervoso.
Che sia malato, Cesonia??
No, cara. Ma ciò che tu non sai è che quell'uomo dorme 2 ore a notte, e il resto del tempo vaga, incapace di riposare, per i corridoi del suo palazzo. Ciò che tu non sai, e che non hai mai chiesto, è a che pensi quell'essere nel corso delle ore mortali che vanno dal fondo della notte al ritorno del sole. Malato?? No, cara, non lo è. A meno che tu non inventi un nome e dei farmaci per quelle piaghe sanguinose che gli segnano l'anima.
Hai ragione, Cesonia. Noi non ignoriamo che Caligola ..
Certo, non l'ignorate. Ma come tutti gli esseri senz'anima, non potete sopportare chi ne ha troppa. La gente sana detesta i malati. Chi è felice non può vedere chi soffre. Troppa anima! Che seccatura, no?? Allora si preferisce chiamarla malattia: e tutti sono in regola, contenti. Hai mai saputo amare, Cherea??
Siamo ormai troppo vecchi per impararlo, Cesonia. E del resto non siamo nemmeno certi che Caligola ce ne lascerà il tempo.
Stavo per dimenticare le raccomandazioni di Caligola. Come sapete, la giornata di oggi è consacrata all'arte.
Lo dice il calendario??
No, lo dice Caligola. Ha convocato un po' di poeti. Gli proporrà d'improvvisare qualcosa su un certo argomento. Desidera che partecipino anche i poeti che sono qui tra voi. In particolare Metello e il giovane Scipione.
Ma non siamo preparati.
Cesonia ignora Metello.
Naturalmente ci saranno delel ricompense. Ci saranno anche delle punizioni. Posso dirvi in confidenza che non saranno troppo gravi.
Entra Caligola, molto cupo.
Tutto pronto?? Fate entrare i poeti.
Entrano in fila per 2 una dozzina di poeti.
E gli altri??
Metello! Scipione!
I 2 si aggiungono ai poeti. Caligola si siede con Cesonia e il resto dei senatori.
Soggetto: la morte. Tempo: un minuto.
I poeti si mettono a scrivere precipitosamente.
Chi sarà la giuria??
Io. Non basta??
Parteciperai anche tu alla gara, Caligola??
È inutile. Ho già scritto da tempo una composizione su questo soggetto.
Dove la si può trovare??
La recito tutti i giorni, a modo mio.
Cesonia lo guarda angosciata.
Cos'ha che non ti piace la mia faccia??
Scusa.
No, per favore, niente umiltà! È difficile sopportare te, figurati la tua umiltà!
Caligola si rivolge a Cherea.
Andiamo avanti. È la mia sola composizione. Ma è quanto basta per dimostrare ch'io sono l'unico artista che Roma abbia mai conosciuto, l'unico, mi senti, in grado di agire come pensa.
Ne hai il potere.
Precisamente. Gli altri creano perché non hanno il potere. Io non ho bisogno di un'opera. Io vivo. Allora, voialtri, a che punto siamo??
I poeti sono tutti pronti.
Allora sentitemi bene. Ora verrete avanti. Io farò un fischio. E il primo comincerà a leggere. Ad un mio fischio, lui si fermerà e comincerà un altro. Così di seguito. Vincerà naturalmente quello che non sarà interrotto dal mio fischio. Pronti.
Inizia il tutto. Caligola interrompe tutti i poeti dopo poche strofe. Così fino al settimo poeta. Infine viene avanti Scipione senza fogli.
E tu non hai appunti??
Non ne ho bisogno.
Scipione inizia a recitare la sua poesia, con abbandono. Dopo alcune strofe, Caligola lo invita gentilmente a smettere.
Gli altri sono tutti eliminati. Tu Scipione sei troppo giovane per conoscere il vero significato della morte.
Ero troppo giovane anche per perdere mio padre.
Via, voialtri, tornate in fila. E sentitemi bene, relitti. Voi insudiciate l'arte. Siete dei maiali. E questo non è niente. Ringraziatemi se non vi faccio scannare. Però dovrete sfilare davanti a me a suon di fischi e leccare ciò che avete scritto per cancellare ogni traccia dei vostri escrementi. Tutti, anche gli altri, anche quelli che non hanno partecipato. Sono maiali anche loro. Pronti, via!
Fischi ritmati. I poeti escono marciando e leccando i loro scritti.
Cherea, sulla soglia, trattiene Pretesto per la spalla.
Ci siamo. È l'ora.
Scipione, che ha sentito, esita sulla soglia e va verso Caligola.
Che vuoi?? Vuoi parlare all'assassino di tuo padre??
L'hai voluto tu, Caligola.
Scipione esce.
Che ha detto??
Cose che non puoi capire. Ma vieni qui, avvicinati. Mi domando perché sei ancora qui da tanto tempo.
Perché ti piaccio.
No. Se ti facessi uccidere, forse lo capirei.
Sarebbe una soluzione. Fallo. Ma non c'è ragione d'essere triste.
Triste! Vedi, parli come gli altri.
Perché non essere liberi??
Ma io sono libero.
Non voglio dire questo. Cerca di capirmi. Sarebbe bello vivere e amare con animo puro.
Ognuno si procura la purezza come può. Io lo faccio cercando l'essenza delle cose. Il che non esclude che potrei farti uccidere. Sarebbe il coronamento della mia carriera.
Caligola si alza e rivolge lo specchio verso se stesso. Cammina in senso circolare, lasciando pendere passivamente le braccia, senza gesti, come un animale.
È buffo. Quando non uccido nessuno mi sento solo. I vivi non bastano a riempire l'universo e vincere la noia. Quando ci siete tutti, mi fate sentire intorno un vuoto così sconfinato da restarne accecato. Io non sto bene che in mezzo ai miei morti. Loro sono veri. Sono come me. Mi aspettano e mi inseguono. Ho delle lunghe conversazioni con gente che gridava per essere graziata e alal quale ho fatto tagliare la lingua.
Vieni. Stenditi qui accanto a me. Poggia la testa sulle mie ginocchia. Ecco. Così stai bene. Senti che silenzio.
Che silenzio?? Esageri. Non senti questo rumore di metallo?? Non avverti questi mille piccoli echi dell'odio in agguato??
Rumori. Tu sai bene che sei Cesare e che nessuno oserebbe ..
Sì, la stupidità.
Lei non uccide. Rende cauti.
No, Cesonia, è omicida. La stupidità, quando si sente disprezzata, diventa omicida. Oh, non saranno mica quelli cui ho ucciso figli o padri ad ammazzarmi. Quelli mi hanno capito. Sono con me. Hanno in bocca lo stesso sapore ch'io sento. No, saranno gli altri, quelli di cui ho riso e fatto ridere. Sono del tutto indifeso di fronte al loro orgoglio ferito.
Caligola si lascia ricadere su Cesonia, che lo stringe a sé.
Ma no, non ti uccideranno, bambino mio. Se ci provassero, qualcosa dal cielo li ridurrebbe in cenere prim'ancora di averti toccato. Bambino mio, il più santo, il più tenero di tutti. Ah, chi potrebbe voler strappare a questa tua donna il suo bambino??
Qualcosa dal cielo?? Non c'è nessun cielo, Cesonia. Ma perché tutto questo amore così d'un tratto?? Non è nei nostri accordi.
Non basta dunque vederti uccidere gli altri, bisogna tener presente che anche tu sarai ucciso. Non basta amarti nella tua crudeltà e nel tuo tormento, sentire l'odore di delitto che si sprigiona da te quando ti strofini sul mio ventre! Ogni giorni vedo sparire in te ciò che ancora ti fa sembrare un uomo. Sono vecchiapoco sarò brutta, lo so. Ma la tua angoscia mi ha così sconvolto l'anima che non m'importa se tu non m'ami. Che cosa t'impedisce di guarire?? Sei ancora così giovane. Tutta una vita davanti a te! Che vuoi di più, più di tutta una vita??
Caligola si alza.
È tanto tempo che sei qui, Cesonia.
È vero. Ma tu mi vuoi ancora, non è vero??
Non lo so. So soltanto perché sei ancora qui: per tutte quelle notti di piacere intenso e senza gioia, per tutto ciò che sai di me.
La prende tra le braccia.
Ho 29 anni, Cesonia. Sono pochi. Ma ora che la vita mi sembra così lunga nonostante tutto, così traboccante di ricordi, così completa in fin dei conti, tu resti l'ultima testimone. Ed io non posso sottrarmi a quella specie di vergognosa tenerezza che il tuo decadimento m'ispira.
Dimmi che mi vuoi ancora.
Non lo so, Cesonia. Ma so soltanto, ed è terribile, che questa vergognosa tenerezza è il solo sentimento puro che la vita mi ha finora permesso di provare.
Cesonia si libera dal suo abbraccio. Caligola la segue. Lei poggia la schina contro di lui, che la stringe.
Non varrebbe la pena, Cesonia, che l'ultimo testimone sparisse??
Non ha importanza. Sono felice di ciò che tu m'hai detto. Ma perché non posso dividere con te questa mia felicità??
Ti sbagli, come sempre. Non sono affatto infelice. Ti riferisce a Drusilla, non è vero??
Zitto.
No. Voglio parlarne ormai. Non ho pronunciato il suo nome per anni. ci fu un tempo in cui credetti d'avere toccato il fondo della disperazione. Ma no, non era così! Si può andare più in fondo. E in fondo a tutto c'è una felicità sterile e magnifica. Guardami. Nel guardarti capisco cos'è stata la mia vita con Drusilla. Amare qualcuno vuol dire accettare d'invecchiare con lui. Io non sono capace di un tale amore. Drusilla vecchia sarebbe peggio di Drusilla morta. Crediamo di conoscere il dolore quando perdiamo chi amiamo. Ma c'è una sofferenza molto più terribile: quando ci accorgiamo che anche i dolori non durano a lungo. Anche il dolore non ha senso. Vedi, non mi resta più niente, nemmeno l'ombra di un amore, nemmeno la dolcezza della malinconia. Lei non era che un alibi per me. Oggi sono molto più libero di allora, dato che non ho più ricordi né illusioni. Niente dura, lo so! Che scoperta! Siamo 2 o 3 ad averlo capito davvero in tutta la storia, 2 o 3 ad aver realizzato una felicità così folle. cesonia, Cesonia, ti sei lasciata coinvolgere fino in fondo in una gran bella tragedia. È tempo che per te cali il sipario.
Le va di nuovo dietro e le passa l'avambraccio intorno al collo. Cesonia è molto spaventata.
È questa dunque la felicità, questa tua libertà spaventosa??
Caligola stringe a poco a poco col braccio la gola di Cesonia.
Sì, Cesonia. Puoi esserne certa. Senza di lei sarei soltanto un uomo soddisfatto. Con lei ho raggiunto la divina chiaroveggenza della solitudine.
Caligola si esalta sempre di più, strangolando lentamente Cesonia, che si lascia andare senza resistenza.
Io vivo, io uccido, io esercito il potere delirante del distruttore, al confronto del quale il potere del creatore non è che una pallida imitazione. È questa la felicità, Cesonia, la felicità, questa liberazione insopportabile, questo disprezzo universale, il sangue, l'odio che mi circonda, questo isolamento ineguagliabile che mi permette di controllare con uno sguardo tutta la mia vita, la gioia infinita del delitto impunito, questa logica implacabile che cancella vite umane. E che cancella anche te, Cesonia, per rendere infine perfetta l'eterna solitudine che ho scelto.
Cesonia cerca di dibattersi debolmente.
No, niente tenerezza. Facciamola finita. Ci siamo già lasciati troppo andare. Basta con la tenerezza, Cesonia cara.
Cesonia ansima. Caligola la trascina sul letto e la lascia cadere.
Anche tu eri colpevole.
Caligola si guarda intorno, stralunato. Va verso lo specchio e lo gira verso di sé.
Caligola! Anche tu sei colpevole. Più o meno. Non è così?? Mi capiranno mai?? No, mi giudicano. Ed anche tu mi giudichi. Come ti ammiro per questo tuo potere di giudicare. Vedi, Elicone non è venuto. Non avrò la luna. Comincio ad avere paura. Ah, che meschinità, che schifo, che senso di vomito sentirci crescere dentro quella stessa viltà e quell'impotenza che abbiamo disprezzato negli altri. La viltà! Ma che importa?? Nemmeno la paura dura tanto. Sto pre ritrovare quel grande vuoto in cui l'anima si placa. Tu sei imperatore, il che è molto. Ma io non sono niente, il che è poco. Niente, Caligola, niente. Sono vuoto e cavo come un tronco secco. Dicono che ho il cuore duro, anche tu lo dici. Ma non è possibile che sia duro, perché al posto del cuore io non ho niente, e tu lo sai bene, nient'altro che un grande buco vuoto nel quale si agitano le ombre delle mie passioni.
Arretra. Poi ritorna verso lo specchio, si contempla e s'inginocchia davanti a se stesso. Sembra più calmo.
Sembra tutto così complicato. Eppure è così semplice. Avessi avuto la luna, o Drusilla, il mondo, la felicità, sarebbe stato diverso. Tu lo sai, Caligola, che potrei essere tenero. La tenerezza! Ma dove trovarne tanta da soddisfare la mia sete?? Dove trovare un cuore profondo come un lago??
Comincia a piangere lentamente.
Non c'è niente che mi vada bene, né in questo mondo né in quell'altro. Eppure sono certo, ed anche tu lo sei, che mi basterebbe l'impossibile. L'impossibile! L'ho cercato ai confini del mondo e di me stesso. Ho teso le mani. Tendo le mani e non incontro che te, sempre te, come uno sputo sul mio viso. Te nel chiarore splendido e dolce delle stelle, te in una sera come questa, te che odio, te che se per me come una ferita che vorrei strapparmi di dosso con le unghie perché il sangue infetto possa sgorgare con la vita a fiumi. Com'è pesante questa notte! Elicone non è venuto. Colpevole anche lui di fronte ad un'immagine di colpevole. È pesante, questa notte, come il dolore umano!
Rumore d'armi e mormorio. Caligola si alza, prende un seggio e si accosta ansimando allo specchio. Si guarda, fa la mossa di balzare in avanti e, vedendo la propria immagine muoversi di riflesso nello specchio, lancia violentemente il seggio urlando.
Alla storia, Caligola, alla storia!
Lo specchio va in frantumi e, contemporaneamente, entrano da tutti i lati congiurati armati. Caligola li fronteggia esplodendo in una risata selvaggia. Cherea, per primo, gli è addosso d'un balzo e lo trafigge col pugnale, 3 volte in pieno viso. Il riso di Caligola si trasforma in singhiozzi. Tutti lo colpiscono convulsamente. In un ultimo singhiozzo, ridendo e ansimando, Caligola grida.
Sono ancora vivo!
Tre versioni di Caligola.
3 versioni diverse del Caligola
i cambiamenti più importanti nella struttura dell'opera e nell'orientamento del dramma furono apportati tra l'occupazione tedesca della Francia e la Liberazione
dovuti al momento storico
considerato "il colpo da maestro" del giovane scrittore, ma venne scritto al termine di una crisi intellettuale molto significativa e questo spiega in parte le innumerevoli modifiche che l'opera subì attraverso gli anni
bisogno, da parte dell'autore, di esorcizzare attraverso un'indagine ininterrotta nel mondo dell'assurdo, la sua confessata passione per l'assoluto, l'impossibile
prima versione (1938-39): aveva per titolo Caligula ou le joueur e lo stesso Camus la considerava immatura
seconda versione (1941): l'autore intendeva pubblicarla assieme agli altri 2 "assurdi", il Mito di Sisifo e Lo straniero, ma la casa editrice Gallimard non ritenne opportuna l'operazione
ultima versione (1958): pubblicata dopo numerose edizioni teatrali dell'opera
rispetto alla prima, la seconda versione si arricchisce di
un intero atto, il nuovo terzo atto
e un nuovo importante personaggio, Elicone, schiavo-amico di Caligola
l'ultima versione vede ancora aumentare l'importanza di Cherea che già ha subito una profonda trasformazione, passando dalla prima alla seconda versione e, assieme a lui, tutti i personaggi più importanti del testo
ma la cosa più determinante è la soppressione di
un lungo monologo-dialogo di Caligola con l'immagine, evocata, di Drusilla, davanti allo specchio, in presenza di Cesonia
e un più breve monologo iniziale, sempre allo specchio nel corso della sua prima apparizione in scena
Prima versione (1938-39).
il primo Caligola fu concepito come eroe dionisiaco in un testo che ricalca molto fedelmente i canoni della tragedia niciana: culto dionisiaco della voglia di vivere e della libertà spinta fino all'ossessione totalitaria attraverso la scoperta del male e della morte
il movimento del dramma in questa versione può essere così sintetizzato: la disperazione, il gioco e, infine, la morte dell'eroe sofferente
l'atto primo di questa versione, quasi interamente riscritto dopo il 1940, mette in evidenza l'origine della disperazione di Caligola collegandola specificamente alla perdita dell'unione primordiale nella persona di Drusilla
la morte della sorella-amante è la causa e non l'occasione, come nelle versioni successive, del delirio di Caligola
il grande vuoto creato nell'anima e nel corpo dell'eroe dall'assenza d'amore è tutto colmato dalla tragica logica dell'assurdo, dal bisogno d'impossibile
il dramma di Camus si concentra qui su un unico personaggio centrale, Caligola, che vive la sua tragedia attraverso la negazione della società e di tutte le sue istituzioni
Caligola in questa versione non è mai "folle", anche se la sofferenza lo spinge alla frenesia e esalta il suo delirio
il suo "suicidio superiore" non è un semplice gesto di follia ma un sacrificio rituale
Caligola si libera con la morte del tormento del divenire per raggiungere la beatitudine del puro Essere
Seconda versione (1941). H
la seconda versione comprende quasi integralmente la prima, sia nella forma che nei significati, arricchita però
dal personaggio di Elicone
e dall'intero terzo atto (il terzo atto della versione precedente diventa il quarto atto di questa versione, con alcune modifiche di poco conto)
il personaggio di Elicone, schiavo liberato da Caligola e diventato il suo più leale amico, serve da alter ego al protagonista
nasce dal riflesso stesso dell'imperatore
col nuovo terzo atto Camus inizia un processo di graduale allontanamento dai canoni niciani introducendo bruscamente un'atmosfera da circo in contrasto con le scene precedenti, improntate al dolore profondo e al lirismo esasperato, in sintonia con la solenne gravità della tragedia
E
l'autore non ha ancora abbandonato però l'originale schema mitico da cui la tragedia ha preso lo spunto
anzi il titolo del terzo atto "Divinità di Caligola" lascia intravedere un ulteriore legame con l'eroe tragico
E
ma la preghiera a Venere-Caligola è di una comicità ambigua
esalta ma, anche, deride le orgie dionisiache e si rivela come una profonda consacrazione dell'assurdo
nella terza scena di questo nuovo atto, Caligola chiede a Elicone di portargli la luna
è un primo passo verso sintomi di follia che appaiono estranei alla morte di Drusilla e che finiranno per portare alla quasi totale eliminazione del personaggio dalle versioni successive e all'inserimento della scena della luna all'inizio del testo quasi a voler subito informare il pubblico dell'evidente follia di Caligola
è già iniziato lo smantellamento progressivo che, nell'ultima versione, priverà quasi per intero il Caligola del telaio della tragedia niciana
la versione del 1941 rappresenta uno stato intermedio tra la versione originale e quelle successive al 1944
se l'introduzione del personaggio di Elicone non muta, anzi rafforza, il disegno del testo imperniato sul solo personaggio di Caligola, l'importanza che assume Cherea nel nuovo terzo atto è tale da lasciare intravedere una sorta di esempio della resistenza al totalitarismo
Cherea non è più il personaggio secondario che era in origine, egoista e cinico, invidioso e opportunista; è diventato un antagonista degno di Caligola; un letterato, un filosofo materialista, costretto a lasciare la vita prediletta tra i libri per combattere l'assurdità del mondo imbastito da Caligola
Cherea capisce l'imperatore; se avesse il potere forse farebbe come lui, ma non avendolo non intende seguire Caligola nella sua tragica scelta; preferisce allearsi con i senatori che disprezza, ma che gli rendono la vita possibile, e capeggiare la rivolta che ucciderà Cesare
un simile cambiamento in un personaggio tanto importante preannuncia la terza versione; influenzata dagli anni di guerra e dalla resistenza all'invasione tedesca; come poteva Camus non tenerne conto quando Hitler e Caligola commettevano contemporaneamente i loro crimini??
Terza versione (1958).
la soppressione
del monologo inziale davanti allo specchio, in cui Caligola ci appare coi sensi sconvolti per la morte di Drusilla
e del successivo monologo-dialogo con l'immagine evocata della sorella in presenza di Cesonia
modifica profondamente la struttura e il significato della terza versione del Caligola, dal 1945 in poi
Caligola giunge fino ad affermare a Cesonia che Drusilla non c'entra per nulla con la sua sofferenza e il suo delirio e che il suo scopo consiste nel creare un regno in cui l'impossibile sia re
questi cambiamenti, assieme a quello della scena della luna posta all'inizio del primo atto, subito dopo l'entrata in scena di Caligola, trasformano la tragedia di un uomo disperato e inconsolabile per la perdita dell'amore e la scoperta della morte, nella tragedia di un uomo malato, lucido quanto si vuole, di una logica ineccepibile ma sicuramente pazzo
dopo la seconda guerra mondiale, Caligola non ha più nessuna somiglianza con la tragedia niciana
E
semmai diventa l'illustrazione di una reazione contro le sue formule estreme e le loro conseguenze assurde
il Camus che riscrive Caligola è appena uscito dalla guerra; non scrive più ad Algeri
sente il bisogno di
purgare il testo
adattarlo ai tempi
usarlo come veicolo del suo pensiero filosofico più recente
il personaggio di Cherea diventa sempre più il portavoce del Camus post-bellico
la sua aumentata eloquenza sposta l'interesse dello spettacolo verso l'etica della resistenza
Cherea contrappone la sicurezza alla "logica", esalta la sostanzialità del quotidiano, la modestia del possibile
non parla più del potere che non ha, non farebbe mai come Caligola, lo capisce in quanto persona "malata" ma non gli dà più ragione
sparito il cinisco, l'ambiguità, Cherea è diventato un modello
Cherea ha smesso di essere uno degli aspetti possibili di Caligola; è tutt'altro, è il contrario
ora le coscienze che mettono in gioco, allo scoperto e drasticamente le loro reciproche "dialetticità" sono almeno 2; almeno 2, perché anche Elicone e Scipione si sono fatti strada nella nuova versione
tocca a Elicone pronunciare una violenta accusa contro i senatori-patrizi, contro le loro mediocrità, le loro ipocrisie; egli asseconda Caligola in una scena nuova in cui l'imperatore costringe i patrizi a sostituirsi agli schiavi per imparare a lavorare; dice a Cherea di considerarlo suo nemico e, massimo della dedizione, giungerà fino al sacrificio della propria vita nel tentativo di informare Caligola dell'arrivo dei congiurati
a Scipione Camus sente il bisogno di far dire alcune di quelle frasi un po' pesanti che invitano a portare giudizi moralistici sul comportamento di Caligola: "l'odio non compensa l'odio", "il potere non è una soluzione"; frasi dello stesso tipo di quelle del monologo finale in cui Caligola si autoaccusa dicendo: "non ho scelto la strada giusta, questa non conduce a nulla; la mia libertà non è quella buona"
niente nelle 2 versioni precedenti lasciava intravedere queste messe in guardia moralizzanti
la loro presenza nei momenti critici dello spettacolo sembra voler "proteggere" il pubblico dalla possibile "tentazione" di Caligola
in questa ultima versione, Camus armonizzò ulteriormente Caligola alle sue idee morali e politiche, sostenendo che avrebbe dovuto essere interpretato come una tragedia greca, un avvertimento
una denuncia dei pericoli del nichilismo [svalutazione della realtà] contemporaneo
Caligola diventò, così, un ritratto dei pericoli insiti nello spingere troppo in là la ribellione contro un mondo considerato privo di valori
per giungere a questo, l'ultima versione non poteva non perdere parte della sua immensa passione per la vita e l'amore
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